Coki e nasi ixlam - Omosessualità e nazismo islamico

Re: Coki e nasi ixlam - Omosessualità e nazismo islamico

Messaggioda Berto » gio giu 16, 2016 9:12 am

"L'islam c'entra eccome con la violenza e negarlo aggrava il problema"
Parla l'islamologo gesuita Samir. "Negare la radice fondamentalista delle stragi, come quella di Orlando, non è utile. L'ho detto anche al Papa"
2016/06/15

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/06/1 ... e_c275.htm

Roma. “Ciò che è sicuro rispetto alla strage di Orlando, è che Barack Obama ha torto. La sparatoria di domenica notte con l’islam c’entra eccome, anche perché nell’islam l’omosessualità è una pratica assolutamente condannata”. Padre Samir Khalil Samir, islamologo gesuita di fama mondiale e già consigliere di Benedetto XVI, guarda a quanto accaduto in Florida e conversando con il Foglio si mostra poco interessato alle distinzioni, spesso sottili e di lana caprina, che in queste ore i leader mondiali occidentali vanno facendo per tranquillizzare se stessi e le opinioni pubbliche che governano. “Non è necessario che Omar Mateen fosse o meno un seguace o solo un simpatizzante dello Stato islamico”, dice Samir, che invita a guardare il problema più in profondità: “Nell’islam stiamo vivendo una fase di radicalismo e quotidianamente si insegna che queste pratiche vietate necessitano di un castigo per ritrovare l’autenticità del vero islam. La deriva radicale in cui siamo immersi si autodefinisce come l’autentico islam, mentre tutte le altre forme del credo musulmano sono viste come un qualcosa di influenzato dall’occidente corrotto”.


L’omosessualità nel Corano

"Sono quattro brani del Corano che alludono al tema dell’omosessualità, partendo dalla storia di Loth dell’Antico Testamento.

Il primo – spiega il nostro interlocutore – è nel capitolo VII (vv.80-82) e dice 'Quando Lot disse al suo popolo compirete forse voi questa turpitudine tale che mai nessuno la commise prima di voi al mondo? Poiché voi vi avvicinate per libidine agli uomini anziché alle donne. Anzi, voi siete un popolo senza freno alcuno’. Il secondo testo è nel capitolo XXVI (vv.165-seguenti):
'Vi accosterete voi ai maschi fra le creature e abbandonerete le spose che per voi ha creato il Signore? Siete un popolo ribelle!’. Risposero: ‘Se tu non cessi, o Lot, sarai di certo cacciato dalla nostra città’. Rispose: ‘Le vostre azioni le odio! Signore, salvami e salva la mia gente dal loro turpe agire’. E ancora, 'Poi distruggemmo gli altri tutti e facemmo cadere su di loro una pioggia, terribile pioggia per gli ammoniti invano'. Anche in un altro capitolo, Corano XXIX (vv.28-29): 'Rammenta Lot allorché disse al suo popoli Voi davvero commettete nefandezze che non commise mai creatura alcuna prima di voi. V’accostate voi dunque agli uomini e vi date al brigantaggio, e nelle vostre riunioni promettete azioni turpi. E l’unica risposta del suo popolo fu: Portaci dunque il castigo di Dio se sei davvero sincero'. Infine – prosegue padre Samir – nel capitolo IV (vv. 15): 'E se due di voi commettano atto indecente puniteli; ma se si pentono e migliorano la loro condotta lasciateli stare, ché Dio è perdonatore benigno'. Almeno tre passi del Corano ne parlano". Quello che è necessario dire, puntualizza l'islamologo docente al Pontificio istituto orientale di Roma, è che nella tradizione, cioè nei detti e nei fatti di Maometto, l’opinione maggioritaria è che l’atto omosessuale debba essere punito con la morte". La situazione nei vari paesi a prevalenza islamica è varia. Vediamone alcuni. In Afghanistan l’omosessualità è illegale. Nel codice penale, al capitolo ottavo, adulterio, pederastia e violazione dell’onore (Articolo 427) sono puniti nel modo seguente: se la persona ha più di 18 anni, la pena è la morte. In Algeria è illegale. Il codice penale, qui (articolo 338), prevede che la pena per due adulti va da 2 mesi a 2 anni (più una pena pecuniaria). Ma se è interessato un minorenne, allora la pena è di tre anni di prigione e diecimila dinar algerini di multa. Nel diritto dell’Arabia Saudita, è illegale. E la pena è la morte. In Azerbaijan e Bahrein non è illegale: non si dice che è legale – precisa – ma neanche che è illegale. In Bangladesh è illegale, così come nel Brunei, nelle Comore, a Gibuti. In Egitto la situazione è diversa: la pena è leggera, fino a tre mesi di prigione. Negli Emirati Arabi Uniti è illegale, e la pena è la morte. In Gambia e Guinea è illegale. In Indonesia – nella provincia di Aceh – è illegale, con pena di morte. In Iran è illegale. In Iraq si è più tolleranti, non è illegale, ma c’è gente che applica la pena di morte anche se lo Stato non lo fa direttamente. In Giordania non è illegale, in Kuwait sì". Un fatto particolare, osserva Samir, è la "distinzione tra l’omosessualità maschile e quella femminile. Quest’ultima è quasi dappertutto accettata. Non è illegale. E’ praticata meno e non è di tipo violento. Questo quadro è per dire che grosso modo l'omosessualità è ritenuta un po' ovunque illegale, con la pena che va da alcuni anni di prigione fino alla morte".


Manifestazioni a Orlando dopo la strage di sabato notte (LaPresse)

La reazione americana e l’islam

Sui fatti di Orlando, Samir premette che "la reazione di quest’americano di origine afghana è stata molto violenta. Sembra chiaro che fosse in relazione con Daesh. Ciò che è sicuro – e rispondo così a Barack Obama, che ha detto che dopotutto si trattava di un cittadino americano e che la strage non c’entra con l’islam – è che Obama ha torto. Già prima aveva detto che l’islam non è una religione violenta. Lo dice probabilmente anche in vista delle elezioni, per non incoraggiare DonaldTrump". Il fatto è che "l'omosessualità nell’islam è assolutamente condamnata, anche se è relativamente diffusa. Sicuramente i testi del Corano sono radicali. Ecco perché poco importa che Omar Mateen fosse o meno un seguace dell'Isis". Il problema grave è che stiamo vivendo nell’islam un periodo di radicalismo; nell’insegnamento quotidiano si parla di queste pratiche vietate e del castigo necessario per ritrovare l’autenticità del vero islam. Il radicalismo che stiamo vivendo si presenta come l’islam autentico, mentre tutte le altre 'forme' islamiche sono viste e presentate come influenzate dall’occidente, percepito come corrotto". Si torna così all'interpretazione dei detti di Maometto, veri o presunti che siano. Molti fondamentalisti, spiega Samir, "si appoggiano sempre a versetti coranici e commenti che dicono di uccidere, anche se non si sa quali dei detti di Maometto siano autentici e quali no. Esistono sei volumi scritti da autori altomedievali che hanno cercato di fare una chiarire la faccenda, e il loro lavoro è sfociato nel 'Libro dei detti autentici' (i Sahîh). Ma anche questi, oggi, sono messi in dubbio. Ci sono almeno seimila detti attribuiti al Profeta, ma nessuno sa se siano veramente autentici. Il criterio usato non è scientifico, perché è quello della tradizione (ho sentito un tale che ha attribuito questo a Maometto, che l’aveva sentito da un tale, che a sua volta l’aveva sentito...). Oggigiorno, è difficile riconoscere questi detti come autentici. Ma è sicuro che tra questi ci sono molti in cui si afferma la necessità di 'uccidere' o 'tagliare la mano'". Nel Corano – prosegue il nostro interlocutore – a proposito dell’omosessualità si parla di castigo. Può essere interpretato come la morte. Questa ambiguità rende il tutto assai fluido. E’ la tragedia di oggi: la maggioranza dei musulmani (diciamo del 60 per cento) non è favorevole all’applicazione letterale di queste pene. Certamente non è favorevole al terrorismo, benché proprio due giorni fa abbia letto uno studio realizzato in America che vede il 35-40 per cento dei musulmani favorevoli all’Isis".


Samir Khalil Samir è un islamologo gesuita d'origine egiziana

La radicalizzazione dell’islam da circa 50 anni

Il cambiamento in atto dura da almeno mezzo secolo, sostiene l'islamologo egiziano nella conversazione con il Foglio: "La tradizione radicale è diffusa attraverso l’insegnamento degli imam, e questa è la malattia attuale dell’islam. Un secolo fa non era per niente così. L’islam era molto più aperto anche alla modernità. Oggi – dagli anni Sessanta in poi – siamo in presenza di un movimento che pretende di tornare all’origine, al momento più radicale e fondamentalista. Non serve dire che questo non è l’islam, perché non fa altro che rafforzare la corrente più fondamentalista. Bisogna dire che questo è inaccettabile. Chi lo pratica lo fa con convinzione. Chi uccide pensa di praticare l’autentico islam, e come i membri dell’Isis la pensa un terzo dei musulmani". Insomma, prosegue, "dire che l’islam non c’entra nulla, non risolve il problema. Semmai lo accentua. E’ anche un problema della chiesa cattolica. Io l’ho segnalato al segretario del Santo Padre. Sono stato da lui e gli ho detto 'Guardi, provi a trasmettere al Papa questo messaggio'. Io – dice – capisco l’intento del Papa. C’era un accordo con l’Università di al Azhar per tenere incontri regolari islamo-cristiani. Appena iniziati, al Azhar unilateralmente e senza preavviso annunciò che aveva deciso di rompere i rapporti, un po’ più di cinque anni fa. Da allora, il Vaticano ha fatto tutti gli sforzi possibili. Ha mandato il cardinale Jean-Louis Tauran, il nunzio. Inutilmente. Pochi mesi fa, il vescovo Miguel Ayuso s'è recato direttamente al Cairo. Dopo un’ora di attesa, gli hanno comunicato che il rettore era impegnato e non poteva riceverlo". Sul rapporto con il Grande imam dell'università del Cairo, Ahmed al Tayyeb, Samir si sofferma ancora: "Penso alla visita di al Tayyeb in Germania, davanti al cui Parlamento ha osato dire che nel Corano non c'è violenza perché lì non si trova la parola seif (spada). Il che – chiosa – è ridicolo come argomento". Quanto alla visita dell'autorità sunnita in Vaticano, "io penso che il Santo Padre non abbia voluto fomentare uno scontro, bensì che fosse prima di tutto interessato a riprendere i rapporti in modo da uscire dall'impasse. E' un atteggiamento di diplomazia".

Qual è la soluzione?

La violenza, osserva Samir, "fa parte certamente sia del Corano,sia della vita di Maometto. Chi lo nega o mente o è ignorante. E penso sia meglio essere ignoranti". Ma la soluzione qual è? "Ripensare e accettare le norme dell'etica, essenzialmente quelle contenute nella Carta universale dei Diritti dell'uomo, che i paesi musulmani – benché l'abbiano formalmente sottoscritta – non la applicano. Mi riferisco, a titolo di esempio, alla libertà di coscienza, che non è permessa. Infatti, se una persona in segreto abbandona l'islam, ciò è tollerato. Se lo fa pubblicamente, la pena è la morte. Ovunque". Ma questo modo di pensare e di agire "non risolve alcun problema. Non permette un dialogo con i musulmani. Bisogna riprendere in mano il Corano e dire chiaramente che quanto scritto era rivolto a una determinata cultura". L'obiezione è che anche nella Bibbia di violenza ce n'è, basti considerare intere pagine del Vecchio Testamento: "E' vero, c'è scritto 'occhio per occhio, dente per dente'. Ma poi – afferma l'islamologo – è venuto Cristo, il quale ha raccomandato di superare tutto attraverso il perdono. Ciò che voglio dire, è che qui c'è stato un progresso, abbiamo dovuto rileggere l'Antico Testamento alla luce del Nuovo. Ed è questo che manca oggi all'islam. La soluzione consiste nel domandarsi cosa avesse voluto Dio insegnare con un determinato passaggio di quel testo. Ciò che c'è scritto sulla carta è pensato per un popolo e una mentalità di quattordici secoli fa". Bisogna, insomma, guardare "allo scopio di Dio, cioè dobbiamo cercare con la nostra mentalità di attualizzare il dato comando divino. In arabo quest'operazione si concretizza nel cercare le maqâsid al-shari’ah , cioè lo scopo, gli oggettivi, della Legge divina, non la lettera. Per dirlo con San Paolo: “La lettera uccide; lo spirito vivifica!” (2 Cor, 3).
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Re: Coki e nasi ixlam - Omosessualità e nazismo islamico

Messaggioda Berto » gio giu 16, 2016 7:32 pm

Dopo Orlando, il messaggio di Netanyahu all'Isis: "Non ci faremo sottomettere dal terrore"
2016/06/16

http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/06/1 ... e_c324.htm

Il Primo ministro israeliano: "La strage di Orlando non è stato solo un attacco alla comunità lgbt. E' stato un attacco a tutti noi, ai nostri valori, alla libertà, alla diversità, alla possibilità di scegliere"

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso - in un video già virale sulla rete - solidarietà incondizionata per la comunità Lgbt, dopo l'attentato di Orlando, che ha provocato la morte di 49 persone ed il ferimento di altre 50. "A Orlando - ha detto Netanyahu - un terrorista entra in un locale e uccide 50 persone: figli e figlie, fratelli e sorelle, sterminati a sangue freddo. Non stavano facendo nulla di male. Ballavano insieme agli amici, si godevano la musica con i loro innamorati. Perché quel terrorista li ha assassinati? Perché era guidato da un odio fanatico. Ha colpito la comunità Lgbt perché credeva che fosse il male. Ma l’assassino non era solo. In Siria, l’Isis getta gli omosessuali dai tetti, in Iran il regime li impicca alle gru. In troppi sono rimasti in silenzio davanti a questa orribile persecuzione. La strage di Orlando non è stato solo un attacco alla comunità Lgbt. E' stato un attacco a tutti noi, ai nostri valori, alla libertà, alla diversità, alla possibilità di scegliere".

"Il terrorismo islamico non fa distinzione tra le diverse sfumature. Per loro sono tutti infedeli. Questa settimana sono stati gli omosessuali a Orlando. Pochi giorni prima, gli ebrei a Tel Aviv. Prima ancora persone a un concerto a Parigi; viaggiatori a Bruxelles; yazidi in Iraq; lavoratori a San Bernardino; cristiani e giornalisti in Siria. Siamo tutti un bersaglio".

"Noi crediamo che tutti siano stati creati a immagine e somiglianza di Dio. L’isis, invece, crede che chiunque non sia come loro meriti la morte. Non ci faremo sottomettere dal terrore. Reagiremo. E vinceremo. Oggi vi chiedo di raggiungere i vostri amici della comunità Lgbt, di consolarli, dire loro che siamo dalla loro parte, siamo insieme come un’unica forza. E che ricorderemo sempre le vittime. Dite loro che non saranno mai da soli, che siamo un’unica famiglia che merita dignità, che merita di vivere. Non ho nessun dubbio che coloro che spargono odio e terrore saranno sconfitti. Lavorando insieme li sconfiggeremo anche più in fretta. Dobbiamo restare uniti, risoluti nel credere che tutte le persone, senza distinzioni di orientamento sessuale o razza o etnia, meritino rispetto e dignità".
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Re: Coki e nasi ixlam - Omosessualità e nazismo islamico

Messaggioda Berto » gio giu 16, 2016 9:55 pm

???

"All'islam servono una rivoluzione sessuale e una intellettuale"

http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/06/1 ... e_c562.htm

Omer Aziz su New Republic tenta di dare delle risposte sul perché della strage in Florida. E scrive che l'omofobia dilagante nel mondo musulmano non va rimossa ma affrontata

Omer Aziz è uno scrittore e dottorando in legge a Yale. Sul magazine liberal New Republic, ha scritto un lungo commento sulla strage di Orlando, in cui Omar Mateen, cittadino americano di origini afghane, ha ucciso 59 persone in un noto locale gay della città della Florida dopo aver giurato fedeltà allo Stato islamico.

Aziz è di religione musulmana, nel senso che "l'islam è stata parte integrante della mia identità per tutta la mia vita", spiega nel testo. Oggi però dice di considerarsi piuttosto un agnostico. Nel suo articolo, Aziz parla dell'omofobia nell'islam e sottolinea come la strage di Orlando sia stata un gesto compiuto da un musulmano, la cui religione odia gli omosessuali. Il giovane arriva quindi a formulare un appello alla comunità musulmana affinché realizzi una rivoluzione sessuale e intellettuale riscattando la dignità individuale e collettiva.

Certo, sottolinea lo scrittore americano, "l'islam non ha il monopolio sull'omofobia", dato che molti altri paesi in Africa, Asia e America hanno adottato fino a oggi leggi discriminanti nei confronti dei gay. Ma finora, nel dibattito sorto dopo la strage di Orlando, "nessuno si è nemmeno avvicinato alla verità, ovvero che l'omofobia e dilagante nel mondo musulmano. E' giustificata dal clero e difesa dalla società".

Una coppia durante la veglia per le vittime della strage di Orlando (foto LaPresse)

Lo scrittore rivolge accuse pesanti alla società attuale e ai giovani che vivono anche in occidente. Le loro "menti sono permeate dall'omofobia", e senza nemmeno rendercene conto noi ripetiamo in continuazione insulti grotteschi che fanno riferimento all'omosessualità (in particolare cita il termine inglese “faggot”, che significa omosessuale ma che nel discorso colloquiale sottintende un tono insultante). "Se sei musulmano e pensi che stia esagerando sulla visione dei musulmani a proposito dei gay, vai nella tua moschea questo venerdì e prova a confessare al tuo imam che sei omosessuale e ascolta la sua risposta", scrive provocatoriamente Aziz. Per spiegare perché ciò avvenga ancora oggi, lo scrittore dice che "lo scudo del senso di colpa dell'uomo bianco liberal protegge le minoranze socialmente conservatrici dal mettere in discussione le loro posizioni".

???
Aziz spiega anche come il salafismo sta "congelando l'islam" a un'interpretazione anacronistica del Corano che "cancella 1.400 anni di storia". Aziz spiega meglio il concetto: "La combinazione fatale di pensieri retrogradi, dettami reazionari e violenza rivoluzionaria sono la vera essenza del fascismo". Ma l'islam era originariamente qualcosa di totalmente opposto, ricorda il giovane dottorando. "Il Profeta Maometto era tutto meno che un conservatore e ai suoi tempi sovvertì l'ordine sociale dell'Arabia. Le sue idee fondamentali – l'unità per tutte le persone, l'assenza di distinzione per classe, razza, l'illuminazione spirituale attraverso la purificazione del corpo, il divorzio e i diritti ereditari alle donne, la redistribuzione obbligatoria della ricchezza dai ricchi ai poveri – erano tutte proposizioni radicalmente egalitarie per i suoi tempi. Eppure riuscì a sfidare le élite della Mecca che volevano ucciderlo per aver introdotto simili blasfemie.
Gli arabi erano illetterati, mentre l'arma di Maometto era la sua parola".

Un uomo studia il Corano (foto LaPresse)

Perché, allora, oggi l'omofobia permea la religione e la società musulmana? Aziz prova a dare una spiegazione: "L'omofobia non può essere convenzionalmente attribuita al Corano. La vera ragione per cui i musulmani denunciano istintivamente l'islamofobia mentre rimangono in silenzio sull'omofobia, è perché dalla loro giovane età si insegna ai bambini musulmani che l'attrazione sessuale non è permessa. Una profonda ignoranza avvolge la vita sessuale di un bambino musulmano". E quindi: "Gli uomini sono esseri sessuati, e se l'attrazione sessuale è considerata un peccato dallo stato, dalla famiglia, dalla moschea e dalla comunità il bambino che comincerà a credere di essere diverso dagli altri si tormenterà e si desterà, rifiuterà sia la religione sia il suo stesso corpo, e questo, soprattutto, può portarlo facilmente alla frustrazione e alla violenza". Per questo, conclude Aziz, nel mondo islamico serve "una rivoluzione sessuale che accompagni quella intellettuale".
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Re: Coki e nasi ixlam - Omosessualità e nazismo islamico

Messaggioda Berto » gio lug 14, 2016 1:01 pm

IL CORANO VIETA GLI ALCOLICI (MA NON LE DROGHE), E I RAPPORTI GAY (CHE NELLA PRATICA SONO TOLLERATI)
L'omosessualità femminile è permessa dall'islam e, per la maggior parte dei sunniti, anche quella maschile (del resto anche Maometto ebbe un rapporto omosessuale)
di Vittorio Messori
n.462 del 13 luglio 2016

http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4292

Come tutti sanno il Corano vieta rigorosamente il consumo di vino e, in genere, di ogni alcolico. Un divieto che per Maometto non fu difficile stabilire, visto che nella desertica e arroventata penisola arabica (la sola che gli importasse, pare che non pensasse a una espansione, dopo la morte, della sua dottrina oltre quei deserti), nella penisola arabica, dunque, la coltivazione della vite era pressoché impossibile. Il poco vino che si consumava era portato dalle carovane provenienti soprattutto dal Libano ed era dunque scarso e caro. In ogni caso, tra i tropici e l'equatore gli effetti anche negativi degli alcolici sono moltiplicati dal clima. Meglio, dunque vietare.

IN VINO... IPOCRITAS
Questo divieto è tra le poche cose del Corano che piacciono in Occidente: piacciono, infatti, ai "proibizionisti", membri soprattutto di sette protestanti, quelle che riuscirono a convincere il governo americano a imporre in tutti gli Stati Uniti - dal 1919 al 1934 - lo stop totale alla produzione, vendita, importazione delle bevande alcoliche. Come sempre, tra l'altro, si ebbe il solito effetto opposto alle attese: invece di moralizzare la società si moltiplicò la criminalità, con il contrabbando e le distillerie clandestine, favorendo lo sviluppo del fenomeno mafioso. C'era, qui - e c'è - comunque, una insanabile contraddizione: proprio dei protestanti che dicono di obbedire fedelmente solo alla Scrittura, contrastavano (e tuttora contrastano, anche in comunità numericamente importanti, come gli Avventisti) una realtà scritturale innegabile. Sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento è deplorato, com'è ovvio, l'abuso di vino, ma questo non è certo proibito, anzi è spesso lodato come uno dei doni che Dio ha fatto all'uomo. Gesù stesso beveva, come ogni ebreo e, anzi il suo primo miracolo fu quello di Cana, quando provvide a rifornire di altra bevanda i convitati a un banchetto nuziale già un po' brilli, visto che il loro consumo era andato al di là delle previsioni del padrone di casa. San Paolo, pur ripetendo nelle sue lettere l'invito scontato alla moderazione, arriva ad esortare l'amico Timoteo a "bere un po' di vino" per contrastare dolori di stomaco. Con buona pace di quei protestanti - che vorrebbero astemi non solo i loro seguaci, ma anche tutti i cristiani - nell'intera storia della Chiesa solo gruppi di fanatici settari hanno rifiutato gli alcolici. San Benedetto stesso, nella sua Regola, respinge il rigorismo di un ascetismo che non è cristiano, e fissa per i suoi monaci una quantità giornaliera del prezioso liquido. Le abbazie, tra l'altro, divennero spesso famose per la produzione, oltre che di vini pregiati, di birre e di digestivi anche con alta gradazione.
In ogni caso, non tocca a noi, cristiani, lanciare la pietra contro chi va contro le norme della sua religione. Proprio noi, cittadini di un mondo che ormai in gran parte non ignora solo i precetti del Vangelo: ignora la sua esistenza stessa. Quanto abbiamo detto sopra è per accennare a un aspetto del mondo islamico di cui ben poco si parla e che è stato di recente esplorato da Franz Rosenthal, arabista prestigioso, ben noto agli storici e con cattedra all'università di Yale. Lo studioso ha pubblicato un libro dal titolo significativo: The Herb. Hashish versus Muslin Society. L'Erba, con la maiuscola, l'Erba per l'antonomasia è la cannabis dai cui fiori, come è noto, si estraggono varie droghe di cui l'hashish è la più ricercata. Lo storico, dopo una lunga ricerca negli archivi (ma frequentando non solo il passato bensì anche il presente del mondo musulmano, constatando la presenza se non la crescita del problema) lo storico, dunque, mostra come l'astensione dagli alcolici sia stata sostituita dal consumo di massa di hashish, fumato miscelato con tabacco o reso liquido e bevuto. Secondo il professor Rosenthal, questo uso ed abuso di droghe è tra le ragioni principali del declino della società islamica che, a partire dal XIII secolo, diventa sempre meno creativa e finirà poi tutta sotto il dominio coloniale degli europei. Pochi sanno che nel 1789, appena sbarcato in Egitto, Napoleone scoprì la diffusione di massa della canapa indiana e ne constatò gli effetti disastrosi della popolazione. Dunque, emanò un decreto che vietava rigorosamente ai soldati francesi ogni consumo di hashish, liquido o solido. È in assoluto il primo atto - constata lo studioso di Yale - di un'autorità europea contro gli stupefacenti. Comunque, il dilagare dell'Erba in tutto il mondo musulmano è continuata a tal punto che, nel 1922, sempre i francesi - stavolta quelli che occupavano Tunisia, Algeria, Marocco - cercarono di limitare l'uso della droga vietandone la vendita libera e istituendo un monopolio di Stato. Il prezzo fu elevato di molto, per scoraggiar i clienti, e la quantità per ogni persona fu ridotta al minimo. Nel dopoguerra, all'Incontro mondiale sugli stupefacenti, a Ginevra, i delegati musulmani chiesero che la cannabis (cui molti guardavano con indulgenza) fosse inserita nell'elenco delle sostanze da proibire e da combattere. Il delegato egiziano fece un intervento drammatico: "L'hashish è la causa principale di alienazione mentale del nostro Paese, essendo responsabile del 40 per cento dei ricoveri urgenti in ospedale e fiaccando le energie dei lavoratori, sia giovani che adulti". Ogni repressione legale e poliziesca, tuttavia, non ha risolto e neppure attenuato il problema che, anzi, oggi si aggrava. Questo diciamo non certo per moralistica condanna, bensì a beneficio degli ingenui che, a fronte di un Occidente postcristiano dove la droga ha la presenza che sappiamo, favoleggiano di un mondo musulmano compatto in virtù ammirevoli: niente alcol, niente stupefacenti. E, già che ci siamo, niente omosessualità. Beh, qui sotto, parleremo pure di questo.

L'ADOLESCENTE SODOMIZZATO DA MAOMETTO
Si sa che il Corano condanna severamente i rapporti sessuali tra uomini (l'omosessualità femminile, pur molto praticata negli harem e nelle saune per sole donne, è ignorata) e sancisce, addirittura la pena di morte. Il maggior numero dei moltissimi giustiziati in quella teocrazia sciita che è l'Iran è costituita da sodomiti, spesso giovanissimi. L'applicazione della pena coranica è assai meno frequente tra i sunniti: in effetti, il Nord Africa è sin dall'Ottocento un eden per gli omosessuali europei. Tanto per citare un esempio tra mille, André Gide, il premio Nobel, ha dedicato un intero libro alle sue avventure pederastiche in Marocco e in Algeria. Anch'egli testimonia della grande tolleranza islamica, che dura tuttora, alimentando un frequentato turismo sessuale gay.
Ma c'è un motivo ignorato dai più, anche da molti musulmani, nella comprensione dei sunniti. Questi, accanto al Corano, seguono una Tradizione (la Sunna, appunto), costituita da migliaia di frammenti, detti hadith. Questi riportano, tramandati per secoli oralmente, una parola, un detto, un atto, un silenzio del Profeta. Non soltanto il suo insegnamento ma anche la sua vita, pur nella quotidianità più banale, costituisce una base per la fede. Ebbene, c'è un hadith (il 12669, detto Musnah Amad) del quale non parlano in pubblico i dotti ma che, segretamente, ha contribuito a creare un clima di tolleranza verso l'omosessualità. Maometto, dopo i suoi successi religiosi e militari, era circondato da una corte (tutta maschile) composta anche da giovani e giovanissimi. Uno di questi, a nome Zahid, si distingueva tra la sua bellezza e la sua grazia. Avvenne così, narra il frammento entrato a far parte della Tradizione sunnita, che un giorno il Profeta prese per le spalle il discepolo, gli sollevò la tunica che portava come solo indumento e, di sorpresa, lo sodomizzò. Zahid non gradì quella che avvertì, non a torto, come una violenza e osò protestare con Maometto: non era proprio egli stesso che rivelava ai credenti al condanna di Allah per il sesso tra i maschi? Ma il Profeta gli replicò che avrebbe dovuto, semmai, ringraziarlo: essere non solo toccato ma addirittura posseduto dall'inviato divino era un grande e santificante privilegio. Gli esperti della Legge coranica ancora discutono: l'atto era una concessione particolare del Cielo per Maometto o costituiva un esempio che anche gli altri credenti potevano imitare? Guardando alla prassi seguita nei secoli dall'Islam sunnita, sembra che abbia finito per prevalere l'ipotesi dell'esempio che era lecito seguire. Una conferma autorevole è data dalla poesia araba, dove molto spesso è cantata la bellezza degli adolescenti e la dolcezza degli amori con loro. Si disilludano, dunque, coloro che pensano di trovare tra i musulmani un fronte compatto contro la diffusione dell'omosessualità. Scopriranno, sì, l'orrore per quelle "mostruosità" che, per tutto l'islam, sono le unioni o addirittura i matrimoni di uomini con uomini e di donne con donne. Ma scopriranno come, da sempre, molti dei Credenti in Allah non disdegnino il "passatempo" con gli efebi. Del resto, gli hammam, i bagni turchi di Istanbul, sono celebri da sempre anche per le pratiche omosessuali che vi si tengono. Non è stato lo stesso Profeta a cedere alla tentazione?

Titolo originale: Un po' di Islam
Fonte: Il Timone, maggio 2016 (n.153)
Pubblicato su BastaBugie n. 462
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Re: Coki e nasi ixlam - Omosessualità e nazismo islamico

Messaggioda Berto » dom feb 19, 2017 11:08 pm

Tra omofobia e ipocrisia, il volto celato dell’omosessualità in Pakistan
Articolo di Marie de Douhet pubblicato sul settimanale Le Point (Francia) il 18 dicembre 2014, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
16 novembre 2015

http://www.gionata.org/tra-omofobia-e-i ... l-pakistan


Più dell’87% della popolazione pakistana è omofoba, secondo un sondaggio del Pew Institute. Tuttavia, secondo i dati di Google, il Pakistan è il più forte consumatore al mondo di pornografia gay. Un paradosso che ritroviamo nei costumi come nella cultura pakistana.

Akbar*, un pio musulmano dalla lunga barba nera, vive a Lahore, la seconda città del Paese. Oggi non va al lavoro; dato che sua moglie non è in casa, accetta di parlare con noi del suo passatempo preferito: travestirsi davanti a uno specchio. “Recito le mie preghiere e onoro Allah ogni giorno, ma mi metto il rossetto sulle labbra. Ho perfino una moglie, per far piacere a Dio. Ma nel mio cuore vedo solo gli uomini.” Come molti altri, Akbar deve nascondere la sua omosessualità: in Pakistan i rapporti tra persone dello stesso sesso sono infatti passibili della pena capitale.

La singolare situazione dei travestiti

Tuttavia, secondo i nostri interlocutori, niente è più facile di avere un rapporto con un uomo. “Qui gli uomini sono talmente frustrati che si farebbero pure un cane, infatti sono gli etero che vengono a rimorchiarmi” ci dice divertita Nili, un uomo divenuto donna. Per lei la cultura dei travestiti e dei transessuali, incarnata dalle cosiddette “Hijra”, è un’antica eredità indo-pakistana. “Le hijra portano in sé i due sessi, perciò sono sempre state al tempo stesso rispettate e perseguitate. Vengono derise, sono le prime a rischiare di essere stuprate, ma sono loro che benedicono i neonati” continua Nili. A Islamabad e altrove non è raro incrociare i loro profili effeminati mentre mendicano ai semafori. Molto più visibili in Pakiistan che in Francia, i travestiti e i transessuali hanno, paradossalmente e malgrado le persecuzioni, più diritti che da noi: dispongono di una loro carta d’identità e sono riconosciuti come terzo sesso.

Abitudine culturale

Le hijra, prostitute a buon mercato, rappresentano le fantasie dell’uomo per un altro uomo. Qasim Iqbal, ricercatore e direttore del centro NAZ Male, l’unica associazione pakistana consacrata alla causa omosessuale, conferma: “In Pakistan le donne non sono accessibili al di fuori del matrimonio, quindi gli uomini, per fare sesso, si arrangiano tra di loro. Qui la maggior parte degli uomini ha avuto almeno un rapporto omosessuale, in quanto è molto più facile e accettabile appartarsi con un uomo che con una donna. Questo non vuol dire che sono gay, bensì che sono frustrati”. Come abbiamo potuto constatare sul posto, non è raro incrociare degli uomini che si tengono per mano in segno di amicizia mentre camminano insieme per strada. “Questo genere di cose in Occidente sarebbe immediatamente catalogato come comportamento omosessuale. In Pakistan è un’abitudine culturale, per nulla connotata sessualmente. È per questo e per altri motivi di questo tipo che in Pakistan è più facile per i gay nascondersi” spiega Qasim.

Matrimoni combinati

In un parco di Lahore dei giovani prostituti appena ventenni ci rivelano le frustrazioni dei loro clienti: “Gli uomini vengono a trovarci perché qui le donne sono frigide. Alcuni dicono di avere l’impressione di fare l’amore con un cadavere”. Certo è che, nei Paesi in cui i matrimoni combinati e forzati sono tutt’ora la norma, è difficile pretendere che gli sposini siano a loro agio a letto: una buona sposa pakistana non deve comportarsi in maniera adeguata e soprattutto, per queste giovani donne, la prima notte di nozze è molto spesso associata allo stupro. “La donna è una sposa, una madre, una sorella, ma ci dimentichiamo che è anche una donna!” dice corrucciato Habib Khan, un uomo d’affari originario del nord-ovest del Paese, una regione in cui è ben nota la bisessualità del popolo Pashtun. “Da noi si dice che, quando un uccello vola sopra Peshawar, con un’ala vola e con l’altra si para le chiappe” dice divertito. Secondo lui queste tendenze hanno un’origine greca, visto che i Pashtun sono i probabili discendenti dell’esercito di Alessandro Magno.

“Il vero amore può essere solo quello per un uomo”

Tali tendenze provengono però anche da una certa visione dell’amore. Durante una serata gay a Karachi un invitato ci spiega: “Se osservate la storia del mio Paese, della mia religione, vedrete che è sempre stato così. Le donne sono un sostituto del vero amore, esistono solo per la riproduzione. Il vero amore può essere solo quello per Dio, che è una figura maschile; il vero amore qui sulla terra, quindi, può essere solo quello per un uomo” afferma bicchiere di whisky alla mano, prima di abbracciarsi con un uomo davanti all’ultimo video di Lady Gaga. Se per lui, come per molti altri, l’unico amore autentico è quello di un uomo per un altro uomo, il rischio di essere scoperto omosessuale è molto concreto e la discrezione rimane una priorità. Un comportamento che riassume bene il paradosso del Pakistan, lacerato tra tradizione e desiderio di libertà. “La società pakistana è molto ipocrita. Puoi fare quello che vuoi in privato, fintato che il tuo comportamento pubblico è nelle regole” conclude Habib Khan.

* Il nome è stato cambiato

.

Testo originale: Homosexualité, la face cachée du Pakistan
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Re: Coki e nasi ixlam - Omosessualità e nazismo islamico

Messaggioda Berto » lun feb 20, 2017 7:12 pm

La miseria sessuale
Uno scrittore algerino denuncia sul NYT il rapporto malato e ossessivo di molti paesi arabi con il sesso (e le donne). Il divieto di fare l’amore nudi. I corpi da nascondere. L’orgasmo dopo la morte.
Annalena Benini
16 Febbraio 2016
http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/02/ ... uale-92750

Il sesso è un grande paradosso in molti paesi del mondo arabo: viene negato, vietato, dissimulato, domina i pensieri inespressi, la vita segreta, le azioni e il disprezzo verso le donne, i sensi di colpa e la rabbia, la demonizzazione dei desideri e anche, a volte, il rapporto con la morte. Un lungo articolo di Kamel Daoud, scrittore algerino, tradotto dal francese (e anche in arabo) per il New York Times racconta “la miseria sessuale del mondo arabo”. Il rapporto difficile con le donne, con la semplice esistenza di un’umanità femminile, e di corpi da nascondere e da umiliare. Le donne in alcuni luoghi sono velate, condannate, uccise a pietrate, ma come minimo vengono accusate di seminare disordine nella società ideale, considerate una fonte di destabilizzazione (“le gonne corte innescano terremoti”), rispettate solo se definite da un rapporto di proprietà: la moglie di X, la figlia di Y.

Devono rinunciare ai corpi, perché il corpo scoperto rischia di scoprire anche quel desiderio che gli islamisti e i conservatori vogliono negare. “Il desiderio negato pesa sulla mente per la sua stessa dissimulazione. Anche se le donne sono velate, sono al centro delle nostre connessioni, dei nostri scambi e delle nostre preoccupazioni”. La coppia non è più uno spazio di intimità, una questione privata, ma un problema per tutto il gruppo. Si esclude la seduzione, il flirt, si escludono i meccanismi dell’amore che quindi diventano una malattia del pensiero, e il controllo sulla verginità un’ossessione (alcuni pagano i chirurghi affinché “riparino” l’imene rotto). In alcune terre di Allah, scrive Kamel Daoud, la guerra sulle donne e sulle coppie si trasforma in un interrogatorio: durante la caldissima estate in Algeria, brigate di Salafiti e di ragazzi infervorati dai discorsi degli imam radicali e dei predicatori islamici alla televisione escono a controllare i corpi femminili, specialmente quelli delle bagnanti. La polizia controlla le coppie, anche quelle sposate, nei luoghi pubblici. I giardini sono vietati alle passeggiate degli amanti. I banchi vengono segati a metà per impedire alle persone di sedere una accanta all’altra. Il risultato è l’ossessione: fantasticare sulle trappole, sul male dell’occidente, con la sua esposizione alla lussuria, oppure sognare il paradiso islamico e le sue vergini. I predicatori della tivù religiosa, scrive Daoud, hanno il monopolio del discorso sul corpo, sul sesso e sull’amore. “Alcuni dei loro interventi hanno assunto forme mostruose, virando verso una specie di porno islamismo”.

Sono state emesse fatwe grottesche: è vietato fare l’amore nudi; le donne non possono toccare le banane; un uomo può restare solo con una collega solo se lei è stata la sua balia. Gli orgasmi sono accettabili soltanto dopo il matrimonio (ma con tutte le disposizioni religiose che li delimitano) oppure dopo la morte. Ecco perché il sesso è ovunque, scrive Daoud, ecco perché riguarda la morte. Le meraviglie proibite, di cui è vietato, e quindi esasperato, anche solo il pensiero durante la vita, vengono presentate come meritata ricompensa ultraterrena per chi abita “le terre della miseria sessuale”. “La strada verso l’orgasmo attraversa la morte, non l’amore”. Niente a che vedere con Sheherazade, gli harem, la danza del ventre, il kamasutra e tutto “l’orientalismo” affascinante con cui l’occidente si rassicura ed evita di pensare alla condizione delle donne musulmane. Il sesso è malato insistente, pulsa nelle tempie, gonfia le vene e sta diventando una minaccia sempre più vicina.
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Re: Coki e nasi ixlam - Omosessualità e nazismo islamico

Messaggioda Berto » lun feb 20, 2017 9:56 pm

Sono i Bacha Bazi i bimbi abusati "per gioco": li vestono da donna e poi li stuprano.
Una pratica orribile ancora fin troppo poco conosciuta.
https://www.facebook.com/agora.fanpage. ... 4247046910

https://it.wikipedia.org/wiki/Bacha_Bazi
Il Bacha Bazi (Bacheh-baazi), che significa "giocare/stare assieme/essere interessato ai bambini", noto anche come bacchá (dal persiano bachen-bambino/ragazzo) o bacha bi-reesh (ragazzino imberbe), è oggi considerata una forma di schiavitù sessuale e prostituzione minorile in cui ragazzini in età prepuberale o appena entrati nell'adolescenza sono venduti a uomini ricchi e potenti afghani per intrattenerli e compiacerli sessualmente.

Questo, in Afghanistan, è un vero e proprio business, e molti uomini adulti tengono i loro "Bacha bazi" come fossero un autentico status symbol[3]; alcuni dei giovani maschi coinvolti riferiscono d'esser stati costretti ad aver continuativi e frequenti rapporti sessuali con i loro padroni e che se si rifiutavano venivano molto semplicemente violentati.[4] Le autorità governative a tutt'oggi stanno a malapena iniziando un tentativo di repressione della pratica, ma rimangono molti dubbi sulla sua efficacia in quanto buona parte degli uomini coinvolti sono potenti ex-comandanti militari.

A stretta norma di legge la pratica è illegale, in quanto contraria sia alla Sharia che al codice civile afghano[6]; ma le leggi vengono raramente applicate nei confronti dei criminali più potenti e la polizia stessa in moti casi si rende complice dei reati commessi. Già nel 2009 il rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite affermò: "È tempo d'affrontar seriamente la questione riguardante tale pratica, per por fine al più presto ad essa. Molti leader religiosi del paese si sono appellati noi per aiutarli nella lotta contro quest'attività; i responsabili dovrebbero essere puniti e i ragazzi protetti di modo che possano avere il diritto ad un'infanzia senza sfruttamento".

La pratica denominata Bacha Bazi è una forma istituzionalizzata di pederastia diffusa in tutta la regione fin dai tempi antichi. Storicamente è sempre stata più comune nelle zone più settentrionali dell'Afghanistan, e dura fino ad oggi, mentre nelle grandi città è via via tramontata a partire dalla fine della prima guerra mondiale. Lo storico della danza Anthony Shay la descrive come "severamente disapprovata dalle potenze coloniali, prima inglesi e francesi e poi russe, e da quelle élite che avevano assorbito i valori occidentali".

I rapporti con effeminati hanno una lunga e autorevole storia tra i governanti e i poeti del medioevo arabo (un nome fra tutti quello di Omar Khayyam) e una certa forma di pederastia nella classe alta musulmana era parte integrante della 'morale sociale', questo fin dall'VIII secolo; nella capitale dei califfi abbasidi Baghdad vi è testimonianza della comparsa di questi ragazzi che si esprimeva tramite abiti e maniere femminee.
L'Impero ottomano fino al XIX secolo aveva i Kocek, ragazzi vestiti da donna che intrattenevano gli uomini con danze e canti tramite cembali e tamburi.


La storia dei bacha-bazi in Afghanistan. Bambini costretti a ballare, travestiti da donna, abusati
03/08/2015
http://www.huffingtonpost.it/andrea-iac ... 21170.html

In alcuni paesi del mondo i bambini hanno un prezzo, chi lo paga ne decide anche l'identità. Accade in Afghanistan e loro sono i bacha-bazi. È una pratica atroce, anche se socialmente accettata, perché protetta dallo scudo della tradizione secolare di questo paese. Sono abusi di cui si parla poco, che ancora oggi rappresentano un tabù. I bacha-bazi sono letteralmente i "bambini per gioco", minori, maschi, costretti a indossare abiti femminili ed essere sfruttati sessualmente da uomini molto più grandi di loro. Vengono rapiti ancora adolescenti, adescati per strada, prelevati dalle proprie famiglie da ricchi e potenti mercenari, disposti a comprarli e mantenerli economicamente.

Il bambino da quel momento diventa di proprietà del compratore e viene costretto a cambiare identità. Vestito da donna, con tanto di campanelli ai polsi e alle caviglie e un po' di make-up a ricoprirne il viso, viene obbligato a imparare a cantare e ballare con il solo obiettivo di essere poi violentato quando la danza e la musica saranno finite. I "proprietari", chiamiamoli così, dei bacha-bazi approfittano della condizione di povertà in cui vivono questi bambini e le loro famiglie, sapendo che i genitori non posso rifiutarsi o denunciarli, perché sono troppo potenti e influenti nel proprio paese e nessuno avrebbe il coraggio di opporsi. Nemmeno la legge. Questa tremenda pratica è infatti una violazione dell'ordinamento giudiziario afghano contraria a tutte le norme della convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ma le autorità locali spesso chiudono un occhio a causa dello strapotere proprio di questi uomini. Essere un "bambino danzante", come lo definiscono molti media, in Afghanistan vuol dire subire un forte danno psicologico, dovuto al cambio di personalità, essere picchiato e vittima di ripetute violenze carnali da parte del proprio padrone o dei suoi amici.

Una condizione di sottomissione che riunisce il concetto di prostituzione ma anche di pedofilia e che segna il ragazzo a vita. All'età di 18 anni, solitamente, i bacha-bazi vengono liberati anche se non hanno più un futuro. La vicinanza a uomini di potere se da una parte eleva lo status del ragazzo dall'altra lo rende riconoscibile e, quindi, vulnerabile: una volta lasciato solo altri uomini abuseranno di lui, come se ormai avesse perso il diritto di decidere. Spesso nessuno di questi bambini denuncia i suoi aggressori perché, oltre alle violenze già subite, rischiano di essere accusati (notate bene: i bambini, non i loro persecutori) di omosessualità.

Quando si parla di negazione dell'identità, con il tacito consenso della comunità afghana, però i maschi non sono gli unici a doverne subire gli effetti. Si chiamano bacha-posh e sono bambine vestite e trattate come un ragazzo a tutti gli effetti. In alcune zone dell'Afghanistan e del Pakistan, infatti, una madre che non abbia partorito almeno un figlio maschio, non è vista di buon occhio. Così, come accade per le spose bambine, se una femmina nasce in certi angoli del mondo non ha diritto di scegliere il proprio futuro. Tra le tante figlie i genitori scelgono quella che sarà il "maschio di casa", colei che avrà tutti i diritti e i privilegi di cui godono solo gli uomini, che potrà frequentare una scuola e poter lavorare.

Capelli corti e i pantaloni, le bacha-posh vengono trattate come fossero bambini, private di un'identità e del diritto di sviluppare una loro personalità, succubi dell'ennesima imposizione. Almeno fino all'età da marito. Nel giro di una notte in età adolescenziale, infatti, le ragazze vengono svestite dei loro panni da maschio, perdono libertà, diritti, privilegi e si riappropriano della loro natura di donna, costrette a piegare il capo di fronte al nuovo ennesimo cambiamento. Vengono poi mandate in sposa a un uomo che non hanno scelto e continueranno la loro vita come se nulla fosse mai successo. Il trauma che subiscono questi bambini e queste bambine è enorme e non c'è tradizione che tenga.

(Post redatto in collaborazione con Flavia Testorio)
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Re: Coki e nasi ixlam - Omosessualità e nazismo islamico

Messaggioda Berto » dom mar 12, 2017 8:59 pm

EVOLUZIONE MUSSULMANA DALLA CAPRA ALL' AUTOMOBILE
https://www.facebook.com/10001469038568 ... 2902027388


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Re: Coki e nasi ixlam - Omosessualità e nazismo islamico

Messaggioda Berto » gio mar 30, 2017 6:58 am

Gay islamici per islamici ricchi. Gli altri vengono eliminati. Ipocriti.
https://www.facebook.com/Thearabpage/vi ... 7823475430
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Re: Coki e nasi ixlam - Omosessualità e nazismo islamico

Messaggioda Berto » ven mar 31, 2017 9:52 pm

Berlino, musulmani ritirano i figli dall'asilo "perché il maestro è gay"
Diversi genitori musulmani hanno sottoscritto una petizione per allontanare un maestro d'asilo gay da un istituto di Berlino. Ma la scuola li costringe ad iscrivere i figli altrove
Ivan Francese - Ven, 31/03/2017

http://www.ilgiornale.it/news/berlino-m ... 81135.html

"Quel maestro è gay", e alcuni genitori musulmani ritira i propri figli da un asilo di infanzia a Berlino. Si tratta di un caso di cronaca che sta facendo discutere tutta la Germania, nato nel distretto Reinickendorf, alla periferia nord-occidentale della capitale tedesca.

Quando hanno scoperto che uno dei maestri dei loro figli era omosessuale, alcuni genitori di religione musulmana hanno lanciato una petizione per chiederne l'allontanamento o il trasferimento ad altro incarico. In particolare, le famiglie contestavano che il giovane educatore fosse a contatto fisico con i propri figli e che li accompagnasse anche al bagno, come peraltro è normale per le maestre di scolari così piccoli.

Dopo un primo momento in cui il diretto interessato, sotto pressione, ha chiesto il trasferimento presso un altro asilo, la direzione della materna che era stata teatro della rivolta si è imputata per consentirgli di mantenere il proprio posto. E ha dato ai genitori musulmani un'alternativa secca: "O accettate il maestro omosessuale, oppure iscrivete i vostri figli ad un altro asilo".

Il maestro oggetto della polemica ha spiegato al Tagesspiel che per alcuni di questi genitori un educatore omosessuale sarebbe "automaticamente un pedofilo". Tanto che sarebbero già diverse le famiglie che hanno ritirato i propri figli dall'istituto.

Ma il problema non riguarda solo gli educatori omosessuali, ma tutti gli insegnanti d'asilo maschi, che spesso si trovano di fronte a scetticismo e ostilità. Nonostante i piani del governo tedesco per ridurre il gap, si calcola che a Berlino per un educatore d'infanzia maschio ci siano ben nove femmine.
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