Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

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Messaggioda Berto » mar mar 01, 2016 7:51 pm

Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?
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Canan, Pałestina, Judea, Ixrael
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Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » mar mar 01, 2016 7:55 pm

Le buxie so ła Pałestina arabo musulmana


???

Capire ciò che sta accadendo in Palestina non è facile, anche perché i grandi mezzi di comunicazione, in particolare la televisione, non ci aiutano. Ignorano o rimuovono deliberatamente le complesse radici del conflitto in atto, affidandosi esclusivamente alle cronache degli inviati speciali o alle dubbie competenze di «esperti» politici o militari, che danno spesso l'impressione di non aver mai messo piede in Palestina. Per di più, il riferimento emotivo al tema dell'antisemitismo e dell'Olocausto e una latente ostilità nei confronti del mondo islamico impediscono a molti europei una valutazione razionale delle responsabilità politiche degli attori coinvolti: gli Stati Uniti, Israele, i paesi arabi, le organizzazioni palestinesi.

http://www.liceoberchet.gov.it/ricerche ... t_2lev.htm


Nei decenni a cavallo fra Ottocento e Novecento, periodo nel quale le potenze europee, in primis l'Inghilterra, decidevano le sorti della Palestina e incoraggiavano il movimento sionista ad occuparla, la Palestina non era un deserto. Era, al contrario, un paese dove viveva una comunità politica e civile composta di oltre seicentomila persone, che dava nome al territorio ed in cui viveva da millenni. ???

I palestinesi parlavano l'arabo ed erano in gran parte mussulmani sunniti, con la presenza di minoranze cristiane, druse e sciite, che usavano anch'esse la lingua araba. Grazie al suo elevato grado di istruzione, la borghesia palestinese costituiva una élite della regione mediorientale: intellettuali, imprenditori e banchieri palestinesi occupavamo posti chiave nel mondo politico arabo, nella burocrazia e nelle industrie petrolifere del Golfo Persico. Questa era la situazione sociale e demografica della Palestina nei primi decenni del Novecento e tale sarebbe rimasta fino a qualche settimana prima della proclamazione dello Stato d'Israele nella primavera del 1948: in quel momento in Palestina era presente una popolazione autoctona di circa un milione e mezzo di persone (mentre gli ebrei, nonostante l'imponente flusso migratorio del dopoguerra, superavano di poco il mezzo milione). ???

L'intera vicenda dell'invasione sionista della Palestina e della autoproclamazione dello Stato di Israele ruota dunque attorno ad una operazione ideologica che poi si incarnerà in una sistematica strategia politica: la negazione dell'esistenza del popolo palestinese.

Nelle dichiarazioni dei maggiori leader sionisti - da Theodor Herzl a Moses Hess, a Menachem Begin, a Chaim Weizman - la popolazione nativa, quando non è totalmente ignorata, viene squalificata come barbara, indolente, venale, dissoluta. A questo diffusissimo clichet coloniale è strettamente associata l'idea che il compito degli ebrei sarebbe stato quello di occupare un territorio arretrato e semideserto per ricostruirlo dalle fondamenta e «modernizzarlo». E secondo una interpretazione radicale della «missione civilizzatrice» dell'Europa e del suo «colonialismo ricostruttivo», la nuova organizzazione politica ed economica israeliana avrebbe dovuto escludere ogni cooperazione, se non di carattere subordinato e servile, della popolazione autoctona (mentre lo Stato israeliano sarebbe rimasto aperto all'ingresso di tutti gli ebrei del mondo e soltanto degli ebrei).

Non a caso, la prima grande battaglia che i palestinesi sono stati costretti a combattere per risalire la china dopo la costituzione dello Stato d'Israele è stata quella di opporsi alla loro vera e propria cancellazione storica. Il loro obiettivo primario è stato di affermare - non solo contro Israele, ma anche contro paesi arabi come l'Egitto, la Giordania, la Siria - la loro identità collettiva e il loro diritto all'autodeterminazione. Soltanto molto tardi, non prima del 1974, le Nazioni Unite prenderanno formalmente atto dell'esistenza di un soggetto internazionale chiamato Palestina e riconosceranno in Yasser Arafat il suo legittimo rappresentante.

La negazione dell'esistenza di un popolo nella terra dove si intendeva installare lo Stato ebraico è lo stigma coloniale e, in definitiva, razzistico che caratterizza sin dalle sue origini il movimento sionista: un movimento del resto strettamente legato alle potenze coloniali europee e da esse sostenuto in varie forme. Dopo aver a lungo progettato di costituire in Argentina, in Sudafrica o a Cipro la sede dello Stato ebraico, la scelta del movimento sionista cade sulla Palestina non solo e non tanto per ragioni religiose, quanto perché si sostiene, assieme a Israel Zangwill, che la Palestina è «una terra senza popolo per un popolo senza terra».

È in nome di questa logica coloniale che inizia l'esodo forzato di grandi masse di palestinesi - non meno di settecentomila - grazie soprattutto al terrorismo praticato da organizzazioni sioniste come la Banda Stern, guidata da Yitzhak Shamir, e come l'Irgun Zwai Leumi, comandata da Menahem Beghin, celebre per essersi resa responsabile della strage degli abitanti - oltre 250 - del villaggio di Deir Yassin.

Poi, a conclusione della prima guerra arabo-israeliana, l'area occupata dagli israeliani si espande ulteriormente, passando dal 56 per cento dei territori della Palestina mandataria, assegnati dalla raccomandazione della Assemblea Generale delle Nazioni Unite, al 78 per cento, includendo fra l'altro l'intera Galilea e buona parte di Gerusalemmme. Infine, a conclusione dalla guerra dei sei giorni, nel 1967, come è noto, Israele si impadronisce anche del restante 22 per cento, si annette illegalmente Gerusalemme-est e impone un duro regime di occupazione militare agli oltre due milioni di abitanti della striscia di Gaza e della Cisgiordania. Il tutto accompagnato dalla sistematica espropriazione delle terre, dalla demolizione di migliaia di case palestinesi, dalla cancellazione di interi villaggi, dall'intrusione di imponenti strutture urbane nell'area di Gerusalemme araba, oltre che in quella di Nazaret.

Ma, fra tutte, è la vicenda degli insediamenti coloniali nei territori occupati della striscia di Gaza e della Cisgiordania a fornire la prova più persuasiva del buon fondamento dell'interpretazione «colonialista». Come spiegare altrimenti il fatto che, dopo aver conquistato il 78 per cento del territorio della Palestina, dopo aver annesso Gerusalemme-est ed avervi insediato non meno di 180 mila cittadini ebrei, lo Stato di Israele si è impegnato in una progressiva colonizzazione anche di quell'esiguo 22 per cento rimasto ai palestinesi, e già sotto occupazione militare? Come è noto, a partire dal 1968, per iniziativa dei governi sia laburisti che di destra, Israele ha confiscato circa il 52% del territorio della Cisgiordania e vi ha insediato oltre 200 colonie, mentre nella popolatissima e poverissima striscia di Gaza ha confiscato il 32 per cento del territorio, istallandovi circa 30 colonie.

Complessivamente non meno di 200 mila coloni oggi risiedono nei territori occupati, in residenze militarmente blindate, collegate fra loro e con il territorio dello Stato israeliano attraverso una rete di strade (le famigerate by-pass routs) interdette ai palestinesi e che frammentano e lacerano ulteriormente ciò che rimane della loro patria.

Si può dunque concludere che il «peccato originale» dello Stato di Israele è il suo carattere strutturalmente sionista: il suo rifiuto non solo di convivere pacificamente con il popolo palestinese ma persino di gestire la propria egemonia in modi non repressivi, coloniali e sostanzialmente razzisti. Ciò che l'ideologia sionista è riuscita ad ottenere - indubbiamente favorita dalla persecuzione antisemitica e dalla tragedia dell'Olocausto - è stata la progressiva conquista della Palestina dall'interno. E ciò ha dato e continua a dare al mondo - non solo a quello occidentale - l'impressione che l'elemento indigeno sia costituito dagli ebrei e che stranieri siano i palestinesi. In questa anomalia sta il nucleo della tragedia che si è abbattuta sul popolo palestinese, la ragione principale delle sue molte sconfitte: il sionismo è stato molto più di una normale forma di conquista e di dominio coloniale dall'esterno. Esso ha goduto di un consenso e di un sostegno generale da parte dei governi e della opinione pubblica europea come non è accaduto per nessun'altra impresa coloniale.

Ma qui sta anche il grave errore commesso dalla classe politica israeliana e dalla potente élite ebraica statunitense che ne ha sempre condiviso le scelte politico-militari. Un popolo palestinese esisteva in Palestina prima della costituzione dello Stato di Israele, continua ad esistere nonostante lo Stato di Israele ed è fermamente intenzionato a sopravvivere allo Stato di Israele, nonostante le sconfitte, le umiliazioni, la sanguinosa distruzione dei suoi beni e dei suoi valori.

Riflessioni ispirate dal libro"La Questione palestinese" di Edward W. Said del quale consigliamo la lettura.


Ixlam, pałestinexi, ebraixmo, ebrei, Ixraełe
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Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » mar mar 01, 2016 7:58 pm

Sti buxiari de arabi musulmani envaxori de Ixrael

Secondo l’inviato palestinese per i diritti umani presso le Nazioni Unite, Ibrahim Khreisheh, gli ebrei che vivono in Israele “dovrebbero fare ritorno nel loro paese d’origine”. Sì, hai letto bene. Ha detto proprio così.

Qualche giorno fa in una trasmissione televisiva palestinese Khreisheh ha affermato che gli ebrei non hanno alcun legame con la terra d’Israele e la loro presenza oggi è il prodotto di una lunga colonizzazione e che “la Terra Promessa entro i confini d’Israele non è sufficiente per loro ed è per questo che vogliono conquistare la Cisgiordania” aggiungendo che “bisognerebbe chiedere ai paesi arabi ed europei di permettere agli ebrei di ritornare alle loro terre e alle loro case così i palestinesi torneranno a vivere dove hanno sempre vissuto”.

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 8015873560

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Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » mar mar 01, 2016 7:59 pm

Canan, Pałestina, Judea, Ixrael
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I NEMICI D'ISRAELE HANNO RUBATO IL NOME "PALESTINA"
di Padre Gabriel Naddaf
https://www.facebook.com/amicidisraele/ ... 6575397485

La convinzione errata (ma comune) che gli ebrei colonialisti abbiano invaso un paese chiamato Palestina e ne abbiano sradicato gli abitanti autoctoni è completamente falsa. Innanzitutto, il popolo della Palestina che ha le radici più profonde in quella terra è il popolo ebraico, i cui parenti e antenati vi hanno vissuto (in varia misura) per diverse migliaia di anni. In secondo luogo, la maggior parte degli arabi che fuggirono dalla Palestina tra il 1947 e il 1949 lo fecero perché erano sicuri che i loro compatrioti arabi dell'Egitto, dell'Iraq e di altri paesi sarebbero riusciti a rendere la Palestina Judenrein.

È giunto il momento di ricordare agli arabi e alla comunità internazionale che gli ebrei sono i veri palestinesi. Altrimenti, come mai esistono un Talmud palestinese e un giornale ebraico chiamato The Palestine Post? Come mai, fino alla creazione d'Israele, gli ebrei erano noti come "i palestinesi"? Come mai Immanuel Kant si riferiva agli ebrei in Europa come ai "palestinesi tra di noi"? Come mai c'è una Stella di Davide sulla bandiera della Palestina del 1939? Come mai la rivista dell'Organizzazione Sionista d'America si chiamava New Palestine? Come mai la Compagnia Elettrica Israeliana si chiamava originariamente Compagnia Elettrica Palestinese? Come mai il principale fondo di finanziamento dell'Organizzazione Sionista Mondiale si chiamava Palestine Foundation Fund?

La risposta è: "Perché la parola Palestina indica la terra che, per migliaia di anni, è stata l'incubatrice dell'identità ebraica".

Il nome Palestina era stato imposto agli ebrei dall'Impero Romano nel 135 d.C., quando l'imperatore Adriano aveva voluto cancellare ogni traccia ebraica da quella terra, che si chiamava Giudea. E' quindi più che comprensibile che nel 1948 i leader dell'Yishuv (la comunità ebraica che già abitava quella terra prima dell'indipendenza) non abbiano voluto mantenere il nome Palestina per lo Stato che finalmente l'ONU aveva deciso di riconoscere, ed abbiano scelto di chiamarlo Israele (anche Giudea era tra i nomi presi in considerazione). Ma non dobbiamo lasciare che gli arabi e i loro sostenitori israelofobici si approprino dei nomi "Palestina" e "palestinese" come parte della loro campagna di delegittimazione. La Palestina era ebraica, non è mai stata araba. Il linguaggio è tutto. Rinunciando all'uso corretto delle parole, e permettendone la rimozione dal contesto storico, la realtà dei fatti è sminuita o persa del tutto.

Fonte: https://defenseoftheisraelipeople.wordpress.com

El sionixmo nol xe envaxion e gnanca cołognałixmo
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Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » mar mar 01, 2016 8:00 pm

Alcune domande scomode sulla Palestina su cui riflettere
Dic 30, 2015

http://www.rightsreporter.org/alcune-do ... riflettere


Riproponiamo questo pezzo non nostro sulla Palestina (ma ignoriamo l’autore altrimenti lo avremmo citato) pubblicato a suo tempo sul nostro forum che però ora non è più disponibile. Buona lettura e buona riflessione.

Egregio signore/a, sarebbe così gentile da rispondere a qualche domanda? Se lei è così sicuro che la “Palestina” sia stata fondata molti secoli fa, ben prima della presenza degli ebrei e abbia lasciato tracce nella storia, beni culturali da conservare, eredità da difendere, certamente lei sarà in grado di rispondere alle seguenti domande:

Quando è stata fondata e da chi?
Quali erano i suoi confini?
Qual era la sua capitale?
Quali erano le sue città più importanti?
Qual era la base della sua economia?
Qual era la sua forma di governo?
Può citare almeno un leader palestinese prima di Arafat e di Amin Al Husseini, il muftì di Gerusalemme amico di Hitler?

La “Palestina” è stata mai riconosciuta da un paese la cui esistenza a quel tempo non lascia spazio a discussioni?
Qual era la lingua parlata nello stato di Palestina prima degli ebrei?
Avevano un sistema politico? Il loro sovrano portava un titolo? C’era un parlamento o un consiglio? Hanno combattuto delle battaglie?
C’è un qualche libro palestinese prima del Novecento? Può nominare uno scrittore palestinese, un pittore, uno scultore, un musicista, un architetto palestinese prima di tale data?

Esiste un piatto tipico palestinese, che lei sappia? Un costume caratteristico?
Che religione aveva la Palestina prima di Maometto?
Qual era il nome della sua moneta? Ne esistono degli esemplari in qualche museo?
Scelga pure una data nel passato anche recente e ci dica: qual era il tasso di cambio della moneta palestinese nei confronti del dollaro, yen, franco, ecc.?
Poiché questo paese oggi non esiste, può spiegare la ragione per cui ha cessato di esistere? E può specificarne la data di estinzione?
Se la sua organizzazione piange per il destino dei poveri palestinesi “occupati”, mi può dire quando questo paese era orgoglioso e indipendente?
Se le persone che, a torto o a ragione, chiamate palestinesi non sono solo una collezione di immigrati dai paesi arabi e se davvero hanno una identità definita etnica che assicura il diritto di autodeterminazione, mi sa spiegare perché non hanno cercato di essere indipendenti dai paesi arabi prima della devastante sconfitta nella Guerra dei Sei Giorni? Perché datano l’”occupazione” dal ’67, se prima i “territori palestinesi” erano governati da stati “non palestinesi” come l’Egitto e la Giordania?

Le ho fatto tante domande, mi auguro che potrà rispondere almeno a qualcuna. Finisco solo con una nota: spero che lei non confonda i palestinesi con i Filistei, che erano una popolazione marittima di lingua indeoeuropea (i popoli del mare) che fecero un’invasione in terra d’Israele, come anche in Egitto e nell’attuale Libano verso il nono secolo a.C. Il solo rapporto è l’invenzione romana che dopo la distruzione del Tempio, nel I secolo, ribattezzò quelle terre per spregio con il nome di un antico nemico dei ribelli ebrei. L’etimologia non è storia.

Altre domande scomode
Come mai non è nato uno Stato palestinese tra il ’48 e il ’67?
E poi un’altra domanda: come sono stati trattati i profughi palestinesi dai fratelli arabi prima e dopo il ’67, dopo ma anche prima sottolineo?
Conoscete gli orrori del “Settembre nero” in Giordania? Conoscete il ruolo della Siria nel massacro del campo di Tal el Zatar?
Ma soprattutto: sapete che se i palestinesi avessero accettato il piano di spartizione dell’Onu, oggi avremmo due popoli e due Stati? Non c’era bisogno di tante guerre e tanto spargimento di sangue se gli arabi e i palestinesi avessero accettato il diritto degli ebrei ad avere uno Stato. Questo pochi lo sanno. Pochi lo vogliono sapere.
E’ possibile che 20 anni dopo Oslo, miliardi di dollari, miliardi di euro, aiuti da tutto il mondo, compreso Israele, l’Autorità Palestinese non sia stata capace di costruire un solo ospedale moderno, una qualsiasi struttura e continui a piangere miseria? Questa è la domanda che molti si fanno, per “molti” intendo le persone pensanti, non certo i pacifisti filopalestinesi o i sinistri antisraeliani che continuano il boicottaggio contro Israele, accecati dall’odio e dalla loro criminale ideologia. Allora?
Qualcuno sa dirmi dove sono finiti i miliardi e perché l’ANP (per non parlare di Gaza) pullula di villone con piscina di proprietà dei capi e capetti palestinesi mentre non esiste un ospedale degno di questo nome, non esistono università se non quelle dove si allevano amorevolmente giovani fanatici destinati a diventare possibili terroristi, (es.: Bir Zeit)?
Qualcuno sa dirmi perché, letteralmente affogati, alla Paperon de’ Paperoni, nei miliardi che il mondo manda da decenni all’ANP, miliardi che avrebbero potuto ricoprire d’oro ogni casa palestinese e rendere ricco ogni singolo abitante, miliardi che avrebbero potuto costruire ospedali e atenei all’avanguardia, la popolazione palestinese vive male e chi ha bisogno di cure serie deve venire in Israele o andare in qualche altro paese disposto ad accoglierli e a curarli gratis?

Alcune persone dicono che gli arabi sono “nativi palestinesi”, mentre gli ebrei sono “invasori” e”colonizzatori”. Quindi, io ho letto le biografie dei leader israeliani e palestinesi e sono diventato confuso.
Ecco chi tra i leader israeliani e palestinesi è Nato il in Palestina:

Leaders israeliani:
BENJAMIN NETANYAHU, Nato il 21 ottobre 1949 a Tel Aviv.
EHUD BARAK, Nato il 12 febbraio 1942 a Mishmar HaSharon, Mandato britannico della Palestina.
ARIEL SHARON, Nato il 26 febbraio 1928 a Kfar Malal, Mandato britannico della Palestina.
EHUD OLMERT, Nato il 30 settembre 1945 a Binyamina-Giv’at Ada, Mandato britannico della Palestina.
ITZHAK RABIN, Nato il 1 March 1922 a Gerusalemme, Mandato britannico della Palestina.
ITZHAK NAVON, Presidente israeliano nel 1977-1982. Nato il 9 aprile 1921 a Gerusalemme, Mandato britannico della Palestina.
EZER WEIZMAN, Presidente israeliano nel 1993-2000. Nato il 15 giugno1924 a Tel Aviv, Mandato britannico della Palestina.

Leader arabi “palestinesi”:
YASSER ARAFAT, Nato il 24 agosto 1929 al Cairo, Egitto.
SAEB EREKAT, Nato il 28 Aprile 1955, in Giordania. Ha la cittadinanza giordana.
FAISAL ABDEL QADER AL-HUSSEINI, Nato il 1948 a Bagdad, Iraq.
SARI NUSSEIBEH, Nato il 1949 a Damasco, Siria.
MAHMOUD AL-ZAHAR, Nato il 1945 al Cairo, Egitto.

Quindi i leader israeliani, che sono nati in Palestina, sono colonizzatori o invasori.
Mentre i leader arabi palestinesi che sono nati in Egitto, Siria, Iraq e Tunisia sono nativi palestinesi????-
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Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » mar mar 01, 2016 8:06 pm

Palestina
https://it.wikipedia.org/wiki/Palestina
Il termine Palestina è anche usato per riferirsi allo Stato di Palestina, sebbene all'interno del conflitto israelo-palestinese questa accezione susciti violente polemiche. Palestina è la denominazione romana della provincia che risale all'epoca dell'imperatore Adriano, nel 135 d.C., quando il nome ufficiale Syria Palaestina sostituì il precedente Iudaea includendo anche altre entità amministrative: Samaria, Galilaea, Philistaea e Perea. Il cambio di denominazione del governatorato suggerisce la rottura politica fra l'impero e le autorità locali presso gli Ebrei (o Giudei). Il nome Palestina era tuttavia un toponimo già noto, introdotto da Erodoto e utilizzato dai Greci.

Israele
https://it.wikipedia.org/wiki/Israele

Insediamenti israeliani
https://it.wikipedia.org/wiki/Insediamenti_israeliani

Cisgiordania
https://it.wikipedia.org/wiki/Cisgiordania

Striscia di Gaza
https://it.wikipedia.org/wiki/Striscia_di_Gaza

Territori palestinesi
https://it.wikipedia.org/wiki/Territori_palestinesi

Stato di Palestina
https://it.wikipedia.org/wiki/Stato_di_Palestina

Siria
https://it.wikipedia.org/wiki/Siria

Libano
https://it.wikipedia.org/wiki/Libano

Mandato britannico della Palestina
https://it.wikipedia.org/wiki/Mandato_b ... _Palestina

Accordo Sykes Picot
https://it.wikipedia.org/wiki/Accordo_Sykes-Picot

Accordi di Oslo
https://it.wikipedia.org/wiki/Accordi_di_Oslo
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Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » mar mar 01, 2016 8:06 pm

Rasixmo contro łi ebrei e Ixrael
viewtopic.php?f=25&t=1413

Le ensemense só e contro łi ebrei
viewtopic.php?f=197&t=2178

Jeruxałeme (Gerusalemme) ebrea, cristiana e musulmana
viewtopic.php?f=197&t=2128

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Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » mar mar 01, 2016 8:51 pm

L'Ouropa fiłoxlamega e antisemita ła boicota Ixraełe, mi no!
viewtopic.php?f=92&t=2010

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Pałestina, Ixraełe e migranti ebrei
viewtopic.php?f=194&t=1855

Basta finansiar el terorixmo arabo ixlamego pałestinexe antiebreo
viewtopic.php?f=196&t=2193

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Strika de Gaxa (e i nasirasisti xlameghi co łi so sostenidori e conpliçi cristiani)
viewtopic.php?f=188&t=2142

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Ixrael on paradixo de łebertà anca par arabi e musulmani
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Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » mar mar 01, 2016 9:09 pm

Palestinesi abitanti autoctoni? Non proprio
1 marzo 2016 Antonella Ballarini

http://htl.li/3bUNzE

Nel marzo 1899 Yousef Dia Al-Khalidi, un illustre politico musulmano dell’Impero Ottomano nato a Gerusalemme, scrisse una lettera a Zadoc Kahn, capo rabbino in Francia, e gli disse: “L’idea in se è logica, va bene ed è giusta. Chi può mettere in dubbio il diritto degli ebrei in Palestina?
Buon Dio, storicamente è davvero la vostra terra. Che magnifico spettacolo sarebbe quando un popolo pieno di risorse come quello ebraico diventi indipendente di nuovo, onorato e gratificato, in grado di poter dare un contributo all’umanità bisognosa di aiuto nel campo morale, come in passato”.

Sembra che molto sia cambiato in 116 anni.

Nell’ottobre 2015 Ilan Pappe, direttore del Centro Europeo di Studi sulla Palestina all’Università di Exeter, affermò ad Al-Jazeera che la ragione alla base della violenza e del terrorismo palestinese nei confronti degli israeliani è l’occupazione e l’espansione della colonizzazione da parte di ebrei. Ciò che è ancor più preoccupante, però, è un’altra affermazione di Pappe sul tema: “più di un secolo di colonizzazione [israeliana, ndr] non ha cambiato nulla e ha negato umanità e il diritto di avere la terra agli abitanti indigeni, i palestinesi”. In questo caso non si riferiva al controllo dell’esercito israeliano in Cisgiordania bensì all’esistenza vera e propria dello stato ebraico nella terra di Palestina. In base alla sua ideologia, quindi, gli ebrei sono stranieri in Terra Santa e i palestinesi, invece, i veri autoctoni.

Nel suo libro, Catch the Jew! (Prendi l’ebreo!), Tuvia Tenenbom descrive il suo incontro a Ramallah con Hanan Ashrawi, un legislatore palestinese, ricercatrice e membro del comitato esecutivo dell’OLP. Racconta a Tuvia come i palestinesi hanno vissuto nella loro storica terra per migliaia di anni e tutto d’un tratto, a ciel sereno, delle persone hanno incominciato ad arrivare e gli hanno detto che avrebbero dovuto rinunciare a maggior parte del loro territorio a causa della formazione di un altro stato a pochi passi di distanza da loro, ossia Israele. Un altro esempio sono le frequenti affermazioni fatte dal precedente Ministro della religione palestinese, Mahmoud Al-Habbash, che rivendicava come i palestinesi avessero vissuto su questa terra per 5.000 anni. Questa affermazione, assieme a quelle sopra, sono solo alcune di quelle usate dalla propaganda per rappresentare i palestinesi come i veri indigeni.

Per poter determinare chi siano i veri abitanti autoctoni andiamo a controllare il diritto internazionale. Secondo le Nazioni Unite la definizione di popolo indigeno è la seguente:

Sono indigene quelle comunità, popoli o nazioni che avendo una continuità storica con società pre-coloniali che si svilupparono sui loro territori prima delle invasioni, si considerano distinte da altri settori della società che hanno finito per prevalere su quei territori o su parte di essi. Esse formano, attualmente, settori non dominanti della società che prevale sul territorio o su parti di esso.

In base a questa definizione una persona potrebbe credere che se i palestinesi sono effettivamente il popolo indigeno in questa terra, rivedendo le dinamiche storiche in questa zona tra il XVII e il XIX secolo, per esempio, dovremmo trovare palestinesi nativi in numero elevato che vivono in più comunità.
Le prove che abbiamo a nostra disposizione, però, attestano il contrario.

Nel 1695 Adrian Reland, accademico, geografo, cartografo e filologo olandese, venne in Palestina ed esaminò circa 2500 posti citati dalla Bibbia o dal Mishnah dove vivevano persone. Le sue conclusioni furono le seguenti: prima di tutto le terre erano desolate. Quasi tutti gli abitanti erano concentrati nelle città di Gerusalemme, Acre, Safed, Jaffa, Tiberiade e Gaza, e la maggior parte di loro erano ebrei e cristiani.
La maggioranza demografica degli ebrei a Gerusalemme è arrivata fino ai giorni nostri. In seconda battuta, non un singolo insediamento portava un nome con origini arabe. Tutti i nomi derivavano dall’ebraico, dal greco o dal latino. Anche Ramallah (l’attuale capitale per i palestinesi) era chiamata Bet’allah dal nome ebraico BeitEl (Casa di Dio).

Inoltre, non c’è nessuna prova dell’eredità culturale araba nell’area. Il libro rafforza il legame e l’affinità esistente tra la terra di Israele e gli ebrei e l’assenza dell’appartenenza degli arabi ad essa.

172 anni dopo, sembra che niente sia significativamente cambiato quando il noto scrittore Mark Twain visitò la Palestina nel 1867. Nelle sue lettere descrisse cosa vide: “una terra desolata, fertile abbastanza ma lasciata interamente in balia ad erbacce in un’espansione addolorata e silenziosa… Qui c’è una desolazione che nemmeno l’immaginazione può migliorare con lo sfarzo della vita e dell’azione… Non abbiamo mai visto una persona durante tutto il nostro cammino… Difficile fu vedere un albero o un cespuglio. Persino gli ulivi e i cactus, amici dei terreni più aridi, erano rari in quel paese”.

23 anni più tardi, nel 1890, una ricerca britannica stimò il totale degli abitanti arabi in Palestina: 473.000. Sembra chiaro che questo aumento repentino della popolazione araba è giustificata dall’aumento dell’attività economica in Palestina, oltre ad un relativo liberalismo da parte dei leader dell’Impero Ottomano e un aumento dell’influenza in Terra Santa della potenza occidentale della Russia. Molto interessante è il contemporaneo aumento dell’immigrazione ebraica in Palestina (forse una risposta araba all’aumento della popolazione ebrea?).

Andando avanti nel tempo, nel 1915 la popolazione araba crebbe fino a 590.000 persone per una crescita annuale pari allo 0.8%. In base a questo tasso di crescita, nel 1947 la popolazione araba avrebbe dovuto essere circa di 785.000 ma la cifra, invece, è di 1.3 milioni. Com’è possibile?

La risposta è semplice: folle migratorie arrivate da altri paesi arabi. Quando l’impero britannico prese sotto il suo controllo la Palestina dall’Impero Ottomano, l’economia iniziò a crescere, vennero costruite ferrovie e iniziarono ad emergere nuove opportunità. Chi non avrebbe voluto andare e vivere sotto i britannici, dove molte occasioni stavano crescendo?

Perché tutte queste informazioni sono rilevanti? Un’altra volta la risposta è semplice. Al contrario di ciò che molti affermano, ossia che i palestinesi hanno vissuto qui per secoli e sono quindi il popolo indigeno della Palestina, sembra invece che la maggior parte di loro vennero in questa terra a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Secondo le Nazioni Unite, un popolo è considerato indigeno nella sua terra se si dimostra una continuità storica su di essa. La domanda quindi è: come si può definire un popolo autoctono quando la maggior parte di esso ha vissuto in suddetta terra solo per 3 o 4 generazioni?

I critici probabilmente direbbero che la maggior parte degli ebrei che vivono qui ora sono arrivati anch’essi in Israele da poche generazioni. Ma al contrario dei palestinesi, gli ebrei hanno continuato a vivere qui per più di 3.000 anni, arrivando fino ad oggi. Le prove possono essere trovate ovunque: nelle scritture, nei siti archeologici, nei manufatti e in molto altro. I critici potrebbero inoltre affermare che la Bibbia non è un libro di storia. Quest’ultima affermazione è opinabile da molti ma in questo caso si suggerisce di leggere l’incredibile storia della scoperta dell’altare di Joshua sul monte Ebal, fatta da un archeologo israeliano, Adam Zertal.

“Farai per me un altare di terra e, sopra, offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò”

“Se tu mi fai un altare di pietra, non lo costruirai con pietra tagliata, perché alzando la tua lama su di essa, tu la renderesti profana. Non salirai sul mio altare per mezzo di gradini, perché là non si scopra la tua nudità”.

In più, oltre ad ulteriori prove archeologiche sulla continuità storica degli ebrei in questa terra, un altro incredibile reperto ritrovato nella Città di David a Gerusalemme sono le due bulle di argilla con iscritti due nomi biblici, originari del periodo del Primo Templio. I nomi che riportano sono identici al testo biblico che si riferisce al medesimo periodo (erano due ufficiali).

Queste importanti scoperte archeologiche si ricollegano quasi completamente alle descrizioni della Bibbia e si rifanno al 1300 D.C.

Tornando a ciò che venne affermano nelle prime righe dell’articolo, i critici potrebbero sostenere che l’affermazione a favore degli ebrei pronunciata da Al-Khalidi fu solo il punto di vista di un eccentrico musulmano. Ebbene, non è poi così eccentrica come visione: il Corano, libro sacro dell’Islam, afferma chiaramente che la Terra Santa appartiene al popolo ebraico. Controllate voi stessi

Credete ancora che gli ebrei siano stranieri in questa terra?
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Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » mar mar 01, 2016 10:26 pm

Conflitto israelo-palestinese: mons. Shomali (Gerusalemme), “capi religiosi sostengano soluzione dei Due Stati”
26 febbraio 2016

http://agensir.it/quotidiano/2016/2/26/ ... -due-stati

“I leader religiosi devono incoraggiare e sostenere una soluzione imposta internazionalmente, basata sulle risoluzioni Onu, che porti alla soluzione ‘di due Stati’”. È l’appello lanciato da monsignor William Shomali, vicario patriarcale per la Palestina del Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, nel corso della conferenza internazionale “Tra società mondiale e trasformazioni regionali: Cristiani, Chiese cristiane e religione nel Medio Oriente che cambia”, promossa dalla Conferenza episcopale di Germania, che si chiude oggi a Roma.
Parlando con i giornalisti, mons. Shomali ha ricordato che “la religione è anch’essa parte del conflitto in corso tra israeliani e palestinesi, come dimostra la doppia narrativa esistente tra i due popoli.
Ciò che i palestinesi chiamano Territori occupati, per gli israeliani sono Territori contesi.
I palestinesi che compiono attacchi suicidi sono definiti ‘martiri’ dai giornali arabi e ‘terroristi’ da quelli israeliani.
Oggi a prevalere in Terra Santa sono l’odio e l’ignoranza”.
Anche il dialogo interreligioso sembra segnare il passo a causa, da una parte, del “crescente radicalismo islamico. L’Islam politico sale al potere e lascia meno spazio per la libertà religiosa”.
Dall’altra parte, la situazione politica che “allunga le sue ombre sui rapporti tra israeliani e palestinesi cristiani impedendo un dialogo profondo e fruttuoso”. Tuttavia, ha concluso mons. Shomali, “il dialogo interreligioso deve diventare una parte della soluzione dei problemi. I capi religiosi incoraggino i loro fedeli alla preghiera. Nulla è impossibile a Dio. Nulla ci impedisce di sognare la riconciliazione tra arabi e israeliani e la pace per Gerusalemme”.
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