Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa

Re: Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa

Messaggioda Berto » dom lug 24, 2016 3:02 pm

L'estremismo islamico è una patologia
l'analisi di Fiamma Nirenstein
Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=63193

Non è davvero un motivo di sollievo, come invece molti sembrano credere, che una delle molle della ferocia del terrorista di Monaco sia stata la depressione. Si sente argomentare in tv, alla radio, sui social che se si trattava un depresso sociale, la cui ansia e tristezza era legata alla condizione di un ragazzo di origine iraniana bistrattato dai compagni, oggetto di bullismo e di disprezzo, allora i motivi del suo gesto sono tutti personali, non risiedono nel generale movimento di odio antioccidentale di origine islamica, non fanno parte della ferocia tagliateste che ha il suo centro nell'Isis e che si sta diramando nelle nostre città. Ma le cose sono molto più complicate: la depressione clinica di un terrorista è probabilmente, in forme varie, quasi sempre presente. Il terrorista depresso è probabilmente un fenomeno generalizzato.

Inutile pensare che ci siano in giro solo dei poveri ragazzi sconvolti, che se trattati meglio non si daranno da fare con pistole e machete. Non diminuirà il terrore se ci porremo a salvaguardare l'onore dei nostri compagni di strada e dall'altra a mobilitare i presidi psicologici. Ambedue queste cose sono buone e giuste, ma non funzionerà.

Tutti i terroristi, rispetto al nostro modo di intender la vita, sono degli squilibrati, anche se non sono passati per patologie riconosciute nelle ASL o in ospedale: chi vuole uccidere quanti più passanti e bambini con l'arma da fuoco, è matto quanto uno che pensa che sia cosa buona e giusta avventarsi con l'ascia sui passeggeri di un treno, o uno che spazza la passeggiata di Nizza con un camion, o uno che a Gerusalemme, a Bruxelles, a Parigi cerca di ammazzare della gente che non c'entra nulla con la sua «depressione» e la sua arrabbiatura. La sua mente pompata ideologicamente vacilla, e vacilla in massa, non soggettivamente, perché ha delle leadership religiose e sociali preda della sua medesima sindrome: vittimismo, senso di emarginazione, senso di impotenza e insieme, decisione a recuperare, a conquistare, a vincere una volta per tutte. Qualche volta ne abbiamo sofferto tutti, adesso è diventata una pazzia di massa che ha preso le armi, il dottore deve tenere presente anche il Califfo o l'Ayatollah.

I terroristi islamici, anche se questo terrorista era un tipo a parte, sono nell'insieme dei personaggi patologici che si armano, si creano strutture mentali interne a un mondo che è in genere quello di un patologico estremismo islamico. Dunque, non c'è contraddizione fra depressione e ondata di terrorismo, effetto copycat specie nei ragazzi che appartengono al mondo islamico dell'immigrazione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa

Messaggioda Berto » lun lug 25, 2016 9:30 pm

I devastanti effetti globali della rinuncia a denunciare il male
Il trattamento riservato a Israele dimostra da anni una discesa nel relativismo amorale
Di Isi Leibler
lunedì 25 luglio 2016

http://www.israele.net/i-devastanti-eff ... re-il-male

Una generazione fa la parola “male” aveva un significato. Non c’erano cuori teneri – certamente non ce n’erano fra gli ebrei – che minimizzavano il più possibile la malvagità dei nazisti. Il male era il male.

Oggi, con il relativismo morale imperante, il mondo ha di fatto abbandonato il concetto di male, sostituendolo con una “sofisticata” correttezza politica nella quale gli aggressori e le vittime sono spesso considerati eticamente equivalenti. Così, ad esempio, chi denuncia il terrorismo islamico viene accusato di islamofobia.

Naturalmente c’è uno “shock” di fronte alle stragi e alle decapitazioni ad opera di fondamentalisti islamisti, ma ci viene detto che è fuorviante descrivere questi comportamenti come “malvagi” perché questo distoglie l’attenzione dalla vera causa, che naturalmente sta nello sfruttamento coloniale, nell’imperialismo occidentale eccetera. E più e più volte sentiamo ripetere il mantra che è la sofferenza economica e sociale quella che causa la disperazione e fornisce l’incentivo per il reclutamento jihadista. E poco importa se in realtà la maggior parte dei terroristi dell’ISIS che colpiscono nelle città occidentali, come già quelli di al-Qaeda di dieci-quindici anni fa, sono persone provenienti da famiglie della classe media e che hanno potuto studiare.

“Se un albero cade nella foresta e non c’è nessuno a sentirlo… c’è il rumore?” – “Un mistico pensatore buddista…” – “Se c’è una guerra di conquista islamica in tutto il mondo e nessuno che lo dice… esiste davvero?” – “Razzista islamofobo fascista!”

Non basta. I governi occidentali che si trovano oggi a fare i conti con attentati terroristici ad opera di sostenitori dell’ISIS “in sonno” cresciuti all’interno dei loro stessi paesi, seppelliscono la testa nella sabbia rifiutandosi di affrontare la realtà del nemico malvagio rappresentato dal fondamentalismo islamista incubato in quelle comunità musulmane i cui membri ordinari non hanno la volontà o il coraggio di smascherare i jihadisti in mezzo a loro.

Al cuore di tutto questo c’è il rifiuto di identificare e affrontare la minaccia del fondamentalismo islamista per quello che è: un male globale che mira a distruggere il patrimonio morale e civile ebraico-cristiano e la democrazia liberale, e sostituirli con la legge della sharia e il califfato.

Questo sfuggire all’utilizzo di concetti come bene e male è ben evidente nel trattamento riservato da anni a Israele che, in questo senso, è veramente – come il canarino nella miniera di carbone – un faro puntato sulla discesa globale nel relativismo amorale. Qualche esempio.

Israele è l’unica democrazia nella regione del Medio Oriente: una società basata sul diritto, sull’eguaglianza e su una libertà di espressione senza riserve. Nonostante vicini arabi ostili che perseguono la sua distruzione, garantisce piena uguaglianza politica a tutti i suoi cittadini, arabi ed ebrei allo stesso modo. Basta visitare un ospedale, un centro commerciale, una università o un parco pubblico per rendersi conto di quanto sia vergognoso usare termini come apartheid in riferimento a Israele. Si confronti questa società con l’Autorità Palestinese e il regime di Hamas, società criminali che violano i diritti umani più basilari e promuovono apertamente il terrorismo. I loro imam glorificano i cosiddetti shahid, i martiri, e le madri si vantano con orgoglio in tv dei loro figli martirizzati nel compiete attentati, esprimendo la speranza che altri figli ne seguano le orme. Autorità Palestinese e Hamas pagano consistenti pensioni alle famiglie dei terroristi rimasti uccisi mentre assassinavano ebrei o detenuti nelle carceri israeliane per lo stesso motivo. Scuole, piazze e squadre sportive vengono intitolate in loro onore. E ogni volta che viene ucciso un ebreo, scoppiano celebrazioni spontanee nelle strade palestinesi. Una vera cultura della morte. Eppure la comunità globale continua a mettere sullo stesso piano morale (quando va bene) la democrazia israeliana e la criminale società palestinese. Il male viene ignorato.

“Io credo che l’islam sia una religione di pace, e credo che gli aggressori ‘lupi solitari’ siano dei pazzi, e credo che l’ISIS, lo Stato Islamico, non sia islamico. Queste convinzioni non mi mettono al sicuro… ma mi rendono felice”.

Due primi ministri israeliani, Ehud Barak e Ehud Olmert, sono stati respinti da Yasser Arafat e dall’attuale presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) quando hanno offerto ai palestinesi il 97% dei territori che erano occupati dalla Giordania prima del ’67. Il primo ministro israeliano di destra Benjamin Netanyahu ha fatto concessioni più ampie di quelle che Yitzhak Rabin aveva mai pensato di fare, a partire dall’appoggio esplicito alla soluzione a due stati (condizionata a concrete garanzie di sicurezza e al riconoscimento palestinese di Israele come stato nazionale del popolo ebraico). Ma l’obiettivo palestinese rimane quello di sempre: porre fine alla sovranità ebraica attraverso un processo per fasi, esigendo concessioni senza alcuna reciprocità. Eppure la comunità globale accusa entrambe le parti allo stesso modo per la rottura dei negoziati, nella migliore delle ipotesi. Ma di solito addita solo Israele come unico responsabile. Di nuovo, si nega l’esistenza di un male equiparandolo a tutto il resto.

Oggi il Medio Oriente ricorda il Medioevo, con mezzo milione di civili innocenti massacrati e più di quattro milioni profughi costretti a lasciare le proprie case. Invece di occuparsi di queste atrocità, Washington si mette alla testa della demonizzazione di Israele per la costruzione di abitazioni in borgate ebraiche. Questa ossessione per gli “insediamenti” – che, a parte Gerusalemme, comprendono il 3% dei territori di Cisgiordania occupati dai giordani prima del ‘67 – è decisamente bizzarra. Nessuno sosterrebbe mai che un arabo israeliano non ha il diritto di costruire su una proprietà che ha acquistato perché questo impedisce la pace. Invece, gli ebrei che hanno regolarmente acquistato terreni al di là della cosiddetta Linea Verde vengono additati come il peggiore ostacolo alla pace, quando non la causa prima di ogni terrorismo. Non è grottesco che un israeliano che si costruisce una terrazza sulla sua casa in un quartiere di Gerusalemme possa innescare ritorsioni e sanzioni, mentre a pochi chilometri di distanza stragi e devastazioni continuano senza sosta?

Leader e mass-media occidentali fanno mostra di codardia quando si piegano agli islamisti lasciando intendere che atrocità del terrorismo, come accoltellare a morte una ragazza israeliana di 13 anni nel suo letto, sono una forma di “resistenza all’occupazione”. E’ spregevole che rappresentanti americani ed europei rimangano in silenzio quando il presidente dell’Autorità Palestinese riceve una standing ovation dopo aver ripetuto infami calunnie contro Israele e aver di nuovo negato qualsiasi legame tra ebrei e Gerusalemme. Quando i rappresentanti occidentali si astengono o addirittura votano a favore di risoluzioni Onu che demonizzano e delegittimano lo stato ebraico, si fanno complici attivi del male.

“In caso di emergenza, incolpare Israele”

Questo mettere sullo stesso piano morale il male e le sue vittime – un atteggiamento che è all’ordine del giorno quando si tratta di Israele – è uno dei fattori che sta portando al collasso globale della fiducia delle masse nei paesi democratici. Il rifiuto e l’incapacità di affrontare, persino di nominare il malvagio nemico rappresentato dal fondamentalismo islamista sta minando la stabilità politica globale e sta generando una rivolta della base contro l’establishment. Così crescono i partiti nazionalisti e xenofobi, mentre le persone vedono con orrore come le loro società non sono più capaci di chiamare il male con il suo nome. La speranza è che tali rivolgimenti portino a un risveglio delle coscienze e a leadership più responsabili e coraggiose, capaci di combattere il male senza ambiguità e senza reticenze.

In questo contesto Israele non è mai stato forte come oggi perché conosce i suoi nemici, le loro intenzioni e sa come difendersi. E c’è da sperare che venga finalmente riconosciuto come un alleato costruttivo e prezioso nella guerra globale contro il fondamentalismo islamista, smettendola di farne il capro espiatorio dei fallimenti della leadership globale attuale in fatto di lucidità e determinazione.

(Da: Jerusalem Post, Israel HaYom, 21.7.16)



Il terrorismo, il diritto alla vita e i falsi sacerdoti dei diritti umani
Quando la tutela dogmatica delle libertà fa premio sul diritto alla vita, una società deve correre ai ripari e in fretta
Di Gerald M. Steinberg
lunedì 25 luglio 2016

http://www.israele.net/il-terrorismo-il ... itti-umani

I diritti umani, che qualcuno ha definito “la religione laica del XXI secolo”, sono catastroficamente falliti. Il primo e più fondamentale diritto umano, infatti, è il diritto alla vita: il diritto di essere protetti dall’assassinio, indipendentemente dalla causa che viene proclamata per giustificare l’uccisione di persone innocenti, che sia in Europa, in America, in Israele, in Siria o da qualsiasi altra parte.

Giudicata in base a questa verità basilare, la religione dei diritti umani è stata un fallimento totale. Mentre le famiglie in lutto seppelliscono le loro vittime, i sacerdoti dei diritti umani – dirigenti di potenti organizzazioni mondiali come Amnesty International e Human Rights Watch, e funzionari dei corrispondenti organismi internazionali – si comportano da sofisti predicando una rigida liturgia molto lontana dalla realtà. Le istituzioni che dirigono, come ad esempio il Consiglio Onu dei diritti umani, sono veri e propri monumenti di ipocrisia che promuovono istigazione all’odio e ideologie di discriminazione.

I valori dei diritti umani e le relative istituzioni non fluttuano in un vuoto teorico: quando vengono presentati e commercializzati come se il terrorismo e l’assassinio di massa non esistessero, perdono ogni significato. Quando coloro che parlano a nome dei diritti umani insolentiscono e demonizzano ogni misura adottata dai governi e dalle forze di difesa per garantire la sicurezza (cioè la protezione della vita umana), allora nessuna misura è più ammissibile. E così vengono perse molte vite innocenti. Questa interpretazione integralista, dogmatica e distorta dei diritti umani ne ha demolito il fondamento morale.

Come altri valori morali universali, i diritti umani non sono semplici regole e divieti (reali o immaginari). Quei valori comportano anche degli obblighi vitali. Nel mondo degli stati-nazione il primo dovere di un governo è quello di proteggere i suoi cittadini, e quando i responsabili governativi falliscono questo compito, come si è tragicamente visto in Francia e in Belgio, perdono la loro legittimità. Nel mondo reale, senza sicurezza (cioè protezione della vita umana) non ci possono essere altri diritti umani.

In un’epoca di ideologie estremiste e di odio religioso, i principi cui aspirano le società ideali devono essere calibrati rispetto al requisito primario della sicurezza. La raccolta invasiva di informazioni di intelligence per identificare i terroristi stragisti, e la detenzione amministrativa di quelli più pericolosi prima che possano realizzare le loro stragi, diventano elementi vitali irrinunciabili, nonostante l’ingerenza sulle libertà civili di un quadro democratico “normale”. Governi e forze di sicurezza che, di fronte a minacce incombenti, non utilizzano posti blocco, profiling dei gruppi a rischio, arresti preventivi, incursioni nei covi sospetti e altri strumenti simili, sono destinati a fallire ripetutamente e tragicamente e migliaia di persone innocenti finiranno fatte a pezzi.

In effetti, queste sono proprio le misure per cui Israele viene condannato da decenni, e che hanno salvato innumerevoli vite. L’industria dei diritti umani, con i suoi poteri globali e i loro alleati locali israeliani e palestinesi, largamente finanziata dall’Unione Europea e da singoli governi (tra cui Francia e Belgio), ha sempre costantemente condannato tutte queste misure, chiudendo gli occhi rispetto al contesto in cui si inserivano caratterizzato da terrorismo di massa e indottrinamento all’odio. Con bilanci di decine di milioni di euro pagati dai contribuenti, questi falsi profeti e i loro professionali agenti di pubbliche relazioni hanno inventato una narrazione che usa il linguaggio del diritto internazionale allo scopo di demonizzare i dirigenti israeliani come “criminali di guerra” per il fatto che adempiono al loro dovere principale: garantire la sicurezza (cioè la vita) dei loro cittadini.

Anche se gran parte del danno è già fatta, si impone con urgenza una radicale riforma delle istituzioni internazionali allo scopo di rimetterle in sintonia con le esigenze del mondo reale. Sono necessarie nuove istituzioni, e gli attuali sacerdoti integralisti dei diritti umani dogmatici devono essere sostituiti e chiamati a rispondere del loro corso distruttivo.

Gli sforzi dolorosi e avveduti compiuti negli anni dai governi e dai tribunali israeliani per individuare le giuste priorità e il giusto equilibrio tra diritti contrastanti – il diritto alla sicurezza, cioè alla vita, e gli altri diritti umani – offrono un esempio e una guida preziosi. L’alternativa sono molti altri anni di terrorismo di massa, molte altre stragi e la fine di ogni possibilità di destreggiarsi tra vita e libertà.

(Da: Times of Israel, 15.7.16)




I tic e i cliché di un’opinione pubblica che non vuole guardare in faccia la realtà
Dove sono le manifestazioni di milioni di musulmani sconvolti e indignati per l’abuso della fede fatto dai loro correligionari?
Di Derek Saker
lunedì 25 luglio 2016

http://www.israele.net/i-tic-e-i-cliche ... -la-realta

Le azioni omicide in diversi paesi del mondo ad opera di individui islamici possono anche nascere da una combinazione di certe dinamiche familiari, disfunzioni personali e rivendicazioni politiche locali, ma ciò che prevale in queste azioni individuali è la convinzione condivisa dagli autori che esse, per quanto assassine, siano giustificate in nome dell’islam.

Noi in Israele siamo inorriditi, ma non sorpresi, di fronte al crescente numero, all’estero, di attacchi omicidi contro innocenti come quelli che noi subbiamo da fin troppo tempo. E mentre assistiamo alla duplicazione esatta di quelle atrocità al di fuori di Israele, constatiamo in modo sempre più acuto l’ipocrisia, l’ambiguità, soprattutto il pericolo che risulta dall’esplosione del terrorismo islamista, per quella che è, nel migliore dei casi, una lettura grossolanamente sbagliata di questo flagello del nostro tempo; e nel peggiore, una forma di condiscendenza, un chiudere gli occhi, quasi una condivisione che non può che perpetuare una realtà che nel futuro sarà sempre peggio.

Ipocrisia: un’auto deliberatamente lanciata contro innocenti è terrorismo. Come spesso accade, Israele è stato il primo a sperimentare la violenza di un nuovo strumento di assassinio indiscriminato: l’attacco con mezzi stradali. Ebrei e Israele sono sempre stati le cavie. Il mondo ha ignorato o addirittura tollerato. E la maggior parte dei principali mass-media si rifiutava anche solo di definire “terrorismo” quegli attacchi. Al massimo, gli innocenti uccisi e mutilati in quegli attacchi erano “vittime di una spirale di violenza” o “di un incidente stradale poco chiaro”. Anche questa volta, si è dovuti arrivare all’attacco terroristico a Nizza per chiamare le cose con il loro nome.

Riluttanza a citare il nome del responsabile dell’attentato a Nizza. Sebbene il nome del terrorista Mohamed Lahouaiej Bouhlel sia stato diffuso subito dopo l’attentato, molti mass-media hanno evitato a lungo di nominarlo negli articoli e nei notiziari. Perché? Perché il suo nome avrebbe confermato la dolorosa realtà che tanti cercano disperatamente di negare. No, non si trattava di un Solomon o di un Christian, ma tragicamente, ancora una volta, di un Mohamed. Letteralmente. E, cosa più importante, di un ennesimo individuo di fede musulmana che ha commesso una strage sentendosi giustificato dalla sua religione, come tanti altri prima di lui a Boston, a Parigi, a Dacca, a Gerusalemme, a Tel Aviv, a Bruxelles.

La prima vittima dell’attentato è stata una musulmana. Gli stessi mass-media non hanno avuto problemi, anzi hanno enfatizzato il più possibile il fatto che fosse una “musulmana” quella che sembra sia stata la prima persona investita e uccisa a Nizza. Perché? Per riproporre immediatamente la narrazione a loro cara secondo cui anche i musulmani sono vittime del terrorismo. E naturalmente è vero che lo sono. Dai jihadisti islamici dono stati uccisi più musulmani che membri di qualunque altro gruppo. Il punto è che questo non si traduce in una costante denuncia e in un coerente intervento, in tutto il mondo a maggioranza islamica, contro quella minoranza di correligionari – tutt’altro che marginale – che uccide la propria gente. Per dirla fuori dai denti, un conto è quando i musulmani ignorano o giustificano stragi e devastazioni in mezzo a loro; tutt’altro quando esportano stragi e devastazioni nei caffè e per le strade di Gerusalemme e Parigi. Il fatto che i musulmani subiscono stragi e devastazioni non attenua la responsabilità di quella “stragrande maggioranza di musulmani pacifici”, e soprattutto dei leader e dei chierici musulmani, di denunciare pubblicamente, protestare ed esigere la fine di questo cancro della loro fede. Su una popolazione di 1,2 miliardi di musulmani, dove sono le manifestazioni di almeno un milione di persone in marcia verso la Mecca per chiedere che i jihadisti vengano scomunicati dalla fede musulmana?

Il disperato desiderio di razionalizzare le stragi. Se solo… I principali mass-media cercano disperatamente di spiegare le azioni omicide come qualcosa che (almeno in parte) non ha nulla a che fare con la concezione che taluni hanno della propria fede, quanto piuttosto come il frutto di una giovinezza travagliata, di commistioni con la criminalità, di una vita ai margini della società. E se ciò non basta, spesso si seminano spunti di introspezione della serie: forse siamo noi in qualche modo colpevoli per le azioni di quell’individuo, se solo fossimo stati più sensibili alle sue esigenze, se solo fossimo stati più attenti a non stigmatizzare gli immigrati, tutta questa tragedia poteva essere evitata. Ancora peggio la mania, se tutto questo non basta, di cercare di razionalizzare quelle azioni semplicemente come quelle di un individuo squilibrato affetto da qualche turba mentale. Ancora una volta, come se i problemi nell’islam non avessero nulla a che fare con tutto questo. Al limite, l’appartenenza all’islam viene vista addirittura come una semplice coincidenza. Per gli individui che soffrono davvero di malattia mentale, e soprattutto quelli che riescono coraggiosamente a controllare la loro malattia, questi giudizi ridicoli sono una vera offesa, e dovrebbe esserlo per tutti noi. Un individuo con malattia mentale non è di default un jihadista patentato, uno che aspetta solo di farsi saltare in aria. Violenza e malattia mentale non sono la stessa cosa. Al contrario, la realtà è che per la maggior parte le persone con malattie mentali sono intrinsecamente non violente. Non hanno l’ossessione di far del male agli altri. Il più delle volte sono su un percorso lungo e solitario per aiutare se stesse. E quand’anche un terrorista fosse effettivamente affetto anche da qualche disturbo mentale, la sua mentalità folle e contorta che non solo approva ma addirittura incoraggia a uccidere, non nasce dal nulla ma da letture, insegnamenti, idealità avvalorate da altri, e inculcate nelle sue azioni.

Non una perversione dell’islam, ma una versione dell’islam. Subito dopo ogni attentato terroristico, sentiamo immancabilmente i governi occidentali dichiarare che questa azione terroristica “non ha nulla a che fare con l’islam”. Quando la cosa evidente agli occhi di qualunque persona razionale è che essa è motivata dall’islam. La realtà è che non si tratta tanto di una perversione dell’islam, si tratta piuttosto di una versione dell’islam. Una versione della fede all’interno di una religione, l’islam, che da decenni si batte per trovare il proprio posto nella modernità. E fallisce. Fallisce a livello individuale e fallisce a livello nazionale, un paese musulmano dopo l’altro. Un popolo e interi paesi bloccati nei tempi dell’oscurantismo. Non si tratta di “lupi solitari”, ma dei seguaci di un movimento teologico universale all’interno dell’islam che crede nel terrore come strumento perfettamente legittimo per perseguire il Califfato islamico mondiale.

Le minoranze che dettano la storia. Cerchiamo di essere chiari, a beneficio di coloro che si precipitano ad accusare di xenofobia e islamofobia. Nessuna persona razionale pensa che gran parte della popolazione islamica mondiale – 1,2 miliardi di individui – sia fatta di terroristi. Ovviamente. Eppure, dopo ogni attentato, sentiamo la lezione sulla “stragrande maggioranza dei musulmani…” eccetera. Tuttavia, la stima generalmente accettata è che gli islamisti (coloro che vogliono imporre la legge islamica a tutta la società) rappresentano il 15-20% del totale, il che significa circa 300 milioni di persone. Diciamo pure che la stima è molto esagerata e che solo l’1% degli islamici è definibile islamista. Si tratta pur sempre di un milione di persone. Per la devastazione dell’11 settembre sono bastate 19 persone; per l’attentato a Nizza una sola persona. La storia della civiltà è piena di casi in cui minoranze estremiste – individui o segmenti o gruppi di una popolazione – hanno dettato l’agenda di intere nazioni. Se non reagisce, la famosa “stragrande maggioranza” diventa del tutto irrilevante.

Chiamare le cose con il loro nome. Rispondendo alle critiche di chi lo accusava di non aver chiamato ” jihadismo islamico” il terrorismo, il presidente Barack Obama ha detto che “chiamare una minaccia con un nome diverso non la fa scomparire”. Al presidente sfugge, però, un punto molto importante. Nessuno sano di mente crede che chiamare il terrorismo per quello che è – jihadismo islamico – serva come una bacchetta magica a porre fine a questa piaga della nostra generazione. Ma quello che può fare – se lo si ripete più e più volte, con costanza e determinazione – è tenere accesi i riflettori sui leader religiosi e politici musulmani, e contribuire a garantire che non si perda per strada l’assillo di fare i conti con questo male all’interno della loro fede. Certo, questo può mettere a disagio “la maggioranza di musulmani pacifici”, ma forse è bene che si sentano a disagio. Dovrebbero sentirsi ben più che a disagio rispetto ai loro correligionari che uccidono in loro nome.

La religione che hanno tanto a cuore. Devono svegliarsi, prendere posizione, far sentire la loro voce e battersi nella guerra civile che lacera la loro fede; forzare sempre più il dibattito già tardivo ma indispensabile, l’esame di coscienza, le rigorose argomentazioni intellettuali che i musulmani stessi in tutto il mondo devono abbracciare in modo molto più combattivo; soprattutto attuare programmi, politiche e azioni concrete e coraggiose per contrastare con vigore la versione islamista dell’islam adottata da una consistente minoranza. Mentre loro si battono per cercare di allontanare il loro “islam che ama la pace” dagli islamisti assassini, noi dobbiamo costantemente spingere e spronare il mondo islamico ad un’azione di trasformazione. C’è da vincere una guerra civile necessaria, già iniziata da tempo. E si può fare solo chiamando le cose con il loro nome, e garantendo tutto il sostegno di cui siamo capaci, giacché alla fine il successo potrà venire solo dal loro interno.

Un mondo un po’ troppo relativo. Due individui ebrei, in Israele, uccidono un innocente ragazzo palestinese. Vi è totale e unanime condanna su tutto lo spettro politico e religioso ebraico, che immediatamente denuncia il delitto. Una nazione intera è in lutto, l’intero popolo ebraico – dentro e fuori Israele – prova un enorme senso di vergogna. Dai giornali israeliani al New York Times, scorrono pagine e pagine di editoriali e analisi che passano ai raggi X la società israeliana, che sviscerano ogni possibile ombra della mentalità del paese. Con toni fortemente critici e autocritici. Non si fa nessuno sconto. Un solo omicidio è già un omicidio di troppo. Poi c’è il mondo musulmano. Con decine di migliaia di morti trucidati in nome della fede. Esplosioni, decapitazioni e anche peggio. Quotidianamente. Dov’è lo scandalo? Dov’è la quotidiana indignazione? Dove sono gli editoriali critici, le analisi impietose, non sul New York Times ma sulla stampa musulmana? Dove sono le manifestazioni di milioni di persone sconvolte e indignate per l’abuso della religione perpetrato dai loro correligionari?

(Da: Times of Israel, 18.7.16)
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Re: Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa

Messaggioda Berto » mar lug 26, 2016 1:58 pm

Francia, sgozzato il parroco preso in ostaggio in una chiesa vicino a Rouen. Uccisi gli aggressori
Allarme in Normandia, a Saint-Etienne-du Rouvray. Aggrediti anche due suore e due fedeli, uno è ferito in maniera grave
26/07/2016
paolo levi

http://www.lastampa.it/2016/07/26/ester ... agina.html

È stato sgozzato padre Jacques Hamel, 86 anni, il parroco della chiesa di Saint-Etienne-du Rouvray, vicino a Rouen, preso in ostaggio questa mattina con due suore e due fedeli da due uomini armati di coltelli che poi sono stati uccisi dalle forze speciali della polizia. Un ostaggio, gravemente ferito, è in pericolo di vita. Il tragico bilancio è stato confermato da Pierre-Henry Brandet, portavoce del Ministero dell’Interno. Una persona è stata portata via in ambulanza, ferito anche un poliziotto. Il quartiere è stato isolato, la città vecchia resa inaccessibile.

Chiesa presa d’assalto in Normandia, la notizia diffusa sulla tv francese

Al momento non si conosce il movente dell’azione, ma secondo una testimonianza i due uomini, definiti inizialmente “due squilibrati”, gridavano «Daesh, Daesh», Isis, Isis. Uno indossava la “chachia”, il caratteristico copricapo di lana portato dai musulmani, e aveva la barba. Lo ha reso noto una fonte della polizia, citata da Le Figaro. Le indagini sono state affidate alla procura antiterrorismo. Secondo una notizia ancora non confermata della tv M6 uno dei due assalitori della chiesa era schedato con la lettera ’’S’’, quella che indica gli individui potenzialmente a rischio di passare all’azione.

L’assalto alla chiesa a dodici giorni dalla strage di Nizza dopo la quale è stato prorogato per altri sei mesi lo stato di emergenza. Nell’aprile del 2015 era stato arrestato a Parigi, in modo abbastanza fortuito, un algerino di 24 anni, Sid Ahmed Ghlam, sospettato di stare pianificando massacri in alcune chiese.

I due uomini sono entrati in azione verso la fine della celebrazione della messa delle 9, entrando dalla porta posteriore della chiesa, che si trova in rue Gambetta, al centro della cittadina dell’Alta Normandia di meno di 30mila abitanti. Una delle religiose presenti alla funzione è riuscita a fuggire e ha dato l’allarme. Il quartiere della chiesa è stato subito circondato dalle forze dell’ordine che sono riuscite a neutralizzare i due aggressori, circa un’ora dopo la loro irruzione nella parrocchia. A titolo precauzione gli artificieri stanno ispezionando la chiesa mentre le autorità francesi hanno aperto una cellula di sostegno psicologico per le vittime

Sono immediatamente partiti da Parigi e si sono recati sul posto il Presidente François Hollande, nato a Rouen, a una decina di chilometri dal luogo in cui è avvenuto l’orrore, e il Ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve. «Sappiamo che Daesh ci ha dichiarato guerra - ha detto Hollande -. Siamo stati colpiti tutti da questa tragedia. Dobbiamo restare uniti. Nessuno ci deve toccare. La nostra volontà è combattere questi terroristi, faremo il possibile, impiegando tutte le forze di sicurezza. La nostra forza e la nostra coesione ci aiuteranno». Il premier francese, Manuel Valls, in un messaggio su Twitter, esprime «orrore di fronte al barbaro attacco nella chiesa di Seine-Maritime. La Francia intera e tutti i cattolici sono stati colpiti. Risponderemo in modo unito».

«Papa Francesco è informato e partecipa al dolore e all’orrore per questa violenza assurda, con la condanna più radicale di ogni forma di odio e la preghiera per le persone colpite» ha dichiarato il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi.
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Re: Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa

Messaggioda Berto » mar lug 26, 2016 7:43 pm

???

Il cardinale conservatore Burke: "La Chiesa abbia paura dell'islam"
Il cardinal Raymond Burke in un libro-intervista spiega perché l'islam vuole conquistare l'Occidente: "Musulmani e cristiani sono diversi nella relazione con Dio"
Giuseppe De Lorenzo - Mar, 26/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 89512.html

Il cardinal Raymond Burke in un libro-intervista spiega perché l'islam vuole conquistare l'Occidente: "Musulmani e cristiani sono diversi nella relazione con Dio"

Raymond Burke è famoso per essere uno dei cardinali di Santa Romana Chiesa più vicini alla linea tradizionalista e conservatrice.

Quella che più di una volta, soprattutto durante il Sinodo sulla famiglia, ha contrastato il nuovo corso voluto da papa Bergoglio. Niente divisioni, certo. Ma divergenza di opionioni. Anche sull'islam e sulla relazione tra musulmani e Occidente, Burke ha le idee chiare. E le ha messe nere su bianco in un libro-intervista dal titolo: "Hope for the World: To Unite All Things in Christ". Parole che alla luce di quanto accade in Normandia, Germania e Francia in questi giorni hanno il sapore della profezia.

"La Chiesa abbia paura dell'islam"

Secondo Burke, la Chiesa dovrebbe "avere paura dell'islam" e in particolare della sua incapacità di convivere insieme ad altre religioni. L'islam è minaccia, un pericolo per l'unità del mondo occidentale. "Non c'è dubbio che l'Islam vuole governare il mondo - ha scritto il patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta - Quando i musulmani diventano una maggioranza in qualsiasi paese poi hanno l'obbligo religioso di governarlo".

Un modo per dire che se tutto dovesse rimanere così come è, con la totale apertura del mondo occidentale a qualsiasi richiesta venga dalla cultura musulmana, il futuro non potrà che essere quello del dominio islamico sull'Europa. E questo perché "per sua natura", l'islam oltre che religione "deve farsi anche Stato". Ovvero permeare con la legge islamica tutte gli aspetti della società e del governo dove i musulmani vivono. A tutto ciò basta sommare la massiccia immigrazione e la frittata è fatta. I fedeli di Allah lo sanno e per questo non hanno timore a dire che la "sharia sarebbe una cura per la decadenza dell'Occidente".

"È importante - ha aggiunto Burke - che i cristiani si rendano conto delle differenze radicali tra Islam e cristianesimo in materia di loro insegnamento su Dio, sulla coscienza, ecc. Chi conosce davvero l'Islam, comprende facilmente che la Chiesa dovrebbe averne paura".

In una recente intervista a Religion News Service, inoltre, il cardinale ex prefetto del tribunale della Segnatura apostolica, ha ribadito che l'unico modo per rispondere alla diffusone dell'islam è recuperare la fonte cristiana dell'Europa. Le sue radici.


No, basta semplicemente applicare la legge Mancino.
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Re: Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa

Messaggioda Berto » mar lug 26, 2016 7:47 pm

Per essere terroristi islamici non occorre essere affiliati all'IS, basta soltanto essere buoni mussulmani e seguire l'esempio di Maometto che è stato il primo terrorista assassino dell'Islam.
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Re: Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa

Messaggioda Berto » mer lug 27, 2016 9:32 am

"Inginocchiati!". Poi l'orrore: così i jihadisti hanno sgozzato padre Jacques
L'esecuzione raccontata dalla suora sopravvissuta: "I due carnefici hanno recitato un sermone in arabo vicino all'altare". Poi hanno tagliato la gola a padre Jacques. L'esecuzione è stata filmata col cellulare
Sergio Rame - Mar, 26/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ing ... 89712.html

Hanno fatto inginocchiare padre Jacques Hamel, poi hanno recitato "un sermone in arabo vicino all'altare".

Quindi i due spietati jihadisti, "due soldati" dello Stato islamico, hanno messo mano al coltellaccio e lo hanno sgozzato come una bestia sacrificale. A raccontare la follia islamista è la suora che, dopo l'irruzione nella chiesa di Saint-Etienne-du Rouvray, vicino Rouen in Normandia, è riuscita a scappare senza farsi vedere dai due terroristi e a dare l'allarme permettendo alle teste di cuoio francesi di intervenire tempestivamente.

Il terrore jihadista fa il suo ingresso per la prima volta in una chiesa europea. Due terroristi di nazionalità francese, probabilmente "immigrati" di seconda generazione, hanno preso cinque persone in ostaggio nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, una piccola località nel cuore della Normandia. Un sacerdote è stato sgozzato. Altre tre persone sono rimaste ferite e una di loro, una suora che ha rischiaro anche lei di essere decapitata e ora versa tra la vita e la morte. La polizia ha ucciso i due assalitori che hanno attaccato i fedeli urlando "Allahu Akbar" e "Daesh" (l'acronimo in arabo che indica il Califfato). Ora quell'incubo rivive nel racconto della suora che non vuole rivelare ai media la propria identità. Ancora sotto choc per l'accaduto, la religiosa è stata, infatti, affidata a una cellula di sostegno psicologico.

I due terroristi hanno fatto irruzione nel luogo di culto, intorno alle dieci, durante la Santa Messa del mattno. Sono entrati dalla porta posteriore, mentre in chiesa c'erano, oltre al sacerdote, due religiose e due fedeli. "Padre Jacques Hamel - ha raccontato la suora che è sopravvissuta all'esecuzione - è stato fatto inginocchiare e uno dei carnefici ha recitato un sermone in arabo vicino all'altare". L'altro, invece, riprendeva tutto col cellulare. Una scena che ricorda troppo da vicino i video delle decapitazioni diffusi dai tagliagole dello Stato islamico. "Sono scappata quando hanno cominciato ad aggredire padre Jacques - ha spiegato la suora - non so nemmeno se si sono resi conto che stavo scappando". Agli inquirenti la religiosa ha raccontato che tra di loro i due jihadisti, che hanno detto di agire "in nome dell'Isis", parlavano in arabo. Prima di lasciare la chiesa è riuscita a vedere il coltello con cui le due bestie hanno sgozzato padre Jacques.

Una volta chiamate dalla suora, le forze dell'ordine sono intervenute rapidamente e hanno circondato il quartiere. Intorno alle 11, il sequestro era terminato. Le teste di cuoio del Bri e gli uomini del Raid erano sul posto. Sono stati gli uomini della Bri di Rouen che hanno neutralizzato i due assalitori, quando i due, coltelli alla mano, sono apparsi sul sagrato all'urlo "Allahu akbar".
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Re: Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa

Messaggioda Berto » gio lug 28, 2016 1:45 am

Hanno sgozzato Dio
Due baby terroristi (uno minorenne) uccidono un parroco in chiesa durante la messa. L'Isis rivendica: è guerra di religione
Alessandro Sallusti - Mer, 27/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 89754.html

Il limite che si pensava invalicabile è stato superato ieri in un paesino nel nord della Francia, dove due islamici sono entrati in una chiesa durante la messa e inneggiando ad Allah hanno sgozzato il sacerdote e una fedele dopo averli fatti inginocchiare e aver recitato passi del Corano.

Anche il terrore non è solo questione di numeri, ha un peso. E il sacrilegio compiuto ieri pesa in modo inconcepibile e insopportabile su tutti noi, cattolici o laici non cambia. Neppure le SS naziste, nei loro feroci rastrellamenti a caccia di ebrei e partigiani, avevano mai osato oltrepassare il portone delle chiese che infatti erano tra i rifugi più sicuri per le loro prede. Violare la casa di Dio, tagliare la gola al suo ministro sull'altare è il compiersi, per la prima volta nell'Europa moderna, di un folle invito di Maometto, profeta sanguinario, a tutti i musulmani.

Spaventa l'idea di una guerra di religione, dichiarata unilateralmente, ma di questo si tratta. Quanta ipocrisia in quel «je suis prêtre», io sono prete, che rimbalzava ieri sulle reti di internet. Molta parte della gerarchia ecclesiale a partire dall'attuale Papa - che tace sui mandanti e spalanca le porte ai carnefici, della classe politica che ha smantellato il sistema valoriale occidentale, persino dei fedeli distratti oggi non può dire in coscienza «je suis prêtre». Il cristianesimo lo abbiamo archiviato, e l'Europa non ha bisogno di nuovi martiri, abbiamo già dato nei secoli. Abbiamo bisogno di preti, politici e uomini soldati schierati a difesa di ciò che siamo, di ciò che vogliamo essere. Si inizia smantellando «per rispetto» i presepi in scuole e oratori, ovvio che si arrivi ai terroristi in chiesa. Ciò che non concediamo se lo prendono con le bombe, con i mitra, con i camion, con i coltelli. Sanno che siamo deboli, che la democrazia ci impedisce di rispondere colpo su colpo con la stessa efficacia. Siamo prigionieri delle nostre libertà che gentilmente gli abbiamo concesso gratis.

Ha voglia Hollande a dire: «Faremo tutto il possibile per contrastarli». E come? Presidiando tutte le chiese, le piazze, tutti i supermarket e tutte le discoteche? Tempo perso, è impresa tecnicamente impossibile. Se continuiamo a tenerci i nemici in casa, a non chiamarli con il loro nome, rassegniamoci a contare i morti.



Ora è guerra di religione Attaccano le chiese per colpire i nostri valori
L'attentato di ieri fa parte di una strategia precisa: conquistare Roma tramite il terrore
Gian Micalessin - Mer, 27/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 89757.html

Chi vuole continuare a chiamarli pazzi o squilibrati è libero di farlo. Ma il vero pazzo, l'incapace d'intendere, volere e persino vedere è solo lui.

Dopo l'assassinio rituale dell'84enne padre Jacques Hamel, sgozzato sull'altare di Saint-Etienne-du Rouvray, il bandolo della matassa è sotto gli occhi di tutti. Per capire il piano dei nostri nemici, per scorgerne ragioni e finalità basta seguirne la trama.

S'inizia nel 2014 con le decapitazioni di ostaggi decise per fare a pezzi la risolutezza occidentale. Si continua nel 2015 con gli attacchi di Parigi e Bruxelles messi in atto per portare la paura nelle nostre case. Si finisce con un terrore nelle chiese che vuole spingerci a nascondere la nostra fede, a rinunciare alla nostra identità, a rinnegare i nostri valori. Che punta insomma a farci morire in ginocchio e a conquistarci definitivamente. Ma partiamo dall'inizio, partiamo dalla Siria.

Lì tra agosto e ottobre 2014 «Jihadi John», un islamista cresciuto nei quartieri eleganti di Londra, fa rotolare le teste di James Foley, Steven Sotloff, David Haines ed Alan Henning. Lo sgozzamento, in meno di 45 giorni, di quattro ostaggi occidentali prigionieri dell'Isis da mesi, se non anni, ha un significato ben preciso. Con quella raffica d'esecuzioni lo Stato Islamico vuole seminare la paura nei cuori occidentali, convincere gli americani e i loro alleati che hanno appena iniziato a bombardare l'Irak a starsene alla larga. Sono esecuzioni basate sulla certezza di fronteggiare un nemico debole e pusillanime. Esecuzioni rivolte non tanto a far smettere dei raid aerei a cui l'Isis sa di poter sopravvivere, ma a convincerci a non mandare forze di terra, a non combattere il nemico faccia a faccia, a non scegliere l'unica forma possibile di guerra al terrorismo.

Quell'errore capitale, quell'arretramento innegabile rispetto alle decisioni assunte dopo l'11 settembre quando si diede la caccia ad Al Qaida nel cuore dell'Afghanistan regala all'Isis la certezza di poter compiere un altro passo avanti, spingendolo a portare il terrore nelle nostre città. Con gli attentati di Parigi e Bruxelles lo Stato Islamico trasferisce la prima linea nel cuore dell'Occidente. E noi ancora una volta non sappiamo far di meglio che chinar la testa e fare un altro passo indietro. Quando, in quei giorni, rinunciamo a chiamare i nostri nemici «islamici», seppur «estremisti», seppur «fanatici», perdiamo la capacità di far notare la differenza tra noi e loro. La differenza tra chi giustifica odio e violenza con la parole di un Profeta che consentono di praticarli e chi - come noi - s'identifica nei principi ben diversi del Cristianesimo.

Ma dopo l'assassinio sull'altare di ieri il piano è già ad una tappa successiva. E non è una tappa segreta. Il primo luglio 2014 - quando proclama il Califfato in una moschea di Mosul - Abu Bakr Al Baghdadi lo spiega esplicitamente «La prossima mossa annuncia quel giorno l'autoproclamato Califfo - sarà la conquista di Roma». La conquista di Roma, ovvero la distruzione dell'identità cristiana ed europea, passa obbligatoriamente dalle chiese.

Dopo averci spinti a chiuderci in casa e a muoverci tremanti nelle nostre città, dopo averci intimorito fino renderci incapaci di chiamare il nostro nemico con il suo nome il Califfo punta ad allontanarci dai simboli della fede trasformandoli in luoghi del terrore. I suoi sgherri sono già al lavoro. E lo sgozzamento di padre Jacques Hamel non è neppure il primo colpo.

Il 19 aprile del 2015 l'Isis c'aveva provato a Villejuif, sempre in Francia. Lì il 25enne Sid Ahmed Ghlam, un suo militante algerino, sognava di falciare a colpi di kalashnikov i fedeli in uscita da due chiese cattoliche. Non ci riuscì soltanto perché due colpi partiti accidentalmente gli trapassarono una coscia. Ma il piano c'è ed è ben chiaro. Non appena le chiese saranno vuote, non appena la maggior parte dei fedeli avranno rinunciato a frequentarle e a dirsi cristiani la conquista di Roma potrà dirsi compiuta.
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Re: Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa

Messaggioda Berto » gio lug 28, 2016 3:24 pm

"I bastardi confratelli e criminali": Vittorio Feltri definitivo, l'attacco all'islam
27 Luglio 2016

http://www.liberoquotidiano.it/news/opi ... rouen.html

Non ci scoraggiamo. Siamo sempre in attesa di un segnale che però tarda venire. Non demordiamo. Negli ultimi giorni i terroristi ci hanno tenuti svegli ammazzando qua e là. Nizza ha registrato un numero di morti abbastanza elevato. A Monaco di Baviera l’iraniano solitario si è dato da fare e ne ha stecchiti una cifra. Ieri abbiamo appreso che in Normandia due esaltatati armati di coltello hanno aggredito in una chiesa il prete e un fedele, sgozzandoli entrambi con abilità da macellai professionisti.

Insomma non passa giorno senza che qualcuno uccida qualcun altro con la stessa disinvoltura con cui una persona calpesta, magari involontariamente, una formica. L’indomani i giornali pubblicano la notizia, le televisioni mandano in onda accurati servizi; poi i fatti tragici vengono dimenticati - anzi archiviati - e le emozioni si spengono rapidamente. Ci si abitua a tutto, anche ai crimini più efferati. Tra poco tempo un attentato terroristico, a prescindere dal numero dei cadaveri, non desterà più scalpore e sarà commentato con lo stesso tono distaccato con cui si racconta un tamponamento sull’autostrada. Di questo non abbiamo dubbi. Negli anni Settanta, i sequestri di persona erano all’ordine del giorno. I primi casi del genere occuparono pagine e pagine di giornale e furono seguiti nei dettagli fino alla conclusione, sia che l’ostaggio venisse liberato sia che fosse eliminato dai rapitori. Mesi dopo, dato il ripetersi pressochè quotidiano di simili odiosi reati, le cronache che li narravano furono ridotte ad alcune colonne interne e comunque liquidate in un mucchietto di righe sbrigative. Ecco. Temiamo che le imprese sempre più frequenti compiute dagli assassini islamisti facciano la stessa fine: trattate quali normali fatti di nera, per usare il gergo dei redattori. Così fosse sarebbe un guaio. Significherebbe che l’opinione pubblica, avendo fatto indigestione di sangue, non reagisce più ed ha imparato a digerire qualsiasi nefandezza.

Il prete sgozzato in Normandia è un’indicazione importante: quella dei terroristi evidentemente è guerra di religione, se non di civiltà, altrimenti essi non si sarebbero azzardati ad agire con armi da taglio addirittura in parrocchia, oltretutto nella chiesa di Giovanna d’Arco, un simbolo non secondario della cristianità. Due morti sgozzati sotto l’altare non possono essere inseriti nell’elenco delle vittime di incidenti ordinari. Immagino che anche a un laico non sfugga il senso emblematico di un delitto del genere.

Ciò detto rimane da fare una considerazione fondamentale. Di fronte all’ecatombe provocata dai farabutti in questione, ci si domanda perché la comunità dei cosiddetti islamici moderati - che sarebbero la maggioranza secondo i saggi intellettuali che predicano convintamente l’esigenza di accogliere i musulmani e di integrarli - non abbia organizzato neanche lo straccio di una manifestazione ostile alla violenza dell’Isis e affini. Essa non ha fiatato, non ha mosso un dito, non ha marciato né deplorato, è stata zitta, neppure una parola di biasimo verso i bastardi confratelli criminali. Come mai i figli di Allah non condannano i correligionari che massacrano coloro che li ospitano e li nutrono? È noto che chi tace acconsente. Se i moderati maomettani non aprono bocca dopo gli attentati commessi dai figli di puttana, forse hanno la stessa mamma. Forse. Diversamente ce lo facciano sapere, dimostrino di essere perbene, possibilmente in fretta. Alzino la voce, se ne hanno una con cui esprimersi in modo chiaro e netto.
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Re: Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa

Messaggioda Berto » ven lug 29, 2016 6:37 am

"Fermiamo l'immigrazione islamica". La proposta della destra tedesca
Alexander Gauland, numero due di Alternative fuer Deutschland, vuole sospendere il diritto per le persone musulmane
Robert Favazzoli - Gio, 28/07/2016

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/fer ... 90670.html

Impedire l'immigrazione delle persone di religione islamica. La proposta proviene dalla Germania, dove il partito di destra di Alternative fur Deutschland chiede di chiudere le frontiere ai musulmani.

A dirlo è Alexander Gauland, il numero due del partito. "A seguito dei terribili attentati a cui assistiamo dobbiamo procedere affinché i diritto di asilo esclusa i musulmani, almeno finché tutti i richiedenti asilo che si trovano in Germania verranno controllati e registrati" ha detto.

Gauland ha poi continuato dicendo che non tutti i musulmani sono terroristi, ma che tutti gli attenatti di matrice religiosa avvenuti finora in Germania sono sempre stati di matrice islamista. "Per motivi di sicurezza non possiamo più permetterci di fare entrare ancora altri musulmani senza controllo. I terrorsisti si anscondono tra i migranti islamici e il loro numero sta continuando a crescere" ha continuato.

La Germania sarebbe diventata una minaccia per la sicurezza di tutta l'Europa. E questo a causa delle politiche migratorio volute da Angela Merkel. "Se la Cancelliera non chiuderà una volta per tutte le nostre frontiere e quindi impedirà che i migranti islamici vengano controllati, allora sarà corresponsabile degli attentati"
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Re: Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa

Messaggioda Berto » ven lug 29, 2016 2:40 pm

I jihadisti d'Italia: "Siamo già tra voi vi macelleremo"
Cristina Bassi - Ven, 29/07/2016 - 08:12

«Islamic State in Rome» era l'hashtag usato per minacciare il nostro Paese. E la propaganda via web, insieme agli attentati che progettavano, sono costati a due aspiranti jihadisti la condanna a sei anni di carcere per terrorismo internazionale.

Il pakistano Muhammad Waqas, 27 anni, e il tunisino Lassaad Briki, 35enne, sono stati arrestati nel luglio 2015 e condannati dal Tribunale di Milano lo scorso maggio. L'indagine della Digos - coordinata dall'aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Enrico Pavone - era nata dai tweet con le foto del Duomo di Milano, del Colosseo, di auto della polizia. Alcuni messaggi: «Siamo in vostre strade. Siamo soldati di Allah», «Siamo già a Roma. Nostri coltelli sono affilati e pronti per la macellazione». Le motivazioni della condanna pubblicate ieri dalla corte d'Assise (presidente Ilio Mannucci) sono uno dei primi documenti giudiziari italiani sul fenomeno dei «lupi solitari» che aderiscono all'Isis dall'Europa. E preparano attacchi contro gli «infedeli». Come gli imputati che, per gli inquirenti, se non fossero stati arrestati sarebbero passati all'azione. Nel mirino anche la base Nato di Ghedi, non lontano da Manerbio (Brescia), dove i due abitavano. Non serve - spiegano i giudici - che i lupi solitari commettano azioni violente per essere considerati pericolosi ed essere perseguiti. «L'esecuzione di un'azione terroristica in genere segna anche il momento in cui l'intervento repressivo dello Stato è ormai inutile». Da qui la necessità dell'«anticipazione» delle contromisure, «con la configurazione di un reato di pericolo». L'Isis ordina «di colpire gli infedeli ovunque si trovino, cosicché ogni aderente sa perfettamente qual è il suo compito, la cui esecuzione dimostra la condivisione e il perseguimento degli scopi dell'associazione e viene perciò dalla stessa rivendicato». È il «terrorismo individuale», marchio di fabbrica del Califfato.
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