Fratellanza mussulmana

Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » mer apr 27, 2016 10:28 am

Francia, è allarme scuole: "Culle dell'islam integralista"
Gli istituti musulmani accusati di fare "il doppio gioco" e diffondere un progetto fondamentalista. E il governo fa scattare ispezioni a sorpresa e studia un piano di controllo su docenti e contenuti
Gaia Cesare - Mar, 26/04/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 50926.html

«La razza ebrea è maledetta», la «persecuzione contro l'islam in Francia è orchestrata da una lobby ebraica molto potente». La teoria dell'evoluzione di Darwin «è falsa» e Hamas è un'organizzazione rispettabile.

Il primo ministro Manuel Valls ha avvertito qualche settimana fa del forte rischio che sta correndo la società francese: «Una minoranza salafita - ha detto il capo del governo - sta vincendo la battaglia ideologica e culturale dell'islam in Francia».

LE DENUNCE

Il conflitto si gioca anche e soprattutto nelle aule delle scuole islamiche. Prova ne sono le frasi antisemite e cariche di propaganda anti-occidentale risuonate per mesi alle orecchie di Soufiane Zitouni, origini algerine, ex professore di filosofia al liceo islamico Averroè di Lille, primo dei sei istituti privati musulmani convenzionati con lo Stato francese e considerato un fiore all'occhiello del sistema educativo per i tassi di riuscita dei suoi ex studenti. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha spinto Zitouni alle dimissioni l'ha pronunciata un'allieva dopo la strage del 7 gennaio a Parigi: i fratelli Kouachi che hanno firmato il massacro a Charlie Hebdo «non erano così pazzi né le vittime così innocenti come lei vuole far credere». Da allora Zitouni - ex musulmano che ha appena pubblicato una toccante autobiografia in cui racconta la ribellione contro la famiglia di sangue e quella religiosa da cui proviene (Confessions d'un fils de Marianne et de Mahomet, edizioni Les Échappés) - denuncia «il doppio gioco» con il quale si stanno diffondendo «i germi dell'islamizzazione» in Francia. «Dietro il paravento di un progetto educativo repubblicano, diffondono in maniera subdola una concezione dell'islam che è quella dei Fratelli musulmani».

I PROTAGONISTI

Sono proprio i Fratelli musulmani, per mano del loro braccio francese, L'Union des organisations islamiques de France (Uoif), i principali imputati di quella che viene considerata l'operazione sporca in corso nel sistema educativo: il tentativo di crescere nuove generazioni di musulmani come soldati in borghese dell'islam politico. A spiegare meglio di chiunque altro il disegno dell'organizzazione è un ex membro dei Fratelli musulmani, Mohamed Louizi, franco-marocchino di 38 anni, 15 dei quali trascorsi da militante. Nel suo ultimo libro Pourquoi j'ai quitté les Frères musulmans (Michalon) Louizi denuncia l'obiettivo finale della Fratellanza e racconta la strategia di islamizzazione globale e non dichiarata del gruppo in Francia e in Europa: il cosiddetto «Tamkine». «L'obiettivo dei Fratelli musulmani - dice Louizi - è di creare una rottura tra la Repubblica cattiva e la gioventù musulmana in modo che quest'ultima non creda più al progetto repubblicano».

IL PIANO DEL GOVERNO

Non a caso la ministra dell'Istruzione Najat Vallaud Belkacem sta cercando di correre ai ripari e avverte: «Stiamo esplorando tutte le piste possibili, compresa un'evoluzione sostanziale del diritto», soprattutto per le scuole islamiche fuori contratto, quelle cioè che non hanno accordi con lo Stato francese e non sono tenute a rispettare i programmi nazionali. Il governo sta lavorando a un sistema di autorizzazioni per l'apertura di nuovi istituti privati non convenzionati con lo Stato che contempli controlli «a priori» dei contenuti dell'insegnamento (oggi è previsto che arrivino solo un anno dopo l'apertura e poi a cadenza quinquennale) in modo da evitare che «sia più facile aprire una scuola che un bar», come ha riferito desolato un amministratore locale al Figaro. Intanto sono partite le ispezioni a sorpresa, controlli più serrati di quelli tradizionali e con il coinvolgimento anche di ispettori arabofoni.

I NUMERI

In tutto oggi sono 6 gli istituti musulmani sotto contratto statale, quindi con programmi uniformi stabiliti dal ministero e 50 quelli invece fuori contratto, che non godono di finanziamenti statali ma di ingenti risorse da Paesi stranieri come il Qatar, gli Emirati arabi e altri Paesi del Golfo. Di mezzo ci sono circa 5mila studenti. A cui si aggiungono altri 35mila bambini che frequentano invece i «centri culturali islamici», una sorta di dopo-scuola nati al fianco di un quarto delle 2mila moschee francesi, difficili da monitorare e durante i quali si fanno i compiti e si impara la cultura musulmana, cioè l'arabo, il Corano e la morale islamica.

DIFFAMAZIONE

Mentre il governo tenta di mettere una toppa alla semi-anarchia del sistema educativo, la Francia della laïcité e della liberté processa per diffamazione chi denuncia l'estremismo. L'ex professore di filosofia Zitouni, oggi firma di Charlie Hebdo, aspetta l'esito del processo di appello per «diffamazione pubblica» intentato ai suoi danni dalla scuola islamica di cui ha raccontato l'antisemitismo strisciante e la subdola segregazione di genere delle donne, lentamente «convertite» al velo. Al suo fianco, stavolta, a provare che in Francia sta proliferando un «islamismo delle tenebre» ci sarà, documenti alla mano, l'ex «fratello musulmano» Louizi.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » gio apr 28, 2016 7:09 am

Anche nelle amministrative di Milano avanza l'invasione silenziosa dei Fratelli Musulmani
Data: 25 aprile 2016
Valentina Colombo

http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=62177

Le prossime amministrative a Milano, in modo particolare le liste della galassia di sinistra, possono essere considerate paradigmatiche della schizofrenia che regna in partiti e istituzioni italiane, ma non solo, quando si tratta di scegliere candidati "musulmani". Due nomi: Maryan Ismail e Sumaya Abdel Qader. Due mondi: da un lato, l'attivismo nei confronti della comunità somala e la lotta contro l'estremismo islamico in tutte le sue forme, dall'altra, l'attivismo politico e sociale in nome dell'ideologia della fratellanza musulmana a livello europeo.

Maryan non velata, Sumaya velata. Il velo di Sumaya va purtroppo ben oltre il copricapo colorato che la accompagna. La biografia ufficiale della Abdel Qader recita come segue: "Sumaya Abdel Qader nasce a Perugia il 16/06/1978 è figlia di immigrati giordano-palestinesi. E’ laureata in biologia e in lingue e culture straniere. Sta conseguendo una laurea specialistica in sociologia. Collabora con Università e scuole italiane tenendo conferenze, lezioni e corsi su: Islam, mondo arabo-islamico, musulmani europei, immigrazione, nuovi italiani, intercultura, ecc… Una dei fondatori dell’associazione GMI (Giovani Musulmani d’Italia), ha ricoperto la carica di Segretario Generale e Vice Presidente. Scrive per diversi settimanali, riviste, testate on line. Ha pubblicato per Sonzogno Editore nel settembre 2008: Porto il velo, adoro i Queen – nuove italiane crescono. Dal 2011 collabora con il Comune di Milano al Tavolo per le nuove cittadinanza, per l’assessorato alle politiche sociali."

Il simbolo della Fratellanza Musulmana: il Corano è l'obiettivo, gli spadoni il mezzo per imporlo e creare il "Califfato universale"

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /12/FM.jpg

A questo biglietto da visita si aggiunge a livello milanese il suo impegno come responsabile culturale del CAIM (Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Brianza), guidato da Davide Piccardo, e di cui la donna gestisce il progetto Aisha sulle donne, che ha anticipato di poco la discesa in campo per le amministrative. Stranamente, ma non tanto, l'unico incarico che la Abdel Qader evita di indicare è il più prestigioso: responsabile del dipartimento giovani e studenti della FIOE (Federation of Islamic Organizations in Europe) ovvero la principale espressione dei Fratelli musulmani in Europa. Non solo, la candidata è anche membro del Comitato dei garanti del FEMYSO (Forum of European Muslim Youth and Students Organizations) con sede a Bruxelles e che è la sezione junior della FIOE cui appartengono i Giovani Musulmani d'Italia.

Nell'estate 2015, in occasione dell'Assemblea generale della Femyso - che si è tenuta tra l'altro presso la sede della controversa organizzazione turca del Milli Gorus a Colonia - la candidata è stata persino insignita con un premio per le sue attività. Per seguire le attività internazionali Sumaya vola in Finlandia, in Turchia, in Malaysia dimostrando che Milano e l'Italia sono solo una piccola parte di un microcosmo e di un progetto ben più vasto. Ma la domanda che più preme e che la sinistra milanese dovrebbe porsi è perché mai la Abdel Qader getti un velo sui propri incarichi che la vedono impegnata ai più alti livelli della fratellanza europea, di cui tra l'altro il suocero Maher Kabakebbji e la suocera Souheir Katkhouda sono parte integrante. La speranza è che la sinistra milanese comprenda la differenza tra la schiettezza di Maryan Ismail e l'ambiguità di Sumaya Abdel Qader che vela e copre molto più del proprio capo.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » gio mag 19, 2016 12:36 pm

I Fratelli musulmani non sono lontani. L’islam politico agita le elezioni a Milano
2016/05/18

http://www.ilfoglio.it/politica/2016/05 ... e_c128.htm

Tutte le incongruenze di Sumaya Abdel Qader, candidata del Pd nella capitale lombarda, che ha sempre smentito i legami con l’organizzazione persino in Arabia Saudita. Il marito Kabakebbji a convegno con i capi della Fratellanza, il ruolo di Piccardo nella difesa dell’imam estremista Tareq Al-Suwaidan

Il Foglio aveva parlato di Sumaya Abdel Qader, candidata al consiglio comunale di Milano nelle liste del partito Democratico in appoggio a Beppe Sala, leader affermata della galassia Ucoii (l’unione delle comunità islamiche italiane) e del Caim (il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano), associazioni cresciute nell’alveo dei Fratelli Musulmani, l’organizzazione internazionale fautrice dell’islam politico e bandita in diversi paesi. La candidata, sociologa di origini giordano-palestinesi ma nata a Perugia, dopo le polemiche ha smentito la sua vicinanza all’organizzazione estremista nata in Egitto: “Non mi riconosco nei Fratelli Musulmani”, ha dichiarato, aggiungendo, lei che è responsabile culturale del Caim, che non le risulta che nella sua associazione ci siano persone vicine alla Fratellanza. Le cose non stanno proprio così.

Una figura importante nella candidatura e nella campagna elettorale di Sumaya è suo marito, Abdallah Kabakebbji: “Accettare questa sfida è stato un po’ come decidere di fare un figlio”, ha scritto l’uomo su Facebook dopo l’esplosione della polemica riguardo alcuni suoi commenti sullo stato di Israele. Libero ha infatti pubblicato un post di Kabakebbji su Facebook in cui scrive: “Israele non fa errori. Israele è un errore storico, politico, una truffa. In caso di errore che crea danno, sai cosa si fa a casa mia? Ctrl+Alt+Canc!”. L’uomo si è difeso dagli “attacchi di Libero” dicendo che le sue parole non volevano indicare la cancellazione dello stato di Israele, ma “l’avvio di una sessione di riassetto e controllo degli errori”. Sarà, anche se la giustificazione sembra un’arrampicata sugli specchi. La figura di Kabakebbji, oltre che per i suoi commenti su Israele, è rilevante in questa vicenda perché smentisce le affermazioni della moglie a proposito della vicinanza sua e della sua associazione, il Caim, alla Fratellanza musulmana.

Abdallah Kabakebbji infatti nell’agosto 2013, attraverso l’associazione “Libertà e democrazia per l’Egitto”, è stato uno degli organizzatori a Milano della manifestazione in sostegno a Mohamed Morsi, l’ex presidente dell’Egitto e leader dei Fratelli Musulmani all’epoca da poco deposto. Negli stessi giorni collaborò per la tenuta di un convegno al Westin Palace, sempre nel capoluogo lombardo, al quale parteciparono Goma Amin, vice guida generale dei Fratelli Musulmani, e Mahmoud El Abiary, responsabile della Fratellanza in Europa. Difficile sostenere che nel Caim, di cui anche Kabakebbji come sua moglie Sumaya fa parte, non ci siano persone vicine ai Fratelli Musulmani perché il marito della candidata del Pd era seduto proprio a fianco a El Abiary e ne traduceva il pensiero (nei servizi di seguito del Fatto quotidiano e del tg de La7 è l’uomo in cravatta e camicia bianca). E su Facebook Kabakebbji definiva il numero 3 dei Fratelli Musulmani “fratello dr. Mahmud el Abiary”.

A sostegno della campagna elettorale di Sumaya Abdel Qader c’è anche Davide Piccardo, coordinatore del Caim, l’associazione di Sumaya e suo marito, che per il 3 giugno, due giorni prima delle elezioni, ha invitato per un convegno a Milano il controverso intellettuale svizzero Tariq Ramadan, nipote di Hasan al Banna, il fondatore dei Fratelli Musulmani. Piccardo, che è uno dei leader dei giovani musulmani italiani, nei giorni scorsi ha preso anche le difese dell’imam Tareq Al-Suwaidan, noto per le sue posizioni estremiste e antisemite e per questo bandito dagli Stati Uniti, dal Belgio e recentemente anche dall’Italia per decisione del ministro dell’Interno Angelino Alfano che tra le motivazioni ha indicato proprio la vicinanza dell’imam Suwaidan ai Fratelli Musulmani.

Ecco alcune delle tesi sostenute dall’imam difeso da Piccardo: “Tutte le madri della nazione islamica – non solo quelle palestinesi – dovrebbero nutrire i loro figli con l’odio verso gli Ebrei. Li Odiamo. Loro sono il nostro nemico. Dobbiamo instillare questo nelle anime dei nostri figli, finché una nuova generazione crescerà e li spazzerà via dalla faccia della Terra... Ciascuno di noi, uscendo da questa sala, dovrebbe pensare a un piano per annientare Israele”. Tuttavia per Piccardo l’imam kuwaitiano è un moderato: “Alfano vieta a Tareq Sweidan di entrare in Italia accusandolo di estremismo. Ho avuto il piacere di conoscere Tareq Sweidan e posso dire senza timore di smentita che non ha mai in nessun modo sostenuto posizione estremiste o violente, tutt’altro, è uno strenuo oppositore delle posizioni letteraliste e oscurantiste. Sweidan subisce questo ostracismo solo a causa delle sue posizione anti-sioniste a sostegno del popolo palestinese”.

Evidentemente Sumaya Abdel Qader non ha detto tutta la verità rispetto ai rapporti suoi e del Caim con i Fratelli Musulmani e forse è il caso che anche il Partito Democratico, se all’oscuro di tutto, chieda chiarezza alla sua candidata.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » ven mag 20, 2016 12:52 pm

TARIQ RAMADAN A MILANO: L'INTEGRALISTA ISLAMICO OSPITATO DA ALCUNI NOSTRI MODERATI ISLAMICI

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 9403673754


Tariq Ramadan, nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani Hasan al-Banna, sarà a Milano il 3 giugno in occasione dell’Assemblea generale dell'European Muslim Network, di cui sono membri italiani Hamza Roberto Piccardo e suo figlio Davide.
L'incontro è previsto per l'ultimo giorno di campagna elettorale milanese dove Sumaya Abdel Qader è particolarmente attiva.

Ma chi è Tariq Ramadan, per il quale molti musulmani "moderati" d'Italia sono così entusiasti?

Davide Piccardo vuol far credere che: "Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di censura da parte di esponenti della comunità ebraica milanese nei confronti delle voci critiche verso Israele. Si tratta di uno squadrismo sistematico con cui mirano a intimidire chiunque osi mettere in discussione la sacralità di Israele e delle sue politiche criminali".

Ma in realtà Tariq Ramadan va contrastato per le sue posizioni estremiste per le quali, non a caso, in Francia è considerato "persona non grata". Come ricorda Gabriele Zweilawyer nel suo articolo del 5 giugno 2015 (http://www.progettodreyfus.com/tariq-ra ... da-agnello ), Tariq Ramadan scrive:

"Ho studiato attentamente le idee di Hassan Al-Banna e non rinnego nulla della sua eredità. La sua relazione con Dio, la sua spiritualità, così come le sue riflessioni critiche sulla legge, la politica, la società ed il pluralismo, sono testimonianza delle sue qualità sia dal punto di vista del cuore che della ragione.

Vogliamo vedere quali solo queste "riflessioni critiche"?

Tariq Ramadan ama citare i primi passi del processo di islamizzazione del mondo ideati dal nonno:
la formazione individuale, quella familiare, e la trasmissione del messaggio (dell'islam) in tutte le città, metropoli e capitali del mondo.
Evita però accuratamente di citare gli altri, compresi nel Manifesto in 50 Punti, fra cui spiccano:
la soppressione di tutti i partiti politici (1),
l'adeguamento di tutte le branche della legge civile alla Sharia (2)
l'adeguamento di tutti gli atti di governo alla dottrina islamica (9),
l'imposizione di pene severe per le offese morali (11),
la chiusura delle sale da ballo e censura severa su film e canzoni (20-22),
l'annessione delle scuole elementari alle moschee (30),
l'obbligo, esteso a tutti gli studenti delle elementari, di imparare a memoria il Corano (32),
La necessità di dare al giornalismo il giusto orientamento (38).
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » dom giu 05, 2016 9:14 am

Tutte le ambiguità sui Fratelli Musulmani a Milano
di Valentina Colombo
04-06-2016

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-tut ... g.facebook

“Non mi riconosco nei Fratelli Musulmani”, “Che giudizio do dei Fratelli Musulmani? È una realtà complessa che sto studiando da sociologa. Un giudizio? Si sono affrettati a gestire la loro prima vittoria, che gli si è ritorta contro”, “Affermare di non appartenere ai Fratelli Musulmani (di seguito FM) è per me un semplice atto di onestà. La mia storia è diversa da quella dei FM, lo è quella dei musulmani europei e non potrebbe essere altrimenti”. Sono tutte affermazioni di Sumaya Abdel Qader, candidata nelle liste del PD milanese, a seguito della denuncia – anche da parte della Nuova Bussola Quotidiana – della sua vicinanza alla Fratellanza musulmana europea.

La sua smentita riguarda anche le associazioni, FIOE e FEMYSO, di cui lei è – o è stata parte, come sostiene la candidata. FIOE e FEMYSO, a differenza di quanto sostengono tutti gli studiosi della Fratellanza in Europa, non apparterrebbero quindi alla galassia ideologica del movimento fondato da Hasan al-Banna ed esportato in Europa anche grazie a Said Ramadan, genero di al-Banna e padre di Tariq Ramadan, guarda caso ospite del CAIM, di cui Sumaya è membro, ieri sera a Milano. In tutte queste smentite, la candidata del PD, in un post sul suo blog, afferma quanto segue: “El Banna, fu il fondatore dei FM, uno dei leader del movimento anticoloniale ai tempi dell'occupazione britannica dell'Egitto ed autore di un pensiero e di un metodo che ai suoi tempi risultava riformista e rivoluzionario. Dopo la sua morte, come sempre accade quando viene a mancare un leader, il movimento si sviluppò in diverse correnti, tra le quali alcune più fanatiche e altre che continuarono nella via della riforma. Ma come ogni sistema di idee, anche quello della fratellanza e di El Banna, va contestualizzato e preso con il beneficio di inventario specie quando si tratta di applicarlo ad un contesto specifico. Ritengo pertanto alcune sue idee attuali ed altre del tutto superate.”

Dal canto suo, Tariq Ramadan, con qualche sfumatura diversa rispetto alla Abdel Qader, ha scritto: “Hasan al-Banna: il fondatore dei Fratelli musulmani talmente citato e così poco letto. In Occidente lo si conosce soprattutto attraverso quel che hanno detto di lui i suoi nemici politici e in modo particolare i colonizzatori inglesi e i militanti sionisti. L’onestà intellettuale richiederebbe tuttavia che si studiasse il suo pensiero e che si valutasse l’azione reale del più influente dei riformisti musulmani di questo secolo”.

Ramadan ha perfettamente ragione quando sottolinea l’influsso di filtri interpretativi che entrano in gioco ogni volta in cui si analizza il pensiero di qualsiasi intellettuale. La Abdel Qader ha ragione quando rileva che al-Banna vada contestualizzato, ma al contempo dimentica che il progetto, meglio il paradigma di al-Banna, è ancora oggi valido tanto da essere seguito e studiato da chiunque si avvicini alla Fratellanza.

E’ quindi indispensabile andare alla fonte per meglio comprendere il progetto di Hasan al-Banna. Uno dei momenti storici della Fratellanza nascente è senza dubbio il Quinto Congresso, tenutosi al Cairo nel gennaio 1939. A quell’epoca, il Movimento aveva dieci anni di vita; era già ben strutturato e funzionava in modo efficiente. Il Congresso elaborò l’ideologia e i grandi orientamenti dei Fratelli Musulmani, così come furono vissuti e messi in pratica nel corso degli anni successivi. In questa occasione al-Banna descrive la sua visione di islam totalizzante e militante:

“Noi, Fratelli Musulmani, riteniamo che i precetti e gli insegnamenti universali dell’islam comprendano tutto ciò che riguarda la vita dell’uomo in questo mondo e nell’altro e che sono nell’errore quanti pensano che tali insegnamenti trattino soltanto dell’aspetto cultuale o spirituale, a esclusione di altri. L’islam è in effetti credo e culto, nazione e cittadinanza, religione e stato, spiritualità e azione, Libro e spada.

Quindi i Fratelli Musulmani sono in assiduo contatto col Libro di Allah, ne hanno tratto ispirazione e guida arrivando alla conclusione che l’islam è questa concezione totale, di portata universale, destinata a regolare tutti gli aspetti della vita che, di conseguenza, devono esserne impregnati, sottomettersi al suo potere, seguire i suoi precetti e insegnamenti, prendendoli come riferimento nella misura in cui la comunità vuole essere autenticamente musulmana. Ma se è musulmana soltanto nel culto mentre negli altri aspetti della vita imita i non-musulmani, è una comunità che ha lasciato l’islam”.

In altre parole l’islam per al-Banna è militante o non è islam, è politico o non è islam, e lo stesso ragionamento vale per i musulmani. Nella visione di al-Banna, per venire ai candidati milanesi, la Abdel Qader sarebbe una vera musulmana, Marian Ismail “un po’ meno”, per usare un eufemismo. Al-Banna prosegue: “È proprio perché i Fratelli Musulmani considerano l’islam universale e totalizzante che la loro dottrina abbraccia tutti gli aspetti del Riformismo sorti all’interno della comunità, così come tutti gli elementi del pensiero riformista; ogni riformista sincero e fervente vi ritrova l’oggetto delle sue aspirazioni. Vi si trovano tutte le speranze di coloro che, amando il Riformismo, hanno conosciuto la dottrina dei Fratelli Musulmani e ne hanno compreso la portata.

Si può dire a giusto titolo che i Fratelli Musulmani sono:

a) Una predicazione salafita (da’wa salafiyya), in quanto invitano a far tornare l’islam alla pura fonte del Libro di Allah e della tradizione del Suo Inviato;

b) Una via sunnita (tariqa sunniyya),in quanto si sforzano di agire in tutto secondo la pura tradizione, in modo particolare per quanto riguarda le verità di fede e il culto, per quanto possibile;

c) Una realtà sufi (haqiqa sufiyya), in quanto sanno che il fondamento del bene è la purezza dell’anima e del cuore, la perseveranza nell’azione, la rinuncia alle creature, l’amore di Allah e l’attaccamento al bene;

d) Un’entità politica (haya’ siyasiyya), in quanto rivendicano la riforma del potere all’interno e il cambiamento di visione per quanto riguarda la comunità musulmana rispetto alle altre comunità all’esterno. Promuovono l’educazione del popolo alla fierezza, alla nobiltà e alla salvaguardia più vigilante del suo nazionalismo;

e) Un gruppo sportivo (jama’a riyadhiyya), in quanto si preoccupano dei loro corpi e sanno che il credente forte è migliore del credente debole, perché il Profeta ha detto: «Il tuo corpo ha su di te dei diritti». Sanno che tutto quello che l’islam richiede non può essere portato a compimento se non con un corpo robusto: la preghiera, il digiuno, il pellegrinaggio, l’elemosina richiedono un organismo adatto a sopportare i fardelli dello studio, del lavoro e del combattimento per il bene quotidiano. Di conseguenza i Fratelli Musulmani consacrano grande attenzione ai loro gruppi e associazioni sportive, e più volte è capitato loro di sconfiggere associazioni specializzate nella pratica dell’esercizio fisico;

f) Un’alleanza scientifica e culturale (rabita ‘ilmiyya thaqafiyya), in quanto l’islam fa dell’acquisizione della scienza un obbligo per ogni musulmano e musulmana: i circoli dei Fratelli Musulmani sono in realtà scuole d’insegnamento e di cultura, nonché istituti di educazione fisica, intellettuale e spirituale;

g) Un’impresa economica (sharka iqtisadiyya), in quanto l’islam si preoccupa di gestire i beni e di acquisirli. Così ha detto il Profeta: «La benedizione del denaro onesto per l’uomo onesto»; o ancora: «Chi si addormenta affaticato dal lavoro delle sue mani, si addormenta perdonato»; o anche: «Dio ama il credente che pratica un mestiere»;

h) Una dottrina sociale (fikra ijtima’iyya), in quanto si preoccupano dei mali della società musulmana e cercano le modalità per curarli e guarire la comunità.”

Quindi impegno sociale, politico, culturale, sportivo, economico che ritroviamo nelle varie attività promosse dai think tank di Tariq Ramadan, dalla FIOE, dalla FEMYSO, da Islamic Relief, da Qatar Charity, da Europe Trust, ovvero tutte le pedine che si muovono nell’associazionismo militante islamico europeo.

Hasan al-Banna ha anche scritto una Lettera del jihad. Altrove Ramadan ha dichiarato di avere studiato «le idee di Hasan al-Banna con grande attenzione» e che «non c’è nulla» che rifiuti del suo pensiero. D’altronde la controversa tesi di dottorato di Ramadan verte principalmente sul pensiero di al-Banna. Tuttavia non sono certo rassicuranti le parole di Hasan al-Banna, riportate nel sermone di venerdì 14 marzo 2003 da Yusuf al-Qaradawi, presidente dell’International Union of Muslim Scholars di cui Ramadan è membro: «In gioventù avevo l’abitudine di recitare alcune invocazioni, tra cui una che diceva: “O Dio accordami da parte tua una vita piacevole e una morte piacevole!”. Cari fratelli che cosa credete che sia la morte piacevole? Credete che una morte piacevole consista nel morire nel proprio letto, vicino ai propri familiari e i propri figli? È questa la morte piacevole? Tutti muoiono così. In verità, c’è la morte piacevole nel momento in cui questa testa è staccata da questo corpo sulla via di Dio».

Non solo, ma basterebbe leggere la Lettera del jihad per apprendere dalla sua viva voce che «Allah ha imposto a tutti i musulmani un dovere imperativo, risoluto, inevitabile che dovrebbe essere un massimo desiderio, la ricompensa più eloquente per tutti i combattenti e martiri, che saranno affiancato nella loro ricompensa solo da coloro che agiscono come loro e da coloro che li imitano nel loro jihad. […] Non troverete mai un sistema, antico o moderno, religioso o civile, che si preoccupi del jihad, dell'esercito, di andare in guerra per la nazione formando un unico rango per difendere giustamente con tutta la forza, più della religione e degli insegnamenti dell'Islam. I versetti del Nobile Corano e dei detti del grande Inviato di Allah – la pace e la benedizione di Allah su di lui - abbondano di tutti questi significati nobili e chiamano in modo chiaro e illustrano chiaramente il jihad, per combattere, per arruolarsi, per potenziare tutti i mezzi difensivi e offensivi di qualsiasi natura sulla terra, per mare e in qualsiasi altro luogo, in ogni situazione e condizione».

In seguito al-Banna cita un detto in cui Maometto avrebbe rassicurato la madre di Khallad dicendole che il sacrificio del figlio valeva quello di due martiri perché era stato ucciso dalla gente del Libro. Interessante è il commento a seguire che conferma l’annullamento della distinzione tra Gente del Libro e politeisti già in epoca anteriore a Qutb: «In questo hadith è evidente l’indicazione dell’obbligo di combattere la Gente del Libro, e il fatto che Allah raddoppia la ricompensa chi li combatta, il jihad non è solo contro i politeisti, ma contro chiunque non si converta»

La lunga lettera si conclude specificando che il jihad maggiore per il musulmano è quello armato e, nonostante Ramadan affermi che l’unica eccezione fatta dal nonno a favore della guerra armata è la Palestina, nel lungo testo mai ricorre un solo riferimento alla questione che sta tanto a cuore al nipote:

"E’ diffusa tra molti musulmani l’idea che la lotta contro il nemico sia il jihad minore, mentre il jihad maggiore è il jihad dell'anima. Molti deducono questa idea dal seguente hadith: ‘Siamo tornati dal jihad minore al jihad maggiore’ e quando gli venne chiesto quale sia il jihad maggiore, rispose che era il jihad del cuore o jihad dell'anima”. […] Tuttavia, anche se [il hadith] fosse stato autentico, non consiglia a tutti di allontanarsi dal jihad, dalla preparazione per salvare i paesi islamici e rispondere all'aggressione dei miscredenti.”

Il jihad in Palestina è invece protagonista del testo L'arte della morte, in cui al-Banna precisa: "Infatti. L'arte della morte. La morte è un arte. Le persone che sono abili in essa sanno come morire di una morte nobile, come scegliere e morire in un campo di nobile al momento adatto. Vendono una goccia del loro sangue al prezzo più alto e ricevono una ricompensa che è superiore a quella che ci si aspetta.”

Uno dei testi fondamentali di Hasan al-Banna è la Lettera ai giovani in cui si legge: "Combatteremo sulla strada del raggiungimento della nostra idea, lotteremo per quest’ultima con tutte le forze, inviteremo ad essa tutti gli uomini, sacrificheremo tutto lungo la percorso, e vivremo in un modo nobile e morireremo in un modo nobile e il nostro motto eterno sarà: Allah è il nostro obiettivo, il Messaggero è il nostro leader, il Corano è la nostra costituzione, il jihad è il nostro cammino, la morte sulla via di Allah è il nostro massimo desiderio."

Quest’ultima frase è ancora oggi considerata il motto della Fratellanza. Ma il punto chiave del progetto di Hasan al-Banna è la “moderazione”, ovverosia la gradualità, nel conseguimento del risultato. Gradualità che parte dalla riconversione del singolo musulmano, per passare alla famiglia musulmana, alla società musulmana e al governo musulmano. Hasan al-Banna aspirava a rivedere “la bandiera di Allah volare alto sopra le terre che un tempo hanno goduto della presenza dell’Islam e su cui era risuonata la voce del muezzin con l’appello alla preghiera” poiché “Andalusia, Sicilia, i Balcani, l'Italia meridionale e le isole del Mediterraneo erano tutte colonie islamiche e devono tornare all'islam. Il Mediterraneo e il Mar Rosso devono ritornare due mari islamici come in passato”.

Alla vigilia del voto, sarebbe interessante sapere a quale testi di Hasan al-Banna fa riferimento la candidata del PD, membro del CAIM, poiché se è vero che il contesto è mutato, è pur vero che il paradigma di al-Banna è universale e vede nei giovani militanti, molto simili ai Giovani Musulmani d’Italia in cui Sumaya ha militato, l’attore chiave per l’attuazione del suo progetto, così come considera fondamentale la penetrazione nelle istituzioni, attraverso il processo elettorale, per promuovere il progetto islamico. Sarà un caso, ma la Abdel Qader si è anche definita la prima musulmana a presentarsi alle elezioni comunali dimenticando Marian Ismail, nelle liste del suo stesso partito, e di Nabih Delel, nelle liste legate a Stefano Parisi. Sarà un caso, ma Hasan al-Banna e Tariq Ramadan non le avrebbero certo considerate “vere musulmane”, mentre lo sono sotto tutti i punti di vista, solo non indossano il velo, non sono musulmane militanti 24 ore su 24 e non si sentono detentrici dell’islam “vero”, ma del loro islam nel pieno rispetto di quello altrui.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » mar giu 14, 2016 2:15 pm

Milano, la madre della candidata islamica del PD esalta gli jihadisti su Facebook
Imbarazzo per Beppe Sala: commenti a favore dei terroristi di Hamas da parte della mamma di Sumaya Abdel Qader, vicina ai Fratelli Musulmani
Redazione
14 Giugno 2016

http://www.ilpopulista.it/gallery/14-Gi ... A.facebook

Una scoperta inquietante scuote la campagna elettorale per il ballottaggio a Milano. Proprio nei giorni in cui il mondo occidentale è sotto attacco da parte dei terroristi islamici emergono dal profilo Facebook della mamma di Sumaya Abdel Qader, la candidata Pd in lista con Beppe Sala vicina alla rete islamista dei Fratelli Musulmani, foto e commenti a favore degli jihadisti di Hamas. Il profilo di Zubayda Khalil è infatti pieno di post e immagini con inni alla "resistenza", a Hamas e alle brigate Ezzidin al-Qassam, braccio armato dell'organizzazione islamista. Decine e decine di foto sulla "resistenza islamista palestinese", uomini in mimetica, armati di mitra, lanciarazzi, incappucciati e con le immancabili fascette dei martiri legate in fronte.

In un post vengono ritratti tre di questi "martiri" e la Khalil invoca la vendetta divina contro chi ha portato portato alla loro morte: i tre sono in realtà Raed al-Attar, Mohammed Abu Shamalah e Mohammed Barhoum, tre comandanti militari di Hamas ricercati sia da Israele che dall'Egitto; al- Attar era considerato uno degli organizzatori del sequestro di Gilad Shalit. In un'immagine postata nel luglio 2014 viene elogiato il leader di Hamas, Khaled Meshaal, che appare in foto mentre sullo sfondo compaiono due jihadisti, le immagini di Gilad Shalit e Hadar Cohen (soldati sequestrati da Hamas) e le foto di bare israeliane. Abbondano poi le immagini dei leader storici di Hamas, Khaled Meshaal, Ismail Haniyeh e Raed Salah. In un altro post a favore della "resistenza" si vede Ismail Haniyeh mentre bacia la mano di un jihadista delle brigate Ezzedin al-Qassam.

Hamas, il braccio palestinese dei Fratelli Musulmani, è responsabile di numerosi attacchi nei confronti di civili, israeliani ma anche palestinesi "non allineati"; nel 2014 l'Egitto aveva messo al bando Hamas, con l'accusa di supportare la campagna di sanguinosi attentati portata avanti dal gruppo Ansar Bayt al-Maqdis, iniziata subito dopo la deposizione di Mohamed Morsi. Sul profilo della Khalil non mancano poi neanche post celebrativi di Morsi e di Erdogan, entrambi legati all'area islamista dei Fratelli Musulmani; dulcis in fundo la foto di famiglia con Sumaya, Abdallah e con Muhammad Abdel- Qader, marito della Khalil nonchè imam di Perugia, fotografato a un evento ufficiale mentre stringeva la mano a Mohamed Morsi.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » ven gen 27, 2017 5:03 pm

In Egitto indagati 300 Fratelli musulmani

http://www.lastampa.it/2017/01/20/ester ... emium.html

La giustizia egiziana porterà a giudizio 304 persone ritenute legate ai Fratelli Musulmani turchi, che avrebbero partecipato a una serie di attentati terroristici in Egitto nel 2016. L’indagine si inscrive nel quadro di un vasto processo nei confronti dell’organizzazione dei Fratelli musulmani dell’ex presidente islamista egiziano Mohamed Morsi, destituito nel 2013.

La procura ha fatto sapere che i sospettati si trovano all’estero e hanno partecipato alla costituzione del gruppo Ham, che ha rivendicato numerosi attentati al Cairo e nel delta del Nilo. Dopo la caduta di Morsi centinaia di soldati dell’esercito egiziano e poliziotti sono stati uccisi in attentati jihadisti, soprattutto nel nord della penisola del Sina.

Guai giudiziari anche per Mohamed Aboutreika, un simbolo del calcio egiziano: l’ex-centrocampista è stato inserito nella lista degli elementi «terroristi» per sostegno finanziario ai Fratelli musulmani.

L’inserimento nella lista nera è avvenuto ieri da parte della Corte d’assise del Cairo e comporta il congelamento dei beni assieme al ritiro del passaporto. Già nel maggio 2015 era stata annunciata la confisca dei beni di «Ashab Tours», una società co-fondata nel 2013 da Abou Treika assieme ad un imprecisato componente dei Fratelli musulmani che poi aveva lasciato l’impresa.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » lun feb 20, 2017 10:07 pm

Sul concetto di fratellanza nell’Islam (Le religioni non sono tutte uguali)
Scritto il 2 settembre 2013

http://islamicamentando.altervista.org/ ... ratellanza

Un musulmano, secondo l’Islam, può considerare fratello solo un altro musulmano. Il fratello del musulmano è qualsiasi altro musulmano.

I credenti e le credenti sono alleati gli uni degli altri. Ordinano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è riprovevole, eseguono l’orazione pagano la decima e obbediscono ad Allah e al Suo Messaggero. Ecco coloro che godranno della misericordia di Allah. Allah è eccelso, saggio. (IX,071)

Aggrappatevi tutti insieme alla corda di Allah e non dividetevi tra voi e ricordate la grazia che Allah vi ha concesso: quando eravate nemici è Lui che ha riconciliato i cuori vostri e per grazia Sua siete diventati fratelli. E quando eravate sul ciglio di un abisso di fuoco, è Lui che vi ha salvati. Così Allah vi manifesta i segni Suoi affinché possiate guidarvi. (III, 103)

In verità i credenti sono fratelli: ristabilite la concordia tra i vostri fratelli e temete Allah. Forse vi sarà usata misericordia. (XLIX, 10)

Sarà anche necessario cessare di essere solidali con la propria parentela, se questa persevera nell’infedeltà:

O voi che credete, non prendete per alleati i vostri padri e i vostri fratelli se preferiscono la miscredenza alla fede. Chi di voi li prenderà per alleati sarà tra gli ingiusti. (IX, 23)

Non troverai alcuno, tra la gente che crede in Allah e nell’Ultimo Giorno, che sia amico di coloro che si oppongono ad Allah e al Suo Inviato, fossero anche i loro padri, i loro figli, i loro fratelli o appartenessero al loro clan. Egli ha impresso la fede nei loro cuori e li ha rafforzati con uno spirito proveniente da Lui. Li farà entrare nei Giardini dove scorrono i ruscelli, in cui rimarranno in perpetuo. Allah si compiace di loro e loro si compiacciono di Lui. Essi sono il partito di Allah. Ebbene, il partito di Allah non è forse quello di coloro che trionferanno? (LVIII, 22)

Solo i credenti, dunque, formano la comunità dei fratelli. Gli infedeli sono nemici sia dell’Islam che dei musulmani. Solo se si convertono possono essere considerati fratelli:

Se poi si pentono, eseguono l’orazione e pagano la decima, siano vostri fratelli nella religione. Così esponiamo chiaramente i Nostri segni per gente che comprende. (XI, 11)

Non bisogna compromettersi con loro, né dar loro fiducia, né prenderli come affiliati.

[…]Non sceglietevi amici tra loro, finché non emigrano per la causa di Allah.[…] (IV, 89)

Nell’attesa il non musulmano non può essere oggetto di vero amore. Non è un fratello. Maometto stesso si leva contro i non credenti, li combatte, non può far nulla per loro, non prega in loro favore e si disinteressa della loro sorte (qui e qui). Fra gli altri:

Che tu chieda perdono per loro o che tu non lo chieda, [è la stessa cosa], anche se chiedessi settanta volte perdono per loro, Allah non li perdonerà, perché hanno negato Allah e il Suo Messaggero e Allah non guida il popolo degli empi. (IX, 80)

Se Allah avesse voluto, non Gli avrebbero attribuito alcun consimile. Non ti abbiamo nominato loro custode e neppure sei loro difensore. (VI, 107)

Di’: “O uomini! Vi è giunta la verità da parte del vostro Signore. Chi è sulla Retta Via lo è per se stesso, e chi se ne allontana lo fa solo a suo danno. Io non sono responsabile di voi”. (X, 108)

Soltanto quando tutti gli uomini saranno divenuti musulmani l’Islam conoscerà le dimensioni quantitative della fraternità cristiana. Il Cristianesimo, infatti, riconosce la piena universalità della fratellanza umana. Agli occhi di Allah, di Maometto e dei musulmani la carità non può accogliere contemporaneamente i membri della comunità e gli infedeli: questi ultimi sono normalmente i nemici di Dio e dei credenti.

Per il cristiano la prospettiva è completamente diversa. Prima di tutto non c’è collusione tra religioso e sociale, e un nemico della nazione non è automaticamente un nemico della fede. Inoltre la società cristiana non è incaricata di esercitare rigori contro gli infedeli, la vendetta è lasciata alla giustizia di Dio e, soprattutto, alla sua misericordia. Perché Dio non è un giustiziere che svia e poi punisce. Dio è il padre, il benefattore universale che distribuisce a tutti i suoi favori, ai buoni e ai cattivi. E poiché Dio abbraccia nel suo amore tutti gli uomini, il cristiano dovrà anch’egli amarli ugualmente tutti:

“ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.” (Mt. 5, 44 -45)

San Giovanni scrive molto chiaramente:

“Se Dio ci ha amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni con gli altri.” (1, Gv 4, 11)

La fraternità si estende duqnue a tutti gli uomini senza eccezione, anche a coloro che sono considerati nemici. (parabola del buon Samaritano, Lc 10, 25 – 37).

Il cristianesimo prevede un amore incondizionato per ogni uomo perché in qualsiasi uomo si cela l’immagine di Dio. In Mt. 25,32-46 è chiaramete espresso, che qualunque cosa, positiva e negativa, fatta da ogni singola persona veso gli altri uomini, Gesù la reputerà fatta a se stesso, e non ci sono scusanti: non vi sono vincoli di religione, sesso, nazionalità, etnia, razza, e condotta morale: chi vuole fare la volontà di Dio si deve mostrare compassionevole e misericordioso verso tutti, senza distinzioni.

Inoltre nella 1Gv 4,19-21 è detto chiaramente che solo chi ama il fratello, anche qui senza distinzione alcuna, può dire di amare Dio, al contrario se dice di mare Dio ma non ama il fratello, esso è da considerarsi un bugiardo:

“Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.”
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » gio mar 02, 2017 9:44 am

«Fratelli Musulmani vogliono conquistare Francia ed Europa»
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marzo 1, 2017 Leone Grotti

Intervista a Soufiane Zitouni, docente musulmano non praticante che ha lasciato il liceo islamico Averroè di Lille: «L’islam è in guerra con se stesso. E chi lo dice viene zittito»


http://www.tempi.it/fratelli-musulmani- ... Le8JH9-YlB

«Gli ebrei sono una razza maledetta da Allah!». Quando un giovane liceale è esploso così in classe, Soufiane Zitouni, professore di filosofia di 48 anni, è rimasto a bocca aperta. In vent’anni di carriera non aveva mai sentito tante espressioni antisemite come nei corridoi del liceo Averroès di Lille, il primo prestigioso collegio privato musulmano sotto contratto con lo Stato (paritario diremmo noi, con la differenza che i professori sono pagati dalla République).

Ma non è l’unica difficoltà riscontrata da Zitouni durante i cinque «travagliati» mesi di docenza nell’istituto islamico. Gli studenti, ad esempio, storcevano il naso davanti a Spinoza, non perché non apprezzassero la teoria della sostanza, ma perché era un ebreo sefardita (oltretutto scomunicato). Un’alunna, sempre velata, leggendo un testo di Freud si rifiutava di pronunciare la parola «sesso» e non voleva sedersi di fianco ai maschi. Molti altri protestavano quando Zitouni, figlio di immigrati algerini sunniti, parlava del Corano durante le ore di filosofia, accusandolo di non essere un imam.

Inutile cercare di applicare il metodo del famoso filosofo musulmano Averroè nel liceo che ne prende il nome, perché la sola idea che i testi sacri dell’islam potessero essere vagliati e interpretati con la ragione destava orrore tra i banchi e in sala professori. Non a caso, nella nutrita biblioteca della scuola, non c’era neanche un libro del commentatore di Aristotele, mentre abbondavano i testi dei fratelli Ramadan, nipoti di Hassan al Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani.

Zitouni, insomma, non si è mai sentito a suo agio ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso, costringendolo a dimettersi e ad entrare in causa legale con l’istituto, è stato il polverone sollevato da un suo articolo scritto per Libération, all’indomani della strage di Charlie Hebdo. La tribuna pensata per commemorare le vittime e denunciare l’islamismo, datata 14 gennaio 2015 e intitolata “Oggi anche il Profeta è Charlie”, gli è valsa insulti e minacce, tanto che il 6 febbraio si è dovuto licenziare. Dopo un secondo articolo, sempre pubblicato sul quotidiano fondato da Jean-Paul Sartre, nel quale il professore senza mezzi termini denunciava l’estremismo di un liceo foraggiato con denaro pubblico, Zitouni è stato portato in tribunale dalla direzione per «diffamazione non pubblica». Condannato in primo e secondo grado, è stato definitivamente assolto il 7 febbraio perché i problemi sollevati sono «di interesse generale».

«Felicissimo per l’assoluzione», Zitouni ha deciso di raccontare a Tempi «la storia di un professore di cultura musulmana perseguitato come un apostata». Nato a Roanne, secondo di cinque fratelli, Zitouni ha ricevuto una rigida educazione musulmana e la sua settimana si divideva tra scuola repubblicana e coranica. Costruirsi un’identità è stato difficile, visto che il padre gli ricordava ogni giorno a tavola che «non sei francese, sei musulmano». Durante i suoi studi, Zitouni ha lavorato quattro anni a Lione per Libération, dove è diventato amico di Philippe Lançon, che sarebbe stato ferito gravemente nell’attentato di Charlie Hebdo. Uomo di sinistra, convinto elettore del partito socialista, a 30 anni ha attraversato una profonda crisi spirituale dalla quale, dopo un periodo di psicanalisi, è uscito approdando alla confraternita sufi Alawiya. Oggi, come scrive nel libro uscito per i tipi di Les Echappés, Confessioni di un figlio di Marianna e Maometto, si definisce un «musulmano non praticante».

Professor Zitouni, a Charlie Hebdo non hanno mai indossato i guanti prima di parlare dell’islam. Perché ha scelto un titolo così provocatorio per il suo articolo?
Come altri milioni di francesi sono rimasto scioccato dagli attentati. Inoltre, ero amico di una delle persone rimaste ferite nell’attacco. Quindi ero ancora più coinvolto. In quanto francese di cultura musulmana, ho capito che qualcosa si era rotto. Penso che troppi musulmani manchino di senso dell’umorismo riguardo alla loro religione. Uccidere delle persone solo perché hanno osato disegnare il Profeta è assurdo, chiunque può disegnare Maometto.

La stragrande maggioranza dei musulmani si è sentita offesa dalle vignette.
È ovvio che Charlie Hebdo ha uno stile provocatorio e possiamo dire che forse sono stati insensibili. Ma ho scelto quel titolo per denunciare la paranoia di alcuni musulmani e invitare i fedeli ad essere critici nei confronti dell’islam.

Critici verso che cosa?
Ad esempio verso la presunta prescrizione dell’iconoclastia. I legalisti ci ripetono che rappresentare Maometto è vietato ma non è vero: la cultura persiana o anche quella turca disegnavano il Profeta nelle miniature.

Possiamo dire allora che in Francia la cultura legalista è maggioritaria.
È evidente. Purtroppo molti musulmani amano più la religione di Dio. Ma l’islam non chiede a nessuno di adorare Maometto. Se i musulmani adorano più Maometto di Allah, allora sono degli idolatri.

Ha insistito per diffondere nel liceo Averroès il suo articolo?
No. Sono alcuni miei colleghi ad aver chiesto alla direzione di appendere il mio articolo in sala professori. Ma qualcuno l’ha strappato subito. Allora è stato riappeso e strappato di nuovo. E così via molte volte.

Come hanno reagito i suoi colleghi?
Mi hanno accusato di sacrilegio solo per aver associato Maometto e «quei miscredenti di Charlie» nello stesso titolo. Durante le lezioni i miei alunni mi hanno apertamente apostrofato come un «leccapiedi dei nemici dell’islam». Sono stato perseguitato come un apostata, un traditore.

Davvero non si aspettava simili reazioni?
No, sono rimasto scioccato. Un giorno un membro della direzione mi ha preso da parte e mi ha detto: «Adesso devi fare attenzione quando cammini per strada. Guardati le spalle».

Una minaccia neanche troppo velata.
Al contrario. A lui era piaciuto il mio articolo ma voleva mettermi in guardia. Il liceo Avveroès infatti si trova nella parte meridionale della città di Lille, in un quartiere a maggioranza islamico dove c’è anche la Grande Moschea guidata da Amar Lasfar, il fondatore dell’istituto, nonché presidente dell’Uoif (Unione delle organizzazioni islamiche di Francia, ndr), ritenuta l’antenna francese dei Fratelli Musulmani.

E lei credeva davvero di poter decantare le lodi di Averroè in un simile liceo?
Devo ammettere che un mio amico sufi, prima di accettare l’assunzione, mi avvertì: «Soufiane, fai attenzione». Lui lavora in un ospedale a Marsiglia e aveva avuto enormi problemi con i Fratelli Musulmani. Io però non l’ho ascoltato.

Perché?
Perché un liceo intitolato a colui che ha cercato di propagare nel mondo un islam dei lumi non poteva essere estremista. Mi sono detto: «Soufiane, anche se il liceo è stato fondato dall’Uoif, vai e fai il tuo lavoro. Invita i giovani a riflettere e a porsi delle buone domande».

Non è stato un po’ ingenuo?
Un po’ sì. Ho avuto molti problemi con i miei alunni: facevano dei discorsi sugli ebrei scioccanti. Il loro islam non corrispondeva a quello sufi, che definirei il ramo intelligente, spirituale e pacifico dell’islam. Sia loro che gli altri professori erano retrogradi, legalisti, ritualisti. La religione che si insegna all’Averroès non fa per la Francia, né per l’Europa, né per il resto del mondo.
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Re: Fradełansa muxlim - Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » mer mar 08, 2017 8:53 pm

UNO STATO ISLAMICO PURE IN EGITTO
MAR 8, 2017
GIOVANNI GIACALONE
ilgiornale.it

L’amministrazione Obama era ben al corrente fin dal 2011 del fatto che i Fratelli musulmani egiziani pianificavano l’instaurazione di un regime islamista nel Paese che avrebbe emulato il modello turco di Erdogan, con progressivo controllo degli apparati militari attraverso l’inserimento di propri uomini nell’establishment.

Non solo, ma il direttivo dei Fratelli musulmani ha anche intrattenuto rapporti con la “lobby” di Davos per degli accordi finanziari con il nuovo governo islamista egiziano.

È quanto emerge da alcune email scambiate tra Hillary Clinton e alcuni suoi collaboratori (tra cui Jacob Sullivan e Robert Russo) e pubblicate da Wikileaks.

In un primo documento viene infatti rivelato come alti membri della Fratellanza egiziana, in accordo con l’ex leader supremo Mohamed Badie e con i suoi più stretti collaboratori, fossero convinti che l’Egitto sarebbe diventato uno stato islamico in seguito all’elezione del governo guidato dal FJP. L’esecutivo e l’esercito avrebbero dunque collaborato a guidare il Paese in base a principi islamici. A tal fine i Fratelli musulmani avrebbero attentamente monitorato le opinioni dei militari egiziani, convinti del fatto che il 90% di loro avrebbe appoggiato l’instaurazione di un regime islamista.

Il direttivo dei Fratelli musulmani egiziani faceva affidamento, a loro dire, sul fatto che molti ufficiali egiziani rientravano dagli Usa, dove avevano preso parte a corsi di addestramento, con forte sentimento di ostilità nei confronti della società occidentale e delle organizzazioni cristiane ed ebraiche, percepite come nemiche dell’islam.

Badie puntualizzava inoltre che il processo doveva essere implementato con molta calma e cautela onde evitare di allarmare lo Scaf (Il Consiglio Supremo delle Forze Armate) ma l’obiettivo era quello di rimpiazzare ufficiali di stampo laico con islamisti fedeli al regime in modo da poter controllare l’esercito.

Un intento, quello dei Fratelli musulmani egiziani, altamente prevedibile e di fatto già ipotizzato e previsto quando Morsi era in procinto di andare al governo, tant’è che l’esito del “piano islamista” è ben noto.

L’aspetto più interessante però è legato al fatto che i Fratelli musulmani hanno da subito fatto sapere che sarebbero stati più che disponibili ad intrattenere rapporti con le grandi aziende occidentali nel momento in cui avessero riconosciuto l’autorità del nuovo governo islamista.

Fu Mohamed Badie stesso ad affermare di essere molto soddisfatto dell’attenzione data ai Fratelli musulmani egiziani all’annuale riunione del World Economic Forum di Davos, convinto del fatto che i capi di Stato occidentali avrebbero accettato la “nuova forza politica dominante” in Egitto, orientando così le proprie politiche estere ed economiche in modo tale da trovare un equilibrio tra le loro esigenze e quelle del nuovo governo islamista. A sua volta, anche quest’ultimo dovuto bilanciare la propria politica per intrattenere rapporti con l’ambito economico-finanziario occidentale e nel contempo implementare la transizione verso uno Stato fondato sull’islamismo, convinto del fatto che governi, aziende e banche occidentali avrebbero prosperato con il nuovo governo della Fratellanza.

Non solo, ma il direttivo dei Fratelli musulmani si era detto soddisfatto dell’esito degli incontri con l’amministrazione Obama e con il Fondo Monetario Internazionale, i quali avrebbero accettato l’idea di uno stato islamico instaurato in Egitto. Il direttivo aveva inoltre incoraggiato l’arrivo al Cairo di alcune delegazioni di leader di aziende statunitensi programmato per febbraio e marzo 2012.

Sempre secondo il direttivo della Fratellanza, i rapporti con l’amministrazione Obama e con altre istituzioni occidentali avrebbero reso più difficile per l’esercito e i laici l’opposizione al nuovo governo di stampo islamista.

Il rapporto tra amministrazione Obama e i Fratelli musulmani preoccupava diversi Paesi dell’area mediorientale, non soltanto il governo di Bashar al-Assad, ben consapevole delle manovre del ramo siriano della Fratellanza, per mettere in atto lo stesso piano in Siria (come del resto già tentato in Tunisia) ma anche gli Emirati Arabi che avevano chiaramente definito i Fratelli Musulmani uno strumento manipolatore di Washington, mettendoli così al bando come organizzazione terrorista, come già fatto da Russia e Siria.

Uno strumento, quello della Fratellanza, utilizzato per rovesciare le leadership di diversi Paesi mediorientali attraverso il meccanismo politico elettorale che avrebbe così garantito una parvenza di “legalità” ai governi-regime “democraticamente eletti”, anche se poi di “democratico” si è visto ben poco, come ha dimostrato il disastroso anno di governo Morsi e come ancora oggi è tristemente documentato nella Turchia di Erdogan. In Tunisia, con il governo Ennahda ha prosperato il salafismo militante ed è riemerso il problema Ansar al-Sharia, mentre oppositori come Choukri Belaid e Mohamed Brahmi venivano assassinati.

Vale inoltre la pena ricordare che il 3 giugno 2015 il il Washington Times aveva reso noto che le linee guida per il supporto ai Fratelli Musulmani erano state delineate in una direttiva segreta, la Presidential Study Directive-11 (PSD-11) del 2011, che esponeva le linee guida per la riforma politica pianificata in Medio Oriente e in Nord Africa in quel periodo. La portavoce del National Security Council della Casa Bianca aveva rifiutato di rilasciare dichiarazioni al riguardo al quotidiano di Washington…..”We have nothing for you on this”.

L’analista anti-terrorismo statunitense Patrick Poole aveva confermato tale strategia, aggiungendo in un’intervista che la “dottrina-Obama” di sostituire i vecchi regimi mediorientali con la democrazia dei cosiddetti “Islamisti moderati” era sostenuta anche dalla precedente amministrazione Bush.

Del resto i fatti parlano chiaro: in Egitto l’amministrazione Obama appoggiò fino alla fine il governo dei Fratelli musulmani, andando contro la volontà del popolo egiziano, sceso nelle piazze per chiedere elezioni anticipate dopo un anno di “regime” islamista. Si arrivò al punto che l’ex ambasciatrice americana, Anne Patterson, fu pesantemente contestata dal popolo egiziano e costretta a lasciare in gran fretta il Cairo, per aver appoggiato fino all’ultimo Morsi.

La Patterson venne del resto immortalata a suo tempo assieme all’ex guida dei Fratelli musulmani, Mohamed Badie e più avanti, durante un evento universitario negli Stati Uniti, mentre faceva il gesto delle quattro dita di Rabaa, simbolo della protesta pro-Morsi, assieme a una sostenitrice della Fratellanza.

Insomma, l’ex Amministrazione Obama non fece granchè per nascondere le proprie simpatie per l’islamismo della Fratellanza, magari nella speranza di poter promuovere in Medio Oriente una serie di governi “amici”, ma di fatto “amici” di chi?
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