Maometto (santo o criminale terrorista ?)

Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » gio feb 14, 2019 8:19 pm

Cronaca del naufragio: Intervista con Magdi Allam

Niram Ferretti
6 febbraio 2019

http://caratteriliberi.eu/2019/02/06/ag ... agdi-allam

Da anni, la voce controcorrente di Magdi Allam è presente nel mercato delle idee, con forza, lucidità e coerenza. Il prezzo che ha pagato e continua a pagare per raccontare un Islam nudo e crudo che nulla ha a che vedere con la cornice apologetica in cui è stato collocato dal discorso egemone è stato ed è ancora alto. Come altri intellettuali ex musulmani o musulmani critici dell’Islam, tra cui Ayaan Hirsi Alì, Ibn Warraq, Hamed Abdel Samad, gli è stata gettata addosso l’abituale accusa di essere islamofobo, lo psicoreato creato apposta per tacitare coloro che, della religione fondata da Maometto nel VII secolo, hanno da fornire una devastante critica.

In esclusiva per Caratteri Liberi.

Magdi Allam, di cosa parliamo esattamente quando parliamo di Islam? Ha un senso distinguere l’Islam come religione dall’Islam politico?

L’Islam si fonda su due pilastri, il Corano e Maometto. Il Corano è ciò che sostanzia, invera Allah. Per i musulmani il Corano è Allah stesso che si rivela a Maometto e il contenuto della rivelazione è riportato nel Corano. Il Corano è un testo sacro increato, al pari di Allah, della stessa sostanza di Allah, quindi guai a dire che il Corano è stato scritto da Maometto. Il Corano è Allah stesso. Diciamo che così come il cristianesimo si fonda sulla fede in Gesù Cristo, sul Dio che si fa uomo e si incarna in Gesù, l’Islam è la religione del Dio che si fa testo e si incarta nel Corano. Poi c’è Maometto, i cui detti e le cui azioni sono raccolte nella Sunna che rappresenta la seconda fonte sacra dell’Islam a cui si attinge per elaborare la sharia, la legge. Ma in realtà ciò che Allah prescrive nel Corano non è null’altro di ciò che Maometto ci dice che Allah gli avrebbe rivelato. Quindi, noi, dalla lettura del Corano, scopriamo innanzitutto una grande contraddizione tra la tesi fondante dell’Islam e cioè che il Corano è un testo increato e la realtà del contenuto del Corano che è invece totalmente calato nel tempo e nello spazio in cui visse Maometto.

Abbiamo un libro del tutto trascendente con un contenuto immanente legato intimamente alla vita di Maometto, alle sue gesta. Ecco perché, quando ci domandiamo che cosa è l’Islam noi dobbiamo calarci innanzitutto nella vita di Maometto il quale nacque nel 570 alla Mecca in una delle aree più torride del mondo dove c’è un deserto assoluto e poche fonti d’acqua da cui dipende la sopravvivenza delle persone. Ciò comporta sul piano del vissuto che l’individuo, per potere sopravvivere, doveva obbligatoriamente fare parte di una tribù, di un clan che garantendo militarmente il controllo del territorio garantiva anche l’accesso alle poche fonti d’acqua e di conseguenza alla sua sopravvivenza. Nel 622, i meccani cacciarono Maometto perché si ostinava a sostenere che bisognava adorare solo Allah, e Allah, va precisato subito, non è il nome arabo che corrisponde al Dio unico dell’ebraismo o al Dio uno e trino del cristianesimo. Allah è un dio pagano preesistente all’Islam. Il padre di Maometto, che lui non conobbe perché morì prima della sua nascita, si chiamava Abdallah, lo schiavo di Allah. Allah esisteva prima di Maometto, era uno dei 360 idoli che venivano adorati all’interno di un pantheon politeista arabo raffigurati da statuette o da immagini custoditi nella Kaʿba, che sarebbe poi diventato il principale luogo di culto dell’Islam. Ma prima dell’Islam lo stesso luogo era il principale luogo di culto del paganesimo arabo, dove le varie tribù adoravano i 360 idoli menzionati, tra i quali c’era appunto anche Allah.

Allah veniva considerato come il dio supremo, l’equivalente di Giove nel pantheon politeista romano o Zeus in quello greco. Maometto non ha creato una religione folgorato da un dio nuovo che all’improvviso compare nella sua vita. Maometto ha limitato il culto al dio pagano arabo Allah, monopolizzandolo e personalizzandolo sostenendo che Allah rivelava solo a lui ciò che i comuni mortali erano tenuti a fare o a non fare. I meccani lo cacciarono e lui si trasferì a Medina e lì creò una tribù dei musulmani, una propria tribù, e chi vi aderiva doveva obbligatoriamente adorare solo Allah e sottomettersi al suo potere. L’Islam nasce come uno Stato in nuce a partire da una tribù fondata da Maometto che lui non chiama tribù ma comunità. Quindi l’Islam, fin dall’inizio non è solo fede ma si presenta come un sistema di potere, un sistema politico, a cui si poteva e si può aderire molto facilmente. E’ sufficiente affermare “Credo che non vi è altro Dio al di fuori di Allah e credo che Maometto è il messaggero di Allah“, ma uscirne era impossibile, così come era impossibile uscire da qualsiasi tribù del deserto, perché si tradiva la tribù e si metteva a repentaglio la sua stessa sopravvivenza. E’ il motivo per cui ancora oggi l’Islam resta un sistema di potere impositivo, invasivo, e violento, perché nacque con queste connotazioni. Chi abbandonava la tribù di Maometto, la comunità musulmana, veniva subito condannato a morte perché veniva considerato come una minaccia. La sua fuoriuscita significava, infatti, che aveva preso accordi con un’altra tribù, che era diventato un nemico a tutti gli effetti.

Il jihad accompagna la storia dell’Islam dai suoi esordi. Intendo riferirmi al jihad non come sforzo inteso a disciplinare se stessi ma come guerra di conquista. Vi sono autori che arrivano a considerarlo il sesto pilastro dell’Islam. Quale è la sua posizione in merito?

Il Corano è pieno di versetti che fanno riferimento al jihad e il jihad è inteso in modo inequivocabile come guerra santa, perché in modo inequivocabile fu praticato da Maometto come guerra santa. Da quando, nel 622, fu cacciato dalla Mecca alla sua morte nel 632, tra razzie nei confronti di carovane di commercianti della Mecca e vere e proprie guerre, sia nei confronti di tribù arabe pagane che con la violenza furono obbligate a convertirsi all’Islam, sia anche nei confronti di tribù ebraiche e di tribù cristiane, e Maometto, va sottolineato, fu particolarmente violento nei confronti degli ebrei, complessivamente egli fu responsabile di un centinaio di razzie e guerre e in buona parte vi partecipò.

Maometto, negli ultimi dieci anni della sua vita è stato predone del deserto e ha personalmente combattuto, ha personalmente ucciso, ha personalmente sgozzato e decapitato i suoi nemici. Quindi il jihad è nella vita di Maometto e Maometto, per i musulmani, è l’esempio da emulare. Nessun musulmano contraddice ciò che ha fatto o detto Maometto perché questo significherebbe sconfessare le fondamenta stesse dell’Islam.

Storicamente noi dobbiamo sempre rifarci al vissuto di Maometto. Tutto ciò che è scritto nel Corano va riferito a questo vissuto. Quando, nel 621, Maometto volle convincere i rappresentati della tribù dei Banu Khazrai di Medina a convertirsi all’Islam e a proteggerlo una volta che lui si fosse trasferito, comprendendo che erano predoni del deserto e che sopravvivevano di razzie, ripensò quella che era stata la sua precedente posizione e legittimo l’uso della violenza. Nei versetti del Corano 36, 43 della sura 42, in un versetto si dice, “La sanzione di un torto è un male corrispondente ma chi perdona e si riconcilia avrà in Allah il suo compenso“. Questa era la posizione precedente che Maometto aveva assunto, poi però, comprendendo che per esigenze pratiche, doveva cambiare, modificò la sua posizione. Ai Banu Khazraj disse questo, sura 22, versetti 39 e 45, “A coloro che sono stati aggrediti è data l’autorizzazione di difendersi perché certamente sono stati oppressi e in verità Allah ha la potenza di soccorrerli…A coloro che senza colpa sono stati scacciati dalle loro case solo perché dicevano, ‘Allah è il nostro signore’”. Maometto dunque legittima il fatto che ai musulmani viene data la possibilità di contrastare chi si oppone loro.

Nel 624, nella battaglia di Badr, dal nome di una località dove Maometto riuscì a vincere un numero superiore di meccani che caddero in una trappola, Allah gli avrebbe rivelato che “Non si addice ad un profeta prendere prigionieri finché non avrà completamente soggiogato la terra”. Vi è qui un chiaro obbligo nei confronti dei musulmani ad uccidere. Nel versetto 39 della sura ottava è scritto, “Combatteteli finché non ci sia più politeismo e la religione sia tutta per Allah”.

Il politeismo era la spiritualità prevalente all’epoca nel deserto dell’Arabia dove nacque Maometto. Ci sono versetti del Corano in cui Allah dice che il jihad è un obbligo. Combattere i miscredenti non è facoltativo ma è un dovere. Va oltretutto aggiunto che, sempre in tema di guerra santa, esiste il concetto di martirio. Nel versetto 111 della sura nona si dice, “Allah ha comprato dai credenti le loro vite e i loro beni dando in cambio il paradiso poiché combattono sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi“. Il paradiso è un luogo in cui entra chi uccide ed è ucciso. In questa prospettiva, per meritarsi il paradiso, è necessario uccidere il numero più alto possibile di miscredenti e poi si deve essere a propria volta uccisi. Vi è un altro versetto che legittima ciò, il versetto 169 della terza sura del Corano il quale recita, “E non chiamare morti coloro che sono stati uccisi sulla via di Allah, anzi, vivi sono, nutriti di grazia presso il Signore”.

Morire da martiri non è la morte ma è la vera vita. Si tratta di tutti quei versetti a cui fanno riferimento i terroristi islamici per rivendicare le atrocità che commettono. E’ fondamentale comprendere questo punto. Non si tratta di pazzi, come si vorrebbe far credere, di folli che disattenderebbero il vero Islam. È vero esattamente il contrario. Si tratta di quelli che più di altri ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive loro nel Corano e a ciò che ha fatto e detto Maometto nel corso della propria vita.

Lei da studioso dell’Islam e come egiziano conosce molto bene la storia della Fratellanza musulmana, il gruppo fondato da Hasan al Banna in Egitto nel 1928. Secondo il politologo tedesco Matthias Kuntzel, il ritorno del jihad in ambito islamico si deve principalmente a questo gruppo salafita rigorista. In altre parole, prima della fondazione dei Fratelli Musulmani, il jihad come dovere fondamentale, l’autoimmolazione e il culto della morte si erano sopiti all’interno dell’Islam. È d’accordo?

È la realtà storica. Noi abbiamo registrato, prima una decadenza del califfato turco-ottomano, che ha rappresentato l’ultima manifestazione dei califfati islamici, e quando, nel 1924, con la dissoluzione del califfato turco ottomano e la nascita della repubblica turca per mano del generale Kemal Ataturk, che era dichiaratamente un ateo che odiava l’Islam e disprezzava Maometto e che de-islamizzò e de-arabizzò la Turchia, abbiamo registrato la diffusione della laicità in tutto il Medio Oriente.

Per decenni la laicità è stata la realtà prevalente in Turchia, in Libano, in Siria, in Iraq, nell’Iran, nell’Egitto di Nasser dove io sono nato negli anni Cinquanta, nella Tunisia di Bourguiba. La laicità, in ambito islamico, significa sostanzialmente anteporre la ragione e il cuore ad Allah e a Maometto, ed il tratto più manifesto della laicità è l’emancipazione della donna. Nei vent’anni in cui io sono nato e vissuto al Cairo non ho mai visto donne velate per la strada. Le donne erano emancipate al pari degli uomini. I Fratelli Musulmani sono stati la realtà che ha combattuto in modo frontale questa svolta laica. Il regime di Nasser e ancora prima, la monarchia, hanno avuto nei Fratelli Musulmani il principale nemico, proprio per questa volontà di riesumare l’Islam delle fondamenta, delle radici, attribuendo al jihad una connotazione centrale, sia quando si trattava di chiamare a raccolta gli egiziani per combattere gli inglesi sia quando si trattò di combattere contro il regime laico di Nasser.

Nasser combatte dall’interno i Fratelli Musulmani e la laicità riuscì a manifestarsi solo in virtù di questa spietata repressione della Fratellanza culminata nell’arresto e nell’impiccagione di quello che è stato l’ideologo di punta del movimento in tema di jihad, Sayyid Qutb, per il quale tutto quello che non era aderente a ciò che Allah prescrive nel Corano andava combattuto con la guerra santa.

Ciò che afferma Kuntzel è storicamente corretto, ovvero individuare nei Fratelli Musulmani il movimento islamico che diede un impulso fondamentale alla ripresa del jihad. I Fratelli Musulmani, al pari di Al Qaeda, al pari dell’ISIS, perseguono lo stesso obbiettivo, che è quello di sottomettere l’intera umanità all’Islam, ma lo fanno in modo più scaltro entrando in seno alle istituzioni e sfruttando la democrazia e le sue leggi. In Egitto si sono infiltrati bene in alcuni settori, la magistratura, l’istruzione, un po’ come fecero i comunisti in Italia dopo il 1945. Laddove invece ritengono che si debbano impugnare le armi lo fanno, come fa Hamas contro Israele. Possono fare ricorso sia a una strategia militare terroristica o a una strategia, tra virgolette, politica, apparentemente conciliante, ma senza mai perdere di vista l’obbiettivo finale, che è sottomettere all’Islam l’intera umanità. Questa è la ragione per cui i Fratelli Musulmani sono molto più pericolosi dell’ISIS e di Al Qaeda, perché mentre questi ultimi operando sul piano quasi esclusivamente militare e terroristico, noi li possiamo sconfiggere, perché siamo più forti di loro, laddove invece noi consentiamo loro nel nome della democrazia e della libertà di avere una rete sempre più ampia di moschee, di madrase, di enti assistenziali, finanziari, di centri di studi e di formazione, di strutture ricreative, ambulatori e altro, avremo un mini stato islamico all’interno dello Stato di diritto. Alla fine ci ritroviamo con questo corpus separatum in seno allo Stato di diritto che avvalendosi anche dell’arma demografica finirà per prevalere, per imporsi. Abbiamo numerosi esempi in questo senso, in Gran Bretagna, in Francia, in Belgio, dove, proprio l’aspetto demografico è quello che finisce per far sì che gli islamici abbiano acquisito la consapevolezza che non serve più combattere. È sufficiente strumentalizzare la democrazia e le sue leggi per conquistare il potere.

L’ISIS, il Califfato, il gruppo o setta rigorista islamica nato in Iraq nel 2014, ha sempre rivendicato la propria stretta osservanza al Corano, e dunque la propria fedele appartenenza all’Islam, riproducendo nelle proprie azioni le gesta del profeta guerriero Maometto, esempio da seguire per ogni musulmano pio come lei ha ricordato prima. Per alcuni studiosi musulmani, l’ISIS, tuttavia, non rappresenterebbe l’Islam ma una sua deformazione e deviazione. È così?

Ha ragione l’ISIS. Loro hanno operato, uso il passato perché sostanzialmente l’ISIS è finito come stato, come realtà che controlla un territorio e che esercita la propria autorità su questo territorio, conformemente alla sharia, la legge islamica. È essenziale comprendere una cosa, i terroristi islamici non sono dei pazzi. Noi troviamo delle similitudini nel comportamento dell’Arabia Saudita, per esempio. L’Arabia Saudita è il primo stato teocratico della storia moderna. Nel 1932 nasce dal sodalizio tra la monarchia e una corrente islamica rigorista, quella wahabita, il cui predicatore, Muhammad ibn Abd al-Wahhab, era contrario a qualsiasi innovazione, modernizzazione dell’Islam. L’Arabia Saudita nasce come stato teocratico con l’obbiettivo di riproporre l’era del VII secolo, esattamente come l’ISIS, poi la monarchia si trovò costretta a fare i conti con la realtà, per esempio, si trovò costretta a introdurre il telegrafo e ci fu un contrasto con i religiosi perché dissero che nel Corano non si parla di telegrafo. Si trovarono costretti a introdurre la stampa per potere proporre le immagini delle persone e per i documenti di identità, e ancora una volta i religiosi si opposero dicendo che il Corano vieta la rappresentazione di qualsiasi essere vivente. Ci sono tanti aneddoti che evidenziano come la modernità, la gestione di uno stato moderno, è totalmente in contrasto con l’ottemperanza letterale e integrale di ciò che Allah prescrive nel Corano.

L’ISIS è una realtà di stato islamico che coniuga ciò che di meglio può offrire la materialità della modernità con ciò che di più rigoroso o puritano è previsto in seno all’Islam. L’ISIS non si è fatto scrupoli nell’usare armi e tecnologie. Ha avuto nel sistema mediatico una delle sue punte di maggiore incisività, tutto studiato in modo puntiglioso. Le immagini raccapriccianti delle decapitazioni erano finalizzate a incutere paura e sottomettere attraverso la paura il nemico. L’esercito iracheno, nel 2014, si arrese all’ISIS senza combattere. Non fu l’ISIS a vincere ma fu l’esercito iracheno a consegnarsi. Avevano in mente le immagini delle teste decapitate, e per non incorrere nello stesso destino si arresero. La paura è stata l’arma principale dell’ISIS per sconfiggere il nemico così è stata l’arma principale di Maometto. Maometto sgozzò, decapitò, e mostrò le teste decapitate. Nell’arco di dieci anni conquistò un territorio molto vasto sul quale poi nacquero i califfati islamici, e tutto questo lo fece attraverso la violenza. L’uso della paura è stato lo strumento principale usato da Maometto per la sottomissione.

Nel Corano è presente una spiccata componente antiebraica. Quale fu l’atteggiamento di Maometto nei confronti degli ebrei?

A Medina vivevano da dieci secoli tre tribù ebraiche, che di fatto rappresentavano la realtà autoctona della città ed erano anche la realtà più benestante grazie al fatto che erano più capaci a coltivare la terra, erano più capaci nell’allevamento delle greggi, erano più capaci anche nel fabbricare oggetti di artigianato e nel produrre armi. Avevano, diremmo oggi, un livello tecnologico più elevato e questo consentiva loro di avere anche un beneficio economico in quanto vendevano parte di quello che producevano.

Quando Maometto si trasferì a Medina volle appropriarsi dei beni degli ebrei e li indico pertanto come dei nemici. Riuscì astutamente a dividere le tre tribù ebraiche, anche perché ciascuna tribù faceva riferimento, sul piano delle alleanze, a una diversa tribù araba pagana. Non erano unite le tre tribù ebraiche. Maometto riuscì a dividerle ulteriormente e a costringere le prime due tribù che erano quelle meno forti e meno ricche ad abbandonare Medina lasciando lì i loro beni. La terza tribù ebraica, quella dei Banu Qurayshi, che era la più forte e la meglio armata ma era rimasta sola, nel 627, sempre dopo che Allah aveva rivelato a Maometto il versetto in cui gli ordinava di sterminarla, Maometto pose l’assedio alla fortezza in cui risiedevano, per 25 giorni.

I Banu Qurayshi erano impreparati all’assedio e si arresero. Maometto entrò e fece scavare una fossa nella piazza del mercato e fece portare uno ad uno gli ebrei maschi adulti e ad uno ad uno furono sgozzati e decapitati. Esattamente come ha fatto l’ISIS con i suoi nemici.

Nel Corano e soprattutto per quello che riguarda il dettaglio, nella raccolta dei detti e dei fatti attribuiti a Maometto, la Sunna, si precisa che il totale degli ebrei maschi adulti della tribù dei Banu Qurayshi decapitati oscilla tra i 600 e i 900 e Maometto personalmente decapitò i capi della tribù ebraica. Noi possediamo i nomi delle persone che furono personalmente decapitate da Maometto. Maometto è stato profondamente antiebraico e di conseguenza il Corano è un testo profondamente antiebraico che non ha nulla da invidiare sotto questo profilo al Mein Kampf. Gli ebrei sono considerati maledetti e i “più lontani dalla retta via” e per questo trasformati in scimmie e maiali, come leggiamo nei versetti coranici 51, 57 e 84 appartenenti alla quinta sura. “Troverai che i più acerrimi nemici di Allah sono i giudei e i politeisti” recita un altro versetto.

Questo versetto che ha appena citato, il ventottesimo, appartenente sempre alla quinta sura, venne citato da Ahmad al Tayyib, il Grande Imam dell’Università di Al Azhar al Cairo, considerato un interlocutore “moderato”, il 25 di ottobre del 2013, durante una trasmissione televisiva egiziana, in cui, a suggello del versetto, aggiunse, “Questa è una prospettiva storica che non è mutata fino ai nostri giorni”. Ha ragione?

Sì, ha ragione. Nei confronti degli ebrei nel Corano si affermano cose raccapriccianti. Facendo una sintesi dei versetti antiebraici, Allah ha affermato che gli ebrei sono le bestie peggiori in quanto miscredenti, i nemici peggiori di coloro che credono, coloro che Allah ha maledetto perché hanno ucciso ingiustamente i profeti, coloro che praticano l’usura, che con falsi pretesti divorano i beni della gente e per questo sono stati da lui trasformati in scimmie e porci. Questo è quello che troviamo nel Corano a proposito degli ebrei. Il Corano è un testo profondamente antiebraico, perché, torno a ripeterlo, Maometto è stato profondamente antiebraico. Ha disprezzato gli ebrei perché era invidioso e si sentiva inferiore nei loro confronti. Ordinò l’uccisione di tre poeti ebrei che lo avevano schernito nelle loro poesie. Fu particolarmente feroce con loro non solo perché erano ebrei ma perché erano dei poeti. Dobbiamo comprendere che per Maometto il Corano era una forma di poesia. La poesia, all’epoca, era l’arte nobile delle comunicazione e lui non concepiva che potessero esserci dei poeti che gli facessero concorrenza. Ecco perché, nel Corano, c’è un odio nei confronti dell’arte, perché tutto ciò che è arte offende e fa concorrenza ad Allah. Se infatti Allah aveva manifestato a Maometto il Corano, si poteva diffondere solo quello e gli ebrei che erano anche la realtà più colta in quell’area del deserto furono individuati da Maometto come dei nemici. Ad oggi l’unico collante tra i paesi islamici è l’odio nei confronti di Israele. È l’unica cosa che li unisce, su tutto il resto sono divisi, fratelli coltelli, ma quando c’è da coalizzarsi contro lo Stato ebraico sono tutti quanti uniti, anche quei paesi islamici che hanno, e sono pochi, stretto relazioni diplomatiche con Israele. Riconoscono Israele come status quo, ma non riconoscono il diritto alla sua esistenza come stato del popolo ebraico. Tutto ciò ha, come si è visto, una spiegazione coranica, una spiegazione nell’ambito della vita di Maometto.

Secondo al Bukhari, uno dei massimi esegeti islamici, la sura 9, sarebbe l’ultima a essere stata rivelata a Maometto. La sura in questione contiene la celebre esortazione “Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità finchè non versino umilmente il tributo e siano soggiogati”. Come è possibile considerare l’islam una religione di pace quando, insieme ad altri versetti estremamente violenti, il Corano si concluderebbe con un vero e proprio manifesto di guerra?

L’Islam non è una religione di pace perché Maometto non fu un uomo di pace, nel modo più assoluto. Maometto ha combattuto per dieci anni, fino alla sua morte, per sottomettere con la violenza le tribù ebraiche, le tribù cristiane, le tribù pagane arabe, che rappresentavano la maggioranza della realtà in quell’area del deserto. Va tenuto presente che anche nella preghiera, che i musulmani sono tenuti a ottemperare cinque volte al giorno, in base alla posizione che assume il corpo, può essere una posizione eretta, o inchinata, o prostrata, a ogni cambio di posizione assunto, si recita la prima sura del Corano, che si chiama l’Aprente. È una delle sure più corte, di soli sette versetti, ed è l’unica che fa eccezione nella disposizione delle sure del Corano, che iniziano dalla più lunga e proseguono con la più corta. Negli ultimi due versetti della sura l’Aprente, si eleva questa esortazione ad Allah, “Dacci la retta via, la via di coloro che hai colmato con la tua grazia, non coloro che sono incorsi nella tua ira, non coloro che vagano nell’errore”. Fu Maometto stesso a spiegare, e tutti i teologi e i giureconsulti islamici, concordano obbligatoriamente con la spiegazione di Maometto, che, “coloro che hai colmato con la tua grazia” sono i musulmani, “coloro che sono incorsi nella tua ira” sono gli ebrei, “coloro che vagano nell’errore” sono i cristiani. I cristiani vagano nell’errore, perché, dal punto di vista islamico, sono politeisti. Quindi, il musulmano, che regolarmente prega, per diciassette volte al giorno, di fatto condanna la miscredenza degli ebrei e dei cristiani, anche se ne è ignaro, perché la maggioranza dei musulmani, e lo dico da ex musulmano, essendolo stato per quarantasei anni, non conosce l’Islam, non ha letto correttamente e integralmente il Corano, ma soprattutto, la maggioranza dei musulmani, sa poco o nulla di Maometto. L’Islam non è in alcun modo una religione di pace, perché, come già detto, Maometto non è stato un uomo di pace, e perché la sua vita è stata quella di un predone del deserto che si è fatto strada attraverso l’uso della violenza, come, dopo di lui, gli eserciti islamici che si ispiravano alle sue gesta.

Sempre di più oggi, anche e soprattutto alla luce di una crescente presenza dei musulmani in Europa, vi è da parte di alcuni studiosi e storici la volontà di evidenziare che di fatto l’Islam apparterrebbe all’Occidente e l’Occidente all’Islam. Quanto c’è di vero o di falso in questa affermazione?

È totalmente falsa e denota una grande ignoranza della storia o una profonda malafede. È preoccupante che ci siano degli storici che affermino questo. Vorrei restringere l’ambito della questione all’Europa. La prima volta nella storia in cui compare la parola “europei” intesa politicamente, cioè intesa come comunità di persone che risiedono in un territorio, è in un testo di lingua latina che racconta la vittoria di Carlo Martello nel 732 a Poitiers, in cui, per “europei” si intendono i cristiani che sulla sponda settentrionale del Mediterraneo si opposero all’avanzata e all’invasione islamica. In cento anni dopo la morte di Maometto, che risale al 632, gli eserciti islamici avevano invaso e occupato la sponda orientale, la sponda meridionale del Mediterraneo, avevano attraversato lo Stretto di Gibilterra, si erano insediati in Spagna per circa otto secoli, e a Poitiers, Carlo Martello li fermò in nome del cristianesimo, perché tutto il Mediterraneo era cristiano. La popolazione, al 98 per cento era cristiana, c’era anche una presenza ebraica, ma la stragrande maggioranza della popolazione era una popolazione cristiana. Questa popolazione prevalentemente cristiana venne man mano sottomessa e costretta a convertirsi all’Islam. Si tratta dunque, inequivocabilmente, di una storia di sottomissione.

Se l’Europa ha potuto opporsi all’Islam, ha potuto non fare la fine della sponda orientale e meridionale del Mediterraneo, le cui popolazioni erano anch’esse interamente cristiane, lo deve solo alle vittorie militari degli eserciti cristiani, a Poitiers nel 732, ma anche alla riconquista della Spagna nel 1492, alla vittoria navale di Lepanto, il 7 ottobre del 1571 e soprattutto alla vittoria a Vienna, l’11 e il 12 settembre del 1683. Senza queste vittorie militari anche l’Europa sarebbe stata inevitabilmente sottomessa all’Islam. E se si considerano le date, 732 Poitiers, 1683 Vienna, sono quasi mille anni. Mille anni in cui gli islamici non hanno mai rinunciato ai loro programmi di conquista e di sottomissione. Nell’830 e nell’846, per due volte gli islamici invasero Roma e per due volte saccheggiarono la Basilica di San Pietro. Le mura che oggi cingono lo Stato del Vaticano si chiamano Mura leonine perché furono edificate nell’847 dall’allora pontefice Leone IV. Esse vennero edificate un anno dopo la seconda invasione islamica, il secondo saccheggio della Basilica di San Pietro, e furono edificate per difendere la Chiesa, servirono a salvaguardare la cristianità. La verità è che l’Islam è sempre stato il nemico storico dell’Europa.

Oggi, che ci sia in seno all’Unione Europea chi dice che bisogna riconoscere le radici islamiche dell’Europa afferma innanzitutto un falso storico e poi ci prepara al suicidio, perché l’Islam si concepisce come l’unica vera religione naturale dell’uomo e condanna di miscredenza sia l’ebraismo sia il cristianesimo. L’Islam è disponibile ad una tregua, alla collaborazione, fin tanto che è minoranza, ma quando diventa maggioranza sottomette perché è nutrito dalla convinzione di essere l’unica vera religione di tutta l’umanità. L’Europa si sta orientando verso un vero e proprio suicidio che è accelerato dal tracollo demografico, il vero tallone d’Achille del continente. L’Europa intesa come Unione Europea ma il discorso vale anche per la Russia in questo caso, è l’area del mondo che ha in assoluto il più basso tasso di natalità. Le popolazioni europee, di questo passo sono destinate a estinguersi perché hanno smesso di fare figli. Le popolazioni dei 28 paesi membri dell’Unione Europea, formano in tutto 500 milioni di abitanti, di cui solo il 16 per cento, pari a 80 milioni, hanno meno di trent’anni. Dei 500 milioni che popolano la sponda orientale e meridionale dal Mediterraneo, dal Marocco alla Turchia, all’Iran, il 70 per cento ha meno di trent’anni. Il confronto è dunque impietoso, 80 milioni contro 350 milioni. Il risultato è che l’Europa è destinata ad essere colonizzata demograficamente, ecco perché è assolutamente necessario porre fine a questa follia suicida di legittimare l’Islam e qui il ruolo della Chiesa cattolica è fondamentale. L’attuale papa rappresenta, sotto questo aspetto, un totale disastro, perché sta accelerando il suicidio dell’Europa ma anche il suicidio della stessa Chiesa cattolica.

Il 10 dicembre del 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Questo documento non è stato fatto proprio dall’Islam, che, il 18 settembre del 1981, vi ha contrapposto la propria dichiarazione secondo la quale i diritti dell’uomo verrebbero meglio tutelati dalla legge divina desumibile dal Corano. Alla luce dell’essenza teopolitica dell’Islam come è possibile pensare che vi possa essere convivenza pacifica tra un ordinamento liberale democratico e un ordinamento islamico?

Infatti non c’è conciliazione alcuna, perché nel momento in cui l’Islam non riconosce la sacralità della vita di tutti, la vita degli ebrei, la vita dei cristiani, la vita degli israeliani, nel momento in cui non riconosce la pari dignità tra uomo e donna, nel momento in cui non riconosce la libertà di scelta individuale, compresa la libertà religiosa, compresa la libertà di abbandonare l’Islam, e di convertirsi o non convertirsi ad altre religioni, non c’è conciliazione possibile. Quello che possiamo dire è che uno stato che è presente in un consesso internazionale e che è legato da rapporti economici, commerciali, e anche politici con altri stati cerca di salvare il salvabile sostenendo che ci possa essere una sorta di compromesso tra la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la sharia, ma in realtà sono assolutamente antitetiche. Lo ripeto, fin tanto che l’Islam è una realtà minoritaria si mostra conciliante, questo è il punto. In nessun paese a maggioranza islamica abbiamo una realtà di rispetto e di autorizzazione nei confronti di altre religioni di potere operare in piena libertà. Anche laddove ci sono le chiese e le sinagoghe, anche dove si consente ai fedeli autoctoni di recarvisi, è però severamente vietato fare proselitismo perché per l’Islam si tratta di realtà di miscredenza.

In Italia, per esempio, ed è una cosa di cui non si parla mai, ad oggi l’Islam non è una religione riconosciuta dallo Stato italiano e non a caso, perché le religioni, in Italia, vengono riconosciute se ottemperano all’Articolo 8 della nostra costituzione, che dice che le religioni beneficiano di pari libertà di fronte alla legge, se hanno stipulato una intesa e se il loro ordinamento giuridico non è in contrasto con le leggi dello stato. L’Islam non ha stipulato nessuna intesa e l’ordinamento giuridico dell’Islam è totalmente in contrasto con le leggi dello stato. Se l’Italia fosse veramente uno stato di diritto che si rispetti, non dovrebbero esserci moschee, perché le moschee sono conseguenti al riconoscimento dell’Islam come religione. È come una persona che non ha la laurea in medicina, non è iscritta all’ordine dei medici e nonostante ciò esercita la professione medica. Noi consentiamo ai musulmani di beneficiare delle prerogative di una religione riconosciuta quando in realtà l’Islam non lo è.

Secondo Robert Spencer e Mordechai Kedar non esiste un Islam moderato contrapponibile ad un Islam radicale, ma solo un Islam e diversi modi di viverlo, il che ci conduce inevitabilmente alle forti contraddizioni presenti all’interno del Corano tra un messaggio maggiormente improntato alla tolleranza ascrivibile al periodo della predicazione maomettana alla Mecca e uno esplicitamente più violento, successivo al determinarsi dell’Islam come realtà politica, dopo l’egira di Maometto a Medina. E’ possibile secondo lei risolvere queste contraddizioni?

No, non è possibile. All’inizio del mio discorso ho chiarito che per i musulmani il Corano è un testo increato, al pari di Allah, ne consegue che esso possa essere spiegato ma non interpretato. Spiegare significa illustrare il significato letterale di un concetto, interpretare significa potergli attribuire un significato allegorico. Noi non possiamo attribuire significati allegorici a ciò che Allah prescrive. Non possiamo contestualizzarlo nel tempo e nello spazio, non possiamo attribuirgli significati che ci consentano di venire incontro a quelle che sono le necessità della modernità, poiché, così facendo, si tradirebbe Allah stesso.

Nell’Islam essendo il Corano ciò che sostanzia, ciò che invera Allah, viene meno la presenza della ragione, ed è per questo motivo che non c’è mai stato un illuminismo in seno all’Islam. Non c’è stato ne mai ci sarà perché manca la legittimità dell’uso della ragione come strumento per entrare nel merito dei contenuti della fede. Chi lo ha fatto o lo fa viene considerato un eretico, così come vennero considerati eretici i discepoli della scuola Mutazilita, nata nel VIII secolo, un secolo dopo Maometto, e che affermò la tesi eterodossa del Corano creato e non increato, intendendo di fatto che fosse stato scritto da Maometto. Il nome più noto di questa scuola è quello di Averroè, che viene elogiato in Europa e in Occidente come l’emblema dell’Islam moderato, ma si dimentica di dire la fine che fece. Venne accusato di eresia, le sue opere furono bruciate e fu costretto alla fuga per non subire la condanna a morte che gli sarebbe spettata.

Non ci può essere dunque un Islam distinto da ciò che Allah prescrive e aggiungo, da ciò che Maometto ha detto e ha fatto. I musulmani in quanto persone possono essere moderati, quindi noi dobbiamo distinguere tra la dimensione della soggettività personale e quella della religione. Le persone vanno valutate nella loro individualità, ognuno risponde delle proprie azioni e nell’ambito dei musulmani come persone noi indubbiamente troviamo delle persone moderate, delle persone raziocinanti, delle persone che antepongono la ragione e il cuore ad Allah e a Maometto, io lo sono stato per 46 anni e sono stato condannato a morte proprio per questo, quando, nel 2003 ho condannato i terroristi islamici palestinesi suicidi e ho difeso la sacralità della vita degli israeliani e da allora vivo sotto scorta. Ma l’Islam come religione è uno, si può manifestare per ragioni storiche, per ragioni territoriali con modalità diverse, i sunniti, gli sciiti, però esso si fonda sempre e comunque su due pilastri che sono identici e perenni, il Corano e Maometto. Quando il presidente turco Erdogan, che io considero l’uomo più pericoloso oggi in Medio Oriente, afferma che non esiste un Islam moderato, che l’Islam è l’Islam, ha perfettamente ragione. L’Islam è l’Islam, non esiste un Islam moderato e un Islam non moderato, e questo vale anche a proposito dell’attività dei terroristi islamici. Sono quelli che più di altri ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e fatto Maometto.

Spesso, quando si fa riferimento alla violenza presente all’interno del Corano, i difensori dell’Islam affermano che anche nella Bibbia, esplicitamente nell’Antico Testamento, vi sarebbero esortazioni alla violenza attribuite al volere divino. Tuttavia, vi è un ovvia differenza: il messaggio di violenza contenuto nel Corano è di natura prescrittiva ed è agito ancora oggi, mentre la violenza narrata dalla Bibbia e attribuita a Dio riguarda epoche passate che non sono più di riferimento per nessuno. Non è forse ciò dovuto al fatto che diversamente dalla Bibbia per l’Islam il Corano è un testo dettato parola per parola, fuori dal tempo e dallo spazio e dunque, relativamente alle sure, valido per sempre?

La domanda formula già la risposta in modo corretto. Sia la Bibbia, sia i Vangeli, vengono concepiti come testi sacri scritti da uomini, seppure ispirati da Dio, il Corano invece non è considerato un testo sacro scritto da uomini, guai ad affermarlo, ma, come già sottolineato, è un testo sacro che sostanzia, invera Allah. Per i musulmani il Corano è Allah stesso, questa è la differenza fondamentale. Ciò che è scritto nella Bibbia e nei Vangeli noi lo possiamo interpretare, lo possiamo contestualizzare nel tempo e nello spazio, gli possiamo attribuire un significato allegorico, tutto questo non lo si può fare con ciò che Allah prescrive nel Corano. Questa è la ragione per cui oggi solo i musulmani sgozzano, decapitano, si fanno esplodere nel nome di Allah, non lo fa nessun ebreo, non lo fa nessun cristiano. È la ragione fondamentale per cui l’Islam non è modificabile, non può diventare una realtà moderata, perché significherebbe tradire l’Islam, far venire meno l’essenza, la quintessenza dell’Islam che è appunto quella di ritenere il Corano un testo increato in cui ciò che è prescritto da Allah deve essere ottemperato letteralmente e integralmente perché ha una valenza assoluta, universale.

Desidero aggiungere che gli esegeti del Corano hanno individuato circa 200 versetti che ne contraddicono altrettanti. Quando ciò succede vale il versetto rivelato cronologicamente successivamente, in questo senso è stata creata la categoria dei versetti abroganti e dei versetti abrogati. Dato che i versetti rivelati cronologicamente successivamente sono quelli del periodo di Medina, quando Maometto, negli ultimi dieci anni della sua vita combatte, uccise, sgozzò e decapitò i suoi nemici, ciò fa sì che la connotazione principale dell’Islam sia all’insegna della violenza.

Ne ha già accennato prima, ma vorrei sapere come giudica l’attuale posizione espressa dal pontefice nei confronti dell’Islam?

Già nel 2013, poco dopo il suo insediamento pubblicai in prima pagina su Il Giornale, con cui collaboravo, una lettera aperta a Papa Francesco in cui annunciai la mia dissociazione dalla Chiesa cattolica, proprio perché non posso in alcun modo accettare che il papa legittimi l’Islam come religione. Io sono stato musulmano per 46 anni, ho abbandonato l’Islam, mi sono convertito al cristianesimo e non posso accettare un papa che legittima l’Islam, ciò equivarrebbe a una mia autosconfessione. Allo stesso modo espressi le mie riserve sull’enfasi posta e che il papa continua a porre riguardo alla cosiddetta accoglienza, tenendo presente che gran parte di coloro che vengono accolti sono musulmani. La stragrande maggioranza di questi giovani che provengono dall’Africa, dall’Asia e dal Medio Oriente è musulmana ed è parte integrante del processo di islamizzazione demografica dell’Europa. Ora, come nulla di ciò che accade ad alto livello può essere casuale, perché può anche darsi che il papa non sia molto competente sull’Islam, ma sicuramente, essendo un capo di stato, essendo il capo supremo della Chiesa di Roma, sicuramente ha una cerchia di collaboratori che conoscono bene la realtà dell’Islam, che sa bene cosa implica oggi l’invasione di questi migranti che sono prevalentemente musulmani.

Sono estremamente preoccupato perché mi rendo conto che papa Francesco sta operando in sintonia con una strategia che mira ad omologare, ad uniformare, a omogenizzare, l’intera umanità, abbattendo gli stati nazionali, le identità localistiche e riducendo sostanzialmente le persone a semplici strumenti di produzione e di consumo. Più consumo che non produzione, perché ci viene detto che nel futuro prossimo la produzione verrà interamente demandata alla robotica. In questa prospettiva, papa Francesco tenderebbe a una sorta di pan-religione, una specie di sincretismo che coniuga in prima battuta cristianesimo e Islam. In tale senso sta tessendo rapporti molto intensi con l’università islamica di Al Azhar al Cairo, con gli imam, in particolare con il grande imam Ahmed Al Tayibb, che è un apologeta del terrorismo islamico suicida palestinese. Nel 2002, durante la Seconda Intifada in Israele, legittimò gli attentati terroristici suicidi islamici nei confronti degli israeliani e specificò anche che erano legittimi nei confronti dei bambini ebrei. Tutte queste cose un papa non può non saperle.

Non può non venirmi in mente la convergenza tra le istanze che promuove questo papa e, per esempio, il progetto esplicito, manifesto della Open Society Foundations di George Soros. È d’accordo?

Sì. Ecco perché sono estremamente preoccupato. I fatti sono fatti, non sono né di destra, né di sinistra, né di centro, non hanno alcuna connotazione ideologica. Noi vediamo che Soros ha questa fondazione presso cui ha dirottato il grosso delle sue sostanze, e finanzia tutte quelle attività che hanno come obbiettivo la disgregazione degli stati nazionali, lo scardinamento di quelle realtà che corrispondono a quelle civiltà che mettono al centro la persona, la famiglia biologica, la comunità locale, l’economia reale, per promuovere una globalizzazione che sostanzialmente significa mettere al centro la moneta e non la persona, una umanità in cui gli individui saranno ricettori e strumenti di manipolazione da parte di un mercato unico, in cui la sostituzione etnica della popolazione europea che, come già detto, è in forte decrescita, viene promossa con giovani che provengono prevalentemente dall’Africa, dall’Asia e che hanno tutti una età compresa tra i venti e i trent’anni, l’età, non a caso, che corrisponde all’esplosione della fertilità maschile. Che il papa si presti anche lui a questa strategia in un contesto dove la forte crisi economica che registra il Vaticano viene mitigata con i proventi di questa accoglienza, perché lo stato italiano investe fiumi di denaro per la cosiddetta accoglienza e la gran parte di chi accoglie in Italia sono strutture cattoliche, legate alla Chiesa, c’è dunque un tornaconto finanziario notevole, è raccapricciante. Credo che sia necessario acquisire correttamente la realtà dei fatti e sia necessario diffondere questa realtà e avere chiara la prospettiva. Bisogna salvaguardare una civiltà che ci consenta di tutelare noi stessi come persone, come famiglia, come comunità, come economia reale che fornisce beni e servizi, come sistema di valori, di regole, perché dobbiamo tramandare ai nostri figli e ai nostri nipoti il loro diritto alla vita, alla dignità, alla libertà. Tutto questo rischia di scomparire se l’Europa dovesse trasformarsi in una significativa realtà meticcia, in cui l’Islam, così come sta accadendo in Gran Bretagna, in Francia, in Belgio, in Olanda.

Ci sono quattro capitali europee, Londra, Bruxelles, Amsterdam e Oslo, dove tra i nuovi nati il nome più diffuso è Mohammed. Queste non sono ipotesi, ma è realtà e bisogna fare in fretta. La battaglia culturale oggi è in assoluto la più importante. Diffondere informazione corretta, promuovere una formazione costruttiva che consenta a ciascuno, illuminato dalla verità e fortificato dal recupero della certezza e dall’orgoglio di chi siamo. La sfida è che si riesca, in questo modo, a invertire una rotta che rischia di portarci nella condizione in cui si trovò l’impero romano di Occidente quando fu travolto dai barbari. Fece la stessa cosa che stiamo facendo noi oggi, faceva meno figli e apriva le frontiere, accordò la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’impero, erano venuti meno i valori e le regole, c’era la dissolutezza sul piano dei costumi. Noi rischiamo di fare la stessa fine ma con una aggravante sostanziale, che all’impero romano di Occidente è poi seguito il cristianesimo, a questa Europa seguirà l’Islam.
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » mer giu 12, 2019 7:00 am

Maometto, la tortura e la decapitazione di Kinana

https://www.islamicamentando.org/maomet ... tRw3XhVz84

Durante la sua “vita profetica” Maometto ha aggredito diversi gruppi di persone che si sono trovati sul suo raggio d’azione. Uno di questi gruppi fu quello degli ebrei arroccati nel fortino di Khaybar. Durante la conquista di Khaybar avvenuta nel 628 fu torturato e ucciso Kinana ibn al-Rabi‘.

In questo articolo andremo a vedere come è andata seguendo le fonti ufficiali dell’Islam.

Khaybar Maometto

Riassunto:

Khaybar era un grande insediamento ebraico situato a circa 150 chilometri a nord di Medina, dove si insediarono anche i Banu Nadir, dopo che tre anni prima vennero espulsi da Medina per mano di Maometto. Una volta catturato il loro leader Kinana (e sua moglie Safiyyah), Maometto volle sapere da lui dove era nascosto un certo tesoro, ma egli si rifiutò di rivelargli il segreto. Di fronte al rifiuto Maometto lo fesce torturare fino quasi ad ucciderlo, per poi farlo decapitare.

Gli ebrei del posto erano per lo più contadini che avevano sempre lavorato sodo per poter prosperare. Khaybar era conosciuta per avere alcune tra le migliori palme da dattero della regione. La scelta di conquistare Khaybar fu dettata dall’esigenza di Maometto di calmare gli animi dei suoi seguaci, delusi per via di un accordo da loro ritenuto sfavorevole che il loro leader aveva stipulato con i meccani (accordo di Hudaybiyya).

Dopo che Khaibar fu conquistata, agli ebrei che non furono uccisi o fatti schiavi venne concessa la possibilità di continuare a vivere in quel luogo, a patto che avessero continuato la coltivazione, per cederne ai musulmani la metà del ricavato (anche perché, come da stessa ammissione del Profeta, senza la manodopera e la sapienza degli ebrei, le piantagioni sarebbero seccate).

Il tesoro, la tortura e l’uccisione di Kinana:

Dopo la conquista di Khaybar, Maometto era venuto a conoscenza di un tesoro nascosto da qualche parte, cosi si fece portare il prigioniero ebreo che pensava ne sapesse di più a riguardo.
Si trattava di Kinana, che però negò di avere informazioni a riguardo. Tuttavia un altro ebreo aveva riferì a Maometto che Kinana era stato avvistato in precedenza intorno alle vecchie rovine. Maometto minacciò Kinana che se fosse stato trovato un tesoro lo avrebbe fatto uccidere.
Venne dato inizio alla ricerca del tesoro e ne venne trovata una grossa parte, ma non tutto.

Maometto kinana

Maometto dette quindi ad uno dei suoi uomini l’ordine di torturare Kinana appiccando un piccolo fuoco sul suo petto per fargli dire quello che sapeva. Kinana era quasi morto ma continuava a rifiutarsi di parlare, cosi Maometto lo fece portare da uno dei suoi uomini che aveva perso il fratello durante la battaglia, e il musulmano ebbe cosi il piacere di tagliargli la testa.

Dalla Sira Rasul Allah, pag. 515, paragrafo 764:

Kinana b. al-Rabi, che aveva la custodia del Tesoro di B. al-Nadir, venne portato dal profeta che gli chiese informazioni a riguardo. Lui negò di sapere dove si trovasse il Tesoro. Un ebreo giunse (secondo Tabari venne portato – 1582) presso l’apostolo e riferì di aver visto Kinana aggirarsi intorno ad una certa rovina presto ogni mattina. Quando l’apostolo disse a Kinana, “Lo sai che se scopriamo che ce l’hai tu, dovremo ucciderti?”, lui disse di sì. L’apostolo diede l’ordine di scavare e venne trovata parte del Tesoro. Quando gli venne domandato del resto, Kinana si rifiutò di consegnarlo, cosi l’apostolo diede ordine ad Al-Zubayr b. al-Awwam, “Torturalo fino a quando gli estrarrai quello che ha”, così accese un fuoco sul suo petto con un acciarino fino al punto in cui questi era quasi morto. Quindi l’apostolo lo consegnò a Muhammad b. Maslama che gli tagliò la testa, per vendicarsi di suo fratello Mahmud.1

Il racconto di Ibn Garir al-Tabari Muhammad 2 è praticamente identico:

Tabari kinana

Fonte:

1. La più antica biografia esistente di Maometto si chiama “Sirat Rasulallah” – “La vita del Profeta di Allah”. Questo libro è stato scritto da Ibn Ishaq, uno studioso musulmano devoto, e successivamente rivisto da Ibn Hisham. È stato scritto prima di qualsiasi grande opera di Hadith. E’ considerato la più autentica biografia di Maometto. E stato tradotto in inglese da A. Guillaume come “La vita di Maometto”.
2. Ibn Garir al-Tabari Muhammad è stato uno storico persiano della metà del IX secolo autore della “Storia degli inviati (di Dio) e dei Re”, contenente anche la biografia di Maometto, considerata ufficialmente la seconda più importante.
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » mer giu 12, 2019 7:12 am

L'uso degli assassinii per conseguire obbiettivi politico/religiosi ha avuto un ruolo importante durante tutta la storia dell'Arabia e dell'espansione Islamica, e la parola "assassino" trae origine dalla lingua araba (حشّاشين).
Questa lista contiene i risultati e le ragioni per le uccisioni mirate e gli assassinii ordinati o sostenuti dal Profeta Maometto, così come le fonti primarie che parlano di questi avvenimenti.
https://wikiislam.net/wiki/Lista_degli_ ... a_Maometto

Islam, Maometto, Allah, Corano e Sharia sono orrore e terrore
viewtopic.php?f=188&t=2644

Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi: do omani, do parołe, do livri a confronto.
viewtopic.php?f=24&t=1329
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » lun ago 12, 2019 6:27 pm

I musulmani e le accuse di blasfemia contro l'Islam, ovvero il bue che dice "cornuto" all'asino
8 Novembre 2018

https://www.islamicamentando.org/islam- ... LSE1TiEGM0

I “nostri fratelli musulmani”, quegli stessi che hanno issato i vessilli di guerra contro Charly Hebdo e le sue vignette blasfeme, quegli stessi che hanno applaudito a piene mani la morte del regista Van Gogh e della sua pellicola “Submission”, quegli stessi che in queste ore stanno invadendo le strade del Pakistan per protestare contro l’assoluzione di Asia Bibi dall’accusa di blasfemia per aver offeso Maometto o anche più semplicemente tutti quei musulmani che non tollerano si possa pronunciare il nome del Profeta invano e criticare l’islam in quanto “religione di pace, amore e tolleranza”, forse, e diciamo forse, hanno dimenticato che in soli diciassette anni, dal 613 d.C., l’anno in cominciò a predicare, al 630 d.C., l’anno della sua conquista della Mecca, il profeta Maometto distrusse le statue di dèi e dee e unificò gli arabi con l’imposizione intorno a al-wahid, “l’Uno”.

La scrittrice musulmana Fatema Mernissi, citando il tafsir di Tabari, riporta alcuni particolari che ci dimostrano che Maometto, a La Mecca, nella fase iniziale della sua predicazione, in realtà non venne veramente perseguitato ma avrebbe potuto professare liberamente la sua autoproclamata missione se solo avesse evitato di essere offensivo e minaccioso nei confronti de suoi concittadini e delle loro credenze religiose:

Fu un’impresa sbalorditiva, se non un miracolo, perché all’inizio nessuno era convinto che la pace richiedesse questa grande purificazione della Ka’ba. In realtà, nessuno vedeva il legame fra il pluralismo e la violenza.
Al consiglio dei Quraysh sembrava molto più semplice che il Profeta portasse il proprio Dio alla Ka’ba e lasciasse che gli altri facessero quello che volevano.

Durante uno storico incontro nella casa di Abu Talib, lo zio e il protettore del Profeta (l’unico uomo in grado di consigliarlo), la delegazione dei Quraysh gli propose [a Maometto] di «smettere di insultare i nostri dèi» e «noi lo lasceremo con il suo Dio». Sentita la dichiarazione della delegazione, Abu Talib, che era lui stesso uno dei saggi della città, si volse al Profeta e gli disse con grande semplicità: «Figlio di mio fratello, questa delegazione è la più rappresentativa della tribù a cui appartieni. Ti stanno solo domandando giustizia, chiedendoti di smettere di insultare i loro dèi, e loro in cambio ti lasceranno venerare i tuoi in pace».
I membri della delegazione attesero con ansia che il Profeta parlasse, volevano trovare un compromesso e riportare la pace in città. La risposta del Profeta fu che voleva che pronunciassero una frase, una sola, e poi li avrebbe lasciati in pace, perché questa frase avrebbe permesso loro di sottomettere tutti gli arabi e di dominare gli a’jam (non arabi). Sollevati, i membri della delegazione risposero con impazienza: «Ma qual è dunque questa frase? Dobbiamo dirne dieci, se vuoi». Erano ansiosi di essere concilianti. Il Profeta rispose loro che l’unica cosa da fare era pronunciare la shahada, il primo atto con il quale si diventa musulmani: «Dite: «La ilah illa allah “(non c’è altro dio all’infuori di Dio». Loro naturalmente rifiutarono, e dissero: «Chiedici qualunque cosa, ma non questo».
Allora il Profeta pronunciò le parole che noi usiamo ancora oggi, quando vogliamo dire che non intendiamo scendere a un compromessi: «Anche se riusciste a catturare il solo e metterlo nel palmo della mia mano, non cambierò mai idea. Pronunciate questa frase, o niente». La fatale conseguenza fu che la città si spaccò letteralmente in due.

Il termine coranico generalmente accettato per esprimere questa divergenza di opinioni nella città è shiqaq, uno scisma che divide in due sia la comunità che il cielo e nell’islam il numero due è maledetto. Questa parola, shiqaq, si trova all’inizio della sura 38, che descrive i negoziati preliminari dei membri del consiglio dei Quraysh con il Profeta.

[Fatema Mernissi, Islam e democrazia. La paura della modernità, Giunti editore, pag. 123]
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » dom ott 27, 2019 9:00 am

Fonti del Pentagono: «Al Baghdadi morto in un raid». E Trump twitta: «Qualcosa di grande è accaduto»
Lorenzo Cremonesi, inviato a Qamishli (Siria)
27 ottobre 2019

https://www.corriere.it/esteri/19_ottob ... YhXP2IZn_A

QAMISHLI (Siria nord-orientale) Abu Baker al Baghdadi ucciso durante un raid americano nella zona di Idlib, nella Siria settentrionale. Il massimo leader di Isis, padre fondatore del Califfato e predicatore degli orrori della “guerra santa” portata agli eccessi, sarebbe morto nelle ultime ore nell’ultima enclave combattente contro il regime di Bashar Assad. Le versioni della sua morte sono varie. Una racconta di una bomba ad alta precisione sul suo nascondiglio. Ma secondo un’altra potrebbe essere stato lui stesso a fare saltare la sua cintura esplosiva per suicidarsi e non cadere prigioniero quando si è visto accerchiato.

L’annuncio di Trump

Dovrebbe essere Donald Trump in persona a confermare la notizia e fornire nuovi particolari tra poche ore durante una conferenza stampa dalla Casa Bianca. Intanto il presidente degli Stati Uniti ha anticipato in un tweet: «Qualcosa di grande è accaduto!». Per lui un successo importante, specie dopo l’ondata di critiche negli Stati Uniti, ma soprattutto da larga parte della comunità internazionale, a causa della sua decisione improvvisa la prima settimana di ottobre di ritirare le sue truppe speciali schierate sul confine tra Rojawa, la zona autonoma curda in Siria, e la Turchia. Erdogan ha così potuto sferrare l’offensiva militare e Rojawa è diventata l’ombra di se stessa con l’arrivo sulle sue strade dei soldati di Damasco coadiuvati da quelli russi. Da allora le accuse di aver “tradito” i curdi, grandi alleati dei Paesi Nato nella lotta contro Isis, hanno causato innumerevoli difficoltà a Trump. Tanto che negli ultimi giorni aveva deciso di tenere un contingente americano a difesa dei pozzi petroliferi siriani nella zona di Deir al Azor contro l’eventualità “potessero venire ripresi da Isis”.

La famiglia povera

L’oggi 49enne Baghdadi si fece conoscere tra le file della guerriglia sunnita irachena legata ad Al Qaeda durante i combattimenti contro la forze americane nella zona di Ramadi-Falluja dopo l’invasione statunitense del 2003. Le sue origini sono umili. Nato nel 1971 da una famiglia povera originaria della regione di Baghdad, studente di teologia islamica, si è sempre distinto per la capacità di organizzare i suoi seguaci. Catturato, imprigionato dagli americani e chiuso nel grande carcere di Bucca, dopo la sua liberazione iniziò a tessere le trame di quello che ai primissimi di luglio 2014 dalla moschea Al Nuri di Mosul annunciò pubblicamente al mondo come il suo Califfato. Sua idea principale era che l’estremismo islamico combattente doveva darsi una dimensione territoriale, doveva superare quella movimentista di Al Qaeda. Fu lui tra i principali promotori e punti di riferimento ideologici delle cellule terroristiche islamiche destinate a colpire nel mondo e specialmente in Europa.

La caduta da Kobane in poi

Gli attentati in Francia, Belgio, Germania e Spagna negli ultimi anni portano indirettamente la sua firma. Il suo Stato transnazionale islamico raggiunse l’apice nell’autunno 2014, espandendosi nelle regioni sunnite a cavallo tra Iraq e Siria. Ma allora la battaglia di Kobane segnò l’inizio del suo declino militare. Nel 2016 perse Mosul, l’anno dopo Raqqa, la sua capitale politica. Nel marzo scorso la caduta di Baghouz, a est di Raqqa, pose fine alla dimensione territoriale del Califfato. Elusivo, sempre molto attento a non rivelarsi, in realtà la sua unica apparizione pubblica è quella del luglio 2014.

L’ultimo messaggio

Più volte è stato dato per morto. Lo annunciarono più volte i curdi in Siria, quindi il governo iracheno, poi le forze militari russe e ufficiosamente anche quelle americane. Ma sono state informazioni sempre poi rivelatesi infondate. Un suo video con lui che predica la necessità di riprendere la battaglia è girato in primavera dopo la sua sconfitta a Baghouz. Pare che uno dei suoi ultimi massaggi passati informalmente dai suoi fedelissimi verso il 25 settembre fosse un appello alla rivolta ai suoi seguaci imprigionati nei campi curdi in Siria. A lui comunque si rifanno in generale le cellule di Isis sparse nel mondo, comprese quelle sempre più forti in Afghanistan. Per tutti i suoi seguaci la sua morte rappresenta comunque un colpo gravissimo. Sarà Isis in grado di sopravvivere dopo Baghdadi? Al Qaeda ha trovato nuovi leader. Certo è che comunque il messaggio di morte e violenza cresciuto tra i jihadisti negli ultimi due decenni trova di continuo nuovi leader e militanti pronti a continuare nella scia di Baghdadi.


Alberto Pento
Speriamo! Questa era la fine che doveva fare anche il suo modello Maometto, invece a quel tempo sono stati troppo buoni e tolleranti.
Bergoglio si metterà in lutto.


Elicotteri e blitz delle forze speicali: così hanno ucciso al Baghdadi
Autore Lorenzo Vita
27 ottobre 2019

https://it.insideover.com/guerra/cosi-h ... OnfUhdDRPg

L’uccisione del fondatore dello Stato islamico, Abu Bakr al Bagdadi, scuote il Medio Oriente e può rappresentare la fine di un capitolo fondamentale della storia dello jihadismo così come della guerra in Siria e in Iraq. Guerre che Donald Trump vuole finire e che adesso, con la morte del leader dell’Isis, il Califfo, sembrano destinate a una conclusione. O quantomeno a un ripensamento della missione americana nel mondo.

Il blitz è stato annunciato da alcune fonti della Difesa americana attraverso i principali media Usa. Poi, con il passare delle ore, le conferme sono arrivate non solo dallo stresso presidente Trump ,che ha twittato un annuncio sibilino (Appena successo qualcosa di molto grande”), ma anche dalle fonti siriane, irachene, iraniane e turche. Insomma, quasi tutti gli attori coinvolti nel conflitto contro lo Stato islamico hanno più o meno certezza della fine di Al Baghdadi, ucciso durante un raid nella zona di Idlib: l’ultimo santuario jihadista al confine tra Siria e Turchia. Lì dove Bashar al Assad ha messo da tempo il mirino e dove sia i raid russi che quelli della Coalizione internazionale a guida Usa continuano i loro raid.

E insieme alle conferme, arrivano anche le prime testimonianze per capire quello che fino ad ora rimane un mistero: come è stato ucciso Al Baghdadi. Fonti del luogo hanno affermato che durante i minuti del blitz sono apparsi nel cielo di Idlib almeno quattro elicotteri, anche se Sky news arab, riportando anche le dichiarazioni rilasciate a media iracheni, parlano di otto elicotteri impiegati nell’operazione per scovare e uccidere il Califfo. La missione sarebbe durata circa un’ora e mezza, con un lavoro dell’intelligence americana per preparare il terreno al vero e proprio blitz delle forze speciali. Un piano d’assalto che non può non ricordare quello narrato dagli Stasti Uniti per la cattura (e la seguente uccisione) di Osama bin Laden nel 2011.

Nel blitz sono stati uccisi sia Al Baghdadi che otto dei suoi collaboratori e guardie del corpo. Un testimone siriano ha raccontato alla Cnn, uno dei media più informati sulla vicenda tramite fonti sul luogo e delle forze Usa, che il blitz è avvenuto dopo la mezzanotte. “Abbiamo sentito più elicotteri e aerei da guerra volare nel cielo”, così ha raccontato la fonte locale al media americano. Poi, sempre secondo le testimonianze, l’inizio del blitz con spari di mitragliatrici pesanti in lontananza. Le postazioni attaccate sono state quelle dell’Isis e quelle di un altro gruppo jihadista legato ad Al Qaeda, Hurras al Dind, i Guardiani della fede. Tutte nell’area di Barisha, il villaggio nei pressi del confine turco da tempo individuato come uno dei possibili covi del leader dello Stato islamico. Gli stessi elicotteri poi si sarebbero rialzati in volo con il corpo di al Baghdadi, degli altri uccisi, ma anche delle persone rimaste in vita. E su quel cadavere, almeno secondo quanto raccontano le fonti americane, si starebbero svolgendo i primi test biometrici e del Dna al fine di comprendere se si tratti realmente di colui che fondò l’Isis dalla moschea di Mosul. Ma dal momento che il Pentagono ha rivelato che al Baghdadi si sarebbe fatto esplodere nel raid, sembra difficile credere che sia stato riportato il corpo nell’elicottero. In queste fasi, le testimonianze non possono che essere naturalmente varie e non comprovate.

Intanto però è possibile capire alcune dinamiche internazionali che hanno portato all’annuncio del blitz contro il Califfo. In primis, è fondamentale comprendere da una parte il rilievo del luogo in cui è stato ucciso (come ha già riportato Mauro Indelicato su InsideOver), poi è anche altrettanto importante comprendere la rilevanza data all’intelligence irachena, che da subito è stata definita parte fondamentale nella cattura. Poi, a poche ore dall’annuncio, sono arrivate anche le informazioni rilasciate dal ministero della Difesa turco e dalle milizie curde. Il comandante curdo siriano Mazloum Abdi ha parlato di un’operazione”storica” avvenuta grazie a una forte collaborazione con i servizi segreti americani. Poi è intervenuta Ankara, parlando di un blitz “coordinato” dalla Turchia insieme agli Stati Uniti. Il ministero turco ha scritto un tweet in cui è stato detto che “prima dell’operazione nella provincia di Idlib, è avvenuto uno scambio di informazioni e un coordinamento tra le autorità militari di entrambi i Paesi”, ha scritto su Twitter il ministero della Difesa turco. Segno che sia i turchi che i curdi vogliono di fatto far comprendere la loro importanza nella lotta all’Isis. Tanto più quel Recep Tayyip Erdogan che prima ha fatto in modo che lo Stato islamico proliferasse in Iraq e Siria e che adesso, con le operazioni nel nord della Siria, vuole mostrarsi al mondo come leader di un Paese fortemente coinvolto nella guerra al terrorismo: un terrorismo che per la Turchia è rappresentato sia dai curdi che dai jihadisti di Isis e Al Qaeda. Almeno secondo le dichiarazioni ufficiali.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » dom gen 19, 2020 10:16 am

L'uso degli assassinii per conseguire obbiettivi politico/religiosi ha avuto un ruolo importante durante tutta la storia dell'Arabia e dell'espansione Islamica, e la parola "assassino" trae origine dalla lingua araba (حشّاشين).
Questa lista contiene i risultati e le ragioni per le uccisioni mirate e gli assassinii ordinati o sostenuti dal Profeta Maometto, così come le fonti primarie che parlano di questi avvenimenti.
https://wikiislam.net/wiki/Lista_degli_ ... a_Maometto


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http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2644


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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » dom gen 19, 2020 10:22 am

Maometto, il Corano, Allah e i maomettani cos'hanno di buono? Nulla!
Ma cosa mai hanno da rivelare, insegnare e da trasmettere di buono, di vero, di giusto e di bello Maometto, il Corano, Allah e i maomettani, all'umanità intera e ai non maomettani? Nulla assolutamente nulla!
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6123975281
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2850

Prendo lo spunto da questa frase attribuita all'imperatore bizantino Manuele II Paleologo del 14° secolo:
"Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava"



Vanno rispettati e santificati i nazisti hitleriani, la loro inciviltà, la loro incultura e il loro criminale capo Hitler ?
No di certo?
Allo stesso modo non si deve alcun rispetto per la inciviltà e la incultura nazi maomettana, tanto meno per il loro criminale capo e profeta Maometto!
La differenza tra Hitler e Maometto è che Hitler è stato più modesto e non si mai inventato un dio/idolo a suo sostegno e la sua ideologia politica ha fatto molti meno danni di quella politico-regiosa inventata da Maometto.


Le uniche ideologie-teologie-pratiche politico-religiose ammissibili e accettabili nei paesi civili sono esclusivamente quelle che non violano i valori, i doveri e diritti umani naturali universali, civili e politici e che sono con essi completamente compatibili:

quindi
non debbono essere violente, minacciose, intimidatorie, costrittive, ricattatorie;
non debbono promuovere e indurre alla discriminazione, alla depredazione, al disprezzo, alla schiavitù, alla dhimmitudine, all'odio, al suicidio, all'omicido, allo sterminio;
non debbono trasformare gli uomini in mostruosità acritiche, fanatiche, ossessionate, criminali, disumane;
non debbono generare conflitti etnici, civili, religiosi e politici sia nazionali che internazionali;
non debbono come esempi esaltare figure criminali di assassini, predatori, bugiardi, sterminatori, invasati;
devono promuovere la pace, la fratellanza, la responsabilità, la proprietà, la libertà di parola di pensiero e di critica, la solidarietà volontaria e non forzata;
debbono rispettare i paesi, i popoli, le comunità, le etnie, le culture, le tradizioni e accettare tutte le diversità che promuovono la vita e il bene e che sono compatibili con i valori, i doveri e diritti umani naturali universali, civili e politici.


Se il nazismo hitleriano e Hitler rientrano in questa casistica e vanno giustamente banditi dal consesso civile, allo stesso modo dovrebbero essere banditi anche il nazismo maomettano e Maometto perché sono mille volte peggio.


Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazismo maomettano.

Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2811

La blasfemia vera è quella che sta alla base delle religioni, ossia la presunzione sacrilega di detenere il monopolio di Dio, dello Spirito Universale;
questa blasfemia è la fonte di ogni male, specialmente laddove questa presunzione demenziale si accompagna alla mostruosa e disumana violenza coercitiva.
L'odio e la violenza sono intrinsici all'Islam, a Maometto e al Corano, vanno denuciati, perseguiti e banditi come il male assoluto.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6248299139


Sono in molti che non hanno il coraggio di dire pane al pane e vino al vino, ma ci girano intorno e così fanno passare il male, anziché affrontarlo alla radice delle sue corna demoniache ben presenti in Maometto che era tutto fuorché un sant'uomo come vorrebbe lasciar intendere anche Bergoglio che è proprio un campione di quelli che girano intorno e lasciano passare il male che poi ci colpisce da dentro e alle spalle tagliandoci la gola.

Infatti Maometto fu il primo islamico islamista, padre e modello per tutti i veri islamici o nazi maomettani, come Hitler lo fu per i veri nazisti hitleriani.
Trattasi di due pessimi figuri criminali, feccia dell'umanità.

Per capire cosa è l'Islam da sempre, fin dal suo inizio, basta vedere cosa ha fatto e detto Maometto, non serve altro, lui è l'Islam il modello per tutti i mussulmani, di ogni setta e corrente, da sempre e ovunque.
Non esiste un Islam diverso da quanto fatto e detto da Maometto e dal suo idolo Allah nel Corano.
Non vi è peggiore demenza culturale, civile, religiosa, intellettuale, politica di quella che santifica e glorifica Maometto e il suo idolo.
Santificare e glorificare Maometto e il suo Idolo Alla significa e comporta accettare e considerare come bene tutti i suoi crimini e la sua ideologia/teologia politico-religiosa massimamente discriminatrice e razzista, nazista dell'Umma, predatrice, assassina e sterminatrice, priva di qualsiasi rispetto per i non mussulmani e per tutti i diversamente religiosi, non religiosi e pensanti; ideologia/teologia politico-religiosa che è il male assoluto ciò che sulla terra vi è di maggiormente incivile e inculturale.


In Occidente, in Europa e in Italia vi sono molti disinformati o maleinformati che credono che gli sciiti siano i mussulmani buoni, al contrario dei sunniti che secondo la vulgata sciita sarebbero i mussulmani cattivi, e che credono stoltamente che i nazi maomettani sciiti siano difensori dei cristiani e che i cristiani prosperano e vivano felici e contenti laddove comandano gli sciiti come in Iran, la realtà nuda e cruda invece è proprio tutta il contrario.
Non esiste paese a maggioranza maomettana e a teocrazia mussulmana dove i cristiani vivano felici e contenti, protetti, rispettati e non perseguitati, tanto meno nei paesi a prevalenza sciita.

Stare dalla parte della dittatura teocratica iraniana nazi maomettana e dei suoi capi politico-religiosi e militari è peggio che stare dalla parte di Hilter e della Germania nazista.
Chi difende il regime iraniano non difende il paradiso in terra ma un mondo infernale.
Chiamare eroe un criminale terrorista assassino come Soleimani non è diverso dal chiamare eroe Osama bin Laden o Abu Bakr al Baghdadi o Adolf Eichmann o Heinrich Himmler o Maometto o Stalin o Hitler.
Tutti questi personaggi sono agenti del male che hanno operato contro il bene promuovendo la morte e non si possono in alcun modo definire come eroi che per loro natura promuovono solo il bene e la vita magari morendo loro per salvare altri.

Chi promuove il terrore, l'orrore e la morte e da la morte per affermare il suo idolo, la sua ideologia totalitaria e senza rispetto per gli altri, non è un eroe ma un criminale e chi lo sostiene o lo esalta né è complice.

Il problema non è l'assenza di Dio che di per sé è un assurdo, ma è la piuttosto la presunzione idolatra umana secondo la quale Dio sarebbe quello presunto dalle religioni.
Il problema è la presunzione umana di possedere, interpretare e di manipolare Dio.
Dio non è mai assente perché è la vita stessa, ciò che alimenta l'Universo e la Creazione e non va mai scambiato con gli idoli delle religioni o con la loro interpretazione del divino.

Federico Di Gregorio,
non credo proprio, le mie parole rispondono al vero:

Maometto
era un ladro e rapinatore, razziatore e sequestratore, assassino e sterminatore, prepotente e violento, discriminatore della donna, invasato e idolatra, senza alcun rispetto per la diversità etnico cuturale e religiosa, il razzista criminale per antonomasia, un bugiardo ignorante e presuntuoso, unico modello per tutti i suoi seguaci, inventore dell'idolatria del Corano e di Allah che in 1400 anni ha provocato la schiavitù di decine di milioni di persone, la morte di centinaia di milioni di persone, la sottomissione alla mostruosità coranica e allaica di miliardi di esseri umani disposti ad uccidere e a uccidersi per seguire il suo esempio e conformarsi alle mostruose prescrizioni del suo idolo.

Al suo confronto Hitler e Stalin sono dei pivelli del male.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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