Basta finanziare il terrorismo nazi maomettano palestinese

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Messaggioda Berto » lun apr 25, 2016 6:45 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » mer apr 27, 2016 8:24 pm

L’Autorità Palestinese vuole che il mondo riconosca il “diritto” di uccidere israeliani
Per questo preme per l’assegnazione del premio Nobel a un capo terrorista condannato all’ergastolo

http://www.israele.net/lautorita-palest ... israeliani

Marwan Barghouti (a sinistra) fotografato nel carcere Hadarim di Ashkelon in compagnia del terrorista Samir Kuntar, personalmente responsabile della strage di una famiglia israeliana a Nahariya nel 1979, prima che quest’ultimo venisse scarcerato da Israele su ricatto Hezbollah
...

L’Autorità Palestinese sostiene da anni che, in base al diritto internazionale, avvalorato da una risoluzione delle Nazioni Unite, i palestinesi hanno il “diritto” di attaccare e uccidere civili israeliani in qualunque luogo e momento. In base a questa teoria, i palestinesi che uccidono cittadini israeliani, non importa quali e in quali circostanze, compiono comunque qualcosa di eroico e positivo, e di conseguenza gli assassini palestinesi di civili israeliani vengono costantemente presentati come eroi e modelli cui ispirarsi.

Ora l’Autorità Palestinese vuole far passare questo concetto nelle sedi internazionali, cercando di ottenere un riconoscimento ufficiale dei principi base di questa sua ideologia. In altri termini, mira a ottenere che il “diritto” dei palestinesi di uccidere civili israeliani sia tutelato a livello internazionale, ed anzi formalmente riconosciuto come un atto positivo che merita di essere premiato al massimo livello. Lo strumento scelto dall’Autorità Palestinese per ottenere tale riconoscimento è il lancio di una campagna per l’assegnazione del Premio Nobel per la pace a Marwan Barghouti, un capo terrorista palestinese condannato dalla giustizia israeliana.

Marwan Barghouti, nella sua qualità di capo dei Tanzim, la milizia terroristica di Fatah, ha personalmente orchestrato numerosi attacchi terroristici in cui sono stati uccisi a sangue freddo israeliani innocenti, e per questo è stato condannato da un tribunale israeliano a cinque ergastoli.

Secondo il capo della Commissione dell’Olp per gli affari dei prigionieri Issa Karake, citato lo scorso 14 aprile dall’agenzia indipendente palestinese Donia Al-Watan, “la candidatura [di Barghouti] è essenzialmente un appello per il riconoscimento della legittimità della lotta condotta dai detenuti palestinesi … ed anche una risposta alla posizione sostenuta da Israele che non riconosce la legittimità della loro lotta e li tratta come terroristi e criminali”.

La richiesta dell’Autorità Palestinese che il mondo riconosca la “legittimità della lotta dei detenuti” è l’eufemismo tradizionalmente utilizzato per indicare il riconoscimento della “legittimità” dell’uccisione di israeliani. Barghouti, in particolare, è stato condannato per cinque specifici casi di assassinio in cui è stata dimostrata la sua diretta responsabilità. L’Autorità Palestinese vuole che la comunità internazionale riconosca la “legittimità” di questi omicidi assegnandogli il Premio Nobel per la pace.

Yoela Hen, 45 anni, venne uccisa in un agguato con armi da fuoco perpetrato da terroristi palestinesi, su ordine di Marwan Barghouti, presso una stazione di servizio a Givat Zeev, vicino a Gerusalemme, il 15 gennaio del 2002.

Eli Dahan, 53 anni, venne ucciso in un attentato con armi da fuoco e armi bianche perpetrato, su ordine di Marwan Barghouti, nel ristorante Sea Food Market di Tel Aviv il 5 marzo 2002.

Yosef Habi, 52 anni, venne accoltellato a morte durante lo stesso attentato con armi da fuoco e armi bianche perpetrato, su ordine di Marwan Barghouti, nel ristorante Sea Food Market di Tel Aviv il 5 marzo 2002.

L’agente di polizia Salim Barakat, 33 anni, cercò di fermare il terrorista dell’attentato perpetrato su ordine di Marwan Barghouti al ristorante Sea Food Market di Tel Aviv, e venne accoltellato a morte.

Il monaco greco Tsibouktsakis Germanus (foto non reperibile) venne ucciso in un agguato con armi da fuoco contro la sua auto a Ma’ale Adunim, effettuato su ordine di Marwan Barghouti il 12 giugno 2001.

Oltre a questi cinque omicidi, sono decine i civili israeliani rimasti uccisi dalla milizia terroristica Tanzim durante il periodo in cui Marwan Barghouti ne era a capo.

Come si è detto, l’Autorità Palestinese sostiene di avere il “diritto” di uccidere civili israeliani citando la risoluzione 3236 del 1974 con la quale le Nazioni Unite “riconoscono il diritto del popolo palestinese di recuperare i propri diritti con tutti i mezzi”. L’Autorità Palestinese interpreta la locuzione “con tutti i mezzi” come un’autorizzazione a usare la violenza e l’assassinio di civili, compresi vecchi e bambini. Significativamente i palestinesi non citano mai il seguito della risoluzione in cui si legge che l’uso di “tutti i mezzi” deve essere “conforme agli scopi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite” (…the right of the Palestinian people to regain its rights by all means in accordance with the purposes and principles of the Charter of the United Nations). Naturalmente la Carta delle Nazioni Unite vieta di prendere di mira i civili, anche in tempo di guerra, e sin dall’articolo 1 del capitolo 1 afferma che “le controversie internazionali” devono essere risolte “con mezzi pacifici”.

(Da: PMW Bulletin, 21.4.16)
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Messaggioda Berto » gio apr 28, 2016 1:58 pm

Restituire la Palestina alla Giordania. Ecco la soluzione
Apr 28, 2016
Scritto da Einav Ben H.

http://www.rightsreporter.org/restituir ... -soluzione

Il titolo in realtà è fuorviante. Per Palestina si intende quella parte di West Bank sotto controllo arabo e null’altro. Usiamo il termine “Palestina” solo per semplificare la comprensione di chi legge perché al momento la cosiddetta Palestina non è niente altro che una utopia pura e semplice anche per la stessa Autorità Nazionale Palestinese.

In un momento in cui la comunità anti-israeliana e antisemita si concentra negli attacchi a Israele per la restituzione del Golan, la proposta che arriva da Sever Plocker con un ardito editoriale su Yedioth Ahronoth sembra essere la vera soluzione della cosiddetta questione palestinese. Il ragionamento di Plocker è semplicissimo oltre che logico: è ampiamente dimostrato che in base ai fatti e non alle parole, i palestinesi non vogliono affatto creare un loro Stato. Allora occorre rispolverare quella che Plocker definisce la vecchia “opzione giordana”, cioè il ritorno della Cisgiordania alla Giordania.

La dirigenza palestinese in questi 50 anni ha dimostrato più volte di non essere interessata alla costruzione di un proprio Stato e alla cosiddetta “soluzione dei due Stati”. Chi lo era veramente, come l’ex premier palestinese Salam Fayad, è stato velocemente epurato e allontanato in tutto fretta anche attraverso false accuse di corruzione. Non può nascere uno Stato palestinese se i palestinesi non lo vogliono, ma non si può nemmeno rimanere all’infinito in questa situazione. La dirigenza palestinese forse lo vorrebbe dato che è proprio questa situazione a fornir loro ogni anno miliardi di dollari che alimentano i loro conti esteri, ma gli arabi della West Bank, la gente comune e, soprattutto Israele, non se lo possono più permettere. E visto che la Comunità Internazionale ha dato ogni tipo di sostegno ai corrotti della Autorità Nazionale Palestinese senza tener conto di tutte le loro malefatte bloccando di fatto qualsiasi soluzione a due Stati, l’unica soluzione percorribile rimane quella di una federazione tra la Cisgiordania e la Giordania. Insomma, che la Cisgiordania ritorni ad Amman com’era in origine. Con qualsiasi soluzione, che sia una federazione, un inglobamento, una regione a statuto speciale, qualsiasi cosa ma che gli arabi siano una responsabilità araba e non più israeliana.

Il problema è che la Giordania non li vuole i palestinesi. Il ricordo del Settembre Nero, quando i palestinesi cercarono di rovesciare la monarchia giordana, è ancora molto vivo nella popolazione e nella dirigenza giordana. E allora bisognerebbe incentivare la Giordania, per esempio trasferendo ad Amman quegli aiuti che oggi alimentano la corruzione nella ANP e il terrorismo palestinese. Tempo fa Re Abd Allah di Giordania si era detto possibilista su una presa di responsabilità giordana in merito alla Cisgiordania, ma l’enorme business che c’è dietro alla questione palestinese ha vinto su questa ipotesi. Tuttavia se questa “alternativa” venisse perseguita con la dovuta volontà politica potrebbe tornare in auge e se non altro metterebbe la dirigenza palestinese di fronte alle loro responsabilità una volta per tutte.


https://it.wikipedia.org/wiki/Settembre_Nero

https://it.wikipedia.org/wiki/Settembre ... _Giordania
Il settembre del 1970 è noto nella storia araba come Settembre nero e viene talvolta indicato come l'"epoca degli eventi spiacevoli". Fu un mese in cui il Re hashemita Husayn di Giordania si mosse per reprimere un tentativo delle organizzazioni palestinesi di rovesciare la sua monarchia. L'attacco provocò pesanti perdite fra i civili palestinesi. Il conflitto armato durò fino al luglio del 1971.
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Messaggioda Berto » gio mag 05, 2016 9:24 pm

Marwan Barghouti Nobel per la Pace? È solo uno spot per le prossime elezioni presidenziali palestinesi
Mario Del Monte
5 maggio 2016

http://www.progettodreyfus.com/marwan-b ... alestinesi

Intorno alla metà di Marzo alcune organizzazioni palestinesi hanno lanciato una campagna per la nomina di Marwan Barghouti, il leader di Fatah condannato a cinque ergastoli dalla giustizia israeliana, a Premio Nobel per la Pace. A sponsorizzare questa iniziativa fra le tante sigle ci sono la Palestinian Commission for Prisoners, il Palestinian Prisoners Club ed il Palestinian Legislative Council.

Al momento sono previste solo marce e manifestazioni in tutta la West Bank e Gaza in supporto della nomina ma è lecito pensare che gli organizzatori stiano pianificando una massiccia campagna nei media internazionali.

Barghouti è stato arrestato dall'IDF nel 2002 a Ramallah e condannato due anni dopo a cinque ergastoli per il suo coinvolgimento in svariati attentati terroristici contro cittadini israeliani durante la Seconda Intifada.

Tra i sostenitori, oltre a nomi altisonanti come lo scrittore argentino Adolfo Perez Esquivel, ci sono anche le organizzazioni terroristiche palestinesi Hamas e Jihad Islamica che si dicono pronte a una riconciliazione con Fatah pur di mettere fine "all'occupazione sionista".

Sebbene il movimento si dichiari puramente non violento ci sono alcuni aspetti che potrebbero presentarsi come molto problematici per gli equilibri del conflitto israelo-palestinese. Innanzitutto all'interno del comitato sono presenti Qadura Fares, Sarhan Davikat e Mohammed Horani, tre ex leader dell'organizzazione terroristica Fatah Tanzim. Inoltre tutti e tre questi personaggi si sono incontrati ultimamente con i pezzi grossi di Hamas come Khaled Meshaal, Moussa Abu Marzouk, Salah al-Aruri, Osama Hamdan e Husam Badran. Alcuni di loro sono considerati le menti dietro gli attentati compiuti dall'organizzazione terroristica di base a Gaza.

Oggetto di questi incontri sarebbe stato, secondo gli stessi organizzatori, un piano onnicomprensivo per il ritiro delle truppe israeliane dietro i confini pre '67 e l'implementazione di alcune decisioni appoggiate dalla comunità internazionale come il diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi ed il rilascio di tutti i prigionieri detenuti nelle carceri israeliane. Sostanzialmente si parla di una bomba demografica in grado di far diventare gli ebrei una minoranza in Israele e la liberazione di migliaia di persone che nel migliore dei casi sono stati fermati prima che potessero uccidere dei civili. Tutto ciò rende impossibili i negoziati bilaterali con il governo israeliano, reputato dai promotori "un governo di estrema destra", l'unica vera strada plausibile per una riconciliazione credibile fra i due popoli.

Ad Abbas non è stato chiesto di supportare la campagna perché nelle intenzioni del comitato c'è anche quella di presentare Barghouti alle prossime elezioni presidenziali quando finalmente Abbas farà un passo indietro.

Tra le altre catastrofiche idee proposte dal comitato c'è la fine degli Accordi di Oslo e tutto ciò che gravita intorno a questi come il riconoscimento dello Stato d'Israele da parte dell'OLP. Questi dovranno essere rinegoziati con i nuovi soggetti palestinesi (che intendono farsi chiamare The People’s Peaceful Revolution) nel quadro di un nuovo summit internazionale. L'obiettivo è quello di abbattere l'ANP per confondere Israele che si ritroverà nella situazione di dover trattare con un popolo e non con un'organizzazione pre-statuale.

Inoltre in questi incontri, che hanno avuto luogo in varie località come Ramallah e Istanbul, si è parlato di negare la possibilità a Israele di dimostrare la propria sovranità in alcuni territori. Per raggiungere questo scopo sono previsti blocchi stradali sulle principali arterie che collegano gli insediamenti ebraici in West Bank, danneggiamenti alle infrastrutture come linee elettriche e telefoniche e proteste di massa a Gerusalemme.

Infine altre campagne atte a danneggiare l'immagine d'Israele all'estero come quella già messa in piedi dal movimento BDS.

Sebbene questo piano sembri poco realizzabile a causa delle frizioni fra le varie fazioni palestinesi va notato come in questa occasione non si parli di "coalizioni di governo" o di "elezioni generali" ma esclusivamente di "fine dell'occupazione", obiettivo caro a tutte le parti in causa. In generale sembra che il comitato stia preparando il terreno per una nuova presidenza palestinese che si presenti al mondo forte, non violenta e scomoda per Israele in termini d'immagine. Ciò può scatenare una nuova Intifada stavolta ben coordinata ed in grado di attaccare Israele da più angolature. L'ago della bilancia sarà decisamente Hamas, a seconda di quanto seriamente prenderanno l'iniziativa e di quanto saranno disposti a scendere in secondo piano per far spazio all'ingombrante figura di Barghouti.
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Messaggioda Berto » sab mag 07, 2016 11:02 am

Oror e teror!

https://www.facebook.com/arabistmideast ... 5548907206

https://www.facebook.com/theisraelproje ... 0359507316


TERRORISMO: MESSAGGIO FIGLIO BIN LADEN, UNITI PER LIBERARE GERUSALEMME

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 6877570340

'Vittoria piu' vicina dopo rivoluzione in Siria'
Roma, 9 mag. (Aki) - La casa di produzione di al-Qaeda, 'as-Sahab', ha diffuso sul Web un messaggio audio del figlio di Osama bin Laden, Hamza. Il messaggio si intitola 'Gerusalemme è una sposa la cui dote è il nostro sangue" e invita la comunità islamica al jihad per liberare la città. "La battaglia per la liberazione di Gerusalemme - dice il giovane bin Laden - richiede l'unità della Ummah (la comunità islamica, ndr)".
Si tratta, secondo Hamza, di "una battaglia tra la fede e la
miscredenza". "La liberazione della Palestina è molto più vicina di
quanto non fosse prima della rivoluzione in Siria", aggiunge l'erede di bin Laden, invitando i jihadisti in Siria a "essere uniti". Un invito analogo è stato rivolto dal nuovo leader di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, in un messaggio diffuso ieri, in cui si afferma che l'unità in Siria è questione di "vita o di morte". Secondo Rita Katz, co-fondatrice del sito di intelligence 'Site', il messaggio di Hamza bin Laden sarebbe stato registrato circa cinque mesi fa.
Hamza, di soli 25 anni, è il figlio della moglie saudita del defunto leader di al-Qaeda, Khairiah Sabar. Alcune lettere trovate nel compound di Abbottabad, in Pakistan, dove suo padre è stato ucciso in un blitz dei Navy Seal a maggio 2011, sembrano indicare che Osama lo considerasse il suo erede alla guida di al-Qarda. E' apparso per la prima volta in un messaggio video all'età di 16 anni, quando invitava alla "distruzione di America, Gran Bretagna, Francia e Danimarca". In un messaggio audio dello scorso agosto, invitava i seguaci di al-Qaeda a "trasferite la guerra da Kabul, Gaza e Baghdad a Washington, Londra, Parigi e Tel Aviv".
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Messaggioda Berto » ven mag 13, 2016 5:32 am

Statuto del Movimento di Resistenza Islamico (Hamas)
(18 agosto 1988)


http://www.cesnur.org/2004/statuto_hamas.htm

In nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso.

“Voi siete la migliore comunità che sia stata suscitata tra gli uomini, raccomandate le buone consuetudini e proibite ciò che è riprovevole e credete in Allah. Se la gente della Scrittura credesse, sarebbe meglio per loro; ce n’è qualcuno che è credente, ma la maggior parte di loro sono empi. Non potranno arrecarvi male, se non debolmente; essi vi combatteranno, volteranno ben presto le spalle e non saranno soccorsi. Saranno avviliti ovunque si trovino, grazie a una corda di Allah o a una corda d’uomini. Hanno meritato la collera di Allah, ed eccoli colpiti dalla povertà, per aver smentito i segni di Allah, per aver ucciso ingiustamente i Profeti, per aver disobbedito e trasgredito” (Corano 3, 110-112).

“Israele sarà stabilito, e rimarrà in esistenza finché l’islam non lo ponga nel nulla, così come ha posto nel nulla altri che furono prima di lui” (parole dell’imam e martire Hassan al-Banna [fondatore dei Fratelli Musulmani, 1906-1949], possa Allah avere misericordia di lui).

“Veramente, il mondo islamico sta bruciando, ed è pertanto obbligatorio che ognuno si dia da fare per occuparsi dell’incendio per quanto può, senza aspettare che lo facciano altri” (shaykh Amjad al-Zahawi [eminente studioso irakeno della shari’a, 1883-1967], possa Allah avere misericordia di lui).
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Messaggioda Berto » lun mag 16, 2016 7:41 pm

Bill Clinton: “Avevo un accordo e i palestinesi lo rifiutarono”
“Mi sono inutilmente dannato per dare loro uno stato”, ricorda l’ex presidente Usa parlando a braccio del processo di pace israelo-palestinese

(Da: YnetNews, Jerusalem Post, 15.5.16)

http://www.israele.net/bill-clinton-ave ... ifiutarono

Durante un discorso nel New Jersey dedicato ad illustrare le posizioni della candidata alla presidenza Usa Hillary Clinton, il marito, l’ex presidente Bill Clinton, si è brevemente soffermato sulla questione Israele, palestinesi e processo di pace, rispondendo a braccio alle sollecitazioni di un ascoltatore.

L’argomento è venuto fuori quando una voce dal pubblico ha interrotto la conferenza di Clinton gridando: “Cosa dite di Gaza?”, e accusando Hillary Clinton d’aver dichiarato che “la neutralità non è possibile “ quando si tratta di Israele.

Clinton ha risposto: “Dipende se si ha davvero a cuore ciò che accade ai palestinesi, a differenza del governo di Hamas e di quelli che lanciano missili”, e ha ricordando il ruolo svolto dalla moglie nel contribuire a fermare gli scontri fra Israele e Hamas dell’estate 2014, e il fatto che “Hillary ha ottenuto gli unici tre incontri faccia a faccia tra Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen”.

Non soddisfatto, l’ascoltatore ha insistito gridando: “C’erano degli esseri umani a Gaza!”. “Certo che c’erano” ha continuato Bill Clinton, e ha aggiunto: “Quelli di Hamas sono davvero furbi. Quando decidono di lanciare razzi su Israele si infilano negli ospedali, nelle scuole, nelle zone altamente popolate – ha spiegato, fra gli applausi dell’uditorio – In questo modo dicono di voler mettere gli israeliani in una posizione per cui o non si difendono, o uccidono degli innocenti. Quelli di Hamas sono molto bravi in questo”.

L’ex presidente Clinton si è poi soffermato sulla sua deludente esperienza riguardo al tentativo di portare la pace nella regione. “Mi sono inutilmente dannato per dare ai palestinesi uno stato – ha detto – Avevo un accordo che loro rifiutarono, e che avrebbe dato loro tutta la striscia di Gaza, il 96-97% della Cisgiordania, terre israeliane a compensazione, e quant’altro”. Clinton ha continuato: “Nessuno è senza colpe, in Medio Oriente. Ma non potremo mai cambiare qualcosa in modo sostanziale finché gli israeliani non saranno convinti che abbiamo a cuore se vivono o muoiono. Quando ne saranno convinti, avremo la possibilità di spingere verso la pace. Questa è la posizione di Hillary. Non di essere d’accordo su tutto con il governo israeliano; non di far finta che non muoiano degli innocenti né di far finta che non muoiono più bambini palestinesi che bambini israeliani. Ma non potremo ottenere nulla di concreto finché gli israeliani non saranno convinti che, alla resa dei conti, se qualcuno gli darà addosso, noi non lasceremo che vengano spazzati via per finire fra i rifiuti della storia”.
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Messaggioda Berto » gio mag 19, 2016 7:09 am

"L’OBIETTIVO FINALE DI HAMAS E’ COSTRUIRE UNO STATO ISLAMICO SULLE MACERIE DI OGNI CIVILTA’" - Mosab Hassan Yousef (il "Figlio di Hamas")

https://www.facebook.com/padregabrielit ... en-section
https://www.facebook.com/padregabrielit ... 4058301614

Mosab Hassan Yousef, conosciuto come il "Figlio di Hamas" e il "Principe Verde" grazie al pluripremiato documentario basato sulla sua autobiografia del 2010, ha accettato l’invito a parlare alla quinta conferenza annuale del Jerusalem Post a New York il prossimo 22 maggio.

Il 38enne Mosab Hassan Yousef è figlio del leader di Hamas in Giudea e Samaria Sheikh Hassan Yousef, e dal 1997 al 2007 ha operato come agente per lo Shin Bet (l’agenzia israeliana per la sicurezza interna) fornendo elementi chiave per le operazioni antiterrorismo contro Hamas.

Mentre si faceva passare per il successore di suo padre e veniva istruito a guidare l’ala politica di Hamas, Mosab ha rischiato la vita per rivelare le tattiche terroristiche di Hamas alle forze di sicurezza israeliane. Secondo queste ultime, è stato per un decennio l’arma segreta più importante nella guerra di Israele contro Hamas, sventando decine di attacchi terroristici.

Nel 2007 è emigrato negli Stati Uniti dove gli è stato concesso asilo politico, si è convertito al cristianesimo e si è stabilito in California. Si oppone ai metodi e agli obiettivi di Hamas denunciandoli con forza: "Hamas non cerca la convivenza e il compromesso", ha detto in un’intervista alla CNN all’inizio di quest’anno, "Hamas cerca la conquista e, tra l’altro, la distruzione di Israele non è l’obiettivo finale di Hamas. Il suo obiettivo finale è invece la costruzione di uno stato islamico sulle macerie di ogni civiltà."

Durante una visita in Israele di due anni fa Mosab ha previsto che, dopo che lo Stato Islamico avrà perpetrato una lunga serie di attacchi terroristici contro l’Europa,"gli Europei non avranno più pazienza per gli attacchi e la doppiezza. Il mondo libero capirà che si tratta di una battaglia contro organizzazioni ideologiche che utilizzano il terrorismo." Fino ad allora, ha aggiunto Mosab, Israele dovrà "dimostrare forza e determinazione" contro il terrorismo di Hamas.
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Messaggioda Berto » sab mag 21, 2016 2:09 pm

FPA: giornalisti a Gaza costretti a scrivere quello che vuole Hamas
Mag 21, 2016

http://www.rightsreporter.org/fpa-giorn ... ialWarfare

I giornalisti a Gaza sono costretti a scrivere quello che vuole Hamas e se non lo fanno finiscono prima incarcerati e poi, se sono stranieri, espulsi con il divieto tassativo di rientrare nella Striscia di Gaza. Lo hanno finalmente denunciato in maniera aperta i giornalisti della Foreign Press Association (FPA), l’associazione che racchiude i giornalisti stranieri che operano in Israele e nei territori palestinesi.

Ai più potrà sembrare una banalità visto che da tempo siamo a conoscenza che la stampa all’interno di Gaza è controllata da Hamas, specialmente dopo la testimonianza di Matti Friedman, ex giornalista della Associated Press, e dopo la scoperta di un vero e proprio vademecum distribuito da Hamas ai giornalisti, ma è la prima volta che la Foreign Press Association ne parla apertamente e non è certo esagerato parlare di svolta anche se come sempre i media all’estero oscurano la notizia.

Il fatto che ha scatenato la reazione della FPA è stato l’arresto di Heidi Levine, una fotografa americana molto nota che fa parte della Foreign Press Association e che lavora per la SIPA Press, avvenuto giovedì scorso a Gaza per mano di Hamas. La fotografa è stata arrestata e trattenuta in carcere per diverse ore con l”accusa di non rispettare le linee guida di Hamas per i giornalisti e di “danneggiare” l’immagine di Gaza e di Hamas. La sua colpa era quella di raccontare con le immagini come Hamas stia strangolando la popolazione della Striscia di Gaza, un fatto nuovo per Heidi Levine che è nota per le sue immagini di Gaza che hanno amplificato la propaganda di Hamas.

In un comunicato distribuito ieri dalla Foreign Press Association si denuncia l’arresto e l’espulsione di Heidi Levine da parte di “chi governa Gaza” rimarcando che questo non è un caso isolato e come negli ultimi tempi altri giornalisti appartenenti alla FPA siano stati intimiditi ed espulsi con divieto di rientro a Gaza.

Ieri sera un membro della Foreign Press Association, pur chiedendo l’anonimato, ha raccontato a Rights Reporter che negli ultimi tempi la stretta sui giornalisti da parte di Hamas si è fatta particolarmente oppressiva. «O scrivi quello che dicono loro o ti sbattono fuori» ci ha detto il giornalista. «Controllano sul web tutto quello che scrivono i giornalisti che entrano a Gaza e se c’è qualcosa che non gli piace ti impediscono di rientrare o se sei all’interno della Striscia prima ti arrestano per interrogarti e poi ti espellono». Durante il breve e informale colloquio è tornata fuori la vicenda di Ayman al-Aloul, il giornalista palestinese arrestato e torturato in carcere da Hamas perché aveva osato criticare i terroristi palestinesi, e il membro della FPA ci ha confermato che il caso di Ayman al-Aloul non è affatto isolato e che diversi giornalisti palestinesi sono ridotti al silenzio.

Andando oltre la cronaca spicciola e apprezzando quella che sembra essere una svolta per la Foreign Press Association, non possiamo fare a meno di rimarcare come per molti anni, sin dalla sua fondazione avvenuta nel 1957, la FPA abbia taciuto sulle pressioni ai danni dei giornalisti e che solo in una occasione, durante il conflitto tra Israele e Hamas del 2014, la Foreign Press Association ha lamentato senza troppa convinzione “indebite pressioni” da parte di Hamas sui giornalisti che operavano a Gaza durante il conflitto. Per il resto sin dalla sua nascita la FPA ha solo contribuito ad amplificare la propaganda palestinese. Visto che questa volta è stata toccata una fotografa nettamente schierata a favore di Hamas potrebbe aver spinto finalmente la FPA a raccontare un briciolo di verità.

Scritto da Lila C. Ashuryan
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Messaggioda Berto » mar mag 24, 2016 9:32 pm

Grazie Norvegia!
23/05/2016

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 4181146311

La Norvegia ha dichiarato che non trasferirà all’Autorità Palestinese fondi che vengano utilizzati per pagare terroristi condannati e relative famiglie. Dore Gold,Il direttore del ministero degli esteri israeliano,ha espresso “l’apprezzamento di Israele” all’ambasciatore norvegese Jon Hanssen-Bauer per la decisione del ministro degli esteri norvegese Borge Brende. “In effetti – ha detto Gold – è scandaloso che uccidere israeliani sia diventata una fonte di reddito per molti nell’Autorità Palestinese: un fatto in totale contraddizione con la pace
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