Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

Messaggioda Berto » sab apr 06, 2019 3:08 am

Se criticare l'islam diventasse illegale
islamicamentando
11 febbraio 2017

https://www.islamicamentando.org/critic ... rRqCYZCvxo

Nei paesi anglofoni la chiamano “Jihad by court“, cioè la guerra santa per vie legali, è la pratica attraverso la quale con azioni legali o la minaccia di esse si cerca di limitare il criticismo nei confronti dell’Islam, di Maometto e dei musulmani in genere. In alcuni paesi è già una realtà, nel Regno Unito, ad esempio, un candidato alle elezioni europee è stato arrestato per aver letto in pubblico alcune citazioni di Wiston Churchill su Maometto e sull’Islam (guarda il video). A Tommy Robinson non è andata meglio.

In Italia non si è (per ora) al corrente di sentenze che condannano qualcuno per aver criticato un’ideologia, una religione o un personaggio storico ma la legge Mancino concede alle toghe un’enorme e pericolosissima discrezionalità. La legge 25 giugno 1993, n. 205 introduce severe punizioni per la discriminazione, l’odio e la violenza perpetrati per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Si noti che la legge non menziona i motivi politici, per cui discriminare le idee politiche di qualcuno è lecito ma se le stesse identiche idee si barricano dietro il paravento un’ideologia religiosa, la stessa discriminazione può rappresentare un reato penale. In merito alla violenza nulla da eccepire salvo che le leggi che puniscono i violenti già esistono e con leggi come la Mancino si creano vittime di serie A e di serie B. Tirare un ceffone ad una donna per ragioni sessiste o ad un gay per ragioni omofobe, per esempio, oggi è meno grave di tirare un ceffone ad un ragazzo di colore per motivi razziali o a un musulmano/ebreo/cristiano per ragioni religiose. La legge crea quindi un sottostrato dove potrebbe facilmente attecchire anche il reato di “islamofobia”, termine del quale sempre più esponenti politici ed istituzionali si riempiono la bocca.
Il capitolo islamofobia merita un approfondimento. Per cominciare è necessario precisare che praticamente ogni paese a maggioranza islamica ha legiferato in materia di “sensibilità religiosa” introducento pene anche molto severe per chi osa criticare Allah, l’Islam e Maometto. Quando esponenti della sinistra europea chiedono l’introduzione del reato di islamofobia, probabilmente la intendono come una forma di tutela per una minoranza ma è ragionevole pensare che quando le organizzazioni islamiche avanzano simili pretese, abbiano in mente la severa intransigenza che caratterizza i paesi islamici. Come avviene per molti neologismi, anche il significato di “islamofobia” è molto suscettibile a variazioni. Per qualcuno “islamofobia” va intesa come la promozione dell’odio e l’incitamento alla violenza nei confronti dei musulmani, per altri vi rientra ogni tipo di attacco (anche intellettuale o satirico) alle idee che l’Islam racchiude in se.

Visti il grande senso comunitaristico che caratterizza la ummah (la comunità globale dei credenti) e la spietata venerazione per la figura di Maometto, ogni critica ad esso e alla religione che ha fondato, è comunemente considerata quale insulto collettivo che legittima, almeno a parole, una ritorsione anche violenta, nel solco, appunto degli insegnamenti del profeta.

Nei primi anni del nuovo millenio era molto attiva la Lega Islamica Antidiffamazione che era solita mandare valanghe di diffide e rilasciare comunicati e censure su comportamenti “lesivi” della sensibilità dei musulmani. Stando a quanto google indicizza, l’organizzazione, almeno in Italia non è più molto attiva. Molto attivo sul fronte islamofobia è da tempo Luca Bauccio, già avvocato della famiglia di Abu Omar nonché dell’UCOII. Bauccio si è occupato di diverse cause, alcune delle quali intentate nei confronti di Magdi Allam e di Suad Sbai.

A intentare una delle azioni legali più impavide è stato l’anno scorso Adnani Kadmiri, socio fondatore del Tavolo Interreligioso di Cremona, presidente dell’associazione La Fratellanza Soresinese e segretario generale dell’associazione Assalam che ha deciso di querelare, in qualità di suo diretto discendente (non è ben chiaro come la cosa possa essere dimostrata), Magdi Allam per aver definito Maometto come un lurido assassino sanguinario. Le chance che un caso del genere si traduca in una effettiva condanna non sono molte ma se un giudice distratto o molto politicizzato dovesse esprimersi a favore del querelante si creerebbe un precedente molto pericoloso che rischierebbe di compromettere la piena applicazione dei diritti costituzionali in materia di libertà di espressione. Resta che una tempesta di querele basate sul nulla ma ben redatte può ridurre sul lastrico e quindi al silenzio il più attento e corretto dei commentatori e a molte organizzazioni islamiche non mancano certo le risorse.

Escludendo i musulmani dall’equazione, sui piani ideologico, politico e propagandistico norme come la legge Mancino fanno leva sulla spiccata propensione delle democrazie occidentali a tutelare le minoranze e a stigmatizzare ogni forma di razzismo e discriminazione. Una tendenza assolutamente condivisibile ma che negli ultimi anni ha subito una pericolosa degenerazione che, in parte, ne ha stravolto i principi cardine. Si è arrivati in molti casi a estendere la protezione e la tutela delle minoranze alle idee e alle sensibilità che dette minoranze detengono o rivendicano, stigmatizzando altresì chi esprime giudizi negativi, critica o sbeffeggia tali idee. Il modello pluralista, vanto delle moderne democrazie occidentali e che prevede lo scontro/confronto di idee al fine di far emergere quelle migliori, viene scalzato dal modello multiculturalista e relativista dove ogni gruppo può rivendicare, in forza della propria appartenenza etnica e/o religiosa, la propria rispettiva insindacabile verità, diventando, al tempo stesso, impermeabile a qualsiasi sollecitazione o critica provenienti dall’esterno del gruppo.

Sarebbe auspicabile che gli intellettuali occidentali utilizzassero quel poco di influenza culturale e politica che ancora rimane loro per rimarcare che, le persone sono detentrici di diritti, non le idee. E se per qualcuno è inaccettabile veder le proprie convinzioni e certezze attaccate o derise, beh, questo qualcuno non è adatto a vivere in una democrazia e dovrebbe migrare verso altri lidi.

Karl Popper ci aveva avvertito:

La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi.

La sinistra europea e i liberal americani applicano alla lettera questa massima quando si tratta di attaccare gli oppositori politici che vengono spesso criminalizzati e delegittimati come interlocutori. Allo stesso tempo, forse accecati dalla romantica idea del melting pot e dal senso di colpa postcoloniale, sono completamente passivi, per non dire correi, nei confronti degli intolleranti d’importazione.

Se fossero furbi e razionali, i liberal userebbero quella che loro considerano essere l’intolleranza autoctona contro quella forestiera, a vantaggio della tolleranza in generale ma, a giudicare dall’epilogo delle ultime elezioni americane, possiamo escludere categoricamente l’ipotesi.


Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazismo maomettano. Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.

viewtopic.php?f=188&t=2811
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Messaggioda Berto » ven apr 12, 2019 5:28 pm

L'Islamofobia e il suo successo
di Philip Carl Salzman
Traduzione di Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/lislamofobia-e ... t4KaduOuZg

“Islamofobia” è un’idea inventata recentemente e diffusa dai sostenitori e dagli apologeti dell’Islam allo scopo di mettere a tacere le critiche nei suoi confronti. Il termine “fobia” indica una paura irrazionale, che è il modo in cui gli utenti del termine sperano che la critica dell’Islam venga assimilata.

Come è ben noto, la legge della sharia proibisce la critica dell’Islam, di Allah, di Maometto o del Corano; i trasgressori (o anche quelli ingiustamente accusati) sono soggetti per legge della sharia all’esecuzione sommaria. Là dove l’esecuzione di questo reato è più rara a causa della sua illegalità, come in America e in Canada, i difensori dell’Islam hanno cercato di evitare le critiche presentandosi come vittime di una ingiusta persecuzione e usando la moral suasion attraverso il concetto di islamofobia.

L’islamofobia è diventata un argomento standard nei corsi di studi mediorientali e di studi islamici, e spesso presentata attraverso conferenze e pubblicazioni come una grande minaccia per il benessere dei musulmani in Nord America. In realtà, le statistiche governative sui crimini di odio legati alla religione indicano che gli ebrei sono di gran lunga il gruppo più bersagliato – e molti di questi crimini sono perpetrati dai musulmani. I musulmani sono bersagli in una piccola minoranza di casi.

Alcuni professori di studi islamici e del Medio Oriente sembrano ritenere che il loro compito sia quello di presentare l’Islam nella migliore luce possibile. Mentre milizie islamiche e proto-stati combattono quotidianamente per conquistare terre e popolazioni in nome della jihad per il Califfato, i professori e i commentatori dei media affermano che il jihad in realtà significa “lotta interiore per sottomettersi a Dio”.
La maggior parte dei leader politici più importanti dell’Occidente annuncia che l’Islam è una religione di pace, anche se valutano se andare in guerra contro i jihadisti. Sostengono che lo Stato islamico “non ha nulla a che fare con l’Islam”, anche se lo Stato islamico giustifica le sue politiche e azioni con riferimenti dettagliati ai testi fondanti dell’Islam.

Lo Stato islamico ha illustri i modelli da seguire: Maometto non ha forse dato impulso alle spinte militari del grande impero arabo musulmano, che conquistò rapidamente i territori tra l’India e la penisola iberica in nome di Allah? Il Corano non divide il mondo in Dar al-Islam, la terra della pace, e Dar al-harb, la terra degli infedeli e della guerra?

Dal Corano agli imam e agli ayatollah musulmani attuali, un tema prominente è l’uccisione obbligata degli infedeli e la conquista del mondo. Questo tema viene ripetuto negli statuti dei Fratelli Musulmani e di Hamas, negli scritti di Bin Laden e in una miriade di altri, e da predicatori prezzolati di origine mediorientale, nelle moschee in America e in Canada.

I tentativi di monitorare le moschee per incitamento all’odio e minacce all’ordine pubblico – come quelli messi in atto a New York – vengono denunciati da politici come il sindaco di New York, Bill de Blasio.
Le accuse di islamofobia sono ormai diventate una seria inibizione per chi si deve occupare di pubblica sicurezza, così come, il timore delle accuse di razzismo ha da tempo impedito alle autorità governative di affrontare gravi violazioni della legge in tutto l’Occidente. Rapimenti, matrimoni forzati, stupri di gruppo e persino “delitti d’onore” commessi da immigrati del Medio Oriente e dell’Asia del Sud in paesi occidentali, spesso restano impuniti da parte delle agenzie governative.

Le femministe nordamericane non osano parlare dell’abuso delle donne nel mondo musulmano, di ciò che prescrive la legge del Corano e della Sharia, della vita quotidiana in famiglia, per timore di venire accusate di islamofobia. I membri della National Women’s Studies Association hanno recentemente votato per il boicottaggio di Israele, ma non possono esprimere commenti su matrimoni con bambine, matrimoni forzati, isolamento femminile, omicidi d’onore, stupri di gruppo di donne infedeli, o schiavitù e vendita di femmine per la schiavitù sessuale.

I leader dell’opinione pubblica occidentale hanno persino difeso i suprematisti islamici proibendo le critiche all’Islam. Il parlamento canadese ha recentemente condannato “l’islamofobia” e una commissione parlamentare sta elaborando delle misure per attuare questa mozione. Christine Douglass-Williams è stata licenziata dal consiglio della Canadian Race Relations Foundation per aver criticato l’Islam politico, dimostrando che il governo è disposto a licenziare dipendenti designati – anche delle cosiddette istituzioni indipendenti – per presunta islamofobia. Proprio come nelle commissioni canadesi dei “Diritti umani” e nei tribunali, la verità non è consentita come difesa.

Per molti anni, agli studenti in Canada e negli Stati Uniti è stato insegnato il “relativismo culturale”, che bolla le critiche nei confronti di altre culture e religioni come forme di razzismo, fanatismo e persino come un crimine contro l’umanità.

Anche i critici musulmani dell’Islam vengono licenziati; gli studenti rifiutano l’ex musulmana Ayaan Hirsi Ali per le sue critiche. Ogni valutazione positiva del suo lavoro è considerata l’islamofobia.

L’Occidente ha trascorso diversi secoli criticando il cristianesimo e rimuovendolo dall’ambito del governo. Eppure l’Islam totalitario, praticato da alcuni aderenti in modo brutale, oggi è difeso in Occidente. Funzionari e apologeti sostengono che l’Islam è intrinsecamente benigno, nonostante ciò non sia riflesso dal resoconto storico o in quello contemporaneo. Sembra che gli inventori e i propagatori dell’ “islamofobia” siano riusciti a mettere a tacere le critiche all’Islam al di là delle loro aspettative.

Philip Carl Salzman è professore emerito di antropologia alla McGill University, Senior Fellow presso il Frontier Center for Public Policy, Fellow al Middle East Forum e uno dei direttori di Scholars For Peace in the Middle East.
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Messaggioda Berto » sab apr 13, 2019 7:24 am

La trappola tesa a Scruton dalla polizia del pensiero unico politicamente corretto: una minaccia per la libertà d'espressione
Dario Mazzocchi
12 Apr 2019

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... I48Hzpw8T8

È solo l’ultimo in ordine di tempo a finire nella rete da caccia alle streghe che coinvolge politici, scienziati, studiosi, accademici e personaggi pubblici “inquisiti” per le loro posizioni ritenute offensive e fuori luogo, obsolete e degradanti, ma non per questo il fatto desta meno scalpore – e preoccupazione per una tendenza inquisitoria che non lascia scampo e diritto di replica. Mercoledì il governo britannico ha infatti rimosso dal ruolo di consigliere per il Ministero dell’edilizia abitativa il filosofo Roger Scruton, una delle menti contemporanee più vivaci e brillanti, nonché punto di riferimento del pensiero conservatore moderno.

I “commenti inaccettabili” che gli sono costati la testa si riferiscono ad un’intervista rilasciata alla rivista New Statesman, nella quale Scruton ha espresso dubbi sull’operato in Ungheria di un ambiente che ruota attorno alla figura del filantropo George Soros (ebreo di origine magiare), e sulla propensione del Partito comunista cinese a rendere la popolazione un insieme di robot, dove ogni individuo è il replicante dell’altro, e infine sul concetto di islamofobia, introdotto secondo il pensatore britannico nel linguaggio contemporaneo dal movimento dei Fratelli musulmani con l’intento di “bloccare qualsiasi discussione su temi importanti”.

Un linguaggio degno di un suprematista bianco, secondo la critica mediatica che si è sollevata, puntuale come una bomba ad orologeria, in attesa di cogliere sul fatto chi non si adegua ai canoni previsti dallo schema in vigore nel confronto di idee, un mix di politicamente corretto e vittimismo. Una trappola orchestrata ad hoc per la soddisfazione di George Eaton, il vicedirettore del New Statesman, che si è occupato dell’intervista e che si è fatto ritrarre su Instagram intento a bere champagne dopo aver saputo del licenziamento – per poi cancellare il post. Un agguato intellettuale vero e proprio.

Eppure, le posizioni di Scruton sono da sempre note: è sulle scena da anni ed è autore di diverse pubblicazioni, nonché dell’opera “How to be a Conservative” (2014), all’interno della quale passa ai raggi X il mondo culturale islamico e le sue contraddizioni (“Il fatto che l’Islam ponga la religione al di sopra del concetto di nazionalità come elemento per testarne l’appartenenza rappresenta una minaccia all’ordine politico”). Le alzate di sopracciglio postume sanno solo di ipocrisia, atteggiamento che preclude qualsiasi forma di dibattito: ma il fatto di sentirsi offesi per le opinioni discordanti di qualcuno non significa essere necessariamente dalla parte della ragione.

L’imbarazzo che inoltre è trapelato da comunicati e dichiarazioni con le quali gli ambienti governativi di Londra hanno voluto interrompere qualsiasi rapporto con Scruton indicano come questa debolezza di pensiero stia trovando purtroppo spazio anche all’interno degli stessi ambienti conservatori, dopo aver intaccato da tempo quelli progressisti e universitari dove ha trovato linfa vitale per crescere e moltiplicarsi.

La procedura prevede che al povero malcapitato non venga concessa alcuna obiezione, al più verranno accettate solo le scuse – peraltro improbabili da parte del filosofo, che preferirà starsene tranquillo nella sua abitazione immersa nelle campagne del Wiltshire. A noi tocca al contrario assistere preoccupati al cortocircuito in atto nel quale i diritti (tra cui quello di espressione) non sono più innati, ma attribuiti da un gruppo all’altro: da quello che li detiene (elitario e supponente, predicatore di falso liberalismo e presunte pari dignità) a quello di chi aspira a farne parte, un po’ per convinzione, un po’ per spirito di sopravvivenza alle perquisizioni casa per casa.
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Messaggioda Berto » mer mag 01, 2019 11:09 pm

"La paura negata dell’islam. Perché l’occidente non ha il coraggio (psichico) di chiamare il nemico col suo nome"
di Rocco Quaglia, "Il Foglio", 30 aprile 2019.

https://www.facebook.com/walter.marrocc ... 3130890376

“È come vivere ai piedi di un vulcano e non capire che si prepara a scoppiare” (Boualem Sansal, scrittore musulmano)
Quando la verità non può più essere detta la si dice per allusione o negandola. L’occidente ha paura dell’islam ma non può ammetterlo, le ragioni possono essere tante, sicuramente tutte ben razionalizzate e politicamente corrette, o forse c’è una ragione soltanto, sconosciuta e irrazionale. Secondo l’intellettuale Sansal (1), il terrore islamico sarebbe ormai troppo radicato, e noi saremmo paralizzati dalla paura; ce ne staremmo buoni e tranquilli in attesa che tutto finisca come per incanto. Non si può escludere che alcuni abbiano raggiunto lo stato di aponia, affermando che l’islam non sia una minaccia; tuttavia l’aggressività generalmente mostrata nella difesa dell’islam contro i cosiddetti islamofobi, tradirebbe in costoro la presenza di una paura negata.

Inutile sarebbe ricordare quanto sia cambiata la nostra vita dopo l’Undici settembre: è sufficiente andare in aeroporto o in una stazione di treni per rendersene conto, anche se continuiamo a dire: “La mia vita non cambierà”, o “Tutto sarà come prima”. Dopo il panico scoppiato in piazza san Carlo a Torino (3 giugno 2017) in seguito a un improvviso rumore, non possiamo più consolarci fingendo di non temere il terrorismo islamico. C’è dunque un conflitto dentro di noi, due forze in opposizione tra loro: c’è un vissuto di paura non riconosciuto che spinge per manifestarsi, e c’è una contro carica di energia che cerca di respingerlo nei sotterranei della psiche.
Come stiamo risolvendo questo conflitto, e quali disagi stiamo vivendo a livello psichico? Negando la paura, poiché socialmente rigettata, viene a mancare il vero oggetto della paura stessa. In altre parole, in assenza di una fonte della paura la nostra psiche è costretta ad attivare una serie di meccanismi di difesa contro la paura stessa, che diventa l’unico nostro nemico. In genere, il primo meccanismo attivato per arginare l’angoscia è la rimozione, che tuttavia, nel nostro caso, poiché è alimentata da un reale nemico esterno, non può avere pieno successo. La mente quando non può rimuovere, cioè espellere dalla coscienza, ricorre alla repressione, investendo molte risorse di energia psichica.
La paura di cui si parla qui resta così appena sotto la superficie della “pelle”, e per questo noi sentiamo il bisogno, dopo ogni attacco terroristico islamico, di marciare insieme per le strade gridando forte, come è avvenuto a Barcellona, “No tinc por!”, “Non ho paura!”. In tali occasioni, non si nomina la fonte della paura, non si indica nessun nemico; si esecra l’atto e si tenta di ridurre tutto all’azione di uno squilibrato, o di un cane sciolto senza collare né museruola. Per chi ha subìto l’offesa è importante riunirsi, sentirsi per un momento insieme, sia per evacuare la rabbia generata dalla paura, sia per non sperimentare la solitudine e lo smarrimento, vale a dire “il terrore senza nome”.
Oltre la negazione, ecco il diniego. A far apparire minaccioso l’islam non sarebbe la semina dei morti per le strade, ma i nostri pregiudizi
Quel che colpisce nelle interviste alle persone sopravvissute, è l’impiego del soggetto “Io” e non “Noi”. Indizio – questo – che denuncia un fragile senso di appartenenza a una comunità, e l’assenza di riferimento a una dimensione di valori umani, sociali, etici condivisi. Il massimo dell’espressione della propria reazione è: “Non ho paura e per dimostrarlo continuo a vivere la mia vita di individuo come se nulla fosse accaduto”. Le folle che si riversano per la strada a rivendicare il loro diritto a starsene in pace in realtà non formano cortei di popoli ma costituiscono una massa di individui accumunati dalla sola paura.
Di fronte a fatti per noi fino a venti anni fa affatto inconcepibili, l’occidente soffre di un disturbo da stress post traumatico. L’invincibile e moderno Occidente non può ammetterlo, perciò grida una paura negata, mascherata, repressa, negletta. Tuttavia, una paura negata non svanisce nel nulla, ma continua a lavorare in profondità distruggendo nell’individuo il suo sentimento di identità e di appartenenza, ossia il significato stesso del suo esser-ci. Più si fa finta che tutto sia come prima, è più si avverte un senso di irrealtà e di precarietà, unito a un senso di paralizzante impotenza. La paura è reale e noi possiamo “valutarla” in proporzione alla forza con cui la neghiamo, o la ignoriamo “distraendoci”.
L’insistenza con cui si nega il pericolo islamico è, infatti, un’inconsapevole difesa. Di solito i negazionisti sono persone che parlano dei terribili fatti di cronaca in modo distaccato; senza una reale partecipazione emotiva. La loro dimensione affettiva è come isolata dal resto dei processi psichici: si tratta di un meccanismo di difesa noto come isolamento dell’affetto. La mente si difende dagli stimoli che non riesce a elaborare, eliminando la parte affettiva dalla coscienza.
La negazione, già più volte menzionata, rappresenta uno dei meccanismi di difesa maggiormente utilizzati. Oltre a negazioni esplicite del tipo “L’Islam non è una minaccia”, esistono forme negazioniste che tendono a ridimensionare sia i fatti di cronaca, riducendoli a “singoli e isolati episodi” ma ingigantiti da una stampa prevenuta, sia il numero degli aspiranti jihadisti, che sarebbe una trascurabile minoranza. In compenso esisterebbero, come scrive un bravo storico, molti “onesti e buoni musulmani desiderosi di vivere da virtuosi nostri concittadini”. Queste rassicurazioni potrebbero attenuare le paure se cessassero le minacce di matrice islamica. Tuttavia il ripetersi delle stragi risveglia, ogni volta, paure appena assopite, costringendo il nostro “Io” a ricorrere a più drastiche misure difensive che, pur variando da individuo a individuo, si rivelano con sempre maggior insistenza sui giornali e nei dibattiti televisivi.
Accanto alla negazione ecco così il diniego; questo meccanismo, alquanto primitivo, nega la realtà stessa di quel che si percepisce. A far apparire minaccioso l’islam, pertanto, non sarebbe la semina dei morti per le strade, ma sarebbero i nostri pregiudizi e la nostra ignoranza dell’islam, oppure sarebbero i “manovratori del terrore”, che coltiverebbero artificialmente un clima di allarme per fini non ben definiti, ma sicuramente politici.
Un altro meccanismo di difesa è la formazione reattiva. Questo meccanismo consiste nell’adozione di atteggiamenti e di comportamenti contrari al contenuto di cui non si vuole prendere consapevolezza (nel nostro caso la paura), evitando di sperimentare l’angoscia della propria invalidità. L’individuo sente così non avversione ma simpatia verso l’Islam, e un “sincero” senso di amicizia verso i musulmani. Può diventare un amante della cultura islamica e un paladino delle loro richieste. A informare che un tale comportamento sia più il prodotto di una formazione reattiva e meno il frutto di una personale formazione culturale è l’esagerazione delle attestazioni di amicizia manifestate, in assenza di ogni capacità critica.
Tuttavia, né il diniego, né la formazione reattiva sono sufficienti a tenere a bada l’inconscia paura del terrorismo islamico, in conseguenza del rinnovarsi sia delle minacce sia delle stragi sempre più imprevedibili e clamorose. Quando poi ci si rende conto che con il mondo islamico il dialogo non è possibile; che il far finta che tutto continui come prima non funziona; che l’integrazione con gli “infedeli” è dall’islam considerata una forma di apostasia; che il buonismo non serve a “bonificare” gli islamici; che le concessioni fatte in nome del rispetto delle culture si rivela un’inutile espediente; e che persino le rinunce alle proprie tradizioni e alle proprie festività in ossequio alla sensibilità dei musulmani si rivelano del tutto inefficaci a trasmettere le nostre buone disposizioni, allora si rende necessario mobilitare nuove energie psichiche e far ricorso a meccanismi di difesa ancora più primitivi e pericolosi per la nostra salute mentale.
Uno di questi meccanismi è la seduzione. Ci si rivolge ai musulmani chiamandoli “nostri fratelli”, mettendo in atto un comportamento di benevola arrendevolezza, separando il terrorismo dall’Islam, e decantando quest’ultimo come portatore di nuove ricchezze morali e spirituali. Tuttavia la seduzione è un segno di grande debolezza che rafforza l’altro nelle sue convinzioni di onnipotenza e nelle sue azioni di forza. Sedurre vuol dire compiacere l’altro, fino a mostrargli un atteggiamento di sottomissione. Tuttavia, la seduzione incita inconsapevolmente l’altro al disprezzo e alla denigrazione. Non c’è mai stato né rispetto né stima per chi ha mostrato paura.
Un aspetto della seduzione è la giustificazione dell’altro e, persino, dei suoi crimini. Si giustifica l’islam dicendo: “Anche noi abbiamo fatto crimini simili”, “Anche noi cattolici siamo violenti”. In un caso Qualcuno è giunto a equiparare la “violenza domestica” dei cattolici alla “violenza islamica” dei terroristi. Il messaggio inviato è: “Noi non siamo migliori di loro”. L’occidente non più cristiano presenta un vuoto che non può restare a lungo tale. Le banche sono diventate le sue nuove chiese, le società si sono trasformate in grandi centri commerciali dove tutto si vende e tutto può essere comprato, compresi i corpi e le anime. L’occidente è ormai una realtà senza convinzione, ha perduto la Ragione, cioè il Logos della sua esistenza. Non ha più uno scopo per stare al mondo che vada oltre il mangiare e il bere. Di fronte a un islam, carico di energie e desideroso di portare la ummah a tutti gli uomini, l’ateo mondo occidentale è incredulo, disorientato e smarrito di fronte a una crudeltà che va oltre ogni limite e ogni misura concepibile. L’occidente è impotente, e cede sempre più terreno, ricorrendo a ideali di antica fattura cristiana per salvare quel che resta del rispetto e la dignità di sé.
C’è un conflitto dentro di noi: un vissuto di paura non riconosciuto che spinge per manifestarsi, e una contro carica di energia
A questo punto rimangono poche altre difese da mettere in campo. Noi in qualche modo abbiamo incarnato i fantasmi contro cui lottano i terroristi islamici, e, come si è già detto, non potendo oggettivare la nostra paura non possiamo liberarcene. L’islam non si può sconfiggere, le sue armi non sono convenzionali, il suo esercito è ovunque, ed è animato da un furore divino e da una passione di morte contro cui la “dea ragione” non può nulla. Soprattutto è tardi e sembra saperlo bene il Regno Unito che “discrimina i cristiani perseguitati a favore dei rifugiati musulmani” (2). Vi è qualcosa di intollerabile e di incomprensibile in tanta spontanea soggezione.
Comunque, riprendendo il discorso, le ultime ed estreme difese che possiamo mettere in campo per negare la verità della nostra paura sono l’idealizzazione e l’identificazione all’aggressore. La prima, l’idealizzazione, innalza così l’altro fino alla perfezione. Quando l’angoscia diventa insopportabile, c’è un solo modo per sottrarsi alla paura, trasformare la fonte della paura da malvagia a buona, e se è buona non è da temere. Segue un lavoro di intellettualizzazione, grazie al quale si riesce a scagionare e a legittimare, con ragionamenti ideologici, comportamenti fino a poco tempo prima condannati. L’aggressore diventa così vittima, il terrorista diventa un martire della libertà; l’islam diventa la religione della pace e della fratellanza universale. Non hanno forse i cristiani distrutto il mondo della Roma classica? Si chiede uno storico in un suo libro.
Implicitamente si comunica che non dobbiamo impedire che un nuovo cambiamento avvenga. Nei cambiamenti – si inizia a dire – ci sono sempre cose positive e nell’Islam di cose positive ce ne sarebbero molte. Diversi programmi televisivi hanno già magnificato la raffinata civiltà islamica contro un mondo barbaro e rozzo quale sarebbe stato il nostro nel Medioevo. Con il ricorso a questo meccanismo si assiste allo sgretolamento della nostra realtà interna, che è culturale, sociale, religiosa. Ormai siamo pronti, pur di ricuperare la perduta serenità, ad abbracciare con “fiducioso abbandono” l’islam e la sharia. Un tale passo è possibile con l’adozione dell’ultima difesa, l’identificazione all’aggressore, meccanismo più noto con il nome della “sindrome di Stoccolma”.
Per spegnere, una volta per tutte, la sorgente della paura in noi, alla psiche non resta che convincersi di essere lei stessa quella sorgente. Il male non è l’atro ma sarebbe in ciò che crediamo, pensiamo e siamo. Se il bambino si auto-convince di essere lui il lupo, non egli deve temere il lupo, ma gli altri devono temere lui. Se dunque io sposo la causa del terrore e mi identifico al terrorista islamico più nessun terrorista può farmi paura, poiché io, al pari di lui, divento “signore del terrore”. Già i neoconvertiti di ex cattolici ed ex atei all’islam sono oggi una realtà non trascurabile. Già assistiamo a parroci che invitano gli imam musulmani nelle chiese cattoliche a spiegare chi è Gesù per loro. Quando avverrà la conversione di massa – poiché avverrà – tutta la paura fino ad allora compressa esploderà, riversandosi su chi nel frattempo non si sarà convertito.
Questi due ultimi meccanismi di difesa possono essere attivati in milioni di individui anche da una sola persona, ma con un ascendente mondiale, parlo del Papa. La persona del papa è stata ormai privata della libertà di fare citazioni storiche a Ratisbona, l’auspicio è che non chieda a Casablanca perdono per le crociate. Si può fare qualcosa? A livello individuale sì: ognuno cominci a dire a sé stesso: “Io ho paura”. Forse un giorno sapremo dire insieme “Tenemos por”, paura per le future generazioni, che non potranno più cambiare religione, non potranno più amare chi vogliono, non potranno più ammirare la Cappella Sistina né la Pietà di Michelangelo”.
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Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

Messaggioda Berto » sab giu 01, 2019 9:39 pm

La persecuzione dei cristiani “Tutti in silenzio per paura di essere accusati di islamofobia”.
1 giugno 2019
di Giulio Meotti

http://www.italiaisraeletoday.it/la-per ... zDGC8ZFrFo

“Avete taciuto su noi cristiani perseguitati per paura di essere accusati di islamofobia”. E’ quanto ha detto a Londra ai cristiani l’arcivescovo di Irbil, capitale del Kurdistan iracheno. Bashar Warda ha detto che i cristiani dell’Iraq sono prossimi a sparire. La comunità cristiana si è ridotta dell’83 per cento, da 1,5 milioni a 250.000.

“Il cristianesimo in Iraq”, ha detto Warda, “una delle più antiche chiese, se non la più antica chiesa del mondo, è pericolosamente vicina all’estinzione”. L’arcivescovo ha continuato ad accusare i leader cristiani britannici di “politicamente corretto” sulla questione e ha definito la loro incapacità di condannare l’estremismo islamico come “un cancro”, per paura di essere tacciati di “islamofobia”. Per lo stesso motivo, qualche mese fa, gli inglesi si sono rifiutati di offrire l’asilo ad Asia Bibi. Sono, siamo, praticamente spacciati se continua così.
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Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

Messaggioda Berto » mar lug 30, 2019 1:37 pm

UK: Imam musulmano nominato dal governo per definire e affrontare l'islamofobia
29 Luglio 2019

https://www.islamnograzie.com/uk-imam-m ... iZDDt8WG84

Un consulente indipendente è stato nominato per fornire consulenza sulla definizione di islamofobia.

Qari Asim, MBE, Imam senior presso Mecca Moschea di Leeds e Vice Presidente della odio anti-musulmano è stato incaricato dal governo di creare un gruppo di lavoro per stabilire una definizione di islamofobia.

Rt Hon James Brokenshire deputato ha detto: “Il governo è pienamente impegnato a garantire che i musulmani non siano soggetti a odio razziale, persecuzione o discriminazione”.

“La nomina dell’ Imam Asim segna un ulteriore passo avanti per aiutarci a raggiungere questo obiettivo e assicura che svilupperemo una efficace definizione di islamofobia.”

Imam Qari Asim MBE ha detto: “Per affrontare l’allarmante aumento del sentimento anti-musulmano, è imperativo che l’islamofobia venga definita.”
“Sono profondamente impegnato a lavorare tra comunità musulmane e con le parti interessate a formulare una definizione giuridicamente robusta, completa e funzionale di islamofobia”.

“Sono onorato di essere stato scelto per questo ruolo, che avrà un impatto di vasta portata nella protezione dei musulmani britannici e per affrontare l’odio anti-musulmano”.

Il governo britannico ha fatto di più in questi ultimi anni per affrontare l’odio anti-musulmano, fra le altre cose:

– Finanziamento di Tell Mama, un’organizzazione di reporting di terze parti dedicata che offre sostegno alle vittime.
Tra il 2016 e il 2020 finanzierà l’organizzazione con 2,5 milioni di £ per sensibilizzare la popolazione sull’ odio anti-musulmano in modo di aumentare le segnalazioni di crimini d’odio.
– Sostenere e finanziare il gruppo di lavoro cross-governo sull’ odio anti-musulmano, tale gruppo comprende una vasta gamma di rappresentanti della comunità, eminenti accademici,professionisti del crimine per consigliare e aiutare il governo sulla lotta islamofobica e anti-musulmana.
– Garantire per la prima volta, che le forze di polizia, siano tenute a disaggregare i dati religiosi dai crimini di odio per consentire loro di identificare meglio l’islamofobia.
– Raddoppiare i Luoghi di Culto con un Fondo di 1,6 milioni di £ – per proteggere fisicamente moschee e altri luoghi di culto e rassicurare le loro comunità – e rendere più facile fare domanda per i finanziamenti dal luglio 2019.
– Un nuovo fondo di £ 5 milioni per fornire formazione sulla sicurezza e consultazione su ciò che si può fare di più per proteggere le comunità di fede islamica.
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Re: Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobi

Messaggioda Berto » ven set 20, 2019 7:51 pm

Musulmani a bordo, l'equipaggio dell'aereo fa cancellare il volo
Gianni Carotenuto - Ven, 20/09/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/due ... YI-cffxrIc


La American Airlines, non nuova ad episodi di discriminazione, d'accordo con l'equipaggio di un aereo della compagnia ha disposto la cancellazione del volo per la presenza a bordo di due musulmani. "Problemi di sicurezza"

La compagnia aerea statunitense American Airlines ha cancellato un volo perché l'equipaggio di un aereo "non si sentiva a suo agio" a causa della presenza a bordo di due uomini musulmani che si erano salutati prima dell'imbarco.

È successo all'aeroporto internazionale di Dallas. Dopo essere scesi dall'aereo, i due islamici hanno raccontato di essere stati inseguiti e fermati dalle forze dell'ordine, oltre che interrogati da un agente dell'Fbi. Inoltre, i loro bagagli sono stati nuovamente controllati prima del loro viaggio successivo. I due uomini, che parlano di discriminazione razziale, hanno presentato una denuncia al Dipartimento dei trasporti degli Stati Uniti. "Vogliamo parlare con i dirigenti della American Airlines. È stato il giorno più umiliante della mia vita", il racconto di uno dei due al Consiglio per le Relazioni Usa-Islam.

Interrogata sulla vicenda, American Airlines ha fatto sapere che il volo è stato operato da Mesa Airlines, la sua compagnia aerea regionale con sede a Phoenix. "Il volo è stato cancellato per le preoccupazioni sollevate da un membro dell'equipaggio e da un passeggero. La compagnia, con i suoi partner regionali, ha l'obbligo di prendere sul serio i problemi di sicurezza sollevati dai membri dell'equipaggio e dai passeggeri", si legge in una nota di American Airlines, che ha spiegato poi di avere contattato i due musulmani per "comprendere meglio la loro esperienza".

Non è la prima volta che questa compagnia viene tacciata di atti discriminatori. Un episodio analogo era successo nel 2016, quando quattro passeggeri erano stati fatti scendere "per la nostra razza e il nostro colore". Mentre nel 2017 si sono verificati incidenti che hanno coinvolto passeggeri neri i quali hanno denunciato di essere stati discriminati.

Ma cosa è successo esattamente sull'ultimo volo incriminato di American Airlines? Come scrive Dallasnews, a sospettare dei due musulmani sarebbero stati un passeggero e un membro dell'equipaggio. In particolare, il fatto che uno dei due abbia scaricato due volte il gabinetto dell'aereo sarebbe stato interpretato come il segnale di una condotta potenzialmente pericolosa. Da ciò sarebbe scaturita la decisione di cancellare il volo.



Alberto Pento
Mai fidarsi di un islamico inquanto nazi maomettano.
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Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

Messaggioda Berto » mer nov 06, 2019 9:01 pm

Un sondaggio Ifop ha rivelato che quasi i due terzi dei francesi, il 61%, pensa che l’Islam
sia “incompatibile con i valori della società francese“.
31 Ottobre 2019

https://www.islamnograzie.com/sondaggio ... nd5H2AOJE0

I risultati sono un aumentati dell’8% rispetto a uno studio precedente pubblicato nel febbraio dello scorso anno e riflettono le crescenti preoccupazioni sull’impatto dell’islam nella vita pubblica contro la tradizionale posizione secolarista francese. Fonte: Le Journal du Dimanche.

Tra la sinistra e la destra politica, c’è disaccordo sul tema dell’Islam. Più della metà – il 54% – dei sostenitori del partito France Insoumise (Unbowed France) di estrema sinistra afferma che il culto musulmano ha un posto in Francia, rispetto all’85% dei sostenitori del Raduno Nazionale di Marine Le Pen che sostengono il contrario.

Frédéric Dabi, vicedirettore generale di Ifop, ha affermato che “la definizione di secolarismo sembra cambiare” rilevando un aumento del sostegno alla separazione tra religione e politica come questione principale rispetto a un sondaggio del 2005 in cui l’uguaglianza religiosa era l’argomento principale di cui erano interessati i francesi.

Rivelato: infiltrazione islamista dei servizi pubblici francesi https://t.co/Y1NmsLrclx

– Breitbart London (@BreitbartLondon) 21 giugno 2019

La maggior parte del focus delle nuove preoccupazioni ruota attorno all’influenza dell’islamizzazione, con gli intervistati che sostengono il divieto di simboli religiosi in molti aspetti della vita pubblica. Il settantacinque per cento ha affermato di essere d’accordo sul divieto dei simboli religiosi per gli utenti dei servizi pubblici e il 72 per cento ha sostenuto un divieto per i dipendenti delle società private, con quelli a destra che favoriscono maggiormente i divieti.

Un totale del 61% dei francesi afferma che sosterrebbe pasti alternativi alla carne di maiale per i pasti a scuola, ma tra i sostenitori di Le Pen il numero scende al 44%.

Anche il “Le Pen’s National Rally” ha ottenuto il punteggio più alto nel sondaggio quando si è posto il problema di quale partito fosse il più adatto ad affrontare le sfide dell’islamizzazione, con il 37% a sostegno del partito populista rispetto a solo il 20% per il presidente francese Emmanuel Macron Fonte: La République En Marche! (LREM / Republic on the Move).

La fiducia in Le Pen nell’affrontare la questione arriva dopo che il suo partito ha sconfitto LREM alle elezioni del Parlamento europeo di maggio.

La maggior parte dei francesi afferma che Le Pen farebbe meglio di Macron sulla migrazione

https://t.co/LoqKVmsjgd

– Breitbart London (@BreitbartLondon) 9 febbraio 2019

Le Pen ha invitato Macron a dimettersi dopo il voto di maggio. Ha detto che le nuove elezioni nazionali “dovrebbero avvenire immediatamente a causa dei risultati di ieri, ma soprattutto a causa della posizione di Macron durante le elezioni in cui non era il garante della costituzione, ma è diventato un giocatore attivo in uno dei partiti“.

Anche il leader del Rally Nazionale è andato meglio di Macron nel sondaggio sui problemi di migrazione. Un sondaggio pubblicato a febbraio ha suggerito che gli elettori francesi avevano più fiducia in Le Pen per affrontare i problemi di migrazione di massa di quanto non avessero nel presidente francese in carica.
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Re: Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobi

Messaggioda Berto » mer nov 06, 2019 9:02 pm

"Così vogliono censurare le critiche all'islam politico"
Gaia Cesare - Mer, 06/11/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... ndDU7CnnAQ


L'esperto di estremismo Lorenzo Vidino: "Quell'ideologia contrasta con i valori occidentali. Può e deve essere giudicata"

L'islamofobia? «È ormai un'arma usata da soggetti che hanno un'agenda politica chiara. Il loro obiettivo è censurare qualsiasi discorso sull'islamismo». Lorenzo Vidino è direttore del Programma sull'estremismo alla George Washington University di Washington Dc, esperto di jihadismo e politiche governative contro la radicalizzazione.

Il rapporto sull'islamofobia europea, finanziato dalla Ue, sostiene che l'islamofobia in Italia sia reale. È così?

«Se per islamofobia intendiamo l'odio contro islam e musulmani, esistono sentimenti di razzismo sui musulmani in Italia, come su altre comunità. Ciò che è problematico è che l'islamofobia venga utilizzata per mettere il bavaglio a qualsiasi critica sull'islamismo».

Vuole spiegarci la differenza tra islam e islamismo?

«L'islam è la religione, l'islamismo è l'ideologia che utilizza la religione per uno scopo politico. La differenza è fondamentale. Se un dibattito sulla religione è sempre legittimo, in certi limiti, e ogni Paese interviene a livello penale su eventuali eccessi, ancor più legittima è la critica di un'ideologia politica molto problematica come l'islamismo, che è liberticida e in netto contrasto con i valori occidentali».

L'islamofobia è diventata un paravento contro le critiche all'islam politico e radicale?

«Il problema è proprio questo, si fa di tutta l'erba un fascio. Si mettono insieme episodi violenti di razzismo e si accomunano ad azioni e parole di chi, in maniera civile, esprime preoccupazione sull'avanzare dell'ideologia islamista. Il paradosso è che il problema è più forte in Occidente».

È più difficile parlare di islamismo in Occidente?

«Persino in Arabia Saudita e più in genere nei Paesi a maggioranza musulmana è più facile parlare di islam politico. In Occidente c'è un mix di ignoranza e politically correct, che viene sfruttato dagli islamisti e rende più difficile un dibattito costruttivo. Anche perché l'accusa di razzismo più di ogni altra manda in soggezione l'interlocutore».

Com'è possibile che per un dossier sull'islam, la Ue dia credito e finanziamenti a una fondazione legata al presidente turco Erdogan, che punta spesso il dito contro l'Occidente e i suoi valori?

«Non mi stupisce, si tratta in una dinamica abbastanza comune. Causata da un insieme di fattori, che sono spesso la faciloneria a livello burocratico e una certa pigrizia. In sostanza la Ue dà fondi contro l'islamofobia, come è giusto che sia, ma non va a fondo per capire con chi interagisce. Si limita a criteri formali e non sostanziali di supervisione. Non finanzia terroristi o criminali bensì soggetti che dal punto di vista formale avranno anche un dottorato, ma a un'analisi più politica non hanno neutralità e obiettività necessarie. Nel caso specifico, Seta è il think tank di Erdogan, il centro studi di riferimento del partito Akp».

Dove cresce e prolifera l'islamismo in Europa?

«Dobbiamo distinguere fra islamismo violento e non violento. Il primo prolifera in cercare, sul web, e l'attrattiva dell'ideologia jihadista ha fatto presa tra le seconde e le terze generazioni del centro-nord Europa, meno in Italia. Poi c'è l'islamismo non violento. I tedeschi lo chiamano legalista. Non opera in maniera illegale, ma nei limiti della legge, con attività che a lungo andare sono problematiche per la coesione sociale, disaggreganti e persino sovversive».

Nelle scuole per esempio?

«Sì, le scuole dove si predica un'adesione all'islam radicale e i luoghi in cui il mondo viene descritto come un posto dove esistono i musulmani da una parte e poi gli altri e dove il ruolo della donna e la libertà di religione sono percepiti in maniera diversa dal sentire comune in Europa».

Ma anche dai diritti fondamentali.

«Sì, entrambi. Non a caso il governo austriaco sotto il cancelliere Kurz ha individuato nelle scuole uno degli ambienti principali su cui intervenire. Partendo da piccoli segnali, come quando si dice ai bimbi che andando alla festa di compleanno di un compagno cristiano si finisce all'inferno. A Vienna i bambini di religione musulmana sono attorno al 30% nelle scuole primarie. Inculcare questa mentalità crea problemi nel medio e lungo termine».

Chi sono le principali vittime dell'islamismo?

«In primis sono i musulmani. La prima forma di pressione, sociale e anche fisica, viene esercitata su chi, nella comunità musulmana, non sottostà a questa visione. L'ideologia islamista vede chiunque non la pensi come lui come un nemico. Ma l'islamismo e le forme di antisemitismo nella comunità musulmana sono una delle ragioni principali per cui l'Europa sta diventando un luogo inospitale per gli ebrei».



All'indice le idee del "Giornale": la Turchia detta la linea alla Ue
Alberto Giannoni - Mer, 06/11/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... kQWYqA3KYY


Articoli e pubblicazioni nel rapporto sull'islamofobia di Bruxelles. Redatto da una fondazione di Ankara

I turchi mettono all'indice giornali, libri e politici italiani. E lo fanno con i soldi dell'Unione europea, cioè in definitiva nostri.

Dietro il paravento di un uso arbitrario dell'«islamofobia» si consuma così il più beffardo dei paradossi: un «rapporto» sferra bacchettate a destra e a manca - soprattutto a destra - e lancia accuse pesanti quanto approssimative, per arrivare alla più scontata delle generalizzazioni: «L'islamofobia in Italia è reale».

Il primo problema è che questa improbabile lezione di democrazia e tolleranza parla turco. La beffa è che - come recita la copertina - la pubblicazione sia stata «prodotta con il sostegno finanziario dell'Unione europea», la nostra Europa che si trincera dietro un pilatesco «i contenuti sono di esclusiva responsabilità degli autori delle relazioni nazionali; e non riflettono necessariamente le opinioni dell'Unione europea e del ministero degli Affari esteri - Direttorato degli Affari europei».

Il ministero in questione è appunto quello turco. E fra i loghi compaiono anche la «Cfcu» (ministero del Tesoro) e un programma di dialogo euro-turco. Il voluminoso rapporto è opera del Seta, la Fondazione per la ricerca politica, economica e sociale con sede ad Ankara, un'organizzazione che - come si legge su Wikipedia - «nonostante affermi di essere indipendente, ha stretti rapporti con il governo dell'Akp guidato da Recep Erdogan». Il punto di osservazione è questo. E il contenuto? In oltre 840 pagine, il rapporto Seta 2018 passa in rassegna 34 Paesi, analizzandone rapidamente la situazione politica, mediatica e giuridica. «Siamo lieti di presentare la quarta edizione del rapporto sull'islamofobia europea - scrivono gli autori Enes Bayrakl e Farid Hafez - questa volta in collaborazione con l'Istituto Leopold Weiss e con il generoso finanziamento da parte dell'Unione Europea». I due curatori principali, peraltro, ricordano anche che nel frattempo la Commissione europea ha nominato il suo nuovo «coordinatore per l'odio anti-musulmano»: Tommaso Chiamparino. Per quanto riguarda la politica italiana, grande spazio viene dedicato alla Lega e al suo leader, Matteo Salvini, come a Fratelli d'Italia.

Quanto ai media, la sommaria analisi parte da quelli che vengono definiti gli «articoli aggressivi» della «tradizionale stampa di destra» «contro le migrazioni, l'islam e le comunità islamiche». Si citano a questo proposito Il Giornale, La Verità, Il Tempo e Libero e poi «opinion leader» come Marcello Veneziani, indicati come autori di articoli contro il Papa e la stampa cattolica più progressista. Quindi tocca a singoli articoli o «irritant title», e a pubblicazioni, maldestramente lette o malintese. «Il quotidiano Il Giornale - si legge - ancora una volta, nel 2018 ha pubblicato due libri ispirati espliciti sentimenti anti-islamici». Il primo è I nemici di Oriana. La Fallaci, l'Islam e il Politicamente corretto, di Alessandro Gnocchi, l'altro Il libro nero dell'islam italiano. Né si risparmia Il Foglio col suo Il suicidio della cultura occidentale.

E a proposito di contraddizioni autolesioniste è una metafora a dir poco eloquente il fatto che l'Europa affidi questo suo esame di coscienza in sostanza alla Turchia, che non solo è un osservato speciale per il trattamento che riserva a oppositori e informazione (Amnesty International parla di «violazioni dei diritti umani» e di un dissenso «represso in modo spietato») ma è anche impegnata in un'operazione militare nel nord della Siria, un'aggressione che proprio il Parlamento europeo ha condannato tanto da chiedere sanzioni e interruzioni degli accordi commerciali. Intanto il regime ha progressivamente abbandonato la storica laicità di Ataturk per sperimentare un mix di islamismo e nazionalismo voluto da Erdogan. Il rais d'altra parte è l'erede di Necmettin Erbakan, il fondatore di «Milli Gorus» che con disprezzo definiva l'Europa come «un club cristiano». Ma erano appunto altri tempi.
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Orrore e odio per il nazismo maomettano (sana islamofobia)

Messaggioda Berto » lun dic 23, 2019 7:29 am

MALAYSIA-ISLAM - Paesi musulmani riuniti a Kuala Lumpur. Mahathir: L’islam è ‘in crisi’
AsiaNews.it
20/12/2019

http://www.asianews.it/notizie-it/Paesi ... 2Ml_80WvtM

Dal tema “Il ruolo dello sviluppo nel raggiungimento della sovranità nazionale”, il vertice si è aperto ieri e si concluderà domani. Il summit ha suscitato disappunto in Arabia Saudita, che vede nell'evento una minaccia all’influenza dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic).

Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – I musulmani, la loro religione ed i loro Paese “sono in uno stato di crisi”: jihad, governi oppressivi e neocolonialismo sono solo alcune delle questioni chiave che il mondo musulmano deve affrontare. Lo ha dichiarato ieri il primo ministro malaysiano, Mahathir Mohamad, durante il suo intervento di apertura ad un atteso vertice tra alcune delle nazioni a maggioranza islamica più popolose al mondo.

Dal tema “Il ruolo dello sviluppo nel raggiungimento della sovranità nazionale”, il Kuala Lumpur Summit 2019 si è aperto ieri e si concluderà domani. Tra i partecipanti vi sono capi di governo, esperti, intellettuali, politici, leader di comunità e rappresentanti del settore privato; 450 delegati provenienti da 56 Paesi, chiamati ad esporre, analizzare e proporre soluzioni alle problematiche che affliggono i musulmani.

Il summit ha suscitato disappunto in Arabia Saudita, che vede nell'evento una minaccia all’influenza dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic) dominata da Riyad. L’organismo è composto da 57 Stati membri e si presenta come la voce collettiva del mondo musulmano. Ad indispettire i sauditi è stata soprattutto la partecipazione al vertice di Kuala Lumpur dei leader di Iran, Qatar e Turchia – rivali regionali di Riyadh.

Oltre al presidente iraniano Hassan Rouhani, ieri all’evento sono intervenuti lo sceicco del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani, e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Sebbene avesse ricevuto l’invito, il re saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud non ha voluto recarsi nel Sud-est asiatico. Tra le assenze pesanti vi sono anche quelle di Imran Khan, primo ministro del Pakistan, e Joko “Jokowi” Widodo, presidente dell’Indonesia.

In qualità di presidente del vertice, il 94enne Mahathir è intervenuto per primo. “Ovunque – ha dichiarato – assistiamo a Paesi musulmani distrutti, i loro cittadini costretti a fuggire e a cercare rifugio in nazioni non islamiche”. Il premier malaysiano ha sottolineato che “conflitti fratricidi, guerre civili, governi fallimentari e molte altre catastrofi” continuano ad affliggere Paesi musulmani e islam, “senza alcuno sforzo serio per cessarle o ridurle o riabilitare la religione”. “Oggi abbiamo perso il rispetto del mondo. Non siamo più fonte di conoscenza né modello di civiltà umana”, ha aggiunto.

La crescente islamofobia che denunciano i musulmani deriva in parte da quanti sono disposti a morire per proteggere la religione, ha sostenuto Mahathir. Secondo il leader malaysiano, gli “atti non rispettabili di terrore” hanno solo peggiorato le percezione globale dell’islam. “Possiamo anche affermare di esercitare il jihad, ma il risultato è una maggiore oppressione dei musulmani ovunque – ha concluso –. Siamo espulsi dai nostri stessi Paesi, respinti da quelli di asilo, oppressi e condannati. Abbiamo causato la paura dell'islam al punto da creare l'islamofobia”.


Alberto Pento

"Secondo il leader malaysiano, gli “atti non rispettabili di terrore” hanno solo peggiorato le percezione globale dell’islam."
Perché il terrorismo di Maometto e del Corano sarebbero forse rispettabili e non sono forse il modello per i terroristi che attuano forme non rispettabili di terrorismo?
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