Tałiani e ouropei ke łi se gà convertesti a l'ixlam

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Messaggioda Berto » gio gen 21, 2016 9:02 pm

Tałiani e ouropei ke łi se gà convertesti a l'ixlam
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Tałiani e ouropei ke łi se gà convertesti a l'ixlam

Messaggioda Berto » gio gen 21, 2016 9:03 pm

Gli italiani convertiti all’Islam: “Così abbiamo trovato le risposte che cercavamo”
Tra i connazionali che hanno scelto di abbracciare la religione di Allah. Chi per curiosità, chi per inseguire un amore, chi per una scelta politica. Per tutti fondamentale il Web
12/01/2016
karima moual
bergamo

http://www.lastampa.it/2016/01/12/itali ... agina.html

«Quando nel 2005 mi sono convertita, l’islam era come il demonio. C’era stato da poco l’attentato alle Torri Gemelle. L’attenzione verso l’islam era forte, soprattutto in una visione negativa».

«Fu in que l momento che la mia curiosità si accese verso quella religione. Volevo capire cosa c’era davvero di cattivo. Dopo due anni di studi e ricerche abbracciai l’Islam, io e anche mio marito». A raccontarsi è Asmaa P., italiana di 50 anni, della quale si intravedono solo gli occhi - il resto del corpo è interamente coperto da un lungo Niqab. Asmaa P. chiede che venga divulgato solo il suo nome arabo e le iniziali del cognome, perché in quest’ultimo periodo ha paura. «Vivo ormai quasi reclusa in casa dopo i fatti di Parigi, perché continuo a subire minacce e insulti. Uno ha cercato anche di investirmi con la macchina. Ormai col Niqab esco solo in compagnia di mio marito».

Il dibattito sul Niqab riaccende i riflettori sull’Islam italiano, e questa volta fa emergere l’Islam dei convertiti italiani. Sorprende la presenza di molte donne italiane che lo indossano e di altre che vorrebbero. Un dato che spinge a indagare sulla storia e l’ideologia di questa minoranza italiana, prima sotto traccia e oggi attiva e partecipe nel dibattito dell’Islam in Italia.


(Bergamasco, 40 anni, ha scelto l’islam sciita. Khomeini è la sua guida)

Quello verso l’Islam - racconta Paolo Jafar Rada, 40 anni, di un paesino nel bergamasco di 5 mila anime - è stato un cammino lento ma di continua consapevolezza che il mondo occidentale era lontano dai valori e ideali che lui cercava. Ne è convinto al punto da fare una diagnosi lucida: «Nella fase attuale, noi ci troviamo nell’epoca che l’induismo ha definito come kali yuga, ovvero l’epoca oscura, l’epoca dove predominano le masse informi, le quali senza guida divina sono in uno stato di abbrutimento totale. L’Europa oggi vive in uno stato di materialismo diffuso o di pseudo religiosità laica. Un umanità decaduta distaccandosi da Dio». Paolo Jafar sceglie dunque l’Islam sciita, e nella figura di Khomeini trova la guida: «Colui che ha ricondotto sulla via maestra». Perché la chiesa, secondo Jafar, ha perso quando si è arresa alla modernità andando verso l’uomo invece che verso Dio.

Italiani in continua ricerca di Dio, quindi. «Da sempre - dice Asmaa - sono stata una cattolica praticante. Poi è arrivato un momento nella mia vita in cui ho sentito che la mia religione non era abbastanza. Fu in quel momento che ho iniziato un percorso di ricerca spirituale. Ho letto di tutto, finanche il buddismo».

Dal Buddismo al Salaf. Questo è il percorso di Asmaa: «Seguo la dottrina dei Salaf - afferma - quella dell’Islam puro, perché è quello che si rifà all’Islam tradizionale e letteralista, quello delle prime tre generazioni di musulmani, ossia quella del profeta e le due successive». Quello seguito da Arabia Saudita e Qatar, per intenderci. E per farlo ha la sua guida spirituale, lo Sheikh Abu Ameenah Bilal Philips, un canadese convertito all’Islam, famoso divulgatore del messaggio salafita con programmi Tv islamici trasmessi da Qatar. Lo Sheikh Abu Ammeenah Bilal Philips è anche rettore e fondatore della Islamic Online University con sede a Doha, che Asmaa segue da due anni come tanti convertiti nel mondo, grazie anche al fatto che è in inglese e on line. A dimostrazione di come il web sia centrale nella divulgazione dell’Islam.

(Sarda, 40 anni, ha iniziato a cercare informazioni sul web prima di convertirsi)

Anche per Elena Hayam Murgia , 40 anni, sarda ma residente a Milano, il web è stato fondamentale per la conversione. «Quando ero ancora sposata - racconta -, mio marito lavorava in un’impresa con molti operai musulmani e qualche volta gli hanno regalato dei libri sull’Islam. Fu così che ho iniziato a leggerli e a conoscere l’Islam. Da quel momento ho iniziato, di nascosto da mio marito, a cercare sul web risposte a miei quesiti in lingua italiana. Nel 2011 mi sono recata da sola alla moschea di Sarocco per la conversione». Una decisione presa escludendo il marito, ma che non può nascondere a lungo. Inizia a portare il velo e a cambiare. La fine del suo matrimonio ora è imminente. Ma Elena non si sente sola, ha Allah al suo fianco. E segue alla lettera, come Asmaa, la dottrina Salaf.

Per entrambe la via maestra è quella segnata da sapienti come Ibn Taymiyyah, Ibn Qayyim al-Jawziyyah, Ibn Al B’z, al-Alb’n’. Il salafismo, anche se prende varie forme, fa alzare il livello di guardia di molti paesi perché lo ritengono un varco verso la radicalizzazione.

Elena Hayam è furiosa per la decisione di limitare la libertà delle donne di indossare il Niqab in Lombardia. «Certo, non è obbligatorio ma è consigliato soprattutto nei periodi di Fitna». Secondo un’interpretazione salafita, la Fitna è il momento storico che viviamo, periodo di prove alle quali è sottoposto il genere umano; è molto forte in Occidente con la sua strumentalizzazione del corpo della donna.

(Veneziano, 38 anni, è diventato islamico grazie alla moglie)

Di tutt’altra opinione è Matteo Ali Scalabrin, 38 anni, di Venezia: «Il mio abbraccio all’Islam è stato l’incontro con Rachida. La mia attuale moglie, grazie a lei ho conosciuto una cultura e una religione che mi ha fatto innamorare. Mi sono convertito in Marocco. Rachida mi ha seguito in ogni passo della conversione. Era il 2000. La mia vita è cambiata in meglio, con l’Islam. Ormai sono musulmano da 16 anni, abbiamo due figli, mia moglie ha due lauree, lavora in Italia e se in Marocco portava il velo qui in Italia lo ha tolto. Io cerco di seguire tutti i precetti islamici, ma sto alla larga dalle interpretazioni dell’Islam hanbalita e salafita, che sono il vero problema per la riforma dell’Islam perché non attualizzano i precetti islamici, non dividono il testo dal contesto. Invece c’è l’esigenza dei grandi sapienti che provano a fare un lavoro di riforma della teologia islamica, cercando di attualizzarla con i diritti umani. Ci sono sapienti musulmani contemporanei che seguo con molto interesse, come Abdullahi Ahmed Annaim, Tariq Ramadan e Mohammad Arkun solo per fare qualche esempio». Ali attraverso islamitalia.it cerca di divulgare il riformismo islamico.

(Studentessa triestina, 28 anni, convertita grazie al Corano)

Anche Silvia Aaminah Ianello, 28 anni, studentessa di giurisprudenza a Trieste, ha incontrato l’Islam grazie a un amico musulmano. «Il mio incontro con l’Islam c’è stato grazie a un ragazzo tunisino - racconta -. Sono rimasta colpita dalla sua cultura e dal suo credo Islamico, che era tutt’altro rispetto a ciò che si raccontava. Mi colpì moltissimo che il Corano, rispetto alla Bibbia, era un testo che non era mai stato snaturato, modificato dall’uomo. Il mio cammino verso la conversione è avvenuto attraverso lo studio dei libri, Internet ma soprattutto la frequentazione della moschea, dove mi sono convertita. Mi ricordo ancora il giorno, quando, nonostante i miei famigliari fossero scettici per questa mia scelta, non mi hanno mai lasciata sola. Sono andata in moschea accompagnata da mia madre, da mia zia e un mio caro amico. Mi portarono persino una torta per festeggiare. Fu un momento di grande commozione. Da quel momento la moschea diventò la mia seconda casa».

Sul Niqab, nonostante la giovane età e il fatto che si sia convertita poco meno di un anno fa, Silvia Aaminah non ha dubbi: «Non escludo di metterlo, un giorno».

Non è un principiante dell’Islam, invece, Luigi Ammar De Martino, 78 anni, napoletano e sciita. Nella sua cucina, un ritratto di Khamenei che versa il tè; sulla sua scrivania, almeno due ritratti di Khomeini. È stato uno dei primi convertiti all’Islam sciita. «Mi convertii all’Islam nell’83 - racconta - ma prima fu una conversione politica, alla rivoluzione in Iran che portò, attraverso il referendum del ’79, alla Repubblica islamica. Io, che ero un militante politico peronista, fui colpito dalla storia di quel popolo perché era contro l’imperialismo occidentale e il social imperialismo sovietico. La miscredenza e il materialismo contro una fede e un messaggio. Nell’Islam - dice - non esiste divisione tra religione e politica, perché in fondo cosa non è di Dio se non tutto».

Dunque il ruolo della Sharia è fondamentale. E se da Occidente vengono criticate alcune pratiche sharaitiche perché contro i diritti umani, è difficile sentire qualche voce contro. La Sharia è la legge di Dio, dicono. Asmaa quindi mette il Niqab, era una cantante e ha smesso di cantare. Presto però andrà a vivere in Qatar «almeno lì potrò vivere libera l’Islam nel mio Niqab». Elena Hayam Murgia non ha mai messo piede in un paese islamico, se non in Albania per il suo secondo matrimonio. Jafar e De Martino stanno bene in Italia e l’Iran lo hanno certamente visitato, e per seguire la guida Khamenei basta un’antenna parabolica e un buon wi-fi. L’Islam italiano si ispira al purismo, sciita o sunnita. Cerca di superare gli stessi musulmani con lo studio e la ricerca, e difendono il Niqab. La sfida finale sull’Islam italiano, forse, sarà tra i convertiti e il resto, tra chi è più musulmano. E allora, forse, la battaglia è già persa in partenza.
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Re: Tałiani e ouropei ke łi se gà convertesti a l'ixlam

Messaggioda Berto » gio gen 21, 2016 9:03 pm

Tra i 50 e i 70mila gli italiani convertiti all'islam
Redazione - Gio, 21/01/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 15364.html

Molti si avvicinano all'Islam per questioni sentimentali, altri per inquietudine spirituale o disagio sociale, perché cercano altrove la realizzazione che non hanno trovato nella società, altri ancora al termine di lunghi percorsi politici-spirituali entrati in collisione con il materialismo, oppure c'è chi la fede l'ha trovata navigando su internet, raccogliendo informazioni sui vari portali fioriti in rete.

Sono tra i 50mila e i 70mila gli italiani convertiti che hanno scelto di diventare musulmani, come riportato dal sito termometropolitico.it, in un Paese, il nostro, in cui gli immigrati musulmani sono circa 1,6 milioni, meno rispetto agli altri grandi Paesi europei, poco più di un quarto degli stranieri residenti. Secondo l'Unione delle Comunità Islamiche in Italia, nel 2012 gli italiani che hanno scelto Maometto erano circa 70mila, con un ritmo di aumento di 4000 annui, per cui oggi sarebbero oltre 80mila. Yahya Sergio Yahe Pallavicini, vicepresidente della Comunità religiosa islamica e iman della moschea Al-Wahid di Milano, ritiene invece che siano 50mila. Numeri che colpiscono l'immaginario collettivo, soprattutto in piena emergenza immigrazione e dopo i fatti di Colonia, che hanno creato un clima di apprensione verso i profughi di fedi diverse. Colpisce il fatto che, nonostante siano comunque numeri piccoli rispetto a quelli di altre nazioni, in Italia l'ostilità verso l'Islam è maggiore, come emerge dai sondaggi realizzati negli ultimi anni secondo i quali il 63 per cento degli italiani contro il 33 per cento dei tedeschi è ostile alla presenza islamica.
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Re: Tałiani e ouropei ke łi se gà convertesti a l'ixlam

Messaggioda Berto » gio gen 21, 2016 9:06 pm

Na "veneta" nata al Lido de Venesia devegnesta muxlima
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Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ivetti.jpg
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Re: Tałiani e ouropei ke łi se gà convertesti a l'ixlam

Messaggioda Berto » gio gen 21, 2016 9:06 pm

Ixlameghi ke łi se converte al creistianixmo
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Re: Tałiani e ouropei ke łi se gà convertesti a l'ixlam

Messaggioda Berto » mer mag 11, 2016 10:23 am

???

Floriana convertita all'Islam: «Vi spiego perché ho scelto Allah»
La ventiduenne di Pontecagnano due anni fa è stata «illuminata da un versetto del Corano». Nella comunità ha conosciuto il marito Omar e insieme si sono trasferiti a Bolzano di Barbara Cangiano
10 maggio 2016

http://lacittadisalerno.gelocal.it/sale ... 1.13449520

SALERNO. Da un paio d’anni ha deciso di convertirsi all’Islam. Da meno di tre mesi ha sposato un senegalese di religione musulmana e da cinque indossa, con convinzione, lo hijab, il velo che le incornicia due grandi occhi azzurri. Floriana Vassallo, 22 anni, originaria di Pontecagnano Faiano e trapiantata a Bolzano, è una dei tanti giovani italiani che hanno deciso di sposare la religione di Maometto. Non per abbracciare fucili o farsi esplodere in nome di una guerra che di santo non ha nulla. Semplicemente perché in quel credo – visto, oggi più di prima, con diffidenza dal mondo occidentale – ha trovato il suo equilibrio. E la consapevolezza che se si abdica al pregiudizio, integrarsi è la cosa più normale.

Floriana, ci racconta perché ha scelto di convertirsi all’Islam?

«In realtà non è stata una vera conversione, perché ero atea. Il fatto di non credere in nulla mi pesava. Ho iniziato a leggere diversi testi sul mondo musulmano, sono una persona curiosa e mi ha sempre affascinato quello che è “diverso” dalla nostra cultura. Poi, all’età di vent’anni, mi sono ritrovata per le mani il Corano».

Cosa l’ha colpita?

«Un versetto che ci dice che non si è ciechi negli occhi, ma nel cuore. Mi ero appena diplomata all’Alfano I di Salerno e studiavo Sociologia. Quelle parole sono state illuminanti e così ho deciso di approfondire la cultura islamica alla moschea di Napoli e attraverso l’associazione “Giovani musulmani d’Italia”».

Suo marito lo ha conosciuto così?

«Sì, Omar è nato e cresciuto a Bolzano ma è di origini senegalesi. Gli incontri a cui abbiamo partecipato ci hanno fatto innamorare, a marzo ci siamo sposati e io mi sono trasferita al Nord per stare con lui».

Lei non beve alcolici, non mangia carne di maiale e porta il velo. La guardano con sospetto?

«A Bolzano il pregiudizio è minore. Quando cammini per strada non ti senti additata e l’integrazione è per così dire data per assodata. I figli degli immigrati sono perfettamente inseriti nel tessuto sociale. Al Sud, è molto più complicato, la gente ha meno attitudine a filtrare le notizie che sente in televisione. Forse è la crisi economica che ci porta a essere più chiusi».

Ma lei perché ha scelto di indossare il velo?

«Perché è un atto di fede. Mi è difficile spiegarlo, ma quando sei veramente credente, è un gesto che ti viene spontaneo».

Non lo vede come un gesto di sottomissione?

«Nella religione islamica la donna è un pilastro. Il profeta dice che l’uomo deve vedere Dio nella sua donna. Possiamo lavorare e i soldi che guadagniamo sono per noi, mentre quelli dei nostri mariti devono servire per la famiglia. Abbiamo la nostra indipendenza e portiamo il nostro cognome, non quello dei nostri compagni. Quindi no, non mi sento in una posizione ancillare».

La sua famiglia come l’ha presa?

«Devo dire di essere stata abbastanza fortunata. Ci sono ragazzi che vengono diseredati, umiliati, cacciati di casa, perché i loro genitori non accettano una scelta così radicale. I miei non l’hanno presa benissimo, ogni tanto si danno ingiustamente delle colpe. Ma non mi hanno ostacolato e io per loro ci sono sempre, anche perché lo sa cosa dice il Corano?».

Cosa?

«Il paradiso è sotto i piedi delle mamme e bisogna amare e rispettare i propri genitori sempre».

E gli amici?

«Hanno compreso le mie ragioni e ogni volta che torno a Salerno ci incontriamo e stiamo bene insieme. Gli esseri umani sono diversi e le diversità arricchiscono».

Non ha trovato barricate neppure dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles? Nessuno l’ha guardata con maggiore sospetto?

«La diffidenza c’è stata, la percepivi tra la gente, ma questo è un problema di cultura, non di religione, perché parlare di fede che ammazza è un’assurdità. Il terrorismo nasce per dividere le persone, la religione per unirle. La base dell’Islam è la pace, il rispetto, il culto dell’ospite, l’apertura al prossimo. Chi si macchia di queste cose è un miscredente. Quello che mi ferisce di più è che spesso si fa di tutta l’erba un fascio. E che si operano distinzioni medievali sulle vittime».

Che intende?

«Non esiste solo Parigi o solo Bruxelles. Il Medio Oriente è dilaniato, ma l’Occidente non se ne rende conto. Si tratta di un problema politico. I politici manovrano sempre qualcosa, usano strumentalmente anche le vittime, approfittano dei lutti per le loro passerelle. Siamo lontani dal comprendere che ogni forma di violenza va combattuta con fermezza, in ogni parte del mondo».
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Re: Tałiani e ouropei ke łi se gà convertesti a l'ixlam

Messaggioda Berto » mar mar 14, 2017 7:39 pm

I paradisi di Luca Abdullah de Martini
L'intervista a Giorgio Pisano nel 2009
Martedì 24 Aprile 2012

http://www.unionesarda.it/articolo/cron ... 68422.html

Non è obbligatorio che le donne portino i guanti. Se possono, però, è meglio. Perché? «Perché se una donna ha mani bellissime coprirle può servire ad allontanare l'attenzione morbosa di un uomo». Così afferma Luca de Martini Abdullah Nur, 35 anni, professore di latino e greco, passato dalla religione cattolica a quella islamica. Cagliaritano, figlio unico di un insegnante, racconta la sua conversione proponendosi di essere «musulmano coerente e rigoroso, onesto e retto». Effetti collaterali compresi.

Professore di latino e greco nei licei classici, Luca de Martini ha deciso di allungare il suo nome un giorno qualunque di sei anni fa. Si è convertito all'islam valutando in meditata solitudine tutte le conseguenze del caso. Adesso si chiama anche Abdullah (che vuol dire servitore di Dio) e Nur (che vuol dire luce). È già andato in pellegrinaggio alla Mecca. Si propone di essere un musulmano «coerente e rigoroso, onesto e retto».

Significa fondamentalista?
«Sì, se il termine non avesse un'accezione offensiva. Dunque non mi dichiaro fondamentalista».

Integralista è meglio?
«Neppure. Sa di esasperato rigore e il mio islam non è affatto così. Non amo gli eccessi, non rifiuto il progresso, prendo dalla cultura e dalla tecnologia degli altri quello che ritengo buono».

Cagliaritano, figlio unico di un insegnante, trentacinque anni, esperto di linguistica sarda, Luca dice di non vestire «sempre di nero». Lo puntualizza perché all'appuntamento per l'intervista si presenta con un copricapo nero, un lunghissimo camicione nero, pantaloni neri, stivali neri, folta barba da frate cappuccino (o da imam, se preferite). Laureato in Lettere antiche, specializzato in Russia, è sposato «con una cittadina straniera» ed è padre d'una bimba di un anno.

Qual è la strada che un borghese occidentale deve battere per arrivare all'islam? La curiosità altrui lo lascia indifferente e se accetta di spiegare su un giornale come la pensa è solo perché «in giro c'è troppa confusione, qualche volta troppa malafede». E precisa meglio: «Storicamente, per un milanese è straniero anche un napoletano, figuriamoci un pakistano o un senegalese».

Non vuole e non intende rappresentare una religione ma semplicemente offrire una storia personale, la storia di un ragazzo che perde pian piano i legami col cattolicesimo ed entra in un'altra dimensione. Dove sostiene di aver trovato finalmente serenità e coerenza, soprattutto. «Non ho mai capito come si possa dire d'essere cattolici ma non praticanti. Che senso ha?». La regola della fedeltà all'idea non prevede sconti nemmeno per lui. Tantomeno dubbi. «Il dubbio è la radice della miscredenza».

Il professor de Martini è un giovane asciutto, d'una certa eleganza fisica, chiude e spalanca mani bianchissime per sottolineare i concetti importanti. Sospetta diffidenza (ma non lo rivela), si prepara a domande provocatorie mantenendo una calma assoluta salvo, ogni tanto, un leggero tremolìo degli occhi e il discorso che si fa d'un tratto spezzato. Il suo cammino religioso è simile a quello di Cat Stevens, popstar degli anni '70 ma con una differenza-chiave: «Non ho avuto maestri. Sono un autodidatta. Ho semplicemente studiato, studiato, studiato».

Prega cinque volte al giorno, nei limiti del possibile cura l'alimentazione evitando il maiale, alcolici e comunque la carne di animali che non siano stati macellati secondo il precetto musulmano. Racconta che i genitori hanno seguito questa sua lenta trasformazione con un misto d'attesa e perplessità. Se la madre lo invita a cena si salva in corner con menu di compromesso: pizza, pasta, verdura, pesce. Del mondo di ieri, quello dell'adolescenza e di una verdissima gioventù, non rimpiange niente. «Non ho nostalgia di quello che sono stato».

Quanto pesa il passato cattolico?
«Sono stato battezzato, ho fatto Prima comunione e Cresima. Durante la visita di leva ho scoperto che lo Stato italiano mi considera cattolico per il solo fatto d'essere stato battezzato. Singolare, no? Nessuno me lo aveva chiesto. In ogni caso, sbattezzarmi non mi interessa».

Cosa non le piace del cattolicesimo?
«Il discorso sarebbe lungo. In sintesi, non condivido il modo di essere della Chiesa di Roma e la teologia. Una dottrina che non fa per me».

Le è rimasto un amico cattolico?
«Non vedo più quelli che frequentavo un tempo. Comunque sì, ho conoscenti cattolici».

Amici o conoscenti?
«Conoscenti».

Com'è avvenuta la conversione?
«Leggendo sull'islam. Pensi che la Shahada, la formula di adesione alla fede, l'ho fatta in assoluta solitudine. Senza maestri, senza suggeritori. Credo di essere stato l'unico sardo presente alla Mecca tre anni fa».

C'è stato un episodio folgorante?
«Direi di no. Non sono un fanatico: sono approdato all'islam dopo aver riflettuto con me stesso. C'è tuttavia una vicenda che mi ha colpito: mi trovavo in Russia per ragioni di studio quando le armate di Putin hanno decimato il popolo ceceno. Un genocidio».

Che bisogno aveva di cambiare nome?
«Non l'ho cambiato. Ho soltanto aggiunto Abdullah Nur al mio, che resta tale e quale all'anagrafe. È un modo per rafforzare la fratellanza islamica. Fermo restando che ogni musulmano deve rispettare le leggi dello Stato che lo ospita, a patto che non violino i principi fondamentali della fede».

C'è una corrente religiosa nella quale si riconosce?
«Quella della tradizione. Seguo le regole delle prime tre generazioni di musulmani».

E da lì non si sposta.
«Da lì non mi sposto, anche perché non posso dire sempre e comunque quello che penso».

Chi glielo vieta?
«Ho il dovere di proteggere la mia famiglia. Se dico di essere un musulmano moderato sono considerato soltanto un bugiardo. Se mi dichiaro più combattivo, allora vengo etichettato come estremista. Le parole hanno un peso, l'interpretazione delle parole un altro: questa è l'Italia».

Nel liceo dove insegna ha avuto problemi?
«No, mai. Mai nessun problema coi colleghi, credo abbiano considerazione di me. Passo per un docente serio ed esigente».

E con gli alunni?
«Neppure. A fine lezione è capitato qualcuno che mi abbia chiesto di sapere di più. Ma l'insegnamento, per quel che mi riguarda, è un pubblico servizio. Quando sono in cattedra non rappresento alcun partito e nessuna fede».

Sarà felice il ministro Gelmini.
«La scelta religiosa è privata, intima. Non può in alcun modo sfiorare le materie che insegno».

D'accordo ma se una sua allieva mettesse il burka?
«Non avrei niente da dire. Così come non ho niente da dire quando arrivano in audacissime minigonne. Non mi pare ci siano imposizioni precise per l'abbigliamento in classe. Difatti mi lascia perplesso l'atteggiamento di quei colleghi, soprattutto colleghe, che pretendono di spiegare alle alunne come devono venire vestite a scuola».

Secondo i suoi principi, le donne dovrebbero portare addirittura i guanti.
«Non è un obbligo. Certo, se una donna ha mani bellissime coprirle può servire ad allontanare l'attenzione morbosa di un uomo. Intendiamoci, le migliori musulmane sono quelle coperte ma non è detto che quelle coperte siano poi le musulmane migliori. Mi sono spiegato?»

Dev'essere dura per uno come lei vivere nel Paese delle veline.
«Misuro il progresso e la civiltà di una nazione dalla Scuola e dalla Sanità, che devono essere servizi rigorosamente pubblici, assolutamente efficienti e indiscutibilmente aperti a tutti, non solo ai ricchi. L'Italia non mi entusiasma ma è un Paese migliore di tanti altri».

Vota?
«Non sempre. Quando mi è capitato di farlo, ho scelto liste indipendentiste antiglobalizzazione. È il sistema centralista e accentratore che non funziona, paghiamo ancora a carissimo prezzo il modello sociale imposto da quel carnefice che si chiama Napoleone Bonaparte».

Se sua figlia dovesse innamorarsi di un ragazzo d'altra religione?
«Per noi la famiglia è molto, molto importante. Avere una buona educazione islamica significa capire e far capire che uomini e donne hanno ruoli diversi e uguale dignità».

Va bene, ma se sua figlia...
«Vorrebbe dire che sta tradendo i principi e che io non sono stato in grado di darle una buona educazione».

E in conclusione?
«In conclusione non darei il mio assenso».

Se invece tutto questo lo facesse un figlio maschio?
«A un maschio è consentito a patto che si congiunga con una ragazza di fede monoteista. In ogni caso, si tratterebbe della scelta peggiore».

Però è tollerata.
«Sì».

Sbagliano gli intellettuali che vi accusano di vivere in culture arcaiche?
«Quanto più il progresso scientifico avanza tanto più si rafforza l'islam. Nell'Occidente c'è scontro tra fede e scienza, da noi no. Nel Corano è stato scritto 1.400 anni fa che inizialmente l'universo era una nebulosa di massa gassosa. Figuriamoci se il progresso può preoccuparci».

Relativista o assolutista?
«Relativista nello studio delle civiltà, assolutista sul fronte della fede. Gliel'ho detto: il dubbio è la radice della miscredenza».

Se sua moglie la tradisse...

«Il musulmano distingue tra fornicazione e adulterio...».

La domanda è un'altra.
«L'adulterio è un peccato grave, molto grave».

Che prevede la lapidazione.
L'islam è un sistema di vita onnicomprensivo. Ha regole chiare su economia, diritto matrimoniale, alimentazione...».

La domanda: favorevole o contrario alla lapidazione?
«Non sono un giurista, quindi non so se una condanna come questa possa essere commutata in altro».

D'accordo ma se sua moglie...
«Ho aderito alla legge islamica e ne osservo i precetti».

Le punizioni sono autentica ferocia.
«Non sono d'accordo con questa valutazione».

La proposta di legge contro l'omofobia: che ne pensa?
«L'Occidente considerava l'omosessualità una malattia fino a poco tempo fa, ora non più. L'islam condanna i rapporti sodomitici e quelli anali in assoluto, cioè anche fra uomo e donna. Non conosco nei dettagli la proposta di legge bocciata in Parlamento ma, in linea di massima, siamo per il dialogo».

L'omosessualità però resta una malattia.
«Per noi non c'è dubbio. Siete voi che avete cambiato idea».

La comunità ebraica lamenta intolleranza.
«Noi abbiamo rispetto per la cultura e per la religione ebraica. Non ne abbiamo per personaggi come Riccardo Pacifici, rabbino di Roma, sionista che incita all'odio. Pacifici dovrebbe almeno cambiare cognome».

Sbagliano o no a dire d'essere perseguitati?
«Perseguitati gli ebrei in Italia? Oggi il clima non è facile in questo Paese. Il musulmano è identificato come immigrato pericoloso. Se viene arrestato uno di noi i giornali precisano subito la religione: musulmano; se arrestano un rumeno non precisano che è di fede cristiano ortodossa. Come mai? Vogliamo chiarire questo aspetto una volta per tutte?»

Chiariamolo.
«Un buon musulmano non commette reati. Deve comportarsi da onesto cittadino e in cambio chiede libertà d'abbigliamento, appositi luoghi di culto, cimiteri, mense nelle scuole e nelle prigioni. A Cagliari nel camposanto di San Michele c'è giusto un'aiuola con un cartello che dice acattolici . Vi sembra rispettoso?»

C'è qualcosa dell'islam che non le va a genio?
«No, altrimenti torniamo al discorso del sono cattolico ma non praticante. Un buon musulmano deve seguire la legge islamica e non dubitare, mai».

Altrimenti è un traditore.
«Altrimenti viola le sacre leggi del Profeta».

pisano@unionesarda.it
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Re: Tałiani e ouropei ke łi se gà convertesti a l'ixlam

Messaggioda Berto » mar feb 05, 2019 8:57 pm

Olanda, ex-deputato di estrema destra si converte all'islam
Renato Zuccheri - Mar, 05/02/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ola ... 40065.html

Joram van Klaveren, ex braccio destro di Geert Wilders, si è convertito all'islam. Secondo il suo racconto, la conversione è avvenuta quando scriveva un libro proprio contro la religione di cui ora è seguace

Joram van Klaveren, ex deputato dell'estrema destra olandese e braccio destro di Geert Wilders, si è convertito all'islam.

Un curioso caso del destino che ha fatto parecchio scalpore in Olanda, dal momento che van Klaveren per anni ha portato avanti la sua battaglia contro i musulmano con il Partito per la libertà (Pvv).

Ma adesso le cose sono cambiate. E l'ex deputato dell'ultradestra olandese, dalle battaglia contro i minareti e il burqa, è passato direttamente a convertirsi e diventare musulmano. Il motivo? Lo ha spiegato in un'intervista il diretto interessato.

Come racconta Tgcom24: "L'ex parlamentare, oggi 40enne, ha raccontato di aver cambiato idea mentre, ironia della sorte, scriveva un libro anti-Islam 'oramai divenuto una confutazione delle obiezioni dei non musulmani' contro la religione. 'Se tutto quello che ho scritto finora è vero, e io credo che lo sia, allora sono de facto un musulmano'" ha commentato van Klaveren.

La conversione è avvenuta ufficialmente il 26 ottobre 2018, come ha raccontato alla presentazione del suo libro "Apostata: dalla Cristianità all'Islam ai tempi del Terrore secolare".




Alberto Pento
Intanto Geert Wilders non è di estrema destra, non è fascista, non è nazista, non è antisemita, è democratico, liberale e filoisraeliano e giustamente anti nazi-maomettano.
Uno per convertirsi all'Islam deve avere una testa vuota ed essere pieno ma pieno di problemi e pieno di terrore.
E' facile che la paura faccia questi scherzi inerenti alla sindrome di stoccolma. Geert Wilders vive sotto scorta e poi vi è il caso di Theo van Gogh ucciso dai nazi maomettani, questo forse se la faceva sotto e si è convertito per vincere il terrore di combattere l'Islam.




https://www.dw.com/en/former-far-right- ... a-47368823

https://www.youtube.com/watch?v=hO3Xu5yEnRs



Paesi Bassi, defezioni nel Partito della Libertà dopo la svolta xenofoba del leader Wilders contro i marocchini
22/03/2014

https://it.euronews.com/2014/03/22/paes ... ofoba-del-

La svolta iper nazionalista di Geert Wilders, leader della formazione euroscettica e anti-islamica olandese “Pvv”, non è piaciuta ad alcuni suoi compagni di partito.

Sono già due i parlamentari, Joram van Klaveren e Roland van Vliet, che hanno dichiarato di voler uscire dal Partito della Libertà dopo che Wilders ha cominciato ad alzare i toni contro la presenza di marocchini nel Paese.

In una lettera spedita ai colleghi di partito e inviata anche all’agenzia stampa nazionale, Van Klaveren ha detto che “il corso preso dal partito è improduttivo e cerca più di attirare l’attenzione dei media e di prendere facili voti piuttosto che cercare di risolvere problemi quali la multiculturalità e la sicurezza”.

Wilders ha cominciato a utilizzare slogan xenofobi forte del successo ottenuto alle recentissime elezioni amministrative nei Paesi Bassi, in cui i partiti al governo hanno subito una sonora sconfitta.

Nel novembre scorso Wilders e Marine Le Pen hanno siglato un’intesa politica per arrivare ad avere un gruppo anti-Europa nel Parlamento Ue che scaturirà dalle prossime elezioni di fine maggio.

La svolta iper nazionalista di Geert Wilders, leader della formazione euroscettica e anti-islamica PVV, non è piaciuta ad alcuni suoi compagni di partito.

Sono già due i parlamentari Joram van Klaveren e Roland van Vliet, che hanno dichiarato di voler uscire dal Partito della Libertà dopo che Wilders ha cominciato ad alzare i toni contro la presenza di marocchini nel Paese.

In una lettera spedita ai colleghi di partito e inviata anche all’agenzia stampa nazionale, Van Klaveren ha detto che “il corso preso dal partito è improduttivo e cerca più di attirare l’attenzione dei media e di prendere facili voti piuttosto che cercare di risolvere problemi quali la multiculturalità e la sicurezza”.

Wilders ha cominciato a utilizzare slogan xenofobi forte del successo ottenuto alle recentissime elezioni amministrative nei Paesi Bassi, in cui i partiti al governo hanno subito una sonora sconfitta.

Nel novembre scorso Wilders e Marine Le Pen hanno siglato un’intesa politica per arrivare ad avere un gruppo anti-Europa nel Parlamento Ue che scaturirà dalle prossime elezioni di fine maggio.


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