Maometto (santo o criminale terrorista ?)

Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » sab feb 18, 2017 2:45 am

Maometto il profeta di ingiustizia
Scritto il 31 gennaio 2015
http://islamicamentando.altervista.org/ ... ngiustizia

Umar, il secondo califfo dell’islam, è stato il tipico musulmano barbaro del suo tempo. Quando i musulmani invasero l’Egitto fece bruciare la biblioteca di Alessandria, la più grande e ricca del mondo antico, che conservava il sapere scientifico e letterario accumulato dall’uomo per secoli. Umar era un uomo violento e avaro di potere ed infatti il suo califfato fu caratterizzato da numerose conquiste armate che fecero cadere sotto il dominio islamico l’Egitto, Siria-Palestina, la Mesopotamia e la Persia occidentale. Fu uno degli uomini più vicini a Maometto sin dai primi giorni medinesi.


califfo umar
Indro Montanelli, Libro: L’Italia dei secoli bui.
Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... o-Omar.jpg



In questo articolo riportiamo la vicenda di un crimine che Umar compì a sangue freddo per applicare una “giusta” e “fiera” punizione, con la quale Maometto, il cosiddetto profeta di giustizia e di equità dell’islam, nonché dono di Allah all’umanità, si disse d’accordo.

La storia andò come segue:

Durante i primi giorni medinesi, un muhajirun (musulmano di origine meccana) ed un ansari (ebreo medinese convertito all’islam) avevano bisogno di un giudice per una certa questione, quindi si rivolsero a Maometto.

La vicenda è spiegata nel tafsir di Ibn Kathir:

Al Bukhari (vol. 3 numero 2708) registrò che Urwah disse “Az-Zubayr litigò con un uomo di Medina (detto Ansari) riguardo un flusso d’acqua che entrambi usavano per l’irrigazione. Il messaggero di Allah disse a Az-Zubayr “O Zubayr! Irriga il tuo giardino per primo, e poi lascia scorrere l’acqua al tuo vicino”.

L’uomo Ansari si arrabbiò e disse “O Messaggero di Allah, è per caso per via del fatto che lui sia tuo cugino?”.

A quel punto la faccia del Messaggero di Allah cambiò colore per via della rabbia e disse: “Irriga il tuo giardino, o Zubayr, e trattieni l’acqua per te fino a quando raggiunge le mura che circondano le palme. Poi, fai scorrere l’acqua verso il tuo vicino”.
Prima di questo, Il Messaggero di Allah aveva giudicato in maniera generosa che poteva essere di beneficio sia ad Az-Zubayr che all’uomo Ansari. Az-Zubayr disse “penso che il versetto “No, per il tuo Signore, non saranno credenti finché non ti avranno eletto giudice delle loro discordie e finché non avranno accettato senza recriminare quello che avrai deciso, sottomettendosi completamente (4:65)” sia stato rivelato riguardo quel caso”.

L’Ansari rifiutava di accettare la decisione di Maometto ritenendolo schierano a favore di suo cugino Az Zubayr.

Riguardo a questo frangente, la versione di Damrah, registrata nel Tafsir di Al-Hafiz Abu Ishaq Ibrahim bin `Abdur-Rahman bin Ibrahim bin Duhaym, ci fornisce un particolare agghiacciante a completamento della vicenda:

Dhamrah riferisce che due uomini portarono il loro contenzioso dal Profeta, ed egli diede un giudizio che favoriva uno dei due aventi diritto. La persona che perse la disputa disse “Non sono d’accordo”. L’altra persona disse “Che vuoi fare allora?”. Lui disse “Andiamo da Abu Bakr As-Siddiq”. Andarono dunque da Abu Bakr e la persona che aveva vinto la disputa disse “Siamo stati dal profeta presentandogli il nostro problema e lui ha preso una decisione in mio favore”. Abu Bakr disse “Allora la decisione è quella che Maometto ha preso”. La persona che perse la disputa rigettò ancora la decisione e disse, “Andiamo da Umar bin Al-Khattab”. Quando andarono da Umar, la persona che vinse la disputa disse, “Abbiamo presentato il nostro contenzioso al Profeta e lui ha deciso in mio favore, ma quest’uomo si è rifiutato di sottomettersi alla sua decisione”. Umar bin Al-Khattab chiese al secondo uomo e questi confermò quanto riferito. Umar entrò nella sua abitazione da cui uscì tenendo in mano una spada. Con la propria spada colpì alla testa l’uomo che aveva rigettato la decisione di Maometto e lo uccise. Di conseguenza, Allah rivelò il 4:65.

Per un’azione così crudele quale punizione sarebbe stata giusta nei confronti di Umar?

giustizia di maometto

Cerchiamo di seguire cosa avvenne dopo il crimine di Umar. Maometto fu rattristato nel sentire ciò che accadde, tuttavia Umar era uno degli uomini a lui più fedeli, quindi non ritenne opportuno condannarlo secondo qaunto prescritto dal suo stesso Corano:

O voi che credete, in materia di omicidio vi è stato prescritto il contrappasso: libero per libero, schiavo per schiavo, donna per donna. E colui che sarà stato perdonato da suo fratello, venga perseguito nella maniera più dolce e paghi un indennizzo: questa è una facilitazione da parte del vostro Signore, e una misericordia. Ebbene, chi di voi, dopo di ciò, trasgredisce la legge, avrà un doloroso castigo. (2:178)

La vita del suo amico valeva più di più di quella degli altri uomini, per cui davanti agli occhi della gente ebbe difficoltà a decidere come comportarsi. Quindi, anche in questo caso cosa ci poteva essere di meglio della solita rivelazione divina per risolvere la magagna? Di seguito le perle coraniche venute in soccorso di Maometto:

Corano 4:65
No, per il tuo Signore, non saranno credenti finché non ti avranno eletto giudice delle loro discordie e finché non avranno accettato senza recriminare quello che avrai deciso, sottomettendosi completamente.

In altre parole con questo versetto Maometto ha detto:

“Dopotutto l’uomo ucciso da Umar non era musulmano. Se avesse avuto vera fede, avrebbe accettato la mia sentenza. Non accettandola ha dimostrato di essere un infedele.”

In quanto infedele la vita di quell’ansari non aveva lo stesso valore della vita di un musulmano. Per lui regola coranica “vita per vita” non è stata applicabile.

Capite? Questa è la logica di un uomo che si è presentato come il miglior esempio per l’umanità. Questa è la giustizia “di Allah” applicata per mezzo della Sua “migliore creatura”.

I musulmani ci tengono sempre a far notare che non si può capire il Corano senza guardare al contesto e alle ragioni che ci sono dietro le rivelazioni. Ebbene, noi abbiamo esposto l’episodio alla base delle succitate “rivelazioni”. Lasciamo al lettore la libertà di farsi un’idea alla luce del contesto, per giudicare se Umar e Maometto si sono comportati giustamente oppure ingiustamente.
Noi non vediamo molte alternative. Umar fu lasciato impunito dopo aver ucciso un uomo a sangue freddo. Maometto ha messo il suo timbro di approvazione sull’accaduto. Dal punto di vista della giustizia e della morale sia Maometto che Umar hanno toccano il fondo.
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » gio feb 23, 2017 12:55 pm

Maometto l’europeo
febbraio 22, 2017 Leone Grotti
Qual è il nome più diffuso tra i nuovi nati nelle città del Vecchio Continente? Ricognizione anagrafica da Oslo a Milano, passando per Molenbeek

http://www.tempi.it/maometto-leuropeo#.WK6-Xn9-YlC

All’inizio gli inglesi l’hanno quasi nascosto, come se il multiculturalismo esaltato in teoria non fosse poi così apprezzato nelle sue conseguenze pratiche. O forse era solo un problema di orgoglio ferito, forse non andava giù che il nome portato da un famoso condottiero, da anni preferito dalle famiglie per chiamare i figli maschi, Oliver, venisse soppiantato da quello di un altro grande uomo in armi, che però non ha niente a che fare con la storia e la tradizione della Gran Bretagna: Mohammed. Oliver si chiamava Cromwell, un po’ Lord protettore e un po’ dittatore, un po’ regicida e un po’ genocida (verso i cattolici scozzesi e irlandesi), ma in ogni caso osannato dal popolo in un sondaggio del 2002 come uno dei dieci uomini più grandi della storia britannica. Maometto, invece, è il profeta dell’islam, una parola che entrò nel vocabolario inglese solo nel XVII secolo.

Oppure è stato davvero solo un banale errore dell’Ufficio nazionale di statistica: sta di fatto che nel 2008 per la prima volta Londra si è accorta che il nome più diffuso tra i nuovi nati della capitale era quello del messaggero di Allah. Solo allora qualcuno si è preso la briga di riunire insieme tutte le varianti con cui è chiamato a seconda della provenienza geografica: Muhammad (Pakistan), Muhammed (Africa), Mohammed (Arabia), Mohammad (Iran e Afghanistan) e ancora Mohamed e Muhammadu. E così si è scoperto che Maometto superava di gran lunga gli Oliver, i Jack, i Daniel e ancora tutti gli altri nomi presenti nell’attuale famiglia reale come George, Harry o William.
Anche in base ai dati 2016 è stato il più scelto dai londinesi. Non solo, è il più utilizzato in tutta l’Inghilterra: nel 2015 sono nati 6.941 Oliver e 7.361 Maometto. Allargando la visuale al Regno Unito, si scopre che primeggia anche a Cardiff e nell’intero Galles. In futuro il divario tra Maometto e gli altri potrebbe ulteriormente allargarsi se è vero, come scritto dal Sun l’anno scorso riprendendo Google Trends, che la ricerca di “nomi arabi” online è aumentata del 350 per cento.

Londra non è certo l’unica capitale europea “maomettana”. Da anni la maggior parte dei nuovi nati si chiama come il profeta ad Amsterdam, dove secondo gli ultimi dati statistici sono stati scalzati i più tradizionali Adam e Max. Anche in altre città dei Paesi Bassi, come Rotterdam e Utrecht, è il nome più popolare. Lo stesso vale per L’Aia, dove ha sede quella Corte penale internazionale non riconosciuta dai paesi della penisola arabica come l’Arabia Saudita, dove Maometto, ironia della sorte, nacque.
Al fondatore dell’islam si richiamano ormai anche la maggior parte dei bambini nati a Oslo. Maometto ha raggiunto la vetta della classifica norvegese per la prima volta nel 2014, quando surclassò Jan e Per, una circostanza definita «davvero eccitante» da Jørgen Ouren, membro dell’ufficiale Statistisk Sentralbyrå. Da allora non è più sceso dal primo posto e anche nel 2015 ha superato William e Oskar.

Dalla rigida Norvegia al più mite Belgio cambia poco. A Bruxelles nessuno si stupisce più, visto che Maometto (riunendo le diverse varianti) domina le statistiche fin dal 2008 e gli Adam, i Gabriel, i Noah hanno perso ogni speranza di riprendersi il posto che tradizionalmente occupavano. Il dato dei nomi ovviamente ha un valore più che altro simbolico: in nessuna capitale europea le persone di religione islamica sono diventate la maggioranza. Semplicemente ogni famiglia musulmana dà tradizionalmente al primo figlio maschio il nome del profeta.

Il segnale è però ugualmente importante, soprattutto nella capitale belga: qui la percentuale dei musulmani ha raggiunto il 25 per cento (contro una media nazionale del 6 per cento) e ha toccato addirittura il 40 in quartieri tristemente noti come Molenbeek. Da qui provenivano molti degli attentatori di Parigi e Bruxelles, definiti «eroi» dal 90 per cento dei giovani musulmani che studiano nelle scuole del quartiere. Nella capitale il 47 per cento dei bambini a scuola sceglie le lezioni di religione islamica, mentre quella cattolica è seguita solo dal 23,3 per cento degli alunni. Dallo Stato che ospita le istituzioni europee, infine, sono partite per combattere il jihad in Siria 600 persone. Queste, rapportate al numero esiguo della popolazione, fanno del Belgio il paese occidentale che ha fornito più combattenti al Califfato.

Anche nell’insospettabile Israele
Maometto è un nome molto diffuso anche a Parigi. Nella capitale francese nel 2015 è salito al quarto posto, subito dietro a Gabriel, Adam e Raphael. A Berlino invece è ventiduesimo, a Stoccolma trentacinquesimo. Nelle altre capitali europee come Lisbona, Berna, Vienna e Madrid ha scarsa rilevanza statistica.

E in Italia? L’Istat purtroppo «non fornisce i dati divisi per territorio» e il Comune di Roma non risponde alle richieste (ha ben altro per la testa in questo momento). A Milano, invece, dove spicca Leonardo, Mohamed compare al cinquantunesimo posto. Ma non è solo l’onomastica dell’Europa ad essere cambiata radicalmente negli ultimi dieci anni. Anche un paese insospettabile come Israele ha conosciuto lo stesso stravolgimento e a partire dal 2014 il nome David, “l’amato da Dio”, è stato soppiantato da Maometto, il “degno di lode”.
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » gio mar 30, 2017 7:38 am

Religione e religiosità come ossessione, come grave malattia, grave disturbo della mente e dell'anima o psico-emotivo
viewtopic.php?f=141&t=2527

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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » gio mar 30, 2017 7:39 am

Questa è la consegna di Maometto fondatore dell'Islam ai suoi discepoli, seguaci, credenti e fedeli mussulmani

" ... nel marzo 632 Maometto affermò, nel suo discorso d’addio:
“Mi è stato ordinato (da Allah) di combattere tutti gli uomini fino a quando non diranno che non c’è altro Dio fuori di Allah”.

Ogni buon maomettano o mussulmano o islamico deve stare alla consegna di Maometto come ordinato da Allah, chi non lo facesse non sarebbe un vero mussulmano.


I genocidi dell'Islam

Bill Warner è uno studioso indipendente, esperto di statistica
http://drbillwarner.com

Guglielmo Piombini Bill Warner è uno studioso indipendente, esperto di statistica: http://drbillwarner.com

Essendo laureato in scienze matematiche, l’aspetto originale del suo lavoro è lo studio statistico della storia e delle fonti islamiche: http://www.cspipublishing.com/statistical/index.html

Egli ad esempio ha calcolato esattamente il numero di volte che la parola jihad compare nei testi islamici, con quale significato, l’elenco dettagliato di tutte le azioni di jihad nella storia (http://www.cspipublishing.com/statistic ... esDate.pdf);
il numero di passaggi violenti nel Nuovo Testamento (0), nell’Antico Testamento (34) e nei testi sacri dei musulmani (ben 328): http://www.cspipublishing.com/statistic ... html#Bible ,
oltre a tante altre cose.

Tutti questi sono numeri oggettivi.

Per quanto riguarda le fonti usate da Warner per calcolare le vittime della jihad in 14 secoli, le ha indicate qui: https://www.politicalislam.com/tears-of-jihad

Secondo i calcoli di Bill Warner - da GPiombini- del “Center for the Study of Political Islam” la conquista musulmana del Medio Oriente, dell’Anatolia e del Nordafrica – che rappresentavano metà della cristianità antica – ha fatto almeno 50 milioni di vittime.
La conquista islamica dell’Oriente – dove ha spazzato via l’antichissima civiltà persiana e zoroastriana – ha poi prodotto la morte di 10 milioni di buddisti la cui religione è stata estirpata dalla “via della seta” e dall’Afghanistan.
L’attacco all’India ha distrutto metà di quella civiltà facendo circa 80 milioni di vittime.
Mentre nell’Africa subsahariana le vittime cristiane e animiste del Jihad sarebbero circa 120 milioni.
Sommando tutte queste cifre si giunge alla conclusione che dal settimo secolo a oggi approssimativamente 270 milioni di ‘infedeli’ sono morti per la gloria politica dell’Islam, un numero di vittime che probabilmente supera quelle del comunismo”.


Islam e persecuzione e sterminio dei cristiani (cristianofobia)
viewtopic.php?f=181&t=1356

Stermegno de łi armeni anatołeghi - parké creistiani
viewtopic.php?f=110&t=371
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » sab ago 19, 2017 7:25 pm

Hitler e Maometto: chi è stato il peggior criminale?
viewtopic.php?f=188&t=2659

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Il maomettismo e i maomettani o l''Islam e gli islamici sono una minaccia, una offesa, un'ingiuria, un pericolo per l'umanità intera
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5512703312
viewtopic.php?f=188&t=2667

Islam, Maometto, Allah, Corano e Sharia sono orrore e terrore
viewtopic.php?f=188&t=2644


Così ha fatto anche Maometto a suo tempo, il primo assassino terrorista islamico.
http://www.youreporter.it/video_ISIS_le ... accetto=si

Ecco la lista degli assassini ordinati e compiuti da Maometto
http://wikiislam.net/wiki/Lista_degli_a ... a_Maometto

Nazismo maomettano = Islam = dhimmitudine = apartheid = razzismo = sterminio
viewtopic.php?f=188&t=2526
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » lun set 04, 2017 1:16 pm

Maometto e il suo Allah di Magdi Allam

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...
Maometto si riprese la vendetta uccidendoli tutti e gettando i loro corpi mutilati nel pozzo di Badr nel 624 quando i meccani furono sconfitti.
Il piano di tradimento della propria gente alleandosi con un nemico ebbe finalmente successo quando Maometto incontrò Abu Dharr al-Ghifari al-Kinani. Faceva parte del clan dei Ghifar, della tribù dei Banu Kinana, residente a Yathrib, il nome originario di Medina. I Ghifar erano dei briganti specializzati nel saccheggio delle carovane dei pellegrini e dei commercianti provenienti o diretti verso lo Sham. Erano il terrore dei meccani. Abu Dharr andò alla Mecca appositamente per incontrare Maometto. Quando chiese di lui, i meccani lo insultarono, lo picchiarono, lo ferirono con ogni sorta di oggetti appuntiti, finendo per farlo sanguinare. Abu Dharr si recò al pozzo di Zamzam, per lavarsi le ferite e bere. Lì incontrò Maometto in compagnia di Abu Bakr. Nel Santuario della Kaaba, Abu Dharr si convertì al culto del solo dio Allah e alla devozione a Maometto.
La vita di Maometto cambiò radicalmente. Fu la conversione di Abu Dharr a spianare l’accordo di Maometto con il clan dei Ghifar per il suo trasferimento a Yathrib, da dove preparò la vendetta contro i meccani per averlo perseguitato e costretto ad abbandonare la sua città natale. Maometto andò a Yathrib in compagnia di Abu Dharr. All’epoca per sostare in quest’oasi, riposarsi e rifocillare anche i cammelli, bisognava obbligatoriamente pagare una tangente a uno dei capi locali in cambio della protezione dai briganti del suo clan. Tuttavia questa protezione non era sufficiente perché i pellegrini e i commercianti avrebbero potuto essere aggrediti, uccisi e depredati da predoni di altri clan.
Al suo arrivo a Yathrib Maometto si mosse con grande circospezione perché non voleva che si ripetesse quello che gli era accaduto a Taif. Aveva imparato sulla sua pelle che si paga a caro prezzo il tradimento, sia con la derisione dei rivali dei meccani a cui proponeva un’alleanza per aiutarlo a tradire, sia ovviamente da parte della sua stessa gente che voleva tradire. Si rese subito conto che gli abitanti di Yathrib avevano già un loro indiscutibile capo: Abdallah ibn Ubay ibn Salul della tribù dei Banu Khazraj. Capì che quella gente aveva già sulla terra ciò che lui avrebbe potuto promettere loro di conquistare nel Paradiso di Allah. Avevano giardini e corsi d’acqua, acquistavano il vino e il latte con l’oro rubato, stupravano le vergini fatte prigioniere nelle razzie delle carovane e poi le vendevano al mercato degli schiavi.
Maometto era sconsolato perché la sua predicazione a favore della non-violenza e della tolleranza mal si conciliava con il comportamento di quei predoni del deserto. Eppure proprio loro erano la speranza residua di poter far trionfare la religione del culto del solo dio Allah ovunque nel mondo.
Allora Maometto cominciò a maturare un cambio di tattica: passare dalla non-violenza alla violenza per conformarsi alla realtà dei predoni del deserto che sarebbero diventati i suoi alleati nella guerra per imporre la sua nuova religione, fondata sul culto del solo dio Allah e sulla devozione alla sua persona quale Messaggero di Allah, distruggendo tutti gli altri dei e, in parallelo, sottomettendo tutte le tribù arabe al suo potere personale. Maometto pensò che se Abu Dharr fosse riuscito a affermare l’islam a Yathrib, i nuovi adepti, gli «Ausiliari», insieme ai suoi «Emigrati» meccani musulmani, avrebbero avuto il controllo della città, avrebbero formato una sola banda di predoni del deserto talmente forte da imporre la sua religione e al tempo stesso procurarsi, attraverso le razzie delle carovane di mercanti e di pellegrini, tanto oro con cui persuadere i pagani, gli ebrei e i cristiani a convertirsi all’islam, garantendo anche una stabilità sociale ai musulmani aiutando le loro vedove e i loro orfani.
Maometto comprese che i briganti di Yathrib, che erano poveri, si sarebbero facilmente convertiti alla sua religione se avesse consentito loro di diventare benestanti e si sarebbero volentieri sottomessi alla sua autorità se fosse stato generoso con loro, abbandonando la tutela di Abdallah ibn Ubay. La differenza tra lui e Abdallah ibn Ubay è che, mentre il capo dei pagani di Yathrib era ricco e accumulava le ricchezze per se stesso, Maometto era una persona sobria, si accontentava di ciò che era necessario per vivere dignitosamente, usando le ricchezze per corrompere gli altri e per assoggettarli al suo dominio. Maometto ebbe chiaro che per imporre il suo potere aveva bisogno di denaro, tanto denaro, perché solo con il denaro avrebbe comprato la fedeltà dei briganti del deserto e tramite loro avrebbe imposto il suo potere in tutta l’Arabia, poi nello Sham, poi in Persia, poi in Abissinia fino a sottomettere all’islam anche Roma e l’Impero cristiano.
«O Abu Dharr! Se avessi una massa d’oro grande quanto il Monte Uhud, non terrei niente per me tranne un dinaro per pagare i miei debiti. In una sola notte o al massimo tre notti donerei tutto ai musulmani, agli schiavi di Allah», disse sconsolato Maometto al primo brigante di Yathrib convertito all’islam.
«Sono al tuo servizio, disponi di me per realizzare la tua felicità o Messaggero di Allah», rispose Abu Dharr che era un uomo estremamente povero.
«Coloro che hanno tante ricchezze in questo mondo saranno i meno ricompensati nell’Aldilà, ad eccezione di quelli che si servono del denaro per la causa di Allah», sostenne Maometto.
A quel punto Maometto pensò che, dal momento che non aveva il denaro necessario a corrompere e a convertire i pagani, per realizzare il suo obiettivo serviva almeno una rivelazione di Allah che legittimasse i crimini dei predoni del deserto con cui da sempre si assicuravano le ricchezze, cioè le aggressioni armate alle carovane dei mercanti e dei pellegrini, l’uccisione degli uomini adulti, la cattura delle donne e dei bambini da vendere al mercato degli schiavi dopo averne abusato sessualmente, il depredare i loro beni da spartirsi come bottino.
Una notte Maometto, mentre era con Abu Dharr in una zona isolata, si allontanò da lui dicendogli:
«Non ti muovere fino a quando non ritorno.»

Maometto si mise a vagare tra le montagne che circondano Yathrib, allontanandosi fino a quando non poteva più essere visto da Abu Dharr. Rivisse condizioni simili a quelle della prima rivelazione nella grotta del Monte Hira alla Mecca. Si sentiva sconvolto, tremava dal freddo, il corpo sembrava un arco tiratissimo, i muscoli erano quasi pietrificati, respirava profondamente ansimando insistentemente insistentemente senza potersi controllare, la nuca si irrigidì, i capelli si drizzarono. Maometto era in preda al panico, assoggettato a una paura inspiegabile, al punto che divenne immobile, quasi un blocco di pietra, un corpo cadaverico a cui restava un esile filo di vita. Le sue orecchie cominciarono a rimbombare per un assordante suono metallico ripetitivo che penetrava e perforava il cervello portandolo al limite della follia.
Fu allora che finalmente gli ricomparve l’Arcangelo Gabriele per rassicurarlo e soddisfare ciò di cui aveva assolutamente bisogno per imporre la sua religione e sottomettere al suo potere l’Arabia e poi il mondo intero. L’Arcangelo Gabriele con la sua consueta voce terrificante gli disse:
«Maometto! Diffondi la buona novella tra la tua nazione: chi morirà senza aver associato nessun altro dio ad Allah entrerà in Paradiso.»
«O Arcangelo Gabriele, anche se ha rubato? Anche se ha commesso adulterio?», mormorò Maometto ansioso di avere la legittimazione di Allah ai crimini commessi dai briganti di Yathrib. Con la parola «adulterio» Maometto intendeva lo stupro degli schiavi, delle donne e dei bambini, che è di per sé un crimine contro la persona, ma lui lo declassava alla categoria del peccato morale dell’adulterio, perché gli schiavi non erano equiparati alle persone libere, venivano concepiti come esseri antropologicamente inferiori.
«Sì, anche se ha rubato, anche se ha commesso adulterio», gli rispose l’Arcangelo Gabriele.
«È proprio certo? Entrerà in Paradiso anche se ha rubato e anche se ha commesso adulterio?», volle rassicurarsi Maometto.
«Sì, è certo, entrerà in Paradiso anche se ha rubato e anche se ha commesso adulterio», gli confermò l’Arcangelo Gabriele.


L’Arcangelo Gabriele scomparve lasciando Maometto in preda allo spavento come avvenne in passato. Gli sorse il dubbio che la rivelazione potesse essere opera del demonio e non dell’Arcangelo Gabriele. Ma non poteva più essere rassicurato né dalla moglie Khadija né dal prete Waraqa perché ormai erano morti. Maometto era rimasto solo. Doveva fare affidamento su se stesso, sulla sua capacità di discernimento. Si riprese gradualmente. Gli sembrava che la rivelazione dell’Arcangelo Gabriele fosse durata un’eternità. Ma in realtà si era consumata in pochi secondi. Quando sentì il calore cominciare a fluire in corpo e quando le sue membra si distesero, si mise in cammino per tornare sul luogo dove aveva lasciato Abu Dharr. Quando lo incontrò, Abu Dharr gemendo come farebbe un bambino in preda al panico, gli disse:
«Oh, Messaggero di Allah! Ho sentito una voce e ho avuto paura che ti potesse essere successo qualcosa di male. Avrei voluto venirti in soccorso. Ma mi sono trattenuto perché mi avevi chiesto di non muovermi. Sono rimasto pertanto qui ad aspettarti.»
«Era l’Arcangelo Gabriele, la pace e la benedizione su di lui, mi è apparso nella zona rocciosa di Harra», gli rispose Maometto.
Maometto gli raccontò che Allah lo aveva rassicurato, tramite l’Arcangelo Gabriele, che nessun musulmano che crede nel solo dio Allah e nel suo Messaggero Maometto andrà all’Inferno, nemmeno se si tratta di un predone che ruba o stupra donne e bambini catturati e ridotti in stato di schiavitù. Maometto e Abu Dharr si prostrarono per pregare e ringraziare Allah della sua misericordia, perché aveva dato a Maometto la legittimazione divina per convertire all’islam le tribù pagane degli Aws e dei Khazraj, unificandole sotto il suo potere, senza dover rinunciare alla loro attività criminale.
C’era però un limite all’attività criminale dei briganti che assaltavano le carovane nel deserto: Allah aveva legittimato il furto e l’adulterio ma non l’uccisione dei nemici dell’islam. Maometto doveva convincere i briganti di Yathrib a compiere le loro razzie senza però uccidere. Un’operazione difficilissima, al limite dell’impossibile. Per non commettere errori Maometto preferì tornare a riflettere alla Mecca. Lì, dopo aver riflettuto per qualche giorno, disse ad Abu Dharr:
«Ho visto in sogno una terra colma di palmeti e si trattava di Yathrib. Sei disposto a parlare di me alla tua tribù? Allah potrebbe elargire loro delle grazie e ricompensarti per i benefici di cui si gioveranno in virtù di ciò che tu farai.»
Abu Dharr accolse la missione con entusiasmo e cominciò a convertire il fratello Unays.
«Cosa succede?», gli chiese Unays preoccupato alla vista del fratello che era scomparso da tempo.
«Cosa succede? Sono diventato musulmano e ho testimoniato che non vi è altro dio ad eccezione di Allah e che Maometto è il Messaggero di Allah», rispose Abu Dharr. Gli raccontò dell’incontro con Maometto, gli chiarì la promessa del Paradiso di Allah e la legittimazione divina del saccheggio delle carovane e dell’abuso sessuale degli schiavi senza però uccidere. «La tua religione non mi dispiace. Anch’io divento musulmano e attesto che non vi è altro dio ad eccezione di Allah e che Maometto è il Messaggero di Allah», rispose Unays.
I due fratelli si recarono dalla loro madre. Dopo averli ascoltati la madre disse:
«La vostra religione non mi dispiace. Anch’io divento musulmana e attesto che non vi è altro dio ad eccezione di Allah e che Maometto è il Messaggero di Allah.»
Poi si recarono dalla loro tribù degli al-Ghifar e spiegarono ai suoi capi chi fosse Maometto, le promesse e le condizioni poste da Allah per aderire all’islam. Immediatamente la metà della tribù si convertì alla nuova religione. ’altra metà, tra cui il capo della tribù degli al-Ghifar, Ayma ibn Rahada, chiese di incontrare personalmente Maometto:
«Diventeremo musulmani quando il Messaggero di Allah verrà a trovarci a Yathrib», disse ai fratelli Abu Dharr e Unays.
Ed effettivamente quando Maometto tornò a Yathrib anche l’altra metà della tribù degli al-Ghifar pronunciò la shahada, la professione di fede, e si fece musulmana.
Subito dopo si presentò un’altra tribù di predoni, gli Aslam, e dissero a Maometto:
«Messaggero di Allah! Noi diventeremo musulmani alle medesime condizioni dei nostri fratelli degli al-Ghifar», ed anche loro si convertirono.
Maometto incontrò una prima volta nel 620 i neo-musulmani di Yathrib in una località segreta a Aqaba, alla periferia della Mecca, sulla strada per Mina. Insegnò loro i versetti del Corano che gli erano già stati rivelati e promise loro il Paradiso di Allah se avessero adempiuto agli ordini impartiti loro dallo stesso Maometto. I neo-musulmani di Yathrib prestarono a Maometto un giuramento di alleanza che fu ribattezzato «Giuramento di Aqaba».
L’anno successivo, nel 621, quando arrivò la stagione del pellegrinaggio, decine di neo-musulmani di Yathrib vennero alla Mecca per incontrare Maometto senza dare troppo nell’occhio mescolandosi tra le migliaia di pellegrini politeisti. In una delle carovane l’uomo più anziano e al tempo stesso il dignitario più alto in grado era il pagano Barra ibn Maaruar. Mentre erano in viaggio da Yathrib alla Mecca, Barra allungò il braccio destro e indicò nella direzione della Kaaba, dicendo:
«Ho un’idea. Ma per Allah! Non so se sarete d’accordo o in disaccordo.»
«Qual è l’idea?», chiesero i musulmani del suo clan.
«Mi riprometto di non dare le spalle al Tempio della Kaaba e di pregare nella sua direzione», disse loro Barra.
«Per Allah! Il nostro Profeta prega soltanto rivolto verso lo Sham (sottintendendo più specificatamente Gerusalemme), e noi non intendiamo fare diversamente», risposero i neo-musulmani.
«In ogni caso io pregherò rivolto verso la Kaaba», sostenne Barra.
«E noi non lo faremo», replicarono i neo-musulmani.
Quando arrivò l’ora della preghiera, i neo-musulmani pregarono rivolti verso Gerusalemme e Barra rivolto verso la Kaaba. Dopo la preghiera si misero a discutere. I neo-musulmani rimproverarono Barra per la sua scelta di pregare rivolto verso la Kaaba, sostenendo che si dovesse pregare rivolti verso Gerusalemme perché era la Città santa, la Città dei profeti. Barra si sentì mortificato per quelle critiche perché mettevano in discussione anche la sua autorità in seno al proprio clan.
Quando arrivarono alla Mecca, Barra e altri notabili del suo clan s’incamminarono per le strade che portavano alla Kaaba. Barra chiese al poeta Kaab ibn Malik che l’accompagnava:
«Figlio di mio fratello, conducimi dal Messaggero di Allah per poterlo interrogare su ciò che è successo durante il nostro viaggio. Per Allah! Qualcosa è cambiato in me quando ho visto come vi siete opposti a me per stare dalla sua parte.»
Maometto si trovava seduto all’interno del recinto della Kaaba in compagnia dello zio paterno Abbas ibn al-Muttalib. Abbas, grazie ai viaggi fatti a Yathrib con le carovane di mercanzie, conosceva sia Barra sia Kaab e li presentò a Maometto.
«O Messaggero di Allah! Ho lasciato la mia città per fare questo viaggio. Allah mi ha guidato verso l’islam. Avevo deciso di non lasciare il Tempio della Kaaba senza pregare nella sua direzione. Ho così pregato nella sua direzione. Ma i miei compagni musulmani mi hanno contestato. Alla fine qualcosa è cambiato dentro di me. Che ne pensi tu di questa vicenda o Messaggero di Allah?», gli chiese Barra.
«Se sarai un pochino paziente, la Kaaba sarà per te la vera direzione della preghiera», gli rispose Maometto in modo sorprendente, prefigurando che in un futuro prossimo sarebbe cambiata la direzione della preghiera.
...


Hitler e Maometto: chi è stato il peggior criminale?
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I tre libri e la violenza
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » dom ott 28, 2018 5:43 am

"Maometto era pedofilo". Ma la Corte europea: "Non si può dire"
Andrea Riva - Sab, 27/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mao ... 93424.html

Secondo la Corte europea per i diritti dell'uomo non si può dire che Maometto era un pedofilo nonostante avesse sposato una bambina di sei anni

La figura di Maometto è una delle più complesse della storia delle religioni.

Della sua biografia, però, una cosa ha fatto più scandalo di altre, ovvero il suo matrimonio con una bambina di sei anni. Certo, obietta la narrativa musulmana, sei anni sono pochi, ma erano altri tempi. Ma sei anni sono sei anni, anche se, secondo le cronache Aisha, questo il nome della bimba, avrebbe consumato il rapporto a nove. Ovvero quando il profeta aveva 50 anni.

E qui entra in gioco la storia di Elisabeth Sabaditsch-Wolff, un'attivista per i diritti umani che aveva definito pedofilo Maometto. L'accusa della donna, come riporta Libero, risulterebbe però infondata secondo una certa narrativa "in quanto i due erano ancora sposati quando lei aveva 18 anni. Pedofilo sarebbe chi sia attratto solo o principalmente da minorenni". Il punto è che la Corte europea per i diritti dell'omo ha detto che è la signora Elisabeth Sabaditsch-Wolff a sbagliare. In particolare - sottolinea Libero - "si stigmatizza tra l' altro la 'generalizzazione senza basi fattuali in cui è incorsa la donna".



Alberto Pento

Per i parametri del V° secolo d.C. Maometto non era un pedofilo, mentre per parametri odierni, occidentali, cristiani e nostri sì.
Il modello Maometto come concezione e rapporto tra l'uomo e la donna è incompatibile con il nostro ed è da ritenersi un modello disumano, incivile e criminale che viola i diritti umani universali.
Il fatto che Maometto non sia stato un pedofilo per i parametri di allora non toglie a Maometto le sue colpe come razziatore, assassino e criminale guerrafondaio e sterminatore, come idolatra fondatore dell'ideologia politico religiosa mussulmana o islamica definibile come nazismo maomettano per la sua violenza, la sua portata razzista, le sue discriminazioni verso le donne e tutti i diversamente religiosi e pensanti di ogni etnia, paese, epoca.
Maometto fu peggiore di Hitler, il Corano è molto peggio del Mein Kampf e il nazismo maomettano è molto ma molto peggio di quello hitleriano.




Nazismo maomettano = Islam = dhimmitudine = apartheid = razzismo = sterminio
viewtopic.php?f=188&t=2526


Questo è l'Islam o nazismo maomettano: idolatria, orrore, terrore e morte, da sempre:
viewtopic.php?f=188&t=2705




Magdi Cristiano Allam
29 ottobre 2018

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 1019378809

Per la Corte Europea dire che Maometto è stato un pedofilo è reato perché è vero che ha sposato una bambina di sei anni, ma l’ha fatto una sola volta. E soprattutto perché bisogna prevenire la reazione violenta degli islamici

Cari amici, per la “Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”, di fatto la suprema istanza della magistratura in Europa, è reato definire Maometto un pedofilo. Non perché si contesta il fatto incontrovertibile che nel 620, all’età di 50 anni, sposò una bambina di sei anni, Aisha, anche se il matrimonio fu consumato tre anni, nel 623, quando la bambina aveva nove anni. Ma perché, spiega la sentenza, Maometto e Aisha rimasero sposati fino alla sua morte nel 632, cioè per nove anni, quando Aisha aveva 18 anni. Quindi, secondo la Corte Europea, si può dire che Maometto sposò una bambina ma non che sia stato un pedofilo perché “pedofilo è chi è attratto solo o principalmente da minorenni". Insomma essendo stata Aisha l’unica moglie-bambina di Maometto, mentre le altre sue 14 mogli erano maggiorenni, ed essendo stato Maometto suo marito fino alla sua morte, non si può attribuire a Maometto l’orientamento sessuale del pedofilo. In conclusione per la Corte Europea se un uomo adulto sposa una sola volta una bambina e lei resta sua moglie fino alla sua morte, non è qualificabile come pedofilo.
Sulla base di questa argomentazione la Corte Europea ha dato torto a un’esperta di questioni islamiche, l’austriaca Elisabeth Sabaditsch-Wolff, che aveva presentato un ricorso dopo essere stata condannata in Austria nel 2011 per “incitazione all’odio” e “oltraggio ai simboli religiosi di una comunità religiosa riconosciuta”. La Corte Europea ha condiviso la sentenza della magistratura austriaca, secondo cui bisogna distinguere tra il matrimonio con una bambina e la pedofilia. La Corte Europea ha fatto propria anche la motivazione della magistratura austriaca sulla necessità di prevenire la reazione violenta degli islamici, sostendo il “legittimo scopo di prevenire disordini salvaguardando la pace religiosa e rispettando il sentimento religioso”.
Ebbene è un dato di fatto che la Corte Europea nutre questa particolare sensibilità solo nei confronti dell’islam. Lo scorso gennaio la stessa Corte Europea aveva sentenziato che usare le immagini di Gesù e Maria negli spot pubblicitari, anche in pose irriverenti, è perfettamente legittimo.

Cari amici, la sentenza della Corte Europea, e prima ancora delle Corti di giustizia dell’Austria, ci fanno toccare con mano che i giudici in Europa si comportano come se noi fossimo già sottomessi all’islam. Pur di assolvere Maometto dalla ovvia constatazione che, avendo sposato una bambina di sei anni ha assunto un comportamento attribuibile alla pedofilia, hanno introdotto il criterio della “non reiterazione” del reato, quindi se l’ha fatto una sola volta non è incolpabile. Ma soprattutto, secondo le Corti di giustizia europee, bisogna anteporre il tema della sicurezza: se dire che Maometto è stato un pedofilo finirà per scatenare la violenza degli islamici, allora non bisogna dirlo. Se invece oltraggiare Gesù non scatena alcuna violenza da parte dei cristiani, allora lo si può oltraggiare.
Ebbene è arrivato il momento di dire la verità in libertà. Solo dicendo la verità in libertà anche nei confronti dell’islam, di Maometto, di Allah e del Corano, noi europei riusciremo a riscattare la nostra civiltà decadente. Andiamo avanti a testa alta e con la schiena dritta. Insieme ce la faremo.


Alberto Pento
Questi giudici avrebbero potuto sentenziare che al tempo di Maometto era diffusa universalmente la consuetudine sociale per gli uomini di sposare donne bambine ma di consumare il matrimonio solo dopo la maturazione sessuale della sposa bambina e che quindi non è corretto dare del pedofilo a Maometto.
Poi questa usanza in buona parte del mondo è andata in disuso e si è affermata un'altra modalità in cui le età per il matrimonio e la sua consumazione si sono innalzate e le preistoriche/antiche usanze sono diventate un delitto, un reato, un crimine contro l'umanità.




La maturità sessuale è l'età o lo stadio in cui un organismo può riprodursi. Nell'essere umano il processo che porta alla maturità sessuale è detto pubertà.

https://it.wikipedia.org/wiki/Maturit%C3%A0_sessuale

La maggior parte degli organismi multicellulari nascono incapaci di riprodursi e in base alla specie possono passare giorni, mesi o anni prima che possano farlo. Inoltre in alcune specie il raggiungimento della maturità sessuale può essere indotto da cause esterne, come per esempio la siccità, o da cause interne, come per esempio la percentuale di grasso corporeo.

La maturità sessuale coincide con la maturazione degli organi sessuali e la produzione dei gameti e può essere accompagnata da cambiamenti fisici che distinguono gli organismi immaturi dalla loro forma adulta. Questi cambiamenti spesso accentuano il dimorfismo sessuale. Una volta raggiunta la maturità, è possibile che alcuni organismi diventino infertili o che cambino sesso. Alcuni organismi, inoltre, mostrano la loro forma adulta senza aver raggiunto la maturità sessuale, ed altri possono anche riprodursi nella loro forma immatura.


Maturità sessuale
http://www.ausl.imola.bo.it/flex/cm/pag ... agina/5360

Per i maschi lo sviluppo della maturità fisica inizia mediamente intorno ai 10 anni e termina completamente intorno ai 20-22 anni. La maturità sessuale viene invece raggiunta intorno ai 14 anni.
Le femmine iniziano a maturare fisicamente attorno agli 8-9 anni e raggiungono la maturità sessuale sui 12-13 anni (comparsa prime mestruazioni). La crescita per la ragazza termina solitamente intorno ai 16-18 anni.



Pubertà precoce

http://www.ospedalebambinogesu.it/puber ... 9qRFOJRejI

CHE COS'È?

La pubertà precoce è la comparsa dei segni di sviluppo puberale prima dell'età di 8 anni per le femmine (7 anni per le bambine bianche o 6 anni per quelle di colore secondo le linee guida americane), 9 anni nei maschi. Quando i segni di sviluppo puberale compaiono dopo gli 8 anni nelle femmine e dopo i 9 anni nei maschi si parla invece di "pubertà anticipata".


QUANTO È FREQUENTE IL PROBLEMA?

La frequenza stimata sulla popolazione generale è tra 1:5000 e 1:10000 bambini. Il rapporto femmine/maschi è di 1 a 10.


QUAL È LA CAUSA?

I cambiamenti della pubertà sono legati alla produzione di ormoni prodotti dalla ghiandola ipofisi, detti gonadotropine, che stimolano la funzione dei testicoli e delle ovaie. Alla base della maggior parte dei casi di pubertà precoce o anticipata non vi sono malattie, mentre la presenza di casi simili nella famiglia gioca un ruolo di primaria importanza. In casi eccezionali alcuni tumori possono causare la pubertà precoce.


QUALI PROBLEMI PUÒ DETERMINARE?

La produzione eccessiva e anticipata di ormoni sessuali (maschili e femminili) accelera la crescita in altezza ma anticipa lo sviluppo delle ossa lunghe. Come conseguenza l'altezza da adulti può essere inferiore al normale. Il bambino con pubertà precoce può lamentare disagio psicologico e relazionale derivante dai propri, inattesi, cambiamenti corporei e dal confronto con i propri coetanei.


QUALI SONO I RISCHI?

In alcuni casi la causa della pubertà precoce può essere una malattia dei testicoli, delle ovaie, delle ghiandole surrenali, della ghiandola ipofisi o dell'encefalo oltre che alcune rare malattie genetiche.


A COSA DEVE FARE ATTENZIONE UN GENITORE?

In un bambino che presenti segni di sviluppo puberale precoce è opportuno effettuare una visita pediatrica.

Il pediatra verificherà:
- la presenza di casi simili nella famiglia;
- la velocità nella progressione dei segni clinici dello sviluppo puberale;
- un eventuale recente aumento di peso;
- l'andamento della velocità di crescita, ossia di quanto il bambino cresce in altezza ogni anno, che nella pubertà precoce è accelerata.


QUALI SONO GLI ACCERTAMENTI DA ESEGUIRE?

È bene che gli accertamenti vengano suggeriti e coordinati da un centro specializzato di endocrinologia pediatrica e possono comprendere:
- esami del sangue dopo la somministrazione di farmaci che stimolano o sopprimono la produzione di alcuni ormoni;
- radiografie ed ecografie;
- altri esami del sangue.


ESISTE UNA TERAPIA?

La terapia della pubertà precoce va decisa caso per caso da uno specialista ed ha come obiettivi:

- migliorare la altezza da adulti, rendendola quanto più possibile in linea con la statura familiare;

- evitare al bambino il disagio psicologico derivante dai propri, inattesi, cambiamenti corporei anche in relazione al suo rapporto con il gruppo e l'ambiente;

- salvaguardare le funzioni riproduttive in età adulta.

Si utilizzano per la terapia farmaci che sono in grado di bloccare la produzione degli ormoni prodotti dalla ghiandola ipofisi, le gonadotropine. Questi farmaci sono efficaci e sicuri. Nei rarissimi casi in cui la pubertà precoce è provocata da un tumore, viene eseguito un intervento chirurgico per l'asportazione di esso.

In ogni caso, l'evoluzione della malattia è buona ed i risultati sull'altezza in età adulta sono tanto migliori quanto il trattamento viene iniziato più precocemente.




Iniziazione sessuale in Africa
Elisabetta Santirocchi

http://www.opiniojuris.it/iniziazione-sessuale-africa

I riti che mettono a rischio la salute delle giovani donne.

Grace Mwase vive a Golden Village, una comunità rurale a Sud del Malawi. Ha sedici anni, ma è considerata adulta già da ben sei anni, quando fu sottoposta ad un rito di iniziazione: una pratica secolare purtroppo diffusa in diverse aree dell’Africa centrale e meridionale.

All’età di dieci anni, infatti, durante le vacanze scolastiche, insieme ad una dozzina di ragazzine, Mwase è stata allontanata dal suo villaggio, condotta in rifugi remoti e affidata alle anamkungwi, ovvero le “istruttrici” o “leader”, un gruppo di donne anziane.

Alla Thomson Reuters Foundation[1], il prete anglicano Jones Katete ha affermato: “Paghi queste donne per far torturare il tuo bambino”.

Quando il rito è concluso e le bambine fanno ritorno, viene detto loro che sono pronte a cucinare, pulire e avere rapporti sessuali. E’ soprattutto su quest’ultimo punto che il percorso di iniziazione sembra concentrarsi. Mwase racconta infatti che la maggior parte delle due settimane trascorse al campo è stata dedicata ad insegnare loro come comportarsi con gli uomini, come gestirli e come avere rapporti.

Qui non esiste l’adolescenza e questo rito segna il passaggio dalla pre-adolescenza alla vita adulta. Per usare le parole dell’antropologa Thera Rasing[2], “getta le basi per la futura vita adulta, costruendo una nuova identità”.

Subito dopo la conclusione del rito, le bambine vengono esortate a mettere in pratica quanto imparato e ad avere, dunque, rapporti sessuali. Qualora rifiutassero, vedrebbero la propria pelle divenire secca e fragile: questo quanto raccontato per incoraggiarle.

A Mwase, da una delle anamkungwi del villaggio, è stato detto: “Sei donna abbastanza. Se vai via (dal campo di iniziazione), devi dormire con un uomo per liberarti della tua infanzia”, nello specifico un uomo anziano. Come se non bastasse, le “istruttrici” raccomandano che l’atto di “purificazione sessuale” avvenga senza profilattico. A dispetto della tradizione Mwase, temendo per la sua salute, ha disobbedito. Sua nonna, dalla quale è stata cresciuta e mandata al campo, come accade spesso in Malawi per molte primogenite, è all’oscuro di tale decisione. Se ne fosse stata al corrente, avrebbe pagato un uomo per privare sua nipote della verginità. In alcuni villaggi gli uomini assunti a tal fine sono chiamati “iene”: a volte hanno rapporti con diverse ragazze della stessa comunità che hanno affrontato insieme il rito.

In genere le cerimonie hanno luogo quando le bambine hanno la prima mestruazione. Persilia Muianga, dell’Ong World Vision[3], chiarisce che talvolta, però, alcune sono indotte dalle madri ad avere rapporti ancora prima, nella speranza di anticipare il menarca.

Il prete anglicano Katete denuncia brutali riti di iniziazione anche in Zambia e Mozambico, dove bambine tra gli otto e i tredici anni vengono ferite nelle parti intime con dei bastoni per simulare l’atto sessuale.

La mutilazione genitale femminile non è comune in Malawi, ma può avvenire durante simili riti di passaggio in altre zone dell’Africa. Senza ombra di dubbio l’iniziazione è causa di traumi permanenti anche in assenza di danni fisici. La Malawi Human Rights Commission[4] (Commissione per i diritti umani in Malawi) ha spiegato come tali riti incidano negativamente e ledano i diritti delle bambine all’istruzione, alla salute, alla libertà e, non ultima, alla dignità.

Gravi e numerosi sono i rischi che queste usanze comportano per la salute.

Le giovani per lo più sono inconsapevoli dei pericoli derivanti da rapporti non protetti in un paese in cui il 9,1% della popolazione è sieropositiva[5]. I matrimoni precoci e quindi la tenera età in cui le ragazze rimangono incinta, complicano e mettono a rischio la gravidanza, aumentando le possibilità di andare incontro a malformazione del feto, perdita del bambino, della loro stessa vita o allo sviluppo di una fistola ostetrica, ovvero una lacerazione da parto che mette in comunicazione la vagina con vescica, retto o entrambi e che le condanna ad incontinenza ed emarginazione da parte della comunità.

Le donne restano profondamente segnate da questa pratica che sono obbligate a rispettare, come le loro madri e nonne prima di esse, se non vogliono essere stigmatizzate all’interno della comunità di appartenenza.

Thera Rasing afferma che per molte le iniziazioni sono associate all’onore: “la capacità di una donna di promuovere un cambiamento, di essere potente e autorevole, nasce dal suo successo nell’essere donna a tutti gli effetti. E’ così che si guadagna il rispetto del marito e della comunità morale. Questo è ciò che le viene insegnato durante l’iniziazione alla femminilità e che le viene detto durante il suo matrimonio”. In alcuni villaggi sono inoltre previste delle multe per i genitori che rifiutano di mandare le figlie al “campo di iniziazione”.

Come abbiamo potuto constatare, questi riti hanno una chiara funzione sociale e antropologica, ma non è tutto: dietro si celano anche ragioni economiche. Il Malawi è uno dei paesi più poveri al mondo, tre quarti della popolazione vive sotto la soglia della povertà assoluta[6]. In un contesto così drammatico, non è difficile capire come le nozze delle proprie figlie possano rappresentare un timido spiraglio di luce: i genitori, infatti, non se ne dovranno più prendere carico.

Ancora una volta povertà, paura di rompere la tradizione e ignoranza, costituiscono una deleteria combinazione, un circolo vizioso nel quale questi tre pericolosi fattori si alimentano a vicenda. E’ pertanto fondamentale arrestare tale processo mediante sensibilizzazione, informazione ed educazione delle comunità.

[1] http://www.trust.org/

[2] Thera Rasing antropologa, specializzata in Antropologia delle religioni e studi di Genere (PhD in 2001, Erasmus University Rotterdam). Autrice del libro Religion and AIDS treatment in Africa: Saving Souls, Prolonging Lives..

[3] https://www.worldvision.it/chi-siamo

[4] http://www.hrcmalawi.org/

[5] https://www.avert.org/professionals/hiv ... ica/malawi

[6] http://data.un.org/CountryProfile.aspx?crName=malawi

Foto in copertina: Africa as country . Grace Mwase, 16 anni: all’apparenza una bambina, per la sua comunità un’adulta dalla tenera età di 10 anni.



Da 30 a 72 anni: perché siamo diventati più longevi?

http://www.nationalgeographic.it/scienz ... vi-1316204

Il tasso di mortalità nei paesi industrializzati è sceso drasticamente nel secolo scorso: se nell'era pre-industriale si viveva in media 30 anni, oggi, un uomo che vive in Giappone ha una speranza di vita di 72. "In altre parole", spiegano gli autori di un recente studio, "avere 72 anni oggi è come averne avuti 30 prima della Rivoluzione Industriale".

Gli esseri umani, al giorno d'oggi, vivono molto più a lungo rispetto ai nostri "parenti" più prossimi, gli scimpanzé, che raramente superano i 50 anni di vita. Anche chi vive di caccia e di raccolta, che spesso non ha un'alimentazione adeguata, non usufruisce dei progressi della medicina moderna o degli altri benefici derivanti dalla vita industrializzata, ha un'aspettativa di vita maggiore alla nascita rispetto agli scimpanzé in natura.

Quindi, in che modo siamo cambiati dai tempi dei nostri antenati ominidi? Siamo sempre più longevi soprattutto grazie ai cambiamenti nei nostri stili di vita o a causa di mutazioni genetiche, in altre parole dell'evoluzione?

Per scoprirlo, il team di studiosi ha confrontato i tassi di mortalità dei paesi industriali con quelli delle comunità di cacciatori e raccoglitori, i cui stili di vita rispecchiano più strettamente quelli dei primi esseri umani moderni.

I ricercatori hanno scoperto che oggi il tasso di mortalità in giovane età - cioè durante i primi vent'anni di vita - nel mondo industrializzato è di circa 200 volte inferiore rispetto a quello delle comunità di cacciatori e raccoglitori odierni.

"Il tasso di mortalità delle comunità di cacciatori e raccoglitori si avvicina di più a quello degli scimpanzé piuttosto che a quello degli individui che vivono nelle nazioni moderne", spiega il responsabile dello studio Oskar Burger, antropologo dell'evoluzione dell'istituto di ricerche demografiche del Max Planck, in Germania.

Il grande balzo in avanti della longevità

In altre parole, la longevità umana è aumentata in modo significativo nel recente passaggio a stili di vita moderni piuttosto che durante i progressi evolutivi che si sono verificati nel corso di migliaia di anni: secondo lo studio, infatti, il tasso di mortalità è sceso soprattutto tra il 1900 e oggi, e ha riguardato solo quattro delle 8.000 generazioni umane che si sono susseguite.

"Il progresso compiuto nel secolo scorso è di gran lunga superiore a quello avvenuto nel corso della storia evolutiva degli scimpanzé e degli esseri umani", spiega Burger.

Questi miglioramenti sono riconducibili molto probabilmente ai cambiamenti negli stili di vita piuttosto che agli adattamenti genetici delle specie.

"Scoprire che chi ha accesso al cibo, ai vestiti, a una casa e alle cure mediche vive più a lungo - o meglio è soggetto a livelli inferiori di mortalità - non sorprende affatto", continua Burger.

"È interessare capire quando e in che misura si è verificata la riduzione della mortalità", dice. "È diminuita di 200 volte fra i 10 e i 20 anni, che è davvero molto".

Eterna giovinezza?

Non è ancora chiaro il motivo per cui la durata della vita umana sia così suscettibile ai cambiamenti esterni.

"I prossimi obiettivi della ricerca dovrebbero mirare a comprendere come i cambiamenti nell'ambiente e negli stili di vita abbiano condotto a un notevole aumento della durata della vita", afferma il biologo Caleb Finch della University of Southern California, che non ha preso parte allo studio. "Bisognerebbe studiare un gran numero di meccanismi biologici".

A prescindere dai risultati degli studi futuri, di certo non raggiungeremo mai l'immortalità, continua Finch. "I fattori negativi che impediscono un ulteriore aumento della durata della vita, come la diffusione dell'obesità mondiale degli ultimi 20 anni e il degrado ambientale, sono potentissimi", dice.

"Alla fine, l'accumularsi dei danni subiti dalle nostre cellule tende a dar luogo ad errori - i responsabili della formazione delle rughe sulla pelle e della comparsa dei capelli grigi)", spiega Dan Buettner, esploratore National Geographic e autore di Lezioni di lunga vita. Le zone blu. Questo accumularsi di danni sembrerebbe imporre un limite alla durata della vita.

"A meno che non si verifichi qualche progresso scientifico che al momento non riusciamo a prevedere", continua Buettner. "Ad esempio non avevamo idea che sarebbe stata scoperta la penicillina e che improvvisamente avrebbe causato la diminuzione delle malattie infettive. Forse, una scoperta simile porterà a un ulteriore allungamento della durata della vita".

Il nuovo studio sulla longevità è stato pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academies of Science.


Speranza di vita e longevità dei nostri antenati
ZonWu

http://www.vitantica.net/2017/11/28/spe ... i-antenati


Spesso si legge che la speranza di vita di un essere umano vissuto nell’Età della Pietra era di gran lunga inferiore a quella riscontrata in tempi moderni. Per quanto sia un’affermazione vera e basata sull’analisi di reperti ossei risalenti al Paleolitico, cosa significa esattamente?

Un’ aspettativa di vita pari a 30 anni non deve far pensare che 3-5.000 anni fa, una volta raggiunti i 30 anni, gli esseri umani morissero come se avessero raggiunto una data di scadenza: chi riusciva a sopravvivere fino a 30 anni, in realtà, aveva discrete speranze di arrivare a 50-70 anni, una longevità non molto differente da quella riscontrata in alcuni Paesi moderni.

Occorre fare una distinzione tra il concetto di longevità media e quello di speranza di vita: la prima indica la media sull’età massima raggiungibile da un individuo in un determinato periodo storico; la seconda invece esprime una media basata sull’incrocio dei dati relativi alla longevità e quelli che descrivono la mortalità nelle varie fasi della crescita umana.

Generalmente i dati relativi alla speranza di vita raffigurano il numero medio di anni che un neonato può sperare di sopravvivere in un determinato periodo storico. Una volta superata l’età giovanile, l’aspettativa di vita del passato poteva cambiare drasticamente e raggiungere età non molto distanti da quelle moderne.

Con un certo grado di approssimazione e basandosi soltanto sui reperti ossei finora scoperti, l’aspettativa di vita in passato era la seguente:

Tardo Paleolitico (da 30.000 anni in poi): alla nascita circa 18 anni, fino a 15 anni era tra i 25-37 anni.
Neolitico: non molto differente dal Paleolitico. Probabilmente superati i 15 anni si potevano raggiungere senza troppe difficoltà i 50-60, come dimostrano alcune tribù di cacciatori-raccoglitori moderni.
Età del Bronzo/Ferro: l’aspettativa di vita fino a 15 anni era tra i 28 e i 36 anni. Superati i 15 anni, la speranza di vita era mediamente di 50-60 anni.
Grecia classica: ad Atene, l’aspettativa di vita alla nascita era di circa 20 anni, fino a 15 anni era di 37-41 anni.
Roma classica: prima dei 10 anni, 20-30 anni; superati i 10, circa 50-60 anni.
Alto Medioevo: fino a 15 anni era di circa 35-40 anni. Superata l’età adolescenziale, la speranza di vita tra la popolazione benestante era tra i 60 e gli 80 anni.
Tardo Medioevo inglese: raggiunti i 21 anni, l’aspettativa di vita si attestava a circa 64 anni. Prima dei 21, era di circa 30-35 anni.

La speranza di vita aumenta man mano che un individuo cresce e supera le fasi più critiche dello sviluppo e le più suscettibili a malattie, fame, guerra e calamità naturali.

Per esempio, la speranza di vita alla nascita tra la nobiltà inglese del XIII secolo era di circa 30 anni; una volta raggiunti i 21 anni, tuttavia, era abbastanza comune invecchiare fino a 65 anni, come dimostrano i resti ossei degli individui del periodo.

[11/01/2018] Una recente ricerca condotta da Christine Cave della Australian National University ha determinato, dopo l’analisi dei denti di oltre 300 individui vissuti in Inghilterra tra il V e il VII secolo d.C., che non era affatto raro superare i 70 anni d’età in questo periodo.

Il team di ricerca ha elaborato un metodo per calcolare l’età anagrafica di un individuo a partire dallo stato della dentatura, scoprendo che molti dei corpi rinvenuti nei cimiteri inglesi appartenevano a persone in età avanzata, spesso oltre i 70 anni.

Anche durante l’Età della Pietra, specialmente nel Paleolitico superiore, per quanto la vita fosse molto più dura per l’essere umano rispetto al Medioevo non era così raro raggiungere un’età avanzata.

Michael Gurven, professore di antropologia della U.C. Santa Barbara, ha studiato estensivamente lo stile di vita delle comunità di cacciatori-raccoglitori moderne scoprendo che la loro speranza di vita non è molto differente da quella di un europeo del XIX secolo: anche se le tribù semi-primitive di oggi beneficiano dell’eradicazione di alcune malattie letali che piagavano il genere umano nell’antichità, superata l’età giovanile è abbastanza comune raggiungere i 50-60 anni.

Il Paleolitico superiore sembra segnare un punto di distacco da un precedente stile di vita caratterizzato da un’aspettativa di vita e una longevità molto basse, circa 30 anni per entrambe.

Il miglioramento delle tecniche di lavorazione della pietra coincise con un aumento della longevità per via del cambiamento di stile di vita dovuto a nuovi metodi di caccia, pesca e raccolta e a strumenti avanzati che miglioravano la qualità generale dell’esistenza umana.

Dopo un’analisi dei denti provenienti da 768 fossili di ominidi, Rachel Caspari, paleoantropologa della Central Michigan University, ha rilevato un cambiamento sostanziale dell’ aspettativa di vita dei nostri antenati primitivi all’inizio del Paleolitico superiore: tra i 100.000 e i 30.000 anni fa,

Caspari ha determinato la presenza 4 adulti/anziani ogni 10 giovani adulti; a partire da 30.000 anni fa, la speranza di vita e la longevità sembrano aumentare considerevolmente, con 20 adulti/anziani ogni 10 giovani adulti. Questo aumento della speranza di vita coincide con sostanziali cambiamenti nella cultura umana: tecnologia litica estremamente raffinata, statuette e oggetti decorativi, arte rupestre e rituali funebri complessi.
Mortalità dovuta a violenza e guerre tra società di cacciatori-raccoglitori e Stati antichi e moderni.
Mortalità dovuta a violenza e guerre tra società di cacciatori-raccoglitori e Stati antichi e moderni. Fonte: EvolutionX

Cosa abbassava drasticamente la speranza di vita nel Paleolitico? Un neonato dell’ Età della Pietra era esposto ad ogni sorta di pericoli fin dalla nascita: malattie, clima, fame, sete, scontri con altri umani, predatori e parassiti erano costanti attentati alla vita di un bimbo inerme. Man mano che un bambino cresceva la situazione non migliorava molto e fino ai 10-15 anni era molto più vulnerabile di un adulto.

I parametri di igiene moderni erano del tutto inesistenti e non era raro contrarre infezioni causate delle scarse condizioni sanitarie in cui vivevano i nostri antenati. Predatori e parassiti erano costantemente alla ricerca di una preda facile o di un ospite nelle vicinanze; come oggi, inoltre, anche il clima mieteva costantemente vittime per ipotermia, colpi di calore o fenomeni naturali violenti contro cui i cacciatori-raccoglitori avevano ben poche risorse per difendersi.
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » dom nov 04, 2018 4:07 pm

Maometto non era un pedofilo
(perché al suo tempo, in cui la vita media era meno di 30 anni, era ovunque ammesso/normale per un uomo avere rapporti sessuali/matrimoniali con una donna non appena questa raggiungeva la maturazione sessuale);
in ogni caso, oggi, nel nostro mondo occidentale ed europeo ateo, laico e cristiano queste usanze preistoriche e antiche non sono più ammesse e tollerate e sono considerate una violazione dei diritti umani e civili universali, bandite, perseguite e condannate.

Invece Maometto era un invasato idolatra, bugiardo, ladro e razziatore, mafioso, rapinatore e sequestratore, assassino e sterminatore, una mostruosità umana, inventore o fautore o promotore di una ideologia politico religiosa demenziale, disumana, razzista che oggi viola i valori, i doveri, i diritti umani naturali, civili e politici universali, con le sue pratiche discriminatorie, razziste al massimo grado, orrendamente violente e terrorizzanti.
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » dom dic 02, 2018 7:39 pm

Maometto - “Era ricco! Era milionario! Il suo lavoro era prendere un quinto del bottino.
Ogni qualche mese...”
Non esattamente la descrizione che di un “profeta” di pace particolarmente interessato alla spiritualità...
Un sentitissimo ringraziamento al nostro traduttore.
Kafir Soul

https://www.facebook.com/Islamicamentan ... ment_reply

https://www.facebook.com/Islamicamentan ... 0337069161
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Re: Maometo (on santo o n criminal terorista ?)

Messaggioda Berto » mer dic 26, 2018 9:19 am

Babbo Natale esiste o non esiste?
Meglio credere a Babbo Natale che ad Allah!
Meglio credere a chi porta doni di vita che a chi porta orrore, disumanità, schiavitù e morte.

viewtopic.php?f=28&t=2820
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6420453274
https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 6678030410


Pietro Zaccherini
Alberto Pento non è allah a portare morte, sono gli islamici che interpretano male il corano, così come cristiani di tempi passati torturavano chi la pensava in maniera diversa o seguiva un altra religione

Alberto Pento
Pietro Zaccherini, mi dispiace tanto ma lei si sta sbagliando di grosso e sta mentendo e falsificando le cose e la storia, non so se per ignoranza, buona fede o malafede:
è proprio Allah, il Corano e Maometto. Allah è l'idolo di Maometto e il Corano è la parola di questo idolo. Non si tratta di cattiva interpretazione del Corano o parola di Allah ma dell'esatta sua interpretazione, l'unica possibile perché conforme in tutto e per tutto a quando detto e fatto da Maometto che fu il primo mussulmano o nazi maomettano a razziare, depredare, minacciare, intimidire, ricattare, estorcere, uccidere, sterminare i diversamente religiosi e pensanti.
I cristiani che nei tempi passati torturavano e uccidevano i non cristiani o i critici del cristianismo non agivano conformente al Vangelo e all'esempio di Cristo ma vi contravvenivano, infatti l'ebreo Cristo non ha mai razziato, depredato, rubato, rapinato, estorto, ucciso e sterminato nessuno, né mai a detto di farlo, anzi ha fatto e detto il contrario. Per secoli i primi cristiani furono solo perseguitati e uccisi mentre i primi islamici o nazi maomettani hanno sempre perseguitato e ucciso come fece Maometto e come continuano a fare da 1400 anni.



I tre libri e la violenza
viewtopic.php?f=201&t=2671

Ebraismo e Cristianesimo : violenti come l'islam? No!
viewtopic.php?f=24&t=2459

Maometto (santo o criminale terrorista ?)
viewtopic.php?f=188&t=2030

Hitler, Stalin e Maometto: chi è stato il peggior criminale?
viewtopic.php?f=188&t=2659
Islam o nazismo maomettano è l'ideologia politica e il culto religioso idolatra dell'odio, del terrore e dell'orrore.
Maometto è stato il primo terrorista islamico, modello per tutti i mussulmani, da 1400 anni ad oggi.
L'Islam è terrorismo per sua essenza e natura.

La violenza della Bibbia
Immagine

Quanta confusione:

Gli ebrei hanno avuto molti profeti che hanno trasmesso la parola e gli ordini della divinità ebraica e ciò che riporta il Deuteronomio si riferisce solo alle circostanze storico preistoriche a cui fa riferimento e non è una prescrizione per ogni tempo (prescrizioni e usanze preistoriche universali comuni a gran parte delle popolazioni e alle religioni di allora, si pensi per esempio agli stermini compiuti dai romani).
Poi gli ordini divini agli ebrei sono mutati nei secoli e la Bibbia o Vecchio Testamento né da ampia e precisa testimonianza. Infatti gli ebrei da migliaia di anni non uccidono più i non ebrei e i diversamente religiosi e pensanti.

I cristiani invece come testo di riferimento hanno i Vangeli o Nuovo Testamento e l'esempio e la parola dell'ebreo eretico Cristo che non ha mai ucciso né mai ha ordinato di uccidere i non cristiani e i diversamente religiosi, innovando in senso cristiano pacifico e nonviolento la tradizione ebraica.
Che poi molti cristiani abbiano compiuto crimini tradendo Cristo è un'altro discorso.

I maomettani invece hanno solo un profeta Maometto e solo un libro di riferimento il Corano dove è prescritto di sottomettere o convertire a forza o uccidere i non mussulmani, come ha fatto e detto Maometto. I maomettani che compiono crimini contro l'umanità come ha fatto e prescritto Maometto non contravvengono alle prescrizioni coraniche e all'esempio del loro profeta, modello e maestro.

Perciò mi pare che vi siano delle grandi differenze tra queste tre ideologie e pratiche religiose e politico-religiose che se uno le conosce o le approfondisce un pò non può certo fare confusione.
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