Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

Messaggioda Berto » gio nov 08, 2018 7:42 pm

La maggioranza dei tedeschi ha paura dell'islam
Gerry Freda - Gio, 08/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/son ... 98805.html

Oltre alla paura verso l'Islam, nell’opinione pubblica tedesca starebbe montando anche un forte pregiudizio nei confronti degli stranieri e degli ebrei

Secondo un sondaggio pubblicato in questi giorni in Germania, la maggioranza dei Tedeschi proverebbe “grande paura” nei riguardi dell’Islam.

Rispetto alle rilevazioni effettuate nel 2014, i timori e le diffidenze nei confronti della comunità musulmana sarebbero infatti cresciuti in maniera “sorprendente” nell’opinione pubblica di tale Paese.

L’indagine demoscopica recente è stata condotta dal Competence Centre for Right-Wing Extremism and Democracy Research e ha segnalato che il 55,8% dei tedeschi si sentirebbe ormai, a causa della crescita degli immigrati musulmani presenti in Germania, “straniero in casa propria”. Quattro anni fa, invece, solo il 43% dei cittadini condivideva tale opinione. Secondo il sondaggio effettuato in questi giorni, inoltre, il 44% della popolazione si sarebbe dichiarato a favore della “chiusura delle frontiere nazionali” agli stranieri di religione islamica. Sempre nel 2014, i soggetti favorevoli alla chiusura dei confini costituivano appena il 36,5% del totale.

Oltre alla crescita della paura verso i musulmani, la rilevazione condotta dal Competence Centre for Right-Wing Extremism and Democracy Research ha anche individuato, nell’opinione pubblica tedesca, un incremento, sempre rispetto a quattro anni fa, dell’ostilità nei confronti degli stranieri e degli ebrei. Per il 35,6% degli intervistati, infatti, gli immigrati stanziati in Germania starebbero “prosciugando” le risorse dello Stato sociale, mentre per il 10% gli ebrei sarebbero una comunità “ostile a ogni forma di integrazione nella società tedesca”. Tra i connazionali di Angela Merkel, inoltre, starebbe aumentando il numero di individui favorevoli all’“insaturazione di una dittatura” e “all’ascesa al potere di un uomo forte”. Tale prospettiva politica sarebbe sostenuta dall’11% dell’opinione pubblica. Secondo i sondaggisti, le più alte percentuali di popolazione dichiaratesi a favore dell’avvento di un “leader carismatico” sarebbero state registrate nei Länder orientali della Germania.
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Messaggioda Berto » dom nov 18, 2018 7:17 pm

Orchestra olandese abbandona la scena quando il Direttore inizia ad inneggiare alla bellezza dell'Islam a discapito della cultura cristiana ...
14 mag 2017

https://gloria.tv/video/4Dofue17XXu8D8Lx6kP24ERSh
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Messaggioda Berto » dom nov 18, 2018 7:18 pm

Per il 63% dei praticanti italiani l’Islam è in antitesi con i valori cristiani
2018/11/11

https://www.infodata.ilsole24ore.com/20 ... -cristiani

Quello dell’ascendenza religiosa sui comportamenti sociali è un tema probabilmente troppo complesso e dalla lunga storia per essere abbracciato in un libro, assolutamente non può essere evaso in un articolo o da una singola ricerca.
Ci sono però dei dati emersi da un ampio lavoro condotto da Pew Research “Be Christian in Western Europe” , il noto centro di ricerca americano, che evidenziano un elemento interessante: nei paesi europei Occidentali sono i cristiani praticanti a mostrarsi meno predisposti all’accoglienza delle persone musulmane. Un risultato che cozza con il dato di fatto che la cristianità (attenzione: qui ci si riferisce ai cristiani, comprendendo dunque i cattolici, i protestanti, gli ortodossi, ecc) è oggi in prima linea per quanto riguarda l’accoglienza del “diverso”, non solo nella pratica. Sono molti i giornali, le riviste, i pensatori e gli scrittori cattolici che in Italia stanno alimentando il dibattito sulla necessità dell’accoglienza. Per non parlare dei numerosi moniti dello stesso Papa Francesco intorno al suo quadrivio “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”.

Eppure, questi dati mostrano che fra le persone che si dichiarano cristiani praticanti la diffidenza verso i musulmani è ancora molta, più di quanta ve ne sia fra persone che non praticano alcuna religione. Il 63% dei praticanti italiani afferma che l’Islam è in antitesi con i valori cristiani, contro il 29% dei non religiosi. È interessante osservare due aspetti linguistici della domanda: primo, non si parla di “diverso” ma di vera e propria “antitesi”; secondo, si parla di Islam in maniera generica, e viene da chiedersi se forse gli stereotipi in questo caso non siano stati troppo liberi di agire sulla mente del rispondente. Sempre il questionario di Pew Research mostra che alla domanda “quanto ne sai dell’Islam”, il 74% degli italiani risponde “poco o niente”. Siamo insieme al Portogallo il paese che ne sa di meno.

Il trend che si riscontra in Italia è il medesimo del resto d’Europa: il 40% dei cristiani praticanti europei dichiara che l’immigrazione dovrebbe essere ridotta, contro il 28% dei non religiosi. Ma soprattutto fra i cristiani praticanti è doppia rispetto ai non religiosi la percentuale di europei che afferma che la propria cultura è superiore alle altre.
Pew Research considera anche il gruppo dei cristiani non praticanti, le cui risposte risultano molto più vicine a quelle dei cristiani praticanti che a quelle dei non religiosi. Il 45% dei non praticanti per esempio afferma che la propria cultura occidentale (quale sia il significato che viene attribuito dai rispondenti a questo termine non è chiaro) sia superiore alle altre.

Addirittura il 35% degli italiani intervistati concorda con la frase: “Mi sento straniero nel mio stesso paese per via dei musulmani”. In generale fra i paesi a prevalenza cattolica la percentuale è del 27%, fra quelli a prevalenza protestante.
Poco meno di un cristiano su tre in Europa Occidentale afferma di ritenere che gli immigrati medio orientali non siano onesti e sempre uno su tre non accetterebbe un musulmano in famiglia. Addirittura un praticante su 7 non accetterebbe un ebreo in famiglia, mentre fra i non religiosi le percentuali sono minori: rispettivamente dell’11% e del 7%.

I cristiani praticanti italiani inoltre sono i più sicuri dopo i praticanti portoghesi che per essere davvero italiani sia necessario possedere un solido background italiano, e qui la differenza con i non religiosi è molto attenuata, mentre risulta più accentuata quella con altri paesi come Svezia, Norvegia e Paesi Bassi, anche rimanendo nell’ambito dei cristiani praticanti.

Non è un caso se quasi 6 cristiani praticanti su 10 in Europa e 6,5 in Italia ritengono che lo stato dovrebbe supportare i valori religiosi. Al tempo stesso però i non religiosi italiani sono fra i più laici dell’Europa Occidentale.

Un tema importante è anche la correlazione fra identità cristiana e fenomeni migratori ma gli autori dell’indagine precisano che questi dati non permettono di dire che l’identità cristiana stai aumentando in relazione alla crescente presenza di musulmani in Europa. Semmai il sondaggio può aiutare a rispondere alla domanda su quale sia la natura dell’identità cristiana nell’Europa occidentale oggi, in particolare tra il grosso gruppo di europei che si identificano come cristiani ma che non frequentano la chiesa.
Con quest’ottica va letto il dato secondo cui anche fra chi si definisce cristiano l’identità religiosa sembra tuttavia essere molto meno forte di quella nazionale. Sono più i cristiani che affermano di essere orgogliosi della propria nazionalità di quelli orgogliosi di essere cristiani: il 50% contro il 33%. L’Italia inoltre non compare fra i primi paesi come orgoglio cristiano, almeno all’interno del campione esaminato.

Infine, un’osservazione curiosa rispetto a quanto detto finora: fra non religiosi, a essere più accoglienti sono coloro i quali sono stati cresciuti in un contesto dove era presente la religione (in Italia 6 non religiosi su 10) rispetto a chi è stato allevato in un contesto completamente ateo. L’85% dei primi si dice disposto ad accogliere un musulmano come vicino, contro il 72% dei non religiosi che non hanno mai frequentato la chiesa.



http://www.pewforum.org/2018/05/29/bein ... rn-europe/
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Messaggioda Berto » dom nov 18, 2018 7:18 pm

Criticare e denunciare l'Islam è un dovere prima ancora che un diritto

viewtopic.php?f=188&t=2811


Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazisno maomettano.
Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.


La blasfemia vera è quella che sta alla base delle religioni, ossia la presunzione sacrilega di detenere il monopolio di Dio, dello Spirito Universale;
questa blasfemia è la fonte di ogni male, specialmente laddove questa presunzione demenziale si accompagna alla mostruosa e disumana violenza coercitiva.
L'odio e la violenza sono intrinsici all'Islam, a Maometto e al Corano, vanno denuciati, perseguiti e banditi come il male assoluto.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6248299139
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Messaggioda Berto » dom dic 16, 2018 1:29 pm

Parlamentari britannici: "Islamofobia diventi crimine razzista"
Gerry Freda - Ven, 14/12/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/par ... 16482.html

Contro l’introduzione del reato di “islamofobia” si è subito schierato Boris Johnson, leader della corrente “euroscettica” dei conservatori

Il parlamento di Westminster, a pochi giorni dall’attentato di Strasburgo, ha esortato ufficialmente il governo britannico a qualificare l’islamofobia, nel quadro della normativa penale nazionale, come un “crimine razzista”.

In entrambe le camere del parlamento si è infatti recentemente formato uno schieramento trasversale, denominato All-Party Parliamentary Group on British Muslims (Appgbm) e deciso a sensibilizzare l’esecutivo May circa la necessità di predisporre “efficaci tutele legali” a vantaggio della comunità musulmana nazionale. Ai comuni, i leader di tale raggruppamento sono il laburista Wes Streeting e la tory Anna Soubry, mentre, alla Camera dei Lord, sono i baroni Nazir Ahmed, esponente della sinistra, e Mohamed Sheikh, conservatore. In ciascuna delle due assemblee, l’Appgbm conterebbe ormai circa “un centinaio di aderenti”.

Ad avviso degli esponenti dello schieramento trasversale, il fatto che la legislazione penale del Regno Unito non classifichi l’islamofobia come una fattispecie criminosa starebbe determinando una "drammatica crescita di aggressioni ai danni dei musulmani britannici". Costoro sostengono infatti che tale lacuna sarebbe la “principale ragione” alla base dei “71mila” episodi di violenza verificatisi nel 2018 ai danni di soggetti di fede islamica residenti nel Paese.

Anna Soubry, presentando alla stampa l’iniziativa promossa dall’Appgbm, ha dichiarato: “Il fatto che l’islamofobia non sia esplicitamente definita dalla legge come un crimine razzista non alimenta soltanto aggressioni fisiche ai danni dei musulmani presenti nel nostro Paese. Tale lacuna normativa è anche all’origine di tutte le discriminazioni che questi ultimi si trovano costretti a fronteggiare ogni giorno sui luoghi di lavoro, a scuola e negli ospedali. Di conseguenza, la minoranza in questione ha il sacrosanto diritto di vedersi finalmente riconoscere dallo Stato le stesse garanzie e tutele contro ogni forma di abuso delle quali attualmente godono tutte le altre comunità religiose.”

Contro l’introduzione del reato di “islamofobia” si è subito schierato Boris Johnson, leader della corrente “euroscettica” dei conservatori. Egli ha tuonato: “L’attentato di Strasburgo ci ha ricordato che il terrorismo islamico è un fenomeno duro a morire e che trova facile radicamento all’interno delle comunità musulmane stanziate in tutto il territorio europeo. A pochi giorni da tale tragedia, credo che il nostro parlamento dovrebbe considerare prioritario rafforzare il monitoraggio delle moschee e degli imam a rischio radicalizzazione, piuttosto che stravolgere la normativa penale introducendo fattispecie criminose astruse.”


Bandire l'Islam o nazismo maomettano prima che distrugga l'Europa e il Mondo
viewtopic.php?f=188&t=2374
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Messaggioda Berto » mer dic 19, 2018 8:13 am

Francia, simpatizzanti Isis invocano attentati contro soft target
Franco Iacch - Mar, 18/12/2018
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/fra ... 18252.html

"Popolo della Francia, voi siete complici, ecco perchè vi uccidiamo"

Questa notte è comparso sui canali jihadisti un poster realizzato da una sigla simpatizzante pro-Is o ISIS-linked group o ISIS-aligned group in cui si invocano attentati contro due specifici soft target in Francia.

Non si tratta di una minaccia ufficiale dello Stato islamico. Merita comunque particolare attenzione per i contenuti inseriti.
Francia: “Affinche i miscredenti sappiano perchè li terrorizziamo”

Terrorista in città: affinche i miscredenti sappiano perchè li terrorizziamo. È questo il nome del poster pubblicato questa notte dai simpatizzanti dello Stato islamico in cui si minaccia la Francia. Si tratta di una sorta di fumetto a singolo fotogramma dove si immaginano delle coppie di francesi nei loro appartamenti che discutono o si interrogano sui temi più disparati: tasse, tradimenti, razzismo, sprechi, morte, paure e vizi. Lo sconosciuto autore enfatizza la corruzione degli occidentali animati da un'inesauribile odio verso i musulmani come ad esempio nel primo dialogo di apertura a sinistra.

Dammi il telecomando – si legge nella prima nuvoletta di dialogo - sono stufo di sentire notizie sulla guerra.

Dovrebbero ucciderli tutti questi musulmani – si legge nel secondo dialogo - E quelli che sono qui vadano via e muoiano con loro.

Stranamente l’autore affronta la morte in modo neutrale nel dialogo successivo. Una visione certamente diversa dal testo a chiusura del poster. Gli autori del poster potrebbero essere due:

“Ma perché non smetti di piangere?” “Mia nonna è morta, sai benissimo che perdere una persona cara fa molto male”

Tasse, tradimenti e sprechi nei dialoghi successivi:

“Caterina hai compilato la ricevuta fiscale?” “Certamente. Mi conosci, il nostro governo cittadino merita dopo tutto quello che ha fatto per noi”

“Perché mi hai tradito di nuovo? E con il vicino di casa questa volta”. “Va bene così, non siamo sotto la legge islamica, io sono libera”.

“Ho mangiato troppo mamma, non ce la faccio più”. “Finisci la cena altrimenti non avrai il tuo dessert”

Come si conclude il poster

"Lode ad Allah! Finalmente sono arrivato. Il viaggio è stato lungo, ma ho superato tutti i confini nonostante le forze di sicurezza, per la grazia di Allah. Il giorno della vendetta è arrivato: La Francia ha assassinato mio padre, mia madre, i miei fratelli e sorelle, i miei amici con le loro famiglie. Bombarda costantemente, distrugge le terre musulmane e uccide i suoi abitanti senza distinzione. Li priva di cibo e afferma di rispettare i diritti umani. O mia gente, il tuo silenzio mostra quanto sei complice. E non ditemi che vi uccidiamo senza motivo perché non vi credo più. Non sono tornato nel paese della mia infanzia per viverci, ma per trovare il martirio con il volere di Allah e vendicarmi. Ecco perchè vi terrorizziamo".
Il terrorismo come atto comunicativo

La coesione

Per i terroristi l’omicidio, che è sempre di ispirazione divina, non è una violazione della Sacra Scrittura, ma un obbligo in rispetto alla nuova e distorta rivisitazione moderna della teologia islamica. Poiché sono le azioni terrene che garantiscono le ricompense divine, l’omicidio ha pienamente senso. Lo Stato islamico ad esempio ha decontestualizzato la teologia islamica creando attori con obiettivi assolutisti o non negoziabili, per quella profonda dicotomia tra bene e male. Il codice morale nei terroristi è assente, i nemici de-umanizzati: in questo modo si elimina ogni ostacolo verso l'assassinio di massa di civili, tra cui donne e bambini. Caratterizzare i membri del terrorismo come vittime di una società ingiusta ne aumenta la coesione organizzativa, mentre nuove regole di condotta morale si applicano alle iterazione con gli avversari che non si percepiscono come umani. L'identità del gruppo è fondamentale per la formazione, l'assunzione e il funzionamento delle organizzazioni terroristiche. Le narrazioni strategiche impiegate dalle organizzazioni terroristiche seguono una precisa struttura progettata per mostrarsi idealizzata e non contraddittoria. Obiettivo della propaganda è il rafforzamento dell'identificazione negativa di coloro che non sono conformi agli ideali del gruppo. In sintesi, le comunicazioni terroristiche celebrano e definiscono l'identità dei militanti, definendo quali azioni devono essere adottate o evitate per preservare l'integrità dell'appartenenza al gruppo. Uno spiccato senso di vittimismo si traduce in un potente motivatore per giustificare la violenza e l'ideologia estremista. L’obiettivo è quello di scatenare una dissonanza cognitiva per azioni religiosamente, politicamente ed eticamente non giuste, ma idealmente necessarie per raggiungere gli obiettivi del gruppo.

Tale giustificazione è essenziale per razionalizzare il coinvolgimento contro i gruppi percepiti come negativi. Le narrazioni strategiche sono strutturate per giustificare nel terrorista un’azione che si discosta dalla propria identità religiosa, culturale e politica. Le costanti informazioni stereotipate contribuiscono ad una distorta attribuzione dell’errore ed alla de-umanizzazione dell’avversario, inglobato in un’unica categoria.

De-umanizzare il nemico

Riscrivendo la percezione di un nemico lo si colloca al di fuori di un gruppo. Non riconoscendo nell’avversario alcun tipo di diritto, si elimina qualsiasi tipo di preoccupazione e rimorso nel compiere azioni efferate contro soggetti che non dispongono di caratteristiche umane. La retorica delle organizzazioni terroristiche impiega spesso linguaggi e immagini per ritrarre i nemici con spiccate caratteristiche negative a svariati livelli (affettivi, culturali, intellettivi). Enfatizzando la percezione di un nemico non umano infine, si annulla qualsiasi tipo di negoziazione pacifica. L'esame della retorica e della propaganda di un determinato gruppo andrebbe eseguita con un approccio analitico per identificare la loro struttura prima di intraprendere un approccio comunicativo. I messaggi dovranno essere strutturati per dimostrare l’esistenza di valide alternative all’adesione delle organizzazioni terroristiche. Tuttavia anche un corretto messaggio non avrà effetto se non sponsorizzato da soggetti credibili in grado di eliminare e confutare le precedenti idee estremiste veicolate. E’ inutile trattare i terroristi come un gruppo monolitico, la segmentazione del pubblico è necessaria.
Francia: I soft target menzionati

Nel poster diffuso questa notte spiccano due dialoghi: “Questo il mio nuovo appartamento, il rumore degli aerei dell’aeroporto di Parigi-Le Bourget era divenuto insopportabile”.

Ehi papà - chide il bambino - domani portami al parco a giocare con gli amici. Non lo so - risponde il genitore - l’ultima volta sei caduto e mi hai fatto spaventare.

Nel primo dialogo l’autore non si riferisce ad un aeroporto qualsiasi della Francia, ma a quello di Le Bourget, a nord-est di Parigi. L’autore ignora il ben più imponente, trafficato e sorvegliato aeroporto di Parigi-Charles de Gaulle, menzionando proprio quello di Le Bourget, in prevalenza utilizzato dall'aviazione d'affari. Eppure l’autore parla “dell’insopportabile rumore degli aerei di Le Bourget”.

Anche nel secondo dialogo, il genitore risponde preoccupato al bambino che vorrebbe andare a giocare al parco giochi con i suoi amici. Parco giochi che si trasforma in fonte di preoccupazione ed angoscia per il genitore del bambino. L’autore evidenziare la paura dell’adulto per un luogo adibito al gioco.
La razionalità del terrorismo nella scelta dei bersagli

Il terrorismo è una forma di strategia basata sulla violenza per infondere paura per scopi politici, che provoca un giudizio morale sui metodi e obiettivi dell'attore. Con l’espressione soft target non si indica una morbidezza strutturale, ma si riferisce ad un’area facilmente accessibile. I terroristi non sarebbero nulla se non fossero adattabili. Gli attacchi contro obiettivi morbidi sono attraenti per le organizzazioni terroristiche perché presentano caratteristiche operative che li rendono vulnerabili e facili da sfruttare, garantendo così un maggiore successo. Per realizzare questo obiettivo, il layout di questi luoghi deve soddisfare determinati criteri tra cui un'atmosfera invitante per i visitatori che è solitamente aperta e spaziosa. Tra i bersagli morbidi i centri commerciali, le scuole, i cinema, gli ospedali, i parchi, gli stadi, gli alberghi, le palestre, le stazioni ferroviarie, gli aeroporti. Questi ultimi, ad esempio, garantiscono diverse entrate ed uscite e consentono l'accesso diretto anche da strade o stazioni della metropolitana. Offrono, infine, anche la possibilità di far scendere i passeggeri e scaricare i bagagli vicino al perimetro del sito. I soft target ideali presentano anche parcheggi situati nelle immediate vicinanze dei siti per ospitare famiglie e disabili. Tali aree raramente dispongono di sistema di difesa passivi e protocolli di sicurezza attivi per discriminare o rispondere ad una possibile minaccia con guardie di sicurezza (quando presenti), spesso disarmate e mancanti della formazione e delle attrezzature necessaria per fronteggiare un attacco terroristico. Inoltre, la mancanza di un adeguato screening su persone e mezzi, consente agli attori di trasportare armi ed esplosivi a bordo dei veicoli parcheggiati in prossimità dei siti da colpire. Appare evidente, quindi, che la selezione degli obiettivi morbidi è guidata da fini strategici.
L'attentato rappresenta lo stadio finale di un lucido processo razionale

L’attentato terroristico in se non è da considerare come un episodio opportunista, ma rappresenta lo stadio finale di un lucido processo razionale che inizia proprio con la selezione del target. La selezione dei bersagli, guidata da obiettivi strategici e ideologici, è sempre plasmata in risposta alle misure di sicurezza esistenti nell’ambiente operativo che si intende colpire. L’attore razionale effettua un calcolo dei costi e dei benefici quando seleziona un bersaglio. A differenza di quanto veniva teorizzato alcuni anni fa, quando al Qaeda suggeriva di colpire le figure di alto profilo come i capi di stato, la selezione dei bersagli avviene oggi in modo realistico. Poiché una figura di alto profilo come un obiettivo simbolico sono solitamente protetti per un indurimento complessivo dell’area operativa, la scelta di un bersaglio morbido garantisce un livello di successo superiore. I bersagli morbidi sono facili da attaccare e non richiedono un lungo ciclo di pianificazione. Le elevate perdite tra i civili, generano un'attenzione globale dei media a vantaggio della causa dei gruppi terroristici. Secondo le equazioni alla base del tempo di esposizione di un attacco x in un sito y, la cassa di risonanza aumenta proporzionalmente al dramma in corso. La diretta tv è sempre stata un’ossessione per i terroristi: in quest’ottica si colloca la scelta dei bersagli che presentano proprio tali peculiarità come un evento sportivo. La variabile degli ostaggi, quindi, è concepita proprio in tale senso. L’obiettivo morbido è motivato dalla distorta ideologia e visione del mondo. La fase di sorveglianza è eseguita per ottenere un profilo aggiornato dell'obiettivo, determinare l'approccio più adatto ed il momento migliore per l’attacco. I terroristi visitano diverse volte il loro obiettivo previsto utilizzando una varietà di sistemi legittimi come telecamere, binocoli, sistemi globali di posizionamento ed internet.

L’indottrinamento con il ricorso alla narrativa apocalittica, crea generalmente una maggiore predisposizione nell’attaccare i bersagli con un'elevata concentrazione di civili. Per molto tempo ritenuti insulsi dall’Occidente, i sermoni dei teorici dello Stato islamico e di al Qaeda hanno avuto l’obiettivo di creare attori con obiettivi assolutisti o non negoziabili, per quella profonda dicotomia tra bene e male. Il codice morale nei terroristi è assente, i nemici de-umanizzati: in questo modo si elimina ogni ostacolo verso l'assassinio di massa di civili, tra cui donne e bambini. Il terrorismo, violando le norme internazionali in materia di targeting dei civili, si propone deliberatamente di apparire al di là della razionalizzazione per amplificare l'effetto psicologico di un attacco. La logica che cerca di massimizzare l'effetto psicologico del terrorismo è strutturata per compensare le capacità materiali asimmetriche. Come attore non statale che cerca di costringere un avversario di Stato molto più forte, il terrorismo rappresenta un tentativo razionale di massimizzare le risorse limitate. Tuttavia, la strumentalità dell'uso della forza è organizzata principalmente verso ulteriori obiettivi politici. L’attacco terroristico, sebbene furioso nella fase di esecuzione, è quindi frutto di meticolosa pianificazione. La valutazione dei costi-benefici effettuati dalle organizzazioni terroristiche rivela che la decisione di effettuare un attentato, pur in genere sostanzialmente irrazionale, è proceduralmente razionale. La logica della teoria strategica dietro il processo di deliberazione così come la scelta dei tempi, degli obiettivi e degli effetti per massimizzare l'utilità degli attacchi sia a livello tattico che strategico, suggerisce che il terrorismo è prodotto da un processo di pensiero. Si definisce quindi il terrorismo come una procedurale razionale, anche se non necessariamente sostanziale.
La logica strumentale alla base dei piani di azione

Errata percezione. Definire il terrorista come un pazzo o un fanatico religioso che commette atti di violenza indiscriminati, contribuisce alla comune percezione che il terrorismo esista oltre i regni dell'attività razionale. Il terrorismo è invece un fenomeno lucidamente razionale, all'interno di una più ampia strategia di comunicazione politica coercitiva, dove la violenza viene usata nella deliberata creazione di un senso di paura per influenzare un comportamento e un determinato gruppo di destinatari. La razionalità procedurale dell'uso del terrorismo, basato sull'osservazione e sull'esperienza, è ulteriormente rafforzata dall'utilità che massimizza la natura del targeting. La natura di queste considerazioni è chiaramente basata su un calcolo razionale di costo-beneficio. Il terrorismo impiegato in modo intermittente in risposta ai cambiamenti degli ambienti strategici è parte di un modello chiaro e ricorrente, osservabile in Medio Oriente e già attuato nell'Irlanda del Nord. Gli obiettivi civili sono scelti proprio perché l'aspetto della casualità è essenziale per massimizzare la paura tra la popolazione target. L'illusione di una tattica indiscriminata è essenziale per colpire psicologicamente coloro che sono sfuggite alle conseguenze fisiche di un attacco terroristico. Queste risposte comportamentali per massimizzare l'utilità negli ambienti strategici dinamici, sono riconducibili ad una logica strumentale alla base dei piani di azione. La razionalità procedurale spiega come il terrorismo è il prodotto di un'analisi logica del costo-beneficio, dell'utilità prevista e delle strategie coercitive all'interno di una serie limitata di opzioni disponibili per i gruppi politici non statali. Pianificazione, scelta dei target, immediatezza nell’esecuzione, sopravvivenza: sono tattiche che derivano chiaramente dalla guerriglia insurrezionale, orchestrate per disperdere le forze di reazione e sfruttare lo shock iniziale. Possiamo quindi affermare che l’attentato terroristico in se è un’azione razionale sorprendente che bilancia immediatamente le forze con il nemico (lo Stato) in un arco temporale strettamente limitato.



Alberto Pento
Proprio come Maometto che voleva imporsi e imporre la sua idolatria e costringere tutti gli altri: ebrei, cristiani, zoroastriani, politeisti vati, atei e aidoli a convertirsi alla sua ideologia religiosa e politica; costoro naturalmente e comprensibilmente non volevano, però commisero l'errore gravissimo di soltanto esiliare Maometto anziché giustiziarlo come invece avrebbero dovuto fare.
Averlo lasciato vivo ha consentito a Maometto di organizzare le sue bande armate invasate e criminali e di mettere a ferro e fuoco l'intera Mesopotamia e il Medio Oriente, razziando, opprimendo e sterminando tutti i diversamente religiosi e pensanti.
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Messaggioda Berto » dom gen 13, 2019 8:59 am

Tutti all’inferno nel girone degli islamofobi
18 dicembre 2018
Niram Ferretti

http://www.italiaisraeletoday.it/tutti- ... 5b8mO1uPtc

Sul “Corriere della Sera”, Pierluigi Battista, in un articolo ironico ma non troppo, ha evidenziato come l’interdizione nei confronti dell’Islam sia ormai un fatto acclarato. L’Islam è l’unica religione al mondo per la quale è stato coniato un reato, si chiama “islamofobia” e chi lo commette viene subito sospinto nel girone dell’inferno dei razzisti, un girone che Dante non aveva previsto, ma che oggi, essendo stati praticamente aboliti tutti gli altri gironi, è rimasto il principale.

Non ci vuole molto a essere accusati di questo reato, basta sollevare dubbi e critiche sull’Islam come religione pacifica che nei secoli avrebbe trasmesso un messaggio di amore e di concordia, il principale messaggio del suo testo fondante, per essere immediatamente bollati come islamofobi.

Basta sottolineare che nel VII secolo, il suo fondatore praticava le stesse cose che fa, per esempio l’ISIS, o che il jihad inteso in senso di guerra nei confronti degli infedeli, tutti i non musulmani, è stato fin dall’origine uno dei pilastri della nuova religione, per essere immediatamente considerati dei suprematisti bianchi e dunque dei razzisti, e di conseguenza degli islamofobi.

Non esiste il reato di giudeofobia o di cristianofobia o di buddismofobia o di shintofobia, dunque dell’ebraismo e del cristianesimo si può dire peste e corna senza che nessuno rischi nulla. In modo particolare ci si può accanire contro gli ebrei e i cristiani anche fisicamente senza suscitare particolare indignazione o sconcerto.

E se qualcuno inveisse contro i buddisti e gli shintoisti, non accadrebbe assolutamente nulla, ma con l’Islam bisogna usare la massima cautela, l’importante è non essere occidentali per avanzare delle riserve, allora sì, è possibile dire qualche cosa, ma anche in questo caso facendo attenzione, ne sanno qualcosa tutti quegli intellettuali e pensatori musulmani che hanno pagato con l’ostracismo o con la vita il loro coraggio critico. Vorrei qui ricordarne solo alcuni: Mahmud Muhammad Taha, Ayaan Hirsi Ali, Ibn Warraq, Magdi Cristiano Allam, Hamed Abdel Samad, Boualem Sansal.

Il successo con cui i musulmani sono riusciti a creare un cordone sanitario intorno alla loro religione non sarebbe tale senza la disponibilità occidentale, soprattutto europea, soprattutto da parte della sinistra. Motivo? L”intreccio economico-affaristico che lega l’Europa occidentale al mondo arabo dalla fine degli anni ’60 ad oggi e l’esigenza di promuovere il più possibile l’immigrazione, in modo particolare quella islamica.

È il prezzo da pagare per l’avanzare del Progresso.
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Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

Messaggioda Berto » dom gen 20, 2019 7:17 pm

L'Islamofobia e il suo successo
Philip Carl Salzman
Traduzione di Niram Ferretti
20 gennaio 2019
http://www.linformale.eu/lislamofobia-e ... MS4F_Kc5EE

“Islamofobia” è un’idea inventata recentemente e diffusa dai sostenitori e dagli apologeti dell’Islam allo scopo di mettere a tacere le critiche nei suoi confronti. Il termine “fobia” indica una paura irrazionale, che è il modo in cui gli utenti del termine sperano che la critica dell’Islam venga assimilata.

Come è ben noto, la legge della sharia proibisce la critica dell’Islam, di Allah, di Maometto o del Corano; i trasgressori (o anche quelli ingiustamente accusati) sono soggetti per legge della sharia all’esecuzione sommaria. Là dove l’esecuzione di questo reato è più rara a causa della sua illegalità, come in America e in Canada, i difensori dell’Islam hanno cercato di evitare le critiche presentandosi come vittime di una ingiusta persecuzione e usando la moral suasion attraverso il concetto di islamofobia.

L’islamofobia è diventata un argomento standard nei corsi di studi mediorientali e di studi islamici, e spesso presentata attraverso conferenze e pubblicazioni come una grande minaccia per il benessere dei musulmani in Nord America. In realtà, le statistiche governative sui crimini di odio legati alla religione indicano che gli ebrei sono di gran lunga il gruppo più bersagliato – e molti di questi crimini sono perpetrati dai musulmani. I musulmani sono bersagli in una piccola minoranza di casi.

Alcuni professori di studi islamici e del Medio Oriente sembrano ritenere che il loro compito sia quello di presentare l’Islam nella migliore luce possibile. Mentre milizie islamiche e proto-stati combattono quotidianamente per conquistare terre e popolazioni in nome della jihad per il Califfato, i professori ei commentatori dei media affermano che il jihad in realtà significa “lotta interiore per sottomettersi a Dio”. La maggior parte dei leader politici più importanti dell’Occidente annuncia che l’Islam è una religione di pace, anche se valutano se andare in guerra contro i jihadisti. Sostengono che lo Stato islamico “non ha nulla a che fare con l’Islam”, anche se lo Stato islamico giustifica le sue politiche e azioni con riferimenti dettagliati ai testi fondanti dell’Islam.

Lo Stato islamico ha illustri i modelli da seguire: Maometto non ha forse dato impulso alle spinte militari del grande impero arabo musulmano, che conquistò rapidamente i territori tra l’India e la penisola iberica in nome di Allah? Il Corano non divide il mondo in Dar al-Islam, la terra della pace, e Dar al-harb, la terra degli infedeli e della guerra?

Dal Corano agli imam e agli ayatollah musulmani attuali, un tema prominente è l’uccisione obbligata degli infedeli e la conquista del mondo. Questo tema viene ripetuto negli statuti dei Fratelli Musulmani e di Hamas, negli scritti di Bin Laden e in una miriade di altri, e da predicatori prezzolati di origine mediorientale, nelle moschee in America e in Canada.

I tentativi di monitorare le moschee per incitamento all’odio e minacce all’ordine pubblico – come quelli messi in atto a New York – vengono denunciati da politici come il sindaco di New York, Bill de Blasio. Le accuse di islamofobia sono ormai diventate una seria inibizione per chi si deve occupare di pubblica sicurezza, così come, il timore delle accuse di razzismo ha da tempo impedito alle autorità governative di affrontare gravi violazioni della legge in tutto l’Occidente. Rapimenti, matrimoni forzati, stupri di gruppo e persino “delitti d’onore” commessi da immigrati del Medio Oriente e dell’Asia del Sud in paesi occidentali, spesso restano impuniti da parte delle agenzie governative.

Le femministe nordamericane non osano parlare dell’abuso delle donne nel mondo musulmano, di ciò che prescrive la legge del Corano e della Sharia, della vita quotidiana in famiglia, per timore di venire accusate di islamofobia. I membri della National Women’s Studies Association hanno recentemente votato per il boicottaggio di Israele, ma non possono esprimere commenti su matrimoni con bambine, matrimoni forzati, isolamento femminile, omicidi d’onore, stupri di gruppo di donne infedeli, o schiavitù e vendita di femmine per la schiavitù sessuale.

I leader dell’opinione pubblica occidentale hanno persino difeso i suprematisti islamici proibendo le critiche all’Islam. Il parlamento canadese ha recentemente condannato “l’islamofobia” e una commissione parlamentare sta elaborando delle misure per attuare questa mozione. Christine Douglass-Williams è stata licenziata dal consiglio della Canadian Race Relations Foundation per aver criticato l’Islam politico, dimostrando che il governo è disposto a licenziare dipendenti designati – anche delle cosiddette istituzioni indipendenti – per presunta islamofobia. Proprio come nelle commissioni canadesi dei “Diritti umani” e nei tribunali, la verità non è consentita come difesa.

Per molti anni, agli studenti in Canada e negli Stati Uniti è stato insegnato il “relativismo culturale”, che bolla le critiche nei confronti di altre culture e religioni come forme di razzismo, fanatismo e persino come un crimine contro l’umanità.

Anche i critici musulmani dell’Islam vengono licenziati; gli studenti rifiutano l’ex musulmana Ayaan Hirsi Ali per le sue critiche. Ogni valutazione positiva del suo lavoro è considerata l’islamofobia.

L’Occidente ha trascorso diversi secoli criticando il cristianesimo e rimuovendolo dall’ambito del governo. Eppure l’Islam totalitario, praticato da alcuni aderenti in modo brutale, oggi è difeso in Occidente. Funzionari e apologeti sostengono che l’Islam è intrinsecamente benigno, nonostante ciò non sia riflesso dal resoconto storico o in quello contemporaneo. Sembra che gli inventori e i propagatori dell’ “islamofobia” siano riusciti a mettere a tacere le critiche all’Islam al di là delle loro aspettative.

Philip Carl Salzman è professore emerito di antropologia alla McGill University, Senior Fellow presso il Frontier Center for Public Policy, Fellow al Middle East Forum e uno dei direttori di Scholars For Peace in the Middle East.



Alberto Pento
L'idolatra invasato, razziatore e assassino Maometto era un giudeofobo, cristianofobo, un mazdeofobo, un politeistofobo, aveva una demenziale fobia ossessiva e assassina per tutte le religioni della terra e perseguitava tutti gli uomini religiosi non mussulmani e tutti quelli non religiosi e atei e aidoli.
Se è esistito un maniacofoboreligioso questo è stato il criminale Maometto.


Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazismo maomettano.
Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.
viewtopic.php?f=188&t=2811
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Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

Messaggioda Berto » gio mar 28, 2019 10:17 pm

Uk, parlamento vota contro l'introduzione del reato di islamofobia
Gerry Freda - Gio, 28/03/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/uk- ... B0VnDRZcI0

La decisione dei Tory di non appoggiare la riforma voluta dalle opposizioni ha subito scatenato la dura reazione della comunità islamica britannica

Il parlamento inglese ha di recente rigettato la proposta, avanzata dai partiti di opposizione, relativa all’introduzione del reato di islamofobia.

Lo schieramento che sostiene la premier Theresa May, formato dal Partito conservatore e dagli unionisti nordirlandesi del Dup, si è infatti ricompattato al fine di respingere la riforma della normativa penale britannica propugnata dai deputati di minoranza. La controversa proposta di legge, sollecitata dalla comunità islamica del Regno Unito, godeva a Westminster del sostegno dei laburisti, dei liberaldemocratici e dei nazionalisti scozzesi e gallesi.

La bozza rigettata dalla maggioranza tory-Dup definiva l’islamofobia come un crimine a sfondo razziale e prescriveva, a carico dei soggetti che sarebbero stati condannati per il reato in questione, minimo un anno di carcere, oltre a una multa salata. Liz Saville Roberts, leader parlamentare dei nazionalisti gallesi del Plaid Cymru nonché relatrice del testo appoggiato da tutta l’opposizione al governo May, aveva ripetutamente presentato il controverso provvedimento come necessario a contrastare il “razzismo del terzo millennio, quello contro i musulmani”.

L’iniziativa pro-islam della minoranza parlamentare è stata però alla fine bloccata dal voto compatto dei deputati che sostengono l’esecutivo di Londra, i quali hanno giustificato la loro contrarietà all’introduzione del nuovo reato bollando l’iniziativa dell’opposizione come avventata.

Ad avviso della capogruppo tory ai Comuni, Andrea Leadsom, la modifica normativa elaborata dalle forze di minoranza avrebbe infatti reso punibile per islamofobia persino chiunque avesse semplicemente impiegato parole di condanna contro il terrorismo jihadista. La deputata ha quindi esortato tutti i gruppi parlamentari a collaborare nella stesura di un testo normativo “equilibrato”, mirante a salvaguardare i musulmani britannici da ogni discriminazione e che però, al tempo stesso, non pregiudichi la libertà dei singoli di criticare il fondamentalismo maomettano.

Il voto contrario del partito della May all’introduzione del reato in questione è stato immediatamente biasimato dai vertici islamici del Regno Unito. Il Muslim Council of Britain (Mcb) ha infatti affermato che i tory, rigettando la proposta delle opposizioni, avrebbero scelto di posizionarsi “dalla parte sbagliata della storia” e ha poi accusato gli esponenti conservatori di essere dominati da “istinti bigotti”. Alle accuse della comunità musulmana ha prontamente replicato Steve Baker, esponente dell’ala nazionalista del partito della premier, il quale ha esortato l’Mcb a “smetterla con il vittimismo” e a concentrarsi di più sul contrasto al fondamentalismo dilagante negli ambienti maomettani britannici.
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Messaggioda Berto » ven apr 05, 2019 8:17 pm

Spagna, critica "invasione islamista": nei guai segretario di Vox
Matteo Orlando - Gio, 04/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/spa ... rkl7FUwV5M

Aveva detto che per la Spagna e l'Europa il nemico comune di "libertà, progresso, democrazia, famiglia, vita, futuro è l'invasione islamista"

In Spagna il segretario di Vox è finito sotto inchiesta per delle riflessioni sull'islamismo.

La Fiscalía (Procura) Provinciale di Valencia, a seguito di una denuncia da parte di una organizzazione musulmana contro l'islamofobia, ha aperto delle indagini a carico di Javier Ortega Smith, segretario generale della Vox, perché durante un'iniziativa pubblica (tenutasi nel mese di settembre scorso presso il Casinò de Agricultura di Valencia) aveva detto che "il nostro nemico comune, il nemico dell'Europa, il nemico della libertà, il nemico del progresso, il nemico della democrazia, il nemico della famiglia, il nemico della vita, il nemico del futuro è l'invasione islamista".

Adesso il pubblico ministero avrà un periodo di tempo (massimo sei mesi) per svolgere le sue indagini sui fatti e sulle possibili implicazioni criminali e, in seguito, presentare una formale denuncia per possibile crimine di odio o per archiviare il caso. Il leader di Vox, ai sensi dell'articolo 510.1 del codice penale di Spagna rischia fino a quattro anni di carcere, pena massima prevista per coloro che "pubblicizzano, promuovono o incitano pubblicamente, direttamente o indirettamente, all'odio, all'ostilità, alla discriminazione o alla violenza contro un [...] gruppo per motivi [...] razzisti, antisemiti o di altro tipo legati all'ideologia, alla religione o alle convinzioni".

Sebbene Ortega usi il termine "islamista" e non "musulmana", l'associazione anti islamofobia ha percepito, dal contesto delle parole di Ortega Smith, non un riferimento ai terroristi jihadisti ma ai cittadini spagnoli (circa due milioni) di religione islamica. Il ritardo dell’apertura dell’indagine (ad aprile, un mese prima delle elezioni europee) su una dichiarazione fatta circa 8 mesi prima, ha portato molti spagnoli a sospettare sui social una azione politica della magistratura spagnola per attaccare Ortega Smith. Ma lo stesso segretario di Vox non sembra disposto ad indietreggiare.

"La posta in gioco è la nostra civiltà, che è seriamente minacciata", aveva detto Smith. "Non siamo i soli a dire questo. Sempre più europei stanno riflettendo sul perché stanno sempre più soffrendo nelle loro città, sul cosa significa l'applicazione della sharia e non sono disposti ad abbattere le loro cattedrali per farle sostituire dalle moschee. Gli europei non sono disposti a mettere fine alla civiltà che rispetta di diritti e libertà".

Santiago Abascal Conde, presidente della Vox dal 2014, autore di numerosi saggi politici, ha difeso strenuamente il suo segretario. "Questo stato totalitario ha messo il pubblico ministero a indagare sul nostro segretario generale che ha detto che c'è un'invasione islamista. Ma si può negare che molti vengano con questa intenzione?", ha detto Abascal. "Noi non siamo caratterizzati dall'odio verso gli stranieri ma dall'amore verso gli spagnoli, che vogliono zittire. Ma devono sapere che dovranno metterci tutti in prigione e anche allora non ci zittiranno".

In difesa del suo segretario Santiago Abascal ha assicurato che la sua formazione continuerà a chiedere alla Spagna di "controllare coloro che intendono imporre il burqa alle donne spagnole ed europee".


Albero Pento
L'ideologia e la partica politico religiosa maomettana o mussulmana o islamica è nazista e razzista al massimo grado, pertanto è un pericolo supremo per l'Europa e l'umanità intera. Maometto era peggio di Hitler e il Mein Kampf contiene meno prescrizioni discriminati, disumane e violente del Corano.
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