Fratellanza mussulmana

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Messaggioda Berto » gio feb 11, 2016 9:43 am

Fratellanza musulmana: Francia e Belgio cominciano ad accorgersi del problema... A quando l'Italia?

08 febbraio 2016
Valentina Colombo - Mohammed Louizi

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=61349

Il 7 febbraio scorso ha segnato una svolta nei rapporti tra i Fratelli musulmani, Francia e Belgio. Due eventi, rispettivamente a Lille e a Charleroi, organizzati dalla galassia della Fratellanza europea hanno dovuto rinunciare a due ospiti di punta che sono stati bloccati, grazie alla denuncia coraggiosa e indefessa dell’ex Fratello franco-marocchino Mohammed Louizi, e alla consapevolezza delle autorità della gravità di quanto denunciato.

Tutto nasce quando viene annunciato il parterre del nono Rassemblement Annuel des Musulmans du Nord (RAMN) a Lille, città in cui vive Louizi, ma soprattutto città di Amar Lasfar, attuale presidente dell’Union des Organisations Islamiques de France (UOIF), e cuore delle attività della Fratellanza francese. Gli ospiti annunciati erano i seguenti: Tariq Ramadan, Ratib al-Nabulsi, Almoqri Abuzayd, Nabil Ennasri, Ghaleb Bencheikh, Ahmed Jaballah, Abdelhamid Youyou e Fatiha Ajbli. Un’intelligente scelta che mescola personaggi noti anche al di fuori del mondo musulmano, quali Tariq Ramadan, personaggi legati all’attivismo locale quali Nabil Ennasri e Ahmed Jaballah, personaggi estranei alla Fratellanza come Ghaleb Bencheikh, e predicatori internazionali meno noti al gran pubblico e alle autorità francesi quali Nabulsi e Abuzayd. Una strategia diffusa in tutta Europa e che fa sì che spesso voci pericolose e poco moderate entrino nei nostri paesi dove presenteranno interventi magari discutibili, ma accettabili in un contesto che già conosce le loro opinioni più pericolose.

Ratib al-Nabulsi

Quest’anno però Mohamed Louizi ha pubblicato un articolo molto documentato su due ospiti, mettendone in evidenza i propositi anti-semiti e radicali, per poi inviare la propria relazione alle autorità francesi che non hanno non potuto prenderne atto. I predicatori in questione sono Nabulsi e Abuzayd che nel 2015 sono stati invitati anche in Italia e accolti con tutti gli onori dalla galassia UCOII e CAIM. Ratib al-Nabulsi nel dicembre scorso si trovava alla moschea Maryam di Milano, per un incontro organizzato grazie all’Associazione Italiana degli Imam e delle Guide Religiose con sede a San Giovanni Lupatoto in provincia di Verona, e ancor prima era stato uno degli ospiti d’onore della Notte della Speranza organizzata da Islamic Relief Italia nel 2013 e dell’evento organizzato da Partecipazione e Spiritualità Musulmana al Teatro Dal Verme a Milano. Luoizi riporta alcune affermazioni contenute negli scritti di Nabulsi. A pagina 32 del libro Quando giungerà la vittoria dell’Islam? Nabulsi afferma: “Il musulmano è l’arma più forte… alcuni si ritengono vinti, psicologicamente, perché pensano per forti che possiamo essere, non potremo mai vincere il nostro nemico. Nelle loro menti, il nemico è più forte di noi e ha armi che noi non abbiamo. Tuttavia costoro dimenticano che abbiamo un’arma possente che il nemico non ha: l’uomo musulmano, il soldato musulmano, che quando si lancia in battaglia, sceglie solo tra due opzioni: la vittoria o la morte con il martirio per la causa di Allah.” Nella sua Enciclopedia di scienze islamiche Nabulsi scrive che “l’apostata deve essere ucciso perché dopo avere fatto parte della comunità dei musulmani, ne sottrae i segreti, ne individua i punti deboli e li abbandona per denigrarli. […] In primo luogo bisogna proporgli il pentimento. Bisogna lasciargli qualche anno per riflettere. […] ma se lascia la comunità, si allea ai suoi nemici e inizia a combatterli, bisogna condannarlo a morte […]”. Durante un’intervista rilasciata ad Al Jazeera ha espresso invece la propria opinione su Hamas: “Chi può credere che un’organizzazione che non è uno Stato, sia riuscita a costruire un aereo e a farlo sorvolare su Tel Aviv per bombardare con precisione le posizioni militari israeliane. Quando ho appreso questa buona notizia, credetemi, ero felice e non sono riuscito a dormire.[…]”

Il simbolo della Fratellanza musulmana: Corano (libro e citazione) e due scimitarre per imporlo agli "infedeli". Tutto chiaro?

Almoqri Abuzayd El Idrissi è stato ospite a un convegno organizzato lo scorso settembre a Palermo accanto a Abdelhafid Kheit Presidente della Comunità Islamica di Sicilia e membro del direttivo UCOII e a Sante Ciccarello, rappresentante di Islamic Relief UK. Ebbene, Louizi illustra con precisione non solo l’antisionismo, ma anche l’antisemitismo del predicatore. In una intervista in arabo El Idrissi ha dichiarato quanto segue: “Lo Stato d’Israele deve scomparire”, “L’esistenza sionista è un pericolo per la umma islamica”, “Non si può accettare di coesistere con il colonizzatore sionista nel Vicino Oriente.” E ancora: “gli ebrei hanno un’incredibile capacità a distruggere le nazioni, comprese quelle cristiane, dall’interno. Possiedono i mezzi di comunicazione e le sale cinematografiche”, “La normalizzazione dei rapporti con Israele è un genocidio di una civiltà.” Nel suo volume La Palestina e il conflitto delle volontà, El Idrissi afferma che “ogni ebreo è un progetto sionista” e che “i cristiani sono più ebrei degli ebrei. Sono più sionisti dei sionisti […] ma i cristiani, questi idioti, sperano che gli ebrei si convertano al cristianesimo. Credono che questi ebrei si convertiranno solo davanti a Gesù Cristo. Ma Gesù scenderà solo nel Regno di Israele. Quindi per questi cristiani è indispensabile che il regno di Israele esista.”

La denuncia di Louizi ha portato il Ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve a emettere, il 2 febbraio, un comunicato in cui annunciava la presenza dei servizi all’evento e che “qualsiasi affermazione punibile per legge avrà conseguenze immediate e sarà oggetto di sanzioni appropriate”. Se a Nabulsi non è stato concesso il visto Schengen prima della denuncia di Louizi, la presenza di El Idrissi è stata cancellata a Lille e bloccata a Charleroi. È interessante, e preoccupante, osservare che Francia e Belgio, colpite da vicino dal terrorismo di matrice islamica, stiano iniziando a comprendere sia il “peso delle parole” sia la pericolosità di alcuni predicatori, mentre in Italia gli stessi predicatori circolano liberamente nelle moschee e, come se ciò non bastasse, chi li invita è uno dei principali interlocutori delle istituzioni in materia di islam e de-radicalizzazione. Non è più sufficiente affermare che sul suolo italiano i suddetti predicatori non abbiano espresso propositi radicali poiché chi li ascolta conosce bene le loro idee attraverso altri canali. Francia, Belgio e Regno Unito hanno vissuto sulla propria pelle e sulla pelle della loro popolazione, e non solo, le conseguenze dell’”estremismo moderato” della Fratellanza. L’Italia dovrebbe seriamente riflettere e agire di conseguenza.

Valentina Colombo insegna cultura e geopolitica dell'islam all'Università Europea di Roma
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » gio feb 11, 2016 8:00 pm

Il tradimento dell’Europa
11 febbraio 2016 Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/il-tradimento-delleuropa

Non si possono comprendere chiaramente le ragioni persistenti e incistate dell’odio per Israele se non si tiene conto in modo adeguato delle conseguenze dell’alleanza tra Europa e paesi arabi negli anni Settanta e di cui Bat Ye’Or, la grande studiosa ginevrina, ha più volte dato conto nei suoi libri e nelle interviste rilasciate. Il principale attore europeo di questa strategia di cooperazione economico-politica fu la Francia. Come ha ribadito Bat Ye’Or (nella foto) in una recente intervista

A livello strategico, il generale De Gaulle e la sua cerchia più ristretta auspicavano la creazione di un blocco solidale euro-arabo mediterraneo la cui potenza, a livello internazionale, avrebbe eclissato quella dell’America e del blocco sovietico. L’appoggio francese e poi europeo alla guerra araba contro Israele, la legittimazione del terrorismo dell’OLP, il sostegno irrevocabile ad Arafat, la loro invenzione e sacralizzazione di una “causa palestinese”, deviavano verso Israele l’odio jihadista contro le antiche potenze coloniali, divenute delle alleate. La guerra euro-araba contro Israele garantiva la sicurezza dell’Europa contro il terrorismo e promuoveva la riconciliazione islamico-cristiana, fra Arabi ed Europei. La guerra europea contro Israele è stata il fondamento del riavvicinamento euro-arabo e la garanzia del suo successo.

Difficilmente si può essere più chiari nella individuazione dei plessi principali della questione i cui risultati sono davanti ai nostri occhi. Israele doveva e deve essere sacrificato alla convergenza di quei magnifici interessi franco-euro-arabi che avrebbero disegnato l’Europa del futuro, quella in cui viviamo.

La “causa palestinese” già confezionata a tavolino alla fine degli anni Trenta dai Fratelli Musulmani con la complicità dell’allora Mufti di Gerusalemme, Amin Al Husseini, è stata ristrutturata e implementata dall’Europa, sotto l’impeto dell’impulso francese. De Gaulle aveva già dato buona prova del nuovo corso in atto pugnalando Israele alla schiena alla vigilia della Guerra dei Sei Giorni, quando si rifiuto di fare avere allo stato ebraico minacciato di distruzione dagli eserciti coalizzati di Egitto, Siria e Giordania, le forniture di armi che erano state già pagate. Il pretesto fu che il responsabile della guerra fosse Israele, perché aveva di fatto sparato il primo colpo.
Sacrificando Israele agli arabi per puri interessi economico-strategici l’Europa si illudeva di ottenere in cambio anche una tutela nei confronti del terrorismo arabo-islamico all’interno delle proprie frontiere. Le rivelazioni di Francesco Cossiga nell’agosto del 2008 sul cosiddetto “Lodo Moro”-il patto di non aggressione stilato negli anni Settanta tra il Sismi e l’OLP il quale garantiva ai terroristi palestinesi di potere fare transitare in Italia uomini e armi il cui utilizzo sarebbe stato contro obbiettivi europei legati a Israele-si iscrive all’interno di questa strategia globale.
Questo scenario pregresso è ancora quello dentro al quale ci muoviamo e la Francia, la quale malgrado le grandi convergenze di interessi con i paesi arabi, non è stata risparmiata dal terrorismo di matrice islamica, è sempre al primo posto nel suo afflato pro-arabo e anti-israeliano. Basti ricordare dopo la strage di Charlie Hebdo, le polemiche sorte per la presenza alla marcia di solidarietà del premier israeliano Benjamin Netanyahu, mentre non c’era stata alcuna obiezione nei confronti di Abu Mazen.

Questo automatismo, ancora legato a convergenze economiche e a una tradizione ormai consolidata di pro-palestinismo è, a livello europeo, uno dei segni più eloquenti di una volontà suicida. Invece di riconoscere in Israele il proprio stesso volto, i valori che l’hanno costituita in quanto tale, l’Europa ha scelto gli arabi facendo del palestinismo una religione laica fondata sul principio della giustizia denegata.
Il popolo palestinese, un costrutto ideologico politico creato dopo l’esito favorevole a Israele della Guerra dei Sei Giorni, è stato vittimizzato allo scopo di condannare Israele, facendone uno stato canaglia da esecrare e punire. Tutto questo ci riguarda oggi, ogni giorno. I continui attacchi contro Israele, istituzionali, accademici, burocratici, sono infatti parte di un’unica opera di demonizzazione che favorisce costantemente l’agenda araba e islamica, quella a cui l’Europa ha dato, fin dagli anni Settanta il proprio incondizionato assenso.

Xlamixasion de l'Ouropa contro Ixrael - Eurabia ?
viewtopic.php?f=92&t=2209
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » ven feb 26, 2016 7:52 pm

MAGDI ALLAM: vi spiego chi sono i Fratelli Musulmani
claudio Bernieri
20 feb 2016
https://www.youtube.com/watch?v=pYjg0fG ... e=youtu.be
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » ven apr 01, 2016 9:24 pm

Bandito da Belgio e Usa in Italia il predicatore della guerra santa

31-03-2016 di Valentina Colombo

http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli ... v5LGjVlC2c

L’Italia si conferma il porto felice della Fratellanza musulmana in Europa?
La risposta è senza dubbio affermativa e non riguarda solo le connessioni delle organizzazioni islamiche attive nel nostro paese, ma anche predicatori controversi che sono già stati banditi in altri paesi del Vecchio continente. Come il caso del recente annuncio, sul profilo Facebook dell’Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose con sede a San Giovanni in Lupatoto, del tour italiano del predicatore islamico Tareq Suwaidan e di sua moglie Buthaina Ibrahim, che si svolgerà dal 7 al 17 maggio partendo da Como (Hotel Lomazzo) per proseguire con tre incontri con rispettive comunità (probabilmente una di queste sarà Reggio Emilia). L’evento è stato condiviso sia da Alleanza Islamica in Italia, l’espressione ufficiale italiana della Fratellanza essendo membro della Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa (FIOE), sia dal Consiglio Islamico di Verona. D’altronde Suwaidan è già stato ospite in Italia di Islamic Relief, ONG legata a duplice mandata alla Fratellanza.

Ebbene, non solo Suwaidan è uno dei pochi predicatori che dichiara pubblicamente di appartenere alla Fratellanza, ma ne è anche uno dei più facoltosi e più seguiti con quasi otto milioni di followers su Facebook e Twitter. Tareq Mohammed al-Saleh al-Suwaidan nasce nel 1953 in Kuwait. A diciassette anni si trasferisce negli Stati Uniti dove vive per circa vent’anni. Nel 1975 si laurea in Ingegneria petrolifera alla Pennsylvania State University per poi specializzarsi con un Master (1982) e un dottorato (1990) presso l’Università di Tulsa. Nel frattempo, a diciannove anni entra nella leadership della Fratellanza di cui sostiene di aver “addestrato” la maggior parte dei leaders in Kuwait e altrove.

Dal 1997 al 2001 è stato direttore generale dell’American Creativity Academy dal 1997 al 2001, dal 1992 al 2000 professore presso la facoltà di Tecnologia a Kuwait City. Attualmente al-Suwaidan è il direttore della Gulf Innovation Company for Management and Economical Consultations, direttore dell’International Creativity Company for Production, membro del consiglio di amministrazione dell’Abrar Investment Group in Malaysia e della Al-Salam Holding. Dirige la casa editrice Ebdaa al-Fikri che ha pubblicato non solo le opere di Suwaidan, ma come si vedrà anche quelle di altri controversi predicatori legati alla Fratellanza.

Al-Suwaidan e Buthaina Ibrahim hanno tre figli - Muhammad, psichiatra che vive a Toronto, Mohannad e Muayyid che vivono a Boston – e tre figlie - Maysoon, poetessa che vive tra Il Cairo e Boston, Mafaz e Montaha anch’esse residenti a Boston.

Nel 2014 le autorità belghe hanno vietato l’ingresso a Suwaidan, per via delle sue posizioni antisemite, che quindi non ha partecipato come oratore alla Foire Musulmane organizzata dalla Fratellanza belga. Su stessa ammissione di Suwaidan, il predicatore è persona non grata anche negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Già nell’agosto 2013, era stato licenziato dal ruolo di direttore e membro del direttivo del canale islamico Al Risala di proprietà del principe saudita Walid Bin Talal per avere ammesso di appartenere al ‘movimento terrorista dei Fratelli musulmani’. Nell’ottobre 2013 non gli fu consentito entrare in Arabia Saudita per compiere il piccolo pellegrinaggio e Suwaidan commentò che il divieto era dovuto alla sua posizione critica nei confronti di El Sisi. Nel giugno 2014, l’Arabia Saudita ha messo al bando la vendita dei suoi libri.

Quanto alle posizioni antisemite del predicatore kuwaitiano, esiste un’ampia letteratura. Nel luglio 2014 durante un evento pubblico ha dichiarato:

“Il sangue che sacrifichiamo è certamente prezioso, ma l’equazione è la seguente: ‘I nostri morti sono in paradiso mentre i loro sono all’inferno.’ Non abbiamo paura del martirio. Poco fa stavate cantando: ‘la morte per Allah è il nostro desiderio supremo’. Ebbene, la morte che voi desiderate è giunta a voi. Noi non abbiamo problemi con la morte, siamo diversi dagli israeliani. [...] Tutte le madri della umma – non solo quelle palestinesi – dovrebbero allattare i propri figli con l’odio verso i figli di Sion. Li odiamo, sono i nostri nemici. Dobbiamo instillare questo nei cuori dei nostri figli sino a che sorgerà una nuova generazione che li cancellerà dalla terra. [...] Ci sono diversi tipi di jihad. Spero che voi non lasciate questo luogo solo sentendovi meglio, perché avete gridato un po’ e avete cantato qualche slogan. […] No, no. Ciascuno di noi uscendo da questa sala dovrà pensare a un piano su come cancellare Israele”.

Nell’ottobre dello stesso anno, nel corso di un evento di raccolta fondi per la Palestina tenutosi a Doha, ha precisato: “Non credo nello scontro di civiltà, anzi credo nell’integrazione delle culture, con una sola eccezione: la nostra battaglia con i figli di Sion. Sono loro che hanno voluto che la nostra lotta contro di loro diventasse uno scontro di civiltà, uno scontro per la sopravvivenza, uno scontro che riguarda la nostra esistenza. Se Allah vorrà, siamo pronti per questo scontro, sino a che lo Stato di Israele, quella anomalia geografica e storica, non sarà cancellato. […] la nostra battaglia con loro richiede il jihad e non semplici sforzi.”

Nel 2000, Suwaidan ad un evento organizzato dall’Islamic Association for Palestine (IAP) a Chicago ha dichiarato che la “Palestina sarà liberata solo con il jihad” perché “nulla può essere conseguito senza il sacrificio del sangue. Gli ebrei verranno finiti dalle nostre mani.” Nel marzo 2006, ovvero dopo la pubblicazione delle vignette su Maometto, Suwaidan interviene a un evento sul dialogo interreligioso a Copenhagen e afferma che "l’occidente ha commesso errori strategici e uno degli errori principali che ha commesso è sottovalutare la forza dell’islam.”

Nel 2011 durante un tour in Australia Suwaidan annuncia il prossimo ritorno del califfato così come inteso dalla Fratellanza: “Per la prima volta in seicento anni, la rinascita islamica è ovunque […] i musulmani stanno ritornando alla loro religione […] abbiamo toccato il fondo nel 1948 e nel 1967 quando abbiamo perso con i nemici di Allah, gli ebrei, che hanno conquistato il cuore dell’islam […] Dopo il 1967 ci siamo risvegliati e per la prima volta i musulmani hanno organizzazioni islamiche in politica, nell’economia, banche islamiche, mezzi di comunicazione islamici […] la marea sta ritornando e un khilafa sul modello del Profeta Maometto.” Interessante notare la traduzione inglese di khilafa fornita da Suwaidan: leadership che è il focus di tutte le sue attività e di quelle della moglie. D’altronde, già nel 2009 aveva affermato che “solo sotto il governo dell’islam il mondo ha avuto pace e libertà d’espressione.”

Ed è proprio di libertà d’espressione che ha parlato durante una conferenza stampa sulle vignette del Jillands Posten e la reazione del governo danese. Suwaidan è quanto meno ambiguo: “Abbiamo un problema quando voi insultate gli altri. Se insultaste mia madre mi arrabbierei molto, ma voi avete insultato qualcuno che per me è più sacro di mia madre e di me stesso e la motivazione che questo sia avvenuto in nome della libertà di espressione è assolutamente inaccettabile per i musulmani perché abbiamo assistito alla limitazione di questa libertà nella vostra nazione, in Europa e nel mondo occidentale. Avete limitato la libertà d’espressione sull’Olocausto e avete limitato la libertà d’espressione quando si tratta di anti-semitismo.”

L’anti-semitismo è uno dei temi ricorrenti nei discorsi del predicatore kuwaitiano, amico tra l’altro del leader di Hamas Khaleed Meshaal. Suwaidan è anche autore ed editore di una “Enciclopedia illustrata sugli ebrei” di 429 pagine, pubblicata nel 2009 e reperibile facilmente in rete, in cui chiarisce che la battaglia non è solo contro Israele, ma contro tutti gli ebrei che ne giustificano l’esistenza. Nei ringraziamenti che aprono il volume si legge: “Rivolgo in primo luogo il mio ringraziamento ad Allah – Egli è l’Altissimo – che ci ha insegnato, guidato e rammentato la conoscenza del nostro nemico, ci ha avvertiti nei confronti degli ebrei e delle loro macchinazioni. Allah – Egli è il Potente – ha detto: ‘Voi vi accorgerete che i peggiori nemici sono gli ebrei e coloro che associano altri ad Allah’. Per questo motivo prego e mi affido all’Inviato di Allah che ha affrontato la malvagità e la perfidia degli ebrei e fu paziente, sopportò, ma infine fu costretto a combatterli e poi li espulse poiché non aveva altra possibilità.”

Le principali ragioni che sottendono all’operazione editoriale sono le seguenti: 1. Studiare il più malvagio nemico della umma, Israele, perché come possiamo affrontare un nemico che non conosciamo? […] 6. Conoscere la grandezza della nostra religione attraverso la conoscenza delle idiozie e delle alterazioni che vi hanno apportato gli ebrei 7. Conoscere le caratteristiche e il modo di agire degli ebrei così come sono stati descritti nel Nobile Corano che ci ha messi sull’avviso 8. Una presa in esame della loro malvagità, della loro perfidia, della loro falsità, della doppiezza che praticano in tutte le nazioni.[…]”

In altre parole: “conosci il nemico per meglio combatterlo”. Se non bastasse la produzione di Suwaidan, viene in soccorso il catalogo della sua casa editrice che include l’ultimo libro di Ratib al-Nabulsi, predicatore siriano casualmente invitato da Islamic Relief Italia in concomitanza a Suwaidan, “Quando arriverà la vittoria dell’islam?”.

A pagina 32 del testo, così come ha già ricordato l’ex Fratello musulmano: “Il musulmano è l’arma più forte. Alcuni si dimostrano vinti psicologicamente perché ritengono che nonostante la nostra forza, non potremo mai vincere il nemico. Nella loro mente, il nemico è più forte di noi e ha delle armi che noi non abbiamo. Ma costoro dimenticano che noi abbiamo un’arma che il nemico non ha: l’uomo musulmano, il soldato musulmano, che quando è in battaglia, sceglie solo tra due opzioni: la vittoria o la morte da martire per la causa di Allah. Il soldato musulmano non pensa mai alla sconfitta e non si arrende mai. Anche se il nostro nemico possedesse tutte le armi possibili, non potrà mai sconfiggerci, sinché noi resteremo con Allah e Allah sarà con noi. Se il nemico ha dei caccia, dei missili e altre armi, noi abbiamo l’arma più forte. Noi possediamo il credente che desidera la morte per avere la vita.”

Le idee sul jihad di Nabulsi sono note sin dal 2009. In un sermone del venerdì pubblicato sul suo sito personale, anche in francese e in inglese (www.nabulsi.com/fr/art.php?art=12063), si possono leggere le sue opinioni riguardo la cosiddetta “guerra giusta”: “Fratelli, il jihad nell’islam è stato legiferato per stabilire la verità, rifiutare l’ingiustizia, realizzare la giustizia, la pace e la sicurezza e per rafforzare la misericordia con la quale Maometto – su di Lui la pace e la benedizione di Allah – è stato inviato agli uomini del mondo per farli uscire dalle tenebre verso la luce. Questa idea distrugge tutti le tipologie di terrorismo perché il jihad è stata legiferata per difendere la patria e contro l’occupazione dei territori, il saccheggio dei tesori, contro l’occupazione coloniale che caccia le persone dalle proprie dimore, contro coloro che violano le promesse e per seminare discordia tra i musulmani […]”.

Interessante è inoltre la riflessione di al-Nabulsi sul termine terrorismo, in arabo irhab: “l’occidente pratica quella che si può definire l’appropriazione dei termini islamici. Conferisce a questi termini un altro significato e li traduce con nozioni occidentali e questo si traduce in una cattiva interpretazione e alla perdita dei significati che rappresentano il contenuto del pensiero. La parola terrorismo ha un’origine islamica, è una parola coranica il cui obiettivo è il rifiuto dell’aggressione, la guida delle persone sulla retta via e impedire la propagazione della corruzione sulla terra. Allah, Egli è l’Altissimo, ha detto: “Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono” (Cor. II, 190); “Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete raccogliere e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro” (Cor. VIII, 60). Voi dovete dissuaderli dall’attaccarvi e quindi può essere che non dobbiate mai ricorrere a questa arma, ma il fatto di disporre di quest’arma forte, impedisce ai nemici di attaccarvi. […] Quindi il terrorismo deve essere contro il nemico di Allah e dei credenti, contro gli ipocriti che non conoscono la verità. […]” Il pensiero di Nabulsi non si distanzia molto da quello del suo editore anch’egli promotore della morte sulla via Allah che è condivisa da tutti gli attentatori suicidi.

È quindi quanto meno strano, ma oserei dire preoccupante, che Suwaidan ritorni nel nostro paese invitato da un’Associazione legata all’Ucoii e che si presenta come istituzione preposta alla formazione degli imam. Dieci giorni sono lunghi e offrono tutto il tempo per organizzare incontri pubblici e privati volti a pianificare strategie future e a diffondere ideologie di conquista con i vari tipi di jihad – della parola, della politica, dell’informatica – e di quella conquista graduale, a partire dal singolo musulmano e dalla famiglia musulmana sino a giungere alla società e allo stato islamico, tanto cara a Hasan al-Banna. E chissà magari ci sarà tempo per fare una visita e scambiare due parole con il grande finanziatore della Fratellanza Youssef Nada che risiede a Campione d’Italia, ovvero a una trentina di chilometri dal primo appuntamento italiano di Suwaidan, a Como.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » lun apr 04, 2016 10:20 am

Il nuovo governo egiziano - Progetto Dreyfus
4 aprile 2016
Giancarlo Elia Valori
http://www.progettodreyfus.com/il-nuovo ... o-egiziano

Il leader e Presidente egiziano Ahmed Fattah Al Sisi, in un contesto internazionale, islamico e non, pericoloso per il suo Egitto, ha nominato dieci nuovi ministri nel governo nazionale, istituendo peraltro alcuni nuovi dicasteri. Il rimpasto nell'esecutivo del Cairo, imprevisto anche dagli insiders del regime egiziano, è avvenuto il 23 Marzo scorso e riguarda figure e ruoli non certo irrilevanti in qualsiasi governo. Il fine del rinnovo del Governo è, senza dubbio, la necessità di fronteggiare meglio la crisi economica e le sue conseguenze politiche, che potrebbero mettere in crisi la stabilità del regime postnasseriano di Al Sisi e, soprattutto, la sua efficacia nella repressione dell'insorgenza islamista nel Sinai; oltre che nella lotta interna contro i Fratelli Musulmani.

Andiamo per biografie professionali e politiche: il nuovo ministro della Giustizia è il giudice Hossam Abdel Rehim, nominato proprio dopo l' infausta affermazione del suo predecessore riguardante il fatto che egli avrebbe messo in prigione perfino il profeta Maometto, se avesse infranto la legge.

Hossam Rehim è stato il presidente della corte di cassazione egiziana e del consiglio supremo legislativo, un organismo che sovrintende alle questioni amministrative interne alla giustizia ordinaria. Ogni nomina in questo organo, peraltro, dura solo quattro anni e non è rinnovabile.

Amr al Garthy è il nuovo ministro delle finanze, che sostituisce Hany Kadry Dimian, che era stato nominato a questo incarico prima dell'arrivo alla Presidenza di Al Sisi. Garthy deve soprattutto risolvere, mantenendo la piccola e insufficiente crescita economica egiziana del 2015, la grave carenza di divise estere e quindi una rilevante difficoltà per le importazioni. Dimian, il ministro uscente, ha peraltro dichiarato che l'Egitto avrà un gap di risorse finanziarie tra i 25 e i 30 miliardi di Usd nei prossimi tre anni. I finanziamenti che Dimian aveva ottenuto presso la Banca Mondiale, prima delle sue dimissioni, saranno concessi solo in collegamento con alcune riforme fiscali che il governo del Cairo deve assolutamente fare. Ciò riguarda soprattutto, per la Banca Mondiale, una tassa sul Valore Aggiunto che è ancora all'esame del parlamento egiziano. Garhy viene direttamente dal mondo del business: ha lavorato presso la Qalaa Holding, una importante finanziaria del Cairo che si occupa di petrolio, agrifood, trasporti e logistica, cemento, miniere. Prima, Garhy ha operato nella El Ahli Bank del Qatar, che si occupa di corporate banking e possiede 16 filiali in tutto l'Emirato. In seguito, prima di arrivare in Qalaa, Garhy ha svolto attività nella EFG Hermes e nella Banca Nazionale di Investimenti egiziana, dove si è occupato di quello che farà da ministro: la privatizzazione della Banca di Alessandria e la vendita dei titoli di Stato del Cairo sui mercati internazionali. EFG Hermes è peraltro una banca e una holding industriale che opera in sette Paesi del Medio Oriente, essendo ormai la prima investment bank per tutta l'area dal Marocco fino alla Giordania.

Per il dicastero degli investimenti, Al Sisi ha scelto Dahlia Korshed, già vice-presidente e tesoriere della Orascom Costruzioni, oltre ad essere stata vice-presidente alla Citibank egiziana.

Sono quattro, oggi, le donne al governo al Cairo.
L'idea di Al Sisi separare questo ministero da quello dell'Industria e del Commercio è il segno che il Presidente egiziano vuole privilegiare gli investimenti infrastrutturali e industriali rispetto alle spese, spesso improduttive, per il mantenimento dell'ormai elefantiaco apparato statale.
Lo vedremo in seguito.

Il problema principale è che, dopo il calo strutturale degli Investimenti Esteri Diretti successivo alla sedicente “rivoluzione” del 2011; e malgrado la conferenza sugli investimenti esteri tenuta da Al Sisi nel 2015 a Sharm El Sheikh, che non è stata certo un successo, i foreign direct investments non decollano affatto. Dal gennaio al marzo dell'anno scorso, gli FDI egiziani avevano raggiunto i 2,9 miliardi di Usd, per poi calare vertiginosamente a soli 690 milioni il trimestre successivo, per poi ancora ritornare nel Luglio-Settembre 2015 ad un livello, sempre insufficiente, di 1,39 miliardi di Usd. Per ora, gli investimenti più sicuri in Egitto arrivano soprattutto dall'Arabia Saudita, che ha promesso 8 miliardi di finanziamenti a progetto in cinque anni; e dalla Cina, che ha siglato alcuni importanti contratti con Il Cairo durante la recente visita di Xi Jinping in quel Paese.

L'Egitto ha una difficoltà primaria: non riesce sempre a ripagare gli investitori esteri, che sono in credito, oggi, di 547,2 milioni di Usd con il Cairo. È recente, e riguarda questo problema, l'annuncio della banca di emissione egiziana, che propone certificati di investimento in valuta locale con un interesse del 15% ma solo in valute estere, dato il tasso di svalutazione interno e la ancor presente sopravvalutazione della divisa egiziana.

Il nuovo ministro degli Affari Pubblici, Ashraf Al Sharqawi, deve controllare le imprese a capitale pubblico e sostenere la crescita delle start-ups. È ancora il direttore dell'amministrazione all'Università del Cairo ed è membro del consiglio di amministrazione della banca, sempre di proprietà pubblica, Misr. Sharqawi è stato presidente della Autorità di Supervisione Finanziaria Egiziana e fondatore, oltre che presidente esecutivo, della Commissione Nazionale per la Revisione Contabile. Per quel che riguarda la Misr, una storica (da 92 anni) attività bancaria di investimento e raccolta di risparmio dalla normale clientela, essa ha finora sostenuto la creazione e la crescita di molte imprese in tutti i settori produttivi e commerciali egiziani e compartecipa, oggi, a oltre 202 progetti, tra agrifood, comunicazioni, finanza e abitazioni per le classi povere. Opera peraltro anche con criteri di finanza islamica. Sharqawi vuole quindi soprattutto riformare e anche liberalizzare buona parte del settore delle imprese pubbliche.

È questo anche il progetto di Al Sisi, che ha annunciato che la banca centrale egiziana inietterà 25 miliardi di Usd per sostenere i crediti alle piccole e medie imprese; e che i prestiti alle PMI saranno comunque almeno il 20% di tutti i crediti concessi dalle banche, almeno per i prossimi quattro anni. Ricreare un forte mercato interno autopropulso, utilizzando i finanziamenti esteri e il leverage finanziario interno, questo è con ogni evidenza l'obiettivo del presidente egiziano. Un tasso di disoccupazione ufficiale del 12,9% , in leggera diminuzione rispetto all'anno scorso, è comunque un pericolo politico troppo forte da correre, in un contesto di forte (lo vedremo) di youth bulge, di scoppio demografico delle coorti in età da lavoro. I finanziamenti previsti da Al Sisi sono funzionali proprio ad una espansione dell'occupazione giovanile, che è il vero punctum dolens della società e dell'economia egiziane.

Il nuovo ministro del turismo, area-chiave per l'economia del Cairo, è Mohammed Yehia Rashed, che sostituisce il vecchio titolare del dicastero turistico Hisham Zaazou, che era stato riconfermato, nel settembre 2015, dal Primo Ministro Sharif Ismail. Piccolo conto da regolare in previsione della conferma a Premier di Ismail. Rashed ha lavorato per molti anni nella catena di alberghi internazionali Marriot, ed è stato responsabile dell'unità dedicata al turismo egiziano della agenzia kuwaitiana Al Kharafi. La società kuwaitiana Al Kharafi opera da oltre 100 anni nei settori delle costruzioni e del trading ed oggi del turismo inframediorientale. Dal 1960 opera come azienda per la costruzione di immobili, soprattutto turistici, e per le costruzioni civili in tutta l'area del Golfo. Il progetto di Al Sisi è qui evidente: mettere insieme costruttori, immobiliaristi e operatori turistici per l'espansione delle infrastrutture turistiche dell'Egitto. Il turismo, fondamentale per il Cairo, è peraltro il settore più in crisi dell'economia cairota. Dall'abbattimento del volo di linea russo nell'ottobre scorso, l'industria dell'ospitalità egiziana valeva 6,1 miliardi di Usd (e valeva 12,5 miliardi di dollari poco prima della “rivoluzione” del 2011) mentre, dalla fase della caduta dell'aereo turistico russo ad oggi, il business turistico egiziano è calato di 282 milioni di Usd al mese. Questi effetti negativi arrivano anche dopo che l'Egitto ha incaricato la ditta internazionale di sicurezza Control Risks, mentre la Russia non ha ancora riaperto i voli diretti verso l'Egitto. Ufficiali delle Forze di Sicurezza russe sono ancora stabilmente presenti negli aeroporti egiziani, mentre l'Italia ha riaperto tutti i canali turistici, soprattutto per quel che riguarda le compagnie low cost. Ma la Gran Bretagna impedisce ancora, tramite la Thomas Cook e le altre agenzie nazionali, i viaggi verso Sharm El Sheikh. Il compito di Rashed, vecchio uomo di alta hôtellerie, sarà quello di convincere soprattutto russi e britannici a riaprire le loro rotte turistiche verso il sud dell'Egitto e le aree archeologiche.

Per l'Aviazione Civile, Al Sisi ha scelto Sherif Fathy, già presidente della EgyptAir, ma Fathy ha lavorato ad alti livelli sia in KLM olandese che nella americana Northwest. Il nuovo ministro vuole sviluppare nuovi modelli di sicurezza aeroportuale “non convenzionali” e convincere ancora, insieme al suo collega del Turismo, i russi e gli inglesi a ritornare a Sharm.

Mohammed Safan è il nuovo ministro della Manodopera, ruolo che, in Egitto, riguarda anche la regolamentazione delle attività lavorative subordinate e l'accesso al lavoro da parte delle nuove generazioni e dei disoccupati. Safan è stato, prima dell'incarico governativo, il capo del sindacato dei lavoratori petroliferi ed è stato vice-segretario dei Sindacati Uniti Egiziani.

Per l'irrigazione, elemento fondamentale dell'economia e della società egiziane fin dai tempi di Ramsete I, Al Sisi ha nominato Mohammed Abdel-Atty, già capo dell'Autorità per il Nilo al ministero delle risorse idriche e della irrigazione. Centro strategico, il controllo del Nilo, non certo irrilevante dato che per l'Egitto, fin dai tempi di Re Farouk, è strategicamente essenziale securizzare le aree di rifornimento, in Africa, del fiume Nilo. “Voi greci siete ancora dei bambini, un vecchio tra i greci non esiste. Siete tutti spiritualmente giovani perché nelle vostre menti non avete nessuna antica opinione formatasi per lunga tradizione e nessuna conoscenza incanutita dal tempo. E il motivo è questo: avvennero e avverranno per l'umanità molte distruzioni in molti modi, le più grandi con il fuoco e l'acqua e altre minori per infinite altre cause”. Platone riporta nel Timeo qusto discorso di un sacerdote egizio a Solone, ma la civiltà antichissima che rendeva già adulti gli egiziani era legata al ciclo del fiume Nilo, è bene non dimenticarlo. E la sicurezza del Nilo alle sue fonti è anche un grave problema militare e di sicurezza, soprattutto riguardo al'instabilità poliennale che proviene dall'area dei Grandi Laghi africani. Abdel-Atty ha, infatti, ottmi rapporti con le autorità etiopiche, rapporti utilissimi per far ripartire il progetto della “Grande Diga del Rinascenza”. Atty ha peraltro sempre sostenuto, nei suoi interventi pubblici, la necessità di porre rimedio, in tempo utile, al dramma progressivo della carenza strutturale di acqua in Egitto.

Nuovo ministro dei trasporti è Galaal Al Saleed, già ministro nello stesso dicastero sotto il governo del Consiglio Supremo delle Forze Armate, nel 2011. Successivamente, Al Saleed divenne governatore generale del Cairo.

Per fare il titolare del dicastero delle Antichità, Al Sisi ha scelto Khaled Al-Anany. Nel 2015 Al-Anany è diventato supervisore generale del Grande Museo Egizio, ma prima era stato il direttore generale del Museo della Civiltà Egizia.

Infine, l'ultimo ministro nominato ex-novo da Al Sisi è Nihal El Megharbel, come vice titolare del dicastero della pianificazione.
Qual è quindi l'obiettivo politico di Al Sisi con queste nuove nomine?
Probabilmente quello di guadagnare tempo sul fronte interno, mentre il governo egiziano si attrezza ad una nuova strategia di suasion e di effettive nuove possibilità da offrire per gli investimenti esteri, mentre si tenta una liberalizzazione controllata dei mercati interni. La sostanza delle scelte ci fa presentire una certo pessimismo, da parte di Al Sisi, sulle potenzialità economiche future dell'Egitto. Il Primo Ministro Sherif ha già reso noto, in un documento di 205 pagine reso pubblico pochi giorni fa, che il tasso di disoccupazione è salito dal 9% del 2009-2010 all'attuale, lo abbiamo visto, anche sia pure “condizionato”, del 13,3%. Se poi mettiamo in conto che la popolazione totale egiziana è cresciuta da 77 milioni ai 90 attuali, sempre per far riferimento al periodo dal 2009 al 2014, la situazione diviene estremamente critica. I sussidi pubblici per l'alimentazione e i carburanti sono raddoppiati, sempre dal 2009 al 2014, e l'inflazione, come era facile prevedere, è schizzata in alto tanto da costringere la Banca Centrale Egiziana ad una svalutazione di circa il 13% all'inizio di questo mese di Marzo.
Intanto, aumentano inevitabilmente le spese militari e la crescita, per quello che abbiamo già detto sul turismo e gli Investimenti Esteri Diretti, cala in modo sensibile. Peraltro, i segnali di mercato indicano che la divisa egiziana è ancora sopravvalutata, e quindi i prezzi sono ulteriormente aumentati. Se non arriverà un'altra svalutazione, allora occorrerà una immissione di capitali freschi (esteri) per sostenere il corso della divisa egiziana. Uno scenario economico e sociale, questo, simile a quello che consentì, all'interno di una ingenua operazione di coloured revolution nordamericana, la caduta di Hosni Mubarak.
Furono però i Fratelli Musulmani, fornendo la guardia pretoriana ai manifestanti di Piazza Tahrir, tra i quali primeggiavano la sorella di Al Zarkawi, il leader di Al Qaeda, e il capo di Google in Egitto, a costruire la vittoria elettorale di Mohammed Morsi, garantita dal welfare religioso della Fratellanza per gli infiniti proletari egiziani. Poi il noto golpe bianco di Al Sisi, la scoperta dell'apertura di Morsi al jihad nel Sinai, e siamo qui alla storia di ieri. Il problema, Al Sisi lo sa benissimo, è che il 75% della spesa pubblica va in salari e sussidi. Si tratta di evitare sia la caduta dei salari, con le conseguenti rivolte di massa, sia l'aumento dei prezzi, che avrebbe lo stesso effetto politico. La spesa pubblica che Al Sisi non può mai ridurre è quella per le Forze Armate, il vero leader dell'economia egiziana; ma le rivolte in fase di programmazione potrebbero distruggere tutti gli sforzi razionali di riforma dell'economia egiziana immaginati dal Al Sisi.
Se il nuovo governo riuscirà a riformare l'economia e a richiamare, con un nuovo clima di sicurezza interna, i capitali necessari per quello che Walt Rostow chiamava, e si riferiva all'India negli anni '60, il decollo economico, allora tutto andrà bene e avremo sicurezza strategica, anche per l'EU, sul Canale di Suez e in Sinai. Altrimenti la crisi egiziana si ripresenterà, con due copioni ormai già noti: il golpe fondamentalista e l'arrivo dei capitali del jihad e dei Paesi che lo sponsorizzano. Oppure avremo l'involuzione economica senza fine dell'Egitto, con l'aggiunta del paese più antico della civiltà mediterranea alla sequenza di masse in arrivo sulle nostre coste.
È bene pensare anche a questi fatti, quando si chiede, con buon diritto, la verità sull'assassinio di Giulio Regeni.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » gio apr 07, 2016 6:53 pm

BANDITO DALL'ITALIA TAREQ SUWAIDAN, L'IMAM ANTIOCCIDENTALE INVITATO DALL'ASSOCIAZIONE DEGLI IMAM ITALIANI

di Micol Anticoli

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 2549391773

Dopo un'interrogazione parlamentare presentata dall'On. Nicola Molteni (Lega Nord), il Ministro dell'Interno Angelino Alfano ha annunciato che l'Imam Tareq Suwaidan - invitato a Como dall'Associazione Islamica Italiana degli imam e delle guide religiose - non potrà entrare in Italia. Il soggetto, ha spiegato Alfano, è noto alle nostre forze dell'ordine come a tutte quelle dell'area Schengen per la sua vicinanza ai Fratelli Musulmani e per le sue predicazioni antioccidentali e antisemite. "Nel caso l'imam cercasse di varcare i nostri confini - ha spiegato - verrebbe immediatamente respinto" . Le questure e i posti di frontiera sono già stati allertati.

Questo caso quindi è risolto, ma resta l'immenso problema dei predicatori d'odio che si trovano già in Italia e che abitano nelle nostre città, lavorano e crescono i loro figli. Il fatto che abbiano o meno la cittadinanza poco importa, sono fra noi ma predicano contro di noi, dove "noi" sta per "Italiani", "occidentali". Abulkheir Breigheche, per esempio, che preside la suddetta associazione islamica, intervistato il 2 aprile scorso ha affermato che Tareq Suwaidan è “una persona illuminata, aperta, moderata che sa anche criticare il mondo occidentale in modo costruttivo”, aggiungendo che l'imam non ha mai predicato contro gli ebrei, ma si è limitato a criticare Israele. Suwaidan inoltre sarebbe stato invitato in Italia - sempre secondo Breigheche - non come teologo, ma come "media trainer" per insegnare agli imam italiani come si fa un sermone.

A dimostrazione della falsità di queste affermazioni, si è ben spesa Valentina Colombo, Docente di Geopolitica del mondo islamico, che il 31 marzo scorso ha scritto un articolo su La Nuova Bussola Quotidiana nel quale documenta alcuni degli interventi antisemiti e antioccidentali di Tareq Suwaidan, in alcuni passi piuttosto ambiguo anche riguardo al terrorismo islamico in Europa.


L’imam Tareq Al-Suwaidan non può entrare in Italia: cancellata la visita veronese
07 aprile 2016

http://www.veronasera.it/cronaca/imam-t ... -2016.html

L’imam Tareq Al-Suwaidan, da molti giudicato un "predicatore d'odio" e inviso per le sue idee a Paesi come Stati Uniti, Belgio e Gran Bretagna, non potrà entrare in Italia. L'Imam inizialmente avrebbe dovuto svolgere un vero e proprio "tour" di conferenze tecniche con scopi didattici lungo la Penisola, da Como a Reggio Emilia, passando anche nel Veronese dove era stato ufficialmente invitato a San Giovanni Lupatoto dall'Associazione Islamica italiana degli Imam e delle Guide Religiose.

A diffondere la notizia è Roberto Malini scrittore milanese, sceneggiatore e ricercatore in materia di Shoah, membro "ad honorem" dell"Associazione Italia-Israele di Vercelli. E proprio le varie sedi cittadine di Vercelli, Novara, Casale M.to, Alba, Bra, Langhe Roero, oltre che EveryOne Group, dell'Associazione Italia-Israele avevano presentato in merito un appello, trasmesso ai deputati e senatori della Repubblica italiana, ai ministri e ai prefetti delle città di Verona, Como e Reggio Emila.

L'appello negli scorsi giorni è stato oggetto di un’interrogazione parlamentare e lo stesso ministro dell’Interno Angelino Alfano ha deciso di proibire al predicatore Tareq Al-Suwaidan di entrare in Italia.

"La conseguenza più immediata del provvedimento - spiega Roberto Malini - è l’annullamento dei corsi di formazione religiosa rivolti agli imam che Tareq Al-Suwaidan avrebbe tenuto a San Giovanni Lupatoto (Verona)". Sono state cancellate anche le sue conferenze previste a Como e Reggio Emilia. Il leader della Muslim Brotherhood kuwaitiana aveva in programma di restare nel nostro paese dal 7 al 17 maggio 2016. Tra i motivi di diffidenza e preoccupazione nei suoi confronti il fatto che l'Imam in passato non avesse esitato ad incitare alla guerra santa nei confronti dello Stato di Israele per la liberazione della Palestina.

Le Associazioni promotrici dell'appello "manifestano soddisfazione per la decisione tempestiva e opportuna e - insieme a tutti gli amici della pace e della tolleranza - tirano un sospiro di sollievo". In Veneto inoltre proprio in questi giorni sta facendo discutere la nuova normativa promossa dalla Giunta regionale, in base alla quale in tutti i luoghi di culto dovrebbe essere istituita l'obbligatorietà della lingua italiana nell'ambito di tutte le "attività svolte nelle attrezzature di interesse comune per servizi religiosi che non siano strettamente connesse alle pratiche rituali di culto".
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » dom apr 10, 2016 3:47 pm

MAGDI CRISTIANO ALLAM- Alfano sia coerente e dichiari fuorilegge i Fratelli Musulmani
(Il Giornale, 10 aprile 2016)

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 90246199:0

Angelino Alfano è stato coerente. Ha vietato l'ingresso in Italia di Tareq Suwaidan, un apologeta dello sterminio degli ebrei, dell'annientamento di Israele, dell'odio nei confronti dei cristiani, della legittimazione del terrorismo islamico suicida. Alfano ha detto: “Lui è come i sei imam che sono stato espulsi dietro mio provvedimento”, “È nota la nostra intransigenza nei confronti dei predicatori islamici che si distinguano per particolare virulenza e odio”.

Bene! Ora il ministro dell'Interno sia coerente fino in fondo con quanto lui stesso ha evidenziato nel legame tra i “contenuti radicali antioccidentali e antisemiti” di Suwaidan, con “la sua nota vicinanza ai Fratelli Musulmani”. Ebbene Alfano promuova la messa fuorilegge dei Fratelli Musulmani, vietati in Egitto, Emirati Arabi e Arabia Saudita in quanto organizzazione terroristica, così come la sua filiale nei Territori palestinesi, Hamas, è messa al bando in Israele, Stati Uniti, Unione Europea. Il motto dei Fratelli Musulmani recita: “Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro leader. Il Corano è la nostra legge. Il Jihad è il nostro sentiero. Morire lungo il sentiero di Allah è la nostra massima aspirazione”. Nel logo dei Fratelli Musulmani, ed è lo stesso logo di Hamas, si vede il Corano circondato da due spade affilate che si intersecano con in mezzo l'appello di Allah: “E preparate”. Che introduce il versetto coranico: “E preparate contro di loro forze e cavalli quanto potete, per terrorizzare il nemico di Allah e vostro, e altri ancora, che voi non conoscete ma Allah conosce, e qualsiasi cosa avrete speso sulla via di Allah vi sarà ripagata e non vi sarà fatto torto” (Corano – 8,60).

In parallelo Alfano sanzioni i sostenitori di Suwaidan. Aboulkheir Breigheche, portavoce della “Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose”, che ha ufficialmente invitato Suwaidan in Italia, e che lui ha definito “persona illuminata, aperta, moderata”. Breigheche è presidente della Comunità Islamica del Trentino-Alto Adige, è tra i fondatori dell'Ucoii (Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia), è stato presidente della “Alleanza Islamica in Italia”, che rappresenta ufficialmente i Fratelli Musulmani essendo membro della “Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa” (Fioe). Davide Piccardo, presidente del Caim (Coordinamento delle Associazione Islamiche di Milano e Monza e Brianza), secondo cui Suwaidan “subisce questo ostracismo solo a causa delle sue posizione anti-sioniste a sostegno del popolo palestinese”.
Alfano dovrebbe allontanare Nibras Bregheiche, che fa parte del Direttivo della “Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose”, dal “Tavolo di confronto con le Comunità e le Associazioni islamiche” da lui costituito nel 2015. Così come dovrebbe prendere le distanze da questa Associazione e dalle altre realtà dell'islam militante che hanno condiviso la visita in Italia di Suwaidan: la “Alleanza Islamica in Italia” e il “Consiglio Islamico di Verona” che rappresenta l'Ucoii. Ugualmente Alfano prenda atto che il presidente dell'Ucoii, Izzedin Elzir, fa parte sia del Consiglio dei Garanti della “Alleanza Islamica in Italia” sia nel Direttivo della Fioe.

Se Alfano non lo dovesse fare, vorrebbe dire che si limita a colpire la punta dell'iceberg ma non ha il potere o il coraggio di scardinare l'iceberg, che è più interessato ad un'operazione mediatica per un tornaconto politico che non a liberare l'Italia da chi ci vuole sottomettere all'islam con le buone o con le cattive.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » mar apr 12, 2016 8:09 am

Se gli islamici italiani difendono l'estremista Suwaidan
di Valentina Colombo
11-04-2016

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-se- ... Y.facebook

“Non appoggio la natura dei propositi di Tareq Suwaidan né nella forma né nel contenuto, ma se non si ascoltano le sue scuse, allora vietiamo l’ingresso a Bruxelles di Zemmour o Caroline Fourest”. Questa la reazione di Tariq Ramadan quando nel 2014 le autorità belghe hanno vietato l’ingresso al predicatore kuwaitiano per poi inserirlo nella banca dati dell’area Schengen. Ramadan, anch’egli invitato alla Foire Musulmane di Bruxelles e più volte invitato in concomitanza a Suwaidan a eventi islamici, pur criticando la decisione belga ha preso le distanze dai propositi nella forma e nel contenuto. Tariq Ramadan non è certo un filo-sionista, tanto che nel 2004 aveva dichiarato a Silvia Grilli quanto segue: “Io non credo che un bambino di 8 anni sia un militare. Questi atti sono in sé condannabili, cioè bisogna condannarli in sé. Ma quello che dico alla comunità internazionale è che sono contestualmente spiegabili e non giustificabili. Che cosa significa? Vuol dire che la comunità internazionale ha messo oggi i palestinesi in una tale situazione, dove li sta consegnando a una politica oppressiva, che ciò spiega, ma senza giustificare, che a un certo punto la gente dica: non abbiamo armi, non abbiamo niente e dunque non si può fare che questo. E’ contestualmente spiegabile, ma moralmente è condannabile.” Ciononostante, vuoi per opportunismo vuoi per convinzione, ha dichiarato di non condividere l’approccio di Suwaidan.

Stupiscono quindi le reazioni di alcuni esponenti dell’islam organizzato italiano, di Suwaidan stesso e dell’International Union of Muslim Scholars che non solo criticano l’operato del Ministro dell’Interno Alfano – che non ha fatto altro che applicare una segnalazione in ambito Schengen – ma attribuiscono il divieto di ingresso del predicatore alle sue posizioni anti-sioniste e quindi a un’azione della lobby sionista in Europa. Il primo ad affermare che il problema del pensiero di Suwaidan sarebbe solo la lotta a favore del popolo palestinese e contro Israele è stato Aboulkheir Breigheche, portavoce dell’Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose, che in seguito ha dichiarato di non sapere nulla delle idee del predicatore.

Ben oltre si è spinto Davide Piccardo, responsabile del Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano e Brianza (CAIM), che su Facebook ha scritto: “Alfano vieta a Tareq Sweidan di entrare in Italia accusandolo di estremismo. Ho avuto il piacere di conoscere Tareq Sweidan e posso dire senza timore di smentita che non ha mai in nessun modo sostenuto posizione estremiste o violente, tutt'altro, è uno strenuo oppositore delle posizioni letteraliste e oscurantiste. Sweidan subisce questo ostracismo solo a causa delle sue posizione anti-sioniste a sostegno del popolo palestinese. Alfano ripete ogni due per tre una sua frase che evidentemente gli è parsa un colpo di genio: bisogna distinguere chi prega da chi spara, a me sembra che prenda una cantonata dopo l'altra.” Post che viene commentato da Abdallah Kabakebbji, altro dirigente dell’associazionismo islamico milanese e fondatore dei Giovani Musulmani d’Italia: “Ma, nel 2016, possiamo noi accettare di sentenziare e rendere esecutivo, un "parere" che abbiamo delle opinioni di una persona che, libero e incensurato (particolare non irrilevante), esprime opinioni? Opinioni forti certo, ma si può essere tanto lievi di fronte alla disperazione di un popolo come quello Palestinese (60 anni di occupazione)? Io penso che bisognerebbe dire verità scomode, con la stessa serietà con la quale si prega e si lavora. Israele fa quello che fa, anche perché stiamo troppo in silenzio davanti a quello che fa.”

Anche la giovane Chaimaa Fatihi dei Giovani Musulmani d’Italia, più volte ospite delle nostre televisioni, non ha nascosto il proprio disappunto: “I quotidiani nazionali, così come le motivazioni di Alfano, fanno notare che sia un estremista e che sia una minaccia per il nostro paese. Questo perchè? Per le ferme posizioni contro il governo sionista israeliano, che perpetra un genocidio senza fine, che attua politiche oppressive e di colonizzazione illegale e disumana. Ecco, io Tareq Swaidan l'ho ascoltato tante volte, ho partecipato ad eventi in Italia in cui era relatore e da lui ho potuto realizzare l'importanza del ruolo dei giovani nella nostra società. Da lui ho imparato che devo servire questo paese, che devo essere parte integrante di esso e per questo devo ampliare i miei studi, le mie riflessioni e i miei orizzonti.”

Anche Tareq al-Suwaidan ha commentato, con un tono tra il minaccioso e l’invettivo, sul suo profilo Facebook: “Mi scuso con la comunità islamica in #Italia per non potermi unire alle loro attività nel mese di maggio. Il Ministro dell’interno mi ha vietato di entrare in Italia per compiacere gli estremisti locali!! I miei messaggi a lui e a coloro che la pensano come lui: Se mettete al bando coloro che si oppongono all’ISIS allora esponete i giovani musulmani a queste idee pericolose! E nell’epoca di internet nessuno può bandire le mie idee!” Interessante è la versione in arabo dello stesso messaggio che vede qualche aggiunta (segnalata in corsivo): “Mi scuso con la comunità islamica in #Italia e #Sicilia per non potermi unire alle loro attività nel mese di maggio. Il Ministro dell’interno mi ha vietato di entrare in Italia per compiacere gli estremisti locali per le mie posizioni contro #iSionisti e #Israele!! I miei messaggi a lui e a coloro che la pensano come lui: Se mettete al bando coloro che si oppongono all’ISIS allora esponete i giovani musulmani a queste idee pericolose! E nell’epoca di internet nessuno può bandire le mie idee!” Interessanti sia l’aggiunta della Sicilia forse perché era prevista una sua visita in Sicilia oppure semplicemente perché la Sicilia, essendo stata terra d’Islam, viene considerata distinta dal resto dello stivale, sia il chiarimento su sionisti e Israele. Un doppio linguaggio? Più forte per gli arabofoni e leggermente più edulcorato per il grande pubblico occidentale? Forse.

Tuttavia le tesi che vuole Suwaidan bandito dall’area Schengen “solo” per le idee anti-sioniste e anti-israeliane non regge ed è lo stesso predicatore a confermarlo. Come si è avuto modo di osservare, l’Enciclopedia illustrata sugli ebrei è un volume dedicato agli ebrei in quanto tali e dove la questione palestinese rappresenta solo parte delle più di 400 pagine dedicate agli ebrei (religione, storia, organizzazioni, strategie). A conferma di ciò il volume si conclude con il seguente elenco di citazioni coraniche riferite, non certo a Israele, ma agli ebrei in sé e per sé e ai loro principali difetti:

Gli ebrei hanno ucciso i profeti: Accettammo il patto dei Figli di Israele e inviammo loro i messaggeri. Ogni volta che un messaggero recò loro qualcosa che i loro animi non desideravano, ne tacciarono di menzogna alcuni, e ne uccisero altri. (Sura V, 70)

Ogniqualvolta un messaggero vi portava qualcosa che vi spiaceva, vi gonfiavate d'orgoglio! Qualcuno di loro lo avete smentito e altri li avete uccisi. (Sura II, 87)

Hanno accusato Allah di avarizia e povertà: Allah ha certamente udito le parole di quelli che hanno detto: “Allah è povero e noi siamo ricchi!” (Sura III, 181)

“I giudei dicono: “La mano di Allah si è incatenata!”. Siano incatenate le mani loro e siano maledetti per quel che hanno detto” (Sura V, 64)

Hanno alterato la parola di Allah: “Alcuni tra i giudei stravolgono il senso delle parole” (Sura IV, 46) “E consapevolmente dicono menzogne contro Allah” (Sura III, 75)

Gli ebrei diffondono la sedizione: “Ogni volta che accendono un fuoco di guerra, Allah lo spegne. Gareggiano nel seminare disordine sulla terra, ma Allah non ama i corruttori” (Sura V, 64)

Gli ebrei odiano i musulmani: nei loro cuori risiede grande astio nei confronti dei credenti e ne sono gelosi perché l’ultimo Profeta Maometto era un arabo e non un ebreo: “Troverai che i più acerrimi nemici dei credenti sono i giudei e i politeisti” (Sura V, 82); O voi che credete, non sceglietevi confidenti al di fuori dei vostri, farebbero di tutto per farvi perdere. Desidererebbero la vostra rovina; l'odio esce dalle loro bocche, ma quel che i loro petti celano è ancora peggio. Ecco che vi manifestiamo i segni, se potete comprenderli. Voi li amate, mentre loro non vi amano affatto. Mentre voi credete a tutta la Scrittura loro, quando vi incontrano, dicono: “Crediamo”; ma quando son soli, si mordono le dita rabbiosi contro di voi. Di': “Morite nella vostra rabbia!”. In verità Allah conosce bene quello che è celato nei cuori” (Sura III, 118-119). Seguono i versetti relativi a gli ebrei che spezzano i patti; si prendono gioco delle religioni; praticano l’usura e ciò che è illecito; i loro cuori sono malvagi e infine quelli che dimostrano che gli ebrei sono codardi che amano la vita.

E’ quindi evidente, a dispetto di quanto sottolineato nelle reazioni succitate, che nel caso di Suwaidan si tratti di antisemitismo e non di “semplice” antiosionismo. D’altronde è lo stesso autore a dedicare un’altra enciclopedia illustrata solo alla Palestina, pubblicata nel 2004, dove ha trattato in particolare la questione palestinese ricordando positivamente l’alleanza del gran Mufti di Gerusalemme con Hitler, il fatto che Hasan al-Banna prima e Sayyid Qutb successivamente abbiano chiamato al jihad in Palestina, esaltando la figura del fondatore di Hamas Ahmad Yassin. Anche nel volume storico-politico Suwaidan non lesina comunque accuse agli ebrei in quanto tali.

Per ritornare infine al comunicato del predicatore kuwaitiano circa la sua venuta in Italia e all’affermazione che la sua predicazione sia un contributo contro l’ideologia dell’ISIS, ebbene è certo che le sue posizioni siano di critica contro lo Stato islamico, ma non va dimenticato che nel 2013 Suwaidan è stato tra i firmatari, unitamente a Yusuf Qaradawi – anch’egli riferimento ideologico dell’islam organizzato nostrano -, di un appello al jihad in Siria per combattere Assad e l’Iran in cui si sottolineava “il dovere di reagire e combattere il jihad per garantire la vittoria dei nostri fratelli in Siria con il cuore, il denaro, le armi e ogni altro genere di jihad e di strumenti per conseguire la vittoria e salvare il popolo siriano dalla morsa della morte e dei crimini del regime settario; il dovere di operare per l’unità dei musulmani per affrontare questi crimini e assumere una posizione forte che salvi la umma”. Non credo che la risposta per combattere l’ISIS e la sua ideologia sia un discorso che ha promosso il jihad un anno prima dell’annuncio del “ritorno del califfato” di al-Baghdadi, un discorso che contempla il jihad come uno dei pilastri della religione.

Coloro che hanno invitato Suwaidan e le nostre istituzioni dovrebbero riflettere seriamente su quanto appena esposto perché l’unica risposta all’ISIS è dichiarare una volta per tutte conclusa l’era del jihad sulla via di Allah in Israele, in Siria, in Egitto, in Libia e in ogni dove. E chi definisce oggi Suwaidan e in passato Qaradawi, Wagdy Ghoneim dei moderati dovrebbe chiarire una volta per tutte che cosa intende con questo termine tanto abusato e tanto vuoto di significato se non corrisponde al rispetto della vita di tutti, ebrei compresi. Infine sarebbe onesto smetterla di celarsi dietro idee complottistiche e accuse incrociate perché la verità non può essere nascosta e, proprio come sostiene Suwaidan, internet non nasconde le parole e le idee del predicatore che l’area Schengen – non solo il Ministro Alfano – considera persona non grata. Un consiglio a chi lo giudica “solo” antisionista e anti-israeliano: leggere la sua Enciclopedia Illustrata degli ebrei. E se dopo la lettura il parere resterà immutato… farei una profonda analisi di coscienza.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » mer apr 13, 2016 6:56 am

Campagna per inserire i Fratelli Musulmani nella lista delle organizzazioni terroristiche
Apr 11, 2016

http://www.rightsreporter.org/campagna- ... roristiche

Sulla scia della campagna lanciata da Clarion Project per inserire la Fratellanza Musulmana nella lista delle organizzazioni terroristiche negli Stati Uniti, la nostra organizzazione lancia una campagna analoga in Europa affinché la Fratellanza Musulmana venga posta fuorilegge e considerata una organizzazione terroristica.


Chi sono i Fratelli Musulmani?

Come ci spiega il rapporto pubblicato da Rights Reporter sulla Fratellanza Musulmana, i Fratelli Musulmani sono una organizzazione pan-araba con sede al Cairo che ha come obiettivo quello di istituire (o ristabilire) un califfato islamico globale. Fondata nel 1928 è uno dei gruppi islamici più influenti insieme al gruppo indo-pakistano Jamaat e-Islami. I Fratelli Musulmani durante la seconda guerra mondiale hanno appoggiato apertamente il nazismo e proprio alla Fratellanza Musulmana si deve la stampa in arabo del Mein Kampf. Nonostante siano fautori dell’Islam più radicale e violento e propagandino la Jihad come mezzo per raggiungere il loro obiettivo, incredibilmente in Europa vengono considerati alla stregua di un movimento politico che promuove l’islam moderato. Propongono la dottrina del “gradualismo” cioè la conquista dell’occidente in modo graduale ma senza escludere la lotta armata, anzi, proponendo la Jihad come arma ultima per assorbire coloro che non vogliono cedere all’Islam. Hanno sedi in 80 Paesi compresi quelli europei e gli Stati Uniti.


Perché chiediamo il loro inserimento nella lista delle organizzazioni terroristiche

La dottrina dei Fratelli Musulmani (o Fratellanza Musulmana) è la fonte principale dei maggiori gruppi terroristici islamici tra i quali Al Qaeda e lo Stato Islamico (per fare un esempio il ramo della Fratellanza Musulmana a Gaza è Hamas). Hanno gli stessi obiettivi, l’unica differenza sta nella strategia, graduale quella della Fratellanza Musulmana, invasiva e immediata quella dei gruppi terroristici islamici. I Fratelli Musulmani sono considerati una entità terrorista e fuorilegge nei maggiori Paesi Musulmani come l’Egitto, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti mentre incredibilmente non lo sono in Europa e negli Stati Uniti dove invece proliferano attraverso organizzazioni islamiche poco chiare che ufficialmente appaiono come centri culturali od organizzazioni finanziarie dedite allo Zakat (la carità islamica). Un rapporto commissionato dal Governo britannico è arrivato alla conclusione che la Fratellanza Musulmana è legata al terrorismo islamico e che non ha nulla a che vedere con l’islam moderato.


Come interessare il Parlamento Europeo

La nostra organizzazione aprirà a breve una procedura presso la Commissione Europea per chiedere la messa al bando della Fratellanza Musulmana in Europa, ma anche il semplice cittadino può contribuire individuando il suo parlamentare europeo di riferimento e inviandogli una lettera nella quale si chiede la messa al bando della Fratellanza Musulmana. A questo indirizzo potrete trovare i parlamentari europei di tutti i Paesi. Cliccando sul nome si aprirà una pagina attraverso la quale potrete scrivere direttamente al parlamentare europeo. La stessa cosa si può fare con i parlamentari italiani o del proprio Paese di appartenenza.

Nei prossimi giorni pubblicheremo un nuovo e più aggiornato rapporto sulla Fratellanza Musulmana in Europa.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » ven apr 15, 2016 5:21 am

Giordania: chiusa la sede dei Fratelli Musulmani
2016/04/13
http://it.euronews.com/2016/04/13/giord ... -musulmani

La polizia giordana ha messo i siglli al quartier generale dei Fratelli Musulmani ad Amman.

La chiusura della sede è destinata a fare salire la tensione nel Paese, dove il gruppo fondamentalista sunnita e il suo braccio politico, il Fronte di Azione Islamica, rappresentano la più importante forza di opposizione.

Per i Fratelli Musulmani quanto accaduto è uno dei modi del governo per colpire i gruppi che chiedono riforme.

Il portavoce Badi Al Rafaiah afferma: “Non c‘è dubbio che i Fratelli Musulmani siano esposti a pressioni del governo e che queste misure governative non siano in linea con la legge e siano in contrasto col fatto che le autorità dicono di applicare la democrazia e il dialogo politico.”

Il governo considera illegale la formazione in base alla nuova legge del 2014 sulle associazioni e ne aveva già chiusa la sede di Aqaba, suscitando proteste.

Le autorità hanno a lungo tollerato i Fratelli Musulmani, ma un anno fa hanno appoggiato una scissione del gruppo.
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