Il Papa bugiardo e l'infernale alleanza con l'Islam

Re: El Papa buxiaro e l'enfernal ałeansa co l'Ixlam

Messaggioda Berto » gio ago 11, 2016 8:15 am

???

Isis, Islam e la pace. I dubbi del padre gesuita Samir
Il commento del gesuita, esperto di Islam, Samir Khalil Samir
2016/07/31

http://formiche.net/2016/07/31/miti-da- ... a-germania

Il sequestro e l’uccisione di un sacerdote vicino a Rouen (Francia) e i vari attacchi a Würzburg, Monaco, Ansbach (Germania) sono stati compiuti da gente molto giovane e indottrinata con facilità. La Germania era un modello per l’integrazione dei rifugiati, ma l’islamismo radicale non si lascia assimilare. Esso è sostenuto da Arabia saudita e Qatar. Non c’è altra strada all’integrazione, ma occorre dire la verità: nel Corano ci sono elementi di guerra e violenza.

Dei tre gravi incidenti che hanno colpito la Germania (sul treno di Würzburg, a Monaco, ad Ansbach), uno solo di questi sembra fuori del rapporto col mondo islamico, quello di Monaco. Finora la polizia non ha trovato alcun rapporto fra il giovane tedesco-iraniano e l’Isis. In più era in cura psicologica. È stato – sembra – un atto di follia. Un suo amico lo ha salvato, togliendogli il sacco con 300 proiettili. Per il momento la polizia dice che non ci sono prove di legami con l’islamismo. Nel caso degli attacchi in Francia (Rouen, Nizza, Parigi, ecc…) il legame con l’Isis è chiaro.

Per il giovane di Wurzburg, che ha ferito cinque persone sul treno, i legami con l’Isis sono provati. Come pure per il giovane che si è fatto scoppiare ad Ansbach. La cosa sorprendente è che sono tutti giovani; tutti noti non come gente fanatica, o particolarmente religiosa; tutti con situazioni tranquille, per nulla problematiche. Quello di Würzburg era in una famiglia adottiva, alla quale lui non si confidava. In ogni caso nessuno prevedeva un tale sviluppo terrorista.

Tutti e tre i casi sono sorprendenti perché molto giovani, non allenati in qualche campo di addestramento; tutti andavano a scuola. Non è ancora chiaro come siano venuti a contatto con l’Isis. Di certo non in modo diretto, ma attraverso internet, dove si trovano alla luce del sole delle proposte violente.

Tanti attentati in pochi giorni hanno creato turbamento in Germania, anche se la polizia ha mostrato tutta la sua efficienza, soprattutto a Monaco: sono riusciti a spiegare un controllo della situazione davvero in modo ammirabile.

Nel caso di Wurzburg, il giovane è stato ucciso da una poliziotta. Qualcuno l’ha rimproverata per aver fatto fuoco, ma il ministro degli Interni l’ha elogiata.

Tutti vengono da ambienti tranquilli, né poveri, né ideologizzati. È differente dal caso di Nizza, dove l’attentatore aveva calcolato da tempo tutto il colpo; aveva perfino chiuso il suo conto in banca e spedito 100mila euro ai suoi parenti (dono dell’Isis?). Anche amici suoi hanno detto che il giovane tunisino aveva programmato tutto.

Nel mondo arabo si dice che dietro a tutto il fenomeno terroristico islamico vi siano l’Arabia saudita e il Qatar. All’inizio della sua storia, tale movimento fondamentalista era per distruggere la componente sciita in Iraq e in Iran. Poi è diventata una lotta contro tutti.

Nel caso della Germania, tutti sono stupiti: ha accolto un milione e più di migranti e li tratta piuttosto bene. Un centro di rifugiati vicino a casa mia funziona molto bene: i bambini vanno a scuola, ricevono sovvenzioni, gli adulti vano a scuola di tedesco la sera.

Il cambiamento repentino fra questi giovani è una novità.

Ora la critica verso Angela Merkel è fortissima e tutti la criticano per la sua generosità nell’accoglienza. Forse la situazione sta cambiando: finché erano poche migliaia, l’integrazione era qualificata. Ora che i rifugiati sono diventati centinaia di migliaia, forse il programma di integrazione non tiene più.

Tanti tedeschi dicono che è in crisi il progetto di integrazione perché il numero dei migranti è stato troppo grande. Voglio dire, però, che paragonandola con il resto dell’Europa, la Germania era davvero un modello nello sforzo di integrare gli immigrati.

E ancora oggi la soluzione è l’integrazione, non il rifiuto dei migranti.

Purtroppo l’Islam fa fatica a integrarsi perché ha una cultura in molti punti opposta a quella attuale dell’occidente. Dal punto di vista religioso, sociale, dei rapporti uomo-donna, in rapporto al mangiare è un sistema completo. Che la religione sia diversa, questo non è un problema. Ma il fatto è che nell’Islam la religione è legata a un sistema politico, sociale, culturale, storico, di costume, che influenza tutto: il vestire, il dar la mano a uno o all’altra, le relazioni sociali.

Sono così tante cose che rendono difficile assimilare le idee dell’occidente.

In passato, quando vi erano nordafricani che arrivavano in Europa, essi erano già un po’ secolarizzati, o perché avevano subito la colonizzazione francese e per lo stile imposto dai loro capi (in Tunisia e in Algeria), o perché erano berberi, etnie locali che si rifiutavano di definirsi “arabi”.

Oggi invece, l’influsso radicale e islamista che propone un mondo diverso in tutti gli aspetti, rende l’integrazione molto più difficile.

Se si mantiene la posizione islamista (Fratelli musulmani, salafiti, ecc) l’integrazione è difficile. Ma se si accetta di essere musulmani aperti, che vogliono anche imparare dalla società occidentale, allora è possibile. Una volta era così: la società occidentale era considerata un modello per lo sviluppo e l’emancipazione. Oggi invece è il contrario: per molti musulmani la società occidentale è da rigettare. E intanto si crea un nuovo modello islamico o islamista (fondamentalista).

Per il nostro secolo questo è un grande conflitto.

Si deve anche avere il coraggio di dire anche che l’Islam ha elementi di violenza nel Corano e nella vita di Maometto. Se invece si continua a dire che “l’Islam è una religione di pace”, creiamo solo confusione e mistificazione.

Ieri ascoltavo un discorso della premier britannica Theresa May, quando non era ancora premier – tre anni fa – in cui, in un incontro con musulmani ripete mille volte: “L’islam è una religione di pace, l’islam è una religione di pace! Non c’è nel Corano un solo versetto di violenza!”. E riceve l’applauso entusiasta dei presenti. Tutto questo è incredibile: è un tentativo di minimizzare il problema. E questo avviene anzitutto da parte dei capi politici europei, più che dalla popolazione.

Perché fanno questo? Per avere i voti delle comunità islamiche. Anche in Francia è così: da alcuni anni in Francia il governo può donare terreni per moschee e centri islamici con affitti gratuiti per 99 anni. Così stanno riempiendo la Francia di moschee finanziate da Paesi che sostengono il terrorismo.

Fra i politici c’è una perdita del senso morale, dato che sono disposti a tutto pur di accumulare voti. E c’è anche un pizzico di ignoranza: nessuno direbbe che nel Corano non vi sono versetti violenti! Ignoranza e perdita di senso morale sono una miscela esplosiva.

(Estratto di un articolo pubblicato su Asia News)
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El Papa buxiaro e l'enfernal ałeansa co l'Ixlam

Messaggioda Berto » gio ago 11, 2016 8:16 am

In una lettera aperta don Guy Pagès condanna Papa Francesco per aver legittimato l'islam

di don Guy Pagès 29/09/2013
http://www.ioamolitalia.it/no-islam/in- ... islam.html

Santissimo Padre,

Sia lodato il nostro Signore Gesù Cristo, che vi ha dato la missione di guidare la sua Chiesa!

Permettetemi in nome d'inumerevoli persone scioccate dalla vostra lettera ai musulmani in occasione dell' Id al-Fitr [1] e, in virtù del canone 212 § 3 [2], di condividere con lei le riflessioni di questa lettera aperta.

Salutando con "grande piacere" i musulmani in occasione del Ramadan, tempo considerato speso "al digiuno, alla preghiera e all'elemosina", lei sembra ignorare
che il digiuno del Ramadan è tale che "la spesa media di una famiglia che lo pratica aumenta del 30 %" [3],
che l'elemosina musulmana è destinata ai soli musulmani bisognosi e
che la preghiera musulmana consiste nel rifiutare cinque volte al giorno la fede nella Trinità e in Gesù Cristo, chiedendo la grazia di non seguire il percorso degli smarriti ossia dei cristiani ...
Inoltre, durante il Ramadan, aumenta la criminalità in modo vetiginoso [4].

C'è veramente, in queste pratiche, qualche motivo possibile d'elogio?

La sua lettera afferma che dobbiamo avere stima per i musulmani e "soprattutto per i loro capi religiosi" ma non si dice a qual titolo.
Dal momento che si sta parlando di loro come di musulmani, ne consegue che la stima è anche per l'Islam.
Ora cos'è l'Islam per un cristiano se, dal momento che "nega il Padre e il Figlio" (1 Gv 2, 22), si presenta come uno dei più potenti Anticristo che vi siano, in numero e in violenza (Ap 20, 7-10)?
Come possiamo stimare sia Cristo sia ciò che gli si oppone?

Il suo messaggio fa poi notare che "le dimensioni della famiglia e della società sono particolarmente importanti per i musulmani in questo periodo" di Ramadan, ma quel che non dice è che il Ramadan serve da forte mezzo di condizionamento sociale, di oppressione, di sottomissione al totalitarismo islamico, in breve di negazionte totale del rispetto da lei evocato... Così l'articolo 222 del Codice penale marocchino recita: "Chiunque, noto per la sua appartenenza alla religione musulmana, rompe ostentatamente il digiuno in un luogo pubblico durante il periodo del Ramadan, senza motivi consentiti da questa religione, è punito con la reclusione da uno a sei mesi e da una multa". E si tratta del moderato Marocco...

Che tipo di "paralleli" riesce a trovare tra "la dimensione della famiglia e della società musulmana" e "la fede e la pratica cristiana", dal momento che lo stato della famiglia musulmana prevede la poligamia (Corano 4, 3, 33, 49; 52, 59), il ripudio (Corano 2, 230), l'inferiorità ontologica e giuridica delle donne (Corano 4, 38; 2, 282; 4, 11), la possibilità per il marito di picchiare la moglie (Corano 4, 34), ecc.). Quali analogie ci possono essere tra la società musulmana costruita per la gloria dell'Unico e che, di fatto, non può tollerare l'alterità o la libertà né, di conseguenza, distinguere le sfere religiose e spirituali dal resto? "Tra noi e voi è inimicizia e l'odio per sempre fino a quando non crederete nel solo Allah!" (Corano 60, 4). Quali analogie con la società cristiana, costruita per la gloria di Dio Uno e Trino che promuove il rispetto delle legittime differenze? Piuttosto, per “parallelo”, non si dovrebbe comprendere quanto non si assomiglia e si accosta ma quanto, al contrario, non si avvicina assolutamente? Non è evidente solo in questo caso la chiarezza della sua dichiarazione?

Lei propone ai suoi interlocutori di riflettere su "la promozione del rispetto reciproco attraverso l'educazione", suggerendo che essi condividono con lei gli stessi valori di umanità, di "rispetto reciproco". Ma non è questo il caso. Per un musulmano, non è la natura umana a far da riferimento e neppure il bene conoscibile dalla ragione: l' uomo e il suo bene non sono quello a cui si appella il Corano.
Il Corano insegna ai musulmani che i cristiani, perché cristiani, "sono impurità" (Corano 9, 28) , "il peggio del creato" (Corano 98, 6 ), "i più vili degli animali" (Corano 8,22; cfr. 8,55) [5] ... Perché l'Islam è la vera religione (Corano 2, 208; 3, 19; 85), che dominerà su tutte le altre, per sradicarle completamente (Corano 2, 193 ); coloro che non sono musulmani possono essere solo pervertiti e maledetti (Corano 3, 10, 82, 110; 4, 48, 56, 76, 91; 71, 44 ; 9, 17,34; 11, 14; 13, 15, 33; 14.30 , 16,28-9; 18, 103-6; 21, 98; 22, 19-22, 55; 25, 21; 33, 64; 40, 63; 48,13), che i musulmani devono combattere costantemente (Corano 61, 4,10-2; 8, 40; 2, 193) con l'inganno (Corano 3, 54; 4, 142; 8, 30; 86,16), il terrore (Corano 3,151; 8, 12, 60; 33, 26; 59, 2), e tutti i tipi di punizione (Corano 5, 33; 8, 65; 9, 9, 29, 12; 25, 77), come la decapitazione (Corano 8, 12 Corano 47, 4) o la crocifissione (Corano 5, 33) per eliminare (Corano 2, 193; 8, 39; 9, 5, 111, 123; 47, 4) e infine distruggere (Corano 2, 191; 4, 89, 91; 6, 45; 9, 5, 30, 36, 73; 33, 60-2: 66, 9). "O voi che credete! Combattete a morte gli increduli che sono presso voi e che trovino in voi crudeltà ..." (Corano 9, 124) "Che Allah li maledica!" (Corano 9, 30 cfr. 31, 51; 4, 48) …

Santo Padre si può mai dimenticare, quando ci si rivolge a dei musulmani, che non possono riferirsi al di fuori del Corano? Lei si appella "al rispetto per ogni persona [...] Prima di tutto per la sua vita, per l'integrità fisica, per la sua dignità con i diritti derivanti, per la sua reputazione, il suo patrimonio, la sua identità etnica e culturale, le sue idee e le sue scelte politiche". Non può influenzare le disposizioni date da Allah, che sono immutabili, e ho elencato alcune tra esse.
Ma se noi rispettiamo “le idee altrui e le scelte politiche”, come ci possiamo, allora, opporre alla lapidazione, all'amputazione e a ogni sorta di altre pratiche abominevoli comandate dalla Sharia? Il suo bel discorso non può smuovere i musulmani che non hanno lezioni da imparare da noi, essendo "impurità" (Corano 9, 28). E se, nonostante tutto, le applauderanno come hanno fatto in Italia, è perché la politica della Santa Sede serve notevolmente ai loro interessi facendo passare la loro religione come rispettabile agli occhi del mondo, pensando che porti a considerare i valori universali da lei preconizzati ... La applaudiranno fintanto che saranno, come in Italia, una minoranza. Ma quando essi non lo saranno più, succederà quanto accade ovunque sono maggioranza: ogni gruppo non musulmano dovrà scomparire (Corano 9,1; 47, 4; 61, 4; ecc.) o pagare la jyzaia per acquistare il diritto di sopravvivere (Corano 9, 29). Lei non può ignorare tutto questo ma come può, nascondendolo agli occhi del mondo, promuovere l'espansione dell'Islam davanti ad innocenti o ingenui così abusati? Forse lei osserva i complimenti che le sono stati inviati come segno di fecondità del suo atteggiamento? Allora lei ignora il principio della takyia che comanda di baciare la mano che il musulmano non può tagliare (Corano 3, 28; 16, 106). Ma che valgono tali scambi di cortesia? San Paolo non ha detto: "Se cerco di piacere agli uomini, non sarò servitore di Cristo" (Gal 1, 10)? Gesù ha dichiarato maledetti coloro che sono oggetto di venerazione da parte di tutti (Lc 6, 26). Ma se i vostri nemici naturali la lodano, chi non la loderà? La missione della Chiesa è d'insegnare le buone maniere per vivere in società? San Giovanni Battista sarebbe morto se avesse semplicemente voluto augurare una bella festa a Erode? Forse dirà che non c'è paragone con Erode, perché Erode viveva nel peccato e che era dovere di un profeta denunciare il peccato?

Ma se ogni cristiano è divenuto un profeta, il giorno del suo battesimo, e se il peccato è non credere in Gesù, Figlio di Dio, Salvatore (Gv 16, 9), ciò di cui precisamente si fa gloria l' Islam, come potrebbe un cristiano non denunciare il peccato che è l'Islam e chiamare alla conversione "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2 Tm 4, 2)? Dal momento che lo scopo dell'Islam è quello di sostituire il Cristianesimo che avrebbe pervertito la rivelazione del puro monoteismo con la fede nella Santa Trinità, poiché Gesù non è Dio, non sarebbe né morto né resuscitato, non ci sarebbe stata alcuna redenzione e la sua missione si sarebbe ridotta a nulla, perché non denunciare l'Islam come l'Impostore preconizzato (Mt 24, 4; 11, 24) e il predatore per eccellenza della Chiesa?
Invece di cacciare il lupo, la diplomazia vaticana dà l'impressione di preferire il nutrimento delle adulazioni, non vedendo che questo aspetta solo d'essere ben nutrito per fare quanto fa ovunque è divenuto sufficientemente forte e vigoroso. C'è bisogno di ricordare i cristiani martiri che vivono in Egitto, in Pakistan e ovunque l'Islam è al potere? Come può, la Santa Sede, assumersi la responsabilità di avallare l'Islam presentandolo come un agnello, mentre è un lupo travestito da agnello? Ad Akita, la Vergine Maria ci ha avvertito: "Il diavolo s'introdurrà nella Chiesa perché è piena di gente che accetta compromessi"...

Santo Padre, come può la sua lettera affermare che "in particolare tra cristiani e musulmani, siamo chiamati a rispettare la religione dell'altro, i suoi insegnamenti, i suoi simboli e valori"? Come possiamo rispettare l'Islam, che continuamente bestemmia la Santa Trinità e nostro Signore Gesù Cristo, accusando la Chiesa di aver falsificato il Vangelo e cercando di sostituirla (Ap 12, 4)? Quanto ha scritto sant'Ireneo Contro le eresie San Giovanni Damasceno Sulle eresie in cui si riscontrano "le molte assurdità risibili riportate nel Corano", San Tommaso d'Aquino, con la sua Summa contro i Gentili e tutti i santi che si sono impegnati a criticare le false religioni non erano allora dei veri cristiani, se oggi ne condannate retroattivamente le azioni come quelle di qualche raro apologeta contemporaneo?

Dall'ambito di cooperazione tra ragione e fede, così incoraggiato da Benedetto XVI, si dovrebbe escludere il fatto religioso? Se si segue il suo appello espresso dalla sua lettera, Santo Padre, bisogna allora chiedere con l'Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OIC) [6], la condanna in tutto il mondo per qualsiasi critica all'Islam, e quindi cooperare con l'OIC a diffondere l'Islam che insegna, ripeto, la corruzione del Cristianesimo che verrà sostituito dall'Islam ... Perché in collaborazione con l'OIC si dovrebbe mettere in un museo l'apologetica cristiana?

Se è vero che non si può seminare tra le spine (Mt 13, 2-9), ma che le si deve prima estirpare per iniziare a seminare, è pure vero che non si può iniziare ad annunziare la Buona Novella della salvezza ad un'anima musulmana per quant'è stata vaccinata e immunizzata sin dalla prima infanzia contro la fede cristiana (Corano 5, 72; 9, 113; 98, 6...) riempiendola di pregiudizi, calunnie e ogni genere di falsità sul Cristianesimo. Bisogna, dunque, necessariamente cominciare a criticare l'Islam "i suoi insegnamenti, simboli e valori" per distruggere in sé le falsità che lo rendono nemico del Cristianesimo. San Paolo non chiede solo di usare "le armi di difesa della giustizia", ma anche "le armi offensive" (2 Cor 6, 7). Dove sono queste ultime nella vita della Chiesa di oggi?

Oh, certo, associarsi alla gioia di brave persone ignoranti della volontà di Dio augurando loro un felice Ramadan non può sembrare una cosa brutta in sé, esattamente come pensava san Pietro quando legittimava le usanze ebraiche ... nella paura dei "proto-musulmani" ossia dei Nazareni ebrei! Ma san Paolo lo ha corretto davanti a tutti mostrando che aveva cose più importanti da fare che cercare di piacere a dei falsi fratelli (Gal 24, 11-14; 2 Cor 11, 26; Corano 21, 93; 60, 4, ecc). Se Paolo ha ragione come si può dire che non dobbiamo criticare "la religione degli altri, i suoi insegnamenti, i suoi simboli e valori"? Non volendo criticare l'Islam, la sua lettera giustifica anche i vescovi che vanno alla cerimonia di posa della prima pietra di una moschea. Quanto essi fanno è, pure nel loro caso, una questione di cortesia nel desiderio di piacere a tutti e favorire la pace civile.

Domani, quando i loro fedeli saranno divenuti musulmani, diranno che fu il loro vescovo che, invece di conservarli nel Cristianesimo, ha loro mostrato la via verso la moschea... E potranno dire pure la stessa cosa nei riguardi della Santa Sede, poiché avranno imparato a non pensare il vero sull'Islam ma ad onorarlo come buono e rispettabile in sé...

La sua lettera giustifica i suoi auguri di buon Ramadam dicendo: "È chiaro che quando mostriamo rispetto per la religione degli altri o quando gli offriamo i nostri migliori auguri in occasione di una festa religiosa, cerchiamo semplicemente di partecipare alla sua gioia senza che si tratti, pertanto, di fare riferimento al contenuto delle sue convinzioni religiose". Come rallegrarsi di una gioia che glorifica l'Islam? L'atteggiamento da lei preconizzato, Santo Padre, si accorda a quello comandato da Gesù: "Il vostro parlare sia 'sì sì', 'no no': il resto viene dal maligno" (Mt 5, 37)?
E anche se si potesse credere di non peccare, augurando un felice Ramadan, a causa di una restrizione mentale che nega il legame tra Islam e Ramadan (una negazione indicante che questo comportamento pone ancora dei problemi), questo si accorda con la carità pastorale che vuole da un pastore l'attenzione di come un suo gesto sia compreso dai suoi interlocutori? In effetti cosa possono pensare i musulmani quando ci sentono augurare loro un felice Ramadan, se non che siamo idioti, incomprensibilmente ottusi, certamente maledetti da Allah, nel non divenire noi stessi musulmani dal momento che riconosciamo la loro religione non solo come un bene (poiché in grado di infondere loro la gioia da noi augurata), ma certamente superiore al Cristianesimo (poiché viene dopo di esso). Oppure possono pensare che siamo ipocriti non osando dire loro in faccia cosa pensiamo della loro religione il che equivale a riconoscere che abbiamo paura di loro come se fossero già i nostri padroni? Possono avere una diversa interpretazione se pensano da musulmani?

Molti musulmani mi hanno espresso la loro gioia poiché lei onora la loro religione. Come potranno mai convertirsi se la Chiesa li incoraggia a praticare l'Islam? Come può la Santa Sede annunciare la falsità dell'Islam e il dovere di abbandonarlo per salvarsi ricevendo il santo battesimo? Tutto ciò non favorisce il relativismo religioso per il quale le differenze tra le religioni sono poco importanti mentre sarebbe importante quanto vi è di buono nell'uomo che si salverebbe indipendentemente dalle religioni?

I primi cristiani si rifiutarono di partecipare alle cerimonie civili dell'Impero romano in cui avrebbero dovuto bruciare dell'incenso davanti ad una statua dell'imperatore, rito apparentemente assai lodevole in quanto promuoveva la convivenza e l'unità di popoli diversi e di molte grandi religioni dell'Impero romano. I primi cristiani, per i quali l'unicità della Signoria di Gesù era più importante di qualsiasi realtà di questo mondo, pure della stima dei loro stessi concittadini, hanno preferito firmare con il loro sangue l'originalità del loro messaggio.

E se amiamo il prossimo, qualunque sia, musulmani compresi, in quanto membri come noi della specie umana, voluta e amata da tutta l'eternità da Dio redenta con il Sangue dell'Agnello senza macchia, Gesù ci ha insegnato a negare ogni legame umano che si oppone al suo amore (Mt 12, 46-50; 23, 31; Lc 9, 59-62; 14, 26; Gv 10, 34; 15,25). Con quale fraternità quindi si potrebbe chiamare "fratelli" i musulmani (veda la sua dichiarazione del 29.03.2013)? C'è una fratellanza che trascende tutte le cose umane tra cui quella della comunione con Cristo, respinta dall'Islam, e che potrebbe essere la sola importante? La volontà di Dio è che crediamo in Cristo (Gv 6, 29), che "non riconosciamo alcun altro nella carne" (2 Cor 5, 16).

Forse la diplomazia vaticana pensa che, tacendo su cos'è l'Islam, salverà la vita dei poveri cristiani nei paesi musulmani? No, l'Islam continuerà a perseguitarli (cfr. Gv 16, 2) e ancora di più se non vede alcuna obiezione a ciò poiché quella è la sua ragion d'essere (Corano 9, 30). Questi cristiani, come tutti i cristiani, non si aspettano, piuttosto, che lei ricordi loro che tale è l'eredità di ogni discepolo di Cristo, quella d'essere perseguitato in suo nome (Mt 16, 24; Mc 13, 13; Gv 15, 20) e che è una grazia grandissima di cui ci si deve rallegrare? Gesù ci ha comandato di non temere i tormenti delle persecuzioni (Lc 12, 4) e, ai fratelli perseguitati per la nostra fede, di rallegrasi nell'ottava beatitudine (Mt 5, 11-12). Questa gioia non è forse la migliore testimonianza?

Quale miglior servizio possiamo dare ai musulmani devoti quando non abbiamo paura di morire, dal momento che loro sono certi di andare a godere delle Uri che Allah ha promesso loro quale ricompensa per i loro crimini? Quale miglior servizio se non dare loro la vita per amore di Dio e la salvezza del prossimo?

La sua lettera fa riferimento alla testimonianza di san Francesco ma non dice che San Francesco ha inviato dei fratelli per evangelizzare il Marocco, sapendo che molto probabilmente sarebbero stati martirizzati, quanto effettivamente successe. Non dice che s'impegnò lui stesso ad evangelizzare il sultano Al Malik Al Kamil [7]. La carità denuncia la menzogna e chiama alla conversione.

Santissimo Padre, facciamo molta fatica a trovare nel suo messaggio ai musulmani l'eco della carità di san Paolo che comanda: "Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c'è tra la giustizia e l'iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre? E quale accordo fra Cristo e Beliar? O quale relazione c'è tra il fedele e l'infedele?" (2 Cor 6,14-15), o quelle del dolce San Giovanni di non accogliere alcuno che rigetti la Fede cattolica, di non salutarlo neppure sotto pena di partecipare alle sue "cattive azioni" (2 Gv 7, 11) ... Salutando i mussulmani in occasione del Ramadan, non si partecipa alle loro opere malvagie? Chi odia, oggi, perfino una veste contaminata dalla carne (cfr. Gd 23)? La dottrina degli Apostoli non è più attuale?

Sì, il Concilio Vaticano II chiama i cristiani a dimenticare il passato, ma questo non può significare altro che dimenticare ogni risentimento alle violenze e ingiustizie subite nei secoli dai cristiani e, ciò che ci interessa, inflitte loro dai musulmani. Dimenticare il passato non significa condannarsi a rivivere gli stessi mali di allora? Senza avere una memoria ci potrà essere ancora un'identità? Senza una memoria, potremmo avere ancora un futuro?

Santissimo Padre, lei ha letto la Lettera aperta di Magdi Cristiano Allam, [8] ex musulmano battezzato da Papa Benedetto XVI nel 2006, che ha annunciato di lasciare la Chiesa a causa del suo compromesso con l'islamizzazione dell'Occidente? Questa lettera è un terribile tuono nel cielo davanti alla tiepidezza e la codardìa della Chiesa e dovrebbe essere un grande monito per noi!

Santissimo Padre, poiché la diplomazia non è coperta dal carisma dell'infallibilità e il suo messaggio ai musulmani in occasione della fine del Ramadan non è un atto magisteriale, io prendo la libertà di criticarlo apertamente e rispettosamente (can. 212 § 3). Sicuramente lei ha considerato che prima di parlare di "teologia" con i musulmani, era necessario disporre il loro cuore insegnando il dovere, per quanto elementare, di rispettare gli altri. Volevo dirle che ci sembra che un tale insegnamento dev'essere fatto senza alcun riferimento all'Islam, al fine di evitare qualsiasi ambiguità al riguardo. Perché non in occasione del primo dell'anno o a Natale?

Non fu certamente senza ragione che Benedetto XVI sciolse il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e trasferì i suoi poteri al Pontificio Consiglio della Cultura ...

Detto questo, rinnovo il mio impegno di fedeltà alla Cattedra di San Pietro, nella fede nel suo infallibile magistero, desiderando vedere fare lo stesso da parte di tutti i cattolici scossi nella loro fede per il suo messaggio ai musulmani in occasione della fine del Ramadan.

Don Guy Pagès
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El Papa buxiaro e l'enfernal ałeansa co l'Ixlam

Messaggioda Berto » gio ago 11, 2016 8:20 am

Łi atei entel mondo musulman
viewtopic.php?f=24&t=1330

UAAR – L’attentato al Charlie Hebdo? Tutta colpa degli atei…

http://blog-micromega.blogautore.espres ... degli-atei

L’assalto al Charlie Hebdo ha trasmesso al mondo un messaggio chiarissimo: due fanatici, inneggiando al proprio dio e al proprio profeta, hanno trucidato la redazione di un giornale dichiaratamente ateo.

Un messaggio, nella sua tragicità, molto forte. Tantissimi essere umani, in qualunque parte del pianeta, hanno percepito il pericolo rappresentato dall’estremismo religioso. Nel suo piccolo, anche l’Uaar sta ricevendo in questi giorni molte iscrizioni, talvolta con l’esplicito invito a impegnarsi ancora di più contro l’oscurantismo.
I fatti di Parigi come il terremoto di Lisbona del 1755, che mandò in frantumi la convinzione di vivere nel “migliore dei mondi possibili” e che aprì la strada alla diffusione dell’Illuminismo. Un evento incomprensibile può fare da potente detonatore della ragione. Troppo potente, forse.

E così sono scesi in campo tanti, veramente tanti pompieri, per negare qualsiasi relazione dei terroristi con la religione. Michel Onfray ci ha brillantemente scherzato sopra, ma non sono purtroppo stati molti quelli che hanno sottolineato l’assurdità di tale negazionismo. Che, in Italia, e soprattutto in televisione, è stata quasi la sola opinione ascoltabile. In confronto, gli antislamici per partito preso sono sembrati autentici titani dell’onestà. Anche se si sono ovviamente guardati bene dal ricordare che, negli ultimi due anni, il Charlie Hebdo aveva preso di mira soprattutto i Manif pour tous, gli omofobi cattolici che sono loro tanto cari.

Certo, non è facile prendere le distanze dal negazionismo, quando certe affermazioni le fa anche il papa: significherebbe dargli del disonesto. Rivolgendosi al corpo diplomatico, Francesco ha infatti affermato che “il fondamentalismo religioso, prima ancora di scartare gli esseri umani perpetrando orrendi massacri, rifiuta Dio stesso, relegandolo a un mero pretesto ideologico”. Secondo il papa, dunque, i fratelli Kouachi hanno ucciso gridando “Dio è grande” per rifiutare Dio.

Poiché non ritengo Bergoglio incapace di connettere logicamente, mi è più semplice pensare che stia solo ricorrendo a fumosissimi arzigogoli teologici per negare l’innegabile. Muovendosi, anche in questo caso, in perfetta continuità con il suo predecessore Ratzinger: l’ateismo come bad company, il ricettacolo dialettico di ogni male, il modo più a buon mercato per lasciare perennemente pura e incommensurabilmente buona la fede. Atteggiamento comprensibile: con buona pace dei papolatri, il pontefice non è il nuovo leader della sinistra o dell’Europa, è solo un uomo che fa (bene) gli interessi della confessione religiosa che dirige.

Poiché le religioni percepiscono l’ateismo come il nemico più forte, la più potente sfida alle loro convinzioni, per batterlo, più che alle argomentazioni, preferiscono ricorrere alla demonizzazione, che può pure essere amplificata molto meglio dai propri sodali politici e mediatici. Contro l’ateismo riescono addirittura a fare fronte comune, le religioni: e tutte lo utilizzano come facile capro espiatorio di ogni male che non riescono a giustificare.

E se questo è l’approccio del papa, figuriamoci il resto del mondo cattolico: accade così di leggere un titolo come Solo l’ateo uccide in nome di Dio sopra l’articolo di un docente di un’università pontificia. Il quale, di fronte a qualche comprensibile protesta, non ha saputo far altro che ribadire che “chi uccide senza altro movente che non sia Dio fa professione di ateismo”. L’atteggiamento è così diffuso che anche vescovi “di base”, come sono ritenuti quelli calabresi, nel volersi contrapporre alla ‘ndrangheta l’hanno definita una “forma di religiosità capovolta, di sacralità atea, di negazione dell’ultimo vero Dio”. Persino un sacerdote che più di base non si può, don Luigi Ciotti, un anno fa è arrivato a sostenere, in un luogo delicato come la scuola superiore di polizia, che “la mafia è strutturalmente una grave forma di ateismo”.

Con buona pace degli amichevoli tè con Scalfari, l’atteggiamento cattolico nei confronti del fenomeno ateistico non sembra cambiato nemmeno nella forma: il vocabolario resta offensivo, e di critiche al vocabolario non se vedono. I giornali sedicenti laici sono invece gonfi di supplementi dedicati al papa e di dibattiti teologici alla Boff vs Messori.

Capita poi che i cattolici di base lancino un appello, Fermiamo gli attacchi a papa Francesco, e che anche gli atei ricevano l’invito a sottoscriverlo. Lo facessi, somiglierei un po’ troppo a quegli elettori di centrodestra che si presentano alle primarie del centrosinistra (e viceversa). Capitemi: non ci tengo particolarmente. Ma soprattutto: a differenza dei leader religiosi che si vogliono rendere inattaccabili criminalizzando la blasfemia, non ho alcun problema a vedere offese le mie convinzioni. Ma perché mai, bontà di Dio, dovrei schierarmi con chi le offende?

Raffaele Carcano, segretario Uaar – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti



Charlie Hebdo, tra un imam e un sacerdote non c’è più spazio per gli atei

di Alessandro Robecchi | 14 gennaio 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01 ... ei/1337652

Gli eventi storici hanno i loro piccoli dettagli. Così vorrei ringraziare il sindaco di Parigi, madame Anne Hidalgo, o chi per lei, per certi cartelli stradali – quelli con gli avvisi di servizio agli automobilisti – scritti nell’ormai irrinunciabile formula del “je suis”. “Je suis”… ebreo, musulmano, cristiano, poliziotto eccetera eccetera e anche, per una volta, “ateo”. Ecco, grazie. Che a ricordare questa minoranza (?) di senzadio per scelta sia la città che ha insegnato il laicismo a tutti mi pare giusto. E un po’ meno giusto mi pare invece la voce degli atei non si senta praticamente mai.

Mentre Parigi e la Francia facevano qualcosa di storico, gridando slogan come “Liberté d’expression”, qui da noi ci beccavamo Salvini in heavy rotation come la canzone regina, per una volta defelpizzato ma stoico come un fachiro a recitare il repertorio. Vespa col mitra in mano, ci ha dato qualche soddisfazione, per il resto, dibattito fiacco e molta polvere sull’Islam, soprattutto da destra (i soliti delicati titoli di Libero e il Giornale) e alcuni interessanti interventi su religione e democrazia, religione e gente che ammazza altra gente, religione e crisi economica, religione e fanatismo. In sostanza un enorme, un po’ informe, dibattito sul laicismo senza che mai (o molto raramente) si sentisse pronunciare questa parola e senza che mai qualcuno si alzi a dire che c’è pure il caso che Dio non esista.

Si sa che i vegetariani non guardano le vetrine delle macellerie, e così sarà difficile per un ateo comprendere fino in fondo i sottili distinguo e i grandi dogmi delle religioni, delle loro correnti, sfumature, sette, apparati, schegge impazzite, predicatori e propagandisti. Certo è – anche per gli atei – che questa faccenda di Dio ha mille sfaccettature. Lungo le freeway americane è tutto un fiorire di cartelli contro il darwinismo, o un indicare numeri di telefono: “Chiama Gesù, lui ha la risposta”, per non dire degli adesivi sui paraurti tipo: “Gesù ha detto che non devi tamponarmi”. Poi ci sarebbero altri dei, più o meno cattivi, o descritti come molto cattivi da chi agisce in loro nome. Poi ci sarebbe il grande dibattito su Bibbia, Corano e testi sacri: cosa c’è scritto veramente, come va interpretato, come va letto storicamente. Un ateo osserva tutto questo un po’ costernato, da fuori, come assistendo a un folle spettacolo in cui la fede in Dio oscilla da “fammi vincere a bigliardino” a imbottire i bambini di tritolo, e probabilmente ciò rafforza il suo scetticismo. Quando gli autori di Charlie Hebdo parlano di “Diritto alla blasfemia”, probabilmente intendono questo, e ora che si discetta apertamente di guerre di civiltà e di religioni la cosa ha un suo fondamento.

A guardarla bene, la manifestazione di Parigi era questo: una rivendicazione di laicità universale.
Cercate di non fare troppi danni con il vostro Dio e soprattutto lasciate in pace noi.
Non diverso da quello che scriveva (in tempi non sospetti, cioè quando non gli ammazzavano i redattori a mitragliate) François Cavanna, che di Charlie Hebdo fu il fondatore.
Una lunga invettiva verso dogmi, fedi, credenze, pratiche, superstizioni e imposizioni che si concludeva con: “Non rompeteci i coglioni. Fate i vostri salamelecchi nella vostra capanna, chiudete bene la porta e soprattutto non corrompete i nostri ragazzi”.
Ecco, un punto di vista fieramente ateo, che nessuno cita nelle profonde elucubrazioni di questi giorni, e che avrebbe, invece, pieno diritto di cittadinanza nel dibattito.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El Papa buxiaro e l'enfernal ałeansa co l'Ixlam

Messaggioda Berto » gio ago 11, 2016 8:21 am

L’islam è senza spiritualità
Lo scrittore algerino Boualem Sansal parla di jihadismo e immagina il futuro dell’islam in Francia
di Redazione | 29 Novembre 2015

http://www.ilfoglio.it/cultura/2015/11/ ... e_c417.htm

Boualem Sansal è nato in Algeria il 15 ottobre del 1949. Il suo ultimo romanzo, “2084”, ha vinto il Grand prix du roman de l’Académie française

Patrice de Méritens, scrittore e giornalista del Figaro, ha intervistato Boualem Sansal, scrittore algerino autore di “2084”, libro sul totalitarismo religioso. L’intervista è stata pubblicata sul magazine del quotidiano francese il 13 novembre, il giorno degli attentati organizzati dallo Stato islamico a Parigi.

L’autore di “2084”, grande successo editoriale, presenta la sua analisi del Corano, dell’ascesa dell’islamismo, e immagina il futuro dell’islam sul territorio francese.

Boualem Sansal (BS) - Il Corano è un testo che esercita un potente fascino sul musulmano e talvolta anche sul non musulmano. La scansione in lingua araba crea degli stati di quasi trance vissuti sia durante il canto dei muezzin sia durante la recitazione delle preghiere. Diversamente dal francese che nella sua armonia e nella sua misura è una lingua fatta per mormorare, l’arabo, gutturale almeno quanto il tedesco, si presta piuttosto bene all’ingiunzione, all’ordine breve. O comunque è così che viene percepito. Per quanto riguarda l’aspetto violento del Corano, lo percepisco meno come una disposizione intrinseca – il testo oscilla molto, lungo le sure, tra clemenza e furore – che come una maniera diretta di indirizzarsi alla popolazione: gli anatemi lasciano un segno negli animi più degli inviti all’amore. Le prediche alla moschea vertono sempre su temi duri, come la denuncia della prostituzione, l’apostasia, e promettono le peggiori punizioni a chi contravviene ai precetti del Corano e tradiscono Allah. L’islam è un’idea, la parola di Dio per i musulmani, che il sistema religioso ha socializzato attraverso la moschea, la scuola coranica e un codice giuridico (la sharia) fortemente vincolante. Spinta all’estremo, una tale organizzazione può diventare abominevole, ed è così che dinanzi all’islam moderato che non vuole forzare le coscienze si è sviluppato l’islamismo che impone senza alcuna discussione, col pretesto che Dio non tratta con le sue creature… Questa forma di islamizzazione utilizzata dai burocrati e dalle oligarchie tribali e patriarcali corrisponde a una visione tradizionale alla quale si è aggiunta la corrente riformista e rivendicativa chiamata la Nahda, che significa “Rinascita”. Ci troviamo di fronte a un universo di persone che vogliono diffondere l’islam su tutto il pianeta, con progetti politici molti solidi, un’azione forte sul terreno a livello culturale, sociale, economico, caritatevole per attirare le popolazioni e assoldare servitori devoti.

FM - Teme l’islamismo per la Francia?

BS - Scrivendo “Il villaggio del tedesco ovvero Il diario dei fratelli Schiller”, che suggerisce un legame tra islamismo e nazismo del tutto dimostrabile, ho studiato il fenomeno dell’islamizzazione in corso in alcune banlieue di Francia. Mi sono recato da chi vi abita, da parenti e amici che vivono in queste banlieue, ho osservato l’azione di proselitismo dei “grands frères” e visto ciò che accadeva nelle loro moschee. Ho notato una grande somiglianza tra questo lavoro sotterraneo e ciò che è accaduto nell’Algeria socialista dopo l’indipendenza, una trentina di anni fa, con la comparsa di imam venuti dall’estero che poco a poco hanno invaso il paese fino a portarlo alla terribile guerra civile che stiamo vivendo. Ciò che si è verificato in grandi proporzioni in Algeria, si sta verificando oggi in Francia, in piccole proporzioni certo, in zone marginali, ma il fenomeno si sta ampliando assai rapidamente. L’abbandono di questi quartieri da parte dei non musulmani rafforza la comunitarizzazione e l’isolamento, ma anche l’influenza degli islamisti che, poco a poco, sostituiscono l’islam tradizionale pacifico e solidale con un islam bizzarro, costruito a casaccio, nervoso e aggressivo, trasmesso da imam di circostanza, da ignoranti solamente capaci di ripetere “Allahu Akbar”. La comunità si trova incastrata in un islam posturale, grottesco, che si mostra con questa tenuta-uniforme, barba e giacca sopra la gandoura, nell’intento di far paura e sedurre i piccoli duri del quartiere.

FM - Come spiega il fatto che i musulmani restino in silenzio dinanzi all’ascesa dell’islamismo?

BS - C’è una ragione storica. All’indomani del raggiungimento dell’indipendenza, gli stati del Maghreb, così come il governo turco, che sfornano emigrati in Europa, si sono confrontati con una questione esistenziale essenziale: cosa diventereanno i nostri cittadini che si installeranno in occidente, e soprattutto i loro figli? Si fonderanno nella comunità occidentale giudaico-cristiana? Perdereanno la fede islamica e la loro identità? Che persone saranno quando torneranno nei loro paesi d’origine? Per far fronte a questa situazione, le istituzioni statali di questi paesi hanno attuato un programma di insegnamento dell’arabo e del Corano, mantenendo il legame attraverso organizzazioni ad hoc, come, nel caso dell’Algeria, l’Amicale des Algériens en Europe, un’organizzazione tentacolare del governo Fln, che aveva i suoi uffici in ogni città di Francia con una forte concentrazione di emigrati algerini; era quasi impossibile sfuggirvi: gli emigrati erano recensiti, immatricolati, inquadrati, seguiti da vicino. Quelli che si allontanavano erano sottomessi a ogni sorta di ritorsione e vessazione e si vedevano anche rifiutare il rinnovo del passaporto. La vita in Algeria, con le sue restrizioni, è stata così riprodotta all’estero e siccome nel corso degli anni le reti amministrative e laiche sono state progressivamente investite da infiltrazioni islamiste, gli emigrati si sono trovati doppiamente imbrigliati. A questa assenza di autonomia si aggiunge un fattore culturale essenziale per comprendere la mentalità dei musulmani tradizionalisti: se la laicità è giusta per i francesi perché corrisponde alla loro storia, ovunque è poco comprensibile, a cominciare dalla Germania… Per i musulmani praticanti, la questione è ancora più acuta, la lacità è intelligibile e anche scioccante. Quando la parola è pronunciata, in molti di loro scatta un’allerta, percepiscono la parola come un’aggressione, un’ingiunzione di abbandonare la propria religione. Appena gli viene spiegato che si tratta di una salvaguardia delle libertà, di un metodo di vivre-ensemble, un altro cassetto si apre subito: “Inganno! Complotto! Complotto neocoloniale!”. Bisognerebbe senza dubbio sostituire il termine “laïcité” con l’espressione “vivre-ensemble”, la quale non significa solo che bisogna adattarsi al paese d’accoglienza, ma che anche lui deve contribuire con la sua parte al vivre-ensemble, in altre parole mostrarsi flessibile, tollerante. Il termine laicità è duro per chi si afferma nel loro islam, è una specie di dichiarazione di guerra che rinvia immediatamente allo spettro della crociata: ci vogliono dissolvere, non ci vogliono… Questa è una delle ragioni del silenzio che viene rimproverato ai musulmani di Francia rispetto all’islamismo che, lui, sa giocare con abilità con lo spauracchio dell’islamofobia e del razzismo anti arabo.

FM - Non c’è a riguardo un problema con il politicamente corretto in Francia?

BS - Gli intellettuali che, come degli utili idioti, marciano in questo sistema della vittimizzazione dell’islam e dell’emigrato, non si rendono conto del male che fanno, anzitutto ai musulmani che siano credenti praticanti o no, ed è chiaro che gli islamisti che hanno inventato di sana pianta la censura dell’islamofobia li manipolano. Procurarsi piacere con la masturbazione intellettuale, accontentarsi delle parole, affermare il proprio umanitarismo in contrasto con le realtà e i rischi dei dérapage totalitari dell’islamismo è incomprensibile. Ma anche qui, bisogna guardare la storia, è oramai da diversi decenni che la funzione storica di controllo del pensiero dei partiti comunista e socialista è evaporata. I socialisti oggi non sanno più che cosa significa la parola società, lavorano solo per se stessi. Questa categoria che ha funzionato in un’ottica di potere attraverso un progetto filosofico e sociale potente è stata abbandonata da dopo l’aggiornamento dei crimini dello stalinismo e la fine dell’impero sovietico, da qui il suo spostamento verso un nuovo armento da guidare: l’immigrato e il musulmano in senso ampio. Per logica politica è divenuta una questione elettorale, dietro l’umanitarismo di facciata e il volto sofferente dell’immigrato, dell’ex colonizzato, c’è un voto nelle urne. Ma i musulmani, che hanno la loro fierezza, non sopportano il fatto di essere considerati dei menomati, delle vittime eterne, dei richiedenti di non si sa quale giustizia, e ancor meno da questi intellettuali che si comportano come dei commissari del pensiero. In realtà, per via di un gioco perverso, questi pensatori del politicamente corretto si ritrovano a essere gli alleati obiettivi degli islamisti contro gli stessi musulmani.

FM - Come vede l’utopia del califfato?

BS - E’ allo stesso tempo minacciosa e poco chiara… L’islam è un’entita composita che, tenuto conto delle sue innumerevoli divisioni teologiche, etniche e tribali, potrebbe portare alla conclusione che non esiste affatto. C’è un Corano, un libro santo il cui testo in lingua araba, a seconda delle regioni del globo, mostra delle differenze significative. Il Corano che circola in Arabia saudita wahabita e feudale non è lo stesso che si trova nel Maghreb sunnita malekita e non evoco nemmeno le disparità che possono generare le sue molteplici traduzioni. Alcuni penseranno che è il carattere proteiforme dell’islam e le sue rivalità interne, sunnismo e sciismo, sufismo, kharigismo, così come le correnti non risconosciute dall’ortodossia, che contribuiranno alla salvezza e alla libertà dei popoli del pianeta dinanzi all’utopia del califfato. Ma purtroppo, temo che succederà il contrario, e ciò in nome del principio del “dividere per regnare”. Se l’islam fosse omogeneo, un corpo di teologi autorevoli si sarebbe staccato e avrebbe intrapreso la riforma dell’islam, ma alla luce della proliferazione delle correnti, delle confraternite e delle altre scuole, l’unificazione, se ci sarà, potrà essere raggiunta solo con la coercizione, la forza e la violenza, piuttosto che con la convinzione. E’ questa impossibilità di realizzare l’unità dell’islam che fa della violenza il cuore stesso della sharia. In fondo, queste correnti hanno un solo denominatore comune, Allah e Maometto, ed è in loro nome che si commettono gli orrori che funestano quotidianamente la maggior parte dei paesi musulmani, la Siria, l’Iraq, la Nigeria, la Libia, la Somalia, il Sudan… Una delle particolarità del mondo musulmano che subisce da sempre innumerevoli oppressioni – quelle dei poteri feudali, della tradizione, della povertà – è che l’islam è svuotato da qualsiasi spiritualità. Bisogna essere musulmani in apparenza, limitarsi alla pratica la più visibile, fare la preghiera, mostrare la propria islamità. La semplice recitazione della shahada, la professione di fede dell’islam, “Testimonio che non v’è altro Dio all’infuori di Allah, e che Maometto è il suo Profeta”, vi fa entrare nella comunità dei credenti, tutto il resto rientra nel dominio della Legge e dello Stato. La spiritualità diventa pericolosa, la conoscenza della religione ancor più perniciosa, perché porta a discutere del sesso degli angeli, ciò che conduce alla fitna, lo scisma, il crimine assoluto secondo il Corano. L’intellettuale nel senso moderno del termine è una categoria che non è riconosciuta nel mondo musulmano, l’ordine è semplice: c’è il califfo, il rappresentante di Allah sulla terra, e la umma, la comunità indistinta dei credenti attraverso il mondo. Nell’islam, i credenti si prostrano tutti nello stesso modo. Badate bene a quanto l’allineamento dei fedeli durante la preghiera è importante, sono attaccati l’un l’altro, perfettamente allineati. Questa immagine di uomini uniti nella preghiera, il raccoglimento e la fraternità hanno un grande potere di attrazione sui giovani delle banlieue abbandonati a loro stessi, in cerca di dare un senso alla loro vita.

FM - Come vede il futuro dell’islam sul territorio francese?

BS - Si deciderà nel confronto tra “islam di Francia” e “islam in Francia”. Gli stati come l’Arabia saudita, di cui conosciamo le mire, alla stregua degli altri paesi arabi non accetteranno mai di veder nascere un islam che non è parte intrinseca della umma. Che sia sunnita, sciita o di un’altra obbedienza, nessun musulmano saprebbe accettarlo. Non può nascere un islam al di fuori della giurisdizione musulmana. Tuttavia la Francia, iniziatrice della laicità, paese di atei identificato dagli islamisti come avversario principale in Europa, è per ora un terreno di confronto tra l’“islam di Francia”, con una specie di falso clero iniziato al tempo di Nicolas Sarkozy ministro dell’Interno, e l’“islam in Francia”, voce avanzata dall’islam tradizionale che ha la vocazione di diffondere il verbo di Allah ovunque sulla terra. L’Arabia saudita, guardiana del tempio in cui deve splendere la conquista, utilizza i suoi petrodollari, ammansendo, acquistando, finanziando a tutto spiano nel mondo moschee, missioni culturali e offrendo borse agli studenti. Gli sciiti, quanto a loro, non restano nelle retrovie, non vogliono lasciarsi relegare al solo territorio dell’Iran. Questa competizione si gioca qui e ora, in Francia, e dappertutto. Quale islam vincerà? E quale credito accordare all’islam di Francia? Lo stato ha provato a creare alcune istituzioni, ma senza successo in ragione di un’evidente mancanza di rappresentatività e di legittimità teologica dei loro membri. Al momento abbiamo solamente un islam in Francia, atomizzato, che funzione tra relazioni individuali e relazioni di quartiere, ma è pilotato da ambizioni che superano di gran lunga le considerazioni francesi – un islam che si è complicato con l’islamismo… Il giorno in cui ci sarà un islam di Francia veramente rappresentativo guidato da personalità legittime, moderate e rispettose della République, e ce ne sono, come l’imam di Bordeaux, il mufti di Marsiglia e altri ancora, accanto a dei pensatori autorevoli come Abdennour Bidar e Ghaleb Bencheikh che possono aiutare a far emergere questo islam di Francia sognato dalla maggioranza dei musulmani di questo paese, non ci sarà più bisogno della “specificità musulmana in seno alla République”, che sarebbe solamente controproduttiva. I musulmani sarebbero integrati, anche religiosamente, nella società francese, allo stesso titolo delle altre comunità religiose. Ma se prevarrà l’islam in Francia, come la tendenza attuale lascia pensare, sarà in conflitto con tutti, sia i musulmani che non non lo riconoscono sia le istituzioni francesi. Questa è a mio avviso la situazione attuale.

© Patrice de Méritens / Le Figaro Magazine / 13.11.2015 (traduzione di Mauro Zanon)
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El Papa buxiaro e l'enfernal ałeansa co l'Ixlam

Messaggioda Berto » gio ago 11, 2016 8:22 am

I terroristi non sono pazzi. I pazzi non sono terroristi
agosto 8, 2016
Rodolfo Casadei

http://www.tempi.it/i-terroristi-non-so ... 6lnua3V9Xm

Non la malattia mentale ma “il fanatismo di matrice religiosa conduce alcuni, pochi, a commettere azioni di un’atrocità inaudita”. Intervista al grande psichiatra Eugenio Borgna

Eugenio Borgna, psichiatra piemontese, non ha bisogno di presentazioni. La sua generosa produzione saggistica lo ha fatto conoscere a un vasto pubblico, che apprezza da sempre il suo approccio umanistico e spirituale alla malattia mentale, che non rinuncia al rigore scientifico e a quello della pratica clinica. Anche quest’anno ha pubblicato una preziosa riflessione dalla cui lettura tanti trarrebbero profitto: Responsabilità e speranza (Feltrinelli). Lo abbiamo intervistato sul controverso tema del rapporto fra malattia psichica e stragi di natura terroristica.

Professor Borgna, alcuni recenti attacchi terroristici sul suolo europeo hanno fatto apparire sui media commenti su un asserito rapporto fra malattia mentale e terrorismo jihadista. Lei pensa che il fenomeno al quale assistiamo è quello di pazzi che scelgono il suicidio-omicidio e lo giustificano nei termini di una narrazione politico-religiosa? Si può dire che oggi la follia sfocia spesso nel terrorismo di marca jihadista?
Cos’è che induce a considerare queste persone come folli? Chi ha detto che sono folli? La follia ha un certo modo di esprimersi che non è certamente quello di un’organizzazione così complessa, così razionale, così organica come quella che sta dietro agli attentati. Che un’organizzazione terroristica si possa anche servire di persone deboli di mente, incapaci di essere autonome, indipendenti nel loro giudizio e nelle loro azioni, questo può succedere. Ma chi uccide come hanno fatto gli assassini di padre Jacques in Francia lo fa come conseguenza di un fanatismo che si nutre di un’interpretazione degenerata della fede religiosa (???). Non si può parlare in alcun modo di una follia che pensi, che organizzi e che realizzi azioni di questa incredibile violenza destrutturata. Quest’ultima nasce sulla scia di moventi che non sono quelli che vivono all’interno della follia.

Ma la follia è sempre e solo individuale o può essere anche collettiva? Può essere una chiave di lettura di certi fenomeni politici contemporanei? Si è parlato di follia a proposito del nazismo, si parla di follia assassina riguardo all’Isis. È corretto?
Che la follia sia un fatto essenzialmente individuale, personale, è difficilmente contestabile, anche se ci possono essere senza dubbio fenomeni di contagio collettivo, che possono in qualche modo trascinare persone influenzabili a comportamenti che da sole non realizzerebbero, che da sole non sarebbero capaci di pensare e poi realizzare. La pazzia è fenomeno individuale, che però può essere la causa di fenomeni analoghi di suggestione, di ipnosi, che investono aree socialmente omogenee e che producono comportamenti che oltrepassano il dato semplicemente individuale per diventare un fatto sociale.

L’omicida di Nizza è stato diagnosticato depresso.
Se è per questo, il 40 per cento delle persone nel corso della vita attraversa fasi di depressione.

E non diventano tutti dei paranoici assassini.
Sì, non diventano assassini. Che la paranoia sia una di quelle forme di malattia psichica che può condurre anche ad azioni terribili, questo è vero. Ma nasce comunque sulla base di un’alterazione psichica estremamente infrequente prodotto di esperienze personali e fattori endogeni, legati alla personalità. Sono casi assai rari. In psichiatria il termine paranoia rappresenta una vecchia definizione ormai superata, ma la sua genesi è stata descritta molto bene dallo scrittore Heinrich von Kleist in uno dei suoi racconti più sconvolgenti ma anche più belli dal punto di vista umano e psicologico: si chiama Michael Kholhaas ed è centrata su di una persona che a causa delle continue umiliazioni, delle continue frustrazioni nel corso di anni diventa violento in modo paranoico. La paranoia infatti costituisce una forma di sofferenza psichica che non scoppia improvvisamente, ma che si viene creando lentamente sulla scia di umiliazioni e ingiustizie a cui si vada soggetti. L’applicazione della categoria di paranoia a una singola persona che commetta delitti così inauditi, può essere legittima. Ma che coloro i quali sono i fondatori o le guide di questa visione del mondo, religiosa seppure in forma degenerata, siano dei malati mentali, questo no, non è ammissibile. Troppo comodo utilizzare parole come malattia psichica e follia per rendere comprensibile un male così ossessivo, così violento alla stregua di quello compiuto ad Auschwitz. Probabilmente anche i nazisti erano depressi, ma quello che hanno fatto non lo hanno fatto in quanto sofferenti di problemi psichici che in qualche modo abbiano a scusarli, a discolparli. Eichmann per esempio, come Hannah Arendt ha dimostrato, era una persona apparentemente normale ma divorata da una di queste forme di fanatismo. Questa semmai è la diagnosi più esatta e rigorosa di quello che accade: il fanatismo di matrice religiosa conduce alcuni, pochi, a commettere azioni di un’atrocità inaudita.

Mi pare insomma che lei dica che si tira in ballo la follia degli assassini perché si ha paura di guardare la verità in faccia, perché è più comodo attribuire il male ai pazzi che alla normalità di persone simili a noi.
Sì, io penso questo, che è il contrario della tesi da cui siamo partiti. Non abbiamo il coraggio di guardare di fronte a una normalità psichica – che potrebbe essere anche la nostra – portata a commettere azioni di una violenza tale che la follia, che è epifania, emblema della fragilità, non riuscirebbe mai a pensare, a concepire, e tanto meno a realizzare. Un conto sono l’assassinio, l’infanticidio, il femminicidio, e chiedo scusa per la parola orribile, che possono avvenire sulla base di un acting out, di impulsi che sfuggono al controllo della ragione, sia perché è debole e malata, sia a causa di un contagio psichico molto forte. Il diluvio di immagini che ritraggono la donna come oggetto finisce col diffondere la tentazione o l’impulsività omicida. Ma un gesto così inaccettabile come quello di uccidere un sacerdote anziano non si può spiegarlo se non sulla base di una fanatismo religioso che considera gli altri come infedeli o come traditori. Un fanatismo che oltrepassa ogni confine, per cui tutta la vita è incentrata su quell’obiettivo: uccidere l’infedele. È quello che vogliono i teorici di questa tragica avventura umana, che è confrontabile, non per la quantità ma per la sua natura, con Auschwitz.


Il professore scrive:
"Ma chi uccide come hanno fatto gli assassini di padre Jacques in Francia lo fa come conseguenza di un fanatismo che si nutre di un’interpretazione degenerata della fede religiosa ."

Mi respondo
No caro professore, non è un'interpretazione degenerata ma è l'Islam di Maometto, del Corano, della Sira, delle preghiere contro gli infedeli e miscredenti, della teologia islamica, della storia imperiale islamica, della Sharia, di Allah l'idolo del terrore e dell'orrore.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El Papa buxiaro e l'enfernal ałeansa co l'Ixlam

Messaggioda Berto » ven ago 12, 2016 6:39 am

Marocchino denuncia il fratello estremista e dalla comunità arrivano minacce di morte
Fouad lavora come operaio in un’azienda in provincia di Padova
28/07/2016
andrea de polo
Franco Giubilei

http://www.lastampa.it/2016/07/28/ester ... agina.html

Fouad e Adil Bamaarouf. Due fratelli marocchini, entrambi di Monselice (Padova). Fouad, 43 anni, operaio in un’azienda della zona, nessun conto aperto con la giustizia, ha denunciato Adil, 37 anni, che dopo aver perso il lavoro ha iniziato a inneggiare all’Isis, ha giurato «Farò esplodere Roma» ed è stato espulso dall’Italia con un provvedimento firmato dal ministro Alfano in persona. Eppure, oggi, il condannato (a morte) tra i due è Fouad, quello «pulito». Tradito due volte. Da una fetta della comunità islamica locale, che gliel’ha giurata: «Hai venduto un nostro fratello, la pagherai». E anche dall’Italia, perché da quando la sua storia è diventata di pubblico dominio nessuno vuole più affittargli casa. Paura di ritorsioni, poca voglia di immischiarsi. Il contratto di affitto di Fouad scadrà il 6 novembre e non sarà rinnovato. Ieri, con la «regia» del segretario provinciale leghista Andrea Ostellari che ne ha sposato la causa, il marocchino ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Aiutatemi. Non ho fatto niente di male».

Un aiuto, per così dire, gliel’avevano offerto alcuni suoi connazionali. Dopo aver denunciato il fratello ai carabinieri, un anno fa, a casa Bamaarouf si è presentato un sedicente emissario della comunità islamica. «Mi ha chiesto se era vera la storia della denuncia» racconta Fouad «mi ha messo paura, e all’inizio ho negato tutto. Allora mi hanno offerto soldi e aiuto per la casa, ma solo se avessi pubblicato un video in cui scagionavo mio fratello. Sarebbe stato troppo, e ho rifiutato. Ho risposto che non mi serviva niente. Da quel momento nessuno mi parla più, e ricevo minacce anonime sul cellulare. Pazienza, in moschea non ci andavo nemmeno prima, ho visto troppe teste calde».

A riprova che i sospetti di Fouad erano fondati, Adil fu espulso lo scorso 29 dicembre dopo essere stato seguito per diverse settimane. Biglietto di sola andata per il Marocco, ma oggi potrebbe essere ovunque, anche in Siria. «Con me non parla più, perché dice che l’ho venduto» spiega ancora Fouad. «Era venuto a stare da me dopo aver perso il lavoro. Aveva in piedi una causa col titolare, e da allora ha iniziato a prendersela con gli italiani. Odiava il mondo. Si svegliava alle 11 perché di notte guardava i filmati di propaganda dell’Isis in rete. Quando ha iniziato a parlare di minacce concrete l’ho denunciato». Ora Adil è lontano, quello che preoccupa è l’affitto che scade: «Entro nelle agenzie, mi trovano l’appartamento, poi controllano il mio nome in internet e mi richiamano. Il proprietario non è più disponibile, rispondono. Hanno paura. Loro. Io no, perché ho fatto una cosa giusta. Per mio fratello, per l’Italia, per tutti».

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... cchino.jpg
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El Papa buxiaro e l'enfernal ałeansa co l'Ixlam

Messaggioda Berto » ven ago 12, 2016 6:40 am

Vicenza, spray su affresco scuola Giotto
Scritte nere vicino a Crocifissione del 1300
10 agosto 2016

http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura ... 144d5.html

(ANSA) - VICENZA, 10 AGO - Un grave atto di vandalismo è stato compiuto su un affresco di scuola giottesca risalente al 1320, di autore anonimo, situato a Vicenza nel chiostro del Tempio di San Lorenzo. E' stato imbrattato da ignori, presumibilmente alcuni gironi fa, con scritte e simboli tracciati a vernice spray nera. Lo scempio interessa la muratura e marginalmente la superficie affrescata dell'opera, collocata in una nicchia alla sinistra della facciata del tempio. Il Comune di Vicenza ha presentato una denuncia contro ignoti.
L'affresco raffigura una Crocifissione ed è attribuito a un artista appartenente alla scuola del "giottismo vicentino", movimento di cui fecero parte un gran numero di pittori legati dall'insegnamento e dall'imitazione dei modelli di Giotto.


Che siano stati degli islamici o degli anticristiani italiani e veneti amici dei nazislamici?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El Papa buxiaro e l'enfernal ałeansa co l'Ixlam

Messaggioda Berto » dom ago 14, 2016 8:08 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El Papa buxiaro e l'enfernal ałeansa co l'Ixlam

Messaggioda Berto » lun ago 15, 2016 7:40 am

I detenuti islamici minaccano i secondini: "Lavatevi prima di toccare il Corano"
Nelle carceri italiani comandano i musulmani estremisti. I giudici proteggono gli islamici ma non controllano quelli radicalizzati
Franco Grilli - Dom, 14/08/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 96728.html

Quando i poliziotti entrano nelle celle per fare una perquisizione, devono stare molto attenti.

Se non si sono lavati le mani con il sapone prima di toccare il Corano, i detenuti islamici possono denunciarlo. E se a pranzo non viene servita, per esempio, una "trota dotata di squame" anziché la carne di maiale, secondo i precetti di Allah che impone ai fedeli di magiare solo cibo halal, il detenuto musulmano può denunciare l'intera struttura. Questo perché sa che troverà sempre un magistrato a garantire quei diritti della Corte europea dei diritti dell’uomo. Lo stesso magistrato che, quando c'è da stargli addosso per evitare che prepari un attentato, gira lo sguardo da un'altra parte.

Secondo l'ultima informativa del ministro della Giustizia Andrea Orlando, nelle carceri italiane si sono almeno 10mila detenuti di religione islamica. Di questi ben 7.500 sono praticanti e 350 i radicalizzati. Nelle celle delle maggior parte però, come documenta Cristiana Lodi in un reportage pubblicato oggi da Libero, vengono incollate al muro i santini del Califfo Abu Bakr al Baghdadi e del leader religioso di Bengasi Abu Amer al Jazrawi e le fotografia dell'orrore jihadista nello Stato islamico. Molto spesso appaino anche le bandiere nere dell'Isis "accanto a soldati che imbracciano fucili". Il radicalismo islamico, come ammesso dallo stesso ministero della Giustizia, si è infiltrato nella maggior parte delle carceri italiane e non può essere controllato.

"I detenuti islamici sono supponenti e irrispettosi nei confronti degli italiani - raccontano le guardie carcerarie - sono avvezzi a comportarsi come fosse loro tutto dovuto". Appena entrano in galera imparano subito a dire "Tu razzista!". La sanno dire perfettamente anche quando non conoscono una parola in italiano. "E - continuano gli agenti - la usano per ricattare e chiedere o lamentare qualsiasi cosa". Il vero problema, però, è dettato dall'impossibilità di dare un nome vero a tutti questi detenuti. dalle carceri provamo a contattare il Consolato d'appartenenza o quelli presunti, ma non si riesce mai a risalire alla vera identità. "Perché - spiegano - sono i Consolati stessi a nasconderne i documenti d’identità o a farli sparire".

In base al regime carcerario che consente a chi sta nelle sezioni non sottoposte all’alta sorveglianza di non rimanere necessariamente in cella, i musulmani si aggregano. "In mezzo a loro ci sono le guardie - spiega a Libero il direttore di un carcere - ma nessuno può proibire ai carcerati di parlare. Al tempo stesso, nessun agente è in grado di capire cosa si dicono in arabo gli islamici". Non solo. In tutte le carceri viene proclamato un imam: sarà lui a guidare la preghiera il venerdì e a pronunciare il sermone ovviamente in arabo che le guardie non potranno comprendere. E ancora: in base all'articolo 28 del regolamento carcerario ("Rapporti con la famiglia"), ciascun galeotto ha diritto a sentire i propri cari. Ma, dal momento che la maggior parte delle identità sono false, succede che i destinatari delle chiamate e delle corrispondenze non possano essere controllati. Infine, anche le conversazioni telefoniche avvengo in arabo. E nessuno si mette ad ascoltarne i contenuti perché nessuno è in grado di capire l'arabo.


Nota mia:

Quando questi imbecilli idolatri, ti dicono "tu sei razzista" bisognerebbe subito denunciarli per diffamazione e chiamarli con il loro nome "imbecilli". Poi bisognerebbe che si diffondesse per bene l'idea di come l'Islam sia un culto politico-religioso isolatra razzista e nazista, di come Allah non sia altro che l'idolo dell'orrore e del terrore dell'invasato terrorista e assassino e dopo di lui di tutti i mussulmani.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: El Papa buxiaro e l'enfernal ałeansa co l'Ixlam

Messaggioda Berto » mar ago 16, 2016 6:13 am

???

Migranti, l'appello di papa Francesco: "Chiesa superi muri e barriere"
Papa Francesco sprona di nuovo verso l'accoglienza: “È il fuoco dello Spirito Santo che ci porta a farci carico dei problemi degli altri, dei rifugiati e dei migranti”
Francesco Curridori - Dom, 14/08/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 96710.html

"La Chiesa non ha bisogno di burocrati e di diligenti funzionari, ma di missionari appassionati, divorati dall'ardore di portare a tutti la consolante parola di Gesù e la sua grazia". Papa Francesco, nel corso dell'Angelus domenicale, usa parole nette nei confronti della Chiesa non deve"lasciarsi frenare dalla paura e dal calcolo", ma vigilare per "non abituarsi a camminare entro i confini sicuri”.

“Due atteggiamenti che portano la Chiesa a essere funzionale, a non rischiare mai", aggiunge il Pontefice per il quale "il fuoco dello Spirito Santo che dona audacia e fervore non parte dalla testa ma dal cuore". A guidare la Chiesa deve essere lo Spirito Santo che “ci aiuta a superare i muri e le barriere, ci rende creativi e ci sprona a metterci in movimento per camminare anche su strade inesplorate o scomode, offrendo speranza a quanti incontriamo". Il pensiero del Papa va alla necessità di avere sacerdoti, consacrati e laici “con lo sguardo attento dell'apostolo, per commuoversi e sostare dinanzi ai disagi e alle povertà materiali e spirituali”. “È il fuoco dello Spirito Santo che ci porta a farci carico dei problemi degli altri, dei rifugiati e dei migranti”, spiega Papa Bergoglio. E senza questo fuoco la Chiesa "diventa fredda o tiepida, incapace di dare vita, perchè è fatta da cristiani freddi e tiepidi". "Ci farà bene - conclude il Papa - prenderci cinque minuti e domandarci: Come va oggi il mio cuore? E' freddo e tiepido o è capace di ricevere questo fuoco?".


Fanfaron d'on Papa, fate carico col tuo e no co coeło de łi altri e ke no xe tuo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Islam

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti

cron