Islam,Maometto,Corano,Sharia sono orrore e terrore

Re: Islam,Maometto,Corano,Sharia sono orrore e terrore

Messaggioda Berto » mer giu 28, 2017 5:16 am

Il mito della tolleranza islamica
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I "criminali complici" e gli irresponsabili che negano e nascondono i crimini e la pericolosità dell'islam e degli islamici a cominciare da Maometto e dal suo idolo Allah del Corano
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Re: Islam,Maometto,Corano,Sharia sono orrore e terrore

Messaggioda Berto » gio giu 29, 2017 2:27 pm

“I musulmani hanno contribuito solo con terrore, perché vi aspettate che ci amino?”

http://www.linformale.eu/presentatore-e ... e-ci-amino

Dopo l’attacco con un’auto davanti a una moschea di Londra il 19 giugno 2017, il presentatore televisivo egiziano Youssef Al-Husseini ha dichiarato: “Perché ci odiano?! Se non lo avessero fatto, avrebbero qualcosa di mentalmente sbagliato”. Affermando che i musulmani hanno contribuito con nulla nei confronti dell’Occidente, tranne macelli, massacri e attacchi terroristici, Al-Husseini ha detto: “E voi ancora vi aspettate che ci amino?!”

Il suo discorso è stato trasmesso su ONTV (Canale televisivo egiziano) il giorno dell’attacco.

Youssef Al-Husseini: L’attacco terroristico sfortunatamente avvenuto [a Londra] è stato un attacco con furgone. Questa volta era vicino a una moschea, secondo i notiziari. Come può qualcuno decidere di fare un attacco terroristico nei pressi di un luogo di culto, vicino a una moschea, una chiesa o un tempio in cui viene adorato Dio? In tutti i precedenti attacchi con auto o camion, almeno nel 2016 e nel 2017, gli “eroi” erano purtroppo musulmani. E poi la gente si chiede perché ci odino. Perché ci odiano ?! Se non lo avessero fatto, in loro ci sarebbe qualcosa di mentalmente sbagliato. [Noi] usiamo armi per tutto il tempo, massacriamo persone per tutto il tempo, critichiamo sempre la gente, bruciamo vive le persone, investiamo persone e pianifichiamo continuamente ordigni esplosivi e autobombe. Perché vi aspettate ancora che vi amino?

Ditemi con che cosa i musulmani hanno contribuito al mondo durante il XX secolo? Con niente. Quali sono i musulmani turchi dello stato ottomano che hanno dato un contributo all’Occidente? Macelli, massacri, impalatura di europei sulle lance … È vero. Questo è ciò che i turchi hanno fatto in Europa nei secoli XVI e XVII. Cosa hanno fatto i turchi musulmani ai loro vicini arabi, la maggior parte dei quali sono musulmani? Li schiaffeggiavano, li torturarvano, imponevano loro imposte esagerate. Hanno reso la loro vita insopportabile. Con cosa hanno contribuito i musulmani all’Occidente nei secoli XIX e XX, ad eccezione delle teorie di Abu l-A’la Maududi, di Sayyid Qutb, Abu Bakr Naji e Osama Bin Laden? Con cosa hanno contribuito i musulmani all’Occidente? Non ditemi: “La letteratura di Naguib Mahfouz e la scienza di Ahmed Zewail”. I [risultati] di queste persone non possono essere attribuiti al loro essere musulmani.

Cosa hanno mostrato all’Occidente i musulmani, se non i bombardamenti delle loro città? Che cosa hanno mostrato i musulmani, tranne gli attacchi con le automobili? Che cosa hanno mostrato i musulmani, oltre a sparare? Che cosa hanno mostrato i musulmani, oltre a bruciare prigionieri in gabbie? Hanno bruciato vivi anche altri musulmani. Tutti pretendono di avere un monopolio sull’Islam. Cosa hanno mostrato i musulmani [agli occidentali] per farsi amare e accogliere nei loro paesi?

Dopo tutto questo, mi chiedete ancora perché ci odiano ?! E poi le persone inventano nuovi termini, come “una cospirazione globale contro l’Islam”. Cavolo, una cospirazione globale contro l’Islam significa che i musulmani vengono massacrati in tutto il mondo. È vero l’opposto. Sono i non musulmani che vengono massacrati. Ho ragione, o cosa? Poi mi dite: hai considerato le minoranze musulmane in India o in Mali? Per dirti la verità, quello che vedo è che i musulmani commettono massacri contro i cristiani e le altre maggioranze in tutto il mondo.

I musulmani stanno continuamente piagnucolando e lamentandosi: l’Occidente sta cospirando contro di noi. Bene, supponiamo che l’Occidente stia cospirando contro di voi e veda solo la vostra immagine negativa. Dov’è la vostra immagine positiva? I musulmani della dinastia califfale degli Abbàsidi hanno presentato un’immagine positiva. Esportarono la ricerca scientifica attraverso i cosiddetti “musulmani”, la maggior parte dei quali, a proposito, non erano dalla penisola araba. Nessuno di loro proveniva dalla penisola araba. Erano tutti dell’Africa del Nord, e da ciò che oggi vengono chiamate le ex repubbliche islamiche sovietiche dell’Asia centrale.

Con cosa hanno contribuito al mondo i paesi arabi? Niente. Quali sono i paesi islamici che hanno contribuito al mondo? Nessuno. Con cosa hanno contribuito nel campo della ricerca scientifica? Due, tre, quattro o dieci scienziati nel corso di 1.435 anni? Dai! Dimentichiamo i circa 435 anni e prendiamo solo un millennio. Dieci importanti scienziati in 1.000 anni ?! Chi ha inventato l’aereo? I missili? La navetta spaziale? Le centrifughe? La meccanica quantistica? La teoria della relatività? Chi? Da dove sono venuti i filosofi più importanti? Non da qui. E vi aspettate ancora che ci amino?! E voi dite: “I paesi che sponsorizzano il terrorismo come il Regno Unito meritano …” Sciocchezze! Le persone non meritano di essere uccise, massacrate o investite da un’auto.

(Traduzione di Diego Ibrahim Manca)


Alberto Pento
Loro, gli islamici, i mussulmani, da Maometto in poi hanno inventato soltanto l'idolo Allah, l'idolo dell'orrore e del terrore
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Re: Islam,Maometto,Corano,Sharia sono orrore e terrore

Messaggioda Berto » gio giu 29, 2017 8:01 pm

NEL CORANO LA RADICE DEL JIHAD
Francesco Borgonovo, Libero, 29/02/2016

parla Bat Ye'Or

Partiamo dalle basi. Che cos'è il jihad? "Il jihad è un sistema teologico, politico, giuridico, ed economico di guerra perpetua che la comunità musulmana, l'umma, è obbligata a fare contro i non-musulmani. Secondo questa ideologia, l'umanità è divisa in due campi nemici: il campo in cui governa la legge di Allah (la shari'a), cioè il dar al-islam, regione di pace e di giustizia; e il campo dei non-musulmani che non obbediscono alla shari'a.
Questa regione è quella del male, dell'idolatria, ed è chiamata dar al-harb, regione della guerra (harb) perché i musulmani sono costretti a conquistarla per imporvi la shari'a. Gli abitanti del dar al-harb sono chiamati harbi, quelli a cui si fa la guerra. Non sono divisi fra loro da nazionalità o religione, tutti insieme costituiscono il mondo dei non credenti. Il diritto di vivere degli harbi non è riconosciuto. Il musulmano può ucciderli o prenderli in ostaggio o ridurli in schiavitù. Alla base del jihad c'è la credenza che tutta la Terra appartiene ad Allah e che lui la destina soltanto alla sua comunità di fedeli. Quando i musulmani prendono un Paese del dar al-harb, di fatto riprendono un bene che era loro e che i miscredenti possedevano illegalmente. Quando fanno la guerra, dunque, si tratta di una guerra di difesa per riprendere il bene a loro destinato da Allah e se il miscredente si oppone, l'aggressore è lui».

E questo cambio di prospettiva che cosa comporta? «Vediamo che in questa interpretazione i termini di aggressore e di resistenza o difesa sono invertiti. Se ci sono violenza, guerra e morti, sono i miscredenti i responsabili, perché avrebbero dovuto sottomettersi agli eserciti musulmani senza resistenza. Prima di fare la guerra, il califfo domanda alla popolazione infedele di convertirsi all'islam o di accettare senza opporsi la dominazione musulmana. Se essa rifiuta, allora gli fa la guerra».

Come viene condotto il jihad? «Questa guerra dev'essere portata avanti secondo le leggi teologiche che oggi sono applicate dallo Stato Islamico. Basate sulla shari'a, esse regolamentano le strategie e le tattiche delle operazioni militari, il trattamento dei popoli vinti, il regime fiscale da assegnare ai territori conquistati e lo statuto giuridico dei vinti chiamati ormai dhimmi (sotto la protezione dell'islam). Ma il jihad può farsi anche con mezzi pacifici: il proselitismo, la propaganda, e la corruzione messa in atto da personaggi in posizioni di responsabilità».

Come vengono trattati gli abitanti dei Paesi a cui i musulmani fanno guerra? «ll harbi, in quanto abitante del territorio della guerra, è un nemico che non può avventurarsi nelle terre dell'islam, in cui secondo la legge, ogni musulmano è autorizzato a ucciderlo e a impadronirsi dei suoi beni. Tuttavia la sua sicurezza può essere garantita dall'aman, una protezione temporanea. Quando una porzione del dar al-harb è conquistata e diventa parte dal dar al-islam, i suoi abitanti (harbi) sono considerati prigionieri di guerra. L'imam può condannarli al massacro, alla schiavitù, all'esilio, oppure trattare con i loro rappresentanti e concedere loro un patto di protezione (dhimma), che conferisce loro lo stato di dhimmi. Poiché la condizione di dhimmi è il diretto risultato del jihad, essa è legata al contratto che sospende l'originario diritto del vincitore sui vinti, in cambio dell'accettazione da parte dei dhimmi del pagamento di un tributo e della loro sottomissione all'islam. In quanto guerra permanente, il jihad esclude la nozione di pace ma prevede delle tregue temporanee legate alle contingenze politiche. Queste tregue sono limitate a dieci anni e possono essere revocate unilateralmente dall'imam dopo notificazione all'avversario. La legge jihadista regola pure le modalità dei trattati con il dar al harb, le condizioni del pagamento del tributo o del vassallaggio nello stadio intermedio di non guerra. Considerato dai dotti dell'islam uno dei pilastri della fede, è obbligatorio per tutti i musulmani di contribuire al jihad sia nella guerra sia con il denaro o in altri modi».

Può spiegare quando è nato il jihad e come è nato? ll jihad nacque a Yathrib (più tardi chiamata Medina) dopo la fuga di Maometto dalla Mecca (nel 622), dov'era perseguitato dagli idolatri. Lì il Profeta organizzo alcune spedizioni volte a intercettare le carovane che commerciavano con La Mecca. Una serie di rivelazioni divine, elaborate ad hoc per tali spedizioni, vennero a legittimare i diritti dei musulmani sui beni e la vita dei loro nemici pagani, e furono creati versetti coranici finalizzati a santificare di volta in volta il condizionamento psicologico dei combattenti, la logistica e le modalità delle battaglie, la spartizione del bottino e la sorte dei vinti. A poco a poco, negli attacchi contro ebrei e cristiani, fu definita la natura delle relazioni da adottare nei confronti dei non musulmani nel corso delle imboscate, delle battaglie e delle tregue, ossia dell'intera gamma di strategie in cui si articolava la guerra santa necessaria ad assicurare l'espansione dell'islam».

Perché al Profeta serviva una giustificazione religiosa alla guerra nel Corano? «In quel tempo la gente era molto religiosa. Tutte le forme di autorità e di governo erano basate sulla religione. L'islam è nato in una società nomade e bellicosa che aveva le sue regole di guerra e che praticava la razzia sui sedentari - artigiani, contadini e mercanti - non protetti dai pagamenti che garantivano "protezione" alle tribù. La dottrina del jihad mutua le pratiche razziatorie tipiche dei nomadi, ma mitigandole con una serie di ingiunzioni contenute nel Corano. Gli Arabi pagani di Medina chiedevano a Maometto di fornire loro un libro sacro come quello che avevano gli ebrei e i cristiani. Un libro che sarebbe stato per loro una guida e che avrebbero studiato come avevano visto fare agli ebrei di Medina».

Che cosa comporta il fatto che il jihad sia una istituzione dell'islam? «Questo ha due conseguenze. 1) Il jihad, essendo una parte importante della religione, non può essere revocato senza un serio esame delle sue fonti teologiche e giuridiche. 2) Tutte le relazioni umane con gli infedeli sono disciplinate dalle regole religiose del jihad. Tuttavia oggi moltissimi musulmani non conoscono la teoria del jihad o la rifiutano. Le sanzioni jihadiste contro gli apostati sono ancora più severe che contro gli infedeli».

Possiamo dire che la religione islamica crea uno stato di guerra permanente contro gli infedeli? «Finché il jihad non è revocato si può dire che le relazioni con gli infedeli si sviluppano all'interno di questo quadro. La guerra contro Israele è un jihad. Con l'Egitto e la Giordania c'è una pace fredda. L'Europa e l'America sono nella categoria della tregua, che impone dei doveri».

Quali? «ll più importante è la loro cooperazione al jihadismo palestinese per distruggere Israele. Quando Europa e America non obbediscono, il terrorismo le colpisce. L'antisionismo dell'Europa è la sottomissione di un continente alla minaccia jihadista. Oggi l'implicazione dell'Occidente contro movimenti radicali musulmani ha intensificato e mondializzato il terrorismo jihadista. Gli altri doveri della tregua sono l'accettazione dell'immigrazione musulmana, la costruzione di moschee, il permesso per la da'wa, le sanzioni contro la blasfemia, il pagamento del tributo, il dovere di vassallaggio per sostenere le cause musulmane. Gli infedeli dei Paesi della tregua sono tenuti a non ostacolare l'avanzata dell'islam nel loro territorio. La legge islamica non riconosce alcun trattato contrastante con tali accordi, che inoltre è obbligatorio rinnovare ogni dieci anni. II rifiuto di permettere la diffusione dell'islam nei Paesi della tregua equivale a un casus belli e può provocare una ripresa del jihad».

Ci sono però musulmani che a livello individuale non accettano la dottrina jihadista. «Sì. I Kurdi per esempio. Io ho parlato di una dottrina vecchia di tredici secoli. Questo non vuol dire che l'insieme del mondo musulmano l'accetti. Oggi il mondo musulmano è molto diviso su questo problema. Il generale egiziano Al-Sisi, per esempio, ha chiesto alle più alte autorità musulmane di modernizzare la religione. In Turchia, Atatürk fece una rivoluzione che cambio il Paese».

Poi, però, ci sono i gruppi che fanno ricorso al terrorismo... «II terrorismo oggi ubbidisce alle tattiche del jihad. Non ce ne rendiamo conto perché non le conosciamo, ma viviamo in un tempo di mondializzazione del jihad che si manifesta in tutti i continenti contro i non-musulmani ma anche contro i musulmani modernizzati e apostati e contro gli Stati musulmani che non applicano le regole della shari'a. La guerra dei Palestinesi contro Israele è un jihad come lo sono gli attacchi terroristici in tutto il pianeta. La condizione stabile fra gli Stati dell'Unione europea e i Paesi della Lega Araba e quelli dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica (56 Paesi musulmani) rappresenta uno stato di tregua temporanea, che esige il pagamento di tributi e il vassallaggio. L'Europa pagava per lo sviluppo economico dei Paesi arabi del Maghreb ed altri del Medio Oriente, per l'Unrwa. Partecipa alla guerra contro Israele con una propaganda di odio e di delegittimazione, adotta la narrazione musulmana della storia e cambia l'istruzione scolastica. Inoltre accetta una immigrazione massiva, la costruzione di moschee e i comandamenti della shari'a, proibisce le critiche dell'islamismo».

Alcuni europei, tuttavia, non hanno voglia di sottomettersi. «Oggi parecchi Paesi europei partecipano alle guerre intra-musulmane, e le loro popolazioni si oppongono all'immigrazione, allo sviluppo delle moschee, alle condanne per blasfemia - queste sono condizioni per un casus belli che provochi la ripresa del jihad. Non si può proibire l'immigrazione e la costruzione di moschee nei Paesi della tregua...».



La Sharia non è la legge di D-o ma soltanto quella dell'idolo Allah
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Umma
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Preghiere islamiche contro i non islamici
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Re: Islam,Maometto,Corano,Sharia sono orrore e terrore

Messaggioda Berto » gio giu 29, 2017 8:21 pm

???

Picchiava e stuprava le sorelline per educarle all’Islam: condannato a 8 anni di carcere
nadia ferrigo
29/06/2017

http://www.lastampa.it/2017/06/29/itali ... agina.html

A processo per percosse e abusi, anche sessuali, nei confronti delle due sorelline, un giovane figlio di nordafricani è stato condannato dal Tribunale per i Minorenni di Bologna a otto anni. Il padre aveva affidato le due sorelline al fratello allora minorenne per farle conformare al modello islamico tradizionale della famiglia e per preservarle dalla cultura occidentale.

Il fratello però ha esercitato sulle bambine, sentite dal Tribunale in audizioni protette, vessazioni, maltrattamenti e violenza sessuale, secondo quanto ha riferito una delle due minori. La situazione delle bambine, che vivevano in un paese della provincia bolognese, si era imposta all’attenzione dei Servizi Sociali quando la scuola aveva segnalato la comparsa di lividi sul loro corpo e assenze prolungate dalle lezioni. Era partito così l’intervento dei servizi sociali e l’indagine dei Carabinieri e della Procura per i Minori.

Le minori erano state subito protette e affidate a una comunità. I maltrattamenti erano proseguiti per mesi ma l’imputato in aula ha negato gli addebiti. I giudici del tribunale, però, hanno creduto alla versione delle vittime.
???A quanto si apprende non è stata provato che le violenze siano avvenute perché le bambine rifiutavano di conformarsi ai precetti islamici e questo elemento non è stato assunto come contestazione aggravante della violenza, da parte dei giudici, né ha contribuito a qualificare il fatto.???
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Re: Islam,Maometto,Corano,Sharia sono orrore e terrore

Messaggioda Berto » lun lug 03, 2017 11:27 am

Il Culto della Morte - Progetto Dreyfus
Niram Ferretti

http://www.progettodreyfus.com/fratelli-musulmani-jihad


“Allah è il nostro obiettivo, il Profeta il nostro modello, il Corano la nostra costituzione, la Jihad la nostra strada, e la morte per Allah il più sublime dei nostri desideri”

Così è scritto nel manifesto fondante dei Fratelli Musulmani.

Nel 1937, in un articolo, prima intitolato “L’industria della morte” e in una ripubblicazione successiva “L’arte della morte” Hassan al-Banna, il fondatore del movimento islamico egiziano, avrebbe esplicitato il suo concetto di jihad. Per al-Banna ciò che aveva fiaccato i musulmani allontanandoli dal virtuoso sentiero della verità coranica era stato l’amore per la vita, i suoi piaceri e l’odio per la morte. Questa prospettiva andava invertita. La morte avrebbe dovuto essere un obbiettivo e trasformarsi in una vera e propria arte. “Dunque”, scriveva “Preparatevi a un grande compito. Siate disposti a morire e la vita vi sarà garantita, operate per una nobile morte e otterrete una completa felicità”.

La canzone cantata dai Fratelli Musulmani mentre marciavano per le strade del Cairo conteneva queste parole,

“Non abbiamo paura della morte ma la desideriamo…Come è straordinaria la morte…Moriamo per i musulmani”

a cui faceva seguito il coro,

“La jihad è la nostra via…e la morte per la causa di Dio il nostro più prezioso desiderio”.

Il culto della morte, la sua mistica nera, sono un elemento essenziale per comprendere ciò che motiva il terrorismo islamico. Esso rappresenta un elemento culturale che si è sviluppato in modo endogeno all’interno dell’Islam, nasce da un interpretazione del Corano e nel testo fonda la propria totale legittimità.

Hassan al-Banna conosceva il Corano a fondo, così come lo conosce assai bene Abu Bakr al-Baghdadi. Si può sostenere che la loro interpretazione sia una deriva, ma quello che non si può fare è affermare che la visione che propongono non nasca dentro all’Islam e non sia di natura religiosa. Ciò non solo è ridicolo ma grottesco.

Hasan al-Banna ieri, Abu Bakr al-Baghdadi oggi, gruppi come Hamas, Hezbollah, Al Quada, Boko Harem, Ansar Dine e altri, hanno alle spalle almeno un secolo di predicazione rigorista sia in campo sciita che in campo sunnita e sono ancorati nella loro visione al Corano e alle gesta di Maometto che per ogni musulmano pio rappresenta il modello perfetto da emulare.

L’idea del Califfato, del ripristino delle glorie passate non è un delirio estemporaneo nato in seno all’ISIS ma ha una lunga gestazione e legittimazione, fa parte del programma di coloro che si interpretano come riformisti e la cui istanza principale è il risveglio islamico, un ritorno alle origini pure dell’Islam e a un interpretazione del Corano sine glossa. E’ quindi del tutto fuorviante e privo di qualsiasi fondamento storico presentare il terrorismo islamico jihadista la cui ultima sigla è quella dell’ISIS, come il prodotto di cause esterne all’Islam e indotto se non prodotto direttamente dall’Occidente.

La serie di attentati jihadisti che hanno colpito negli ultimi anni l’Ooccidente, da Madrid, Londra, Bruxelles, Berlino, e gli episodi di violenza terrorista che interessano Israele, in cui i perpetratori uccidono nella consapevolezza che essi stessi saranno con ogni probabilità uccisi, si iscrivono tutti dentro lo stesso humus islamista che glorifica la morte e ha un unico solo nemico, l’Occidente, il suo stile di vita e i suoi valori, in contrasto con quelli coranicamente statuiti.

Israele, è fin dal suo sorgere dentro questa prospettiva di violenza di matrice religiosa esercitata nei suoi confronti, in cui l’aspetto politico è solo la diretta conseguenza ma non la causa principale, la foglia di fico, che nasconde la ragione più profonda che anima gli odiatori della vita, i santificatori della morte. Il rifiuto dell’esistenza, in una terra considerata interamente appartenente all’Umma islamica, di uno Stato ebraico, essendo gli ebrei nella prospettiva suprematista dell’islamismo militante, unicamente tollerabili come dhimmi, cittadini sottomessi alla superiorità musulmana.

Non è certo un caso che nel 1945 i Fratelli Musulmani aprirono la loro prima filiale palestinese a Gerusalemme. Hassan al-Banna scelse la Palestina come un luogo decisivo per fomentare il jihad, trasformandolo in un dovere che ogni devoto musulmano avrebbe dovuto ottemperare. La moschea di Al Aqsa, dopo la Mecca e Medina, il terzo sito più santo per l’Islam, gli offriva il prerequisito necessario. La stessa moschea che Abu Mazen, in un discorso incendiario tenuto il 16 settembre del 2015, dichiarò veniva dissacrata dalla presenza ebraica, invocando per la sua purificazione il sangue dei šuhadāʾ i martiri.

All’interno di questa prospettiva, in cui la morte è un bene, una elargizione fatta ad Allah per distruggere i suoi nemici, si iscrive la violenza di matrice islamica di cui da decenni siamo testimoni. Si tratta di un’unico jihad con declinazioni diverse e diverse ramificazioni che può essere affrontato solo nella più lucida consapevolezza di quali sono le sue fonti.




Il peso scomodo della verità
Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/intervista-mor ... lla-verita

Mordechai Kedar è oggi in Israele una delle più autorevoli voci immerse nella realtà, e come ogni voce che strappa le maschere ai fatti è nemico giurato dei luoghi comuni e delle narrative consolidate. Studioso e conferenziere noto a livello internazionale, Kedar conosce profondamente la cultura araba e islamica. La conoscenza dell’arabo gli consente di avere un accesso diretto e privilegiato alle fonti e ai documenti che la maggioranza dei suoi colleghi possono leggere solo in traduzione. La lingua come strumento per entrare nella profondità della realtà e sfatare miti e leggende, o come si dice oggi, le “fake news”.

Lo abbiamo incontrato a Ra’anana, dove si è trasferito da anni.

Secondo la studiosa europea Bat Ye’Or, “Il jihad è al centro della storia e della civiltà islamica. Da quando la dottrina venne elaborata per la prima volta nella giurisprudenza del VII e IX secolo non è più stata messa in questione“. Qual è la sua opinione?
Potrei dire con una battuta di spirito se il tema non fosse molto serio che l’Islam senza il jihad è come un gatto senza baffi. Ovviamente ci sono anche altri comandi prescrittivi ma il jihad è il modo in cui si mettono gli altri nelle condizioni di accettare l’Islam. Il jihad può essere pacifico, la parola significa infatti sforzo e lo sforzo può essere di natura pacifica. Si può essere benevoli nei confronti degli altri convincendoli, come nel caso del jihad attraverso la dawa, in altre parole del jihad che chiama i non musulmani all’Islam, attraverso la persuasione, l’indottrinamento, la benevolenza. Quindi si tratta di una pratica intesa a promuovere l’Islam, tuttavia, se si rifiuta o si agisce contro l’Islam allora il jihad può trasformarsi nel “jihad el kitai”, il jihad della guerra, e qui tutto è permesso. Per esempio, le terre degli infedeli possono essere loro sottratte insieme alle loro mogli e così via. Una volta che l’Islam ha messo in atto questo mezzo attraverso cui diffondersi, il jihad è diventato di fatto la modalità con cui l’Islam opera quando si tratta degli altri. Internamente ci sono mezzi diversi al suo operare, come i califfi, i capi, ma quando si tratta degli infedeli, gli ebrei, i cristiani, i buddisti, ecc. allora c’è il jihad.
Il Jihad è l’anima dell’Islam fin dalla sua origine, dai tempi di Maometto.

In una intervista che ho avuto l’anno scorso con lo storico Benny Morris, a una mia domanda sul ruolo della religione nel conflitto arabo-israeliano, ha risposto in questo modo, “Esiste un profondo antagonismo religioso da parte dell’Islam nei confronti dell’ebraismo ed è ancorato nel Corano in quanto quando Maometto iniziò la sua predicazione, l’ebraismo era una religione rivale. La religione è la base del persistente antagonismo dei musulmani contro ebrei e cristiani ed è la giustificazione per il jihad”. È d’accordo?
Sì, sono d’accordo, ed è molto più di questo. L’Islam e i musulmani sono ossessionati dall’ebraismo. Maometto venne accusato dai suoi detrattori che tutto il Corano non fosse altro che un copia e incolla da fonti ebraiche. C’è una espressione nel Corano, “asatir al awalin”, significa “le favole degli antichi”, o “le storie dei primi”. “Asatir”, di fatto è il plurale della parola “ushtura”, che significa favola, “ushtura”, “storia” è la stessa parola che fa il suo ingresso dall’arabo nel latino. Questa fu un’accusa che venne rivolta a Maometto dai Meccani i quali lo avevano sentito parlare del mondo creato in sette giorni, di Adamo ed Eva, di Noè e dell’Arca e del diluvio, di Abramo e Giacobbe, di Gesù Cristo e di Giovanni. La gente della Mecca lo accusò di avere composto il Corano attraverso le storie degli antichi. Questa espressione ricorre non meno di undici volte nel Corano. Undici volte il testo fa menzione del fatto che Maometto venne descritto come un plagiario il quale aveva rubato il materiale dagli ebrei e dai cristiani. Già all’epoca, Maometto era ossessionato da questa accusa perché desiderava mostrare ai Meccani che l’Islam fosse una religione originale, indipendente. A questo scopo propagò la nozione che l’Islam è la religione della verità mentre l’ebraismo e il cristianesimo sono religioni false. Questo è l’insegnamento base del Corano contro l’ebraismo e il cristianesimo. Nel Corano gli ebrei sono descritti come i discendenti di scimmie e maiali e come i maggiori odiatori dei musulmani. Gli ebrei sono coloro i quali uccidono i profeti, un’accusa presa dal cristianesimo. Secondo l’esegesi generale del primo capitolo del Corano, gli ebrei sono coloro sopra i quali risiede l’ira di Allah mentre i cristiani sono coloro i quali si sono smarriti. Nel Corano, fin dai giorni di Maometto, l’atteggiamento nei confronti dell’ebraismo è stato chiaramente molto negativo.

Nella sua Carta del 1988 e nella sua versione di quest’anno recente leggermente emendata, Hamas è molto esplicito nello specificare che tutta la Palestina appartiene all’Islam. Se uno legge o ascolta quello che Fatah dice in proposito scopre che in realtà non esiste una grande differenza tra le due fazioni. È così?
Indubbiamente. Entrambi odiano gli ebrei, odiano lo stato di Israele, odiano l’esistenza di qualsiasi entità ebraica e si diversificano solo in base a delle sfumature. Affermare che Fatah è un movimento secolare mentre Hamas è religioso è errato. Si tratta di una distinzione occidentale, europea che si cerca di imporre qui. Anche Abu Mazen, così come faceva Arafat, va in moschea ogni venerdì, dunque cosa sono, secolari o religiosi? Nell’Islam non c’è alcuna ideologia secolare, diversamente che nel cristianesimo o nell’ebraismo. Nell’Islam non c’è mai stata alcuna tolleranza nei confronti di coloro i quali mettevano in discussione la religione, non ci sono mai stati abbastanza individui sufficientemente coraggiosi da mettere in discussione la mera esistenza o la validità della loro religione, si è trattato sempre di pochissime persone. Tradizionalmente non c’è alcuna divisione tra secolare e religioso nell’Islam. Possiamo dire che Fatah basa la sua visione più su idee nazionaliste cercando di non usare troppo la base religiosa mentre Hamas si basa molto di più su una piattaforma religiosa anche se fa propria anche una prospettiva nazionalistica.

Non ritiene che una delle ragioni più persistenti del conflitto Arabo-Israeliano risieda nel fatto che per I musulmani è intollerabile che gli ebrei, i quali per secoli furono dhimmi sotto di loro, abbiano un loro stato in quella che è considerata terra islamica per sempre?
Innanzitutto, per l’Islam la terra rappresenta un biglietto di sola andata, è un modo di entrare nell’Islam, non di uscirne. Ogniqualvolta, nel passato, gli zoccoli dei cavalli si sono appoggiati su un terreno, esso è diventato di proprietà islamica. Questa è la ragione, nella visione musulmana, per la quale la Spagna dovrebbe ritornare all’Islam, la Sicilia dovrebbe ritornare all’Islam, larghe aree nei Balcani su fino a Vienna, dove i musulmani vennero sconfitti nel 1683, dovrebbero tornare all’Islam, in quanto una volta erano sotto la sua occupazione. Siccome, nella prospettiva teologica islamica, gli ebrei hanno una religione falsa, la loro punizione è quella di vivere in esilio e di vivere sotto il dominio islamico in quanto dhimmi. Bat Ye’Or, nel suo lavoro, ha descritto molto bene quale fosse la condizione dei dhimmi ebrei e cristiani quando vivevano sotto l’imperio islamico. Lo stato di Israele è, per così dire, costituito da una serie di incidenti di strada. Il primo fu nel 1948 quando gli ebrei crearono uno stato in questo paese e per doverlo fare dovettero uccidere i musulmani, e gli ebrei non hanno alcun diritto di uccidere i musulmani, se lo fanno, per la legge islamica, perdono tutti i loro diritti.
Il secondo fu nel 1967 quando gli ebrei presero, dalla Giordania che occupava il territorio illegalmente, la cosiddetta West Bank e quindi Gerusalemme Est. Ora gli ebrei potrebbero volere tornare al Monte del Tempio per rinnovarvi la vita ebraica nel luogo che fu distrutto dai romani mille anni fa. In questo modo, se ritorneranno al Monte del Tempio, l’ebraismo rifiorirà nello stesso luogo in cui per secoli è stato una religione prospera. Ciò pone un serio problema per l’Islam poiché esso è apparso nel mondo per rimpiazzare sia l’ebraismo che il cristianesimo. Dunque, se l’ebraismo dovesse rifiorire a Gerusalemme e specialmente sul Monte del Tempio, l’intera raison d’être dell’Islam verrebbe messa in questione. Questa è la ragione per la quale i musulmani si oppongono così risolutamente a che gli ebrei possano pregare sul Monte del Tempio. Ciò significherebbe il ritorno alla vita dell’ebraismo come era prima che in questo luogo venisse cancellato dall’Islam. Qui il sentimento religioso pervade tutto. Prima di ogni altra cosa, il conflitto tra Israele e i suoi vicini è un problema religioso, un conflitto religioso. Su questa fondamenta, sono sovrapposte una serie di questioni nazionali, territoriali, legali, politiche, ma la base di tutto è religiosa.

Uno degli aspetti che colpiscono maggiormente della propaganda araba-islamica contro Israele è il fatto che è profondamente radicata nell’antisemitismo coranico classico e al contempo ha ereditato i paradigmi dell’antisemitismo occidentale: Gli ebrei sono i nemici dell’umanità, dispongono di un enorme e nefasto potere, il sionismo è ontologicamente malvagio. Non è del tutto illusorio pensare che qualcosa di così forte e persistente possa cessare?
Ci vogliono intere generazioni per modificare le culture. Non è affatto facile. I tedeschi avevano una cultura molto problematica che abbiamo visto in azione durante la prima e la seconda guerra mondiale, ma il fatto che siano stati pesantemente sconfitti da altre potenze gli ha fatto modificare la loro cultura, e oggi, apparentemente, sono diversi dal passato, quindi, a meno che una nazione non passi attraverso un vero disastro non modificherà la propria mentalità. Per due millenni gli ebrei hanno avuto la mentalità degli esiliati, quella di comunità abituate a vivere sotto gli altri traendo il meglio da questa situazione svantaggiata, ma l’Olocausto convinse la maggioranza degli ebrei che non esistesse nessun altro modo di potere vivere nel mondo se non in un loro stato indipendente. Ovviamente il sionismo cominciò sessanta anni prima dell’Olocausto, ma fu a causa di questo che molti ebrei si convinsero che solo Israele rappresentava per loro un luogo sicuro, mentre altri si trasferirono negli Stati Uniti o altrove. Qui si trasferirono milioni di ebrei dopo l’Olocausto poiché fu questo evento che modificò il loro paradigma culturale di esiliati con quello di un popolo indipendente. La Siria, molto probabilmente, attraverserà un profondo mutamento a causa delle atrocità che sono state commesse nel paese. Non sarà più lo stesso paese che era prima, e questo a causa della guerra. L’assetto mentale del Giappone fu profondamente cambiato durante la Seconda Guerra Mondiale, a causa delle bombe atomiche. Il Giappone postbellico non può essere paragonato culturalmente a quello che era prima della guerra.

Da quello che dice sembra che lei sostenga che affinché i musulmani cambino la loro struttura mentale nei confronti di Israele debbano subire un trauma profondo.
La storia ha dimostrato che le atrocità di massa possono cambiare una cultura in un breve periodo. È accaduto in Germania a causa della Seconda Guerra Mondiale, è accaduto in Giappone a causa di due bombe atomiche ed è accaduto in Egitto a causa della diga di Aswan che ha distrutto l’agricoltura tradizionale e ha fatto sì che milioni di egiziani lasciassero in un paio di anni le aree rurali per trasferirsi nelle città. Le culture di questi paesi si sono modificate in un breve periodo unicamente a causa di disastri. Nelle società stabili ci vogliono intere generazioni se non secoli.

Se il conflitto non è solo un conflitto su delle porzioni di terra e sugli scambi annessi ma è profondamente radicato nell’odio religioso, non è del tutto ingenuo pensare che si possa giungere a una risoluzione pacifica?
No, non lo è, ma prima di tutto dobbiamo comprendere la definizione di pace. “Pace”, come è intesa in occidente, o “Shalom” in ebraico non sono i corrispettivi di “salam” in arabo. “Salam” in arabo significa tregua. Negoziata, documentata, ma nulla più che una tregua. Tu ti trovi qui, Io mi trovo là, non ci scambiamo nulla, non ci abbracciamo, non ci sposiamo, io vivo nel mio luogo, tu vivi nel tuo, questo è il confine tra me e te. Tu ti prendi cura di te stesso e io mi prendo cura di me. Questo è il significato del concetto di “salam” in arabo, e questo è ciò che possiamo ottenere nel Medio Oriente perché è l’unica mercanzia disponibile nel mercato mediorientale. Questo è il genere di pace che viene ottenuto quando una delle due parti rinuncia a sradicare l’altra parte essendo questa troppo potente e pericolosa e dunque le viene concessa la pace. Questa pace, questa tregua, continuerà fin tanto che l’altra parte sarà invincibile, una volta che l’altra parte si indebolirà o abbasserà la guardia, i musulmani l’attaccheranno. Tutto ciò si basa di fatto su un precedente inaugurato dal profeta Maometto, la pace sia su di lui, nel 628.
Sei anni prima, nel 622, emigrò da Medina alla Mecca, il trasferimento noto come l’Egira, e mise in piedi una piccola armata con lo scopo di occupare la Mecca, ma i Meccani, che erano gente sveglia, conoscevano in anticipo i suoi piani e misero in piedi un esercito più grande. Quando Maometto discese da Medina alla Mecca, le due armate si incontrarono vicino a un piccolo villaggio chiamato Hudaybiyyah, e quando Maometto vide l’armata degli avversari capì che non era il caso di affrontarla perché sarebbe stato l’ultimo suo atto sulla terra. Dunque si sedette con i Meccani e venne firmato un trattato per un periodo di nove anni, nove mesi e nove giorni. Dopo due anni in cui Maometto non li aveva attaccati, i Meccani ritennero che egli avesse mantenuto l’impegno e tornarono ai loro affari commerciali consueti, e quando Maometto ne fu al corrente attaccò la Mecca, uccise tutti gli uomini, catturò le donne e diede alle fiamme tutti gli idoli. Questa fu la fine della pace che era stata stipulata per un periodo di quasi nove anni. Avvenne nel 630, solo due anni dopo la firma del trattato. Ora, i musulmani imparano due cose da questo episodio, la prima è che se non puoi sconfiggere gli infedeli concedi loro una pace temporanea, come fece Maometto, che è considerato infallibile. La seconda è che se Allah, attraverso la sua misericordia, ti concede il potere e l’opportunità di sbarazzarti degli infedeli, lo fai, anche durante il periodo di tregua che hai concesso. Quindi, questo precedente di Hudaybiyyah rappresenta di fatto il meccanismo attraverso il quale i musulmani concedono la pace agli altri paesi, alle altre nazioni, alle altre religioni se la controparte è troppo potente e pericolosa da affrontare. Questo è quello che possiamo aspettarci e questo è ciò che otteniamo. Prendiamo la pace siglata tra Israele e l’Egitto nel 1979 dopo un anno e mezzo di negoziati. Un anno prima, nel 1978, Sadat si rivolse ai notabili di Al Azhar, la suprema autorità sunnita, per chiedere loro se poteva fare la pace con Israele. Siccome erano al corrente dell’iniziativa ed erano stipendiati da lui, capirono al volo cosa volesse, quindi gli confezionarono una fatwa di tre pagine nella quale gli permettevano di fare la pace con Israele così come il profeta Maometto aveva fatto la pace con i Meccani a Hudaybiyyah.
La sola menzione di Hudaybiyyah significa che si tratta di una pace temporanea la quale durerà solo fintanto che gli israeliani saranno troppo forti, troppo pericolosi e invincibili. La pace con l’Egitto si basa su questo presupposto. La stessa cosa è accaduta con gli Accordi di Oslo del 1993. Arafat non lo ha mai nascosto, lo dichiarava appena poteva che i trattati di Oslo erano come la pace di Hudaybiyyah, e che quando il tempo fosse arrivato, Israele sarebbe stato attaccato di nuovo. Accadde quando Israele smantello lo stato cuscinetto con il Libano nel maggio del 2000. A settembre, Arafat capi che Israele era debole e vulnerabile e così decise di dare il via alla Seconda Intifada il cui obiettivo era quello di costringere Israele alla resa. Questa è la Hudaybiyyah con i palestinesi, i quali non hanno mai realmente inteso ottenere una pace vera ma solo una pace temporanea, solo perché la Seconda Intifada fallì nel suo intento.

E anche con la Giordania si tratta di una pace di Hudaybiyyah?
Non ho trovato alcuna menzione di Hudaybiyyah con la Giordania, ma non mi sono neanche impegnato a investigare la cosa, quindi forse esiste, forse no, ma certamente così è stato con l’Egitto e nel caso degli Accordi di Oslo i quali vennero firmati con Israele unicamente come un trattato di pace temporanea, che di fatto potrebbe proseguire per sempre, fintanto che Israele sarà in grado di mantenere la propria supremazia militare.

Se il conflitto arabo-israeliano è parte di un quadro molto più ampio, intendo un conflitto globale tra la Weltanschauung religiosa islamica e il resto del mondo, Israele non è anche e per lo più da intendersi come un simbolo dell’odiato Occidente?
Sicuramente, ma non si tratta solo di questo. Secondo loro Israele è stato creato dall’Occidente. L’occupazione britannica dopo la Prima Guerra Mondiale, gli Accordi Sykes-Picot, lo ripartizione del mondo arabo in una settantina di entità, nella loro visuale compone il mosaico di una cospirazione occidentale il cui obbiettivo è quello di impadronirsi del mondo, soprattutto quello islamico. Per la forma mentis musulmana, l’Islam è supremo e non vi è nulla sopra di esso, dunque come può qualcuno imporre all’Islam una cosa come Israele? I musulmani credono che l’Islam sia la religione che corrisponde meglio di ogni altra alla natura umana, per loro l’unico libro reale al mondo è il Corano, quindi qualsiasi cosa venga fatta contro la loro volontà è illegittima e inaccettabile. Non vi è dubbio che vi sia in corso uno scontro di civiltà, o meglio, questo è uno scontro tra la civiltà e la barbarie, perché quando tratti gli altri come individui che non hanno alcun diritto all’esistenza e tagli loro le teste, questa non è civiltà, si tratta di pura barbarie. Non sto affermando che tutti i musulmani sono dei barbari, perché non tutti sottoscrivono queste pratiche, ma non contano, perché i musulmani moderati non possono costringere quelli radicali a rinunciare a ciò in cui credono, dunque sono del tutto irrilevanti nello scontro tra musulmani radicali e il resto del mondo. C’è un’altra cosa che mi preme sottolineare.

Prego
Viene spesso fatta una distinzione tra l’Islam moderato e l’Islam radicale. Non penso che questa distinzione sia legittima. L’Islam è una religione che si basa fondamentalmente su tre fonti testuali, il Corano, gli hadith, che rappresentano la tradizione orale, e la Sira, la biografia del profeta. Esiste solo un Corano, non c’è un Corano moderato e un Corano radicale, c’è solo un corpus di hadith e una sola biografia di Maometto. Nel Corano abbiamo versetti che sono moderati come “Non deve esserci imposizione nella religione” mentre altri fanno riferimento all’imposizione e al jihad. Anche gli hadith sono costituiti da tradizioni che invitano a un approccio moderato nei confronti degli altri e della vita mentre ce ne sono altri che incoraggiano il jihad e lo spargimento di sangue. La stessa cosa avviene con la Sira. Ci sono episodi nella vita di Maometto che mostrano che fosse un uomo moderato e ci sono altri episodi che lo mostrano come un estremista.

Il problema è il modo in cui il Corano e le altri fonti islamiche vengono recepite da diversi tipi di musulmani, ma è incontestabile che entrambi i cosiddetti musulmani moderati e quelli radicali trovano ciò che cercano nelle fonti a cui fanno riferimento. Su ciò influisce anche la cultura in cui si sviluppano.
Sì. Facciamo l’esempio di un musulmano nato in Italia, dove, generalmente parlando, le persone sono moderate, il quale assorba la cultura moderata del paese in cui vive. Sarà più probabile per questo musulmano fare riferimento a quei versetti coranici in linea con questo approccio e lo stesso avverrà con gli hadith e con la Sira di Maometto. Un altro musulmano nato in Libia, dove le persone non hanno fatto altro che uccidersi continuamente, assorbirà la cultura della Libia, e probabilmente citerà quei versetti del Corano che invitano a uccidere gli infedeli. Dagli hadith prenderà quei detti che riflettono la natura violenta di Maometto, mentre dalla Sira prenderà tutti quegli episodi che mostrano quanto fosse crudele. Quindi quello che abbiamo non è l’Islam moderato contro l’Islam radicale, ma musulmani moderati contro musulmani radicali.
Tuttavia la cosa è molto problematica. Le persone cambiano. Per esempio, un musulmano nato in Inghilterra, che ha un approccio moderato, un giorno fa un viaggio in Pakistan o si avventura in rete dove scopre una intera galassia di siti islamici radicali: improvvisamente può essere portato a pensare “Mi sono sbagliato tutta la mia vita, questo è il vero Islam. Questo è il modo corretto di essere un musulmano“ e di conseguenza si radicalizza. Quindi anche un musulmano nato in un paese moderato e che ha interiorizzato l’atmosfera del suo luogo di nascita può cambiare e radicalizzarsi. Questa è la questione problematica, specialmente con gli immigrati e i rifugiati, i quali possono apparire moderati e magari lo sono di fatto, ma un giorno si radicalizzano e cercano di imporre agli altri la loro visione delle cose attraverso la forza e il terrore. Lo abbiamo già visto accadere.

Nel 1937 la Commissione Peel propose di dare agli arabi la maggior parte della terra e una piccola parte agli ebrei. Gli arabi dissero di no e hanno continuato a dire no fino ai nostri giorni a tutte le proposte fatte da Israele. Non pensa che sia arrivato il tempo di dichiarare che non ci sarà mai uno Stato palestinese perché i primi a non volerlo sono sempre stati i palestinesi stessi?
Prima di tutto mi lasci dire che non credo che esista un popolo palestinese o una nazione palestinese. Il motivo è che il Medio Oriente moderno non ha creato nazioni, sono tutti arabi. Non c’è, per esempio una nazione siriana, ci sono in Siria tribù arabe e gruppi etnici diversi come i curdi, i turcomanni, gli armeni, gli arabi. Ci sono anche religioni diverse, gli alawiti, i drusi, i cristiani, e ci sono sette musulmane sunnite e sciite. Tutti restano leali alla loro struttura tradizionale, alla loro tribù, al loro gruppo etnico, religioso, settario. Non hanno mai interiorizzato lo stato come la fonte della loro identità, questo è il motivo per il quale il concetto di stato non si è insediato nel cuore della gente. Questa è la Siria, perlomeno la Siria che esisteva sotto Assad fino alla Primavera Araba che è cominciata nel 2011. Non c’è un popolo siriano, un popolo consolidato intorno a un concetto di nazione. La stessa cosa vale per i palestinesi. Lo si può capire da come funzionano i matrimoni. Una ragazza di Hebron non ha alcuna opzione di sposarsi con un ragazzo di Nablus in quanto “loro” non sono come “noi”. Per non parlare di Gaza che, per gli arabi non gazawi, è vista come una realtà completamente diversa dalla loro. Nella West Bank ci sono diversi episodi di discriminazione araba nei confronti dei gazawi. Non esiste alcuna nazione palestinese più che ne esista una siriana, irachena, sudanese.

Ciò detto, quale potrebbe essere secondo lei una possibile soluzione del conflitto mettendo da parte uno Stato palestinese?
Personalmente appoggio la soluzione degli emirati, perché gli emirati sono l’unica forma di stato che funzioni nel Medioriente. Gli stati moderni come quelli europei non funzionano perché non corrispondono alla cultura. Soltanto gli emirati del golfo, come il Qatar, Abu Dabi, il Kuwait, tutti questi emirati sono stati di successo, non a causa del petrolio, il Dubai non ha petrolio, ma a causa della stabilità della sociologia, perché la società si appoggia su una singola tribù. Solo quando una società si appoggia su una singola tribù, l’arena politica funziona. Le società frammentate come quella irachena sono fonte costante di conflitti e questi conflitti si trascinano anche in parlamento, come risultato di ciò le loro economie sono fallimentari. Per i palestinesi dovremmo seguire il modello degli emirati, e creare degli emirati per i palestinesi all’interno delle città. Un emirato esiste già da dieci anni, si tratta di Gaza. Gli abitanti di Gaza sanno molto bene come gestire i loro problemi interni basandosi sul modello tribale. Un altro emirato dovrebbe essere a Hebron, un altro a Gerico, Ramallah, Jenin, Qalqilya, Nablus. Questa è l’unica soluzione fondata sulla sociologia invece che su sogni di nazioni che non esistono.

Una delle principali distinzioni accademiche fatte oggi è quella che diversifica tra Islam e Islamismo. L’Islamismo, in questa visione delle cose sarebbe solo l’Islam che ha smarrito se stesso. Tuttavia, se torniamo al Corano, specialmente alla parte di esso scritta a Medina, possiamo vedere chiaramente che gran parte di quello che viene fatto dai radicali è stato insegnato e fatto da Maometto medesimo nel VII secolo. Non crede che questa distinzione sia assai fragile?
Islam e islamismo sono modelli che i musulmani, nella stragrande maggioranza dei casi, non comprendono. La differenza che conoscono è tra chi mantiene rigorosamente i precetti islamici e chi non lo fa, ma non posseggono questa distinzione occidentale tra Islam e islamismo. Pregare cinque volte al giorno e praticare il jihad per loro sono la stessa cosa, mentre in Occidente si distingue tra i precetti che un individuo applica a se stesso e quelli che egli cerca di imporre agli altri. I musulmani sono teoricamente divisi in due categorie: coloro i quali credono nell’Islam e lo agiscono su se stessi e coloro i quali cercano di farlo agire sugli altri, imponendoglielo. I primi sono compatibili con le nostre società, i secondi non lo sono, ma entrambi, lo ripeto, fanno riferimento a un’unica tradizione testuale, a un unico testo.
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Re: Islam,Maometto,Corano,Sharia sono orrore e terrore

Messaggioda Berto » ven lug 07, 2017 9:33 pm

Nasce il Partito italiano anti-Islam. Meluzzi: "Conosco bene i musulmani, ecco cosa rischiamo"
2 Luglio 2017

http://www.liberoquotidiano.it/gallery/ ... -soli.html

Nasce il Partito italiano anti-islamizzazione, con l'obiettivo di arrivare entro pochi anni al 20% dei consensi. La risposta, ambiziosa e coraggiosa, al Partito islamico che sta prendendo forma intorno a Hamza Roberto Piccardo, ma anche alle politiche del governo come Ius soli e integrazione forzata, arriva da due giornalisti piuttosto noti: Alessandro Meluzzi, editorialista del Tempo, psicologo, docente universitario e famoso anche per i suoi interventi in tv, e il cronista del Giorno Stefano Cassinelli.

Come riferisce Il Tempo, il battesimo ufficiale avverrà il 4 luglio a Milano. "Il programma del Pai - spiega una nota - si sviluppa su vari temi che vanno dalla sicurezza al sostegno alle persone con disabilità, passando da immigrazione, ambiente, giustizia ed economia". Certo, il tema centrale è il rapporto tra Stato e Islam, "nella convinzione che l'intera questione debba essere gestita affidandosi al rispetto della Costituzione. Il Pai - si legge - mette al centro della sua attività il contrasto alla islamizzazione della società al fine di tutelare le norme e la cultura italiana", per salvaguardare "la libertà, la democrazia, la cultura e le tradizioni italiane nel rispetto di tutti".

"Conosco molto bene l'Islam - spiega Meluzzi al Tempo, - lo rispetto ma lo temo alle nostre latitudini perché l'Islam è una cultura forte, mentre la nostra è caotica e dissolta". C'è poi la questione demografica, ben espressa da un pensiero di Hasan al Turabi, capo dei Fratelli Musulmani: "Preventivava che gli uteri delle loro donne avrebbero colonizzato un Occidente ormai infecondo. Ogni musulmano ha più o meno quattro mogli, ognuna delle quali concepisce tre, quattro figli, e dunque i calcoli sono presto fatti".

Terzo fattore, e forse il più importante oggi, l'immigrazione, "e senz'altro non possiamo assistere al fenomeno con l'inebetimento del buonismo e del politicamente corretto. Ho visitato molti Paesi islamici, dalla Turchia all'Iraq, dove sono stato durante la prima guerra del Golfo, e temo chela nostra civiltà sia completamente disarmata. Non ci sto al pericolo che i nostri valori possano imboccare la via dell'estinzione".



Professor Sami Aldeeb Importante adesione al Partito Anti Islamizzazione PAI
07/07/2017

https://www.partitoantiislamizzazione.i ... U.facebook

Con grande gioia e soddisfazione, a testimonianza che la battaglia che stiamo portando avanti è democratica, civile ed ha un grande valore culturale, annunciamo l’iscrizione al Partito Anti Islamizzazione del dottor Sami Aldeeb Abu-Sahlieh, cristiano di origine palestinese, cittadino svizzero, che è uno dei più grandi esperti mondiali di diritto arabo e musulmano, chiamato dalla Confederazione Svizzera a tradurre la Costituzione Elvetica in arabo. Persone come lui, che ha scritto per noi un testo che riportiamo qui di seguito, sono quelle che possono far comprendere perché bisogna lottare contro l’islamizzazione. Come segretario del Partito lo ringrazio di cuore per il suo sostegno e l’adesione al Pai

Cristiano d’origine palestinese. Cittadino svizzero. Dottore in legge. Abilitato a dirigere ricerche - HDR. Professore universitario - CNU-Francia. Responsabile del diritto arabo e musulmano all’Istituto svizzero di diritto comparato 1980-2009. Visiting professor in varie università in Francia, Italia e Svizzera. Direttore del Centro di diritto arabo e musulmano. Autore di una cinquantina di libri in differenti lingue, di una traduzione francese, italiana e inglese del Corano, e di un’edizione araba annotata del Corano. Il suo sito: www.sami-aldeeb.com

“Ho letto il programma del PAI, che ho pubblicato sul mio blog www.blog.sami-aldeeb.com con altri testi in italiano e in francese. Mi farebbe piacere aderire al vostro partito ed esserne un membro attivo. Oggi i politici, gli intellettuali e gli universitari non fanno il loro dovere agendo e riflettendo in modo adeguato sull'Islam.

Sono molto preoccupato della situazione attuale, particolarmente a causa di una migrazione che l'Occidente non controlla più. Sono per una soluzione umana accettabile per tutti. La proposta è di utilizzare metà dell'Arabia Saudita per farne un protettorato internazionale capace di ricevere almeno 100 milioni di migranti che sono per la maggioranza musulmani. In questo modo li aiuteremmo a creare un paese moderno che farà fiorire il deserto, e diventare rispettosi dei diritti dell'uomo.

Dall'altra parte, non esponiamo a un pericolo i paesi occidentali. Questi migranti vengono con un'ideologia che ha distrutto i loro paesi, e finiranno con il distruggere i paesi che gli daranno l'ospitalità. In questo paese si dovrebbero ospitare anche tutti i prigionieri musulmani in Occidente il cui unico sogno è quello di distruggere lo stesso Occidente, ma anche tutti i musulmani che non vogliono aderire ai principi occidentali di rispetto dei diritti dell'uomo, incluse le donne che vogliono portare il niqab e altre forme di velo che copre la faccia. Si dice in arabo: "Meglio arrabbiarsi prima, che rimpiangere dopo".

Sono anche preoccupato per la situazione dei musulmani che vivono in Occidente senza rispettare le norme occidentali. Si diceva: "Quando sei a Roma, vivi come i romani". Ma tanti di questi vivono o vogliono trasformare Roma come se fosse l'Arabia Saudita o il Pakistan, con norme contrarie ai diritti dell'uomo per le quali l'Occidente ha tanto sacrificato. Propongo a questo proposito una nuova lettura del Corano nel quale la parte "rivelata a Medina" sarà abbandonata in favore della parte "rivelata alla Mecca" più o meno accettabile. Questa è la proposta fatta dal pensatore sudanese Mahmud Muhammad Taha, impiccato nel 1985 su istigazione di Azhar, dei Fratelli musulmani (attivissimi in Italia) e dell'Arabia Saudita. Perciò ho pubblicato una edizione araba e fatto una traduzione francese, inglese ed italiana del Corano in ordine cronologico, per distinguere tra le due parti.

Questa edizione deve essere imposta in Occidente a tutti, anche nelle moschee, con un'avvertenza all'inizio del Corano indicando che la parte di Medina è contraria ai diritti dell'uomo e dunque inaccettabile. Io considero la parte di Medina nel Corano mille volte più pericolosa che Mein Kampf di Hitler. Ecco l'avvertenza che metto sulla mia edizione araba e le mie traduzioni del Corano in francese, in inglese e in italiano:

Come altri Libri sacri, il Corano contiene direttamente, o indirettamente attraverso la Sunna di Maometto che i musulmani devono seguire, norme contrarie ai diritti umani riconosciuti oggi nei documenti internazionali. Invitiamo i lettori a leggerlo criticamente e a collocarlo nel suo contesto storico, cioè il VII secolo.

Tra le norme che violano i diritti umani, che ispirano le leggi dei paesi arabi e musulmani, e che i movimenti islamisti vogliono applicare, in tutto o in parte, citiamo a titolo di esempi:

- La disuguaglianza tra uomini e donne in matrimonio, divorzio, eredità, testimonianze, sanzioni e lavoro, il matrimonio delle impuberi, e la circoncisione maschile e femminile praticata sui bambini.
- La disuguaglianza tra musulmani e non musulmani in matrimonio, divorzio, eredità, testimonianze, sanzioni e lavoro.
- Il non riconoscimento della libertà religiosa, in particolare la libertà di cambiare religione.
- Esortazione a combattere i non-musulmani, per occupare i loro paesi, per imporre tributi (jizya) ai non musulmani e per uccidere coloro che non seguono le religioni monoteiste.
- La schiavitù, la cattura dei nemici e l’appropriazione delle loro donne.
- Punizioni crudeli come uccisione dell’apostata (che abbandona l’Islam), lapidazione per adulterio, amputazione delle mani del ladro, crocifissione, fustigazione e ritorsioni (occhio per occhio, dente per dente).
- Distruzione di statue, quadri e strumenti musicali, e divieto delle arti.
- Maltrattamento degli animali e uccisione dei cani di compagnia
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Re: Islam,Maometto,Corano,Sharia sono orrore e terrore

Messaggioda Berto » gio lug 20, 2017 7:22 am

Hitler e Maometto: chi è stato il peggior criminale?

viewtopic.php?f=188&t=2659

Hitler e Maometto: chi è stato il peggior idolatra e criminale?

Immagine
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Re: Islam,Maometto,Corano,Sharia sono orrore e terrore

Messaggioda Berto » dom lug 30, 2017 6:44 pm

Il Culto della Morte
Niram Ferretti
3 luglio 2017

http://www.progettodreyfus.com/fratelli-musulmani-jihad

“Allah è il nostro obiettivo, il Profeta il nostro modello, il Corano la nostra costituzione, la Jihad la nostra strada, e la morte per Allah il più sublime dei nostri desideri”

Così è scritto nel manifesto fondante dei Fratelli Musulmani.

Nel 1937, in un articolo, prima intitolato “L’industria della morte” e in una ripubblicazione successiva “L’arte della morte” Hassan al-Banna, il fondatore del movimento islamico egiziano, avrebbe esplicitato il suo concetto di jihad. Per al-Banna ciò che aveva fiaccato i musulmani allontanandoli dal virtuoso sentiero della verità coranica era stato l’amore per la vita, i suoi piaceri e l’odio per la morte. Questa prospettiva andava invertita. La morte avrebbe dovuto essere un obbiettivo e trasformarsi in una vera e propria arte. “Dunque”, scriveva “Preparatevi a un grande compito. Siate disposti a morire e la vita vi sarà garantita, operate per una nobile morte e otterrete una completa felicità”.

La canzone cantata dai Fratelli Musulmani mentre marciavano per le strade del Cairo conteneva queste parole,

“Non abbiamo paura della morte ma la desideriamo…Come è straordinaria la morte…Moriamo per i musulmani”

a cui faceva seguito il coro,

“La jihad è la nostra via…e la morte per la causa di Dio il nostro più prezioso desiderio”.

Il culto della morte, la sua mistica nera, sono un elemento essenziale per comprendere ciò che motiva il terrorismo islamico. Esso rappresenta un elemento culturale che si è sviluppato in modo endogeno all’interno dell’Islam, nasce da un interpretazione del Corano e nel testo fonda la propria totale legittimità.

Hassan al-Banna conosceva il Corano a fondo, così come lo conosce assai bene Abu Bakr al-Baghdadi. Si può sostenere che la loro interpretazione sia una deriva, ma quello che non si può fare è affermare che la visione che propongono non nasca dentro all’Islam e non sia di natura religiosa. Ciò non solo è ridicolo ma grottesco.

Hasan al-Banna ieri, Abu Bakr al-Baghdadi oggi, gruppi come Hamas, Hezbollah, Al Quada, Boko Harem, Ansar Dine e altri, hanno alle spalle almeno un secolo di predicazione rigorista sia in campo sciita che in campo sunnita e sono ancorati nella loro visione al Corano e alle gesta di Maometto che per ogni musulmano pio rappresenta il modello perfetto da emulare.

L’idea del Califfato, del ripristino delle glorie passate non è un delirio estemporaneo nato in seno all’ISIS ma ha una lunga gestazione e legittimazione, fa parte del programma di coloro che si interpretano come riformisti e la cui istanza principale è il risveglio islamico, un ritorno alle origini pure dell’Islam e a un interpretazione del Corano sine glossa. E’ quindi del tutto fuorviante e privo di qualsiasi fondamento storico presentare il terrorismo islamico jihadista la cui ultima sigla è quella dell’ISIS, come il prodotto di cause esterne all’Islam e indotto se non prodotto direttamente dall’Occidente.

La serie di attentati jihadisti che hanno colpito negli ultimi anni l’Ooccidente, da Madrid, Londra, Bruxelles, Berlino, e gli episodi di violenza terrorista che interessano Israele, in cui i perpetratori uccidono nella consapevolezza che essi stessi saranno con ogni probabilità uccisi, si iscrivono tutti dentro lo stesso humus islamista che glorifica la morte e ha un unico solo nemico, l’Occidente, il suo stile di vita e i suoi valori, in contrasto con quelli coranicamente statuiti.

Israele, è fin dal suo sorgere dentro questa prospettiva di violenza di matrice religiosa esercitata nei suoi confronti, in cui l’aspetto politico è solo la diretta conseguenza ma non la causa principale, la foglia di fico, che nasconde la ragione più profonda che anima gli odiatori della vita, i santificatori della morte. Il rifiuto dell’esistenza, in una terra considerata interamente appartenente all’Umma islamica, di uno Stato ebraico, essendo gli ebrei nella prospettiva suprematista dell’islamismo militante, unicamente tollerabili come dhimmi, cittadini sottomessi alla superiorità musulmana.

Non è certo un caso che nel 1945 i Fratelli Musulmani aprirono la loro prima filiale palestinese a Gerusalemme. Hassan al-Banna scelse la Palestina come un luogo decisivo per fomentare il jihad, trasformandolo in un dovere che ogni devoto musulmano avrebbe dovuto ottemperare. La moschea di Al Aqsa, dopo la Mecca e Medina, il terzo sito più santo per l’Islam, gli offriva il prerequisito necessario. La stessa moschea che Abu Mazen, in un discorso incendiario tenuto il 16 settembre del 2015, dichiarò veniva dissacrata dalla presenza ebraica, invocando per la sua purificazione il sangue dei šuhadāʾ i martiri.

All’interno di questa prospettiva, in cui la morte è un bene, una elargizione fatta ad Allah per distruggere i suoi nemici, si iscrive la violenza di matrice islamica di cui da decenni siamo testimoni. Si tratta di un’unico jihad con declinazioni diverse e diverse ramificazioni che può essere affrontato solo nella più lucida consapevolezza di quali sono le sue fonti.



Religione e religiosità come ossessione, come grave malattia, grave disturbo della mente e dell'anima o psico-emotivo
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Cosa ci sarà mai di spirituale in questa gente, in questo culto politico-religioso dell'orrore e del terrore, nel loro pregare idolatra e ossessivo?

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Islam,Maometto,Corano,Sharia sono orrore e terrore

Messaggioda Berto » dom lug 30, 2017 6:45 pm

Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

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Re: Islam,Maometto,Corano,Sharia sono orrore e terrore

Messaggioda Berto » mer ago 16, 2017 9:17 am

Il maomettismo e i maomettani o l''Islam e gli islamici sono una minaccia, una offesa, un'ingiuria, un pericolo per l'umanità intera
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