Iresponsabiłi defensori de l'Ixlam połedego rełijoxo

Re: Iresponsabiłi defensori de l'Ixlam połedego rełijoxo

Messaggioda Berto » mer feb 14, 2018 10:02 pm

???

Macron,'presto riforma islam di Francia' - Europa
Presidente a Jdd, 'ritrovare cuore laicità e coesione nazionale'

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/e ... 08a4a.html


(ANSA) - PARIGI, 11 FEB - Consultazioni di esperti e rappresentanti di tutte le religioni, lavori in corso all'Eliseo per una grande "riforma dell'islam di Francia". Le basi, annuncia il presidente Emmanuel Macron in un'intervista a Le Journal du Dimanche, "saranno poste in questo primo semestre del 2018". "Il mio metodo per progredire in questo campo - assicura il capo dello stato - è di andare avanti passo dopo passo.
Svelerò qual è la mia proposta soltanto quando questo lavoro sarà concluso".
Il presidente aggiunge che il suo obiettivo è "ritrovare il cuore della laicità, la possibilità di poter credere o non credere, per salvaguardare la coesione nazionale e la possibilità di avere la libertà di coscienza". Macron ritiene da un lato che sia pericoloso "brandire oggetti troppo connotati", ma anche "fare di tutta l'erba un fascio". "C'è una questione - dice - che è quella dell'organizzazione. Ma ce n'è un'altra, quella del rapporto fra l'Islam e la Repubblica".
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Re: Iresponsabiłi defensori de l'Ixlam połedego rełijoxo

Messaggioda Berto » ven mar 02, 2018 7:29 am

Medio Oriente, Mogherini contro Trump: «non è il momento di presentare piani di pace»
01/03/2018

http://www.rightsreporter.org/medio-ori ... piani-pace

Federica Mogherini non riesce proprio ad essere imparziale quando si tratta di Israele e di palestinesi. Il capo della politica estera europea ha messo in guardia il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dal presentare un piano di pace sul conflitto israelo-palestinese.

Secondo la sig.ra Mogherini non è il momento di proporre nuovi piani di pace che siano diversi da quelli messi a punto fino ad ora che però in oltre 70 anni non sono riusciti a produrre praticamente nulla se non nuovi conflitti.

Parlando con i giornalisti subito dopo una riunione tra i 28 Ministri degli Esteri della UE e una delegazione di Paesi Arabi, Federica Mogherini ha detto che Europa e Lega Araba ritengono che questo non sia il momento più adatto per presentare nuovi piani di pace che sconvolgano il concetto dei due Stati fin qui perseguito dalla comunità internazionale.

«UE e Lega Araba si oppongono categoricamente alla decisione di Trump su Gerusalemme» ha ribadito la Mogherini.

La delegazione araba, che si è presentata a Bruxelles sotto il nome roboante di “Delegazione della Lega degli Stati arabi a Gerusalemme” ed era composta tra gli altri dai Ministri degli Esteri di Giordania, Egitto, Arabia Saudita, Marocco, Emirati Arabi Uniti e Autorità Palestinese ed era guidata dal Segretario Generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, ha confermato le parole della Mogherini affermando «di avere un livello di conoscenza della questione israelo-palestinese tale da non poter essere esclusa dalla stesura di eventuali nuovi piani di pace riguardanti Palestina e Israele».


Le paure di Mogherini & C.

Ma quali sono le paure di Mogherini & C. in merito al più volte ventilato nuovo piano di pace che Donald Trump intenderebbe presentare a breve? In sostanza temono di essere tagliati fuori così com’è avvenuto in occasione della decisione di trasferire l’ambasciata americana a Gerusalemme riconoscendo di fatto la città quale capitale di Israele. E allora mettono le mani avanti affermando che nessun piano di pace può essere presentato senza prima essere sottoposto alla loro attenzione. Per di più percepiscono il rischio concreto che, come è avvenuto per Gerusalemme, le decisioni americane indeboliscano notevolmente la cosiddetta “questione palestinese” relegandola a posizioni secondarie rispetto ad altre situazioni che riguardano il Medio Oriente.

«Ciò che ha portato qui i ministri della Lega degli Stati arabi e i ministri dell’Unione europea è la preoccupazione che abbiamo riguardo a qualsiasi passo falso sul processo di pace in Medio Oriente e su Gerusalemme in particolare» ha detto la Mogherini. «Qualsiasi passo falso potrebbe rafforzare le posizioni radicali, chiudere lo spazio per coloro che ancora vogliono vivere fianco a fianco in sicurezza e pace e potrebbero trasformare il conflitto da politico a conflitto religioso e quindi avremo un problema molto più grande di quello che abbiamo oggi» ha infine concluso il capo della diplomazia europea.

In realtà nessuno conosce ancora il piano di pace che il Presidente Trump presenterà, ma è ormai palese che il Presidente americano considera la cosiddetta “questione palestinese” alla stregua di un ostacolo, pensiero che al di la delle dichiarazioni ufficiali viene condiviso anche dai maggiori Paesi Arabi, cioè dagli stessi che ieri si sono prestati al deprimente teatrino messo in piedi da una rancorosa Federica Mogherini che forse farebbe bene a preoccuparsi di problemi ben più gravi che attanagliano la regione, a partire dalla Siria, dall’espansionismo iraniano e dalla violenta politica militare della Turchia.


Alberto Pento
Forza Trump
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Re: Iresponsabiłi defensori de l'Ixlam połedego rełijoxo

Messaggioda Berto » sab mar 10, 2018 8:12 am

Tar boccia stop moschea Sesto S.Giovanni
Sindaco Roberto Di Stefano annuncia ricorso a Consiglio di Stato
09 marzo 2018

http://www.ansa.it/lombardia/notizie/20 ... e2e36.html

Il Tar della Lombardia ha annullato lo stop alla costruzione della moschea di Sesto San Giovanni (Milano), o meglio ha annullato la delibera votata dal Consiglio comunale che toglieva il diritto di superficie sul terreno. La battaglia non è conclusa però e il sindaco Roberto Di Stefano annuncia ricorso al Consiglio di Stato contro quella che ritiene "una follia" promettendo che finché guiderà lui il Comune non sarà costruita nessuna moschea, tantomeno quella più grande d'Italia ventilando anche l'idea di un referendum pro o contro.
"Per il Tar è irrilevante che il Centro Islamico usufruisca da anni di un terreno comunale senza pagare quanto dovuto alle casse dell'Amministrazione al punto d'aver maturato a oggi già 320 mila euro di debito. Così come - ha aggiunto - non vengono prese in considerazione altre questioni di natura prettamente tecnica-urbanistica. Secondo il Tar prevale il diritto di culto e i debiti sono carta straccia?".


Alberto Pento
Il diritto di culto non vale (non può essere invocato e richiamato) quando questo culto incita, istiga, predica, organizza i fedeli/credenti alla discriminazione, al disprezzo, all'odio, alla violenza, all'omicidio e allo sterminio dei non credenti, degli altro credenti, dei diversamente credenti, degli apostati, delle donne, dei gay;
e quando promuove il disprezzo per la democrazia, la sua libertà e l'abbattimento dei nostri valori umani, civili e politici.
Un tale culto andrebbe bandito e perseguito come uno dei più grandi crimini contro l'umanità e i diritti umani universali, contro l'ordinamento democratico, contro lo stato repubblicano, contro le costituzioni italiana ed europea.



Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa e il Mondo
viewtopic.php?f=188&t=2374
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Re: Iresponsabiłi defensori de l'Ixlam połedego rełijoxo

Messaggioda Berto » lun mar 12, 2018 5:52 pm

C'è un islam che vuole convertirci
di Silvia Grilli

http://archivio.panorama.it/archivio/C- ... onvertirci

Un libro sensazionale è stato pubblicato in Francia. Citando fonti, documenti e trascrizioni da nastri registrati, descrive il progetto del gruppo fondamentalista dei Fratelli musulmani per islamizzare l'Europa.
Il titolo è Frère Tariq (Fratello Tariq) e si riferisce a Tariq Ramadan, un professore di filosofia d'origine egiziana che vive a Ginevra, in Svizzera. Perché intitolargli un libro? Perché Ramadan non è solo il nipote di Hassan al-Banna, che nel 1928 fondò l'organizzazione integralista dei Fratelli musulmani. Non è solo il più carismatico predicatore dell'Islam assolutista del VII secolo fra i giovani musulmani immigrati in Europa. Non è stato soltanto consulente della Commissione europea durante la presidenza di Romano Prodi. Non è soltanto l'ospite applaudito delle tavole rotonde sui dialoghi tra religioni, dove è presentato come un «riformatore dell'Islam».
Per la giornalista Caroline Fourest, che ha scritto il libro, è soprattutto l'uomo che tra il 1992 e il 1993 è stato designato in Egitto dall'ufficio politico della congregazione per una missione di grande importanza: la «dawa» in Occidente. Cioè convertire l'Europa all'Islam fondamentalista dei Fratelli musulmani e realizzare una società ideale basata sulla «sharia», la legge islamica.Il piano di penetrazione dei Fratelli musulmani in Europa avrebbe una strategia e un metodo.
Secondo Fourest, la strategia è questa: i musulmani non si integrano nella società europea, non accettano le leggi in contrasto con la loro religione, approfittano della libertà di espressione, del senso di colpa e dell'ingenuità occidentali per cercare alleati nella sinistra, nei no global e nei cattolici terzomondisti europei.
In pratica collaborano provvisoriamente con gli avversari della globalizzazione nell'attesa che venga «il gran giorno». Il giorno in cui, secondo le conclusioni dell'inchiesta di Fourest, i non musulmani non avranno più voce in capitolo e si realizzerà la società ideale della sharia. Un mondo dove «le donne saranno velate, le scuole saranno islamiche, la colonizzazione occidentale verrà considerata causa di tutti mali, si metterà fine al sistema monetario internazionale, le prigioni si riempiranno di femministe, omosessuali e musulmani democratici, giudicati "blasfemi" dalla polizia etica».

Il metodo è invece quello del doppio registro: «Sviluppare un discorso che si adatti all'orecchio che ascolta» insegna Ramadan in una delle cassette vendute in decine di migliaia di copie dalle edizioni Tawhid, legate ai Fratelli musulmani. In un opuscolo pubblicato dallo stesso editore, Ramadan elabora per ogni concetto chiave come «diritto, razionalità, democrazia e comunità» una seconda definizione che può essere compresa soltanto dagli studenti che hanno seguito i suoi corsi.
«Questo» afferma Fourest «gli permette di tenere discorsi apparentemente inoffensivi restando invece fedele a un messaggio islamista». Interpellato da Panorama, Ramadan non vuole commentare l'inchiesta di Fourest. Però avverte: «Invece d'indagare su di me, dovreste indagare su quella donna».
Dunque chi è Caroline Fourest?È una giornalista francese e una militante del laicismo. È caporedattore di ProChoix, una rivista in difesa delle libertà individuali contro le ideologie totalitarie. Da 10 anni si occupa d'integralismo religioso: cristiano, ebraico, islamico. Nell'ultimo anno ha studiato i documenti lasciati dietro di sé dal rètore Ramadan: un centinaio di cassette, una quindicina di libri, 1.500 pagine d'interviste e di articoli apparsi su di lui nei giornali inglesi, francesi, italiani e spagnoli. Poi ha scritto Frère Tariq per l'editore Grasset. Fourest dice a Panorama: «Ci vuole più coraggio per combattere l'integralismo musulmano che quello cristiano, perché gli islamisti hanno nella sinistra europea molti più alleati di quanti ne abbia il fondamentalismo cristiano. Se il commissario europeo Rocco Buttiglione dice: "L'omossessualità è peccato", nessuno lo scambia per un cattolico liberale. Perché invece si considerano musulmani liberali degli estremisti islamici?
Gli islamisti fanno leva sulla scusa di essere una minoranza perseguitata per annullare il nostro spirito critico. Ma bisogna superare la paura di essere accusati di razzismo».Khaled Fouad Allam è professore di sociologia del mondo musulmano all'Università di Trieste. Di origine algerina, ha scritto il libro Lettera a un kamikaze (Rizzoli editore). È editorialista del quotidiano La Repubblica. Conosce il progetto fondamentalista dei Fratelli musulmani. Dice a Panorama: «La rivoluzione iraniana, con la conseguente nascita dello stato islamico, ha ampliato gli obiettivi della fratellanza. Non si limita più alla conversione spirituale. Vuole dare un apparato politico all'islamizzazione. Oggi, con la diaspora dei giovani musulmani in Europa, ha trasferito i suoi obiettivi in Occidente».
Il piano dei Fratelli musulmani è una minaccia mondiale. «È soprattutto un pericolo per i musulmani che credono sia possibile unire Islam e libertà, Islam e democrazia». Non si pensi che la strategia si fermi ai paesi dove gli immigrati musulmani sono più numerosi, come la Francia o la Gran Bretagna. «La fratellanza musulmana» spiega Fouad Allam «non ragiona per stati, ma a livello transnazionale. Lo scopo è atrofizzare le democrazie occidentali. La strategia di penetrazione utilizza il principio della "taqiyya", la dissimulazione, che ha origine nella tradizione di misticismo dell'Islam. Uno degli emblemi di una confraternita di mistici musulmani, la Naqsbandiyya, è la frase "Solo nella folla", nel senso che nessuno deve riconoscerti nella folla. La taqiyya è stata ripresa dal fondatore dei Fratelli musulmani al-Banna per mantenere la segretezza delle strutture. Prevede un doppio linguaggio: uno per l'interno della congregazione, un altro per l'esterno».Avanzare mascherati permette ai Fratelli di crescere e fare nuovi proseliti. Nulla si deve sapere della confraternita. Nessuno deve rivendicare pubblicamente d'appartenere alla congregazione. Nemmeno Tariq Ramadan, che ha sempre negato.
Per Caroline Fourest l'evidenza è che nel cuore dell'Europa, nella svizzera Ginevra, il Centro islamico di cui Ramadan è amministratore diffonde un Islam radicale di resistenza all'Occidente. L'evidenza è che in Francia l'ideologia della fratellanza ispira l'Union des organizations islamiques de France, che riunisce oltre 200 associazioni. In Italia influenza l'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche, che controlla il 70 per cento delle moschee. A Londra, l'Associazione dei musulmani di Gran Bretagna, vicina ai Fratelli musulmani, ha lanciato in luglio una grande campagna in favore del velo islamico. L'hanno presentata Youssef al-Qaradhawi, il teologo che presiede il Consiglio europeo della fatwa, e Ramadan. Se la dawa fosse soltanto una missione religiosa, sarebbe una faccenda di fondamentalismo retrogrado. Ma i Fratelli musulmani sono un movimento politico, prima che religioso. Fourest scrive che nel 2004 Ramadan ha partecipato alla preparazione di una lista di candidati musulmani per le elezioni europee.
Nell'Epistola ai giovani, il fondatore della Fratellanza al-Banna scrisse: «Noi vogliamo che la bandiera dell'Islam sventoli di nuovo, al vento e bene in alto, in tutte le contrade che hanno avuto la fortuna di accogliere l'Islam per un certo periodo di tempo, e dove la voce dei muezzin (chi chiama alla preghiera, ndr) è risuonata tra i takbirs e i tahlils (orazioni coraniche, ndr). Poi la mala sorte ha voluto che le luci dell'Islam si ritirassero da queste contrade, cadute nella miscredenza. Dunque l'Andalusia, la Sicilia, i Balcani, le coste italiane e le isole mediterranee sono tutte colonie musulmane e bisogna che ritornino in seno all'Islam. Allo stesso modo occorre anche che il Mediterraneo e il Mar Rosso ridiventino mari musulmani, come lo erano prima. Noi vogliamo esporre il nostro messaggio islamico al mondo intero, raggiungere le genti nella loro totalità, sottomettere tutti i tiranni finché non ci sia più disordine e la religione sia interamente votata a Dio».


Fratellanza mussulmana
viewtopic.php?f=188&t=2027
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Re: Iresponsabiłi defensori de l'Ixlam połedego rełijoxo

Messaggioda Berto » mar mag 15, 2018 5:03 pm

Brugnaro, il sindaco di Venezia, la Serenissima e l'Islam
https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 8251817921


Gentile Sig. Brugnaro Sindaco
4 maggio 2018

https://www.facebook.com/groups/1913650 ... 4142468180

Alcune osservazioni in merito alla sua dichiarazione sulla Repubblica di Venezia come luogo di democrazia e ( conseguentemente) di tolleranza.

Come se Repubblica sia sinonimo di democrazia e di liberta’.

La Serenissima era tutto fuorché una democrazia dall’ampia partecipazione popolare, era un’oligarchia di famiglie patrizie rigorosamente veneziane, e tutte le altre città delle Repubblica erano città sottomesse. E nemmeno a Venezia vi era nulla di democratico, lo stesso sistema elettorale si fondava su un complicato, ma piuttosto interessante, sistema di elezioni e sorteggi, ma sempre all’interno della cerchia patrizia.

Lei è quindi libero di pensarla come crede e rifarsi alle mitologie che trova più appaganti, ma inneggiare contemporaneamente alla democrazia e alla Serenissima è alquanto contraddittorio.

E, che Venezia fosse quindi “tollerante” come conseguenza di una democrazia (mai esistita) è un altra questione mitologica.

Che i turchi e l’islam fossero reciprocamente ”rispettati” e ”tutelati” era semplicemente perche’ la civiltà marciana traeva dai commerci – aperti, pragmatici, flessibili e convenienti -, la sua primaria ragione di vita e di civiltà. Ddunque, nessuna ”offesa” ai turchi era consentita, né alla loro religione .

Secondo: se esisteva una ”tutela” pubblica dell’islam, e’ anche vero anche che la ‘natione turchesca’ presente ed operante in città – e non solo quella ‘turchesca’ -, era sottoposta ad una certa ”condotta” per cui ( come le storia citazioni chiaramente) , gli ospiti musulmani del Fontego dovevano assoggettarsi ad una disciplina rigida (non portare armi, non introdurre donne e bambini, rientrare per il pernotto, ecc.). Risultato? Semplicissimo: chi rispetto da’ rispetto vuole (la Venezia del tempo lo pretendeva).

Terzo ed importantissimo aspetto che riguardava la società della Serenissima era ( rispetto all’odierna civiltà europea) il suo rapporto con l’Altro: la compattezza sociale, religiosa ed identitaria. Sia la classe dirigente aristocratica che i vari e diversi raggruppamenti sociali e professionali avevano chiarissimo – diremmo ora – da ”quale parte stare”. Il senso di appartenenza comunitario e religioso, pur avendo Venezia con la Chiesa cattolica un rapporto molto complesso, era fortissimo e le stesse ”corporazioni di mestiere” o le “Scuole” costituivano un collante sociale straordinario (corpi intermedi) per la compattezza sociale ed identitaria.

MA VENIAMO AL PUNTO...

Art. 8, 2° comma, della Costituzione italiana:
"Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto NON CONTRASTINO CON L’ORDINAMENTO GIURIDICO ITALIANO”

MA DAVVERO ABBIAMO BISOGNO DI UN COSTITUZIONALISTA CHE CHI DICA CHE ABBIAMO BISOGNO DI UNA LEGGE QUADRO SULLE CONFESSIONI RELIGIOSE?

SE UNA RELIGIONE E' IN CONTRASTO CON L'ORDINAMENTO COSTITUZIONALE, PERCHE' DOVREMMO GARANTIRLE UNA LIBERTA' DI CULTO?

LA RISPOSTA E' QUI IN UN MIO POST PRECEDENTE Del 9 febbraio:
https://m.facebook.com/groups/191365054 ... 7244217204

STRANO..MOLTO STRANO…questo Convegno sulla #Costituzione.


Gino Quarelo
Brugnaro è ignorante e politicante, del tutto inaffidabile. È vittima del mito di Venezia e delle falsità storiche dei venezianisti e deve accontentare un po' tutti tra cui i cattolici bergogliani e i sinistri.


Nazismo maomettano = Islam = dhimmitudine = apartheid = razzismo = sterminio
viewtopic.php?f=188&t=2526

Islam e islamici dove sta il problema?
viewtopic.php?f=188&t=2709
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Re: Iresponsabiłi defensori de l'Ixlam połedego rełijoxo

Messaggioda Berto » mer giu 27, 2018 7:29 pm

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 27/06/2018, a pag. 3 l'editoriale "L’islam politico si prende la cultura di Milano".
Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=71159

IC ha più volte scritto di Sumaya Abdel Qader, la consigliera comunale del PD di Milano vicina alla Fratellanza musulmana che non nasconde l'odio nei confronti di Israele (http://www.informazionecorretta.com/fin ... del+Qader+ ). È quasi certo che Abdel Qader diventi a giorni presidente della commissione cultura del comune di Milano. È il simbolo della penetrazione dell'islamismo in Italia. Anche il nostro, se continuerà la tendenza attuale, diventerà presto un Paese di Eurabia.

Ecco l'articolo:
Sumaya Abdel Qader: Pd e Fratellanza Musulmana

La consigliera comunale di Milano Sumaya Abdel Qader diventerà presidente della commissione Cultura di Palazzo Marino. “La notizia non è ancora ufficiale e l’elezione è attesa soltanto per la settimana prossima, ma l’orientamento del Pd, il suo partito, è nel frattempo chiaro: dovrà essere lei a sostituire Paola Bocci, eletta al Pirellone”, scriveva ieri il Corriere Milano.
“Laureata in Biologia, in Lingue straniere e in Sociologia. Attiva per i diritti delle donne, collabora con università ed enti pubblici sull’islam e il medio oriente”, la biografia riportata dal quotidiano che ricorda anche le critiche sollevate contro la Abdel Qader: “Per certe dichiarazioni contro la politica dello stato d’Israele alcuni esponenti di origine ebraica dello stesso Pd” ne hanno chiesto l’espulsione dal partito.
Ora, se il sindaco Giuseppe Sala e il Pd confermassero questa scelta significherebbe che la penetrazione dell’islam politico a Milano è andata molto avanti in questi mesi. Il ramo ideologico dell’islam a cui fa riferimento Abdel Qader è quello più vicino ai Fratelli musulmani, e lei stessa non fa mistero di avere idee molto diverse sulla cultura occidentale da quello che dovrebbe rappresentare una città come Milano.
Cosa dobbiamo aspettarci da una esponente dell’islam velato se assumesse la direzione dei lavori culturali di Palazzo Marino? Una mostra sulla bellezza del chador? Un convegno sulla superiorità della cultura islamica su quella occidentale? Abbiamo noi una proposta per Sumaya e Sala: una conferenza che raduni i dissidenti islamici. O è chiedere troppo?
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Re: Iresponsabiłi defensori de l'Ixlam połedego rełijoxo

Messaggioda Berto » sab gen 19, 2019 6:43 am

La demenza irresponsabile di Bergoglio, dei suoi vescovi e dei falsi buoni che fanno del male e che non rispettano i nostri diritti umani, questi idolatri presuntuosi che si credono salvatori dell'umanità e del mondo a nostre spese.
viewtopic.php?f=132&t=2591

La criminale santificazione dell'Islam, di Maometto e del suo Corano

Provate ad immaginare come reagirebbe il Mondo e come reagirebbero i cristiani se il Papa cattolico romano santificasse Hitler, il suo Mein Kampf e la sua ideologia nazional socialista oppure Stalin e il suo comunismo.
Perché allora il Mondo e i cristiani non hanno reagito adeguatamente e hanno lasciato che Papa Bergoglio santificasse Maometto, il Corano e il loro nazismo maomettano, questo Maometto che è stato più assassino e criminale di Hitler e di Stalin?
Papa Wojtyla, in nome del dialogo interreligioso e irresponsabilmente, a suo tempo baciò il Corano e Bergoglio non molto tempo fa ha affermato che l'Islam, inventato da Maometto, eleva spiritualmente l'uomo a Dio e promuove la pace e la fraternità tra gli uomini, cosa vi è di più irresponsabile, demenziale e falso?


Questo è il Papa che ha santificato l'assassino e criminale Maometto e il suo nazismo maomettano, definendo l'Islam una religione di pace che eleva l'uomo a Dio;
e
che ha giustificato, con il demenziale esempio della mamma e del pugno alzato, la strage dei giornalisti di Charlie Hebdo, sterminati per aver sbeffeggiato, nelle loro vignette satiriche, l'idolatra, assassino e criminale Maometto, una vergogna per tutta la cristianità e la buona umanità della terra.


Chi sono io per giudicare?
Così ha detto l'idolatra e scriteriato Bergoglio, che non sa cosa è il bene e cosa è il male e dove stiano e che non sa distinguere e valutare chi fa l'uno e chi fa l'altro.
Questo è un uomo orrendo che ha santificato il nazismo maomettano e che paragona Abramo, Mosè e il buon ebreo Gesù Cristo che non ha mai ucciso una mosca, al criminale Maometto che ha sterminato ogni diversamente religioso e pensante della sua terra.
Chi sono io per giudicare continua a ripetere questa scriteriata ameba umana antisemita, trasformando le vittime in carnefici e i carnefici in vittime come a Gaza e prima a Parigi nella strage di Charlie Hebdo.


Lo scrittore anti-islam attacca: "Papa Francesco sta sbagliando tutto"
Giuseppe Aloisi - Ven, 18/01/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 30685.html

Boualem Sansal, che è l'autore di "2084", non ha dubbi: Papa Francesco, giustificando l'islam, sta sbagliando tutto. L'accusa dello scrittore
Boualem Sansal non ha alcun dubbio: Papa Francesco, dialogando con l'islam senza tenere conto delle distorsioni fondamentaliste, rischia di contribuire alla scomparsa della civiltà occidentale.

A riportare la riflessione dell'autore di "2084" è stato il quotidiano La Verità.

In queste prime fasi del 2019, Bergoglio è stato accusato da più parti: i cattolici conservatori sostengono che il Vaticano non stia affrontando il dramma della pedofila come dovrebbe. Almeno tre porporati hanno contraddetto il papa sulla radice degli abusi: il Santo Padre ha individuato nel "clericalismo" la causa principale degli scandali emersi. Per il cardinale Mueller, l'ex prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, volendo citare un caso, le due questioni non sono correlate, mentre per una parte di associazionismo laico le responsabilità vanno ricercate nella selezione dei futuri consacrati all'interno dei seminari. Ma è stato il viaggio in Marocco, quello che si terrà alla fine di marzo, ad alimentare a sua volta la polemica attorno all'operato del vescovo di Roma, più che la dialettica, e riguardo al dialogo interreligioso che il pontefice della Chiesa cattolica sta promuovendo con la religione musulmana.

Il simbolo scelto per la visita apostolica nella nazione africana ha sollevato qualche critica. Si tratta di una croce cristiana innestata all'interno di una mezzaluna islamica. I conservatori ritengono che la Santa Sede non debba lanciare alcun messaggio di subordinazione nei confronti di una confessione religiosa che - è una tesi che conosciamo - rimane molto distante da quella del Vecchio Continente. E della stessa opinione sembra Boualem Sansal quando scrive che il pontefice sembra avallare: "l' idea che un'alternanza religiosa in seno alla società sia una cosa possibile, dopo tutto, persino auspicabile, perché no? In politica - aggiunge lo scrittore - , l' alternanza al potere è un progresso democratico, perché non può essere lo stesso nella religione? Cambiare presidente o cambiare dio, che differenza fa?".

La pastorale del pontefice della Chiesa cattolica, insomma, alla stregua di un democraticismo esasperato, dove la fraternità religiosa assume un valore preponderante. Sembra averlo notato pure la massoneria spagnola, che ha ringraziato il Santo Padre via Twitter. Sansal, dal canto suo, pensa che l'ex arcivescovo di Buenos Aires stia facendo lo stesso errore delle cancellerie europee: "Non si può fare a meno di vedere - aggiunge lo scrittore nell'articolo pubblicato per Revue des Deux Monde - che il suo discorso è un 'copia e incolla' del discorso dei dirigenti occidentali, che parlano tutti dell' islam com' è conveniente parlarne, con deferenza, emozione e convinzione.
Talvolta, egli va più lontano, come quando cita la violenza cattolica o persino quella coniugale per relativizzare la violenza islamica e in qualche modo scusarla...". Il Papa, in sintesi, avrebbe assunto l'atteggiamento di un leader buonista, ignaro dei pericoli comportati dal giustificazionismo.


“Nessuna civiltà sopravvive all’Islam, Papa Francesco smetta di accarezzarlo”
Giulio Meotti
16 gennaio 2019
https://www.facebook.com/antonello.busa ... 0650114348

“Nessuna civiltà sopravvive all’Islam, Papa Francesco smetta di accarezzarlo”. Cosí lo scrittore algerino Boualem Sansal contro la politica vaticana sull’Islam. L’intellettuale arabo, autore di “2084”, sulle classi dirigenti occidentali parla di “atteggiamento suicida e persino criminale nel contesto attuale, segnato dalla vertiginosa espansione di un arrogante islam esclusivista e radicale. È come vivere ai piedi di un vulcano e non capire che si prepara a scoppiare. I Papi hanno sempre vissuto nella paura dell’Islam, fin da quando all’inizio del VII secolo hanno appreso della nascita di una nuova religione di un mercante scelto da Dio per completare la missione di Abramo e Gesù e quando, nel 637, l’esercito islamico conquistò Gerusalemme e l’intero medio oriente, culla storica del cristianesimo.
Seguiranno l’avanzata irresistibile dell’islam in occidente, il Nord Africa giudaico-cristiano che si converte immediatamente, l’attacco alla Spagna cattolica, Bisanzio, Vienna e il progetto su Roma presente in tutta Europa.
Orrore, l’islam ha ingoiato il mondo”. Boualem Sansal scrive del Papa: “Francesco non può ignorare l’espansione dell’islam radicale nel mondo e nel cuore stesso del dominio cristiano”.
Oggi è uscito il nuovo rapporto Open Doors sui cristiani perseguitati: 4.305 cristiani uccisi nell’ultimo anno. Un migliaio in più rispetto all’anno precedente. Ma chi siamo noi per giudicare, giusto?
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Re: Iresponsabiłi defensori de l'Ixlam połedego rełijoxo

Messaggioda Berto » sab gen 19, 2019 6:44 am

I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono
viewtopic.php?f=188&t=2808


Solo coloro che mettono in discussione e criticano apertamente Maometto e il Corano sono credibili e tutti costoro sono eslusivamente ex mussulmani, apostati;
tutti gli altri cosidetti moderati o buoni non mettono mai in discussione né Maometto, né il Corano e anche se normalmente in occidente tengono comportamenti tolleranti e rispettosi delle leggi e dei non mussulmani, laddove diventano massa islamica e massa preponderante perdono ogni tolleranza e rispetto e diventano come tutti gli ìntegralisti e fondamentalisti o per adesione/induzione naturale o per paura di essere accusati di eresia e apostasia o per semplice opportunismo.

L'unico modo che abbiamo per aiutarci e aiutare il Mondo a liberarsi del nazismo maomettano è quello di dire la verità, sempre e ovunque e di criticare Maometto e il Corano,
se si tralascia di dire la verità e di criticare questi due fondamenti dell'islam non se ne viene fuori;
non esiste altro metodo a costo di scatenare la rabbia e la violenza dei nazi maomettani, bisogna metterli davanti a se stessi e alle mostruosità dell'Islam, di Maometto e del Corano.



Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazisno maomettano.

Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.
viewtopic.php?f=188&t=2811
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Iresponsabiłi defensori de l'Ixlam połedego rełijoxo

Messaggioda Berto » mar gen 22, 2019 5:12 am

Politica, teologia e religione nella violenza jihadista, di Jonathan Cole
21 gennaio 2019
traduzione di Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/politica-teolo ... 8OG0m1SXJc


Nonostante la proliferazione globale della violenza jihadista negli ultimi decenni, molti occidentali istruiti considerano ancora questo fenomeno un corollario di un’errata interpretazione estremista della jihad che non ha nulla a che fare con il presunto significato reale del concetto (cioè una battaglia spirituale interiore), o addirittura con lo spirito e gli insegnamenti reali dell’Islam. Tuttavia, mentre la stragrande maggioranza dei musulmani del mondo non sostiene attivamente il movimento jihadista globale, ciò non lo rende un dirottatore o un deformatore dell’Islam. Piuttosto, sia gli obiettivi dichiarati del movimento sia il suo modus operandi riflettono testi autorevoli, tradizioni e storia dell’Islam. Ma per comprenderlo è necessaria una maggiore chiarezza concettuale circa l’interrelazione tra le tre categorie occidentali al centro della polemica: politica, teologia e religione.

Politica

Il movimento jihadista globale è politico in due aspetti significativi e incontrovertibili. Per prima cosa, aspira a dirigere e amministrare gli stati così come l’ISIS è riuscito a fare in alcune parti della Siria e dell’Iraq, anche se brevemente. In effetti, i jihadisti possiedono quella che considerano essere un’arte islamica unica ed efficace per dirigere e amministrare gli stati. Inoltre, i jihadisti cercano di acquisire potere politico attraverso mezzi rivoluzionari violenti, principalmente insurrezionali, ma supportati dal terrorismo e da altre tattiche.

La violenza jihadista, sia indirizzata ai regimi musulmani sia ai governi e alle popolazioni occidentali, è quindi politica in quanto cerca di portare l’Islam al potere negli Stati territoriali e quindi di attuare la propria agenda politica. Lo scopo finale dei jihadisti è quello di ridisegnare o rimuovere i confini tra questi stati attualmente sovrani ai sensi del diritto internazionale e stabilire un califfato globale.

In linea con la visione fondamentale dell’Islam, i jihadisti rifiutano categoricamente una separazione funzionale tra la sfera privata-spirituale e quella pubblico-politica della vita individuale e comunitaria a causa della loro comprensione di due caratteristiche fondamentali dell’Islam: l’Islam è sia “completo” (kamil), che è perfetto e sufficiente, e “comprensivo” (shamil), includente tutti gli aspetti della vita umana. Come ha affermato il fondatore del gruppo islamico Hizb at-Tahrir, Taqi ad-Din an-Nabhani, l’Islam “è un regime completo e onnipervadente per la totalità della vita umana, che i musulmani sono obbligati ad attuare ed eseguire nella sua interezza”. [ 1]

Quindi, questa concezione completa e onnicomprensiva dell’Islam, che non riconosce distinzione o separazione tra politica e religione, tra la religione e il sacro, dove inserisce la categoria della “politica” nel pensiero jihadista? La lingua araba ha una parola per “politica” –siyasa – che corrisponde alla categoria occidentale. Ma siyasa non è un concetto coranico, il che potrebbe spiegare perché non è un concetto centrale nella letteratura jihadista. Vi sono, d’altra parte, alcuni importanti concetti coranici che hanno un ruolo preminente nel pensiero jihadista che potrebbero essere descritti come politici in termini occidentali. Questi includono khalifa (califfo), Shari’a e il termine meno conosciuto hukm, che significa “giudizio” o “regola”. I passaggi coranici che coinvolgono uno o più di questi concetti appaiono spesso nella scrittura jihadista e formano insieme il fondamento teologico della teoria politica jihadista.

Hukm, dal verbo hakama (giudicare) significa regola in tutte le sue dimensioni politiche. Il verbo hakama, per esempio, si trova in tre passaggi coranici strettamente correlati nella quinta sura (al–Ma’ida, La Tavola), che sono spesso citati nella letteratura jihadista, in particolare nelle analisi che cercano di sostanziare lo status di infedeli dei governi negli attuali stati a maggioranza musulmana.

La formula si trova per la prima volta nell’ultima parte del versetto 42: “I miscredenti sono coloro che non giudicano secondo le rivelazioni di Dio”. [2] Il passaggio è ripetuto con variazioni minori nei versetti 45 e 47. [3] I jihadisti interpretano questi versetti come indicanti che qualsiasi governante il quale non governi in stretta conformità con la Shari’a (così come la definiscono) è un infedele e quindi deve essere contrastato, anche violentemente, in accordo con la loro visione espansiva dell’apostasia e delle sue punizioni.

Khalifa, o califfo, deriva dal verbo khalafa, che significa seguire o succedere. Il califfo significa letteralmente successore e, nel contesto dell’Islam, indica in modo specifico il successore del profeta Maometto, il primo governatore politico dell’Islam. L’annuncio, nel 2014, da parte dello Stato islamico (ISIS) del suo presunto califfato, fornisce una vivida illustrazione di come il concetto coranico di califfo sia usato dai jihadisti a sostegno dei loro obiettivi politici.

La dichiarazione aveva come titolo “Questo è ciò che Dio ha promesso” [4] e inizia con il versetto 55 Surat an–Nur (La luce), che dice:

Dio ha promesso a quelli di voi che credono e fanno opere buone di renderli padroni della terra come Egli ha fatto con coloro che sono venuti prima, per rafforzare la religione. Ha scelto per loro, e di cambiare le loro paure in sicurezza…”Lascia che mi adorino e non servano nessuno oltre a Me. Davvero malvagi sono coloro che dopo ciò mi negano”.

Il verbo tradotto “rendere padroni” (“governanti” in altre traduzioni) è istakhlafa dalla radice khalafa e, quindi, con connotazioni di califfo. [5] Sulla base di questo e dei passaggi coranici correlati, la dichiarazione dell’ISIS afferma che Dio ha promesso all’Islam la leadership e la sovranità globale sulla terra, ma che l’adempimento di questa promessa è subordinato al fatto che Dio venga adorato nel monoteismo più rigoroso. Di conseguenza, spianare la strada per l’adempimento della promessa politica di Dio è una delle missioni centrali per il movimento jihadista globale.

Questa disamina dell’esegesi jihadista dimostra che mentre i jihadisti non riconoscono formalmente la distinzione occidentale tra politica e religione, posseggono qualcosa di simile a una teoria politica. Dio governa sulla terra come il sovrano, attraverso la sua legge rivelata nella forma della Shari’a, e il compito politico umano è quello di assicurare che la Sua sovranità sia attuata sottoponendo e ordinando tutte le relazioni sociali umane all’arbitrato di quella legge rivelata. L’apparente contraddizione tra l’inseparabilità della religione e della politica è risolta ricordando che l’Islam è un modo di vivere completo e onnicomprensivo. Per i jihadisti, l’Islam è un nidham (regime) e un manhaj (programma) che deve essere implementato completamente sia nella sfera privata sia in quella pubblica. In questo senso, la teoria politica jihadista e il manifesto politico che ne scaturisce (nel senso occidentale di ciò che si intende per politico) sono semplicemente dimensioni dell’islam.


Combattere la jihad, istituire stati islamici e imporre pubblicamente la Shari’a sono collegati a obblighi e doveri morali personali, come ad esempio eseguire le salat – le cinque preghiere quotidiane. Tutto fa parte del regime e del programma. Emblematicamente, i jihadisti descrivono spesso il jihad come un ibada (culto), una chiara indicazione di come il jihad sia integrato all’interno di una concezione olistica e pratica dell’Islam come modo di vita.

Il movimento jihadista globale e la sua violenza sono di fatto un movimento politico. La domanda, tuttavia, è se la politica da sola possa fornire una comprensione completa ed esauriente del movimento e della sua violenza. Questo ci conduce alla teologia.

Teologia

La teologia, nel senso occidentale, non è una categoria del pensiero jihadista o di quello islamico. Un termine arabo equivale alla parola inglese “teologia”, ilm al–lahut, ma si riferisce esclusivamente alla teologia cristiana.

L’Islam, d’altra parte, ha una sua tradizione indigena di studi con un vocabolario unico designato dal termine comprensivo ulum Islamiya (scienze islamiche). Questi coprono una gamma di discipline, alcune con correlati in altre fedi, come la tafsir (esegesi), presenti anche nel giudaismo e nel cristianesimo. Altri sono unici dell’Islam, come la scienza del hadith, lo studio della biografia del profeta, e asbab an–nuzul, che è la scienza per determinare la sequenza e le circostanze in cui ogni passaggio del Corano è stato rivelato dato che ci sono passaggi all’interno di singole sure che non sono disposti in ordine cronologico.

Tuttavia, si può impiegare in modo produttivo la concezione occidentale (o cristiana) della teologia per analizzare il movimento jihadista globale in modo molto simile a quanto accade con la politica. Ciò permette di evidenziare alcune caratteristiche distinte che non sono analizzate dalla politica e che differenziano il movimento jihadista globale dai movimenti politici laici con i quali viene spesso paragonato in modo fuorviante.

Una definizione cristiana convenzionale di teologia “denota l’insegnamento di Dio e della sua relazione con il mondo dalla sua creazione alla sua consumazione, in modo particolare in una esposizione ordinata e coerente.” [6] In questo senso, è possibile concludere che i jihadisti possiedono una teologia che plasma la loro visione del mondo e la loro attività politica.

Introdurre la categoria della”teologia” ci permette anche di identificare qualcosa di unico relativamente ai concetti politici jihadisti come califfo, shari’a e hukm. Sono concetti teologici dalle spiccate somiglianze che fanno riferimento all’insegnamento su Dio e alla sua relazione con il mondo, e trovano la loro fonte in un testo considerato come la parola letterale di Dio, che articola la sua volontà per l’umanità.

Alcuni dei concetti fondamentali del pensiero e dell’attività jihadista possono quindi essere descritti usando due distinte categorie occidentali: politica e teologica. In altre parole, occorrono due categorie concettuali occidentali per descrivere adeguatamente, per non dire spiegare, aspetti chiave del pensiero jihadista, che si uniscono in modo da formare una “teologia politica”. I concetti centrali jihadisti come il califfato, la shari’a e l’hukm sono pensati in modo più adeguato come concetti teopolitici che riguardano sia la relazione di Dio con il mondo sia l’amministrazione degli stati.

Una comprensione del terrorismo jihadista globale illustra la necessità di integrare politica e teologia. La legittimazione morale dell’uccisione dei cittadini occidentali è fondamentalmente teologica, basata sull’interpretazione dei comandamenti fatti da Dio nel Corano e sul modello di guerra praticato da Maometto e dai suoi successori. Ma la selezione degli obiettivi terroristici viene spesso fatta sulla base di considerazioni politiche. Gli obiettivi sono raramente, se non mai, selezionati a causa della rivelazione, ma piuttosto per il loro valore strategico, simbolico e politico in virtù dell’agenda politica jihadista più ampia: giungere al potere e attuare il “vero” governo islamico.

Perché, allora, è così controverso parlare di teologia quando si tratta del movimento jihadista globale e della sua violenza? Una spiegazione è la natura delle scienze sociali contemporanee in cui esiste un disagio palpabile e talvolta esplicito nei confronti della categoria della teologia. Ciò può essere attribuito a quello che Jason Blum definisce appropriatamente il “naturalismo metodologico e ontologico” della maggior parte dei ricercatori di scienze sociali, l’idea che “i fenomeni devono essere spiegati solo attraverso le categorie e le cause naturali [mondane, non religiose] …” [7]

Il naturalismo metodologico e ontologico considera la teologia applicata ai suoi soggetti irrilevante perché non esiste una cosa come “la relazione di Dio con il mondo”. I concetti teologici e la retorica, insieme alla pratica e all’esperienza religiosa, devono essere spiegati esclusivamennte da fenomeni e cause naturali, che diventano necessariamente di natura ulteriore quando i soggetti richiedono motivazioni e obiettivi teologici. La politica, a differenza della teologia, è considerata reale, tangibile e, soprattutto, naturale, e quindi una categoria legittima per spiegare il movimento jihadista globale.

C’è un motivo di attritio per gli scienziati sociali, tuttavia, perché la letteratura jihadista è satura di linguaggio teologico. Quindi, i ricercatori devono fare qualcosa con la teologia espressa dai jihadisti. Due sono le strategie comuni adottate nella letteratura accademica e nei commenti pubblici. Una è quella di minimizzare l’importanza della teologia jihadista e quindi di ignorarla. L’altra è di elaborare la teologia jihadista come mera politica con un altro nome.

Thomas Hegghammer, uno dei massimi esperti del movimento jihadista globale, offre una vivida illustrazione della strategia “minimizza e ignora”. Pur riconoscendo che il movimento “ha una dimensione sia teologica che politica e può essere analizzato da entrambe le prospettive”, consiglia di concentrarsi esclusivamente sulla politica perché la teologia, sebbene sia utile per comprendere “l’origine intellettuale di particolari testi”, non può spiegare le “preferenze politiche” “dei jihadisti. [8] I jihadisti, quindi, hanno una teologia, ma che non è considerata particolarmente illuminante per comprendere il loro programma politico violento e rivoluzionario.

Da parte sua, il politologo francese Olivier Roy, che ha pubblicato ampiamente sull’islamismo e il terrorismo islamista, sostiene che la violenza jihadista deriva da quella che chiama “l’islamizzazione del radicalismo” e non dalla “radicalizzazione dell’islam”. Egli sostiene che i “giovani ribelli” hanno semplicemente “trovato nell’Islam il paradigma della loro rivolta totale”. [9] In altre parole, i jihadisti devono essere davvero intesi come rivoluzionari politici, che incidentalmente esprimono le loro tendenze attraverso l’Islam, forse per ragioni di convenienza, cioè, il fatto di essere nati in famiglie e comunità musulmane.

I fatti, tuttavia, costringono Roy a usare costantemente il termine “religione”, minando la sua tesi secondo cui la teologia sarebbe accessoria. Ammette che i jihadisti stranieri provenienti dalla Francia e dal Belgio appaiono in modo schiacciante musulmani “rinati” che, “dopo aver vissuto una vita eminentemente secolare … rinnovano improvvisamente la loro osservanza religiosa”. Conclude inoltre che sono “credenti sinceri”. Ma poi appare confuso dal fatto che esista una “scarsità di conoscenze religiose tra i jihadisti”. [10] Roy interpreta questa scarsità di conoscenze teologiche come prova che la teologia sia incidentale all’impulso rivoluzionario che spinge i ribelli musulmani alla violenza. Questo è un chiaro esempio della strategia della politica con un’altra veste.

L’analisi di Roy riflette un problema comune tra i sociologi contemporanei: l’incapacità di prendere sul serio l’esperienza religiosa professata, o anche osservabile, anche quando queste si applicano ai giovani che hanno preso la decisione decisiva di rinunciare alle loro vite per combattere e possibilmente morire nel nome dell’Islam.

Un’altra fonte di controversia riguarda gli studiosi musulmani occidentali, per i quali le domande sulla teologia jihadista sono inevitabilmente normative. Per gli studiosi musulmani, in gioco c’è molto di più che una semplice descrizione della teologia jihadista. È del tutto comprensibile che tali studiosi desiderino contestare le affermazioni teologiche normative fatte dai jihadisti e offrire una lettura alternativa di quelle stesse fonti e tradizioni.

La controversia, tuttavia, deriva dal fatto che il movimento jihadista globale non pone questioni teologiche normative per gli studiosi non musulmani, o per la maggior parte degli occidentali. Tuttavia alcuni studiosi musulmani interpretano erroneamente le affermazioni descrittive di studiosi non musulmani sulle credenze jihadiste contemporanee come affermazioni normative sull’Islam nel suo insieme, e quindi si oppongono a tali descrizioni. Si oppongono agli studiosi non musulmani che adottano il linguaggio dei jihadisti perché ritengono che legittimi ingiustamente i jihadisti.

Alcuni portano questa opposizione agli estremi. Lo studioso musulmano Asma Afsaruddin, ad esempio, ha sostenuto che “coloro che descrivono le azioni di questi gruppi militanti come jihad sono parte del problema”. Ha anche suggerito provocatoriamente che sono gli “islamofobi” che “si concentrano sulla nozione di jihad come combattimento armato”. [11] Questo rifiuto persino di parlare della teologia jihadista spinge molti studiosi non musulmani verso le zone più comode e placide delle spiegazioni politiche, che sono anche quelle offerte da studiosi musulmani come Afsaruddin.

Ma come notò Sun Tzu in un celebre aforisma, “Se conosci te stesso ma non il nemico, per ogni vittoria ottenuta, subirai anche una sconfitta.” [12] Impedire lo studio onesto ed empirico del pensiero jihadista è del tutto controproducente, una ricetta per il grossolano fraintendimento di un nemico con cui l’Occidente – giustamente o erroneamente – si trova in guerra. Studiosi musulmani come Afsaruddin dovrebbero riconoscere che non è “l’islamofobia” che ha portato il jihad nell’ambito della discussione pubblica: la responsabilità è del movimento jihadista globale. Se non ci fossero dei jihadisti che si auto-definiscono tali che dichiarano il jihad contro molti stati a maggioranza musulmana e contro i loro alleati occidentali, allora la questione del jihad sarebbe probabilmente dibattuta così poco com lo era prima dell’11 settembre. Gli studiosi musulmani come Afsaruddin potrebbero anche essere più attenti al fatto che, mentre la loro lettura restrittiva e l’applicazione del jihad sono lodevoli, non illuminano ciò in cui i jihadisti credono, che è ciò che anche i politici, gli studiosi e il pubblico generale cercano di comprendere.

Religione

La religione è la categoria concettuale occidentale più facilmente osservabile nel pensiero jihadista. Il termine din (religione) si riscontra frequentemente e centralmente all’interno della letteratura jihadista. Inoltre, il jihad, come concepito dai jihadisti, è considerato un elemento fondamentale del din al–Islam (la religione dell’Islam). Si potrebbe sostenere che, nell’universo concettuale jihadista, i concetti teopolitici come il califfo, la shari’a e l’hukm siano correttamente da intendere semplicemente in quanto religiosi, o ancor più precisamente come islamici, iscrivibili nell’ambito del din.

Ma la categoria della “religione” crea una vera confusione nel contesto occidentale, rendendola una categoria difficile allo scopo di analizzare il movimento jihadista globale e la sua violenza. Il cuore del problema è che la religione nel contesto occidentale è generalmente interpretata come un fenomeno sia plurale sia generico, nel senso che esistono più religioni che condividono un’essenza comune. La visione occidentale è evidente nella fissazione delle università occidentali nei confronti della religione comparata come metodologia di ricerca e obiettivo degli studi religiosi, e nella concomitante ossessione di volere identificare e definire l’essenza transculturale della religione.

L’accademico americano Kenneth Rose, ad esempio, definisce la religione come “la volontà umana di volersi relazionare con una dimensione immateriale di beatitudine e assenza di morte.” [13] L’intellettuale cattolico franco-americano René Girard definisce la religione come “qualsiasi fenomeno associato agli atti del ricordare, commemorare e perpetuare una unanimità che origina dall’assassinio di una vittima surrogata. “[14] Queste sono le definizioni essenzialistiche classiche della religione. Il problema è che i jihadisti credono in una sola religione: l’Islam. Quando impiegano il termine “religione” (din), non ha connotazioni plurali o generiche, rendendo così marginalmente utili le definizioni accademiche della religione come cornici analitiche per potere comprendere il movimento jihadista globale.

È vero che le definizioni di religione di Rose e Girard potrebbero essere applicate in senso lato al movimento jihadista globale. Ma è improbabile che la ricerca di beatitudine e di assenza di morte e la commemorazione dell’omicidio di una vittima surrogata aiutino a comprendere la mentalità e l’agenda jihadista. Qualsiasi indagine proficua sulla dimensione religiosa del movimento jihadista globale deve iniziare con l’Islam, non con ciò che il movimento jihadista globale potrebbe condividere con il buddismo.

Naturalmente, non è illegittimo indagare se esistano legami intrinseci tra religione e violenza. Ma questa è una domanda separata da quella del ruolo della religione dell’Islam (din al–Islam) nel pensiero e nell’azione jihadista, e la fusione dei due non aiuta la comprensione di quest’ultima. Le crociate cristiane del 12 ° e 13 ° secolo o l’intreccio della chiesa tedesca con il Terzo Reich non illuminano il pensiero, le motivazioni e gli obiettivi dei jihadisti del XXI secolo. Eppure questo genere di questioni si intromette costantemente nel dibattito sul movimento jihadista globale.

La falsa dicotomia tra religione e politica ha lungamente ostacolato l’analisi del conflitto dell’Occidente con i jihadisti contemporanei. Invece di aderire a questo paradigma facile e datato, gli accademici, i giornalisti e i politici occidentali dovrebbero rinunciare alla stagionata negazione del ruolo della teologia islamica all’interno del jihadismo contemporaneo. Riconoscere che l’Occidente affronta una potente “teologia politica islamica” nella forma del movimento jihadista globale sarà un primo passo verso la comprensione della vera natura di una delle sfide più durature alla propria sicurezza.

Note

[1] Taqi ad-Din an-Nabhani, Nidham al-Hukm fi-l-Islam, expanded and revised by Abd al-Qadim Zallum (Hizb at-Tahrir Publications, Online, 2002), pp. 13-14.

[2] Qur. 5:44. Tutte le traduzioni in inglese dei passagggi coranici sono tratte da N. J. Dawood, trans., The Koran (London: Penguin Classics, 2006). La parola qui tradotta come “miscredenti” (kafirun) è la stessa parola che è spesso tradotta con “infidele.”

[3] “Miscredenti” è utilizzato for “colpevole” (dhalimun) nel versetto 45 e “empio” (fasiqun) nel versetto 47.

[4] Abu Muhammad al-Adnani, “This Is What God Has Promised,” June 29, 2014.

[5] Guardare, per esempio, Corano. 2:30, che è anche citato nel proclama dell’ISIS: “Questo è ciò che Dio ha promesso”.

[6] D.F. Wright, “Theology,” in Martin Davie et al., eds., The New Dictionary of Theology: Historical and Systematic, 2nd ed. (Downers Grover, Ill.: IVP Academic, 2016), p. 903.

[7] Jason Blum, “Pragmatism and Naturalism in Religious Studies,” Method and Theory in the Study of Religion, 2 (2011), p. 84.

[8] Thomas Hegghammer, “Jihadi-Salafis or Revolutionaries? On Religion and Politics in the Study of Militant Islamism,” in Roel Meijer, ed., Global Salafism: Islam’s New Religious Movement (London: Hurst and Company, 2009), p. 264.

[9] Olivier Roy, “Who Are the New Jihadis,” The Guardian (London), June 5, 2017.

[10] Ibid.

[11] Asma Afsaruddin, “Islamist Militants Carry out Terror, not Jihad,” Religion News Service, June 9, 2017.

[12] Sun Tzu, The Art of War (Berkeley: Ulysses Press, 2007), chap. 3:18.

[13] Kenneth Rose, Pluralism: The Future of Religion (New York: Bloomsbury, 2013), p. 12.

[14] René Girard, Violence and the Sacred (London: Continuum, 2005), p. 333.

Jonathan Cole ha conseguito un dottorato di ricerca in teologia politica presso la Charles Sturt University e un MA di specializzazione in studi mediorientali presso l’Australian National University. Ha lavorato come analista senior sul terrorismo presso l’Office of National Assessments e la Australian Signals Directorate

Traduzione di Niram Ferretti

https://www.meforum.org/7265/politics-t ... n-jihadist
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Re: Iresponsabiłi defensori de l'Ixlam połedego rełijoxo

Messaggioda Berto » sab mar 09, 2019 4:48 pm

BALDORIA COMPLOTTISTA ROSSOBRUNA. LO SDOGANAMENTO. Parte seconda.
Niram Ferretti

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

I fusarini e i caputini, ragazzini della media borghesia piemontese e capitolina che amano tanto il sacro islamico che ci riscatta dalla nostra decadance, (Nietzsche non ci aveva pensato all'Islam come soluzione al nichilismo), sono il riflusso di quell'acqua putrida e stagnante che per risalir alla foce, si trova in tutto l'antimodernismo novecentesco, e che univa comunisti, fascisti e nazisti nella loro esecrazione della società liberale e della democrazia.

Roba, insomma, vecchia come il cucco con tante tante rughe in volto. Ce l'hanno, i poverini, nei loro comodi appartamenti di città, messi su con i soldi di mamma e di papà, con le storture del Kapitale, sì, con la società alienata dal consumismo, mentre loro vorrebbero emancipare l'uomo, risolvere le contraddizioni...

Cari.

Peccato che poi, le alternative alla democrazia e al Weltmarket, siano già state pensate e messe in pratica dal comunismo, dal fascismo, dal nazismo e, naturalmente, dall'Islam. L'Islam ha però un vantaggio su i tre movimenti nati in Occidente, è molto più longevo e soprattutto, è garantito da Allah, e non si può dare garanzia maggiore per un modello socipolitico se non quello del Padreterno.

Va beh, insomma, capiamoci, questi "cretinetti" come li avrebbe chiamati la sublime Franca Valeri, ora sono mainstream. Fusaro lo è già da un po' e si sta consumando vertiginosamente. Tra poco di lui resterà solo un tizzone. D'altronde Warhol lo aveva previsto quando aveva dichiarato che ognuno in futuro avrebbe goduto del suo quarto d'ora di celebrità. Gli altri, stanno sgomitando per avere il loro posto al sole. Carlo Freccero li accontenterà nella nuova RAI targata Foa, uno che ci deliziava su "Il Giornale" con i suoi retroscena complottisti. Leggerlo era come ascoltare Wanna Marchi quando proponeva la soluzione per il malocchio. Ora è presidente della RAI.

Il complottismo fa stare bene legioni di minus habentes che al posto della complessità degli eventi, dei fatti agganciati alla realtà ha messo una pura fiction in cui dominano cattivi superpotenti molto molto ebrei, nuovi ordini mondiali progettati da banchieri (...) dal Pentagono, dal Mossad, dagli Illuminati, da Topo Gigio e Paperoga. Però c'è poco da ridere, loro ci credono veramente e vengono legittimati dallo Zeitgeist.

Passerà? Sì, passa tutto, ma nel frattempo non è piacevolissimo.
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