Fratellanza mussulmana

Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » dom apr 02, 2017 10:54 am

Rapporto del governo svedese: Fratelli Musulmani (MB) infiltrati in organizzazioni, in partiti politici, la costruzione di una società parallela.

https://www.facebook.com/islamicamentan ... 8334873856
[Grazie per la segnalazione e per la traduzione]

Aiutati da una cultura del politicamente corretto di "tolleranza", e, naturalmente, la stigmatizzazione di chi parla come un "islamofobo." Per un attimo, ho pensato che questo rapporto stia parlando degli Stati Uniti.
"Rapporto del Governo: gli islamisti stanno costruendo una 'società parallela' in Svezia, aiutati dalla cultura del politically correct del silenzio ", di Liam Deacon, Breitbart, 4 MARZO 2017:
" Aiutati dalla cultura della politica corretta della "tolleranza", i Fratelli Musulmani (MB) stanno segretamente costruendo una società "parallela" in Svezia, infiltrandosi in organizzazioni e partiti politici, come ha dedotto un rapporto del governo.
Sorprendentemente, il documento prende di mira le "élite politiche" che favoriscono una dottrina del multiculturalismo e del silenzio, che può aiutare e facilitare l'estremismo nefasto di organizzazioni anti-democratiche come la Fratellanza.

La pubblicazione di tali affermazioni, è però abbastanza prevedibile, dove, una critica liberale aperta, ideali multiculturali, sono rari. Ha causato clamore con chi critica, etichettandolo come qualcuno che travisa l'Islam.
Pubblicato Venerdì, il documento è stato commissionato dall'(MSB), Agenzia di Contingenza Civile della Svezia, che fa parte del Ministero della Difesa del Paese ed è responsabile per la protezione civile e la sicurezza pubblica.

Gli autori del documento sostengono che la Fratellanza sta lavorando per aumentare il numero dei musulmani praticanti in Svezia, incoraggiando le tensioni con la società secolare (laica), mirando a partiti politici, organizzazioni non governative, istituzioni accademiche e altre organizzazioni della società civile.

Vogliono colpire la "Struttura consolidata dei valori tra l'elite politica del paese [che] attribuisce un grande valore all' 'accettazione' e la 'tolleranza' di cittadini che sono in un certo senso diversi dal mainstream (tradizionale)".
Nel rapporto, l'islamismo del MB è descritto come un'ideologia politica totalitaria nata dall'Islam, una religione. Questo può rendere "difficile opporsi a ciò che in superficie sembra essere questione di (una minoranza vulnerabile) diritti religiosi", spiega.
Chi critica, quindi, "corre il rischio di essere chiamato 'razzista' o 'islamofobo' e a causa della situazione nella società svedese tali classificazioni mettono in pericolo le carriere delle persone".
La stampa si è affrettata a etichettare queste affermazioni come infiammatorie, e 22 accademici ed "esperti" di religione hanno pubblicato un post sul blog mettendo in discussione la metodologia della ricerca.

Gli accademici, da molte delle principali università della Svezia, dicono che sono "quasi complici" e che la critica all'islamismo è difficile in Svezia. Insistono anche nell'affermare che la costruzione di una società parallela da parte della Fratellanza sia confutata da ricerche precedenti.

In risposta al post sul blog, il dipartimento ha confutato le critiche sulla loro metodologia, e il curatore del rapporto, Magnus Norell, ha detto al servizio pubblico dell'emittente SVT:
"Hanno fumato qualcosa prima di leggerlo? Hanno solo bisogno di leggere il rapporto. Se qualcuno non accetta questo, non c'è molto che si possa fare al riguardo. E 'provato. "
Polemicamente, il rapporto collega anche l'islamismo alla scarsa integrazione sociale degli immigrati in Svezia.
"gli islamisti mirano a costruire una struttura sociale parallela in competizione con il resto della società svedese e i valori dei suoi cittadini. In questo senso, gli attivisti di MB(o FM) rappresentano una sfida a lungo termine in termini di coesione sociale del Paese ", afferma.
Aggiunge: "La migrazione dall'Africa e dal Medio Oriente è destinata a proseguire nei prossimi anni, sia nella forma di parenti che di rifugiati ...
"Dato che l'obiettivo dei MB (o FM) è quello di aumentare il numero di musulmani praticanti in territorio svedese o europeo, c'è una grande probabilità che un 'braccio di ferro' si verificherà tra la comunità di maggioranza e la comunità islamica, con l'incoraggiamento della MB (o FM)...
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » sab apr 22, 2017 8:36 am

Il dispotismo dei Fratelli musulmani
Apr 17, 2017
Giovanni Giacalone

http://www.occhidellaguerra.it/dispotis ... -musulmani

L’esito del referendum presidenziale in Turchia ha messo in evidenza un aspetto che non può non essere preso in considerazione e cioè come quell’Islam politico legato all’area Fratelli Musulmani punti a trasformare la democrazia in dittatura attraverso il voto.

Ci provò l’ex presidente egiziano “democraticamente eletto”, Mohamed Morsi, in un anno di disastroso governo, scontrandosi nell’estate del 2013 con milioni di egiziani scesi nelle piazze per chiedere elezioni anticipate. In un ultimo lungo e delirante discorso Morsi minacciò tutti, dall’opposizione alle istituzioni non allineate rischiando di far precipitare l’Egitto nel baratro di una guerra civile. A quel punto l’intervento dell’esercito portò alla caduta del governo/regime dei Fratelli Musulmani, all’arresto di Morsi e a nuove elezioni: ciò che i suoi seguaci chiamano “golpe”. Dopo la caduta di Morsi, curiosamente in concomitanza con la messa al bando dei Fratelli Musulmani, l’Egitto veniva scosso da un’ondata di attentati di matrice islamista mentre nel Sinai si infiltravano i jihadisti dell’Isis.

Il primo sostenitore ed alleato di Mohamed Morsi era proprio Erdogan, che in più occasioni invocò il ritorno dell’ex presidente islamista al potere in Egitto. Cos’hanno i due personaggi in comune? In primis l’appartenenza all’area ideologico-politica dei Fratelli Musulmani, inseriti nella lista nera delle organizzazioni terroriste da Egitto, Siria, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Russia

Entrambi i personaggi hanno sistematicamente perseguitato giornalisti, quotidiani, personaggi dei media, oppositori, insomma chiunque osasse criticarli. Basti pensare che durante la presidenza Morsi il numero delle accuse e dei contenziosi nei confronti della stampa è aumentato di quattro volte rispetto ai tempi di Hosni Mubarak e di ventiquattro volte rispetto a Sadat, secondo quanto riferito dalla Arabic Network for Human Rights Information.

Nella Turchia di Erdogan la situazione è ben peggiore, ma soltanto perché in Egitto Morsi è stato fermato in tempo. Nei tre mesi susseguiti al fallito golpe di stato turco, il numero dei giornalisti nelle carceri turche è salito a 107. Sono ben 173 gli organi di informazione, tra televisioni, radio e giornali, che sono stati chiusi, e più di 2.500 giornalisti sono rimasti senza lavoro. I numeri si riferiscono soltanto all’autunno 2016.

Erdogan è in carica dal 2003, ha progressivamente accentrato il potere nelle proprie mani e plausibilmente punta a restare rais indiscusso fino al 2023, centenario della fondazione della Repubblica, magari per trasformarla ufficialmente in uno stato islamico?

In verità, nonostante i fans di Morsi ed Erdogan festeggino l’esito del voto, c’è ben poco da rallegrarsi per loro. In primis perché la mossa del rais turco mostra ancora una volta come l’area Fratelli Musulmani non sia un interlocutore affidabile in grado di accettare i principi democratici. Lo dimostrò Morsi a suo tempo e ora è il turno di Erdogan.

Per l’islamismo politico legato alla Fratellanza il meccanismo democratico è soltanto un mezzo per appropriarsi del potere e poi utilizzarlo dispoticamente contro gli oppositori. Un aspetto che i governi europei devono tenere bene in mente quando si interfacciano con esecutivi, organizzazioni e personaggi legati a quell’area ideologico-politica. Il jihad del resto non si fa soltanto con le armi ma anche attraverso l’infiltrazione politica e sociale.

Non bisogna poi dimenticare che Erdogan è legato a doppio filo con Mosca in seguito al deterioramento dei rapporti con USA e Unione Europea. Purtroppo per lui però Mosca è anche il primo alleato di quell’Assad che Erdogan tanto detestava, al punto da fornire supporto di ogni tipo ai jihadisti in Siria, dai qaedisti all’Isis, tutti in chiave anti-alawita.

Se in più di un’occasione il rais ha provato ad “abbaiare” nuovamente contro Assad, è stato subito richiamato all’ordine dal Cremlino e non ci sono dubbi sul fatto che Erdogan dovrà ingoiare tanti rospi al guinzaglio di Putin, visto che la Russia non ha alcuna intenzione di far spezzare l’asse sciita che collega Teheran a Beirut passando per Baghdad e Damasco. Non dimentichiamo inoltre che i “si” hanno vinto appena con un 51,3%, senza una maggioranza schiacciante che tanto si attendeva Erdogan, un altro aspetto su cui ponderare con molta attenzione.


No alla Turchia in Europa
viewtopic.php?f=188&t=2012
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » lun giu 05, 2017 7:41 am

Dopo la visita di Trump

Crisi nel Golfo: Arabia Saudita, Egitto, Emirati e Bahrein rompono le relazioni diplomatiche con il Qatar
Milano, 5 giugno 2017 - 05:22
Azione senza precedenti dei vicini contro l’Emirato, accusato di sostenere «i terroristi»
Via i diplomatici e interrotti i trasporti, scacco per il Paese organizzatore dei mondiali 22

http://www.corriere.it/esteri/17_giugno ... 067c.shtml

Crisi nel Golfo, senza molti precedenti: Bahrain, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi hanno interrotto le relazioni diplomatiche con il vicino Qatar. Le accuse sono quelle di sostenere organizzazioni terroristiche e di interferenze negli affari interni del confinante Bahrein. Una mossa molto forte che prevede l’interruzione immediata degli spostamenti via terra e via aerea (Etihad, la linea di Abu Dhabi, ha già annunciato che sospenderà i voli, mentre Qatar Airways è una delle compagnie più potenti del mondo) e il ritiro degli ambasciatori oltreché l’abbandono delle forze qatariote in Yemen, dove fanno parte della coalizione che combatte gli estremisti locali. Una mossa che probabilmente nasce dalle contestazioni rivolte ad Al Jazeera, l’emittente del Qatar, accusata «di incitare i terroristi e i destabilizzatori». Una mossa che potrebbe mettere parecchio in difficoltà l’emirato in una fase delicata della sua storia visto che dovrà organizzare i Mondiali di calcio del 2022.



Arabia Saudita, Emirati ed Egitto contro lo sceicco Al Thani
di VINCENZO NIGRO
25 maggio 2017

http://www.repubblica.it/esteri/2017/05 ... -166368213

È riesplosa la battaglia politica e mediatica fra il Qatar e i suoi "fratelli" arabi della regione del Golfo. Da qualche giorno l'emiro Al Thani, il "ruler" di Doha, è finito sotto attacco dell'Arabia Saudita e degli Emirati per una sua dichiarazione che è stata postata sul sito dell'agenzia di notizie del Qatar, ma che la stessa agenzia ha classificato come un "fake", un falso piazzato da qualcuno che ha voluto mettere in difficoltà il paese.

Nel testo, comparso pochi giorni dopo il vertice in Arabia Saudita fra Trump e i leader arabi, lo sceicco definiva l'Iran "una potenza islamica" e confermava che le relazioni fra il Qatar e Israele sono "buone". Ancora: lo sceicco, nel fake pubblicato dall'agenzia ufficiale qatarina, definiva Hamas "il legittimo rappresentante del popolo palestinese", descriveva le buone relazioni che il Qatar ha sia con gli Usa che con l'Iran.

Gli hackers hanno poi bloccato anche l'account Twitter dell'agenzia, dopo aver inviato messaggi in cui il ministro degli Esteri del paese denunciava i "complotti" delle altre nazioni arabe contro il Qatar. In un tweet addirittura veniva scritto che "il Qatar ha ordinato il richiamo degli ambasciatori da Bahrain, Egitto, Kuwait, Arabia Saudita e Emirati Arabi dopo la scoperta del "complotto"".

Il governo qatarino è poi riuscito a cancellare i tweet falsi, e il direttore dell'ufficio comunicazione del governo ha spiegato che "il governo ha aperto un'inchiesta sulle falsità diffuse". Ma le informazioni false sono state rilanciate per ore dalle tv satellitari del Golfo, innanzitutto da quelle degli Emirati

Gli altri paesi arabi accusano da sempre il Qatar di essere vicino ai movimenti più estremisti, a patire dai Fratelli Musulmani. Arabia Saudita ed Emirati hanno bloccato Al Jazeera, la tv satellitare qatarina, e oggi sono stati seguiti da Egitto e Bahrain.

La disputa politica e "televisiva" con il Qatar è il primo frutto evidente della svolta che si è avuta sabato scorso a Riad dove Trump ha incontrato i leader dei paesi islamici sunniti guidati dall'Arabia Saudita. Di fatto il presidente americano ha rinsaldato un'alleanza con i paesi sunniti in nome dell'ostilità all'Iran che proprio in quelle ore conteggiava i voti delle elezioni che hanno confermato Hassan Rouhani alla presidenza della Repubblica. Il primo effetto del rilancio della nuova alleanza anti-iraniana è stato quindi quello di limitare la possibilità di dissenso all'interno della coalizione die paesi arabi guidati dall'Arabia Saudita.


Lo Stato del Qàtar (Arabo قطر, Qaṭar) è un emirato del Vicino Oriente. Situato in una piccola penisola della ben più grande penisola Arabica, confina a sud con l'Arabia Saudita ed è per il resto circondato dal golfo Persico.

https://it.wikipedia.org/wiki/Qatar
Il Qàtar è uno dei vari emirati sorti nel XX secolo nella penisola arabica. Dopo essere stato dominato per migliaia di anni dai persiani e, più recentemente, dal Bahrein, dagli Ottomani e dai britannici, diventò indipendente il 3 settembre 1971. Diversamente dalla maggior parte dei vicini emirati, il Qatar ha rifiutato di diventare parte dell'Arabia Saudita - malgrado il comune orientamento wahhabita della loro fede islamica - o degli Emirati Arabi Uniti.

Superfice 11.437 km² (162º) - Popolazione 2.350.000

PIL (nominale) 192 402 milioni di $ (2012) (53º)
PIL pro capite (nominale) 104 756 $ (2012) (2º)

La principale risorsa economica è rappresentata dal petrolio su cui si basa la ricchezza del paese. I primi giacimenti furono scoperti negli anni quaranta e la commercializzazione del greggio ebbe inizio dieci anni dopo. Nel 1974 il governo fondò la Qatar General Petroleum Corporation, ente deputato al controllo delle risorse petrolifere, precedentemente gestite da compagnie occidentali. Il Qàtar è membro dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC).

Un'ulteriore risorsa è costituita inoltre dai giacimenti di gas naturale; infatti, a North West Dome si trovano i più grandi depositi del mondo di gas naturale non associato al petrolio. Nel 2012 il prodotto interno lordo nominale del paese è stato di 192.402 milioni di dollari USA, corrispondente a un PIL di 104.756 dollari USA pro capite, secondo al mondo dopo il Lussemburgo. A parità di potere d'acquisto il prodotto interno lordo è stato di 185.300 milioni di dollari USA, con un PIL procapite di 100.889 dollari che colloca i suoi abitanti al primo posto tra i più ricchi del mondo.

Il settore agricolo ha rilevanza solo a livello locale e impiega circa il 3% della forza lavoro. Sono allo studio progetti volti a migliorare i sistemi di irrigazione e ad aumentare la produzione agricola per garantire l'autosufficienza alimentare, raggiunta alla fine degli anni novanta solo per frutta e ortaggi. Il settore più importante resta comunque quello della pastorizia (si allevano perlopiù capre, pecore, dromedari e bovini). Di rilievo è inoltre la pesca che riesce a soddisfare completamente il fabbisogno interno, garantendo anche eccedenze per l'esportazione. Il governo utilizza le entrate valutarie ottenute dalle concessioni petrolifere per finanziare lo sviluppo industriale del paese. Oltre a effettuare la raffinazione del petrolio, le industrie manifatturiere più importanti producono cemento, fertilizzanti e acciaio.



I Fratelli Musulmani (in arabo: جماعة الإخوان المسلمين‎, Jamaʿat al-Iḫwān al-muslimīn, letteralmente Associazione dei Fratelli Musulmani; spesso solo الإخوان المسلمون, al-Iḫwān al-Muslimūn, Fratelli musulmani, o semplicemente الإخوان al-Iḫwān, i Fratelli) costituiscono una delle più importanti organizzazioni islamiste internazionali con un approccio di tipo politico all'Islam. Furono fondati nel 1928 da al-Ḥasan al-Bannāʾ a Isma'iliyya (Egitto), poco più d'un decennio dopo il collasso dell'Impero Ottomano.
https://it.wikipedia.org/wiki/Fratelli_Musulmani
Sono diffusi soprattutto in Egitto (Partito Libertà e Giustizia) e a Gaza (Hamas).
Sono stati dichiarati fuorilegge, in quanto considerati un'organizzazione terroristica, da parte dei governi dei seguenti paesi: Bahrain, Egitto, Russia, Siria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Tagikistan e Uzbekistan. Godono invece di cospicui finanziamenti e protezione più o meno esplicita da parte dei governi di Turchia e Qatar.


Il movimento dei Fratelli musulmani apre la strada al Qatar
Silvia Cattori Egalité et Reconciliation 30 aprile 2013
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

https://qatarbook.wordpress.com/2013/05 ... a-al-qatar

Sulla scia delle rivolte arabe, il Qatar utilizza la sua grande ricchezza e il suo impero mediatico per diventare una superpotenza regionale. Quali sono i suoi legami storici con i Fratelli musulmani che determineranno il successo o il fallimento della strategia di Doha.

Siamo abituati a un Paese come l’Arabia Saudita, che cercava di svolgere un ruolo di primo piano nella vita politica della regione, ma nel caso di un Paese piccolo come il Qatar, con una popolazione nativa di appena 200.000 persone, ciò è notevole. Soprattutto grazie alla sua ricchezza petrolifera e gasifera, la piccola penisola nel Golfo è in grado di competere con le maggiori potenze della regione. Il Qatar è riuscito a sfruttare le sue fortune economiche, e costruito intorno ad al-Jazeera un impero mediatico, rafforzando la propria reputazione da superpotenza regionale. Negli anni che hanno preceduto la rivolta araba, il Qatar ha seguito una diplomazia pragmatica, costruendo forti relazioni con nemici giurati come Stati Uniti e Iran o Hamas e Israele. In un certo senso, Doha ha preceduto la Turchia nell’attuare con successo una politica estera di “zero problemi”. Oggi, però, il Qatar ha più coraggio, prende posizione negli sconvolgimenti che hanno scosso il mondo arabo e rilascia le redini di al-Jazeera quando attacca i suoi nemici. Il Qatar infatti si é messo nell’occhio del ciclone.
Dopo il suo supporto supporto ai rivoluzionari, Doha si sente a suo agio con i nuovi leader islamisti in Egitto e Tunisia. In Libia, il Qatar era in prima linea nel sostegno militare e finanziario alle forze ribelli sostenute dalla NATO fino alla caduta di Muammar Gheddafi. In Siria, l’emiro è disposto a rischiare tutto per abbattere il regime di Bashar al-Assad. Al centro della strategia del Qatar vi sono i suoi legami storici con i Fratelli musulmani, che sono diventati i principali beneficiari delle rivolte arabe. Scommettere sulla Fratellanza, tuttavia, è rischioso, in particolare nei confronti degli altri Stati del Golfo che considerano i Fratelli musulmani una minaccia più grande dell’Iran.

La Fratellanza nel Qatar
La presenza in Qatar dei Fratelli musulmani di un certo numero di Paesi arabi, risale al 1950, quando alcuni membri del movimento furono costretti all’esilio, in particolare dell’Egitto di Jamal Abdel Nasser. Nel 1999, il ramo del Qatar dei Fratelli Musulmani fu dissolto e il suo leader Sultan Jassim ha detto nel 2003 che il governo del Qatar stava adempiendo ai suoi obblighi religiosi correttamente. Analoghi tentativi di riconciliare la Confraternita con la famiglia regnante negli Emirati Arabi Uniti non hanno avuto successo. La filiale della Fratellanza negli Emirati Arabi Uniti, chiamata al-Islah, è stato autorizzata ad agire come ente di beneficenza, ma ha dovuto interrompere la sua attività politica.
Nel tempo, il rapporto tra il Qatar e gli esponenti della Fratellanza si è rafforzato, in particolare con lo sceicco Yusuf al-Qaradawi e una lunga lista di attivisti islamici e giornalisti che hanno invaso al-Jazeera, tra cui l’ex direttore generale Wadah Khanfar (dei Fratelli musulmani giordani) e l’attuale ministro degli Esteri tunisino Rafiq Abdul-Salam, che ha guidato il centro di ricerca della rete. Il Qatar non ha perso tempo nel sostenere i nuovi regimi dei Fratelli musulmani riempiendone le casse. A differenza degli altri Paesi del Golfo, che hanno ridotto i loro investimenti in Egitto dopo la caduta di Mubaraq, Doha si è impegna ad aumentare la sua quota fino a 18 miliardi di dollari, per i prossimi anni. Le sontuose spese del Qatar per gli islamisti sono anche riuscite ad attirare Hamas palestinese allontanandola da Iran e Siria. In un recente viaggio a Gaza, l’emiro del Qatar sheikh Hamad bin Khalifa al-Thani ha annunciato investimenti e progetti per un quarto di miliardo di dollari.

Il malcontento del Golfo
La storia d’amore tra i Fratelli musulmani e il Qatar è una fonte di malcontento tra i vicini del Golfo, in particolare in Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Non è la prima volta che Doha irrita gli altri regimi della regione, come una volta succedeva, soprattutto per motivi economici, con l’Iran. Ma le altre monarchie del Golfo sono sempre più caute verso l’ascesa al potere dei Fratelli nella regione. Alcuni vedono la Fratellanza come una minaccia più grande dell’Iran. Il recente arresto di decine di membri di al-Islah con l’accusa di aver complottato per rovesciare il regime degli Emirati Arabi Uniti, ne è un esempio. I media sauditi sono più aperti nelle loro critiche alla relazione speciale con i Fratelli del Qatar e gli Emirati Arabi Uniti lanciano una stazione televisiva contro di loro. Da parte sua, il Kuwait non ha che inviato una cifra simbolica di aiuti per l’economia in difficoltà dell’Egitto.
Questo ha reso il Qatar attento a non disturbare i suoi vicini del Golfo, evitando di accendere incendi che possano estendersi. Quando lo sceicco Yusuf al-Qaradawi, per esempio, ha pubblicamente criticato l’EAU per aver espulso dei siriani in Egitto, nel maggio 2012, al-Thani stesso si recò ad Abu Dhabi, il giorno successivo, per limitare i danni. La politica del Qatar nel Golfo sembra essere un prolungamento del suo precedente approccio pragmatico, consistente in alleanze con nemici acerrimi, volendo bilanciare le sue relazioni con i suoi partner nel Golfo con il suo mecenatismo verso i Fratelli musulmani. Tuttavia, in altre parti del mondo arabo e in Siria, il Qatar conduce un nuovo e potenzialmente pericoloso gioco, mettendo tutto il suo peso da una sola parte.



Trump Donald
viewtopic.php?f=141&t=2262

Il discorso di Trump ai Paesi arabi: “Insieme siamo imbattibili, spazzeremo il terrorismo”
francesco olivo
2017/05/21

http://www.lastampa.it/2017/05/21/ester ... agina.html

Nella cornice imponente del King Abdulaziz Center a Riad il presidente Donald Trump ha tracciato la strada della sua politica in Medio Oriente davanti a 55 leader di Paesi islamici. «Alleanza con le nazioni arabe musulmane che vogliono collaborare nella lotta contro estremismo e terrorismo, convivenza fra le diverse fedi, ebraica, cristiana, musulmana, come è stato per secoli in Medio Oriente, pace fra palestinesi e Israele».

Ma Trump ha anche sferrato un nuovo duro attacco all’Iran, accusato di aver alimentato «il fuoco dei conflitti settari» negli ultimi quattro decenni e di aver causato la tragedia «inimagginabile» della Siria, con la complicità del regime siriano. Trump ha anche attaccato due volte Hezbollah ed elogiato i Paesi del Golfo per aver messo il movimento libanese nella lista delle organizzazioni terroristiche.

Isolare il regime iraniano

Il regime iraniano, ha insistito, deve essere isolato, e non deve più poter finanziare il terrorismo. Solo elogi per l`Arabia Saudita, indicata come esempio di tolleranza, convivenza e dove anche la condizione della donna sta migliorando.



Trump in Arabia Saudita: "Musulmani siano leader nella lotta alla radicalizzazione"
21 maggio 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... ue/3601100

Un discorso istituzionale come si capiva dalle anticipazioni diffuse dalla Casa Bianca quello di Donald Trump a Riad. “Vi ringrazio per questa ospitalità fantastica. Il mio è un messaggio di amore per aprire una nuova era nei nostri rapporti” dice il presidente Usa nel suo discorso davanti ai leader del mondo arabo-islamico in Arabia Saudita. Parole che, almeno nell’incipit, ricordano quelle di Barack Obama del 2009 a Il Cairo. L’allora numero uno della Casa Bianca parlò di “un nuovo inizio con l’Islam”. Oggi Trump sembra seguire le tracce del suo predecessore quando dice: “Il nostro obiettivo comune deve essere quello di creare una grande coalizione per distruggere il terrorismo. La maggioranza musulmana deve prendere la leadership nella lotta alla radicalizzazione” che non assomiglia invece all’appello di Obama che invece auspicava “un partenariato” tra America e comunità musulmane.

“Non sono qui per dare lezioni a nessuno o dirvi cosa dovete fare e come – prosegue Trump – Spero che la giornata di oggi possa essere ricordata come l’inizio della pace in Medio Oriente e in tutto il mondo. Non ci può essere tolleranza verso il terrorismo. Possiamo vincere solo se le forze del bene saranno unite e se tutti in questa stanza daranno il loro contributo. L’America è pronta a stare al vostro fianco ma non possiamo annientare il nemico al posto vostro: cacciate i terroristi dai vostri luoghi di culto e dalla vostra terra. Il terrorismo è un insulto ad ogni persona di fede – ha aggiunto Trump – e i Paesi musulmani devono assumersi le loro responsabilità, negando un porto sicuro alle forze del male. I terroristi non devono trovare santuari in questo territorio. E dobbiamo tagliare ogni forma di finanziamento formando un accordo”. I terroristi non venerano dio, ma la morte”. Quella contro il terrorismo “non è una battaglia tra fedi, religioni o ideologie, ma tra criminali barbari e brave persone che vogliono proteggere la vita. È una battaglia tra il bene e il male: possiamo superare questo male solo se le forze del bene saranno unite e forti”. Trump ha quindi annunciato un accordo volto a bloccare e tagliare i finanziamenti ai gruppi terroristici: “Un altro passo storico. Dopo Riad sarò in Israele e in Vaticano. Se le tre fedi si uniscono, la pace è possibile in tutto il mondo, anche tra Israele e palestinesi”. Poco prima il re saudita Salman nel suo discorso introduttivo aveva annunciato l’impegno del suo paese: “L’Arabia Saudita sarà ferma nel perseguire chi finanzia o appoggia il terrorismo e conferma la sua determinazione per debellare l’Isis e altri gruppi terroristici, indipendentemente dalle sette religiose o dalle ideologie”.

Dopo Riad Trump raggiungerà Tel Aviv per chiedere chiedere al premier israeliano Netanyahu e Abu Mazen (Mahmoud Abbas) “di intraprendere passi decisivi verso la pace”. Secondo i media, che citano fonti Usa, tali passi riguardano per Israele “il freno degli insediamenti e il miglioramento dell’economia palestinese“, mentre per questi “la fine dell’istigazione e della violenza verso lo stato ebraico”. Per le stesse fonti “si è ancora ai primi passi nel riavvio dei negoziati”. Secondo Haaretz tra le proposte per alleviare l’economia palestinese – e su cui oggi dovrebbe discutere il gabinetto di sicurezza israeliano – ci sono l’apertura continua del valico di Allenby tra Cisgiordania e Giordania in modo da consentire un più facile transito, il miglioramento dei passaggi della Cisgiordania al fine di facilitare i lavoratori palestinesi e lo sviluppo delle aree industriali a Tarkumia nei pressi di Hebron e Jalma vicino Jenin. Inoltre, azioni per aumentare le condizioni dei commercianti di Gaza. “Trump – ha detto la fonte della Casa Bianca citata da Haaretz – è stato franco con il presidente Abu Mazen riguardo l’istigazione e i salari alle famiglie dei terroristi. E sarà chiaro su questo anche nel corso della visita”.

Un ministro vicino al premier Netanyahu – Yuval Steinitz del Likud – ha espresso oggi la preoccupazione di Israele per gli accordi militari conclusi fra Usa ed Arabia Saudita per 110 miliardi. In una intervista radio Steinitz ha precisato che Israele “desidera ricevere spiegazioni del presidente. Per il suo Paese, ha aggiunto, è di importanza vitale mantenere un margine di superiorità militare rispetto ai Paesi vicini, Arabia Saudita inclusa la quale – ha rilevato – non mantiene relazioni con Israele e di cui “nessuno conosce il futuro”. Da parte sua il ministro per l’intelligence Israel Katz (Likud) ha osservato che “la visita di Trump rafforza il campo anti-iraniano e rappresenta una opportunità per far avanzare la sicurezza regionale e la cooperazione economica, come base per la pace nella Regione”. Anche Katz ha detto di annettere importanza alla difesa della superiorità militare israeliana, ma ha peraltro osservato che “occorre dar vita ad una coalizione regionale guidata dagli Usa”, in funzione anti-Iran.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » mar giu 13, 2017 1:24 pm

Perché oggi il mondo islamico rimuove Atatürk e la sua lotta al Califfato
di Luciano Pellicani
2015/12/23

http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/12/2 ... fato-90914


Come non dare ragione a Vladimir Putin quando, parlando dell’attuale Turchia, dice che Mustafa Kemal Atatürk si sta rivoltando nella tomba. In effetti, non pochi sono i sintomi che indicano che Recep Tayyip Erdogan sta tradendo l’eredità politica e culturale del grande fondatore della Turchia moderna. Una eredità centrata sull’idea che il popolo turco doveva mostrarsi degno di far parte della civiltà occidentale adottando le sue istituzioni cardinali. La prima delle quali era la rigorosa laicità dello Stato. Di qui l’abolizione, nel 1923, del Califfato, e la proclamazione della libertà religiosa.

Appena un anno dopo, l’egiziano Al Bannah replicò alla decisione di Atatürk creando quella che è stata giustamente definita la “madre di tutti i fondamentalismi”: l’associazione dei Fratelli musulmani. Obiettivo dichiarato: restaurare la piena vigenza normativa della sharia – la Via di Allah – espellendo dal Dar al-Islam tutto ciò che sapeva di laicità e lanciando contro la civiltà occidentale – pagana e miscredente – una guerra santa di dimensioni planetarie. Sul punto, la prosa di Sayyid Qutb -- il massimo teorico della Fratellanza islamica -- non lascia dubbi di sorta: “L’islam è chiamato per necessità al combattimento, se vuole assumere il comando e la guida del genere umano… Essere musulmano significa essere un guerriero (mujahid), una comunità di guerrieri permanente in armi, pronti a mettersi a disposizione della volontà di Dio, ogniqualvolta lo richieda , poiché egli solo è il vero capo in battaglia. Beninteso, l’islam aspira alla pace, ma a causa dell’aggressione che esso subisce si trova costretto a scendere sul terreno della guerra e a utilizzare la forza militare”. Pertanto, il jihad era una guerra difensiva; più precisamente, una guerra imposta dall’aggressione occidentale. La quale non era solo politico-militare; era, prima di tutto e soprattutto, culturale. Essa – la civiltà occidentale – con le sue tecniche, le sue merci, le sue idee e le sue istituzioni sottoponeva la Umma – la comunità dei veri credenti – a una aggressione permanente, la quale, iniettando il bacillo della miscredenza, minacciava la purezza della fede. Di qui l’imperativo assoluto di lanciare una dichiarazione di guerra contro l’Occidente e i suoi falsi valori.

Secondo Franco Cardini , i fondamentalisti “non ci odiano perché siamo liberi; ci odiano perché presentiamo come libertà e progresso una realtà basata sull’ingiustizia e sull’immoralità”. Nulla di più lontano dalla realtà. Ci odiano – i fondamentalisti – perché siamo una civiltà secolarizzata, frutto della rivoluzione culturale operata dall’Illuminismo. E’ quanto ha dichiarato con la massima chiarezza Abbasi Madani, leader del Fronte islamico di salvezza (Fis), durante una intervista concessa a un giornalista francese: il peccato capitale dell’Occidente sta nel fatto che esso “ha rinnegato la Rivelazione, venerato la Ragione e adorato la Materia”. Di qui la richiesta, da parte dello stesso Madani, di elevare un’impenetrabile cortina per impedire la penetrazione della cultura laica nella Umma.

In effetti, tutto accade come se i popoli musulmani si sentissero aggrediti dalla smisurata potenza radioattiva della civiltà occidentale, la quale non conosce confini di sorta. Essa investe, con le sue molteplici radiazioni culturali, le culture-altre e le costringe a ideare una adeguata “risposta”. Quella di Atatürk fu tipicamente “erodiana”, quella di Khomeini, altrettanto tipicamente, “zelota”. E, infatti, è l’idea di separare il sacro dal profano che Khomeini non poteva tollerare. Dal momento che, per la Rivelazione coranica, la religione e lo Stato – din wa dawlah – sono un’unica realtà, ogni tentativo di separare il potere religioso dal potere secolare non può non essere considerato come un empio allontanamento Legge divina. Di qui la formula con la quale Khomeini sintetizzò il suo programma di restaurazione della purezza della sharia: “L’islam o è politico o non è”. Ciò significa che c’è una incompatibilità di principio fra l’islam e la Città secolare. Ed essa è così radicale da indurre Fatima Mernissi ad affermare che l’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani – “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione” – “è l’esatta definizione della Jahiliyya , il caotico mondo pagano precedente l’islam. Di qui il fatto che, ai nostri giorni, la libertà nel mondo arabo è sinonimo di disordine”.

[**Video_box_2**]Tutto ciò indica chiaramente che la reazione islamista contro l’Occidente non ha nulla a che vedere con l’ipocrisia dell’Occidente e le sue inadempienze. E’ strettamente legata al fatto che la nostra civiltà ha assunto marcati caratteri pagani. Ed è precisamente contro il neopaganesimo – id est, contro i valori della Città secolare – che i jihadisti sono scesi sul sentiero di guerra.

Ci troviamo di fronte a una guerra culturale fra due modelli di civiltà assolutamente inconciliabili: quello (ierocratico) della Città sacra e quello (laico) della Città secolare. E la superiorità di quest’ultima non va cercata nella potenza tecnologica, come ritiene – ancora una volta sbagliando – Cardini. Va cercata nella superiorità etico-politica dell’individualismo sul collettivismo liberticida dell’islam. Che è esattamente ciò che percepì con la massima chiarezza un giovane diplomatico turco davanti alla Esposizione che si tenne a Parigi nel 1878: “Quando alzate gli occhi verso questa affascinante esibizione del progresso umano, non dimenticate che tutte queste riuscite sono opera della libertà. E’ sotto la protezione della libertà che i popoli e le nazioni raggiungono la felicità. Senza libertà, non ci può essere sicurezza; senza sicurezza, non c’è sforzo; senza sforzo non c’è prosperità; senza prosperità, non c’è felicità”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » mer giu 14, 2017 9:16 am

I Fratelli Musulmani e il ritorno del jihad
Niram Ferretti

http://www.progettodreyfus.com/fratelli ... -del-jihad

Come mai i Fratelli Musulmani, che qui in Italia godono delle amorevoli attenzioni di Hamza Roberto Piccardo e di suo figlio Davide, sono considerati anatema in Egitto (dove sono sorti), negli Emirati Arabi (con l’eccezione dell’attualmente isolato Qatar), e in Arabia Saudita? Per capirlo è utile ripercorrerne la storia, soprattutto mettendola in rapporto alla nascita dello Stato di Israele, al quale, il gruppo radicale musulmano, nutrito da un profondo antisemitismo, si oppose fin da subito. Vediamola per scampoli.

L’Egitto, Israele e il radicalismo musulmano
Nel 1922, cinque anni dopo la dichiarazione Balfour, Ahmed Zaki, un ex ministro del governo egiziano dichiarò apertamente il proprio sostegno al sionismo, in cui vedeva una grande occasione per una rigenerazione del Medioriente. Era stato preceduto da Ziwar Pasha, primo ministro egiziano, il quale, nel 1917, anno in cui la dichiarazione venne formulata, l’aveva appoggiata. Nel 1925, il Ministro dell’Interno, Ismail Sidqui aveva dato disposizioni di intervenire contro un gruppo di palestinesi i quali si erano riuniti in una azione di protesta antisionista.

L’attitudine del governo egiziano, all’epoca, era dunque sostanzialmente favorevole al sorgere in Palestina di uno Stato ebraico. Tuttavia, nel 1945, al Cairo, avvenivano i primi pogrom. Cosa era accaduto nel frattempo? Bisogna riavvolgere il nastro per comprendere cosa determinò la svolta che avrebbe radicalmente modificato l’atteggiamento arabo nei confronti dell’immigrazione ebraica in Palestina trasformando gli ebrei da risorsa in nemici giurati.

Riavvolgendolo si arriva alla causa scatenante di questo radicale mutamento di opinione, la fondazione al Cairo, nel 1928, dei Fratelli Musulmani, il principale movimento fondamentalista musulmano del ventesimo secolo.
Non è possibile comprendere adeguatamente il jihadismo contemporaneo se non si conosce la ragione d’essere di questo movimento. Come ha scritto il politologo tedesco Matthias Küntzel,

“Per il movimento islamista globale odierno i Fratelli Musulmani sono l’equivalente di quello che i bolscevichi furono per il movimento comunista del 1920: il punto di riferimento ideologico e il centro organizzativo che ispirò tutte le tendenze successive e che continua a farlo ai giorni nostri”.

Il fondatore della fratellanza, Hassan al Banna, si considerava riformista e rivoluzionario e lo fu certamente, in puro spirito salafita, esattamente come si considera rivoluzionario e riformista Abu Bakr al-Baghdadi, Califfo dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. Tra i due le affinità sono notevoli, si direbbero, sotto molti aspetti, gemelli separati dal tempo, e in realtà lo sono, uniti anche da un tempo “contestualizzato” eternizzatosi nel VII secolo, quando l’Islam era ancora “puro”. Per i riformisti religiosi della schiatta di Hassan al Banna, il tempo presente rappresenta infatti solo un allontanamento dalla verità perfetta che deve essere recuperata nella sua purezza incontaminata. E’ sempre all’origine che bisogna tornare poiché tutto ciò che da essa si discosta è degenerazione, o meglio, apostasia, tradimento dell’insegnamento sorgivo contaminatosi poi in seguito.

Insieme all’altro grande teorico dei Fratelli Musulmani, Sayyid Qutb, Hassan al Banna riteneva che solo un ritorno alla lettera coranica più rigorosa, sine glossa, poteva riscattare l’Islam dalla sua decadenza, dalla pericolosa influenza delle idee occidentali che vi erano penetrate. Nello stesso periodo, infatti, in Iran, Reza Shah era intento alla secolarizzazione del paese mentre in Turchia, Mustafa Kemel, Ataturk, aveva abolito la poligamia, dichiarato la parità tra uomo e donna, opponendosi all’uso del hijab. Per al Banna, disfunzioni da correggere, esempi di satanizzazione occidentale.

Hassan al Banna e Sayyid Qutb, consideravano l’Occidente come il regno della jahiliyya, della più profonda e imperdonabile ignoranza riguardo alla verità ultima contenuta nel Corano. Come operare sul piano politico per depurare l’Egitto dalla contaminazione secolare, dalla peste occidentale? Semplice. Dissolvendo tutti i partiti, abolendo la democrazia parlamentare e costituendo uno stato islamico incardinato sulla sharia e il Califfato. Ma non è questa forse la piattaforma dell’ISIS? Certamente. L’humus salafita fertilizza un unico terreno sul quale poi crescono correnti individuali, ognuna con la sua specificità e la pretesa di essere migliori delle altre.

Al Banna si era scoperto “riformista” assai presto. Già a tredici anni aveva fondato la “Società per la Prevenzione del Proibito”. Il piccolo talebano innamorato della Virtù (come il suo predecessore laico Maximilan de Robespierre) da adulto sarebbe diventato il capo di un movimento di salute pubblica il cui obbiettivo poi messo in pratica, era la distruzione delle sedi della contaminazione libertina, quindi night clubs, bordelli, cinema, tutte emanazioni occidentali e in particolare della tentacolare “amoralità” ebraica.
Jihadismo e antisionismo, la questione palestinese
Nel 1936 i Fratelli Musulmani erano ancora una piccola realtà, contando appena 800 adepti (solo due anni dopo, gli affiliati sarebbero stati 20,000 per arrivare poi a 500,00 nel 1948), tuttavia, malgrado il numero ridotto erano molto attivi. Sotto impulso del Mufti di Gerusalemme, Amin al Husseini, uomo di fiducia di Hitler in Medioriente, l’organizzazione di Hassan al Banna convocò il primo boicottaggio nei confronti delle attività ebraiche in Egitto. Nelle moschee, nelle scuole e nei posti di lavoro iniziò a essere propagata una menzogna mantenuta in vita ancora ai nostri giorni, gli ebrei volevano distruggere la moschea di Al Aqsa, terzo luogo santo dell’Islam. Fu una chiamata alle armi.

Nel frattempo infatti, la questione palestinese era entrata in gioco prepotentemente. Il movimento islamico egiziano si era alleato con Amin al Husseini nel nome di una guerra santa nella quale gli ebrei erano stati trasformati nei nemici da distruggere. Gli inglesi venivano considerati nemici secondari, una mera foglia di fico per il vero obbiettivo che andava conseguito, la liberazione della Palestina dalla presenza ebraica. Come farlo? Attraverso il jihad.

Fu infatti Hassan al Banna colui il quale, negli anni ’30, riqualificò il jihad offensivo al centro dell’insegnamento islamico. Prima della fondazione dei Fratelli Musulmani il jihad offensivo non aveva più un ruolo così predominante.

Sotto l’egida del gruppo egiziano il jihadismo andò saldandosi con l’antisemitismo più virulento e con l’obbiettivo religioso di una guerra di sterminio. La guerra contro gli ebrei venne combattuta su due fronti. In Occidente era il Reich ad occuparsene con geometrica potenza, in Medioriente l’operatività venne lasciata nelle mani dei Fratelli Musulmani e di Amin al Husseini. Solerti propugnatori della vulgata nazista, i Fratelli Musulmani si preoccuparono di introdurre nel mondo arabo le versioni tradotte dei Savi dei Protocolli e del Mein Kampf. Furono sempre loro a edificare il culto fanatico della morte estetizzata da preferire di gran lunga alla vita. Nel 1937 Hassan al Banna scrisse un articolo dal titolo “L’industria della Morte” poi ripubblicato nel 1946 come, “L’arte della Morte”, in cui esponeva il suo credo con queste parole:

“A una nazione che perfeziona l’industria della morte e che sa come morire nobilmente, in questo mondo Dio concede una vita onorevole e la grazia eterna in quella futura”.

La bella morte agognata dalle “truppe di Dio” (altro nome dei Fratelli Musulmani) venne esaltata anche nei cori dei militanti marcianti per le strade del Cairo, “Non abbiamo paura della morte, la desideriamo!”. Questo culto del martirio, l’esaltazione della morte e il disprezzo della vita propagandati dalla fratellanza verranno ereditati poi da Hamas, la costola palestinese del gruppo, e messi in pratica in modo esponenziale durante la Seconda Intifada.

Tout se tient nella dottrina dei Fratelli Musulmani, rigorismo salafita, antisemitismo, jihadismo e sullo sfondo lo scenario del Califfato come modello insuperabile di perfezione da raggiungere.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » gio feb 01, 2018 9:18 pm

L'arresto di Tariq Ramadan per stupro è un duro colpo all'islam
Carlo Panella
2018/02/01

http://www.lettera43.it/it/articoli/pol ... ani/217617

Il fermo, o addirittura, come pare, l’arresto a Parigi di Tariq Ramadan per l’accusa di stupro nei confronti di due donne è particolarmente clamoroso, per varie ragioni. Innanzitutto perché l’inchiesta contro di lui è partita il 20 e poi il 27 ottobre 2017, su denuncia specifica e articolata di due donne musulmane, e quindi la magistratura francese ha avuto più di tre mesi per effettuare verifiche e controlli e se ora ha deciso questa misura cautelare significa che a suo carico vi sono prove pesanti.

PRIMO INTELLETTUALE NELLO SCANDALO. In secondo luogo perché Ramadan non solo è il primo intellettuale, ma addirittura il primo esponente religioso di primissimo piano a essere incappato nel terremoto delle violenze sessuali denunciate da donne. Infine, ma non per ultimo, perché Tariq Ramadan è un musulmano.

SE PERSINO IL QATAR LO HA SCARICATO... D’altronde, che le cose non si mettessero bene per questo affabulatore islamico, talmente coccolato dal milieu del politically correct da essere titolare di una cattedra a Oxford (a pieno discapito dell’attendibilità di questa un tempo eccellente università), lo si è capito quando il Qatar, da sempre suo accanito ed entusiasta sponsor (la sua cattedra era materialmente finanziata dall’ex emiro quatariota al Thani), l’ha seccamente dichiarato «persona non grata». Un allontanamento scabroso, chiaro indice della volontà dell’emirato di prendere le distanze da una stella cadente.

Naturalmente anche per Ramadan vale la presunzione di innocenza, ma è evidente che questa vicenda ha e avrà un peso enorme sulle capacità di attrazione dell’islamismo sulle èlite del politically correct europeo che lo hanno sempre considerato e protetto per quello che non è mai stato: un musulmano moderno.

ISLAM LUSTRATO DAI CALEMBOUR. Le doti di affabulatore, la tecnica consumata della taqiyya, della dissimulazione, di questo intellettuale hanno sempre coperto una realtà incontrovertibile e opposta: il suo islam è quello retrivo dei Fratelli musulmani (fondati non a caso da suo nonno, Hassan al Banna), solo lustrato a nuovo dai suoi calembour linguistici appresi sulla rive gauche parigina.

Il Qatar, storico sponsor dei Fratelli musulmani, aveva investito su di lui sino al punto di “comprargli” una cattedra di prestigio a Oxford

Dunque questa vicenda di stupro costituisce un grave, gravissimo colpo d’immagine, di prestigio e di sostanza anche per il contesto europeo e italiano dei Fratelli musulmani. Ramadan, a suo tempo, era portato in palmo di mano dal fondatore dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (Ucoii) Hamza Piccardo che l’ha sempre considerato un punto di riferimento. Proprio per questo il Qatar, storico sponsor dei Fratelli musulmani, aveva enormemente investito su di lui, sino al punto, come abbiamo detto, di “comprargli” una cattedra di prestigio a Oxford (commercio indegno e incredibile).

UN'AUTODIFESA CHE NON CONVINCE. Naturalmente Ramadan si difende attaccando e denuncia una «campagna diffamatoria» nei suoi confronti. Si vedrà. Ma per il momento pare proprio che la sua autodifesa non abbia minimamente convinto i magistrati di Parigi.


Tariq Ramadan arrestato dalla polizia francese: l'islamologo accusato di stupro e violenze
31 Gennaio 2018

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... lenze.html

L'islamologo Tariq Ramadan è stato arrestato dalla polizia francese con l'accusa di stupro, violenza e minacce. Da tempo la polizia francese avrebbe indagato sul caso dello scrittore svizzero, dopo che due donne lo avevano accusato di violenze sessuali, tra le quali la scrittrice franco-tunisina Henda Ayari, lo scorso ottobre. Secondo la scrittrice, i fatti risalgono al periodo tra il 2009 e il 2012, ma solo dopo cinque anni ha trovato il coraggio di denunciare l'intellettuale: "Non ho mai voluto fare i nomi perché ho ricevuto minacce" ha detto la scrittrice che ha poi accusato il teologo di usare "l'islam per soddisfare le sue pulsioni sessuali".

Ben più agghiaccianti le accuse di una seconda donna, rimasta anonima. Quando si è ritrovata faccia a faccia con il doconte: "Urlavo e gli chiedevano di smetterla - ha detto ai quotidiani francesi - ma lui mi ha preso per i capelli e mi ha trascinato per tutta la stanza fino alla vasca da bagno, dove mi ha urinato addosso".

Per le accuse ricevute, Ramadan ha dovuto lasciare l'insegnamento di Studi islamici contemporanei all'Università di Oxford. Da parte sua si è sempre dichiarato estraneo a quelle accuse, definendole delle semplici "calunnie".


Francia, teologo-star islamico denunciato: "Mi ha trascinato nella vasca per urinarmi addosso"
31 Ottobre 2017

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... islam.html

"Mi ha trascinata per i capelli per tutta la stanza, poi mi ha portata nella vasca da bagno per urinarmi addosso". È la seconda accusa di stupro in dieci giorni per Tariq Ramadan, teologo dell'Islam molto attivo in televisione. Dopo la denuncia della scrittrice Henda Ayari, arriva quella di Christelle, nome di fantasia, 45enne francese convertitasi all'Islam. Ramadan si difende da quella che chiama una "campagna di calunnie", una "macchina del fango" diretta dai "nemici di sempre". La presunta aggressione risale al 2009, scrive La Stampa.

Dopo uno scambio di lettere durato un anno, Christelle, disabile a una gamba e in stampelle, riesce ad incontrare il professore di Oxford per una consulenza spirituale a margine di una sua conferenza all'Hotel Hilton di Lione. Ramadan, nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani, incontra la donna nella hall, quindi le propone di continuare il colloquio in camera. E qui il racconto si fa quasi inverosimile, per crudezza e violenza. Ramadan colpisce le stampelle della donna con un calcio e la minaccia: "Mi hai fatto aspettare, ora la pagherai cara". Poi schiaffi, pugni nello stomaco e lo stupro. "Ho urlato di dolore gridando basta", ma "più urlavo, più picchiava". E poi il trascinamento per la camera d'albergo.

L'episodio è smentito dall'interessato, ma per brutalità ricorda molo quello descritto da Henda Ayari. "Mi ha strangolata talmente forte che credevo di morire". Nel 2015 la donna decise di non indossare più il jilbab e denunciare il marito fondamentalista. Anche lei cercò consiglio in Ramadan, che la minacciò di ucciderle i figli e la violentò. "La speranza" ha raccontato al Parisien, "è che adesso le vittime osino parlare e denunciare questo guru perverso che usa la religione per manipolare le donne".
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » mer mar 07, 2018 10:01 pm

Ramadan e i titoli falsi del guru degli islamisti “radical”
Souad Sbai

http://lanuovabq.it/it/ramadan-e-i-tito ... o.facebook

Non solo le accuse di stupro e di propaganda dell’estremismo. Ora per Tariq Ramadan, l’ex idolo della sinistra radical chic arriva anche l’accusa di aver taroccato i titoli universitari. Un asservimento culturale alla potenza dell’estremismo su cui si è chiuso gli occhi.

Non solo le accuse di stupro e quelle (per pochi coraggiosi a dire la verità) di propaganda dell’estremismo tramite il suo pensiero. Ora per Tariq Ramadan, l’ex idolo della sinistra radical chic italiana ed europea, arriva anche l’accusa di aver taroccato (o meglio inventato) i titoli universitari con i quali si presentava come professore. Accusa che riporta ‘Le Point’ citando niente di meno che l’Università di Oxford, presso la quale Ramadan insegnava prima di finire schiacciato dallo scandalo accuse di stupro.

Insomma, il nipote di quell’Hassan al Banna che fu fondatore dei Fratelli Musulmani non sarebbe dunque un accademico con tanto di riconoscimenti universitari bensì un qualcosa di indefinito. Quello di cui interessa più parlare è il Ramadan erede dell’islamismo politico dei Fratelli Musulmani, maestro di propaganda radicalista; e il fatto che possa aver portato dei titoli falsi, se l’inchiesta appurerà che le cose sono andate così, va visto in un altro senso: quale superficialità veniva (e in alcuni casi ancora oggi viene) applicata sui documenti e sui materiali presentati da esponenti legati ad un certo ambiente?

Nessun controllo applicavano istituti anche prestigiosi? Perché? Forse perché a certi personaggi certe cose non si possono chiedere? Magari qualcuno la prendeva male? Tipo quelli che hanno riempito di insulti e minacce di morte le donne che hanno denunciato Ramadan? Perché chi denuncia qualcosa rispetto ad un estremista o presunto estremista non la passa liscia, è cronaca di tutti i giorni. Sarà forse per questo che nessuno nei grandi atenei si è premurato di controllare la validità o meno se i titoli di studio e accademici provenienti da altri atenei fossero veri o meno.

Il problema dunque non sta nel fatto che Ramadan possa o meno aver presentato documenti accademici falsi, ma che nessuno abbia controllato perché è Tariq Ramadan. Perché è lui. Questo è uno degli effetti dell’asservimento culturale alla potenza dell’estremismo. Ed è quello che forse più preoccupa. Ramadan parlava a studenti, a giovani, al futuro.

Ma del resto è ai giovani, che domani saranno uomini, che il proselitismo estremista di cui parla coraggiosamente il libro del francese Besson si rivolge: nel suo libro ‘’La Conquista dell’Occidente dei Fratelli Musulmani’’, che racconta il progetto ritrovato nel 2001, l’argomento culturale è un pilastro. Insegnare e diffondere l’estremismo con l’università, il pensiero culturale, i libri, le lezioni: e i ragazzi sono l’obiettivo principe di questo percorso. E Ramadan per anni ha rappresentato la punta di diamante di un discorso radicato: proselitismo sotto mentite spoglie.



C'è un islam che vuole convertirci
di Silvia Grilli

http://archivio.panorama.it/archivio/C- ... onvertirci

Un libro sensazionale è stato pubblicato in Francia. Citando fonti, documenti e trascrizioni da nastri registrati, descrive il progetto del gruppo fondamentalista dei Fratelli musulmani per islamizzare l'Europa.
Il titolo è Frère Tariq (Fratello Tariq) e si riferisce a Tariq Ramadan, un professore di filosofia d'origine egiziana che vive a Ginevra, in Svizzera. Perché intitolargli un libro? Perché Ramadan non è solo il nipote di Hassan al-Banna, che nel 1928 fondò l'organizzazione integralista dei Fratelli musulmani. Non è solo il più carismatico predicatore dell'Islam assolutista del VII secolo fra i giovani musulmani immigrati in Europa. Non è stato soltanto consulente della Commissione europea durante la presidenza di Romano Prodi. Non è soltanto l'ospite applaudito delle tavole rotonde sui dialoghi tra religioni, dove è presentato come un «riformatore dell'Islam».
Per la giornalista Caroline Fourest, che ha scritto il libro, è soprattutto l'uomo che tra il 1992 e il 1993 è stato designato in Egitto dall'ufficio politico della congregazione per una missione di grande importanza: la «dawa» in Occidente. Cioè convertire l'Europa all'Islam fondamentalista dei Fratelli musulmani e realizzare una società ideale basata sulla «sharia», la legge islamica.Il piano di penetrazione dei Fratelli musulmani in Europa avrebbe una strategia e un metodo.
Secondo Fourest, la strategia è questa: i musulmani non si integrano nella società europea, non accettano le leggi in contrasto con la loro religione, approfittano della libertà di espressione, del senso di colpa e dell'ingenuità occidentali per cercare alleati nella sinistra, nei no global e nei cattolici terzomondisti europei.
In pratica collaborano provvisoriamente con gli avversari della globalizzazione nell'attesa che venga «il gran giorno». Il giorno in cui, secondo le conclusioni dell'inchiesta di Fourest, i non musulmani non avranno più voce in capitolo e si realizzerà la società ideale della sharia. Un mondo dove «le donne saranno velate, le scuole saranno islamiche, la colonizzazione occidentale verrà considerata causa di tutti mali, si metterà fine al sistema monetario internazionale, le prigioni si riempiranno di femministe, omosessuali e musulmani democratici, giudicati "blasfemi" dalla polizia etica».

Il metodo è invece quello del doppio registro: «Sviluppare un discorso che si adatti all'orecchio che ascolta» insegna Ramadan in una delle cassette vendute in decine di migliaia di copie dalle edizioni Tawhid, legate ai Fratelli musulmani. In un opuscolo pubblicato dallo stesso editore, Ramadan elabora per ogni concetto chiave come «diritto, razionalità, democrazia e comunità» una seconda definizione che può essere compresa soltanto dagli studenti che hanno seguito i suoi corsi.
«Questo» afferma Fourest «gli permette di tenere discorsi apparentemente inoffensivi restando invece fedele a un messaggio islamista». Interpellato da Panorama, Ramadan non vuole commentare l'inchiesta di Fourest. Però avverte: «Invece d'indagare su di me, dovreste indagare su quella donna».
Dunque chi è Caroline Fourest?È una giornalista francese e una militante del laicismo. È caporedattore di ProChoix, una rivista in difesa delle libertà individuali contro le ideologie totalitarie. Da 10 anni si occupa d'integralismo religioso: cristiano, ebraico, islamico. Nell'ultimo anno ha studiato i documenti lasciati dietro di sé dal rètore Ramadan: un centinaio di cassette, una quindicina di libri, 1.500 pagine d'interviste e di articoli apparsi su di lui nei giornali inglesi, francesi, italiani e spagnoli. Poi ha scritto Frère Tariq per l'editore Grasset. Fourest dice a Panorama: «Ci vuole più coraggio per combattere l'integralismo musulmano che quello cristiano, perché gli islamisti hanno nella sinistra europea molti più alleati di quanti ne abbia il fondamentalismo cristiano. Se il commissario europeo Rocco Buttiglione dice: "L'omossessualità è peccato", nessuno lo scambia per un cattolico liberale. Perché invece si considerano musulmani liberali degli estremisti islamici?
Gli islamisti fanno leva sulla scusa di essere una minoranza perseguitata per annullare il nostro spirito critico. Ma bisogna superare la paura di essere accusati di razzismo».Khaled Fouad Allam è professore di sociologia del mondo musulmano all'Università di Trieste. Di origine algerina, ha scritto il libro Lettera a un kamikaze (Rizzoli editore). È editorialista del quotidiano La Repubblica. Conosce il progetto fondamentalista dei Fratelli musulmani. Dice a Panorama: «La rivoluzione iraniana, con la conseguente nascita dello stato islamico, ha ampliato gli obiettivi della fratellanza. Non si limita più alla conversione spirituale. Vuole dare un apparato politico all'islamizzazione. Oggi, con la diaspora dei giovani musulmani in Europa, ha trasferito i suoi obiettivi in Occidente».
Il piano dei Fratelli musulmani è una minaccia mondiale. «È soprattutto un pericolo per i musulmani che credono sia possibile unire Islam e libertà, Islam e democrazia». Non si pensi che la strategia si fermi ai paesi dove gli immigrati musulmani sono più numerosi, come la Francia o la Gran Bretagna. «La fratellanza musulmana» spiega Fouad Allam «non ragiona per stati, ma a livello transnazionale. Lo scopo è atrofizzare le democrazie occidentali. La strategia di penetrazione utilizza il principio della "taqiyya", la dissimulazione, che ha origine nella tradizione di misticismo dell'Islam. Uno degli emblemi di una confraternita di mistici musulmani, la Naqsbandiyya, è la frase "Solo nella folla", nel senso che nessuno deve riconoscerti nella folla. La taqiyya è stata ripresa dal fondatore dei Fratelli musulmani al-Banna per mantenere la segretezza delle strutture. Prevede un doppio linguaggio: uno per l'interno della congregazione, un altro per l'esterno».Avanzare mascherati permette ai Fratelli di crescere e fare nuovi proseliti. Nulla si deve sapere della confraternita. Nessuno deve rivendicare pubblicamente d'appartenere alla congregazione. Nemmeno Tariq Ramadan, che ha sempre negato.
Per Caroline Fourest l'evidenza è che nel cuore dell'Europa, nella svizzera Ginevra, il Centro islamico di cui Ramadan è amministratore diffonde un Islam radicale di resistenza all'Occidente. L'evidenza è che in Francia l'ideologia della fratellanza ispira l'Union des organizations islamiques de France, che riunisce oltre 200 associazioni. In Italia influenza l'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche, che controlla il 70 per cento delle moschee. A Londra, l'Associazione dei musulmani di Gran Bretagna, vicina ai Fratelli musulmani, ha lanciato in luglio una grande campagna in favore del velo islamico. L'hanno presentata Youssef al-Qaradhawi, il teologo che presiede il Consiglio europeo della fatwa, e Ramadan. Se la dawa fosse soltanto una missione religiosa, sarebbe una faccenda di fondamentalismo retrogrado. Ma i Fratelli musulmani sono un movimento politico, prima che religioso. Fourest scrive che nel 2004 Ramadan ha partecipato alla preparazione di una lista di candidati musulmani per le elezioni europee.
Nell'Epistola ai giovani, il fondatore della Fratellanza al-Banna scrisse: «Noi vogliamo che la bandiera dell'Islam sventoli di nuovo, al vento e bene in alto, in tutte le contrade che hanno avuto la fortuna di accogliere l'Islam per un certo periodo di tempo, e dove la voce dei muezzin (chi chiama alla preghiera, ndr) è risuonata tra i takbirs e i tahlils (orazioni coraniche, ndr). Poi la mala sorte ha voluto che le luci dell'Islam si ritirassero da queste contrade, cadute nella miscredenza. Dunque l'Andalusia, la Sicilia, i Balcani, le coste italiane e le isole mediterranee sono tutte colonie musulmane e bisogna che ritornino in seno all'Islam. Allo stesso modo occorre anche che il Mediterraneo e il Mar Rosso ridiventino mari musulmani, come lo erano prima. Noi vogliamo esporre il nostro messaggio islamico al mondo intero, raggiungere le genti nella loro totalità, sottomettere tutti i tiranni finché non ci sia più disordine e la religione sia interamente votata a Dio».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » gio giu 07, 2018 6:56 am

Medio Oriente: aiutare la Giordania per non lasciarla alla Fratellanza Musulmana
Paola P. Goldberger
giugno 4, 2018

https://www.rightsreporter.org/medio-or ... -musulmana

Ad Amman il quartiere Tafileh è il cuore della protesta che ormai da tempo sta tenendo sulla corda la Giordania. È il quartiere più povero e per questo il più vulnerabile alle infiltrazioni dei “venditori di fumo” della Fratellanza Musulmana, gente senza scrupoli che sfruttando la povertà dilagante e il malcontento aizza questi disperati contro il Re e contro il Governo.

Oggi Re Abdullah dovrebbe chiedere le dimissioni del Primo Ministro Hani Mulki nel tentativo di placare le ire dei manifestanti infuriati per i rialzi del pane, della benzina e per la politica economica del regno. Ma non è affatto sicuro che le proteste si fermeranno.

Il timore, più che concreto, è che dietro alle proteste ci sia la Fratellanza Musulmana che già in passato aveva tentato più volte di dare una spallata alla monarchia giudicata troppo “filo-occidentale” e alla quale non hanno mai perdonato né il trattato di pace con Israele né la politica filo-saudita e quindi ostile ai Fratelli Musulmani.

Al di là della necessità effettiva per la Giordania di rivedere radicalmente la sua politica economica e di ascoltare le istanze che arrivano dal basso, quello che al momento il regno hashemita deve assolutamente evitare è che la Fratellanza Musulmana si impossessi politicamente delle proteste, una operazione non facile e che potrebbe essere tardiva. Da mesi infatti i Fratelli Musulmani soffiano sul fuoco del malcontento e i buoni risultati ottenuti alle ultime elezioni spingono gli estremisti islamici a non mollare l’osso.

I recenti aumenti delle tasse e soprattutto l’aumento del prezzo del pane attuati dal premier Mulki per seguire le politiche economiche imposte dal Fondo Monetario Internazionale hanno colpito maggiormente le classi più povere, terreno fertile per i predicatori d’odio della Fratellanza Musulmana.
Aiutare con ogni mezzo la Giordania

Le potenze regionali alleate della Giordania non possono non essere fortemente preoccupate per ciò che avviene ad Amman. L’economia della Giordania sta faticando moltissimo, gli investimenti stranieri sono calati mentre anche gli aiuti internazionali sono stati drasticamente tagliati. Questo ha portato a una situazione difficile che non ha investito solo le classi più povere ma anche la classe media che fino ad oggi è stata il pilastro della monarchia. La Giordania è un elemento troppo importante nello scacchiere mediorientale per lasciarla alla mercé della Fratellanza Musulmana. E’ interesse di Israele e dell’Arabia Saudita cercare in ogni modo di sostenere Re Abdullah anche coinvolgendo gli Stati Uniti se necessario. Alla Giordania serve un aiuto massiccio e immediato, anche a livello di sicurezza interna già minacciata dall’ISIS e che ora potrebbe affiancare i Fratelli Musulmani nel cavalcare il malcontento.

Per questo, anche su iniziativa israeliana che considera giustamente la Giordania un alleato fondamentale, sono in corso febbrili e complesse manovre nel tentativo di non lasciare Re Abdullah alla mercé della Fratellanza Musulmana. Un aiuto economico importante potrebbe arrivare dall’Arabia Saudita e da altri Paesi sunniti del Golfo. Ora l’importante è fermare la protesta popolare che potrebbe facilmente degenerare in protesta violenta. Per farlo la Giordania deve prima di tutto abrogare le leggi messe a punto dal premier Hani Mulki su imput del FMI. Poi gli alleati devono dare il via a un piano d’emergenza per rilanciare l’economia giordana aumentando gli scambi con Amman. Naturalmente non è una cosa che si possa fare in pochi giorni, ma di sicuro è un piano che va approntato prima possibile. Il rischio è che l’alternativa sia un Governo della Fratellanza Musulmana che immancabilmente allontanerebbe il regno hashemita dall’asse con i Paesi sunniti e con lo Stato Ebraico. Non ci possiamo permettere di perdere la Giordania.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » dom dic 09, 2018 1:09 pm

Ci era scappata su Tariq Ramadan.
Staff writer, Al Arabiya English Sunday, 2 December 2018

https://www.facebook.com/otello.belli.1 ... 5750463240

La breve storia di Al-Arabiya ci offre il punto debole dei suoi download: "La polizia trova 776 foto pornografiche sul laptop dell'erede islamico Tariq Ramadan".

Nell'ultimo scandalo che ha colpito lo studioso islamico Tariq Ramadan, 776 foto pornografiche - tra cui presumibilmente alcune delle donne che lo hanno citato in giudizio per accuse di violenza sessuale e stupro - sono state trovate sul suo laptop.

Ramadan, nipote del fondatore della Fratellanza Musulmana, è attualmente in libertà condizionata dal carcere in Francia.

Un nuovo rapporto del quotidiano francese "Le Journal du Dimanche" è emerso affermando che la polizia, dopo un esame approfondito e l'analisi dei dati elettronici del Ramadan, ha raccolto 776 foto pornografiche.

Tariq Ramadan, "intelletto torreggiante" e "principale pensatore islamico", scelto dalla rivista TIME nel 2000 come uno dei sette più importanti innovatori religiosi del XXI secolo, e nel 2004 è stato nominato da TIME come uno dei "100 della maggior parte delle persone influenti "nel mondo, e dai lettori di Foreign Policy nel 2005, 2006, 2008-2010, 2012-2015, ancora come uno dei primi 100 pensatori più influenti del mondo, ha visto la sua reputazione crollare nel corso dell'ultimo anno, quando è stato rivelato essere un predatore sessuale di un tipo insolitamente nauseante, con un profondo, costante, quasi maniacale interesse per il sesso violento. Si è divertito a sedurre, o a minacciare, o forzare fisicamente le donne, dai quattordici anni in su, a fare sesso con lui, il più degradante per loro, il più piacevole per lui, che si tratti di un'auto parcheggiata o di un'aula vuota, o più recentemente, in una delle sue innumerevoli camere d'albergo, sia prima che dopo che ha tenuto uno dei suoi discorsi ben accolti sull'etica dell'Islam.

Il suo curriculum dimostra che da quando era un insegnante di scuola superiore a Ginevra, stava forzando le sue attenzioni sessuali sulle persone più vulnerabili, a cominciare dagli studenti adolescenti da lui gestiti e da chi gestiva, dall'applicazione del suo fascino sinistro e, se necessario, mediante l'applicazione della forza, per trarre vantaggio. Ma quelle ragazze hanno almeno risparmiato il tipo di terrificante violenza che in seguito avrebbe inflitto in Francia alle sue preda adulte, incluse, Henda Ayari e "Christelle".

Ora arriva la notizia che 776 immagini pornografiche sono state trovate scaricate sul computer di Tariq Ramadan. Sembra che quando non stava cercando di persuadere o forzare qualcuno a fare sesso, o stava facendo sesso in tutti i modi, coinvolgendo tutti i tipi di posizioni e orifizi, o stava recuperando dai suoi incontri sessuali, ses ébats amoureux, era ancora preoccupato per il sesso. Dopotutto, anche Tariq Ramadan ha bisogno di riposare prima di passare al suo prossimo incontro.
E in tutto questo tempo avevamo pensato che Tariq Ramadan, che "l'intelletto torreggiante", fosse stato profondo nella sua borsa di studio, studiando Al-Ghazali e Ibn Khaldun, Kant e Spinoza. I giorni e le notti di questo paladino islamico dell'Islam erano dati, sembra, meno all'illuminazione etica e più agli orgasmi, che il nostro "intelletto torreggiante" richiedeva giorno dopo giorno.

Che vita piena il signor Ramadan, lo stupratore seriale, il sadico insaziabile.
E sapendo cosa facciamo di lui, qualcuno di noi sarebbe incline a seguire una lezione del nostro signor Ramadan sul suo argomento preferito, l'etica dell'Islam.
Non voi o me. Forse Karen Armstrong (Ramadan ha prestato servizio nel consiglio della sua "Carta per la compassione") o Linda Sarsour (per la quale Ramadan ha espresso il suo sostegno), entrambi incrollabilmente fedeli al "grande pensatore islamico", si sarebbero presentati.
Per loro, è solidarietà per sempre.

Molti dei libri del Ramadan contengono la parola "etica" nei loro titoli.
Uno di questi libri è "Etica islamica: un'introduzione molto breve". E ora abbiamo tutti avuto, dalla vita dello stesso Ramadan, un'introduzione alla sua "etica islamica" che, opportunamente, risulta essere "molto breve" in effetti .


https://english.alarabiya.net/en/News/2 ... ULF6aakj1k
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » dom dic 23, 2018 10:00 am

???

L'Europa ha un problema, si chiama Fratellanza musulmana
Souad Sbai
21-12-2018

http://www.lanuovabq.it/it/leuropa-ha-u ... -musulmana

In Europa si accreditano come forza islamica moderata e aperta al pluralismo, in realtà quello dei Fratelli Musulmani è soltanto l'ultimo inganno per sfruttare le debolezze delle democrazie occidentali per realizzare il progetto di conquista. È una sfida che solo i falsi profeti del multiculturalismo e dell'integrazione impediscono di vedere e affrontare. Quanto ancora pensiamo di poter tenere gli attentati lontani dall'Italia? Continua il dibattito sul Rapporto dell'Osservatorio Cardinale Van Thuân dedicato all'«Islam, problema politico».
- JIHADISTI, AMICI DI CHE GUEVARA, di Lorenza Formicola
- LOUISA E MAREN, VITTIME DI UNA GUERRA "IGNOTA", di Riccardo Cascioli

La pubblicazione del decimo “Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo” sul tema “L’Islam, problema politico” (Cantagalli, 2018), da parte dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân, apre una finestra d’opportunità per rilanciare il dibattito su una questione dirimente per il futuro dell’Europa e dell’intero Occidente. Lo studio mette in relazione l’approccio dell’Islam e del Cristianesimo verso la realtà contemporanea: un interessante confronto da cui però non emergono soltanto punti di convergenza e ambiti nei quali, attraverso il dialogo, l’incontro sembra possibile.

Lo studio infatti attribuisce meritoriamente la necessaria rilevanza anche alle divergenze, quelle che in molti continuano a non voler vedere. Queste riguardano la sfera teologica e dottrinaria, ma investono anche quella politica quando principi e concetti religiosi vengono trasposti sul piano ideologico, con un impatto significativo sulla realtà e sul corso degli eventi.

Da questo punto di vista, è innegabile il fatto che dall’Islam promanino attualmente delle sfide molto serie per Europa e Occidente, di cui i falsi profeti del multiculturalismo e dell’integrazione si rifiutano di acquisire piena consapevolezza. Mentre laddove tale consapevolezza è stata acquisita ed è presente, s’incontrano enormi difficoltà a porre in essere iniziative concrete, opportune ed efficaci per farvi adeguatamente fronte: governi e leader politici, anche quando riconoscono che la tipologia d’Islam che si sta facendo largo nelle libere democrazie occidentali ha tratti marcatamente fondamentalisti e persegue chiaramente obiettivi di conquista, non hanno il coraggio di agire di conseguenza nel timore della scomunica mediatica dei falsi profeti di cui sopra.

In Italia, ad esempio, se contro un semplice decreto come quello sulla sicurezza approvato dall’attuale esecutivo, fatto di timidi correttivi, si sono rimessi in moto i tradizionali meccanismi della “resistenza” contro fantomatici fascismi, prendere provvedimenti volti davvero a sradicare le reti di propagazione dell’estremismo solleverebbe una “resistenza” ancora maggiore. Naturalmente, di ciò si avvantaggiano gli stessi propagatori dell’estremismo, che conoscono alla perfezione le debolezze dei sistemi occidentali e sanno altrettanto bene come sfruttarle in modo da avanzare con la propria agenda islamista generatrice di terrorismo. Il caso più evidente è quello della Fratellanza Musulmana.

Fondata negli anni ’20 del secolo scorso in Egitto, come reazione sia alla fine del Califfato ottomano che alla colonizzazione britannica, grazie all’opera indefessa dei suoi esponenti e propagandisti la Fratellanza Musulmana è arrivata a costituire la matrice ideologica del terrorismo jihadista contemporaneo, da cui hanno preso le mosse prima Al Qaeda e poi ISIS. D’altro canto, con una paziente e lunga opera di penetrazione, la Fratellanza Musulmana ha occupato crescenti spazi nel tessuto religioso, sociale, culturale, politico ed economico dei paesi del Medio Oriente, fino a tentarne la conquista sfruttando i moti di rivolta passati inopinatamente alla storia come “Primavera Araba”. L’obiettivo della Fratellanza Musulmana era quello di stabilire dittature fondamentaliste da utilizzare come piattaforma per la rinascita di un Califfato globale, che doveva comprendere anche l’Occidente.

Tale progetto è fallito, ma le ambizioni della Fratellanza Musulmana, e degli stati che la sostengono, vale a dire il Qatar e la Turchia di Erdogan, restano immutate tanto nei confronti del mondo arabo, quanto dell’Occidente. Vaste e profonde reti d’influenza che fanno capo alla Fratellanza Musulmana sono radicate da decenni anche in Europa e Stati Uniti, dove la porta d’ingresso all’interno delle istituzioni e del sistema nel suo complesso è rappresentata dalle forze politiche e culturali di sinistra: queste, dal PD italiano a quello americano, sono ben contente di favorirne l’ascesa in nome di un malinteso multiculturalismo e di una malintesa integrazione.

La più recente accettazione dello stato laico e del pluralismo è solo parte dell’inganno con cui la Fratellanza Musulmana continua a piegare “dolcemente” ai suoi obiettivi le varie forze “arcobaleno”. Dello stato laico e del pluralismo, la Fratellanza Musulmana sfrutta solo gli ampi spazi di manovra che le vengono offerti per accreditarsi come organizzazione moderata e interlocutore privilegiato dei governi e persino delle forze di sicurezza. Tuttavia, nelle migliaia di moschee, luoghi di preghiera, centri culturali e di aggregazione, nelle carceri così come su internet, è lo Stato Islamico nel senso di ISIS che viene propagandato, insieme all’odio per l’Occidente che sfocia nel terrorismo jihadista. Il terrorismo finora non ha colpito i mercatini di Natale in Italia, ma per quanto ancora li risparmierà?

Pertanto, affrontare la questione dell’Islam in Occidente non può prescindere dall’affrontare la questione della Fratellanza Musulmana. Una questione che investe la dimensione politica, di sicurezza e naturalmente quella religiosa. Il rapporto dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân richiama l’attenzione sulle problematiche oggi poste dall’Islam, ma la Chiesa è chiamata ad articolare una posizione che contribuisca fattivamente alla risoluzione del problema. La Fratellanza Musulmana è la componente maggioritaria della comunità islamica in Italia ed è arrivata l’ora di separare il grano dalla zizzania.


https://www.facebook.com/Fermiamo-la-pe ... 5859406708
La pubblicazione del decimo “Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo” sul tema “L’Islam, problema politico” (Cantagalli, 2018), da parte dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân, apre una finestra d’opportunità per rilanciare il dibattito su una questione dirimente per il futuro dell’Europa e dell’intero Occidente. Lo studio mette in relazione l’approccio dell’Islam e del Cristianesimo verso la realtà contemporanea: un interessante confronto da cui però non emergono soltanto punti di convergenza e ambiti nei quali, attraverso il dialogo, l’incontro sembra possibile...



Alberto Pento
Il problema sono Maometto, il Corano e il loro Allah e non la Fratellanza Mussulmana che altro non dice e fa che quello che ha detto e fatto Maometto e che è scritto nel Corano.
Accusare la Fratellanza Mussulmana e tralasciare le responsabilità e le colpe di Maometto, del suo Corano e del suo Allah è demenziale, irresponsabile e ingannevole.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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