Religione e religiosità come ossessione

Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » dom giu 25, 2017 6:13 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » mar giu 27, 2017 6:43 am

Gli orrori del Bataclan -Torture, castrazioni, sventramenti, occhi strappati: così i jihadisti hanno ucciso gli ostaggi europei
di Mauro Zanon

17 Luglio 2016

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... ioni-.html

Dopo la strage islamista del Bataclan, il governo francese ha «soffocato» i media che tentavano di riportare la notizia secondo cui diversi ostaggi del Bataclan avrebbero subito «torture abominevoli» dai jihadisti. È la notizia forse più incandescente emersa dallo scorso 13 novembre. Una notizia che in Francia è stata divulgata soltanto da alcuni siti controcorrente come Fdesouche.com, e che è invece stata completamente oscurata dai grandi media parigini. Sono dettagli macabri e raccapriccianti quelli emersi dalle pagine del rapporto ufficiale della commissione d’inchiesta relativa ai mezzi utilizzati dallo Stato per lottare contro il terrorismo dal 7 gennaio 2015, la Commission Fenech (Georges Fenech è lo stesso che la scorsa settimana ha invocato a gran voce una riforma profonda dell’intelligence francese, e che ieri ha denunciato l’incapacità totale del governo Hollande nella lotta al terrorismo).

Testimonianze - Pagine che confermano quello che a novembre era stato liquidato come un rumor infondato, e che giornali cosiddetti «di riferimento» come Le Monde avevano frettolosamente tacciato come «invenzione»: gli ostaggi che si trovavano al secondo piano del Bataclan sono stati torturati brutalmente dai miliziani islamici e ci sono state delle decapitazioni. Durante l’audizione del 21 marzo scorso, un poliziotto della Bac (Brigade anti-criminalité), tra i primi soccorritori ad entrare nel Bataclan, descrive con freddezza quello che si è ritrovato davanti agli occhi assieme ai suoi colleghi: uomini castrati con i testicoli in bocca, donne seviziate nelle parti intime, corpi con gli occhi strappati fuori dalle orbite e teste decapitate. «Dopo l’assalto, eravamo con dei colleghi a livello del passage Saint-Pierre-Amelot (stradina accanto al Bataclan, ndr), quando ho visto uno degli inquirenti uscire in lacrime e vomitare. Ci ha detto quello che aveva visto», testimonia il poliziotto. «Le torture sono state commesse al secondo piano?», chiede Alain Marsaud, uno dei membri della Commission Fenech. «Credo di sì», risponde l’agente della Bac, «perché quando sono entrato al pianoterra non c’era niente di simile, solo persone colpite da proiettili».

Lo stesso agente, durante l’audizione, dice al presidente della commissione che «alcuni corpi non sono stati presentati alle famiglie perché c’erano delle persone decapitate, sgozzate, sventrate. C’erano donne che sono state accoltellate a livello dei genitali». Secondo la sua testimonianza, uno dei terroristi, prima di farsi esplodere, avrebbe anche mimato degli atti sessuali con alcune donne. Non solo: tutte le torture sarebbero state filmate dagli islamisti a fini di propaganda. A confermare la testimonianza che il procuratore di Parigi, François Molins, ha messo in discussione, e che il governo socialista ha voluto nascondere, è emersa inoltra la lettera struggente che il padre di una delle vittime del Bataclan avrebbe inviato al giudice d’istruzione. «Sulle cause della morte di mio figlio A., all’istituto medico-legale di Parigi mi è stato detto (...) che gli erano stati tagliati i testicoli, che gli erano stati messi in bocca e che era stato sventrato. Quando l’ho visto dietro un vetro, disteso su tavolo, con un telo bianco che lo copriva fino al collo, mi accompagnava una psicologa. Quest’ultima mi ha detto: “La sola parte che si può mostrare di suo figlio è la sua parte sinistra”. Ho constatato che non aveva più l’occhio destro. L’ho fatto notare; mi è stato detto che glielo avevano strappato».
E pensare che tutto poteva essere più chiaro già tre giorni dopo l’assalto, il 16 novembre, quando il quotidiano Le Progrès, ha riportato la testimonianza di una madre, il cui figlio, poliziotto, aveva dichiarato di aver visto «teste decapitate» al Bataclan. Versione evocata due settimane dopo su Twitter da una sopravvissuta alla strage, @mahahh, il cui account è stato quasi subito disattivato, senza possibilità di avere ulteriore conferme.

Censura - Resta la questione principale: perché il governo di François Hollande ha voluto censurare la notizia? Perché ha intimato ai media francesi di tenere nascoste queste barbarie islamiste? Sono passati più di otto mesi dalla mattanza jihadista del Bataclan, ma restano ancora troppe zone d’ombra su quella tragica nottata. Dallo stesso rapporto, pubblicato il 12 luglio sul sito dell’Assemblea nazionale, spunta addirittura l’ipotesi di un quarto terrorista presente nella sala per concerti parigina, che si sarebbe mimetizzato tra i sopravvissuti per sfuggire alle autorità.
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » lun lug 03, 2017 11:29 am

Il Culto della Morte - Progetto Dreyfus
Niram Ferretti

http://www.progettodreyfus.com/fratelli-musulmani-jihad

“Allah è il nostro obiettivo, il Profeta il nostro modello, il Corano la nostra costituzione, la Jihad la nostra strada, e la morte per Allah il più sublime dei nostri desideri”

Così è scritto nel manifesto fondante dei Fratelli Musulmani.

Nel 1937, in un articolo, prima intitolato “L’industria della morte” e in una ripubblicazione successiva “L’arte della morte” Hassan al-Banna, il fondatore del movimento islamico egiziano, avrebbe esplicitato il suo concetto di jihad. Per al-Banna ciò che aveva fiaccato i musulmani allontanandoli dal virtuoso sentiero della verità coranica era stato l’amore per la vita, i suoi piaceri e l’odio per la morte. Questa prospettiva andava invertita. La morte avrebbe dovuto essere un obbiettivo e trasformarsi in una vera e propria arte. “Dunque”, scriveva “Preparatevi a un grande compito. Siate disposti a morire e la vita vi sarà garantita, operate per una nobile morte e otterrete una completa felicità”.

La canzone cantata dai Fratelli Musulmani mentre marciavano per le strade del Cairo conteneva queste parole,

“Non abbiamo paura della morte ma la desideriamo…Come è straordinaria la morte…Moriamo per i musulmani”

a cui faceva seguito il coro,

“La jihad è la nostra via…e la morte per la causa di Dio il nostro più prezioso desiderio”.

Il culto della morte, la sua mistica nera, sono un elemento essenziale per comprendere ciò che motiva il terrorismo islamico. Esso rappresenta un elemento culturale che si è sviluppato in modo endogeno all’interno dell’Islam, nasce da un interpretazione del Corano e nel testo fonda la propria totale legittimità.

Hassan al-Banna conosceva il Corano a fondo, così come lo conosce assai bene Abu Bakr al-Baghdadi. Si può sostenere che la loro interpretazione sia una deriva, ma quello che non si può fare è affermare che la visione che propongono non nasca dentro all’Islam e non sia di natura religiosa. Ciò non solo è ridicolo ma grottesco.

Hasan al-Banna ieri, Abu Bakr al-Baghdadi oggi, gruppi come Hamas, Hezbollah, Al Quada, Boko Harem, Ansar Dine e altri, hanno alle spalle almeno un secolo di predicazione rigorista sia in campo sciita che in campo sunnita e sono ancorati nella loro visione al Corano e alle gesta di Maometto che per ogni musulmano pio rappresenta il modello perfetto da emulare.

L’idea del Califfato, del ripristino delle glorie passate non è un delirio estemporaneo nato in seno all’ISIS ma ha una lunga gestazione e legittimazione, fa parte del programma di coloro che si interpretano come riformisti e la cui istanza principale è il risveglio islamico, un ritorno alle origini pure dell’Islam e a un interpretazione del Corano sine glossa. E’ quindi del tutto fuorviante e privo di qualsiasi fondamento storico presentare il terrorismo islamico jihadista la cui ultima sigla è quella dell’ISIS, come il prodotto di cause esterne all’Islam e indotto se non prodotto direttamente dall’Occidente.

La serie di attentati jihadisti che hanno colpito negli ultimi anni l’Ooccidente, da Madrid, Londra, Bruxelles, Berlino, e gli episodi di violenza terrorista che interessano Israele, in cui i perpetratori uccidono nella consapevolezza che essi stessi saranno con ogni probabilità uccisi, si iscrivono tutti dentro lo stesso humus islamista che glorifica la morte e ha un unico solo nemico, l’Occidente, il suo stile di vita e i suoi valori, in contrasto con quelli coranicamente statuiti.

Israele, è fin dal suo sorgere dentro questa prospettiva di violenza di matrice religiosa esercitata nei suoi confronti, in cui l’aspetto politico è solo la diretta conseguenza ma non la causa principale, la foglia di fico, che nasconde la ragione più profonda che anima gli odiatori della vita, i santificatori della morte. Il rifiuto dell’esistenza, in una terra considerata interamente appartenente all’Umma islamica, di uno Stato ebraico, essendo gli ebrei nella prospettiva suprematista dell’islamismo militante, unicamente tollerabili come dhimmi, cittadini sottomessi alla superiorità musulmana.

Non è certo un caso che nel 1945 i Fratelli Musulmani aprirono la loro prima filiale palestinese a Gerusalemme. Hassan al-Banna scelse la Palestina come un luogo decisivo per fomentare il jihad, trasformandolo in un dovere che ogni devoto musulmano avrebbe dovuto ottemperare. La moschea di Al Aqsa, dopo la Mecca e Medina, il terzo sito più santo per l’Islam, gli offriva il prerequisito necessario. La stessa moschea che Abu Mazen, in un discorso incendiario tenuto il 16 settembre del 2015, dichiarò veniva dissacrata dalla presenza ebraica, invocando per la sua purificazione il sangue dei šuhadāʾ i martiri.

All’interno di questa prospettiva, in cui la morte è un bene, una elargizione fatta ad Allah per distruggere i suoi nemici, si iscrive la violenza di matrice islamica di cui da decenni siamo testimoni. Si tratta di un’unico jihad con declinazioni diverse e diverse ramificazioni che può essere affrontato solo nella più lucida consapevolezza di quali sono le sue fonti.
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » gio ago 31, 2017 2:44 pm

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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » mar set 26, 2017 5:20 am

Coppia aggredita davanti una Moschea, un arresto
Lorenzo Nicolini
25 settembre 2017“

http://www.romatoday.it/cronaca/aggress ... ilino.html

Stavano camminando in zona Esquilino, tenendosi mano nella mano e scambiandosi qualche bacio. Una passeggiata romantica, per una giovane coppia, interrotta da un 24enne malese. I due, all'altezza di via San Vito, sono infatti transitati nei pressi di un Centro Islamico quando sono stati aggrediti. Prima verbalmente, poi fisicamente.

L'aggressione davanti al Centro Islamico

"Non potete tenervi per mano qui. Non potete baciarvi qui. Andate via o vi picchio". Neanche il tempo di terminare le minacce che il 24enne si è lanciato verso i due, passando alle vie di fatto. Il malese ha prima spintonato la ragazza e poi ha colpito il ragazzo con calci e pugni. Ad accorgersi della scena i Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma, in zona per il consueto servizio di pattuglia del quartiere.

Continuano le indagini dei carabinieri

I militari dell'Arma, intervenuti, sono però stati a loro volta aggrediti dal 24enne esagitato. L'aggressore, dopo una violenta colluttazione terminata con il lieve ferimento di un carabiniere, è stato fermato e arrestato.
L'accusa è di "lesioni e resistenza a pubblico ufficiale".

Nel frattempo gli uomini del Nucleo Radiomobile di Roma, stanno indagando sul malese per determinare il livello di "radicalizzazione islamica del soggetto" residente nella Capitale.


Il maomettismo e i maomettani o l''Islam e gli islamici sono una minaccia, una offesa, un'ingiuria, un pericolo per l'umanità intera
viewtopic.php?f=188&t=2667
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » sab ott 13, 2018 7:58 pm

La Cina dichiara che l'Islam è una malattia mentale e che i suoi seguaci devono essere curati in ospedale.
Daniel Conversano - Scrittore occidentale

La Chine déclare que l’islam est une maladie mentale, et que ses adeptes doivent être traités dans des hôpitaux
Daniel ConversanoÉcrivain occidentaliste - Commander Désolé Jean-Pierre ici

https://www.news.suavelos.eu/la-chine-d ... PqfU6Qgsqs

« Les membres du public qui ont été choisis pour la rééducation ont été infectées par une maladie idéologique. Ils sont infectés par l’extrémisme religieux et une idéologie terroriste violente et doivent donc subir un traitement dans un hôpital comme des patients. Cette idéologie religieuse extrémiste est un médicament empoisonné qui trompe le peuple. Si nous n’éradiquons pas l’extrémisme religieux à la racine, les incidents terroristes violents se multiplieront et se répandront partout comme une tumeur maligne incurable » a déclaré la radio du PCC.

James Millward, un professeur d’histoire de la Chine à la Georgetown University, le gouvernement chinois identifie l’islam à une « pathologie mentale ».
« Bien qu’un certain nombre de personnes ont été endoctrinées par cette idéologie extrémiste n’ont pas commis de crimes, elles sont déjà infectées par la maladie. Il y a toujours un risque de voir la maladie se manifester à n’importe quel moment, ce qui pourrait blesser gravement le public. C’est pourquoi ils doivent être rééduquer dans des hôpitaux à temps afin de traiter et nettoyer le virus de leur cerveau et de les ramener à leur état normal » ajoute la radio du Parti Communiste Chinois.


"I cittadini scelti per la riabilitazione sono stati contagiati da una malattia ideologica. Sono infettati dall'estremismo religioso e dall'ideologia terroristica violenta e devono quindi essere trattati in ospedale come pazienti. Questa ideologia religiosa estremista è una droga avvelenata che inganna il popolo. Se non sradichiamo alla radice l'estremismo religioso, gli incidenti terroristici violenti si moltiplicheranno e si diffonderanno ovunque come un tumore maligno incurabile", ha detto la radio CCP.

James Millward, professore di storia cinese alla Georgetown University, il governo cinese identifica l'Islam come una "patologia mentale".
"Anche se un certo numero di persone sono state indottrinate da questa ideologia estremista non hanno commesso alcun crimine, sono già infettate dalla malattia. C'è sempre il rischio che la malattia si manifesti in qualsiasi momento, il che potrebbe danneggiare gravemente l'opinione pubblica. Ecco perché devono essere rieducati negli ospedali in tempo per curare e purificare il virus dai loro cervelli e riportarli al loro stato normale", aggiunge la radio del Partito Comunista Cinese.
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » ven ott 26, 2018 6:08 am

Sinead O’ Connor si converte all’Islam. Ora indossa l’hijab e si farà chiamare Shuhada
25 ottobre 2018

https://www.corriere.it/spettacoli/18_o ... jjqqLXq-8A



Un hijab nero a coprirle la testa e la conclusione che «tutti gli studi sulle scritture portano all’Islam». È l’ennesimo colpo di testa o è una sincera attrazione mistica? Non è dato sapere se la conversione a Maometto di Sinead O’ Connor, la cantante irlandese che tanti anni fa diede scandalo bruciando una foto del Papa, appartenga alla prima o alla seconda ipotesi.

Passato tumultuoso

Il passato tumultuoso di Sinead getterebbe qualche ombra (si era fatta nominare sacerdote prima dagli ortodossi e poi dagli apostolici), ma la cantante sembra ferma nella sua decisione. Si è fatta ribattezzare Shuhada, ovvero martire in arabo e invita ad indossare, come lei, l’hijab, il velo, sui suoi profili social. Oltre a cercare di intonare un coro devozionale, l’Azar ovvero la chiamata alla preghiera dei musulmani, senza riuscirci in realtà troppo. Durerà lo spazio di un post su Facebook? Il tempo (presto) dirà.
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » sab gen 05, 2019 10:43 am

La demenzialità idolatra della Lapidazione di Satana dove muoiono calpestate


Arabia Saudita: il rito della lapidazione di Satana fra rafforzate misure di sicurezza
https://www.youtube.com/watch?v=U6xuCkSDL0E


Pellegrinaggio alla Mecca, oggi la lapidazione di Satana
Adriano Palazzolo - Gio, 24/09/2015

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/pel ... 75004.html

È il momento più pericoloso dell'Haji, quello in cui accadono resse e calche mortali, come confermato dalla tragedia di quest'anno

Centinaia di migliaia di musulmani si radunano ogni anno nella valle di Mina, in Arabia Saudita, per partecipare alla cerimonia della simbolica lapidazione di Satana, fase finale dell'annuale pellegrinaggio alla Mecca, l'Haji.

Nel giorno in cui i musulmani in tutto il mondo celebrano Aid al-Adha, la Festa del sacrificio, i pellegrini, vestiti con l'Ihram, la tradizionale veste bianca, lanciano sassolini contro tre Steli che rappresentano il demonio, proprio come fece Maometto 1400 anni fa.

Quest'anno, secondo le autorità saudite, sono circa tre milioni i fedeli giunti da ogni angolo del mondo alla Mecca, per il pellegrinaggio che ogni musulmano in buona salute deve compiere almeno una volta nella vita; e stavolta, come è già accaduto in passato, il pellegrinaggio è sfociato in una tragedia.

Il rituale ricorda la lapidazione del diavolo da parte di Abramo, nei tre punti dove si dice che Satana apparve per cercare di dissuadere il patriarca biblico dal sacrificare il figlio, Ismaele, su ordine di Dio.

Le pietre vengono raccolte nella notte, dopo la salita al monte Arafat e le preghiere e meditazioni a Muzdalifa.

L'Hajj si conclude alla Mecca, con la circunambulazione intorno alla sacra Kaaba, l'edificio a forma di cubo costruito al centro della moschea al Haram. Infine l'acme delle celebrazioni, la festa del sacrificio, quando vengono sgozzati gli agnelli, a milioni nella sola Arabia Saudita.




La strage alla Mecca è l’ultima di una lunga serie di tragedie nella Città Santa dell’Islam

http://www.asiablog.it/2015/09/26/la-st ... itta-santa


I cadaveri dei pellegrini travolti dalla folla durante il pellegrinaggio alla Mecca, 24 settembre 2015.

Quest’anno durante l‘Hajj alla Mecca almeno 717 pellegrini sono rimasti schiacciati nella calca. Il bilancio delle vittime va considerato come ancora parziale.

Questa tragedia è solo l’ultimo di una lunga serie di incidenti che negli ultimi decenni hanno piagato l’Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca, rituale dalle radici pre-islamiche che costituisce uno dei cinque pilastri della religione musulmana.

Tragedie simili si sono verificate alla Mecca nel 1975 (incendio, 200 morti), 1987 (scontri con le forze di sicurezza, 400 morti), 1990 (1.426 morti nella calca), 1994 (270 morti nella calca), 1997 (incendio, 343 morti), 1998 (118 morti nella calca), 2003 (14 morti nella calca), 2004 (225 morti nella calca), 2006 (364 morti nella calca e 76 nel crollo di un palazzo) e nel settembre del 2015 (111 morti per il crollo di una gru).

Negli ultimi 4 decenni nella città santa dell’Islam si contano circa 3.500 pellegrini morti in incidenti.

L’Iran e diverse altre nazioni a maggioranza musulmana hanno criticato il governo di Riad e l’organizzazione del pellegrinaggio. “Per ragioni che ignoriamo”, ha affermato il capo dell’organizzazione iraniana dell’Hajj, Said Ohadi, “è stata chiusa una strada nei pressi del luogo dove i pellegrini eseguono il rito simbolico della lapidazione di Satana e questo ha provocato il tragico incidente”. Il vice ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, ha criticato direttamente le autorità saudite: “I sauditi sono responsabili del tragico evento di oggi“.

Molti musulmani credono che chi muore durante il pellegrinaggio alla Mecca viene accolto in Paradiso.
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » gio apr 11, 2019 10:36 pm

Coutts, il prelato che viene dal Pakistan: "L'islam non è mai uscito dal Medioevo"
Fabio Marchese Ragona - Gio, 11/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... -D4KPV-GQQ

"Per i musulmani che vivono in Occidente è dura affrancarsi dalle famiglie"

Eminenza, in Italia purtroppo ci sono stati diversi casi che vanno in senso opposto: ragazze pakistane, come Sana o Hina, uccise dai parenti perché volevano vivere all'occidentale...

«Vivere all'occidentale per un musulmano significa due cose: cambiare religione e lasciare quella del padre e degli antenati. E questo costituisce un grande disonore per tutta la famiglia. La società è cambiata, ma l'islam non è stato in grado di stare al passo coi tempi. Non sto dicendo che sia stato giusto uccidere queste ragazze, ma è purtroppo estremamente coerente con la logica del pensiero dominante, che è religioso ma soprattutto culturale. Per cambiare servirà del tempo e non potrà essere dall'oggi al domani».

Mi sta dicendo che quindi la religione è talmente totalizzante nella vita di queste persone, anche oneste, tanto da portare a uccidere?

«L'idea di discostarsi dalla religione della famiglia per sposare un occidentale è destabilizzante per il nucleo familiare perché significa considerare sbagliato il credo di provenienza e giusto quello che si sceglie. Inoltre devo anche ammettere che, statisticamente, i matrimoni combinati trovano molto più supporto nella risoluzione dei problemi, quindi non finiscono molto facilmente. Invece i matrimoni che nascono da decisioni individuali dei ragazzi, appena ci sono delle crisi di un mese o di un anno finiscono. Soprattutto nel caso di queste ragazze che arrivano in Europa e cambiano il proprio stile di vita perché subiscono uno shock culturale. È chiaro che queste ragazze musulmane che vivevano in Italia volevano allinearsi a quello che avevano intorno. Ma i loro genitori vivevano ancorati al passato e non hanno mai fatto un passo verso i nostri tempi.

E questo passo l'islam lo farà mai?

In Europa avete attraversato secoli di cambiamento, avete avuto il Rinascimento, l'Illuminismo, la Rivoluzione francese. Nella Chiesa cattolica abbiamo avuto il Concilio Vaticano II e abbiamo cambiato tante cose, a partire dalla lingua: non più quella latina. Io mi ricordo il cardinal Ottaviani che con il suo motto Semper idem (Sempre lo stesso), voleva rimarcare il suo no al cambiamento, perché non riusciva a capacitarsi di come si potesse celebrare la Messa in un'altra lingua. Ma Gesù non parlava latino, Gesù parlava la sua lingua, l'aramaico. Analogamente è come se l'islam non fosse uscito fuori dal Medioevo. Io lo dico sempre, l'islam ha ancora una gamba nel Medioevo e una nella modernità». (....)

Eminenza, è stato un vero miracolo la liberazione di Asia Bibi...

«Tutti hanno agito con cautela. È stato molto difficile anche per il Governo riuscire a dare una svolta alla vicenda, perché i fondamentalisti islamici non si sono fermati neanche di fronte alle guardie del corpo del governatore Taseer, un musulmano onesto ucciso dai suoi bodyguard perché voleva riformare la legge e perché aveva consigliato ad Asia di scrivere una lettera con la richiesta di grazia. Noi abbiamo fornito tutto l'appoggio psicologico e spirituale ad Asia e alla sua famiglia, ma finché persino un giudice viene ucciso e giudicato come cattivo musulmano per una sentenza emessa, la classe politica si farà in futuro molti scrupoli a mettere a repentaglio la propria vita per salvarne un'altra».
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Re: Religione e religiosità come ossessione

Messaggioda Berto » lun apr 29, 2019 9:17 am

Nella cultura islamica il vero peccato è amare la vita
Karen Rubin - Sab, 27/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 85220.html

Quella di Mohammed Yusuf Ibrahim e i suoi figli era una famiglia cui non mancava nulla.

Ricchi, potenti, istruiti nelle migliori università occidentali, sposati e con bambini a cui dare e da cui ricevere amore. Eppure si sono fatti esplodere in due grandi hotel di Colombo con lo scopo di seminare morte e terrore in nome della jihad, superando quella paura primordiale che ci tiene legati alla vita.

Non solo lo sterminio dei cristiani a Colombo ma anche la condanna in Iran di Narsin Sotoudeh a 38 anni di carcere e 148 frustrate. La donna, famosa avvocatessa e attivista per i diritti umani, difendeva nei processi le iraniane condannate anche a 20 anni di carcere se non indossano il velo come prescrive la sharia. Il sultano del Brunei con un nuovo codice penale ha stabilito che per adulteri e omosessuali sarà prevista la lapidazione. Con una lettera ha spiegato al Parlamento europeo che esige rispetto e comprensione per una normativa che difende la sacralità della discendenza famigliare e del matrimonio. In 12 paesi musulmani l'apostasia è ancora un peccato capitale e si può essere condannati a morte per aver pronunciato una frase che denota ateismo o agnosticismo. Tranne che nel primo caso non si tratta soltanto dell'islam radicale, ma di un fanatismo che appartiene alla maggior parte dei regimi in cui la politica viene esercitata attraverso l'uso della religione musulmana. Fanatismo fondato su una credenza per cui l'uomo e la sua sopravvivenza non sono più il fine ultimo ma lo è la fedeltà a un ideale assoluto per cui si è disposti a morire.

Nella storia di tutti i popoli è sempre affiorata una distruttività a carattere biologico ma la modalità in cui emerge dipende soprattutto dalla cultura che la costruisce e in cui si manifesta. In quella occidentale il marito che uccide la moglie e i figli e poi si uccide lo fa per se stesso. L'abbandono da parte di lei è una ferita narcisistica intollerabile. Il kamikaze non uccide per sé ma per una credenza che lo spinge ad odiare l'altro diverso da sé. Una differenza generata dalla cultura di appartenenza. Quella islamica costringe l'individuo ad una scissione e una negazione del valore del suo corpo e dei suoi istinti vitali, che sono costantemente repressi, mentre a quelli mortali, da cui scaturisce la distruttività, viene autorizzato il libero sfogo. L'islamico non può possedere quel narcisismo necessario per cui in primis c'è l'amore e il rispetto di sé e dei propri figli.

Il senso di identità è legato a una religione che permea tutti gli aspetti dell'esistenza. In un momento di crisi personale, quando riemergono desideri rimossi si crea un conflitto con la realtà. Il kamikaze deve scegliere se soddisfare il suo anelito ai sensi e alla libertà o confermare la sua appartenenza a una cultura che impedendogli la realizzazione personale si trasforma in un persecutore interno. La contrapposizione, impossibile da conciliare, genera un delirio mistico in cui l'aggressività che si vorrebbe scaricare su chi impone i divieti viene proiettata su altri, innocenti. Si crea una nuova delirante e aberrante realtà: uccidere e uccidersi in nome di Allah è l'unica via da perseguire per affermare se stessi e dominare l'altro.


Alberto Pento
Io più che cultura la chiamerei incultura e inciviltà, poiché solo ciò che genere, tutela e promuove la vita è degno di essere considerato cultura e civiltà, ciò che invece promuove e genera la morte può essere solo in cultura e inciviltà.
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