Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

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Messaggioda Berto » dom mag 14, 2017 7:33 pm

HAMZA BIN LADEN : COLPIRE OBBIETTIVI EBRAICI E OCCIDENTALI IN TUTTO IL MONDO
Di Sarah G. Frankl

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 3898517336

Hamza Bin Ladem, figlio del defunto fondatore di Al Qaeda, Osama Bin laden, ha invitato i lupi solitari di tutto il mondo a colpire obiettivi ebraici e occidentali in ogni luogo del pianeta e in particolare proprio nei loro paesi.

A diffondere il video con l’ordine di Hamza Bin Laden è stato il media ufficiale di Al Qaeda, as-Sahab. Nel video il figlio di Bin Laden incoraggia i terroristi islamici a non recarsi nei territori interessati dalla Jihad (come la Siria, la Libia, l’Iraq ecc. ecc.) ma a colpire “gli ebrei e i crociati” direttamente a casa loro.

«Sappiate che colpire ebrei e crociati direttamente nel luogo in cui vi trovate è molto più fastidioso per il nemico» ha detto Hamza Bin Laden nel video intitolato “Advice for Martyrdom-Seekers in the West”. Poi continua invitando i lupi solitari a colpire con qualsiasi mezzo in Palestina, in Israele e in tutti i paesi occidentali, invitandoli ad usare veicoli di ogni tipo, coltelli, pistole e qualsiasi mezzo atto ad uccidere gli infedeli. «Dovremo continuare a colpirli fino a quando ogni singolo infedele non avrà lasciato la penisola arabica e ogni singolo lembo di terra appartenente all’islam» ha concluso Hamza Bin Laden.

A differenza del padre che non amava invitare i lupi solitari a colpire, Hamza Bin Laden sembra aver fatto sua la tattica usata dallo Stato Islamico che si basa in larga parte proprio sull’uso dei lupi solitari per portare attacchi tanto devastanti e mortali quanto impossibili da prevedere, il che li rende effettivamente più “terrorizzanti”.

Resta immutata la retorica musulmana sulla cosiddetta «terra appartenente all’islam» a conferma che i territori dove si insediano i musulmani, anche se in minoranza, diventano automaticamente territori appartenenti all’islam. Lo abbiamo già visto in maniera evidente a Gerusalemme e in altri luoghi “conquistati” con vari mezzi dall’islam. Una retorica che dovrebbe spingerci a riflettere su come la pensa la maggioranza dei musulmani anche su quei territori che li accolgono in pace.
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Messaggioda Berto » gio mag 18, 2017 8:10 pm

Se criticare l'islam diventasse illegale

http://islamicamentando.altervista.org/ ... m-illegale

Nei paesi anglofoni la chiamano “Jihad by court“, cioè la guerra santa per vie legali. È la pratica attraverso la quale con azioni legali o la minaccia di esse si cerca di limitare il criticismo nei confronti dell’Islam, di Maometto e dei musulmani in genere. In alcuni paesi è già una realtà, nel Regno Unito, ad esempio, un candidato alle elezioni europee è stato arrestato per aver letto in pubblico alcune citazioni di Wiston Churchill su Maometto e sull’Islam (guarda il video).

In Italia non si è (per ora) al corrente di sentenze che condannano qualcuno per aver criticato un’ideologia, una religione o un personaggio storico ma la legge Mancino concede alle toghe un’enorme e pericolosissima discrezionalità. La legge 25 giugno 1993, n. 205 introduce severe punizioni per la discriminazione, l’odio e la violenza perpetrati per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Si noti che la legge non menziona i motivi politici, per cui discriminare le idee politiche di qualcuno è lecito ma se le stesse identiche idee si barricano dietro il paravento un’ideologia religiosa, la stessa discriminazione può rappresentare un reato penale. In merito alla violenza nulla da eccepire salvo che le leggi che puniscono i violenti già esistono e con leggi come la Mancino si creano vittime di serie A e di serie B. Tirare un ceffone ad una donna per ragioni sessiste o ad un gay per ragioni omofobe, per esempio, oggi è meno grave di tirare un ceffone ad un ragazzo di colore per motivi razziali o a un musulmano/ebreo/cristiano per ragioni religiose. La legge crea quindi un sottostrato dove potrebbe facilmente attecchire anche il reato di “islamofobia”, termine del quale sempre più esponenti politici ed istituzionali si riempiono la bocca.
Il capitolo islamofobia merita un approfondimento. Per cominciare è necessario precisare che praticamente ogni paese a maggioranza islamica ha legiferato in materia di “sensibilità religiosa” introducento pene anche molto severe per chi osa criticare Allah, l’Islam e Maometto. Quando esponenti della sinistra europea chiedono l’introduzione del reato di islamofobia, probabilmente la intendono come una forma di tutela per una minoranza ma è ragionevole pensare che quando le organizzazioni islamiche avanzano simili pretese, abbiano in mente la severa intransigenza che caratterizza i paesi islamici. Come avviene per molti neologismi, anche il significato di “islamofobia” è molto suscettibile a variazioni. Per qualcuno “islamofobia” va intesa come la promozione dell’odio e l’incitamento alla violenza nei confronti dei musulmani, per altri vi rientra ogni tipo di attacco (anche intellettuale o satirico) alle idee che l’Islam racchiude in se.

Visti il grande senso comunitaristico che caratterizza la ummah (la comunità globale dei credenti) e la spietata venerazione per la figura di Maometto, ogni critica ad esso e alla religione che ha fondato, è comunemente considerata quale insulto collettivo che legittima, almeno a parole, una ritorsione anche violenta, nel solco, appunto degli insegnamenti del profeta.

Nei primi anni del nuovo millenio era molto attiva la Lega Islamica Antidiffamazione che era solita mandare valanghe di diffide e rilasciare comunicati e censure su comportamenti “lesivi” della sensibilità dei musulmani. Stando a quanto google indicizza, l’organizzazione, almeno in Italia non è più molto attiva. Molto attivo sul fronte islamofobia è da tempo Luca Bauccio, già avvocato della famiglia di Abu Omar nonché dell’UCOII. Bauccio si è occupato di diverse cause, alcune delle quali intentate nei confronti di Magdi Allam e di Suad Sbai.

A intentare una delle azioni legali più impavide è stato l’anno scorso Adnani Kadmiri, socio fondatore del Tavolo Interreligioso di Cremona, presidente dell’associazione La Fratellanza Soresinese e segretario generale dell’associazione Assalam che ha deciso di querelare, in qualità di suo diretto discendente (non è ben chiaro come la cosa possa essere dimostrata), Magdi Allam per aver definito Maometto come un lurido assassino sanguinario. Le chance che un caso del genere si traduca in una effettiva condanna non sono molte ma se un giudice distratto o molto politicizzato dovesse esprimersi a favore del querelante si creerebbe un precedente molto pericoloso che rischierebbe di compromettere la piena applicazione dei diritti costituzionali in materia di libertà di espressione. Resta che una tempesta di querele basate sul nulla ma ben redatte può ridurre sul lastrico e quindi al silenzio il più attento e corretto dei commentatori e a molte organizzazioni islamiche non mancano certo le risorse.

Escludendo i musulmani dall’equazione, sui piani ideologico, politico e propagandistico norme come la legge Mancino fanno leva sulla spiccata propensione delle democrazie occidentali a tutelare le minoranze e a stigmatizzare ogni forma di razzismo e discriminazione. Una tendenza assolutamente condivisibile ma che negli ultimi anni ha subito una pericolosa degenerazione che, in parte, ne ha stravolto i principi cardine. Si è arrivati in molti casi a estendere la protezione e la tutela delle minoranze alle idee e alle sensibilità che dette minoranze detengono o rivendicano, stigmatizzando altresì chi esprime giudizi negativi, critica o sbeffeggia tali idee. Il modello pluralista, vanto delle moderne democrazie occidentali e che prevede lo scontro/confronto di idee al fine di far emergere quelle migliori, viene scalzato dal modello multiculturalista e relativista dove ogni gruppo può rivendicare, in forza della propria appartenenza etnica e/o religiosa, la propria rispettiva insindacabile verità, diventando, al tempo stesso, impermeabile a qualsiasi sollecitazione o critica provenienti dall’esterno del gruppo.

Sarebbe auspicabile che gli intellettuali occidentali utilizzassero quel poco di influenza culturale e politica che ancora rimane loro per rimarcare che, le persone sono detentrici di diritti, non le idee. E se per qualcuno è inaccettabile veder le proprie convinzioni e certezze attaccate o derise, beh, questo qualcuno non è adatto a vivere in una democrazia e dovrebbe migrare verso altri lidi.

Karl Popper ci aveva avvertito:

La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.

La sinistra europea e i liberal americani applicano alla lettera questa massima quando si tratta di attaccare gli oppositori politici che vengono spesso criminalizzati e delegittimati come interlocutori. Allo stesso tempo, forse accecati dalla romantica idea del melting pot e dal senso di colpa postcoloniale, sono completamente passivi, per non dire correi, nei confronti degli intolleranti d’importazione.

Se fossero furbi e razionali, i liberal userebbero quella che loro considerano essere l’intolleranza autoctona contro quella forestiera, a vantaggio della tolleranza in generale ma, a giudicare dall’epilogo delle ultime elezioni americane, possiamo escludere categoricamente l’ipotesi.
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Messaggioda Berto » sab mag 20, 2017 7:31 am

Islam e integrazione: il problema della Dichiarazione Islamica dei Diritti Umani
Written by Staff Rights Reporter on Gen 25, 2015

http://www.rightsreporter.org/islam-e-i ... itti-umani

Si fa un gran parlare di integrazione da parte degli stranieri e si arriva pure a sostenere che l’aumento dell’estremismo islamico in Europa sia il frutto proprio della mancanza di una adeguata politica di integrazione.

Noi non siamo molto d’accordo con questa teoria e spieghiamo perché. Secondo il nostro modestissimo parere la mancata integrazione degli stranieri nei Paesi europei (nel nostro caso parleremo di Italia) non dipende tanto dalla situazione sociale in cui molti stranieri si vengono a trovare, che è certamente importante, ma non decisiva per una piena comprensione dei valori che alimentano le nostre democrazie, valori che dovrebbero essere proprio alla base di qualsiasi forma di integrazione. Per capire meglio il nostro ragionamento prendiamo proprio i casi più eclatanti di mancata integrazione che riguardano principalmente gli immigrati musulmani (anche di seconda e terza generazione) che in moltissimi casi rifiutano di accettare quei valori fondamentali su cui si basano le democrazie europee, valori che fanno capo a due documenti specifici che sono la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

In particolare, inutile negarlo, lo scontro tra la nostra cultura e quella musulmana si manifesta su tutti quegli articoli che parlano di libertà individuali e di parità di Diritti tra generi e soprattutto nel differente approccio al concetto di legge. Mentre nelle due dichiarazioni sopra citate i punti focali sono i Diritti Individuali basati esclusivamente su un concetto laico del Diritto, nella Dichiarazione Islamica dei Diritti Umani il concetto di fondo è la legge islamica, la Sharia, che si basa esclusivamente su precetti religiosi.

E chiarissimo e lampante che tra le due visioni di insieme la differenza è abnorme e non conciliabile. E’ quindi impossibile che un qualsiasi residente in Europa possa accettare che i propri concetti di Diritto laici vengano spazzati via da un concetto teocratico che in molti punti fa addirittura a pugni con quanto stabilito dalle dichiarazioni dei Diritti accettate nel nostro continente in quanto stabilisce con chiarezza la supremazia della legge islamica rispetto alle leggi nazionali. In particolare nei seguenti articoli che non possono in nessun caso essere accettati in Europa e che, per dirla tutta, andrebbero messi fuorilegge:

Art. 4 – Il diritto alla giustizia

1) Ogni individuo ha diritto di essere giudicato in conformità alla Legge islamica e che nessun’altra legge gli venga applicata…

5) Nessuno ha il diritto di costringere un musulmano ad obbedire ad una legge che sia contraria alla Legge islamica. Il musulmano ha il diritto di rifiutare che gli si ordini una simile empietà, chiunque esso sia: «Se al musulmano viene ordinato di peccare, non è tenuto né alla sottomissione né all’obbedienza» ( ḥadīth )[1].

O ancora la definizione di equità di un processo e di presunzione di innocenza:

Art. 5 – Il diritto ad un processo giusto

1) L’innocenza è condizione originaria: «Tutti i membri della mia Comunità sono innocenti, a meno che l’errore non sia pubblico» ( ḥadīth ). Questa presunzione di innocenza corrisponde quindi allo «statu quo ante» e deve rimanere tale, anche nei confronti di un imputato, fino a che esso non sia stato definitivamente riconosciuto colpevole da un tribunale che giudichi con equità.

2) Nessuna accusa potrà essere rivolta se il reato ascritto non è previsto in un testo della Legge islamica… …

4) In nessun caso potranno essere inflitte pene più gravose di quelle previste dalla Legge islamica per ogni specifico crimine: «Ecco i limiti di Allah, non li sfiorate» (Cor. II:229)…

Inoltre, relativamente al libero pensiero, troviamo delle fondamentali differenze tra le due Dichiarazioni; infatti per i Paesi firmatari della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo si legge:

Articolo 18

Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.

Articolo 19

Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

mentre nella Dichiarazione islamica troviamo:

Art. 12 – Il diritto alla libertà di pensiero, di fede e di parola

1) Ogni persona ha il diritto di pensare e di credere, e di esprimere quello che pensa e crede, senza intromissione alcuna da parte di chicchessia, fino a che rimane nel quadro dei limiti generali che la Legge islamica prevede a questo proposito. Nessuno infatti ha il diritto di propagandare la menzogna o di diffondere ciò che potrebbe incoraggiare la turpitudine o offendere la Comunità islamica: «Se gli ipocriti, coloro che hanno un morbo nel cuore e coloro che spargono la sedizione non smettono, ti faremo scendere in guerra contro di loro e rimarranno ben poco nelle tue vicinanze. Maledetti! Ovunque li si troverà saranno presi e messi a morte» (Cor., XXXIII:60-61). … 4) Nessun ostacolo potrà essere frapposto alla diffusione delle informazioni e delle verità certe, a meno che dalla loro diffusione non nasca qualche pericolo per la sicurezza della comunità naturale e per lo Stato: «Quando giunge loro una notizia rassicurante o allarmante, essi la divulgano; se l’avessero riferita all’Inviato di Dio e a quelli di loro che detengono l’autorità, per domandare il loro parere avrebbero saputo se era il caso di accettarla, perché di solito si fa riferimento alla loro opinione» (Cor. 4,83).

Ora, è chiaro che se anche le seconde generazioni di musulmani crescono apprendendo che i loro Diritti sono tutelati dalla Dichiarazione islamica dei Diritti Umani invece che dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani o dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, lo scontro tra civiltà e ideologie diverrà immancabile e a farne le spesa sarà proprio quella integrazione di cui tanto si parla.

E qui sarebbe il caso anche di fare un lungo ragionamento sul concetto di integrazione, che non significa che noi europei ci dobbiamo adattare alle usanze e alle leggi di chi viene nel nostro continente ma è esattamente il contrario. Come si risolve questo problema? Si risolve dal basso, inserendo obbligatoriamente lo studio dei Diritti Umani nelle scuole e un piano di studio che compari le varie dichiarazioni e ne evidenzi le differenze in termini di Diritto. Se a una bambina musulmana viene spiegato che lei ha gli stessi Diritti di un maschio musulmano quando questa andrà a casa saprà che qualsiasi forma di costrizione nei suoi confronti è di fatto una violazione della legge, della nostra legge che è l’unica che tutti sono tenuti a rispettare se veramente vogliono essere integrati. Ed è questo il punto focale della nostra iniziativa: è impossibile accettare che la legge islamica prevalga sulle leggi nazionali e per questo che dai prossimi giorni daremo il via a due iniziative congiunte. La prima è volta a chiedere che in Italia l’insegnamento dei Diritti Umani così come enunciati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani venga reso obbligatorio e non come semplice complemento dello studio del Diritto Civile. La seconda iniziativa è volta rendere fuorilegge la dichiarazione islamica dei Diritti Umani in quanto chiaramente incompatibile sia con le nostre leggi che con tutte le legislazioni dell’Unione Europea in quanto pone la legge islamica al di sopra delle leggi nazionali, un vero e proprio bastione contro l’integrazione. Le due iniziative, in particolare quella in Europa, verranno aperte da un dettagliato esposto che renderemo pubblico appena possibile cioè non appena verranno recepiti e messi in discussione, il che ci auguriamo avverrà prima possibile.


Preistoria e storia del diritto, fonti varie
viewtopic.php?f=205&t=2521

Diritto islamico


Shariʿah o sharia
https://it.wikipedia.org/wiki/Shari'a
Shariʿah o sharia (in arabo: شريعة‎, sharīʿa) è un termine arabo dal senso generale di "legge" (letteralmente "strada battuta"), che può essere interpretata sotto due sfere, una più metafisica e una più pragmatica. Nel significato metafisico, la sharīʿah è la Legge di Dio e, in quanto tale, rimane sconosciuta agli uomini.

Sharia o legge islamica per Maometto ed il Corano
viewtopic.php?f=188&t=1460

La Sharia non è la legge di D-o ma soltanto quella dell'idolo Allah
viewtopic.php?f=188&t=2470
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8731864964
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Messaggioda Berto » dom mag 21, 2017 11:32 am

"Ecco perché l'islam è una dittatura"
'autore best seller, l'egiziano Abdel-Samad, denuncia: "I moderati non esistono". E accusa: "La vostra società consente ai fanatici di radicarsi"
Elena Barlozzari - Dom, 21/05/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 99375.html

La vocazione totalitaria dell'Islam spiegata, senza peli sulla lingua, attraverso le categorie del 900.

Questo azzardo fattosi best-seller è costato caro all'autore, l'egiziano Hamed Abdel-Samad, 42 anni ed una fatwa che lo insegue da quando tenne un discorso a Il Cairo definendo, per la prima volta, la «malattia» di cui l'Islam è affetto come «Fascismo Islamico» (Garzanti). Hamed, oggi, si sposta per l'Europa assieme alla scorta per raccontare la sua «eresia»: «L'Islam moderato non esiste».

Perché «fascismo islamico»?

«In effetti bisognerebbe parlare di totalitarismo islamico: ovunque fascisti, comunisti e islamisti abbiano preso il potere, le società sono diventate prigioni a cielo aperto».

Su di lei «pesa» una fatwa.

«Significa che nei miei confronti è stata emessa una condanna di morte e che ogni musulmano credente ha il diritto di uccidermi. I jihadisti tedeschi hanno cercato di assassinarmi, da allora vivo sotto scorta».

Si aspettava una simile accoglienza?

«Ho abbandonando l'Egitto sperando di poter vivere e pensare in libertà: invece, mi sono ritrovato in una società che, in nome della tolleranza, consente ai fanatici di fare proselitismo e radicarsi».

Come vive un sorvegliato speciale?

«Non vive».

La «lezione» delle primavere arabe non è un'altra?

«Le primavere arabe, come un terremoto, hanno messo in luce le crepe di un mondo. O si decide di abbattere la casa e ricostruirla nuova, oppure si dà una semplice ritinteggiata. Far cadere un leader e sostituirlo con un altro, se non c'è un cambio di mentalità, non ha senso».

Perché l'Islam moderato non esiste?

«Parto da una premessa: ci sono dei musulmani moderati, ma non sono tali grazie all'Islam, semmai a dispetto di questo. L'Islam come entità politica, invece, sfocia sempre nella dittatura. Il termine Islam moderato è un'invenzione degli occidentali: coniato soprattutto a beneficio di Erdogan che, salito al potere, ha iniziato ad imporre leggi dal sapore islamista».

Lei è stato ribattezzato il Saviano d'Egitto. Lo sa che con le sue teorie rischia l'accusa di islamofobia?

«Sì. Ma la parola fobia significa paura senza una spiegazione. Se osserviamo quel che accade oggi, invece, i motivi per guardare all'Islam con diffidenza sono tantissimi. In Germania dicono che il mio libro è un'istigazione alla violenza, ma il mio libro non ha ucciso nessuno, mentre, quotidianamente, vedo persone morire in nome del Corano».

A due anni dalla strage di Charlie Hebdo continua a scorrere sangue innocente. Dove abbiamo sbagliato?

«Nel considerare l'Islam alla stregua di qualsiasi altra religione, nel chiudere un occhio di fronte alla sua connotazione totalitaria, dando più attenzione ai sentimenti dei musulmani che ai principi fondanti dell'Europa.
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Messaggioda Berto » dom mag 21, 2017 9:12 pm

Si inaugura moschea, residenti protestano mangiando porchetta
Manifestazione non degenera, in sala tra gli invitati c'è il sindaco del paese, Stino di Livenza (Venezia)
21 maggio 2017

http://www.ansa.it/veneto/notizie/2017/ ... b2ef3.html

Un banchetto con una porchetta da affettare: è la provocazione messa in scena stamane a San Stino di Livenza (Venezia) da un gruppo di residenti per protestare contro l'inaugurazione di una moschea, creata dalla locale comunità islamica in un capannone ristrutturato.

Al taglio del nastro del centro di preghiera, che ha tutte le necessarie autorizzazioni, circa duecento fedeli, con la presenza dell'ambasciatore del Marocco, Hassan Abouayoub, e anche del sindaco di San Stino, Matteo Cappelletto. Dall'altra parte della strada 30-40 cittadini del posto, arrabbiati per la presenza della nuova struttura, contro la quale si sono opposti invano, appoggiati da una raccolta di firme della Lega Nord.

Il leader religioso della nuova moschea, Bouchaib Tanji, aveva invitato alla cerimonia tutta la popolazione del paese.

"Noi vogliamo che questo luogo sia aperto a tutti i cittadini che sono interessati a conoscere il mondo e la cultura islamica" ha detto oggi Tanji. Ma la risposta del gruppo di residenti è stato un contro-banchetto, protagonista una porchetta che è stata affettata e servita ai presenti. Tra i manifestanti, qualcuno ha issato una bandiera con il Leone di San Marco. La protesta, controllata dagli uomini della Questura, è rimasta pacifica e non ci sono state tensioni.
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Messaggioda Berto » mar mag 23, 2017 7:03 pm

Mettiamo fuorilegge l'islam senza criminalizzare i musulmani se vogliamo vincere questa guerra

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 8526178065

Di fronte a 22 bambini e ragazzini massacrati dal terrorismo islamico suicida mentre si divertivano ascoltando la musica a Manchester, cosa dobbiamo fare concretamente? Continuare a ripetere che mai e poi mai dobbiamo cambiare il nostro stile di vita? Che i terroristi islamici vanno condannati ma che l'islam è una religione di pace? Continueremo a limitarci a perseguire i singoli terroristi islamici solo se in flagranza di reato? O finalmente ci libereremo dell'ipocrisia, vinceremo la paura, avremo il coraggio di denunciare, combattere e sconfiggere la radice del male, che è l'islam come religione e di cui gli stessi musulmani sono le principali vittime?



Buongiorno amici. L'ennesimo attentato terroristico suicida islamico a Manchester, culminato nella strage di almeno 22 bambini e ragazzi e una sessantina di feriti che assistevano al concerto di Ariana Grande, ci riporta per l'ennesima volta alla cruda realtà che siamo in guerra.

Ci obbliga, di fronte alla dolorosa conta delle vittime, a prendere atto che in guerra o si combatte per vincere o la si subisce comunque e si finirà per essere sconfitti e sottomessi all'islam.

Ci impone di avere l'onestà intellettuale e il coraggio umano di guardare in faccia al vero nemico, che non sono singoli terroristi islamici, ma è l'islam.

Questa guerra la perderemo fintantoché non ammetteremo che la radice del male non sono delle persone, ma è una religione che pratica il lavaggio di cervello e trasforma le persone in robot della morte.
È totalmente sbagliata la strategia della sicurezza che si limita a scalfire la punta dell'iceberg, intercettando i terroristi islamici in flagranza di reato, rifiutandosi di scardinare l'iceberg che è l'islam, l'ideologia che legittima nel nome di Allah l'odio, la violenza e la morte, modifica mentalmente e affettivamente le persone al punto che con il sorriso sulle labbra ci dicono: "Così come voi amate la vita, noi amiamo la morte".

In ogni caso questa guerra non la potremmo mai vincere limitandoci a intercettare i musulmani in flagranza di reato, sia perché il terrorismo islamico è ormai una realtà autoctona ed endogena, sia perché i musulmani si stanno affermando sempre più come presenza demografica significativa, talvolta maggioritaria tra i nuovi nati, così come già avviene a Londra, Bruxelles, Amsterdam e Oslo.

Cari amici, riscattiamo il dovere della verità e il diritto della libertà per condannare a viva voce l'islam, perché è un'ideologia totalmente incompatibile con le leggi dello Stato laico e liberale, con le regole su cui si fonda la civile convivenza, con i valori che sostanziano la nostra civiltà, a cominciare dalla sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e donna, la libertà di scelta individuale.

Cari amici, proprio perché dobbiamo prevenire la deriva del razzismo nei confronti dei musulmani come persone, che non a caso sono le principali vittime del terrorismo islamico, dobbiamo mobilitarci, qui dentro casa nostra, per mettere fuorilegge l'islam, per liberare l'Europa dall'islam così come è stato per 1400 anni.

Cari amici andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta, forti di verità e con il coraggio della libertà. Insieme ce la faremo.






Se per il Corano i piccoli sono soltanto esseri inferiori
Alle radici dell'odio: per il testo sacro dell'islam i bambini non sono intoccabili e possono finire nel mirino dei terroristi
Magdi Cristiano Allam - Mer, 24/05/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 01136.html

È stato un giovane terrorista islamico suicida a farsi esplodere in mezzo a bambini e ragazzini inglesi che si divertivano ascoltando la musica della cantante Ariana Grande sua coetanea a Manchester.

Lui incarna l'ideologia della morte che non solo disprezza la vita altrui ma disconosce la sacralità della propria vita. Loro condividono la cultura della vita che è ancor più legittimata e assolutamente inviolabile proprio per la loro tenera età.

Nella nostra Europa dalle radici cristiane i bambini assurgono a modello di una innocenza dell'anima che si eleva alla santità naturale. L'evangelista Marco (c. 10, vv. 13-14) scrive: «Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio».

All'opposto nell'islam i bambini sono considerati, al pari delle donne, esseri antropologicamente inferiori, alla stregua dei beni materiali che si acquisiscono, si ereditano o si depredano attraverso le razzie. Allah nel Corano equipara i figli ai beni materiali e li concepisce come una «tentazione» che allontana i fedeli dalla vera fede: «Sappiate, che i vostri beni e i vostri figli non son altro che una tentazione. Presso Allah è la ricompensa immensa (8, 28)». Nelle razzie effettuate da Maometto per depredare le carovane nel deserto o sottomettere al suo potere le tribù arabe politeiste, ebraiche o cristiane, venivano subito uccisi gli uomini mentre le donne e i bambini, in quanto esseri inferiori, venivano venduti al mercato degli schiavi dopo averne abusato sessualmente, erano parte integrante del bottino alla stregua delle bestie, dei terreni e degli oggetti materiali.

Questa concezione dei bambini era già presente nella società araba pre-islamica, che mette al centro la «comunità» e dove le persone si legittimano sulla base del loro status e della loro funzione. Lo stesso Maometto fu un bambino infelice, figlio unico di un padre che morì prima che lui nascesse nel 570, mentre la madre morì quando lui aveva appena 6 anni. Così come fu un uomo sfortunato: sei dei suoi figli morirono prima che lui morisse nel 632. Gli sopravvisse solo la figlia Fatima che però morì pochi mesi dopo, fu l'unica a dargli due nipoti maschi, entrambi uccisi al pari del loro padre, Ali ibn Abi Talib, cugino e genero di Maometto.

Fu così che Maometto morì senza eredi maschi, in una società dove non avere figli maschi era ritenuta una disgrazia. La considerazione che Maometto ebbe dei bambini raggiunse l'apice quando, a 50 anni, sposò Aisha, di appena 6 anni, che divenne la sua moglie prediletta.

È in questo contesto religioso che i terroristi islamici usano spregiudicatamente i loro bambini per farli esplodere come carne da cannone e uccidono mostruosamente i nostri bambini come se la loro vita non contasse nulla. La radice del male è in Maometto e nel suo Allah.
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Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

Messaggioda Berto » mer mag 31, 2017 1:06 pm

Canada - Preghiera islamica contro tutti gli ebrei e i cristiani
https://www.youtube.com/watch?v=bE_e3K- ... e=youtu.be

Preghiere xlameghe (islamiche) contro i non islamici
viewtopic.php?f=188&t=2502
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Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

Messaggioda Berto » dom giu 04, 2017 7:58 am

???

Islam se non lo conosci ci caschi
03-06-2017
Stefano Magni

http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli ... TOgWMb-ujJ

Islam for Dummies, cioè la religione islamica spiegata anche ai più ignoranti, pare che sia uno dei libri più letti dai volontari occidentali che si arruolano nell’Isis come foreign fighters. Sarà vero? Sarà solo propaganda? La notizia pare confermata da un sondaggio effettuato dal Pew Research Center. Un quarto degli americani dichiara di non sapere “nulla” e un altro terzo di sapere “molto poco” della religione di Maometto. E si tratta di percentuali relativamente stabili. Negli Usa ci sono pochi musulmani in rapporto alla popolazione (3,3 milioni su 319 milioni di americani), quindi è quasi fisiologico che se ne sappia poco. Nonostante tutto, la popolazione musulmana cresce, per nascite e conversioni, molto più di tutte le altre, anche in Nord America.

Il trend misurato dal Pew Research Center, questa settimana, è coerente con quello dell’anno scorso. In pratica, l’islam è la seconda religione nel mondo, seconda solo al cristianesimo, con 1,8 miliardi di fedeli. Ma in prospettiva diventerà la prima religione entro la fine del secolo. Da qua al 2060, la crescita prevista è del 70%, contro il 34% del cristianesimo. Nonostante sia una religione solitamente associata al mondo arabo, la maggior popolazione musulmana e quella che cresce più rapidamente si trova in Asia, soprattutto in Indonesia.

Per quella data, anche negli Usa, la piccola comunità musulmana, benché destinata a restare minoranza esigua, sarà comunque in grado di superare numericamente la comunità ebraica, che è la più numerosa nel mondo dopo quella in Israele. La non conoscenza dell’islam da parte degli americani, non coincide con una visione negativa di quella religione. Non vale, almeno in questo caso, il discorso del pregiudizio dato dall’ignoranza. L’ignoranza pare generare più simpatia nel corso del tempo, specie durante gli ultimi anni di Barack Obama. Tuttora, c’è da dire, i sentimenti nei confronti dell’islam sono più “freddi” rispetto a quelli per le altre religioni americane, con un 48%, ma sono già otto punti in più rispetto al 2014.

Interessante constatare che, politicamente parlando, il 54% dei democratici crede che “nessuno” o “pochissimi” musulmani odi l’America. Percentuale che scende al 29% fra i repubblicani, la maggioranza dei quali crede, invece, che l’anti-americanismo dei musulmani sia un fenomeno di massa che riguarda “circa la metà” della popolazione islamica. Riassumendo: solo una minoranza di americani sa qualcosa dell’islam, il parere positivo o negativo nei confronti della religione di Maometto (e l’idea se sia anti-americana o no) dipende soprattutto dallo schieramento politico.

E in Europa? Posti di fronte alla domanda sull’islam, esprimono un parere negativo soprattutto gli europei del Sud e dell’Est. Fra questi, gli italiani sono secondi in assoluto per l’ostilità nei confronti della religione musulmana, con un 69% di pareri negativi, un risultato inferiore solo al 72% dell’Ungheria. Chi conserva un parere positivo o tendenzialmente benevolo sono semmai i paesi dell’Europa occidentale e settentrionale, Regno Unito in testa (solo il 28% ha un parere negativo) seguito a ruota dalla Germania e dalla Francia (entrambe al 29%). Nonostante il terribile 2016, dopo il Bataclan, Nizza e Berlino (la strage di Manchester non c’era ancora stata), inglesi, tedeschi e francesi hanno ancora un buon concetto delle loro enormi comunità musulmane.

Vale la pena di sapere, però, cosa pensino degli occidentali i musulmani stessi. Perché il gioco delle percezioni vale, se è in due direzioni non se è univoco. E vediamo che, fra gli atteggiamenti maggiormente associati al tipo “occidentale”, in cima alla lista c’è “egoista” (68%) seguito da “violento” (66%) e avido (64%). Solo nelle ultimissime posizioni troviamo il tipo occidentale associato a concetti positivi, come “onesto” (33%), “tollerante” (31%) e “generoso” (un magro 29%).

Impressionante, poi, vedere le percentuali dei musulmani che vorrebbero la sharia (la legge coranica) come legge fondamentale del loro paese: il 99% degli afgani e il 91% degli iracheni, due popoli teoricamente liberati dagli occidentali, l’89% dei palestinesi (che pure hanno una classe dirigente laica), l’83% dei marocchini (un regno moderato), il 72% degli indonesiani (Stato democratico e multi-confessionale), solo per citare i dati più interessanti. Fra i più moderati, cioè quei popoli musulmani che meno desidererebbero essere governati dalla sharia? Albanesi (12%), kosovari (15%), turchi (12%). Nonostante Erdogan.
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Messaggioda Berto » mar giu 06, 2017 8:22 am

??? Manipolazione di parole, di idee e di concetti ???


La guerra ai terroristi si fa con le parole giuste
Paolo Mieli
Milano, 4 giugno 2017

http://www.corriere.it/opinioni/17_giug ... 74ed.shtml

Minacciare ritorsioni impraticabili è rischioso, meglio raffinare l’analisi di un problema che durerà e non si supera dicendo che la vita continua come prima

Dice Theresa May, premier britannico, che «quando è troppo è troppo». E il ministro degli Esteri Boris Johnson promette che «ai terroristi non sarà consentito di distruggere la nostra democrazia». Per poi aggiungere: «Oggi milioni di londinesi continueranno la loro vita, andranno al pub, al museo, nei parchi, a vedere spettacoli e questa sarà la miglior risposta». Quante volte abbiamo ascoltato queste parole? In genere il leader di turno conclude con annunci di «reazioni durissime». «Spietate» specificò l’allora presidente francese François Hollande il 13 novembre 2015 dopo la strage del Bataclan. E il saggista inglese Niall Ferguson così commentò: «Non gli credo … questa l’ho già sentita, poi in genere quando la situazione comincia a girare per il verso sbagliato ecco che su entrambe le sponde dell’Atlantico emergono le riserve dell’opinione pubblica … Altro che spietati, quando lo siamo stati davvero nei nostri Paesi si gridava allo scandalo».

Effettivamente la prima cosa che una donna o un uomo di governo dovrebbero fare nei minuti successivi a un attentato come quello di sabato notte al Borough Market è pronunciare sì parole di cordoglio ma evitare di promettere ritorsioni che tutti sappiamo non essere praticabili. Ci basta sapere che negli ultimi mesi in Gran Bretagna su otto attentati ne sono andati a segno solo tre e gli altri sono stati sventati. E sarebbe più saggio non dare l’illusione che da adesso in poi, grazie a chissà quale svolta, di atti terroristici non ne vedremo più. E meglio ancor più, raffinare le analisi di un fenomeno che ci accompagnerà per chissà quanti anni ancora. Sotto questo profilo fu più efficace il predecessore della May, David Cameron, che in due importanti discorsi (giugno e luglio del 2015, il primo in Slovacchia, il secondo a Birmingham) chiese agli islamici inglesi cosa avrebbero fatto per aiutare le autorità di polizia a combattere i terroristi, ricordò che musulmani venivano sistematicamente uccisi da altri musulmani e spiegò come, a parer suo, fosse sbagliato continuare a dire che «l’integralismo è frutto dei nostri errori o della povertà».

La guerra al terrorismo oggi, eccezion fatta per coloro che indossano una divisa, andrebbe combattuta principalmente sul piano culturale. Ed è un conflitto tra noi e noi, prima ancora che tra noi e «loro». Il confronto militare con «loro», cioè con Daesh ("e non solo" a digo mi), ha tempi più lunghi di quelli che – sprovvisti di un’adeguata conoscenza – siamo stati indotti a supporre. Ne è riprova la «liberazione» di Mosul iniziata lo scorso 17 ottobre e presentata all’epoca sui media come qualcosa che sarebbe stata portata a termine nel giro pochi giorni. Adriano Sofri che ha seguito la vicenda sul campo già in novembre aveva puntato l’indice contro «un giornalismo mediamente cialtrone» che aveva dato Mosul per conquistata già a fine ottobre «quando la forza speciale antiterrorismo irachena era appena entrata nei sobborghi della sponda est del Tigri, la meno difendibile da parte dell’Isis». Dopodiché l’avanzata non aveva fatto sostanziali passi avanti e a volte ne aveva «fatti indietro». Questo a metà novembre. Siamo a giugno e Mosul non è stata ancora definitivamente liberata.

Ma, dicevamo, ciò che ci compete non è improvvisarci strateghi militari né a Mosul, né qui in Europa. Chi sostiene di avere soluzioni militari pronte per l’uso – sia qui che lì – è un ingenuo semplificatore o, peggio, un imbroglione. L’unica cosa che possiamo fare (e che ci compete) è approfondire la discussione sulle categorie a cui facciamo ricorso per affrontare una questione – quella del radicalismo islamico – che ormai ci accompagna da oltre un quindicennio. Qui sembra che il Paese che, sotto questo aspetto, ha fatto più passi avanti sia la Francia. Si pensi a Gilles Kepel che fece notare come l’ottantaseienne sacerdote Jacques Hamel fosse stato sgozzato nel luglio scorso a Saint-Étienne-du-Rouvray (Rouen) da un diciannovenne. Un ragazzo che aveva appena trascorso un anno in carcere per aver cercato di andare in Siria e che era stato da poco liberato per buona condotta. Quando entrò in prigione – ha sottolineato Kepel – quel ragazzo non sapeva quasi nulla della Jihad, ma ne è uscito islamizzato dalla testa ai piedi e con la volontà di uccidere.

Si pensi a Jean Birnbaum il quale ha scritto che a confonderci le idee sono in campo due illusioni complementari: la sinistra vede gli jihadisti come poveri; la destra li confonde con gli immigrati (???). Ma l’essenza della religione è quella di essere senza paese o confini (???). Il Jihadismo è una causa la cui influenza è così potente che può inghiottire un giovane cresciuto nella campagna francese o uno studente brillante che proviene da una famiglia cristiana. Birnbaum, nel libro «Un silence religieux. La gauche face au djihadisme» (Seuil) ha definito «rienavoirisme» la tesi secondo cui il terrorismo islamico non ha niente a che vedere («rien à voir») con la religione (???). Polemizzando sia pure velatamente con papa Francesco.

In Francia si è più discusso sul «ricatto dell’islamofobia»: così lo ha definito Alain Finkielkraut per il quale il concetto è ricalcato su quello di antisemitismo, sicché non se ne riesce a capire la specificità. Di più, sostiene Finkielkraut che tale «analogia occulta la realtà eclatante dell’antisemitismo islamista». Quando a Colonia a Capodanno del 2016 gruppi di ragazzi musulmani molestarono ben mille e duecento donne di ogni età in un’azione evidentemente coordinata, in Francia ci fu chi cercò di minimizzare. Elisabeth Badinter in quell’occasione definì «scioccante» tale «negazione da parte di alcune femministe militanti francesi che hanno preso le difese degli aggressori anziché delle vittime». «Sono quasi trent’anni - disse apertamente - che cediamo spazi all’islam radicale per paura di passare per islamofobi… Siamo sempre stati zitti perché c’è il terrore di fare il gioco dei razzisti e dei partiti di estrema destra». Ed è sbagliato: «È negando la realtà che si nutrono razzismo ed estrema destra e che si perde la fiducia della gente».

Secondo il filosofo Michel Onfray il termine «islamofobia» sarebbe addirittura da bandire.
Non corrisponde a niente di realmente esistente, sostiene Onfray, nel libro Penser l’Islam, «è un concetto polemico utilizzato per impedire ogni riflessione sull’islam che non sia un pensiero di reverenza». Siamo in presenza di un anti-islamista militante? No. Lo scorso settembre Onfray dichiarò alla televisione Russia today che il fatto che la comunità musulmana fosse in collera contro l’Occidente gli sembrava «del tutto legittimo; l’Occidente dice di attaccare per proteggersi dal terrorismo – proseguiva Onfray – ma crea il terrorismo attaccando». E una sua frase, «dovremmo smetterla di bombardare le popolazioni musulmane», finì addirittura in un video Isis di rivendicazione degli attentati di Parigi. Abbiamo l’impressione che le proclamazioni stentoree non si accompagnino, in genere, a discussioni approfondite. Anzi, spesso è l’opposto. Coloro che ad ogni attentato incitano a continuare a vivere come si faceva prima e nel contempo annunciano l’uso, «da questo momento», di maniere forti (non si sa né dove, né contro chi) dicono cose che da tempo hanno perso di senso. Meglio affidarci a chi non offre soluzioni e propone riflessioni. Almeno, forse, faremo qualche passo avanti e non rimarremo inchiodati al punto in cui siamo fermi da anni.
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Messaggioda Berto » mar giu 06, 2017 2:57 pm

La Nudità dell’Islam
Niram Ferretti
06/06/2017


http://www.linformale.eu/la-nudita-dellislam

Continuare a ripetere le stesse cose serve a poco se esse rimbalzano come palle contro i muri di gomma costruiti intorno alla realtà. L’ultimo attentato nel Regno Unito, il terzo nell’arco di tre mesi, ha portato il primo ministro in carica, Theresa May a dichiarare che chi ha investito con un van i passanti sul Ponte di Londra e poi, munito di coltelli da cucina, ha infierito su chi si trovava a Borough Market, rappresenta una ideologia che perverte l’Islam. Questo è l’abituale mantra che si sente tutte le volte che terroristi musulmani uccidono in nome di Allah. Essi non sarebbero rappresentativi della loro religione, che insegna solo concordia e fratellanza. Niente di più falso.

Se è vero che tutto l’Islam non si sente rappresentato da chi compie atti terroristici uccidendo spietatamente persone la cui unica colpa è quella di vivere in occidente, nel Dār al-ḥarb, (la Casa della Guerra, il territorio esterno a quello musulmano), è altresì vero che chi lo fa non appartiene a una “ideologia perversa”, a meno che di non considerare appunto l’Islam stesso, una ideologia perversa. Di fatto, le gesta sanguinarie dei terroristi rispecchiano fedelmente modalità intrinseche all’Islam praticate fin dal suo sorgere nel VII secolo e continuate per secoli, fondandosi come sono sulla lettera stessa del Corano.

Come evidenzia Bruce Thornton in un recente articolo apparso su Frontpage Magazine,

“Il Jihad non è ‘estremismo islamico’ ma è stato un principio fondazionale dell’Islam sin dal settimo secolo. Il Corano prescrive ai musulmani ‘uccidi gli idolatri ovunque essi si trovino’, ‘Combatti coloro i quali non credono in Allah’, ‘combatti i miscredenti che si trovano a te vicini e fai in modo che trovino in te fermezza’, ‘uccidili ovunque li troverai, e espellili da dove ti hanno espulso’, ‘Io, [Allah] susciterò il terrore nei loro cuori e in quelli di chi non crede…dunque spiccate loro la testa’. Questi sono solo alcuni degli esempi della giustificazione divina per ‘l’odio, la divisione e il settarismo’ che si trovano nel libro più sacro dell’Islam”.

Dunque il problema non è il pervertimento di una religione, ma è la sua interpretazione massimalista e letteralista. Tutto ciò è di una evidenza solare, come la nudità dell’imperatore davanti alla folla nella celebre favola di Hans Christian Andersen, e che tutti fingono di non vedere ad eccezione del bambino il quale grida, “Il re è nudo!”.

Come l’imperatore della favola anche l’Islam è nudo per chiunque abbia occhi per vedere, solo che si cerca in tutti i modi di nasconderlo con ogni sorta di vestiti che lo coprano alla vista. Continuare a tentare di occultare le prove della colpevolezza del colpevole non porterà da nessuna parte, se non ad accumulare sempre più la sporcizia sotto il tappeto.

La prima pulizia da fare dovrebbe farla il mondo musulmano stesso, riconoscendo apertamente l’esistenza del problema, come ha fatto due anni fa ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī all’università di Al Azhar al Cairo, e ammettendo che sì, i musulmani che uccidono in nome di Allah facendosi esplodere, decapitando, accoltellando, investendo la gente per le strade, lo fanno perché applicano il Corano alla lettera basandosi sui suoi insegnamenti più violenti provenienti da Maometto stesso, come ben vedeva uno dei più grandi islamologi di sempre, Ignaz Goldziher, grande estimatore dell’Islam, ma ciò nonostante perfettamente capace di riconoscere che Maometto fosse, “il profeta della lotta e della guerra” (non a caso, un altro orientalista di chiara fama, Maxime Rodinson lo avrebbe definito in seguito, nella biografia a lui dedicata, “Il profeta armato”).

La coltre protettiva e di omertà che il mondo musulmano e quello occidentale pongono intorno alla questione, non solo non aiuterà ma non potrà che peggiorare la situazione, esasperando gli animi e rischiando di produrre una islamofobia reale (etichetta oggi usata come una clava per zittire chiunque osi criticare l’Islam). Il medico pietoso, e in questo caso, intenzionalmente negligente, rende solo la piaga purulenta. E la piaga lo è già da molto tempo.
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