Religione e religiosità come ossessione

Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » sab apr 15, 2017 8:08 pm

Un uomo ucciso per la sua umanità

Ecco quanto scritto da Mashal Khan, ritenuto blasfemo contro l'islam e per questo gli è costato la vita:

"O fondamentalisti religiosi, mettete fine a questo versamento di sangue. L'umanità è la più grande religione, l'amore la miglior adorazione."

Il post pubblicato su Facebook dal giovane studente ha scatenato l'ira dei suoi compagni UNIVERSITARI del campus “Abdul Wali Khan” della cittadina di Mardan, che per questo lo hanno prima massacrato di botte, poi lo hanno ucciso ed infine non ancora soddisfatti hanno infierito sul suo cadavere (video:

https://www.facebook.com/Roghlewaniii/v ... 1465675530
https://www.facebook.com/Roghlewaniii/v ... 1465675530

Ricordiamo che il Pakistan sulla blasfemia ha una delle leggi piú dure e allo stesso tempo permissive di tutto il mondo islamico: prevede l’applicazione della pena di morte anche senza prove.

https://www.facebook.com/islamicamentan ... 0707373952
http://www.indiatimes.com/news/world/im ... 75694.html

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... l-Khan.jpg
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » mer apr 26, 2017 12:30 pm

Come la Cina si difende dall'orrore islamico

In Cina non si potranno più chiamare i bambini Islam, Quran, Saddam e Mecca
Il governo ha vietato di dare ai neonati nomi propri legati all'Islam: l'obiettivo è colpire la comunità musulmana dello Xinjiang
25 aprile 2017

http://www.ilpost.it/2017/04/25/in-cina ... am-e-mecca

Nello Xinjiang – una provincia occidentale cinese, a maggioranza musulmana – non si potranno più chiamare i neonati con nomi legati alla religione islamica. La decisione si è aggiunta a una serie di provvedimenti simili presi dal governo cinese – come il divieto di portare la barba per gli uomini e di indossare veli che coprano il volto per le donne – al fine di limitare la libertà religiosa e di espressione della comunità musulmana uigura, che rappresenta circa la metà dei 23 milioni di musulmani cinesi. Da molto tempo gli uiguri avanzano richieste separatiste verso il governo centrale di Pechino, senza però ottenere alcunché.

Le autorità cinesi hanno distribuito una lista, non ancora completa, con i primi 12 nomi vietati: tra questi ci sono Islam, Quran, Saddam e Mecca e ogni nome nel quale ci sia un riferimento ai simboli delle stelle o della luna crescente. In caso di violazione delle nuove regole, il neonato non potrà essere registrato nei documenti familiari e avere accesso ai servizi sanitari e sociali, oltre che all’istruzione. Tuttavia, una lista completa non è ancora stata stilata e non è chiaro secondo quali parametri un nome verrà considerato legato alla religione islamica oppure no.

Il provvedimento è più che altro un attacco alla minoranza degli uiguri dello Xinjiang, la regione in gran parte costituita da deserti nel nord ovest della Cina dalla quale provengono i pochi attentatori che hanno colpito Pechino negli ultimi anni. Lo Xinjiang, che significa “Nuova Frontiera”, è stato portato sotto il completo controllo della Cina nel 1949: confina con otto stati (India, Pakistan, Russia, Mongolia, Kazakistan, Afghanistan, Tagikistan e Kirghizistan) ed è un passaggio obbligato per gli scambi commerciali con l’Asia Centrale e l’Europa. È un territorio molto ricco di gas e petrolio. La capitale è Urumqi e un altro centro molto importante a grande maggioranza uigura è Lukqun, a circa 200 chilometri a sud est della capitale. Nella regione sono frequenti da molti anni proteste contro il regime di Pechino e scontri etnici: gli uiguri non accettano la presenza dei cinesi han nella regione e denunciano da tempo le repressioni e le discriminazioni compiute dal governo.

La direttrice per la Cina di Human Rights Watch Sophie Richardson ha parlato del divieto di dare nomi di origine musulmana come dell’ultima restrizione alla libertà religiosa messa in atto in nome della lotta all’estremismo religioso. Richardson ha detto: «Queste politiche sono una violazione sfacciata delle libertà di credo e di espressione garantite a livello statale e internazionale».
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » ven mag 05, 2017 5:19 pm

Zurigo, stop alla distribuzione gratuita del Corano: serve solo a reclutare affiliati
di Lara Rastellino
venerdì 5 maggio 2017

http://www.secoloditalia.it/2017/05/zur ... g.facebook

Stop alla distribuzione gratuita del Corano a Zurigo: come molti sopettano da tempo, infatti, inziaitive di questo tipo hanno il solo scopo di reclutare affiliati e incrementare attività illegali. Così da qualche tempo malumori e inziative denunciano il clima di sospetto che aleggia nei comuni zurighesi che, a detta delle autorità preposte alla sicurezza, dovrebbero vietare in futuro la distribuzione gratuita del Corano denominata Lies! (Leggi!) sul suolo pubblico: a consigliarlo espressamente è il Dipartimento della sicurezza sulla base di una perizia giuridica e delle informazioni raccolte dai servizi d’informazione.

Secondo il Cantone, infatti, queste azioni hanno il solo scopo di reclutare nuovi proseliti incitandoli all’odio e alle azioni illecite e oltretutto, ribadisce Zurigo, lo Stato non è obbligato a mettere a disposizione le proprie piazze per organizzazioni le cui idee sono in contrasto con i nostri valori e con la nostra storia culturale.
E dunque, proprio sulla base di queste argomentazioni, le azioni di distribuzione del testo sacro per i musulmani possono essere proibite senza per questo violare la legge. I comuni zurighesi sono stati informati venerdì scorso per lettera su come eludere le richieste di distribuzione del Corano. Non solo: la direzione di sicurezza intende anche sostenerli a livello giuridico qualora contro le rispettive decisioni venisse interposto ricorso. Un divieto netto e senza possibilità di appello, in virtù del quale è stato anche stabilito che, qualora dovessero aver luogo senza permesso azioni di distribuzione, i comuni dovrebbero avvertire la polizia.
A quest’ultima spetterebbe, infine, l’allontanamento delle persone coinvolte.

Bandito il Corano e il ramo elvetico degli integralisti islamici

Il Dipartimento della sicurezza chiede inoltre alla Confederazione di proibire il ramo elvetico del gruppo Die wahre Religion (La vera religione) all’origine della diffusione del Corano. In Germania, questo gruppo salafista, che difende una interpretazione particolarmente conservatrice del Corano, è stato vietato già nel novembre del 2016 poiché sospettato di diffondere messaggi di odio in contrasto con la Costituzione federale e reclutare futuri estremisti per lo Stato islamico. Die wahre Religion è stato fondato in Germania da Abou Nagie, un palestinese con doppio passaporto. L’associazione è presente in Svizzera nelle maggiori città. È impossibile sapere quante copie del corano siano state consegnate finora. Il Ministero pubblico della Confederazione ha aperto nel 2016 procedure contro numerose persone legate all’organizzazione “Lies!”. In questo dossier, la giustizia elvetica collabora con quella tedesca.
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » ven mag 05, 2017 8:33 pm

E questa mostruosità demenziale, gli idolatri la chiamano religiosità o spiritualità
https://www.facebook.com/38627251508204 ... 3504684282
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » sab mag 06, 2017 8:19 am

La fede vera non ha bisogno di rivelatori e di essere artificialmente indotta con culti religiosi e non esiste per miracolo o per grazia divina particolare, essa esiste di per sé in modo naturale nel cuore di ogni creatura, è lì latente e di cui spesso si è inconsapevoli, ma basta solo disvelarla alla coscienza e poi essa non scomparità più e resterà sempre presente anche nella coscienza.
Sono le fedi false delle religioni, artificialmente indotte, che hanno bisogno di pratiche assurde per tenerle presenti e attive nella coscienza; pratiche che sempre generano ossessione e fanatismo. È la falsità che per farsi verità necessita della violenza e delle assurdità proprie dell'ossessione e del fanatismo che come nel caso più evidente dell'Islam producono soltanto orrore e terrore.
La vera fede è innata, naturale e universale e contiene tutti i valori spirituali essenziali ed è comune a tutte le creature e a tutto il creato e non altro è che il sentire, intuire spesso inconsapevole e la coscienza della presenza del Creatore o di Dio nel creato in noi, ossia in tutte le cose, in tutti i luoghi e in ogni tempo.
Essa non ha bisogno di profeti, di rivelatori, di libri, di culti, di riti, di cerimonie, di preghiere, di formule magiche, di miracoli, di canti, di adorazioni, di sacrifici, di martiri, di alcuna professione di fede, di alcun giuramento, ad essa non servono preti o sacerdoti, nemmeno chiese o templi, o luoghi particolari, tantomeno dei santi che operano miracoli.
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » dom mag 07, 2017 6:49 pm

Lettera aperta alla regina Rania di Giordania: “Io condanno l'islam ma non sono razzista”
08/01/2013
Silvana De Mari

https://www.facebook.com/groups/1203617 ... 6149924134

La bellissima regina Rania di Giordania ha lasciato un bel po' di video su YouTube per spiegare com’è bello l’islam, carino e simpatico, un gioiellino dell’umana intelligenza. La bellissima regina Rania di Giordania spiega su YouTube che l’islam è democrazia, e chi lo nega è un povero idiota, razzista e sciocco, superato dalla storia. Quindi noi che riteniamo l’islam la negazione della dignità delle donne e della libertà umana siamo solo dei poveri beceri malati di razzismo e pieni di pregiudizi.
Che siamo un po’ cretini, maestà può anche darsi, è una di quelle cose, la propria cretinaggine e la sua eventuale assenza, su cui è sempre meglio non nutrire certezze assolute.
Che i nostri siano pregiudizi, maestà, questa è una sciocchezzuola, perché maestà, il pregiudizio è un giudizio dato prima, pre-giudizio, pre, vuol dire prima. Noi il Corano ce lo siamo letto, maestà, con una fatica boia perché è proprio brutto, dal punto di vista letterario è di una bruttezza rivoltante oltre che essere un ammasso di contraddizioni fastidiose, però tra una contraddizione e l'altra, maestà, tenendo presente che il successivo annulla il precedente, che quella roba lì contenga una violenza assoluta e inestinguibile, maestà è innegabile.
Ci siamo letti la vita di Maometto, ce la siamo letti con i capelli dritti sulla testa: vede maestà, quando stermina gli ebrei della Penisola Arabica e quando sposa una bambina di 8 anni, scusi maestà, ma abbiamo sussultato. Sa, con Gesù Cristo eravamo abituati in un'altra maniera e a noi tutte questa somiglianza tra Cristo e Maometto che dice lei, per cui è evidente che il primo è il preannunciatore dell'altro, scusi sa, ma a noi ci sembra una negazione del principio di realtà, che è una maniera colta per dire che è una vera idiozia. Ci siamo anche studiati tutta la vostra storia, il nostro non è un pregiudizio, maestà, persino noi ormai sappiamo che vuol dire sunnita, sciita e sufita, sappiamo anche che vuol dire salafita, avete una passione per la S vero?, possiamo tenere conferenze su che cos’è lo wahhabismo, Il nostro non è un pregiudizio, ma un giudizio, e nessuno ci può venire a dire che non abbiamo il diritto di esprimere un giudizio, perché altrimenti la libertà verrà calpestata.
Libertà, maestà, è insieme a democrazia, una parola di cui lei non ha nessuna idea. Le pronuncia perché non le capisce, non le ama, sono parole per cui lei non morirebbe mai. Noi sì, maestà. Noi moriremmo per la dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, della Donna e del Cittadino e lei, maestà di cosa sia quella dichiarazione, non ha la più pallida idea.

Democrazia vuol dire tre cose:

diritto di voto
uguale dignità per tutti i cittadini
libera stampa per gli oppositori.

In alcuni paesi arabi si vota, maestà, ma mancano gli altri due componenti, quindi non si tratta di democrazie.

Il Corano sancisce l'inferiorità degli infedeli rispetto ai credenti, l’inferiorità degli schiavi rispetto ai padroni e l’inferiorità delle donne rispetto agli uomini. A proposito di schiavi: in realtà l’insulto al presidente USA Obama non è "negro filoisraeliano", ma "schiavo negro filoisraeliano", perchè in arabo negro e schiavo si dicono con la stessa parola. Hirsi Alì ne L'Infedele ci racconta di come lei, somala, quando viveva in Arabia Saudita, veniva normalmente apostrofata con le normali parole "schiava negra".

In Egitto, vede, per esempio, ai cristiani non è permessa nessuna carica pubblica, nemmeno quella di preside, Algeria, Tunisia e tutte le nazioni che nel 1967 hanno espulso le minoranze israelite non hanno rispettato i diritti delle minoranze e quindi non sono democrazie. Lei ha una qualche idea di cosa voglia dire fare il cristiano in Pakistan? Sicuramente no, altrimenti non scriverebbe cialtronate sulla libertà e la democrazia. In alcune delle sedicenti democrazie islamiche qualche donna è stata eletta, anche in Pakistan, per esempio, però lo stesso sparano alle ragazzine che vanno a scuola, bruciano la facce con l'acido a quelle che non portano il velo e seppelliscono vive quelle che si vogliono sposare contro il parere degli anziani. Anche se capo di Stato un femmina nell'islam può essere sempre picchiata dal marito come sancisce il Corano e ce lo ricorda la Televisione di stato della laica Tunisia. lei lo sa che il paese suo produce un tale quantitativo di delitti d'onore che potreste esportarli?

Lei è la sovrana di una nazione che ha condannato un poveraccio a tre anni di galera per aver inserito tre versi del Corano in una poesia. Non se lo ricorda più?

Lei è la sovrana di un paese che condanna a tre anni di galera un poeta che ha inserito due versi del Corano in una poesia e osa pronunciare la parola democrazia? Lei osa pronunciare le parole “l’islam è democrazia” ?

Se invece di parlare su YouTube lei si desse da fare a tirar fuori il disgraziato di galera, noi magari un "cicin" (piemontesismo vuol dire un grammo, una stilla) di sforzo per rinunciare alla nostra cretinaggine potremmo anche farlo. Così come stanno le cose, scusi maestà, la cretinaggine di essere anti islamici ce la teniamo stretta come l'orsacchiotto con cui andavamo a letto da bambini.

Lei potrebbe far sentire la sua voce per parlare contro la follia delle corti islamiche somale, lei potrebbe far sentire la sua voce per parlare contro la situazione dell'Arabia Saudita dove preferiscono che le figlie brucino vive piuttosto che saperle con il viso scoperto o convertite, lei potrebbe far sentire la sua voce per i cristiani che patiscono nelle terre dell'islam, e invece si mette a fare il piagnisteo su quanto noi siamo cattivi a considerare l'islam una religione liberticida.

Islam vuol dire sottomissione. Nel Santo Corano la parola libertà non è contenuta nemmeno una volta.

Le ricordo l'ordine contenuto nell'islam ai suoi sudditi di conquistare il mondo. Ma lei lo conosce già, vero? Perché non dovremmo preoccuparci di una religione che dichiara ufficialmente di volerci asservire?

Per la paura di essere accusati di razzismo.

Le armi dell'islam sono la violenza, la minaccia e il vittimismo. Lei maestà è una delle voci del vittimismo.

Le ricordo i versetti V, 33 del Corano: «In verità la ricompensa di coloro che combattono Iddio e il Suo Messaggero e si danno a corrompere la terra, è che essi saranno massacrati, o crocifissi, o amputati delle mani e dei piedi dai lati opposti, o banditi dalla terra: questo sarà per loro ignominia in questo mondo e nel mondo a venire avranno immenso tormento».

La democrazia è la libertà di parola, maestà, una cosa di cui lei, essendo islamica, non ha idea, la libertà di parola non è compatibile con un sistema che condanna a morte e alla tortura gli oppositori.

Credo che sia il momento di spiegare i fondamentali divieti dell’islam.

Nell’islam è vietata la musica. La musica, come il vino, sarà riservata al paradiso (dei maschi, in quello delle femmine solo fichi e uva). L’ayatollah Khomeini, sempre sia santificato il suo santo nome (sono già stata accusata di islamofobia e stavo cercando di ripulirmi la reputazione) ha specificato quanto la musica, tutta la musica, sia contraria all’islam e che Allah il misericordioso verserà piombo fuso nelle orecchie di coloro che hanno ascoltato musica. Questo è il motivo per cui i veri islamici, Talebani e Corti islamiche somale, vietano la musica e la puniscono con la morte. Certo: gli uomini non possono vivere senza la musica. La musica è un mezzo di comunicazione ancora più antico della parola. Quindi c’è un mucchio di musica che si forma spontaneamente, tollerata, certo, ma mai incoraggiata. Nel caso dell’integralismo vietata. Scusate: avete mai sentito parlare di musica sinfonica islamica? Certamente no. I somali sono dovuti scappare dalla loro disperata terra per evitare la condanna a morte.

"Per la verità nel Corano non c'è un divieto esplicito della musica e del canto. L'interdizione fa piuttosto riferimento a delle fatwe emesse da teologi wahhabiti, come il defunto mufti dell'Arabia Saudita, Abdelaziz Bin Baz, che disse: «La parola ma'azif si riferisce al canto e agli strumenti musicali. Il Profeta ci ha detto che alla fine dei tempi arriverà un popolo che permetterà queste cose così come permetterà l’alcol, l’adulterio e la seta. Questo è uno dei segni della profezia, tutto ciò è accaduto. Il hadith (il detto) indica che gli strumenti musicali sono haram (proibiti) e condanna coloro che dicono che sono halal (leciti), così come condanna coloro che ritengono che l’alcol e l'adulterio sono leciti. Chiunque ritenga che il canto e gli strumenti musicali siano leciti mente e commette un peccato grave». ( Magdi Cristiano Allam)

L’islam vieta le immagini: ecco il motivo per cui Michelangelo non nasce mai in Arabia.

L’islam vieta il teatro, che è menzogna: non è mai esistito nella tradizione islamica. Qualcuno di voi ha mai sentito parlare di commediografi islamici? Di un’opera lirica islamica? Di un teatro tradizionale? Secondo voi come mai?

Per le stesse ragioni è stata vietato qualsiasi tipo di narrazione. Come la musica le narrazioni si formano da sole, e nei periodi migliori sono tollerate, mai incoraggiate. Le pochissime narrazioni esistenti nell’islam, Le mille e una Notte e poco altro, sono in realtà frutto di dissidenti. Le Mille e una notte sono attualmente vietate in tutti i paesi islamici integralisti.

La filosofia nell’islam è vietata, infatti non c’è. Tutto quello che non è nel Corano è sbagliato e quindi non va considerato, non va neanche stampato. Nel suo bellissimo libro L’Infedele, la scrittrice somala Ayaan Hirsi Ali racconta la sua emozione, la sua passione, quando ha scoperto Spinoza e Kant, che descrive quasi da un punto di vista architettonico: la filosofia è un’architettura di pensiero. L'uomo non può vivere senza filosofia. La filosofia, come la musica, si forma dappertutto, e quindi ci sono stati nell'islam grandissimi scienziati e grandissimi filosofi, nel primo periodo della sua esistenza, fino al 1300, in quel periodo fu straordinaria la fioritura scientifica, certo, perché gli uomini dell'islam, come tutti gli uomini, sono istintivamente portati verso la conoscenza, e misero insieme filosofia e scienza delle civiltà che stavano conquistando con le armi per creare un'esplosione di pensiero. Basti pensare all’importanza della diffusione dello zero, intuizione indiana, nel mondo occidentale, basti pensare agli strumenti astronomici. Ma quei filosofi, tutti, erano dissidenti. Furono tollerati in alcuni periodi e in alcuni luoghi e furono straordinari, fino a quando L’islam restò vincente. Con la prima seria sconfitta islamica, la riconquiste della Spagna, i mullah anticiparono lo wahhabismo, dichiarando che i guai dell’islam erano causati dalla non applicazione integrale del Corano e chiusero i battenti alla scienza e alla filosofia.

Non esistono né possono esistere filosofi nell’islam, tra i veri credenti, filosofo islamico è una contraddizione in termini. Spesso Tariq Ramadan, viene definito un filosofo. Tariq Ramadan è un laureato in filosofia che insegna filosofia in un liceo di Ginevra, e non so come possa insegnarla perché nei suoi libri si vede come non solo non abbia mai avuto un’idea filosofica in vita sua, ma che non ha neanche ancora capito la filosofia che cosa sia in realtà.

La filosofia non può esistere perché è vietata la filologia e questa è la differenza fondamentale, quella da cui tutto deriva.

Non è possibile studiare la Bibbia senza sviluppare un altissimo livello di filologia, letteralmente amore per la parola, per il verbo. Gli studiosi della Torà sono abituati dall’età di 5 anni a spaccare il capello in quattro. L’ultimo premio Nobel israeliano per l’economia è uno che ha perfezionato la teoria del caos e c’è riuscito grazie allo studio della Torà. Dove c’è filologia, e solo dove c’è filologia, prima o poi si sviluppa il pensiero filosofico. Dove c’è il pensiero filosofico si sviluppa il pensiero scientifico e solo se c’è il pensiero scientifico può svilupparsi quello tecnologico.

Gli Ebrei sono in totale 14 milioni di persone, contro un miliardo e qualcosa di cristiani e un miliardo e qualcosa di Musulmani, però la loro percentuale di premi Nobel è impressionante. (126) O concludiamo che gli Ebrei sono geneticamente superiori a tutti gli altri, o concludiamo che lo studio della Bibbia dona un formidabile sviluppo delle facoltà cognitive.

La Bibbia è anche una formidabile raccolta di storie. Adamo, Eva, Lot e consorte, Giuseppe e i suoi fratelli, Isacco, Sara, Mosè eccetera, eccetera. Storie. Una montagna di storie. Le storie sviluppano la nostra intelligenza e grazie al meccanismo dell’identificazione con il protagonista fanno da ammortizzatore alle emozioni . Le storie e il pensiero scientifico e matematico vanno di pari passo. Dove non ci sono storie non c’è pensiero matematico. Ci sono persone che hanno una straordinaria capacità si raccontare e ascoltare storie e magari non capiscono un fico di matematica, ed altri che adorano la matematica e detestano le storie, come Nash, per esempio, il matematico autore della prima teoria del caos. Però in una cultura ci devono essere sia il pensiero narrativo che quello scientifico matematico, esattamente come nel passo di una persona ci sono il piede destro e quello sinistro. Come diceva la buonanima del dottor Einstein: se volete dei figli intelligenti raccontate loro le fiabe e se volete dei figli molto intelligenti raccontate loro molte fiabe. Gli Ebrei sono dannatamente intelligenti perché gli raccontano la Bibbia.

Gesù Cristo non ha scritto nulla. I 400 vangeli che parlano di lui sono in contraddizione gli uni con gli altri ci spingono alla filologia. In più i vangeli sono un tripudio di storie, tra il racconto della vita di Gesù e le parabole. Anche noi con la filologia siamo bravini. In più il Vangelo, come la Bibbia è una formidabile ricchezza di Storie, la straordinaria storia di Gesù Cristo, le parabole. Una ricchezza straordinaria. Non è un caso che i seguaci di questa religione siano diventati una ricchezza di architettura, arte, musica, teatro letteratura, astrofisica, astronomia senza la fisica, fisica senza l'astronomia, chimica, matematica e qualche altra cosa che adesso non elenco perché altrimenti non mi bastano tre pagine.

Il Corano è dettato. Il Corano è dettato, non ispirato: il Corano è il pensiero di Dio, il Corano è Dio, esiste da sempre, da molto prima che Maometto lo sentisse e lo raccontasse, esiste dalla notte dei tempi, esisteva prima del mondo. Non può essere elaborato. Può solo essere imparato a memoria, nelle terribile scuole coraniche dove chi sbaglia viene picchiato a sangue e a volte anche a morte, come è successo in Pakistan a un bimbo cieco di 8 anni, due mesi fa.

Chi esce dalle scuole rabbiniche ha imparato a pensare. I monaci del medio evo hanno salvato il sapere del mondo latino e rifondato la scienza. Nell’islam la filologia è vietata. Questo è il punto fondamentale. Chi esce dalle scuole coraniche ha avuto il pensiero distrutto con la violenza e una micidiale, brutale ma efficace tecnica di lavaggio del cervello.

Quando Gutemberg inventò la stampa, il costo dei libri si abbatté e il loro numero di moltiplicò, ma solo in ambiente cristiano. La stampa fu vietata nei paesi islamici: visto che l’unico libro che serve è il Corano, perché stamparne altri? La stampa fu introdotta in quei paesi solo con l’Impero Britannico, ma oramai era tardi: il gap scientifico e narrativo tra i due mondi, cristiano e islamico era incolmabile. In questo momento ogni anno in tutto il mondo islamico, un miliardo e duecento milioni di persone, vengono stampati 30.000 libri, 30.000 nuovi titoli, l’anno, tra libri tradotti e produzione locale, tra narrativa, saggistica e testi scientifici per le università. 30.000 nuovi titoli in un anno sono la quota della piccola Grecia. Il minuscolo stato (6 milioni di persone) di Israele stampa ogni anno 35.000 libri, oltre ad avere una circolazione stratosferica di libri in inglese, francese e russo, tedesco e spagnolo.

Poi c’è il problema della scienza. Sia il Giudaismo che il Cristianesimo affermano che Dio è coerente. Ha fatto le regole che regolano l’universo e queste regole sono sempre le stesse. Lo spiega anche San Tommaso.

“Poiché i principi di certe discipline, come la logica, la geometria e l’aritmetica, sono desunti dai soli principi formali delle cose , dai quali dipende la loro essenza, ne segue che Dio non può fare cose contrarie a questi principi, non può fare ad esempio che le linee che passano dal centro della circonferenza non siano uguali…”

Dato che Dio ha fatto regole immutabili, vale la pena di studiarle. Ebrei e Cristiani possono essere scienziati.

Nell’islam invece Allah il Misericordioso, sempre sia santificato il suo nome, è assolutamente libero. Può decidere di far girare i pianeti in un senso o nell’altro a seconda di come gli gira. Studiare le leggi della natura è blasfemo perché vuol dire ritenere che Allah abbia il dovere di fare sempre le stesse cose. Nel mondo islamico Allah il Misericordioso non permette la scienza.

Ci sono in compenso numerose cose vietate nella religione giudaico cristiana e invece permesse nell’islam.

La legge di Mosè è incisa sulla pietra ed è uguale per tutti.

La legge di Mosè è uguale per tutti: re, pezzenti, profeti, liberi e schiavi. È una legge dura quella di Mosè. Non uccidere. Mai. Non rubare mai, Non dire falsa testimonianza, mai a nessuno. La legge del Dio degli Israeliti non distingue tra esterno e interno della tribù. Non si può mentire a nessuno, non si può rubare a nessuno, nemmeno ai non Ebrei. Le leggi dell’islam, al contrario distinguono tra musulmani e non musulmani e sono valide solo per i musulmani. Lo stesso Maometto ufficializza il concetto della “doppia verità”, come la chiama: ai nemici di Allah è giusto mentire (è un concetto molto caro a tutti i capi islamici e particolarmente ed Arafat, che la usava continuamente e ufficialmente). I nemici di Allah possono essere uccisi, derubati, ingannati nessuna legge difende le loro donne e i loro ragazzini.

Le donne e i ragazzini degli infedeli, nell'islam possono essere ufficialmente stuprati.

Quando per il favore divino la fortezza fu espugnata, il nemico perdette ogni forza e fu incapace di reagire. Il popolo fedele non incontrò più ostacoli e pose mano al saccheggio in piena sicurezza. Si potrebbe dire che la vista della possibilità di poter fare bottino di ragazzi e belle donne devastasse i loro cuori e i loro animi. Trassero fuori da tutti i palazzi, che uguagliavano il palazzo di Salomone e si avvicinavano alla sfera del cielo, trassero nelle strade strappandole dai letti d’oro, dalle tende tempestate di pietre preziose, le beltà greche, franche, russe, ungheresi, cinesi khotanesi, cioè in breve le belle dai morbidi capelli, uguali alle chiome degli idoli, appartenenti alle razze più diverse, e i giovinetti che suscitavano turbamento, incontri paradisiaci.

Questa è la descrizione della presa di Costantinopoli da parte di Maometto II. Il brano è preso da “Storia del signore della conquista” di Tarsun Beg Kemal, vale a dire è il racconto ufficiale, quello su cui i bambini turchi studiano la storia.

Sicuramente anche i Crociati hanno commesso atti del genere, però hanno dovuto farlo di nascosto: era vietato, almeno in teoria era vietato. E punito. C'era la castrazione e il taglio del naso per un crociato che si facesse pescare con le mani su una donna araba. Lo hanno fatto, ma poi non lo hanno scritto e sicuramente dove è vietato viene fatto parecchio di meno.

Non commettere atti impuri è Non commettere atti impuri. Mai. Non commettere atti impuri blocca anche lo stupro etnico. Tu non desidererai la roba d’altri. Tu non desidererai la donna d’altri. Gli altri sono i forestieri, gli stranieri. Vuol dire che anche fantasticarci sopra, al depredare altri popoli e a violentargli le donne, è un peccato mortale, perché spinge alle guerre di rapina. Quando Maometto sterminò gli Ebrei dell’Arabia rei di non averlo riconosciuto come Messia, uccise solo i maschi: le donne e le bambine furono fatte schiave, cioè stuprate. Stesso schema in Turchia nel 1915. Nel genocidio degli Armeni i maschi sono stati uccisi subito, le femmine sono state sterminate con delle infernali marce della morte per spingerle a convertirsi, cioè a diventare donne dei musulmani. Le donne armene hanno preferito crepare in maniera atroce che convertirsi.

Il villaggio era pieno di cadaveri. In un cortile c’erano un gruppo di donne (armene) ancora vive. I soldati (turchi) si divertivano a frustarle. Poi uno ebbe l’idea di prendere un tamburo e farle danzare. « Danzate, donne, danzate quando sentite il tamburo». Urlavano i soldati mentre le fruste schioccavano sulle schiene di quelle poverette, lacerandole. «Scoprite il seno e danzate. Danzate finché siete vive». Urlavano i soldati. Uno di loro è andato a prendere una tanica di cherosene e l’ha versato addosso alle ragazze. «Danzate urlavano tutti, danzate fino a che siete vive e sentite questo aroma più dolce di ogni profumo.» Poi hanno appiccato il fuoco. I poveri corpi si sono contorti fino alla morte. E io, ora, io che sto raccontando questo, come potrò mai, ditemi, levarmi quei poveri corpi dagli occhi?

Racconto di una testimone tedesca, Isola di Hectamar, Turchia, 1915.

Più del 10% del mezzo milione di donne armene sono morte bruciate vive. Il cherosene era la punizione per le ribelli: chi cercava di fuggire, chi resisteva allo stupro.

Nell’islam non è vietato uccidere i non credenti. Non uccidere vale solo se l’ucciso è un musulmano. Lo stesso vale per la violenza sulle donne e i bambini. Nel santo corano è specificato che donne e bambini possono essere uccisi “ se si oppongono all’islam”. Ecco perché in Israele non ci sono civili e tutti possono essere uccisi. Spesso vengono riportati brani del corano dove si condanna l’uccisione di innocenti per dimostrare che l’islam è una religione di pace e compassione: attenzione, stiamo parlando di una regola che vale solo tra i credenti. Un musulmano deve rispettare “i suoi pari”, cioè i musulmani. I non musulmani sono carne da macello ed è giusto che sia così perché solo dopo il loro annientamento l’islam potrà regnare su tutto il mondo e quindi ci sarà la pace del mondo e Allah il Misericordioso sarà contento.

Allah il misericordioso potrebbe conquistarsi lui da solo il mondo con le armi, ma vuole che lo facciano i suoi servi perché così li mette alla prova. Nell’islam giustamente i terroristi, tutti, anche quelli di Beslan, sono eroi. Chiunque sia morto (cito sempre l’ayatollah Komeini) mentre terrorizzava e sterminava gli infedeli invece delle 40 vergini al giorno canoniche ne avrà 60, che fa una quota di due vergini virgola sei periodico l’ora, per l’eternità (mi auguro che nel paradiso degli islamici abbiano una borsa del ghiaccio). Non solo, ma lo stesso trattamento l’avranno 60 maschi che lui indicherà. (Il concetto di responsabilità personale nell’islam è un po' nebuloso.) Quindi anche il padre, il nonno, il cugino, il cognato della portinaia del kamikaze e il prozio del pizzicagnolo di fronte sono beatificati.

Ritorniamo al Santo Corano.

L’islam non vieta di sposare una donna contro la sua volontà. Neanche una bambina. Anzi. L’ayatollah Khomeini spiega come sia meglio che una bambina venga data in sposa a otto anni, massimo dieci, come la terza moglie del Profeta.

Ci sono obblighi nell’islam:

la sura numero 8 raccomanda di terrorizzare i nemici di Allah, la sura numero 9 e 10 di ucciderli.

Chi si oppone all’islam deve essere ucciso e gli vengano tagliati mani e piedi, deve essere crocifisso, bruciato.

Scusi maestà, io mi appongo all'islam con tutte le mie forze: dice che sono razzista a essere un po' preoccupata?

Khomeini spiegò come ogni maschio nell’islam sia impegnato sempre alla conquista militare del mondo non islamico, con tutti i mezzi, perché il fine, il regno di Allah su tutto il mondo è talmente alto che giustifica ogni mezzo. Uccidere derubare e ingannare i nemici dell’islam è un dovere di ogni credente. Un credente che non faccia queste cose è in difetto e difficilmente potrà essere perdonato.

È vietato fare l’elemosina a un infedele. Vorrebbe dire rinforzare i nemici di Allah.

Quanti soldi abbiamo mandato noi e gli USA per lo tsunami, solo per fare un esempio? Metri cubi, vero? Anche Israele ha mandato un bel po’ di aiuti.

Qualcuno ricorda di un centesimo, una briciola, un ravanello, un cappero, una porzione di escrementi di cammello (ottimo fertilizzante) arrivati dalla ricchissima Arabia Saudita in occasione di un nostro terremoto, inondazione o altro?

Certamente no.

A proposito di terrorismo: ho una notizia per tutti gli amuli e i seguaci Osama Bin Laden e tutti i suoi, quelli che sono venuto a terrorizzarci.

Dovevate farci paura? Sciocchini!

Non abbiamo paura di niente e siamo ogni giorno più pronti a morire, a dare la nostra vita per proteggere la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, della Donna e del Cittadino!

Quello che avete scambiato per viltà era solo un eccesso di buona educazione.

Non volevamo dirvelo quello che pensavamo della religione dei vostri padri solo perché pare brutto dire a uno che quello che gli ha insegnato mamma su Dio e la morte è un ammasso di crudeli e feroci falsità. Ma se venite a minacciarci, be' allora ve lo diciamo.

L’islam è un nemico mortale del pensiero e della libertà umani. Un nemico crudele e mortale.

La regina Rania di Giordania che spiega che l’islam è democrazia vive lieta e sicura e riceverà anche un premio per la sua presenza su YouTube.

Robert Redeker che afferma che l’islam è violenza, vive alla macchia.

Non vi confondete su chi sono i paladini della libertà e chi i cialtroni.

Riporto ancora una volta l’articolo di Robert Redeker. Lo so, non è la prima volta, ma qust'uomo ha pagato con la sua vita distrutta questo articolo.

“Le reazioni suscitate dall’analisi di Benedetto XVI sull’islam e la violenza fanno parte dell’obiettivo che lo stesso islam si pone: spazzare via la cosa più preziosa che possiede l’occidente e che non esiste in alcun paese musulmano, ovvero la libertà di pensiero e di espressione. L’islam sta cercando di imporre all’Europa le proprie regole: apertura delle piscine solo per le donne a determinati orari, divieto di satira della religione, pretesa di avere un certo tipo di alimentazione per i bambini musulmani nelle mense scolastiche, lotta per imporre il velo nelle scuole, accusa di islamofobia contro gli spiriti liberi. Come si spiega il divieto dell’estate scorsa di portare il tanga a Paris-Plage? La spiegazione addotta è quantomeno strana: c’era il rischio, si dice, di “turbare l’ordine pubblico”. Cosa significa? Che bande di giovani frustrati avrebbero rischiato di diventare violenti di fronte alla bellezza che faceva mostra di sé? Oppure si temevano manifestazioni islamiche, nelle vesti di brigate della virtù, nella zona di Paris-Plage? In realtà, il fatto che portare il velo in pubblico non sia vietato è qualcosa che può “turbare l’ordine pubblico” molto più del tanga, a causa della condanna che suscita questo strumento per l’oppressione delle donne. Non è fuori luogo pensare che tale divieto rappresenti una certa islamizzazione della mentalità francese, la sottomissione più o meno conscia ai dettami dell’islam. O quantomeno che questo sia il risultato dell’insidiosa pressione musulmana sulla mentalità della gente: le stesse persone che sono insorte contro l’inaugurazione di un sagrato dedicato a Giovanni Paolo II a Parigi non fiatano quando si costruiscono le moschee. L’islam sta cercando di obbligare l’Europa ad adeguarsi alla sua visione dell’uomo. Come già accadde con il comunismo, l’occidente è ora sotto sorveglianza ideologica. L’islam si presenta, esattamente come il defunto comunismo, come alternativa al mondo occidentale. E come il comunismo di altri tempi, l’islam, per conquistare gli animi, gioca su fattori emotivi. Ostenta una legittimità, turba la coscienza occidentale, attenta al prossimo: il fatto di porsi come la voce dei poveri di tutto il mondo. Ieri la voce dei poveri proveniva da Mosca; oggi viene dalla Mecca. Oggi degli intellettuali si fanno portatori dello sguardo del Corano, come ieri avevano fatto con lo sguardo di Mosca. Ora la scomunica è per l’islamofobia, come lo era stata in passato per l’anticomunismo. Nell’apertura agli altri, che è propria dell’Occidente, si manifesta una secolarizzazione del cristianesimo che può essere riassunta in questi termini: l’altro deve sempre venire prima di me. L’occidentale, erede del cristianesimo, è colui che mette a nudo la propria anima, assumendosi il rischio di passare per debole. Come il defunto comunismo, l’islam considera la generosità, l’apertura mentale, la tolleranza, la dolcezza, la libertà delle donne e dei costumi e i valori democratici come segni di decadenza. Sono debolezze che sfrutta volutamente grazie a degli “utili idioti”, buone coscienze imbevute di buoni sentimenti, per imporre l’ordine coranico nel mondo occidentale. Il Corano è un libro di una violenza inaudita. Maxime Rodinson sostiene, nell’Encyclopedia Universalis, alcune verità importanti che in Francia sono considerate tabù. Infatti, da una parte, “Maometto rivelò a Medina delle insospettate qualità di dirigente politico e capo militare (…). Ricorse alla guerra privata, istituzione comune in Arabia, Maometto inviò subito manipoli di suoi sostenitori ad attaccare le carovane della Mecca, punendo così i suoi connazionali increduli e, al contempo, ottenendo un ricco bottino”. Dall’altra, “Maometto approfittò di questo successo per eliminare da Medina, facendola massacrare, l’ultima tribù ebrea ancora esistente, quella dei Qurayza, con l’accusa di comportamento sospetto”. Poi, “dopo la morte di Khadidja, sposò una vedova, brava donna di casa di nome Sawda, e anche la piccola Aisha, che aveva appena dieci anni. Le sue tendenze erotiche, a lungo represse, lo avrebbero portato a contrarre contemporaneamente una decina di matrimoni”. C’è un’esaltazione della violenza, perché il Corano mostra Maometto sotto questa luce: guerrafondaio senza pietà, predatore, massacratore di ebrei e poligamo. Ovviamente anche la chiesa cattolica ha le sue colpe. La sua storia è costellata di pagine nere, delle quali ha fatto ammenda: l’inquisizione, la caccia alle streghe, l’esecuzione dei filosofi Bruno e Vanini, la condanna degli epicurei, quella del cavaliere de La Barre, accusato di empietà in pieno XVIII secolo, non depongono a suo favore. Però c’è una differenza fondamentale tra il cristianesimo e l’islam: è sempre possibile tornare ai valori evangelici, alla dolce personalità di Gesù Cristo, riscattandosi dagli errori della chiesa. Pochi. Nessun errore della chiesa è stato ispirato dal Vangelo. Gesù è per la non violenza, e il ritorno al Cristo rappresenta la salvezza nei confronti di certi eccessi dell’istituzione ecclesiale. Il ricorso a Maometto, invece, rafforza l’odio e la violenza. Gesù è il maestro dell’amore, Maometto, il maestro dell’odio. La lapidazione di Satana che si ripete ogni anno alla Mecca non è solo un fenomeno superstizioso: non si riduce infatti allo spettacolo di una folla isterica che flirta con la barbarie, ma ha una portata antropologica. Si tratta invero di un rito che ogni musulmano è invitato ad accettare, radicando la violenza come dovere sacro nel cuore del credente. Questa lapidazione, che ogni anno provoca la morte di fedeli calpestati dalla folla (a volte anche centinaia), è un rituale che ingloba la violenza arcaica. Anziché eliminare questa violenza arcaica neutralizzandola, sulla scia dell’ebraismo e del cristianesimo (l’ebraismo inizia con il rifiuto del sacrificio umano, che è l’ingresso nella civiltà, mentre il cristianesimo trasformerà il sacrificio in eucarestia), l’islam le crea un bel nido per crescere al caldo. Mentre l’ebraismo e il cristianesimo sono religioni i cui riti sono rivolti contro la violenza e la delegittimano, l’islam è una religione che esalta la violenza e l’odio, sia nel suo testo sacro che in alcuni riti comuni. Odio e violenza pervadono il testo sul quale si formano tutti i musulmani: il Corano. Come ai tempi della Guerra fredda, la violenza e l’intimidazione vengono utilizzate al servizio di un’ideologia che si vuole egemone: l’islam, che mira a mettere la sua cappa di piombo sul mondo intero. Benedetto XVI sta soffrendo la crudeltà di tale esperienza. Come in altri tempi, è necessario dire a chiare lettere che l’occidente è “il mondo libero” nei confronti di quello musulmano, e, come in quei tempi, gli avversari di questo “mondo libero”, funzionari zelanti del Corano, pullulano al suo interno”.

Robert Redeker (traduzione Studio Brindani)

Se sua maestà Rania di Giordania avesse parlato per la libertà e la vita di Robert Redeker e degli altri condannati a morte della Jiad islamica, contro le ragazzine cristiane rapite e violentate a Betlemme e a Mosul, contro le 2000 chiese bruciate a Giacarta, contro le chiese bruciate in Kenia e in Nigeria, sarebbe stata una grande donna, il Gandy islamico, la speranza, il futuro.

Ma non lo ha fatto altro che il solito piagnisteo: puro distillato di cialtronaggine.

Noi non siamo orchi.

Noi non bruciamo le moschee e se qualcuno lo fa lo fermiamo.

Noi non manchiamo di rispetto alle persone che portano nel vestiario i segni dell’islam, noi non profaniamo il Corano e se qualcuno lo facesse noi saremmo i primi a fermarlo e a punirlo.

Ma noi rivendichiamo il diritto alla libertà di parola.

Quindi propagandiamo l’articolo di Robert Redeker, lo appendiamo nella scuole, nella fabbriche, negli uffici, lo mandiamo via internet a tutti quelli che conosciamo. Ne facciamo un manifesto e lo appendiamo davanti alle moschee, perché la libertà appartiene a tutti gli uomini e le donne della terra.

E le religioni che negano questa liberà meritano di essere combattute fino alla morte.

Fino alla nostra morte, perché forse ci ammazzeranno, faremo la fine di Theo Van Gogh, certo, oppure fino alla morte delle religioni che negano la libertà, che si disfaranno nel nulla.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » dom mag 14, 2017 7:29 pm

HAMZA BIN LADEN : COLPIRE OBBIETTIVI EBRAICI E OCCIDENTALI IN TUTTO IL MONDO
Di Sarah G. Frankl

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 3898517336

Hamza Bin Ladem, figlio del defunto fondatore di Al Qaeda, Osama Bin laden, ha invitato i lupi solitari di tutto il mondo a colpire obiettivi ebraici e occidentali in ogni luogo del pianeta e in particolare proprio nei loro paesi.

A diffondere il video con l’ordine di Hamza Bin Laden è stato il media ufficiale di Al Qaeda, as-Sahab. Nel video il figlio di Bin Laden incoraggia i terroristi islamici a non recarsi nei territori interessati dalla Jihad (come la Siria, la Libia, l’Iraq ecc. ecc.) ma a colpire “gli ebrei e i crociati” direttamente a casa loro.

«Sappiate che colpire ebrei e crociati direttamente nel luogo in cui vi trovate è molto più fastidioso per il nemico» ha detto Hamza Bin Laden nel video intitolato “Advice for Martyrdom-Seekers in the West”. Poi continua invitando i lupi solitari a colpire con qualsiasi mezzo in Palestina, in Israele e in tutti i paesi occidentali, invitandoli ad usare veicoli di ogni tipo, coltelli, pistole e qualsiasi mezzo atto ad uccidere gli infedeli. «Dovremo continuare a colpirli fino a quando ogni singolo infedele non avrà lasciato la penisola arabica e ogni singolo lembo di terra appartenente all’islam» ha concluso Hamza Bin Laden.

A differenza del padre che non amava invitare i lupi solitari a colpire, Hamza Bin Laden sembra aver fatto sua la tattica usata dallo Stato Islamico che si basa in larga parte proprio sull’uso dei lupi solitari per portare attacchi tanto devastanti e mortali quanto impossibili da prevedere, il che li rende effettivamente più “terrorizzanti”.

Resta immutata la retorica musulmana sulla cosiddetta «terra appartenente all’islam» a conferma che i territori dove si insediano i musulmani, anche se in minoranza, diventano automaticamente territori appartenenti all’islam. Lo abbiamo già visto in maniera evidente a Gerusalemme e in altri luoghi “conquistati” con vari mezzi dall’islam. Una retorica che dovrebbe spingerci a riflettere su come la pensa la maggioranza dei musulmani anche su quei territori che li accolgono in pace.
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » dom mag 14, 2017 10:32 pm

Le origini della religione nell'ottica darwiniana: Richard Dawkins e Desmond Morris

1) Richard Dawkins: la religione come prodotto indiretto

http://unaltrolanternino.blogspot.it/20 ... e.html?m=1


Nel suo celebre saggio “L'illusione di Dio”1 (2006), l'etologo britannico Richard Dawkins analizza le motivazioni che spingono tutt'oggi buona parte dell'umanità a credere nell'esistenza di entità sovrannaturali indimostrabili, confutandole da un punto di vista logico e scientifico. Dal momento che tale tendenza ha causato, storicamente, abbondanti danni a fronte di ben pochi benefici2, è opportuno chiedersi perché la selezione naturale non ne abbia gradualmente favorito la scomparsa:

La religione mette sovente a repentaglio la vita sia dei credenti sia dei non credenti. Migliaia di individui sono stati torturati perché non volevano abiurare, o perseguitati perché avevano un credo in molti casi quasi indistinguibile da quello dei loro fanatici persecutori. La religione divora le risorse, a volte su scala massiccia. […] In nome della religione i devoti sono stati uccisi e hanno ucciso, si sono frustati a sangue la schiena, si sono consacrati a un’intera vita di celibato, silenzio e solitudine. Che senso ha tutto questo? Qual è il vantaggio della religione? 3

Il fatto che essa sia riuscita e riesca, grazie all'effetto placebo, a confortare i credenti riducendo i loro livelli di stress non basta a spiegare l'enormità della sua diffusione, anche perché la consolazione è sovente controbilanciata da sentimenti negativi come l'ansia e il senso di colpa4. Dawkins ipotizza quindi che non si stata la religione in sé a rivelarsi utile alla sopravvivenza, ma che essa possa essere sorta come effetto collaterale di un modello che invece si è dimostrato utile in tal senso. Per capire che cosa si intenda ci si può rifare all'esempio delle falene che volano fatalmente verso il fuoco delle candele:

La luce artificiale è comparsa solo di recente nella scena notturna. Fino a poco tempo fa, le uniche luci che si vedevano di notte erano la luna e le stelle; luci che si trovano nell’infinito ottico, sicché i loro raggi arrivano sulla terra paralleli. Perciò sono adatte a fungere da bussole. Gli insetti utilizzano corpi celesti come il sole e la luna per seguire una rotta precisa e rettilinea, e usano la medesima bussola, in senso inverso, per tornare a casa dopo un’escursione. Il sistema nervoso degli insetti è abile nell’elaborare una regola empirica temporanea di questo tipo: «Mantieni la rotta in maniera che i raggi luminosi ti colpiscano l’occhio secondo un angolo di 30 gradi». Poiché gli insetti hanno occhi composti (con tubuli diritti che assorbono la luce irradiandosi dal centro dell’occhio come gli aculei di un istrice), la regola permette, molto semplicemente, di assorbire la luce in un particolare tubulo o ommatidio. Ma la luce funge da bussola perché il corpo celeste si trova nell’infinito ottico. Se non è lì, i raggi non sono più paralleli, ma divergono come i raggi di una ruota. Un sistema nervoso che applica la regola dei 30 gradi (o di qualsiasi altro angolo acuto) a una candela situata a breve distanza, scambiandola per la luna, condurrà la falena, tramite una traiettoria a spirale, verso la fiamma. […] Benché si riveli fatale in questa circostanza particolare, la regola empirica continua a essere in media una buona regola, perché la falena vede molto più spesso la luna che una candela. 5

L'equivalente del comportamento involontariamente autolesionista delle falene è quindi, negli esseri umani, la religione, e uno dei motivi per cui essi lo mettono in atto va ricercato nel vantaggio che la prole ricava dal fidarsi ciecamente degli adulti. Infatti, sebbene il bambino umano possa imparare anche da solo, con il tempo e grazie all'esperienza, a discernere una condotta sicura da una pericolosa, egli risparmia tempo ed energie affidandosi ai consigli degli adulti e credendo loro a priori. La nostra specie si basa sulla conoscenza tramandata dai predecessori più di tutte le altre e, se da un lato quest'inclinazione alla programmabilità del cervello infantile si è dimostrata preziosa in termini di sopravvivenza, dall'altra impedisce al bambino di distinguere un buon consiglio da uno cattivo o una verità da una menzogna: se proviene da una fonte autorevole, allora è da ritenersi attendibile. Un altro motivo per cui la religione ci attrae è che tendiamo istintivamente a pensare che tutto abbia un senso o uno scopo: si chiama “atteggiamento intenzionale”6 ed è utile a prendere decisioni rapide in circostanze potenzialmente pericolose. Scambiare un'ombra casuale per una sagoma potrebbe salvarci dall'attacco di un predatore; tuttavia è ovvio che, la maggior parte delle volte, le entità a cui attribuiamo un'intenzione ci sono semplicemente indifferenti. Se molti credono che un cataclisma sia una punizione divina o che una vincita al gioco d'azzardo sia un miracolo concesso dal cielo è a causa di questo meccanismo mentale atavico, sviluppato dai nostri antenati in risposta a fenomeni che influenzavano le loro vite e a cui non riuscivano a dare spiegazione: non a caso la prima divinità è stata proprio il sole.

2) Desmond Morris: la religione come necessità di sottomissione

L'approccio di Desmond Morris al problema religioso consiste nell'esaminare il comportamento umano da un punto di vista zoologico, mettendolo a confronto con quello dei primati da cui egli deriva. Nel saggio “La scimmia nuda” (1967)7 egli propone innanzitutto di riferirsi all'essere umano chiamandolo “scimmione nudo”, dalla sua caratteristica immediatamente più evidente; in seguito ripercorre le tappe evolutive che lo hanno portato ad essere come è oggi. Per quanto riguarda le manifestazioni religiose, egli osserva che consistono nella riunione di numerosi individui i quali, attraverso l'esibizione di atteggiamenti di sottomissione, intendono conquistare il favore di un individuo dominatore; a seconda delle civiltà, tale individuo può essere essere rappresentato sotto forma di un animale di un'altra specie oppure di un membro della propria, ma in ogni caso esso è sempre immensamente potente. I gesti di sottomissione nei suoi riguardi sono sorprendentemente simili a quelli messi in atto dai primati nei confronti del maschio alpha del gruppo e possono comprendere il piegamento del capo, la chiusura degli occhi, la genuflessione, fino a “una completa prosternazione frequentemente accompagnata da lamenti o da vocalizzazioni cantate”8. Morris constata che:

Prima di trasformarci in cacciatori animati da spirito di collaborazione, probabilmente noi vivevamo in gruppi sociali del genere che oggi si riscontra in altre razze di scimmie o di scimmioni. In queste razze, di solito, ogni gruppo è dominato da un solo maschio. Egli è signore e padrone e ogni membro del gruppo è tenuto a placarlo per non soffrirne le conseguenze. Egli è anche il più attivo a proteggere il gruppo da pericoli esterni e nel sedare le controversie tra i membri inferiori. Tutta la vita dei membri di questi gruppi si impernia intorno all'animale dominatore. È chiaro che con lo sviluppo dello spirito di collaborazione tanto importante per il successo della caccia di gruppo, l'autorità dell'individuo dominatore dovette essere fortemente limitata, se questi voleva conservare la lealtà attiva, anziché passiva, degli altri membri del gruppo: [...] al suo posto sorse uno scimmione nudo più tollerante e collaborativo. [...] Questo cambiamento nell'ordine delle cose, pur così vitale per il nuovo sistema sociale, creò un vuoto. A causa delle nostre antiche abitudini, esisteva la necessità di una figura dalla potenza assoluta, in grado di mantenere unito il gruppo. A prima vista, è sorprendente che la religione abbia avuto tanto successo, ma la sua estrema potenza è semplicemente dovuta alla forza della nostra fondamentale tendenza biologica a sottometterci a un membro del gruppo onnipotente e dominatore.9

Per ragioni evolutive, dunque, Morris è convinto che non sia possibile, per l'essere umano, vivere senza nutrire una salda credenza in qualcosa che abbia, da un lato, la funzione di collante sociale e che soddisfi, dall'altro, il bisogno naturale di effettuare riti di gruppo. Nota però come tale credenza stesse muovendo, già negli anni in cui scriveva, verso orizzonti più laici: ad una religione reticente al progresso e spesso applicata in maniera troppo formalistica si stava sostituendo una crescente fiducia verso le potenzialità umane. L'entusiasmo per la conoscenza portava sempre più persone a fare di università, musei, teatri e gallerie d'arte “i luoghi di adorazione”10 prediletti, mentre a una vita ultraterrena c'era chi già chi preferiva l'immortalità del proprio lavoro creativo. Erano gli anni della rivoluzione sessuale, quelli di Morris; gli anni del movimento hippie, delle proteste contro la guerra in Vietnam, delle battaglie per l'uguaglianza dei diritti civili e della diffusione della pillola anticoncezionale. Se proprio non si può fare a meno di avere una religione, sostiene, ciò che stava nascendo all'epoca era senza dubbio l'alternativa più adatta alle caratteristiche peculiari della nostra specie intelligente e amante dell'esplorazione.

__________________
1“The God delusion” in lingua originale.
2Cfr. R. Dawkins, L'illusione di Dio, trad.it, Mondadori, Milano 2007, cap. VIII.
3R. Dawkins, L'illusione di Dio, trad.it, Mondadori, Milano 2007, p. 103.
4R. Dawkins, L'illusione di Dio, trad.it, Mondadori, Milano 2007, p. 105.
5R. Dawkins, L'illusione di Dio, trad.it, Mondadori, Milano 2007, pp. 108-109.
6Cfr. D.C Dennett, La mente e le menti (1996), BUR, Milano 2000.
7The naked ape: a zoologist's study of the human animal in lingua originale.
8D. Morris, La scimmia nuda: studio zoologico sull'animale uomo, Bompiani, Milano 1968, p.192.
9D. Morris, La scimmia nuda: studio zoologico sull'animale uomo, Bompiani, Milano 1968, pp. 192-193.

10D. Morris, La scimmia nuda: studio zoologico sull'animale uomo, Bompiani, Milano 1968, p. 195.
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » lun mag 15, 2017 1:27 pm

Strade - Gli anticorpi della conoscenza
Gilberto Corbellini
15 Maggio 2017

http://stradeonline.it/editoriale/2814- ... conoscenza

Siamo dotati di una sorta di sistema immunitario che ci impedisce di cambiare le nostre convinzioni più profonde e radicate. Ma è proprio la conoscenza critica dei processi controintuitivi della scienza - più che improbabili 'pillole di verità' - a formare il sistema immunitario migliore contro il pregiudizio.

La ricerca sperimentale nell’ambito degli studi di psicologia sociale ha confermato che la cosiddetta mente umana possiede una sorta di “sistema immunitario” che protegge da credenze e opinioni diverse da quelle maturate o stabilizzate con l’educazione o l’esperienza.

Di fatto, le nuove credenze o opinioni, ovvero gli argomenti che mettono in discussione il sistema personale di valori, sono percepite come potenzialmente destabilizzanti per l’identità psicologico-sociale fin lì faticosamente costruita e mantenuta. I meccanismi dell’autoinganno portano peraltro a sottovalutare la precarietà di quella funzione di integrazione e persistenza della nostra presenza a noi stessi, che chiamiamo “io”.

L’immunità verso le novità e le critiche, che tende a prevalere quanto più si avanza con l’età adulta, riguarda ogni ambito delle decisioni umane che possono associarsi a qualche percezione, vera o falsa, di minaccia. Sono della stessa categoria le resistenze che scienziati e medici possono maturare, per qualche ragione extrascientifica, contro spiegazioni dei fatti diverse da quelle preferite.

Quella che potrebbe essere definita una sorta di “legge” dell’immunità ideologica dice che le persone con forti credenze sbagliate e fondate su false percezioni di alcuni fatti reagiscono ai tentativi altrui di correggere tali inganni accentuando le false credenze. È quello che gli psicologi politici chiamano anche “ritorno di fiamma”, e che in ogni caso implica una condizione già descritta intorno al 1960 da Leon Festinger.

“Una persona che ha una convinzione – sciveva Festinger – è difficile che la cambi. Ditele che siete in disaccordo con lei, e se ne andrà. Mostratele fatti e numeri, e metterà in discussione le vostre fonti. Fate ricorso alla logica, e non sarà in grado di capire il vostro punto di vista”. Il concetto di “dissonanza cognitiva” fu introdotto da Festinger per descrivere le situazioni in cui lo stesso individuo può coltivare credenze e comportamenti tra loro incoerenti, che inducono automaticamente a ricercare una qualche consonanza attivando diverse strategie di elaborazione cognitiva o comportamentale compensatoria.

Pediatrics, la più autorevole rivista di pediatria, ha pubblicato l’anno scorso (nel mese di marzo) uno studio, ideato da Brendan Nyhan, che insegna scienze politiche alla Michigan University, in cui si dimostra che la comunicazione pubblica sui vaccini è in larga parte sbagliata. Questo perché non tiene conto dei bias cognitivi ed emotivi attraverso cui le persone filtrano i fatti e le informazioni; ovvero del fatto che raramente le false percezioni, anche di fatti scientificamente acclarati, si possono correggere somministrando, semplicemente, la “verità”.

Lo studio arruolava 1759 genitori statunitensi coinvolgendoli in un esperimento in cui essi erano casualmente suddivisi in quattro gruppi, ognuno oggetto di specifiche e differenziate forme di comunicazione volte a far capire l’utilità della vaccinazione MMR (quella ritenuta dai fanatici responsabile dell’autismo), o un gruppo di controllo.

Il risultato è stato che nessuno degli interventi di comunicazione rivolti ai genitori che non intendevano vaccinare i figli li ha smossi da quell’atteggiamento. Tra l’altro, quando i genitori che avevano l’atteggiamento meno favorevole verso il vaccino capivano la falsità delle tesi che associano la vaccinazione MMR all’autismo, essi correggevano le loro false percezioni, ma riducevano anche ulteriormente l’intenzione di vaccinare i figli. Inoltre, l’uso di immagini o racconti che mettevano in evidenza i rischi di non vaccinare induceva nei genitori un aumento della credenza in un legame tra vaccino e autismo, o un’aumentata percezione dei rischi di effetti collaterali dovuti alla vaccinazione.

Anche se l’esperimento è stato criticato, perché i partecipanti in qualche modo sapevano di esser parte di una situazione costruita, in realtà risultati analoghi sono stati ottenuti in altri studi. E confermano, tra l’altro, una scoperta costante sui fattori che influenzano come e quanto le persone possono fidarsi delle informazioni sanitarie dissonanti rispetto a quello in cui credono.

Le pseudoscienze e le credenze non scientifiche sono largamente diffuse e fioriscono anche nelle società il cui funzionamento dipende sempre di più, se non quasi del tutto, da conoscenze scientifiche, di base e applicate. È ormai facile, anche per chi di mestiere fa lo storico, capire e spiegare quali processi e meccanismi comportamentali hanno fatto sì che così a lungo l’uomo si sia lasciato ingannare dai venditori di illusioni.

Esiste una letteratura monumentale da cui risulta che veniamo al mondo con un cervello e predisposizioni cognitive ed emotive che rimangono in larga parte quelle evolute dai nostri antenati per sopravvivere nel Paleolitico, e che, se non educhiamo opportunamente i cuccioli umani e non facciamo una costante manutenzione degli strumenti critici che ci può fornire l’istruzione scientifica, è del tutto normale cadere nelle trappole delle credenze intuitive, che ci mettono alla mercé di diverse categorie di impostori.

Le credenze pseudoscientifiche e le loro origini sono spiegate da studi neurocognitivi, dai quali risulta appunto che, se non si interviene correggendo una serie di bias e fraintendimenti che strutturano il modo comune o più spontaneo di ragionare, non si riesce a distinguere tra spiegazioni scientifiche e argomenti o credenze pseudoscientifiche. Senza contare che i fattori che condizionano la comunicazione interpersonale in contesti sbilanciati, e che determinano l’efficacia persuasiva degli impostori, agganciano predisposizioni emotive, anch’esse ancestrali e molto resistenti ad argomenti che siano “solo” razionali.

È importante che gli studiosi dei bias cognitivi che sono all’opera nelle mistificazioni politiche dei fatti collaborino con i medici, per entrare nel merito di come funziona la mente umana e di quali siano le strategie più efficaci per combattere le false credenze che possono danneggiare persone e comunità. Come è stato per il caso Stamina, o per l’idea che i vaccini siano pericolosi. Perché i fenomeni sono più o meno della stessa natura. E studi come quello pubblicato da Pediatrics dimostrano che le idee di democrazia deliberativa o partecipativa rispetto a questioni mediche percepite come controverse sono illusorie se non si interviene direttamente ai livelli decisionali istituzionali per assicurarsi che le scelte siano effettuate sulla base di fatti accertati e non falsamente interpretati.

I meccanismi e processi che inducono o fanno preferire agli esemplari della specie umana di “credere” senza “controllare” sono ben descritti. Meno chiaro è come riuscire a modificarli per renderli adeguati ai contesti della modernità. Intanto ci si dovrebbe domandare chi e quanti siano quelli che riconoscono l’esistenza del problema, in quali termini, etc. Probabilmente la questione della dissonanza tra le nostre dotazioni cognitive più naturali e le esigenze di efficienza poste da società fondate sull’uso di conoscenze controllate è avvertita da una minoranza, e diventa di interesse generale quando esplodono casi eclatanti o abusi. Come il caso Stamina. Senza che ci si accorga che i casi esplodono perché esistono condizioni specifiche che lo consentono.

Si può sostenere che più cultura scientifica risolverebbe il problema? Forse. Ma non c’è da scommetterci. Esistono indizi per cui si può ipotizzare che non sia tanto la cultura scientifica quanto piuttosto la comprensione critica di come funziona la scienza, che può essere acquisita solo attraverso specifici processi di istruzione, a poter riprogrammare l’immunità ideologica per indirizzarla contro le imposture della pseudoscienza e la loro contagiosa diffusione sociale.

Questo significa usare nelle scelte politiche, in ambito scolastico e universitario, soprattutto per quanto riguarda la formazione delle élite professionali, le migliori prove su come sia possibile o più probabile ottenere come risultati dei percorsi di apprendimento capacità di critica razionale, rispetto per i fatti controllati e autonomia di giudizio. E su questo punto, purtroppo, i politici sono i primi a resistere, perché sarebbero decisioni che non producono consenso.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » mar mag 23, 2017 7:04 pm

Mettiamo fuorilegge l'islam senza criminalizzare i musulmani se vogliamo vincere questa guerra

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 8526178065

Di fronte a 22 bambini e ragazzini massacrati dal terrorismo islamico suicida mentre si divertivano ascoltando la musica a Manchester, cosa dobbiamo fare concretamente? Continuare a ripetere che mai e poi mai dobbiamo cambiare il nostro stile di vita? Che i terroristi islamici vanno condannati ma che l'islam è una religione di pace? Continueremo a limitarci a perseguire i singoli terroristi islamici solo se in flagranza di reato? O finalmente ci libereremo dell'ipocrisia, vinceremo la paura, avremo il coraggio di denunciare, combattere e sconfiggere la radice del male, che è l'islam come religione e di cui gli stessi musulmani sono le principali vittime?



Buongiorno amici. L'ennesimo attentato terroristico suicida islamico a Manchester, culminato nella strage di almeno 22 bambini e ragazzi e una sessantina di feriti che assistevano al concerto di Ariana Grande, ci riporta per l'ennesima volta alla cruda realtà che siamo in guerra.

Ci obbliga, di fronte alla dolorosa conta delle vittime, a prendere atto che in guerra o si combatte per vincere o la si subisce comunque e si finirà per essere sconfitti e sottomessi all'islam.

Ci impone di avere l'onestà intellettuale e il coraggio umano di guardare in faccia al vero nemico, che non sono singoli terroristi islamici, ma è l'islam.

Questa guerra la perderemo fintantoché non ammetteremo che la radice del male non sono delle persone, ma è una religione che pratica il lavaggio di cervello e trasforma le persone in robot della morte.
È totalmente sbagliata la strategia della sicurezza che si limita a scalfire la punta dell'iceberg, intercettando i terroristi islamici in flagranza di reato, rifiutandosi di scardinare l'iceberg che è l'islam, l'ideologia che legittima nel nome di Allah l'odio, la violenza e la morte, modifica mentalmente e affettivamente le persone al punto che con il sorriso sulle labbra ci dicono: "Così come voi amate la vita, noi amiamo la morte".

In ogni caso questa guerra non la potremmo mai vincere limitandoci a intercettare i musulmani in flagranza di reato, sia perché il terrorismo islamico è ormai una realtà autoctona ed endogena, sia perché i musulmani si stanno affermando sempre più come presenza demografica significativa, talvolta maggioritaria tra i nuovi nati, così come già avviene a Londra, Bruxelles, Amsterdam e Oslo.

Cari amici, riscattiamo il dovere della verità e il diritto della libertà per condannare a viva voce l'islam, perché è un'ideologia totalmente incompatibile con le leggi dello Stato laico e liberale, con le regole su cui si fonda la civile convivenza, con i valori che sostanziano la nostra civiltà, a cominciare dalla sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e donna, la libertà di scelta individuale.

Cari amici, proprio perché dobbiamo prevenire la deriva del razzismo nei confronti dei musulmani come persone, che non a caso sono le principali vittime del terrorismo islamico, dobbiamo mobilitarci, qui dentro casa nostra, per mettere fuorilegge l'islam, per liberare l'Europa dall'islam così come è stato per 1400 anni.

Cari amici andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Insieme ce la faremo.



???

Attentato Manchester: il kamikaze britannico Salman Abedi figlio di rifugiati libici. "Pregava in strada"
23 maggio 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... da/3609534
Figlio di rifugiati libici scappati dal regime di Gheddafi, nato a Manchester nel 1994 e radicalizzato negli ultimi tempi proprio nel Regno Unito. E se confermato il suo sarebbe il primo attacco esplosivo suicida condotto da un cittadino britannico (di origine libica e di religione mussulmana). Ma Salman Abedi, il kamikaze 22enne che si è fatto saltare in aria alla Manchester Arena, non sarebbe un lupo solitario. Anzi: sarebbe il componente di una cellula più ampia, perché l’ordigno esploso all’uscita dal concerto di Ariana Grande pare sia stato assemblato da un artificiere. Uno specialista che le cellule terroristiche non vogliono sacrificare negli attentati.
E sulla sua radicalizzazione, alcuni vicini di casa a Elsmore Road hanno spiegato che “un paio di mesi fa ha iniziato a recitare delle preghiere islamiche ad alta voce in strada. Parlava arabo” e si era fatto crescere la barba. La sua famiglia, poi, “si comportava molto stranamente” e in alcune occasioni dell’anno faceva sventolare la bandiera libica fuori casa. La loro casa di Elsmore Road – nel sobborgo di Fallowfield, dove questa mattina la polizia ha fermato il fratello dell’attentatore – è solo uno dei domicili della famiglia di origini libiche.

La fuga dalla Libia e la vita nel Regno Unito – I genitori sono Samia Tabal e Ramadan Abedi e, oltre al fratello maggiore arrestato, Salman aveva anche una sorella – Jomana Abedi – e un fratello minore. Dopo la fuga dalla Libia, si erano trasferiti a Londra. Da dieci anni vivevano a Fallowfield, nel sud di Manchester. Secondo fonti non ufficiali, negli ultimi tempi tutti, ad eccezione di Salman e del fratello arrestato, avevano fatto ritorno in Libia.

Il nodo dell’ordigno e l’ipotesi della cellula terroristica – Secondo i media britannici, Salman era già noto alle autorità. Gli esperti, anche se finora le autorità non si sono sbilanciate, sembrano privilegiare l’ipotesi che non si tratti di un lupo solitario. La dinamica dell’attentato è atipica rispetto ad altri attentati compiuti dai ‘terroristi fai da te’. In particolare, si ritiene che l’ordigno esploso – riempito di oggetti metallici, biglie o chiodi – possa essere stato assemblato da un artificiere, appartenente a un cellula più vasta e pronta a colpire ancora. E’ vero che i network terroristici, dall’Isis ad al Qaida, hanno messo in rete da anni manuali che spiegano come fabbricare una bomba, ma la probabilità che il giovane abbia fatto tutto da solo appare improbabile. Si tratterebbe infatti di un ordigno “con un certo livello di preparazione“, quindi non assemblato da un principiante. “E’ improbabile che una cellula terroristica ‘sprechi’ un elemento in grado di fabbricare bombe del genere”, spiega una fonte dei servizi britannici: l’artificiere “per loro sarebbe una risorsa indispensabile per compiere altri attacchi”. Quindi “sembra più verosimile che il giovane facesse parte di un network, o abbia potuto contare sul loro aiuto”. C’è poi il ‘giallo’ della rivendicazione Isis, nel quale si parla di ordigni esplosi e non di un attentatore suicida. Ore dopo, in un manifesto ‘celebrativo’. dell’attacco, è comparsa l’immagine grafica di un ordigno azionato con un cellulare.

Il fratello arrestato a Elsmore Road – Secondo il Mirror il giovane “sorrideva” mentre la polizia lo portava via in manette. La casa della famiglia è diventato il punto di partenza delle indagini. Nessun dettaglio invece hanno fornito degli altri uomini finiti in manette, nel raid che gli agenti hanno compiuto in altri appartamenti della zona. “È strano che non li conoscessimo – ha detto un uomo – qui viviamo tutti gomito a gomito (l’espressione letterale in inglese è: “ognuno vive nelle tasche dell’altro”, ndr). È una specie di paese. Ci conosciamo tutti”. Soprattutto, aggiunge un altro residente, “siamo buoni vicini e sicuramente non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere a Fallowfield. Siamo una comunità molto legata e ci sosteniamo a vicenda”.

Gli estremisti noti ai servizi britannici – L’intelligence ha un elenco di oltre 3mila persone indicate come estremisti: di questi solo 40 sono sotto sorveglianza 24 ore su 24 ore. C’è poi l’esercito degli 800 foreign fighter che hanno combattuto in Siria e Iraq. Si ritiene che almeno in 400 siano rientrati in Gran Bretagna. Birmingham è considerata la ‘capitale del jihadismo ‘ ma anche Manchester è finita alla ribalta delle cronache a inizio anno, quando un 50enne britannico dell’Isis, nato proprio lì, si è fatto saltare in aria vicino a Mosul, in Iraq.
Mentre si cerca di fare luce sulla vita di Salman, le autorità scandagliano le riprese delle telecamere interne a caccia di una traccia del giovane, che si ritiene abbia effettuato almeno una ricognizione nell’arena per scegliere il luogo migliore dove colpire. Ieri ha atteso la fine del concerto e l’uscita degli spettatori, nei pressi della biglietteria dove tanti genitori attendevano i propri figli. Poi la strage.
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