Striscia di Gaza e i nazi razzisti islamici

Striscia di Gaza e i nazi razzisti islamici

Messaggioda Berto » ven mag 25, 2018 7:17 am

Sui fatti di Gaza: ignoranza, pregiudizio e una dose di infamia
Cosa vale il sostegno occidentale al “diritto di Israele di vivere entro confini sicuri e riconosciuti" se poi quei confini non possono mai essere difesi?
Di David M. Weinberg
Jerusalem Post, 17.5.18

https://www.israele.net/sui-fatti-di-ga ... di-infamia

In un pezzo premonitore, firmato nel 2014 ma che sembra scritto questa settimana, Charles Krauthammer diceva: “Fare deliberatamente una guerra in modo che la propria gente possa essere telegenicamente uccisa è pura follia morale e tattica. Ma si basa su una premessa molto razionale: dato il modo orwelliano in cui viene trattato Israele da gran parte del mondo – grazie a un mix di antisemitismo classico, ignoranza storica quasi totale e un riflesso pavloviano di simpatia verso quelli che sembrano i diseredati del terzo mondo – le esplosioni di violenza con vittime palestinesi finiscono sempre per erodere la legittimità e al diritto all’autodifesa di Israele. In un mondo caratterizzato da queste inversioni etiche kafkiane, la perversione immorale di Hamas comincia ad avere un senso: il punto essenziale è suscitare fuoco di risposta israeliano per causare morti palestinesi a beneficio delle televisioni internazionali”.

Ed infatti è stato straordinariamente desolante sentire le condanne globali di Israele della scorsa settimana. È veramente esasperante vedere tanti leader occidentali – con la notevole eccezione dei governi americano e australiano – piegarsi supinamente alla conduzione evidentemente criminale di Hamas sul confine di Gaza. Accettando lo sfruttamento che Hamas fa del sangue della sua stessa popolazione al servizio dell’intransigenza palestinese, costoro non fanno che allontanare il giorno in cui la pace potrebbe essere possibile.

La pagina Facebook “La Palestina ci unisce” ha pubblicato il 14 maggio un volantino della “Resistenza palestinese a Gaza” in arabo ed ebraico che ingiunge agli israeliani delle comunità vicine alla striscia di Gaza di evacuare le loro case, dicendo: “Il vostro unico modo per sopravvivere è tornare nei vostri paesi d’origine, perché stiamo arrivando. Oh ebreo, tu non sei di qui, qui non hai uno stato ma solo paura e terrore”

È esasperante che tanti leader democratici si dichiarino preoccupati per i diritti dei palestinesi e intanto ignorino le intenzioni assassine di Hamas contro Israele. Preferiscono ignorare il suo programma antisemita e genocida, e i suoi trascorsi di oppressione islamista e di feroci violazioni dei diritti umani. Preferiscono non vedere lo smaccato sostegno che riceve dall’Iran. Preferiscono non tener conto dei sequestri di persona, dei missili, dei tunnel per infiltrazioni terroristiche e, adesso, delle sue macabre battaglie per sfondare i confini, con i palestinesi letteralmente pagati perché servano come carne da cannone. Né sembrano tenere in grande considerazione i sanguinosi attacchi ai campi palestinesi in Siria da parte delle forze di Assad (alleate di Hamas).

È esasperante che tante brave persone credano o fingano di credere che questi assalti alla sovranità e alla sicurezza di Israele abbiano qualcosa a che fare con le legittime richieste di acqua ed elettricità o col desiderio di un accordo di pace a due stati. Sciocchezze. Hamas ha ripetutamente distrutto proprio le infrastrutture costruite da Israele per garantire l’approvvigionamento umanitario alla striscia di Gaza, e nel frattempo ha speso in infrastrutture militari centinaia di milioni di dollari di aiuti. Israele si è ritirato unilateralmente da Gaza dieci anni fa, e da allora Hamas ha lanciato tre guerre contro Israele.

E’ davvero irritante che quelli della comunità internazionale che insistono sull’importanza delle linee del ’67 solidarizzino ora con i tentativi di infrangere proprio quelle linee fra Gaza e Israele. Cosa vale il sostegno occidentale al “diritto di Israele di vivere entro confini sicuri e riconosciuti” se poi quei confini non possono mai essere difesi? E perché mai gli israeliani dovrebbero prendere in considerazione ulteriori ritiri dalla Cisgiordania se non possono contare sul sostegno della comunità internazionale quando devono difendere con determinazione i ristretti confini su cui si sono ritirati? Cosa accadrebbe se decine o centinaia di migliaia di palestinesi tentassero questa manovra dell’assalto in massa ai confini quando questi passassero alla periferia di Gerusalemme e di Tel Aviv?

È deprimente vedere tanti osservatori che cianciano dell’”ingiusticato uso della forza da entrambe le parti”, quando non c’è alcun confronto possibile tra l’uso gratuito della violenza da parte di Hamas e l’uso necessario e misurato della forza da parte di Israele. E’ un’eresia equiparare l’abuso dei civili fatto da Hamas per riattizzare le violenze, con il desiderio di Israele di evitare quelle violenze e l’attenzione con cui cerca sempre di distinguere tra fomentatori terroristi e manifestanti civili.

Come mai i ministri degli esteri e i corrispondenti stranieri non hanno notato che in aprile l’80% delle vittime (26 su 32) erano membri noti di milizie terroristiche, e che l’85% degli assalitori palestinesi morti il 14 maggio (53 su 62) erano operativi militari di Hamas e Jihad Islamica, e per ammissione degli stessi terroristi? Come fanno a ignorare il fatto che, se i soldati non avessero preso di mira quelli che si avventavano verso il confine, avremmo assistito a un vero “massacro” mostruosamente più ampio?

È irritante il fatto che tanta gente pontifichi sulle responsabilità di Israele, giudichi in modo avventato le sue forze di difesa e invochi con assoluta leggerezza l’incriminazione di leader israeliani. “Se ne stanno seduti in Europa nei loro uffici con l’aria condizionata – è sbottato settimana scorsa il generale Yaakov Amidror, dell’Istituto di studi strategici di Gerusalemme – pensano che noi qui stiamo affrontando manifestazioni come quelle a Bruxelles davanti alla banca centrale, e predicano a Israele su come gestire queste sommosse”. Fa ribollire il sangue che tanta gente definisca “sproporzionato” il bilancio delle vittime al confine di Gaza. Si vorrebbe sapere: quanti israeliani devono lasciarsi ammazzare per soddisfare gli scrupoli di simmetria dei soloni occidentali?

Come si fa a non vedere la perversione morale di chi usa donne e bambini come carne da cannone?

Ed è irritante come tanti benpensanti occidentali sembrano accettare le “giornate della rabbia” sistematicamente indette dai palestinesi come se fossero un comportamento normale e tollerabile: come se dai palestinesi non ci potesse aspettare altro che esplosioni di furia irrazionale; come se da loro fosse impensabile aspettarsi comportamenti responsabili e ragionevoli tipo negoziati, dibattiti democratici e l’ordinata costruzione di uno stato. E’ il subdolo pregiudizio delle “basse aspettative”, l’esatto rovescio dell’implacabile pregiudizio che invece da Israele pretende impeccabili standard di condotta che non si chiederebbero a nessun altro. Il che deriva, a mio avviso, dall’incapacità di assimilare il fatto che, nonostante le concessioni fatte da Israele e le molteplici offerte di pace avanzate da allora, gran parte del movimento nazionale palestinese non ha cambiato l’obiettivo di annientare Israele e sostituirlo con un unico stato palestinese. Che è, ovviamente, il significato della cosiddetta “marcia del ritorno” di Hamas.

È incredibilmente ingiurioso vedere persone, che dovrebbero essere informate, concentrarsi solo sulle presunte carenze di Israele trascurando completamente la profonda immoralità di coloro che fomentano le violenze con il manifesto obiettivo di generare il massimo numero di vittime possibile. Ciò non fa che incoraggiare i terroristi a continuare a farlo, convinti che gli utili idioti in Occidente si adopereranno per isolare sempre più lo stato ebraico fino a farlo crollare.

Fa pena vedere tanta gente convinta che la cinica offensiva di Hamas contro Israele sia legata all’apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme. Ennesima sciocchezza: attacchi e provocazioni di Hamas al confine con Israele sono in corso da anni (forse alcuni ultra-settari, pur di dare addosso a Donald Trump, sono disposti a santificare Hamas e demonizzare Israele).

Ma ciò che veramente mette tristezza e sconforto è che Israele venga nuovamente costretto nella posizione di dover causare sofferenze e morte per potersi difendersi. Una volta Golda Meir ebbe a dire: “Un giorno potremo perdonare gli arabi per aver ucciso i nostri figli, ma non potremo mai perdonarli per averci costretto a uccidere i loro figli. Avremo la pace solo quando gli arabi ameranno i loro figli più di quanto odiano noi”. A questo punto aggiungo che noi israeliani potremo perdonare il mondo per aver parteggiato per palestinesi. Ma non potremo perdonarli per aver lasciato credere ai palestinesi che Israele verrà sempre incolpato, qualunque cosa facciano i suoi nemici. Avremo la pace solo quando gli attori globali ameranno la verità più di quanto amino dare addosso a Israele e adulare i palestinesi.
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Re: Strika de Gaxa (e i nasirasisti xlameghi)

Messaggioda Berto » ven mag 25, 2018 7:37 am

Dietro la cortina di fumo-Il grande inganno
Noi che amiamo Israele
Pierre Rehov

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 0966784292

Dopo oltre due milioni di visualizzazioni del cortometraggio Behind the Smoke Screen (Dietro la cortina di fumo) che mostrava filmati esclusivi dall’interno della striscia di Gaza durante le cosiddette “marce del ritorno”, il regista Pierre Rehov ha prodotto un sequel intitolato The Great Deception (Il grande inganno).

“Ho girato questo video – aveva spiegato il regista francese al Jerusalem Post all’uscita della prima parte – perché ho constatato molte volte in prima persona come i palestinesi imbastiscono la loro propaganda, e credo fermamente che la pace non sarà possibile finché mass-media internazionali, Onu e ong continueranno a prendere per oro colato la propaganda palestinese invece di guardare ai fatti. Hamas sa di poter contare sulla comunità internazionale quando lancia iniziative come queste proteste sedicenti pacifiche, che hanno già mietuto troppe vite, mentre Israele non ha altra scelta che difendere i propri confini”.

Mentre la prima parte documentava soprattutto l’uso di donne e bambini come “carne da cannone” e i gravi danni ambientali causati dagli irresponsabili incendi di pneumatici, la seconda parte tratta soprattutto della vera natura delle “marce del ritorno”, affiancando in modo molto efficace le dichiarazioni fatte alle Nazioni Unite che condannano Israele per “uso eccessivo della forza”, alle immagini dei violenti assalti al confine e dei virulenti proclami dei capi di Hamas e dei loro seguaci fanatizzati.

Il video mostra manifestanti palestinesi che esibiscono una mappa di Israele totalmente ricoperto dai colori della bandiera palestinese, a conferma dell’obiettivo dichiarato di cancellare Israele dalla carta geografica. L’obiettivo indicato dalla mappa – puntualmente citata da una giovane manifestante che dice: “La mappa mostra tutta la nostra terra dal fiume al mare, e noi la prenderemo” – trova conferma nei proclami e negli slogan. “Il sangue delle nostre gesta è il carburante della rivoluzione – aggiunge la ragazza – Siamo qui per dire ai nostri nemici sionisti che siamo uniti e vogliamo tutta la Palestina, che non ne cederemo un solo centimetro”.

Mentre l’ambasciatore palestinese all’Onu Riyad Mansour denuncia al Consiglio di Sicurezza le “atrocità israeliane” (“Condanniamo nei termini più forti queste atrocità da parte delle forze di occupazione israeliane che usano una enorme potenza di fuoco contro civili che hanno il diritto di manifestare pacificamente, e che hanno manifestato pacificamente”), il video mostra il capo di Hamas Ismail Haniyeh che arringa la folla al grido “Khaybar, Khaybar! oh ebrei, l’esercito di Maometto ha cominciato a tornare”. Khaybar è uno slogan costantemente usato per ricordare agli ebrei l’annientamento delle tribù ebraiche di An Nadir, nella penisola arabica, ad opera dal profeta islamico Maometto nell’anno 628, come ricorda dettagliatamente un altro predicatore palestinese ripreso nel filmato, che dice: “Faccio appello a tutti i musulmani: non restate inerti e non lasciate che gli ebrei spargano corruzione sul paese, compite gesta eroiche contro di loro come al tempo degli ebrei della tribù Qurayza che violarono il trattato con il profeta Maometto e il profeta Maometto li sterminò tutti fino all’ultimo”.

“La resistenza non ha ceduto le sue armi – continua il comizio di Haniyeh, davanti alla folla che scandisce “Morte a Israele” – Le armi non sono negoziabili. Oggi il nostro nuovissimo esercito, che è potentissimo, può fare cose spaventose e terribili ai nostri nemici, e questo grazie al nostro popolo. All’inizio i razzi Qassam potevano andare solo 2 o 3 km oltre il confine. Ma i nostri eroi delle Brigate Ezzedin al Qassam sono riusciti coi nostri missili ad arrivare fino a Haifa”.

Seguono le scene dei funerali militari dei morti al confine con Israele che lo stesso portavoce di Hamas rivendica apertamente in tv come membri del gruppi armati; le immagini dei volantini di Hamas che esortano ad attaccare il confine con “pugnali e pistole nascosti sotto i vestiti” e a “rapire civili israeliani per consegnarli immediatamete a Hamas”; le immagini di una donna che invoca Allah perché mandi “dal cielo combattenti e fuoco a bruciare gli sporchi ebrei e i loro soldati”, e quelle di un altro predicatore che afferma: “Questo è un messaggio per il mondo intero: il popolo palestinese libererà la sua terra con il sangue, con i martiri, con le donne e coi bambini”.

Gran parte del video continua in tono simile, mostrando diversi rappresentanti alle Nazioni Unite (Bolivia, Polonia, Svezia) che condannano Israele e indicono momenti di silenzio per le vittime palestinesi, alternandoli con varie voci palestinesi che fanno appello a conquistare Gerusalemme, “controllata dai nostri nemici”, proclamando che “il nostro sangue è il prezzo da pagare per il controllo della nostra terra”; che sperano di incendiare “campi e case” con le molotov attaccate agli aquiloni; che esortano ad abbattere la recinzione di confine “con le unghie dei nostri bambini” per irrompere “nella terra occupata”, cioè in Israele, e “ad Allah piacendo, accendere una rivoluzione contro il nemico sionista”.
A queste scene di fanatismo, il video accostata le parole di un palestinese di Gaza catturato dai soldati dopo che aveva attraversato il confine, che dice: “E’ Hamas che ci manda messaggi di testo e via Facebook dicendoci di andare, e fanno appelli nelle moschee e distribuiscono volantini che ci dicono di andare alla recinzione (di confine). Controllano la striscia di Gaza, e tutto quello che succede là passa da loro. Quelli di Hamas organizzano queste sommosse così che la gente non si rivolti contro di loro. Si dicono: anziché avere la gente che si ribella e si rivolta contro di noi, mandiamoli alla recinzione e lasciamo che si ribellino là liberamente. Quando c’è l’elettricità, i televisori sono accesi e traboccano: la grande marcia del ritorno, marcia, marcia, andate, marciate e ribellatevi. Alcuni vanno alle sommosse, altri no. Loro preparano dei bus che partono da Shuja’iyya e che aspettano anche alle moschee. Dicono alle donne di andare avanti: sei una donna, vai avanti, l’esercito (israeliano) non spara alle donne. Dicono ai bambini piccoli di andare avanti: i soldati non sparano ai bambini piccoli. Dicono al bambino: vai avanti, e lui ci va. Lo imbrogliano. Hanno creato una commissione che è responsabile della marcia e di dire alla gente di andare. La gente è logorata e stufa, e io sono uno di questi”.

Appena superato il confine, alcuni “pacifici” manifestanti palestinesi armati di mannaia esultano gridando: “Oh ebrei, ricordate Khaybar, oggi veniamo a massacrarvi”.

The Great Deception, come la prima parte Behind the Smoke Screen, è stato girato nelle scorse settimane grazie anche a due operatori palestinesi che lavorano regolarmente con Rehov.
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Re: Strika de Gaxa (e i nasirasisti xlameghi)

Messaggioda Berto » sab mag 26, 2018 4:38 am

Dementi propal


La nostra risposta umanitaria alle violenze a Gaza – ActionAid
2-3 minuti

https://www.actionaid.it/informati/noti ... lenze-gaza

ActionAid sta preparando una risposta umanitaria a seguito della recente violenza esplosa a Gaza, dove 113 persone sono state uccise e oltre 13mila ferite durante le manifestazioni intorno al “recinto di sicurezza” che separa la striscia di Gaza da Israele.

Il Country Director di ActionAid in Palestina, Ibrahim Ibraigheth, ha affermato: “ActionAid sta preparando una risposta d’emergenza a seguito dell’enorme aumento di vittime civili in Palestina dal 30 marzo quando sono cominciate le manifestazione della Marcia del Ritorno.

In aggiunta alle forniture mediche di emergenza, le comunità hanno indicato l’importanza di rifornire le aree di carburante così che sia possibile far funzionare le pompe d’acqua e gli scarichi delle acque nere - attrezzature vitali per la salute e l’igiene pubblica.

ActionAid sta pianificando di rispondere alle richieste della popolazione fornendo carburante per per assistere le comunità colpite dalla crisi, azionare le pompe d’acqua, gli scarichi e i veicoli utilizzati per la raccolta dei rifiuti.
Questa nuova situazione di emergenza si verifica in un contesto di pre-esistente crisi umanitaria causata da un decennale blocco da parte di Israele. Insieme alla divisione politica palestinese e alla cronica crisi energetica che lascia i 2 milioni di abitanti di Gaza senza elettricità fino a 22 ore al giorno, questa nuova crisi amplifica i problemi di fornitura dei servizi essenziali. C’è inoltre una grave crisi alimentare, con circa l’80% delle persone a Gaza che stanno ricevendo assistenza alimentare”.

ActionAid in Palestina sta lavorando attivamente nella striscia di Gaza dal 2014 attraverso lo sviluppo di diversi progetti umanitari e di sviluppo.



https://www.facebook.com/ActionAidItali ... ment_reply

Gino Quarelo
Basta finaziare i terroristi palestinesi antisemiti; basta finaziare il nazismo maomettano.

Franco Mele
E i maro?
Non ci sono più le mezze stagioni,
I giovani di oggi non servono a nulla,
Si stava meglio quando si stava peggio. ...
La Fiera dei luoghi comuni può continuare all'infinito....
Ma l'APARTHEID israeliana è un CRIMINE

Gino Quarelo
Idiozie (calunnie e diffamazioni) criminali sinistre antisemite e antisraeliane.


ActionAid Italia
Ci fa piacere notare tanto interesse e tanti commenti intorno all'argomento. Ci preme però ripetere alcuni punti fermi che temiamo non siano chiari.
Chiediamo il rispetto dei diritti umani e delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Non ci sembra equivalga a sostenere Hamas.
Condanniamo ogni atto di violenza contro i civili innocenti. Non ci sembra equivalga a sostenere Hamas.
Chiediamo la fine dell’occupazione militare israeliana in Palestina. E anche in questo caso, non ci sembra equivalga a sostenere Hamas.

Luca Berardi "
Condanniamo ogni atto di violenza contro i civili innocenti. Non ci sembra equivalga a sostenere Hamas"
Excusatio non petita, accusatio manifesta :-)

L'"occupazione" della Palestina da parte di Israele non esiste, né in termini di diritto internazionale né in termini concreti perché Israele si difende dal 1948 dalle aggressioni degli Arabo palestinesi (tre guerre e oltre 45 anni di terrorismo arabo palestinese ) in quanto mentre Israele aveva riconosciuto la risoluzione 181/1947 dell'ONU che suddivideva Galilea, Giudea e Samaria in due Stati, uno arabo e uno palestinese, gli Arabo palestinesi non lo hanno mai fatto legittimando quindi le azioni di legittima difesa dai 1948 ad oggi di Israele.
Inoltre Gaza è in mano agli Arabo palestinesi dal 2005 per scelta volontaria di Israele che se ne ritirò e Samaria e Giudea (Cisgiordania) sono state divise amministrativamente tra Israele e Arabopalestinesi con gli accordi di OSLO 1993 sottoscritti anche da Arafat e dalla sua OLP , per cui ad oggi i "Palestinesi", ma sono palestinesi anche gli Israeliani in quanto vivono come gli Arabi in Palestina, vivono in territori amministrati da Hamas ed ANP e Israele ha i suoi legittimi insediamenti in Cisgiordania come riconosciuto dallo stesso Arafat con la sua firma dopo che invece era stata la Giordania ad avere davvero invaso la Cisgiordania nel 1948-1967 (tanto da annetterla nel 1951) con la seconda guerra di aggressione ad Israele
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Re: Strika de Gaxa (e i nasirasisti xlameghi)

Messaggioda Berto » mar mag 29, 2018 9:14 am

CHISSA' PERCHE'?

Niram Ferretti
25 maggio 2018

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063


Martin Sherman che è sempre così preciso, lucido e disincantato nelle sue analisi sul conflitto arabo-israeliano, ci dice, nel suo ultimo articolo tradotto in esclusiva per L'Informale, che la società islamica di Gaza non è affatto vittima di Hamas. Hamas lo hanno voluto, lo hanno votato, hanno fatto in modo che venisse in essere.

Sì, è vero. Hamas ha esautorato Fatah nel 2007 e ha imposto il proprio pugno di ferro a Gaza, ma no, non è vero che la maggioranza della popolazione vorrebbe toglierlo di mezzo.

Pariamoci chiaro, con quella bella franchezza che rispetta la realtà, la onora, anche quando è brutale, anzi soprattutto quando è brutale, perchè la realtà non deve essere lì per piacerci, ma per parlare con la sua voce, la società di Gaza è di fatto una società disfunzionale, come tutte le società che allo sviluppo, al progresso, all'investimento sul futuro hanno preferito l'arretratezza, la fedeltà clanistica, una visione primitiva e tribale del mondo.

I primi responsabili dei modelli socioculturali arabi e islamici sono gli arabi stessi. Gli imperi coloniali hanno sloggiato dal Medioriente da settanta anni, lasciando libertà, autonomia, possibilità di sviluppo. I "cattivi" europei e occidentali, non ci sono più da tanto tempo.

L'unico paese in Medioriente che ha saputo produrre prosperità, progresso, pluralismo, democrazia è, ovviamente, Israele. Chissà perchè. Ma le "vittime" sono sempre coloro che non hanno saputo emanciparsi e prendere il treno della Storia.

E' la versione collettiva della frustrazione dei falliti i quali, si sa, sono sempre e solo dei falliti per colpa di mamma e papà, della scuola, della famiglia, della società e mai, mai per colpa loro.
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Re: Strika de Gaxa (e i nasirasisti xlameghi)

Messaggioda Berto » mar mag 29, 2018 9:17 am

Perché i mass-media continuano a incoraggiare la violenza di Hamas?
Alan M. Dershowitz
28/05/2018

https://it.gatestoneinstitute.org/12382 ... enza-hamas

Se questa fosse la prima volta che Hamas induce deliberatamente Israele a intraprendere azioni di autodifesa che causano la morte accidentale dei civili di Gaza, i mass-media potrebbero essere scusati per aver fatto il gioco di Hamas. Le più recenti provocazioni di Hamas – far sì che 40 mila abitanti di Gaza cercassero di abbattere la barriera di sicurezza ed entrassero in Israele con bombe molotov e altre armi improvvisate – fanno parte di una costante tattica di Hamas che io ho definito la "strategia del bambino morto". L'obiettivo di Hamas è quello di indurre Israele a uccidere il maggior numero possibile di abitanti di Gaza, in modo che i titoli delle notizie inizino sempre, e spesso finiscano, con la conta delle vittime. Hamas manda intenzionalmente donne e bambini in prima linea, mentre i suoi combattenti si nascondono dietro questi scudi umani.

I leader di Hamas ammettono da molto tempo questa tattica. Già nel 2008, Fathi Hammad, membro per Hamas del Consiglio legislativo palestinese, dichiarava:

"Per il popolo palestinese, la morte è diventata un'industria, nella quale eccellono le donne e così tutte le persone che vivono in questa terra. Gli anziani eccellono in questo, come pure i mujahideen e i bambini. È per questo motivo che i palestinesi hanno creato scudi umani con donne, bambini, anziani e mujahideen per sfidare la macchina dei bombardamenti sionista. Come per dire al nemico sionista: 'Noi vogliamo la morte quanto voi desiderate la vita'".

Hamas ha usato questa tattica per provocare due guerre con Israele, nelle quali i suoi combattenti hanno lanciato razzi da zone abitate, compresi ospedali, scuole e moschee. Quando Israele ha risposto, ha cercato di fare del proprio meglio per evitare vittime tra i civili, lanciando volantini di avvertimento, avvisando telefonicamente i residenti dei potenziali bersagli e lanciando rumorose bombe non letali sui tetti delle abitazioni utilizzate come rampe di lancio dei razzi e depositi di esplosivi. Inevitabilmente, alcuni civili sono rimasti uccisi e i media hanno accusato Israele di quelle morti, nonostante le precauzioni prese.

Lo stesso dicasi per i tunnel del terrore scavati da Hamas e utilizzati per rapire i civili israeliani. Gli ingressi di questi tunnel erano situati anche nelle aree abitate, incluse moschee e scuole. Usare i propri civili come scudi umani e attaccare i civili israeliani è un doppio crimine di guerra. Tuttavia, i mass-media in genere si concentrano sulla reazione di Israele a questi crimini di guerra, piuttosto che sui crimini di guerra commessi da Hamas.

La crudele realtà è che ogni volta che Israele uccide accidentalmente un civile di Gaza, Israele perde. E ogni volta che Israele uccide un civile di Gaza, Hamas vince. Gli israeliani si affliggono per ogni morte civile da loro accidentalmente causata. Hamas trae vantaggio da ogni morte cagionata da Israele. Ecco perché il movimento incoraggia le donne e i bambini a diventare martiri.

Definirla come la "strategia del bambino morto" può sembrare crudele, perché lo è. Ma non si può incolpare chi descrive con accuratezza questa tattica. Occorre biasimare coloro che la utilizzano cinicamente. E anche i mass-media perché fanno il gioco di chi la utilizza limitandosi a riportare la conta dei morti, senza menzionare la deliberata tattica di Hamas che induce al conteggio unilaterale delle vittime.

È vero che Gaza versa in una situazione disperata e che è ferita. Ma è una ferita auto-inflitta. Quando Israele pose fine all'occupazione della Striscia di Gaza – rimuovendo ogni singolo soldato e colono – Gaza avrebbe potuto diventare la Singapore del Mediterraneo. È una bella zona, con un ampio litorale. Ha ricevuto ingenti somme di denaro e altri aiuti da parte dell'Europa. Israele ha lasciato a Gaza attrezzature agricole e serre. Ma invece di utilizzare queste risorse per nutrire, dare una casa e garantire un'istruzione ai propri cittadini, Hamas ha costruito razzi e tunnel del terrore. Ha buttato giù dai tetti i dissidenti e ucciso i membri dell'Autorità palestinese disposti a riconoscere Israele e a negoziare con esso.

Hamas respinge la soluzione a due stati o qualsiasi altra soluzione che lasci in vita Israele. La sua unica soluzione è la violenza e gli eventi di questi giorni al confine sono una manifestazione di quella violenza. Quale paese al mondo permetterebbe a 40 mila persone impegnate nella sua distruzione di abbattere una recinzione di confine e attaccare i suoi cittadini che vivono pacificamente vicino al confine? Nessuno, ovviamente. Israele avrebbe potuto fare di più per ridurre il numero delle vittime tra coloro che cercavano di violare la barriera di confine? Non lo so e non lo sanno nemmeno le legioni di generali da poltrona che in questi giorni criticano Israele per le misure adottate allo scopo di evitare una catastrofe tra gli abitanti delle città e dei villaggi situati nei pressi della barriera di sicurezza.

Una cosa è chiara: Hamas continuerà a usare la "strategia del bambino morto" fino a quando i mass-media continueranno a riportare le morti, come hanno fatto nelle ultime settimane. Molti mezzi d'informazione si sono resi complici di queste morti perché la loro faziosa denuncia incoraggia Hamas a mandare donne e bambini innocenti in prima linea.

Forse Israele potrebbe fare di meglio per difendere i propri civili, ma è certo che i mass-media potrebbero fare un lavoro migliore riportando in modo accurato la strategia di Hamas che provoca così tante morte innocenti.

Esiste una fantastica vignetta che illustra la differenza tra Hamas e Israele. Essa mostra un soldato israeliano davanti a una carrozzina che fa da scudo a un neonato. Nella stessa vignetta, si vede anche un terrorista di Hamas dietro a una carrozzina, che usa il neonato come scudo. Questa vignetta bene illustra la realtà al confine di Gaza, meglio di quanto faccia la maggior parte delle informazioni "obiettive" diffuse dai media.

Alan M. Dershowitz è Felix Frankfurter professore emerito di diritto alla Harvard Law School e autore di "Trumped Up, How Criminalization of Political Differences endangers Democracy".
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Re: Strika de Gaxa (e i nasirasisti xlameghi)

Messaggioda Berto » mar mag 29, 2018 11:20 am

Quello che ci ha insegnato la storia del kibbutz Nahal Oz
28 maggio 2018
di Daniel Gordis
(Jerusalem Post, Israelenet)

http://www.italiaisraeletoday.it/quello ... z-nahal-oz

In una settimana zeppa di notizie da prima pagina (l’ambasciata americana a Gerusalemme, i violenti scontri al confine di Gaza, persino la vittoria della cantante israeliana all’Eurovision), anche ai lettori più attenti può essere sfuggito un dettaglio relativo ai timori di Israele alla vigilia degli annunciati assalti al confine di Gaza.

Dato che Hamas aveva avvertito che i palestinesi avrebbero sfondato la recinzione, fatto irruzione in territorio israeliano e “messo fine al progetto sionista”, gli israeliani che vivono nei pressi di quel confine avevano concretissimi motivi di preoccupazione. “Almeno una delle comunità più vicine al confine, il kibbutz Nahal Oz – si leggeva in quei giorni in un articolo – ha considerato la possibilità, come forma di precauzione, di sgomberare i residenti prima delle sommosse, stando a quanto riferito dalla portavoce Yael Raz-Lahiani”.

Aprile 1956, l’allora capo di stato maggiore israeliano Moshe Dayan legge il discorso funebre per Roi Rotberg, il membro del kibbutz Nahal Oz ucciso nei pressi della striscia di Gaza (allora sotto occupazione egiziana)

Per apprezzare appieno quanto suonasse agghiacciante questa notizia apparentemente marginale, bisogna tornare alla storia di Israele sia del 1956 che del 1948. Due elementi di quella notizia meritano attenzione. In primo luogo il kibbutz Nahal Oz: un luogo che la tragedia che ha inciso nella memoria collettiva israeliana. Il 29 aprile 1956, il ventunenne Roi Rotberg stava pattugliando a cavallo i campi di Nahal Oz, dove viveva. Abituato a vedere gli abitanti di Gaza (allora sotto occupazione egiziana) rubare i raccolti del kibbutz, quando vide un gruppo di arabi nei suoi campi Rotberg si diresse verso di loro per farli andare via. Ma era una trappola. Quando Rotberg si avvicinò a quelli che credeva contadini, questi gli spararono e lo uccisero, e poi trascinarono il suo corpo a Gaza dove venne orrendamente mutilato.

Per combinazione, l’allora capo di stato maggiore Moshe Dayan aveva incontrato Rotberg pochi giorni prima. Dayan partecipò ai funerali del giovane e vi pronunciò un discorso funebre destinato a diventare la più classica dichiarazione di Dayan – e poi di molti israeliani – sulla inevitabilità di un lungo e gravoso conflitto tra Israele e i suoi vicini. “Non c’è da meravigliarsi per il risentimento e la violenza degli arabi – disse Dayan – Da otto anni sono bloccati nei campi profughi di Gaza [sotto controllo egiziano], e vedono davanti ai loro occhi come in questi anni abbiamo trasformato le terre e i villaggi ora di nostra proprietà”.

Ma se la semplice sopravvivenza di Israele doveva suscitare la rabbia araba, allora – avvertiva Dayan – gli israeliani dovevano prepararsi a vivere con la spada in pugno. “Non dobbiamo temere di guardare in faccia l’odio che consuma e riempie le vite di migliaia di arabi che vivono intorno a noi – disse – Non distogliamo lo sguardo, affinché non abbia a indebolirsi il braccio. Questo è il destino toccato in sorte alla nostra generazione. E questa è la nostra decisione: essere sempre pronti e armati, forti e determinati, affinché la spada non cada dalla nostra mano e le nostre vite non vengano recise”.

A più di sessant’anni di distanza, le parole di Dayan suonano ancora vere, e non solo per Nahal Oz ma per tutto lo stato ebraico. Affrontare quel pozzo di odio senza fondo è stato il destino non solo della generazione di Dayan, ma anche delle successive. Nei decenni seguiti al 1956, Israele è cambiato e si è sviluppato più di quanto chiunque allora avrebbe osato pensare. Gaza invece no, giacché è l’odio, ancor più della speranza in un futuro migliore, ciò che anima le vite di coloro che vi abitano: l’odio che alimenta l’intramontabile volontà di distruggere lo stato ebraico, più che di costruirne uno nuovo acanto ad esso.

Se questa costante non fosse già abbastanza spaventosa, c’è poi l’orribile eco degli sgomberi già fatti nella storia di Israele. Nel maggio 1948, quando apparve chiaro che i combattenti ebrei che difendevano i villaggi del blocco di Etzion (poco a sud di Gerusalemme) non avrebbero più potuto resistere agli attacchi delle forze d’invasione della Legione Araba, donne e bambini vennero evacuati. Alla fine il blocco cadde, giusto un giorno prima dell’indipendenza. Gli uomini che lo difendevano si arresero, dopo di che quindici di loro vennero trucidati dai vittoriosi combattenti arabi.

Nahal Oz non cadrà nelle mani di Hamas, e Israele non abbandonerà un centimetro di terra di fronte a questa nuova ondata di terrorismo. Ma il fatto stesso che si sia contemplata la possibilità di uno sgombero di civili, e proprio dal kibbutz Nahal Oz, dovrebbe servire a ricordare che Israele sta ancora combattendo la stessa guerra che combatteva nel 1948: per il riconoscimento del suo puro e semplice diritto di esistere. Anche se oggi è tanto di moda affermare che il conflitto tra Israele e palestinesi verte sulle terre conquistate da Israele nel 1967, in realtà ciò è falso.

Vuoi per lo scellerato discorso di Abu Mazen del mese scorso, in cui ha affermato che la Shoà non è stata causata dall’antisemitismo ma del comportamento antisociale degli ebrei e ha negato che gli ebrei abbiano qualunque legame con la Terra d’Israele, vuoi per i proclami di Hamas delle scorse settimane, secondo cui nel giorno della Nakba sarebbe iniziata la “catastrofe dell’impresa sionista”, e i timori delle Forze di Difesa israeliane che masse di fanatici palestinesi potessero varcare il confine e darsi al massacro di tutti i civili israeliani che fossero riusciti a raggiungere, in ogni caso questi primi mesi del 2018 offrono una atroce conferma della battaglia che Israele sta conducendo da oltre settant’anni. Ciò a cui abbiamo assistito ai confini fra Gaza e Israele non è stato solo un cinico sacrificio di vite umane palestinesi usate dai terroristi per distrarre l’attenzione dall’abissale fallimento del governo di Gaza. Ciò che abbiamo visto, e che tristemente continueremo con ogni probabilità a vedere per il futuro prevedibile, non è stata altro che l’ennesima battaglia della guerra d’indipendenza d’Israele, e la sua necessità senza fine di difendere il proprio stesso diritto di esistere.
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Re: Strika de Gaxa (e i nasirasisti xlameghi)

Messaggioda Berto » mar mag 29, 2018 12:47 pm

Israele, la Jihad islamica attacca Sderot e il Negev
giordano stabile
2018/05/29

http://www.lastampa.it/2018/05/29/ester ... a.amp.html

Razzi e colpi di mitragliatrici contro alcuni edifici: nessuna vittima. Risposta dell’aviazione contro obiettivi militari nella Striscia di Gaza

Le sirene di allarme hanno suonato più volte fra ieri sera e questa mattina nel Sud di Israele. La Jihad islamica, un gruppo salafita che opera nella Striscia di Gaza, ha attaccato prima la cittadina di frontiera di Sderot con razzi e sembra mitragliatrici pesanti: alcuni edifici sono stati colpiti, senza vittime. Questa mattina invece gli islamisti hanno lanciato 25 colpi di mortaio verso località nel Negev: Eshkol, Shaar Hanegev e Sdot Negev. Sei proiettili avrebbero superato la barriera di difesa Iron Dome, forse perché diretti verso zone non abitate, ma uno è finito nel giardino di un asilo a Eshkol. Non ci sono notizie di vittime.

L’aviazione israeliana ha lanciato raid di rappresaglia contro «obiettivi militari» nella Striscia, probabilmente appartenenti alla Jihad islamica. La tensione è salita da quando, due giorni fa, il gruppo jihadista ha minacciato ritorsioni per l’uccisione di tre suoi miliziani in un raid israeliano e ha promesso che sarebbero stati «vendicati».

L’ala militare della Jihad Islamica, Brigate Al-Quds, ha sua volta annunciato una «risposta dolorosa» per «l’entità sionista».



Gino Quarelo
Cosa aspettano a far fuori tutta la dirigenza di Hamas?
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Re: Strika de Gaxa (e i nasirasisti xlameghi)

Messaggioda Berto » mer mag 30, 2018 8:02 pm

Quando gli arabi scelsero di diventare profughi
30 maggio 2018
Questi fatti possono essere nascosti e negati con le fake news, ma sono la pura verità
Dan Margalit
(Da: Ha’aretz, 24.5.18)

https://www.israele.net/quando-gli-arab ... e-profughi

Le migliaia di palestinesi che hanno tentato di violare la recinzione di confine fra Gaza e Israele sono i nipoti e pronipoti della generazione che visse la guerra in cui si generò il problema dei profughi, la generazione che ha inventato e tramandato l’impertinente rivendicazione del “diritto al ritorno”. Se gli arabi avessero accettato il piano di spartizione delle Nazioni Unite del 1947 (l’ultima di una serie di decisioni internazionali risalenti alla Conferenza di Sanremo del 1920) che prevedeva di suddividere la terra tra i suoi due popoli, arabo ed ebraico, un piano che riconosceva anche i diritti degli ebrei in Palestina, da allora ad oggi avrebbero potuto continuare a vivere pacificamente sulla loro terra. Ma il giorno dopo l’approvazione di quella risoluzione, gli arabi lanciarono una guerra proclamando che avrebbero gettato gli ebrei in mare, e oggi portano la responsabilità delle conseguenze.

Un mese dopo l’inizio delle sparatorie dalla Giaffa araba verso Tel Aviv, i capiarabi locali accettarono un cessate il fuoco. I leader palestinesi e l’organizzazione paramilitare Najda chiesero il consenso del Supremo Comitato Arabo, ma se lo videro rifiutare (si veda Palestinians in Jerusalem and Jaffa, 1948: A Tale of Two Cities, di Itamar Radai). Solo dopo altri cinque mesi di fuoco di cecchini su Tel Aviv, Menachem Begin permise ai combattenti dell’Irgun di attaccare Giaffa.

Titoli dell’Unità, maggio 1948 (clicca per ingrandire)

Questo accadeva nell’aprile 1948, un mese prima della dichiarazione d’indipendenza di Israele. Con quelle decisioni gli arabi scelsero di diventare profughi. Una situazione analoga si verificò nello stesso periodo a Haifa. Gli ebrei esortarono gli arabi a rimanere, ma quelli abbandonarono la città dopo che i loro dirigenti avevano garantito che sarebbero tornati entro dieci giorni e che avrebbero potuto saccheggiare le case degli ebrei. Questi fatti possono essere nascosti e negati con le fake news, ma sono la pura verità. I due maggiori abbandoni avvennero su iniziativa degli arabi.

Negli ultimi anni, ogni volta che Benjamin Netanyahu ha sostenuto di volere ancora i negoziati, ha chiesto ai palestinesi di riconoscere Israele come stato nazionale del popolo ebraico. Forse sarebbe stato più appropriato condizionare i negoziati al riconoscimento esplicito da parte degli arabi che essi, più di chiunque altro, hanno causato il verificarsi del problema dei profughi. Contrariamente a quanto affermano alcuni, quando nel 1956 Moshe Dayan, nel suo elogio funebre per Ro’i Rothberg, il membro del kibbutz Nahal Oz assassinato da palestinesi di Gaza, disse che i profughi ci guardavano da Gaza arrabbiati e feriti, questo non significava affatto che gli ebrei si assumessero alcuna responsabilità per la situazione dei profughi, ma solo che esprimevano compassione. Da qui, anche, la conclusione di Dayan, che disse: “Questa è la sorte della nostra generazione: essere pronti e armati, forti e inflessibili, affinché la spada non cada dalla nostra mano e le nostre vite non vengano recise”.

New York Times, 16 maggio 1948: “Eserciti arabi invadono la Palestina, raggiungono Gaza, bombardano di nuovo Tel Aviv” (clicca per ingrandire)

Nessuno avrebbe potuto prevedere che nel 2018 il “diritto al ritorno” dei profughi a Giaffa e Haifa sarebbe stato ancora al centro degli eventi, e proprio nei campi presso cui Rothberg venne assassinato. Se la situazione è questa, è perché i paesi arabi non hanno permesso che la questione svanisse. Un nuovo libro illuminante pubblicato in ebraico da Einat Wilf e Adi Schwartz (La guerra per il diritto al ritorno), uscito proprio mentre i palestinesi di Gaza rilanciavano scontri violenti all’insegna della “grande marcia del ritorno”, critica non solo il mondo arabo, ma anche l’Occidente e Israele. Il principale cattivo, qui, secondo gli autori, è l’Unrwa, che ha iniziato le sue attività con buone intenzioni, ma poi ha incanalato miliardi di dollari nel perpetuare il problema dei profughi per 70 anni e nell’impedirgli di attenuarsi. L’Unrwa è diventata la cassaforte per una terza e quarta generazione di palestinesi sradicati, gente che da Haifa si è spostata a Nablus (70 km a sud-est, entro i confini della Palestina) dove si è costruita una solida vita pur continuando a percepire l’indennità da “profugo” (loro, i loro figli, i loro nipoti e pronipoti). L’Unrwa ha mantenuto i profughi nei campi di Gaza praticamente imprigionati. Israele ha lasciato fare l’Unrwa perché gli dava momentaneo respiro, e il governo israeliano voleva solo una pausa. Un po’ di tranquillità qui e ora era sufficiente, e al diavolo il domani. Yigal Allon fu il solo, vox clamantis in deserto, a dire che Israele doveva affrontare il problema e che non poteva permettersi di chiudere un occhio, ma i suoi appelli restarono ignorati.

Ora si dice che gli Stati Uniti e i loro alleati potrebbero cessare di finanziare l’Unrwa. Cosa che andrebbe nella giusta direzione, in linea generale, ma è necessario esercitare attenzione ed equilibrio. Wilf e Schwartz suggeriscono che i finanziamenti rimangano gli stessi, ma che l’Unrwa venga smantellata e il denaro trasferito all’Autorità Palestinese: ai profughi verrebbe finalmente dato, non un pesce, ma la canna per pescare. Ecco un’idea che meriterebbe di essere avviata, anche se Gerusalemme potrebbe non gradire un passo così drammatico.
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Re: Strika de Gaxa (e i nasirasisti xlameghi)

Messaggioda Berto » gio mag 31, 2018 7:42 pm

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Re: Strika de Gaxa (e i nasirasisti xlameghi)

Messaggioda Berto » gio mag 31, 2018 7:43 pm

I terroristi nazi maomettani palestinesi di Gaza stanno bombardando Israele
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674

Barrage of mortars strikes southern Israel, kindergarten yard hit
https://worldisraelnews.com/huge-mortar ... o-injuries

Live Updates: Five Israelis Wounded in Gaza Rocket Barrage; Military Pounds Strip
https://www.haaretz.com/israel-news/isr ... -1.6131634


Boat attempting to break Gaza naval blockade stopped by Navy
https://www.ynetnews.com/articles/0,734 ... 04,00.html

Hamas Sends 7-Year-Old Girl to Face Off with IDF Troops
https://unitedwithisrael.org/hamas-send ... o-face-idf


Tre soldati israeliani sono rimasti feriti da schegge di un razzo.Uno di loro in condizoni medie e due in condizioni lievi.Sono stati trasportati all'ospedale Soroka di Beer Sheva.
https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 9642981091
Auguri di pronta guarigione ragazzi!


https://www.facebook.com/haaretzcom/vid ... 3387956341


Sono trascorse 10 ore da quando i primi di un centinaio di missili palestinesi da Gaza sono caduti sul territorio israeliano, ma la notizia non si trova nella homepage di nessuno dei grandi giornali italiani, dal Corriere della Sera alla Repubblica, mentre La Stampa ce l'ha molto in basso. Missili iraniani cadono sulle scuole materne d'Israele, le sirene annunciano a centinaia di migliaia di persone di trovare riparo e i nostri media non sanno come raccontare quanto sta accadendo, mentre sono stati bravissimi a titolare sulla “strage di Gaza”, decorando le proprie homepage di titoli vergognosi.
https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 5854889227


Il sistema antimissile Iron Dome intercetta i missili che arrivano da Gaza sulla cittadina di confine di Sderot...dal suono della sirena i cittadini hanno qualche secondo per ripararsi nei rifugi!
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 5112406843

27 RAZZI SUL SUD DI ISRAELE- SFIORATO UN ASILO NIDO

Questa mattina 27 razzi sono stati lanciati da Gaza contro i civili israeliani. La maggior parte intercettati dalla batteria Iron Dome, mentre altri caduti in zone non abitate.
Uno però è caduto vicino nel giardino di un asilo nido ma fortunatamente senza vittime.
Idf ha bombardato le postazioni di lancio ed invitato tutti i cittadini alla tranquillità e riprendere la loro quotidianità.
Prova solo per un attimo a pensare che nel giardino dell' asilo di tuo figlio, questa mattina fosse caduto un razzo.
Sino ad ora sono stati oltre 300 i razzi scagliati d aGaza contro Israele
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 9512426403
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