Islam è religione di guerra e violenza non di pace

Islam è religione di guerra e violenza non di pace

Messaggioda Berto » dom nov 29, 2015 7:48 am

Islam è religione di guerra e violenza non di pace, è religione che viola i Diritti Umani Universali
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La guerra di religione dell'idolatra Maometto e del suo Corano
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Maometto il "profeta" fondatore dell'Islam, è stato il primo terrorista islamico (guardare i detti e i fatti della Sunna e la biografia di Maometto la Sira): 100 guerre di razzia, di cui 27 partecipate di persona e 73 da lui ordinate ed eseguite dai suoi seguaci. Se mi sbaglio sul numero, ditemelo che correggo, grazie.

Maometo lè stà el fondator d el'Ixlam, primo terorista xlamego (wardar ła Sunna ke ła trata dei so diti e de coel kel ga fato) e ła so biografia ciamà Sira: 100 goere de ràsia contro li altro credenti ke lù el ciamava coroti, idolatri, miscredenti, enfedełi: a 27 el ga parteçipà anca lù e 73 el łe ga ordenà e łe xe stà fate da łi so segoaçi e fedełi. Se me xbajo sol nomaro diximeło ke corexo, gràsie.

Islam: domande e sciarimenti
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L'Islam è violento o è pacifico?
Questa dottrina e ideologia politico-religiosa è violenta o è pacifica?
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Imperialismo islamico da Maometto ai giorni nostri
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La guerra di religione di Maometto e del suo Corano
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Wahhabismo il vero islam di Maometto, del Corano e dell'Arabia
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Islam: razismo e nazismo
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L'islam è una dottrina o ideologia politico-giuridico-religiosa razzista equiparabile al nazismo?

Discriminazioni, persecuzioni, stragi e stermini dei non mussulmani da parte degli islamici
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Ecco come nei paesi "islamici" trattano le altre religioni
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Apostati e libertà nei paesi islamici
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Re: Islam è religione di guerra e violenza non di pace

Messaggioda Berto » dom nov 29, 2015 7:51 am

Islam, religione e laicità
di Michele Martelli
(28 novembre 2015)
http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... -e-laicita

«L’Isis non è l’Islam e l’Islam non è l’Isis», «il Corano è un libro di pace», «l’Islam è religione di pace»: questi e simili gli slogan principali dei manifestanti islamici nelle piazze di Roma e Milano.
Simile il messaggio trasmesso dalle coraggiose orazioni dei rappresentanti della comunità islamica di Venezia alla cerimonia laica dei funerali di Valeria Solesin. Questo anche il contenuto essenziale dei numerosi interventi e interviste di fedeli e imam italiani in vari programmi radio, nei talk show televisivi e sui maggiori quotidiani nazionali. Dunque una dissociazione netta, precisa, inequivocabile, dai terroristi jihadisti del Bataclan emissari dell’Isis, a smentita della campagna mediatica dei nostrani islamofobi fallaciani, che di tutt’erba fanno un fascio.

La condanna pubblica del terrorismo da parte delle comunità islamiche italiane dopo le stragi di Parigi sono il sintomo di una svolta decisiva nella storia dell’Islam in Occidente. Forse si sta assistendo in Italia ad un’efficace strategia di isolamento degli stragisti («Not in my name», lo slogan più diffuso), ma forse anche ad un tentativo di ripensare a fondo l’Islam per adattarlo alle democrazie europee, per europeizzarlo.

Ma un Islam europeo non può che nascere da un confronto aperto e spregiudicato, questo sì «senza se e senza ma», con la moderna cultura europea. Quindi con la laicità. Il che implica la necessità dell’avvio (o della ripresa) sia di un processo di reinterpretazione del Corano sia di un dibattito pubblico sul suo rapporto con la laicità.

A) L’Islam religione di pace? Il Corano libro di pace? Sì, ma purtroppo anche il contrario.

Innanzitutto una questione metodologica: può osare, chi non è né arabo né islamico né credente, leggere criticamente e in una buona traduzione il Corano, ritenuto dai fedeli un libro sacro dettato da Allah a Muhammad per tramite dell’Arcangelo Gabriele nell’arabo coreiscita, ritenuto a sua volta la lingua di Dio?
Io penso di sì. Altrimenti perché tante traduzioni in tante lingue del mondo, tra cui quelle occidentali, tra cui quella italiana (tra le varie edizioni italiane del Corano, quella fatta dal dirigente dell’Ucoii Hamza Roberto Piccardo è stata riconosciuta come «traduzione ufficiale» dall’Arabia Saudita, custode dell’ortodossia salafita).

Del resto, poiché solo il 10 per cento dei musulmani (ne sono 1 milione e 600 mila nel mondo) conosce l’arabo, del Corano sono state fatte traduzioni più o meno ufficiali in varie e numerose lingue nazionali. Deassolutizzando di fatto la stessa sacralità del testo, adattato alle diverse culture nazionali. E prefigurando, paradossalmente, non uno, ma molti Islam. Come è avvenuto sin dalle origini nell’Islam arabo, ben presto dilaniato dal conflitto tra sunnismo e sciismo.


Dunque l’Islam predica solo la pace? No.

Proviamo a rifarci al concetto di Jihad. Nel Corano, che, come tutti i testi religiosi, è complesso, prismatico, il concetto, che equivale a «sforzo sulla via di Allah», ha, come è noto, almeno tre significati:
a) di sforzo interiore, fatto di meditazione e preghiera, di lotta con se stesso per la purificazione dal peccato (Sura 25, v. 52);
b) di guerra di difesa («Combattete sulla via di Dio coloro che vi combattono», Sura 2, v. 190);
c) infine di guerra di espansione dell’Islam contro gli infedeli («Uccidete gli idolatri dovunque li troviate, prendeteli, circondateli, appostateli ovunque in imboscate», Sura 9, v. 5): da qui la divisione (nella tradizione giuridica musulmana) del mondo in due parti contrapposte: Dar al-Islam, o «dimora dell’Islam», e Dar al-Harb, o «dimora della guerra», quella degli infedeli, miscredenti e idolatri da conquistare e assoggettare con la spada.

In tutti e tre i sensi il profeta promette la santificazione e il paradiso dopo la morte. Se nel primo senso la teologia del Jihad contempla e incoraggia il rapporto diretto interiore, spirituale del fedele con Allah, nel secondo (difficile stabilire sempre, in una guerra armata, la difesa dall’aggressione) e soprattutto nel terzo autorizza l’espansionismo religioso, politico e militare, e quindi la «missione» dell’islamizzazione del mondo, che ha caratterizzato nei secoli prima la storia araba dei Califfi (=successori, vicari, luogotenenti di Muhammad), poi quella turca dell’Impero ottomano.
Non si appellano al Jihad, pur in parte distorcendolo (nel Corano c’è sì la figura del martire combattente, ma non quella del terrorista suicida), sia i criminali drogati jihadisti delle stragi di Parigi sia Al-Baghdadi, appeso al folle sogno della rinascita del Califfato? Una Guerra santa che vede oggi contrapporsi nel Medio Oriente musulmano, in Libia, Siria, Yemen e Iraq, con armi, attentati terroristici e bombardamenti indiscriminati, in nome dello stesso dio unico Allah e dello stesso libro sacro, Stati comunità e tribù sunnite e sciite, in una complicata guerra politico-religiosa, che dura ininterrotta da decenni, almeno dalla nascita dell’Iran khomeinista nel 1979?

«Not in my name» dovrebbe significare per i musulmani d’Italia anche l’inizio (o la ripresa) di una lettura storico-critica del Corano, per dissociarsi dalla Teologia politica del Jihad che oggi più che mai ha assunto, in vari paesi e continenti, l’aspetto di una vera e propria Teologia del Terrore. So bene che il processo di storicizzazione, reinterpretazione e relativizzazione dei testi sacri riguarda anche, e tuttora, gli altri due monoteismi ebraico e cristiano. Ma questo non è una scusante per nessuno.

B) L’Islam e la laicità. In che cosa consiste la laicità delle moderne democrazie? In due principî fondamentali e complementari, a cui l’Islam arabo ed extraeuropeo è rimasto quasi ovunque estraneo e/o ostile:
a) la separazione tra Stato e religione;
b) l’uguaglianza dei diritti umani e civili.
Se l’Islam è religione di Stato, unica o privilegiata che sia, è evidente che chi non è musulmano (l’altrimenti credente o il non credente) o non gode della cittadinanza o è un cittadino di serie b; e perciò o è privo di diritti o i suoi diritti sono limitati e ristretti.

Il Corano non è solo un libro di preghiera, ma contiene (al pari della Bibbia ebraica) una minuta precettistica sull’intera vita del credente, privata e civile, da cui è nata la sharia, ossia la tradizione giuridica musulmana presunta interprete della Legge di Dio.

La Carta araba dei diritti dell’uomo (che sanciva l’uguaglianza dei cittadini, la libertà di pensiero, coscienza e religione, la parità uomo-donna, ecc.), sottoscritta dalla Lega araba nel 2004 e modellata sulla Dichiarazione del 1948 dell’Onu, è rimasta pressoché lettera morta, mera dichiarazione di intenti. Perché? Perché incompatibile con molti aspetti, regole, divieti e prescrizioni della sharia (che prevede l’inferiorità della donna, la lapidazione dell’adultera, la pena di morte per l’apostasia e la blasfemia, la condanna dell’omosessualità, l’esclusione e la repressione del pensiero critico, ecc.).

Molti credenti dell’Islam d’Italia, compresi imam e altre autorità religiose, hanno in questi giorni affermato pubblicamente di essere e sentirsi senza contraddizione musulmani e cittadini laici, rispettosi della Costituzione. Mi chiedo se ciò sia possibile senza dissociarsi dalla lettura, interpretazione e applicazione acritica (e talvolta distorsiva) del Corano e della sharia, che è tipica dell’estremismo terroristico, ma anche dell’integralismo religioso premoderno di tanta parte del mondo musulmano.
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Re: Islam è religione di guerra e violenza non di pace

Messaggioda Berto » dom nov 29, 2015 8:23 am

Islam: Tahar Ben Jelloun, il Corano e la Turchia

http://italians.corriere.it/2015/11/28/ ... la-turchia

Caro Beppe, ah come vorrei avere le tue certezze nei riguardi dell’Islam. Comincio dalla piacevole e versatile “Erba dei vicini” che apprezzo molto. Il sig. Tahar Ben Jelloun mi era piaciuto e condividevo quanto asseriva. Però verso la fine ha citato (parzialmente) un versetto del Corano: “se si uccide una persona innocente è come se avesse ucciso tutta l’umanità”. A me già alla parola innocente è suonato l’allarme. Infatti non ha citato il versetto completo 5-32 “Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità. I Nostri messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra”. Poi per correttezza avrebbe dovuto citare anche il 5-33 “La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso”. Quindi già il 5.32 afferma l’esatto contrario di quanto ha asserito il tuo ospite.

A me pare evidente che la sacralità della vita non sussiste nell’Islam. Allah nel Corano legittima l’uccisione sia dell’omicida sia di chi “abbia sparso la corruzione sulla terra”. Che sono segnatamente gli ebrei ma anche i cristiani, più in generale i nemici dell’Islam. Per me è un caso emblematico della dissimulazione legittimata da Allah nel Corano.
Passo poi alla lettera di Donatella Piatti sulla islamizzazione della Turchia (“La Turchia laica che ho conosciuto non esiste più” – http://bit.ly/1ThDxJh ). Il “fenomeno Erdogan” e la Turchia attuale non sono casuali ma costruiti.
Già nel 1993 Aziz Nesin descriveva cosa sarebbe successo in Turchia, ovvero l’islamizzazione e la presa del potere da parte degli islamisti. Pochi gli diedero ascolto convinti che il Kemalismo lo avrebbe impedito. Oggi fan tutti finta di niente. Le scuole islamiche Imam Hatip (da cui uscì anche Erdogan) avevano e hanno il compito di formare le nuove leve (politici, giudici, avvocati, giornalisti, militari, etc) e di infiltrarle nell’apparato statale e civile.

Erdogan attraverso delle modifiche sostanziali all’interno dei due bastioni della laicità: la Corte costituzionale ed il Consiglio superiore della magistratura che nomina i giudici ed i procuratori, ma con la fattiva collaborazione di Bruxelles, ha saputo abilmente ritagliarsi il potere che gli serviva per infine annullare il potere dei militari fino ad allora garanti della laicità (anche con colpi di stato “costituzionali”). Erdogan considera l’Europa, gli europei e i politici delle pappamolle, quando non dice di peggio con espressioni più colorite e denigratorie.

Concludo facendo presente che di tipi come Voltaire l’Islam nei secoli ne ha avuti parecchi, ma li hanno sempre prontamente eliminati. Inoltre non capisco perché i molti dissidenti islamici, ce ne sono assai, vengano spesso messi nell’angolo e tacitati dall’occidente invece di aiutarli come si fece con i dissidenti comunisti. Questo insieme al tuo “bombardiamoli di propaganda” potrebbe a lungo termine fare la differenza. Grazie per l’attenzione.
Paolo Verni, p4012@arcor.de
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Re: Islam è religione di guerra e violenza non di pace

Messaggioda Berto » dom nov 29, 2015 9:05 am

“L’islam è una religione di guerra”
Leggere la dottrina Al Baghdadi, per capire di cosa si sta parlando
di Redazione | 15 Maggio 2015

http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/05/1 ... e_c974.htm

Cade Ramadi nelle mani dello Stato islamico. E’ la capitale di Anbar, la regione più pericolosa dell’Iraq, come prima erano cadute altre città irachene, Falluja (a gennaio 2014) e Mosul (a giugno 2014). Questa volta la profondità della sconfitta è davvero maggiore rispetto all’anno scorso, per il governo iracheno e per la coalizione che lo sostiene. Nel 2014 si poteva citare l’effetto sorpresa, la disattenzione globale, il governo di al Nouri al Maliki, corrotto, inefficiente e troppo incline a favorire gli sciiti e a far scoppiare di rabbia i sunniti. Oggi quelle condizioni non ci sono più: tutto il mondo ha capito che c’è una guerra esistenziale in corso – o noi o loro –, la coalizione guidata dall’America ha compiuto più di tremila attacchi aerei contro lo Stato islamico a partire da agosto 2014, sono state mandate armi e addestratori, si sono formate milizie sciite. Insomma, se ancora si perde c’è il rischio che la sconfitta sia un problema strategico: oggi non ci sono le forze per battere davvero lo Stato islamico, a queste condizioni, in Iraq. Ricordate il titolo apparso sul New York Times a fine febbraio? “Il Pentagono annuncia il piano per riprendere Mosul ad aprile o maggio”. Sicuro, come no. Ci vorrà un altro tipo di impegno.

Due giorni fa il capo dello Stato islamico, Abu Bakr al Baghdadi, ha fatto circolare su internet un audiomessaggio di 34 minuti registrato probabilmente a fine aprile in cui, tra le altre cose, ricorda l’interpretazione dell’islam a cui aderisce il gruppo che lui comanda.
“L’islam non è una religione di pace, è una religione di guerra – dice – e il profeta Maometto fu mandato su questa terra con la spada”.

E sulla possibilità di una coabitazione pacifica con ebrei e cristiani dice: “Assolutamente impossibile, perché non ci sarà mai pace, loro tenteranno sempre di farci fare quello che vogliono, rinunciare all’islam”.

Non che fosse davvero necessario, si era già intuito che lo Stato islamico è un gruppo di fanatici ossessionato dalla conquista militare e dalla eliminazione settaria, ma la lettura del sermone cupo di Baghdadi serve. La sua interpretazione dell’islam è fondata su una conoscenza non superficiale del Corano e anche se non è considerata valida da tutti i musulmani è comunque considerata legittima da una base robusta, che dispone di carri armati, strateghi e di un infinito desiderio di morte.
Non è l’islam tout court. Ma è una versione dell’islam importante.



Rispunta la voce di Baghdadi, Islam religione di guerra
I jihadisti
15 maggio 201513:15

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2 ... 989be.html

Baghdadi è tornato, o almeno è questo il messaggio che la propaganda dell'Isis vuole sia rilanciato. Furqan media, la piattaforma 'ufficiale' del gruppo, ha pubblicato un audio attribuito al Califfo che fonti occidentali vorrebbero "gravemente ferito e incapace di guidare" lo Stato islamico. Tanto che la leadership dell'organizzazione sarebbe stata costretta a nominare un sostituto pro-tempore Al-Afri: ma il 'numero due' sarebbe stato ucciso in un raid mentre si trovava all'interno della moschea di Tal Afar, nel nord Iraq, almeno secondo quanto annunciato ieri dal ministero della Difesa di Baghdad. Nelle scorse settimane, lo 'scoop' del Guardian: Baghdadi è stato ferito gravemente in un raid del 18 marzo scorso. Secondo le fonti citate dal quotidiano britannico, "le ferite di Baghdadi - compreso un danno spinale - gli impediranno di tornare leader". Nei giorni successivi la Difesa statunitense aveva ridimensionato la notizia: il 18 marzo c'è stato un raid aereo nella zona indicata dal Guardian, ma non era contro alcun 'obiettivo di alto valore'. "Non abbiamo motivo di ritenere che ci fosse al Baghdadi", ha detto il portavoce Steven Warren.

E ancora: il Califfo continua a guidare lo Stato islamico e l'esercito americano non ha motivo di credere che sia stato ferito in un attacco aereo della coalizione. "Non abbiamo aggiornamenti sul suo status", ha detto Warren ai giornalisti. Mentre a microfoni spenti, un alto funzionario americano avrebbe spiegato come le informazioni attuali indicano che al Baghdadi sia vivo, sano, e attivamente alla guida dell'Isis. Nell'audio pubblicato oggi, dal titolo "March Forth Whether Light or Heavy", il 'califfo' afferma tra l'altro che l'Islam "è una religione di guerra". Poi il monito ai seguaci: "Raccomando ai leoni del Califfato a Raqqa, Mosul, Aleppo (...) o eroi dell'Islam. Siate pazienti e determinati, e cauti perché i nemici di Allah si stanno mobilitando, crescono, e minacciano la gente di Mosul", afferma la voce: "Pensiamo che muoveranno prima verso Raqqa e Aleppo, poi Mosul. Siate cauti". Il messaggio, che accenna ai principali teatri d'azione dell'Isis, dallo Yemen alla Libia passando per Iraq e Siria, contiene minacce ai "crociati" e agli ebrei. L'audio è accompagnato da traduzioni di testo in inglese, russo, turco, francese e tedesco.
Si punta l'indice anche contro l'Arabia Saudita: "Dove sono i jet di chi governa la Penisola arabica contro gli ebrei" che profanano il Profeta, sottolinea la voce attribuita al Califfo, che è stata poi rilanciata anche dal Site, il sito di monitoraggio del web islamico.
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Re: Islam è religione di guerra e violenza non di pace

Messaggioda Berto » dom nov 29, 2015 9:22 am

???

Le bronse coerte ke defende l'Ixlam e ke ło fa pasar par Rełixon de paxe.


Alfano: "L'islam va tutelato in ogni Paese"
"Sarebbe un errore confondere chi prega con chi spara. La religione dell’islam va tutelata in ogni Paese nel suo diritto di preghiera"

Mario Valenza - Gio, 26/11/2015 - 17:29

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 98819.html

"Sarebbe un errore confondere chi prega con chi spara. La religione dell’islam va tutelata in ogni Paese nel suo diritto di preghiera".
Lo ha detto il ministro dgli Interni Angelino Alfano intervenendo a Firenze. "In Italia - ha detto - c’è un milione di musulmani e hanno il pieno diritto di pregare. Troppo spesso sento parole fuori misura sul nesso fra una fede religiosa e l’attribuire un disegno religioso al crimine dei terroristi. Questi terroristi tengono in ostaggio un Dio e una religione, perchè qualunque sia il Dio in cui noi crediamo, la storia delle religioni non contempla un Dio che non professi amore, nessun dio di nessuna religione avrebbe autorizzato questa barbarie o consentito questi crimini".
Sull'ipotesi di un intervento militare in Siria, Alfano frena: "Abbiamo ancora quelle cicatrici aperte: vogliamo sapere se la Siria diventa una Libia bis oppure se c’è un quadro, un piano chiaro per il dopo, prima di cominciare". Per il ministro degli Interni la posizione dell’Italia è molto chiara "perchè porta ancora le cicatrici della vicenda libica che è una vicenda incompleta, incompiuta. Si è fatta la fase uno, cioè mandare a casa, anzi al camposanto Gheddafi, poi non si è fatta la fase due di ricostruzione", ha spiegato. E "noi abbiamo pagato il conto dell’immigrazione perchè oltre il 90% degli sbarchi viene dalla Libia", ha concluso il ministro Alfano.
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Re: Islam è religione di guerra e violenza non di pace

Messaggioda Berto » dom nov 29, 2015 9:23 am

???

Le bronse coerte ke defende l'Ixlam e ke ło fa pasar par Rełixon de paxe.


Europa vs. Islam, una guerra di religione
Alessandro Dal Lago
25.11.2015

http://ilmanifesto.info/europa-vs-islam ... -religione

Sun Tzu, stratega cinese, vissuto tra il VI o V secolo avanti Cristo, sosteneva che la guerra è l’ultima risorsa di uno statista e la battaglia l’ultima risorsa di un comandante. Queste parole tornano alla mente quando si pensa al crescendo di appelli alle armi che risuonano a Parigi, a Bruxelles come a Londra. Quello che si vuole da tante parti non è neanche più uno scontro di civiltà alla Huntington.
È una guerra di religione, contro l’Isis o Daesh, ma anche contro l’Islam, contro gli immigrati, contro tutti i fantasmi o gli incubi che assillano un’Europa impaurita e paranoica.
Certo, gli accenti sono diversi. Si va dai fanatici dei diritti umani, nostalgici della guerra lampo del Kosovo, a quelli che vedono nell’Islam una volontà millenaria di rivalsa contro l’occidente cristiano, agli opinionisti “ragionevoli” che esigono dai musulmani che “escano allo scoperto” e “si pronuncino contro il terrorismo”, ai simpatizzanti di Netanyahu, che mettono nello stesso sacco Isis e resistenza palestinese, ecc.. Ma l’idea di fondo è che si faccia una bella coalizione di tutti contro l’Isis, che lo si polverizzi, magari insieme ai civili di Raqqa tra cui si nasconde, e poi… E poi?
Sembra che venticinque anni ininterrotti di guerre dell’Occidente nei paesi arabi e/o musulmani non abbiano insegnato nulla. Che cioè i bombardamenti non fanno un gran male ai militanti e agli armati, ma prostrano le popolazioni e creano le condizioni per future insurrezioni, fanatismi e reti terroristiche. Così è stato in Iraq nel 1991, in Afghanistan, di nuovo in Iraq, in Libia e oggi in Siria. Se si considerano i risultati politici, e non la mera contabilità militare di morti nostri e morti loro (per non parlare delle vittime civili che pagano sempre il prezzo più alto), tutte le guerre occidentali sono finite con sconfitte, con immani spargimenti di sangue dopo i quali Usa, Inghilterra, Francia e così via sono più deboli di prima. Se oggi l’Isis è contenuto in Siria è grazie ai curdi, come in Iraq grazie alle milizie sciite e iraniane. Ma se anche qualche stato occidentale volesse mettere i boots on the ground, e cioè mandare le forze di terra, non cambierebbe nulla. L’esercito americano, il più potente al mondo, si è dovuto ritirare, di fatto, sia dall’Afghanistan, sia dall’Iraq Quanto alla Francia, la sua vittoria in Mali non è servita a granché, se la guerriglia può attaccare di sorpresa Bamako.
Il punto decisivo della questione è che se gli altri, i cattivi, i terroristi, sono disposti preventivamente a morire, a farsi uccidere per qualsiasi motivo e cioè a non sopravvivere, quando uccidono noi, ebbene, in un certo senso hanno già vinto. Questo Obama l’ha perfettamente compreso, diversamente dai fanatici neo-con che hanno contribuito a creare tutto questo invadendo l’Iraq nel 2003. Ma se persino Tony Blair, oggi, sente il bisogno di chiedere scusa per quella guerra, così stupida per lui e così letale per centinaia di migliaia di iracheni!
Il dolore e l’emozione per quello che è successo a Parigi non giustificano l’orgia militarista, in Francia come da noi, con cui si vorrebbe rispondere al terrorismo. Invece di ragionare, di riflettere sul groviglio di ragioni che hanno portato a tutto questo, e cioè sul fatto che giovani europei si trasformano in alleati dell’Isis in nome della religione, si preferisce evocare il nemico assoluto, tirar fuori argomenti da prima crociata, eccitare un’opinione pubblica già scossa per conto suo.
Probabilmente, il terrorismo ci accompagnerà per molto tempo. Bastano poche centinaia di aspiranti martiri in Europa, cresciuti nelle banlieue più derelitte, frustrati dalla marginalità e magari fanatizzati da predicatori retrogradi a compiere azioni come quelle di Parigi. Al di là del lavoro di intelligence, che nel caso francese presenta ampie zone di opacità, il terrorismo si può contrastare con un lavoro di educazione civile e politica di lungo periodo e rimuovendo le cause della frustrazione e dell’odio. Un lavoro lungo che non darà, ammesso che lo si voglia cominciare, risultati nel breve periodo. E si potrà contrastare, soprattutto, rinunciando alle tentazioni neo-colonialiste che si manifestano nella difesa dei diritti umani a suon di bombe.
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Re: Islam è religione di guerra e violenza non di pace

Messaggioda Berto » dom nov 29, 2015 9:24 am

???

Le bronse coerte ke defende l'Ixlam e ke ło fa pasar par Rełixon de paxe.


Islam, come confonderlo con il terrore e perdere la guerra contro l’Isis
di Gigi Marcucci | 25 novembre 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11 ... is/2248870

Migliaia di musulmani sono scesi nelle piazze europee per condannare, senza alcun tentennamento, gli attentati di Parigi, per dare delle loro comunità un’immagine non deformata dall’effetto di deliri fondamentalisti. Pierluigi Battista, intransigente commentatore e già vicedirettore del Corsera, non sembra essersi accontentato e ha, per così dire, alzato l’asticella: quei fatti, ha spiegato, sono solo i primi passi, adesso occorre il riconoscimento di valori “per noi” fondamentali, come la libertà religiosa , d’arte e di cultura, l’uguaglianza tra uomo e donna, la laicità dello Stato. Insomma, il sangue versato in Francia venga utilizzato per un energico risciacquo dei principi a cui si ispira, secondo l’editorialista, la comunità che vede nell’Islam il proprio riferimento religioso.
L’espressione “per noi” dà per scontato che i valori di tolleranza e libertà correttamente elencati nell’articolo di fondo siano estranei a chi, anche vivendo in Europa, prega cinque volte al giorno e pratica il digiuno durante il Ramadan; mentre sarebbero non solo accettati ma pacificamente metabolizzati, per esempio, da chi si fa il segno della croce e chiede al sacerdote l’assoluzione per i peccati commessi. Tesi del tutto legittima, peccato che Battista non chiarisca cosa gli dia queste certezze.

Il punto vero è però un altro: chiedendo questa profonda opera di revisione-autocorrezione dei principi fondamentali della propria religione in un contesto profondamente segnato da bombe e raffiche di mitra, si presume un nesso di causa-effetto tra i valori di una cultura diversa dalla nostra e la nouvelle vague terroristica. Ernesto Galli della Loggia, storico ed editorialista del quotidiano milanese, lo dice in chiaro: “Come faccia il terrorismo che tutti, ma proprio tutti, definiscono islamista a non avere nulla a che fare con l’Islam è qualcosa che dovrebbe, mi pare, richiedere una spiegazione”. E questo è davvero sorprendente, perché la storia del terrorismo non solo recente è piena zeppa di tizi che si affannano a citare testi ideologici o religiosi, ma nessuno può considerare le loro parole seriamente rappresentative dei principi generali a cui dicono di ispirarsi. Questo non significa che chi spara e uccide in nome di Allah non sia musulmano, ma semplicemente che i suoi deliri non sono condivisi dalla stragrande maggioranza di chi, almeno sulla carta, recita le stesse preghiere e celebra le medesime ricorrenze. La religione c’entra con gli attentati, come asserisce Galli della Loggia, ma questa è un po’ una scoperta dell’ombrello: il problema è vedere come c’entra.
Durante gli ultimi 20 anni, negli Usa, terroristi che si dichiaravano di volta in volta di fede cattolica, luterana e presbiteriana hanno compiuto attentati contro locali gay e attaccato – ferendoli o uccidendoli – medici abortisti e facendo saltare in aria le loro cliniche. Se a ridosso di questi episodi a qualcuno fosse venuto in mente che era giunto il momento di avviare una riflessione sulla possibile incompatibilità tra fede cristiana e democrazia gli avrebbero giustamente consigliato l’indirizzo di un bravo psichiatra. Nel 1995 un ordigno fece saltare un edificio federale a Oklaoma City, uccidendo 168 persone, tra cui 19 bambini. Dalia Mogahed, ex direttore esecutivo del Gallup Center for Muslim studies e consulente di Obama, la prima donna col velo a essere entrata alla Casa Bianca – ricorda che Timothy McVeigh, autore materiale dell’attentato, si ispirava a una sorta di cosmoteismo cristiano ed era un lettore dello scrittore William Luther Pierce, fervente antisemita. Fortunatamente questo non è sembrato motivo sufficiente per chiedere ai seguaci delle principali Chiese cristiane una professione di fede nei valori cardine della democrazia.
Il vezzo di usare la religione come scusa per ammazzare chi non la pensa come noi è molto diffuso, ma è assurdo confonderlo con la religione stessa. Dovrebbe ormai essere ovvio, eppure proprio l’altra sera, nel salotto di Bruno Vespa, Ernesto Galli della Loggia cercava di bistrattare con sussiego accademico un esponente delle comunità islamiche italiane, “colpevole” di non gradire il tipo di apparentamento tra Islam e terrorismo proposto dal professore. “Gli assassini del Bataclan gridavano Allahu Akbar”, era l’argomento di Galli della Loggia. Molto facile obiettare che gli assassini del Ku Klux Klan si rifacevano a versetti della Bibbia ma non potevano certo essere considerati dei giganti del pensiero cristiano. Certo, in Occidente c’è stata un evoluzione che ha messo in archivio, o quanto meno in discussione, gran parte del letteralismo tipico delle interpretazioni care al radicalismo religioso, cosa che non è accaduta in Paesi a maggioranza musulmana. Questo è il cruccio di Battista, a cui probabilmente sfugge quanto sta accadendo, per esempio, in Tunisia, sotto attacco dell’Isis proprio per aver imboccato con decisione la strada della democrazia, con la piena partecipazione del partito islamista Ennahda. “La legittimità dello Stato poggia sulla scelta del popolo…E noi siamo per la libertà di coscienza…per le libertà politiche”, dichiarava già nel 1993 il leader Rasid Ghannouchi, aderente alla Fratellanza musulmana.
Forse si meraviglierebbe Battista di scoprire quante donne sciolgano orgogliosamente i loro capelli al vento in una regione a maggioranza sunnita come il Kurdistan iracheno, in prima fila nella lotta contro Daesh. Cadrebbe dalle nuvole se gli si ricordasse che anche in Egitto esisteva un movimento per le riforme, ma l‘Occidente si presentava col volto corrotto del tiranno Hosni Mubarak e qualcosa del genere aveva fatto anche in Iran, favorendo l’ascesa degli aiatollah. Sono solo alcuni controesempi su cui sarebbe bene riflettere prima di emettere sentenze su Islam e violenza che evocano, prima ancora che lo scontro di civiltà, l’esibizione di inciviltà in corso da tempo alle nostre latitudini. Sarebbe davvero paradossale se Battista e Galli della Loggia, autorevoli esponenti di un pensiero che ama definirsi moderato, incappassero in invettive come quella pronunciata qualche giorno fa dal portavoce di Marine Le Pen: «Chi confonde i terroristi con la maggior parte dei musulmani è uno stronzo».
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Re: Islam è religione di guerra e violenza non di pace

Messaggioda Berto » dom nov 29, 2015 9:26 am

???

Le bronse coerte ke defende l'Ixlam e ke ło fa pasar par Rełixon de paxe.


Bagnasco: «Non c’è una guerra di religione. Dall’Islam vorrei una condanna decisa»
Alessandro Cassinis

http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2015 ... ione.shtml

«NON C’È una guerra di religione in Europa. C’è un disegno violento e brutale i cui scopi non sono chiari. Vorrei che il mondo musulmano si dissociasse a voce alta per una condanna decisa del terrorismo, anche se sembra difficile unificare tutte le voci. Come difendersi? Aumentando la vigilanza e i controlli, ma occorre anche che il mondo intero isoli il terrorismo tagliando con lui ogni tipo di rapporto sia politico che economico. Chi compra il petrolio e fornisce armi?».

Verrebbe da riassumere così il lungo colloquio con il cardinale Angelo Bagnasco nel suo studio all’Arcivescovado di Genova, ma trascrivendo le parole testuali di questa intervista al Secolo XIX saltano agli occhi le sfumature e i distinguo di un uomo consapevole di quanto sia delicato il suo giudizio in un clima così tragico e così arroventato.
L’arcivescovo di Genova e presidente della Cei è appena tornato dal quinto Convegno ecclesiale nazionale a Firenze, dove agli scandali di Vatileaks e dell’abate di Montecassino ha voluto contrapporre la dedizione disinteressata e trasparente della quasi totalità dei sacerdoti. Papa Francesco, presente per testimoniare la sua «Chiesa inquieta», ha avuto per Bagnasco parole e gesti molto affettuosi. Il cardinale è prudente e allarga le braccia quando gli si chiede delle intercettazioni fra Profiti e Bertone sul Gaslini. «Che cosa posso dire? Mettersi a questi livelli…». Ma intanto difende l’ospedale genovese dei bambini, che deve essere rilanciato come eccellenza.

Eminenza, Parigi ha vissuto una notte di guerra. Come si risponde? Come ci si difende?
«Le nostre nazioni sono Paesi aperti: è un dato di fatto che porta ad avere società sempre più interculturali e interetniche. Credo che questa sia una scelta di civiltà più che corretta secondo quei principi di libertà e di responsabilità che fanno parte della nostra cultura. Ciò non toglie che le autorità politiche abbiano il compito ancor più delicato e grave di assicurare l’ordine pubblico nei rispettivi Paesi e nell’insieme europeo. Quindi la crescente attenzione e la vigilanza sul territorio, attraverso tutti gli strumenti anche tecnologici oggi a disposizione, devono continuare e vanno implementate»

Bisogna cessare i bombardamenti sulla Siria?
«Non tocca a me dare una valutazione puntuale che riguarda un Paese e azioni militari precise. Però c’è un principio di carattere generale che dobbiamo tutti ricordare e che i responsabili delle nazioni devono applicare. Ed è quello dell’autodeterminazione dei popoli. La storia anche recente avrebbe dovuto insegnare che esportare e imporre valori nostri spesso non funziona se non attraverso la crescita e la maturazione da parte delle coscienze dei singoli e della coscienza collettiva. Applicare modelli e letture esterne, che rispondono a logiche non proprie di certi popoli o aree geografiche, è un’operazione che facilmente può portare più danni che benefici».

Assad ha massacrato il suo popolo, l’Isis ha avuto buon gioco nel fiancheggiare i ribelli. Secondo lei l’Occidente dovrebbe stare a guardare?
«Dobbiamo conoscere meglio la mentalità di quei popoli, per non imporre le nostre letture e le nostre logiche. Il rischio è di rompere equilibri e mettere in pericolo le minoranze». ???

Perché finora la voce dei musulmani contro il terrorismo è sempre stata sommessa?
«Probabilmente perché non c’è una lettura unitaria di questi atti. Questo perché il mondo islamico è molto plurale. Non c’è un’autorità unica. Ognuno può leggere e interpretare questi fatti in modo molto differente pur appellandosi alla medesima religione o alla medesima cultura, come se facessero parte di un arcipelago. Sono certo che non tutto il mondo musulmano approvi questi atti di brutalità, ma chi dissente sembra non avere sufficiente forza per dire una parola esplicita di condanna e di distanza».

L’intervista completa sull’edizione cartacea o in edicola digitale



Ke buxiara sta dona!

La fiction occidentale del Califfato
lunedì, 23 novembre 2015
Pubblichiamo la versione integrale di un intervento di Silvia Ronchey apparso su la Repubblica, ringraziando l’autrice e la testata.
di Silvia Ronchey

http://www.minimaetmoralia.it/wp/la-fic ... -califfato

“Se guardi ciò che Maometto ha portato di nuovo, troverai solo cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che predicava”. La radice dell’idea tanto distorta quanto ormai vulgata sulla natura intrinsecamente violenta della religione islamica e sulla barbarie della sua tradizione bellica, che trapela dalla pubblicistica specialmente americana, sta forse nelle parole che Benedetto XVI citò nel 2006 a Ratisbona, chiamando tendenziosamente in causa l’imperatore bizantino Manuele II, rappresentante dell’impero che nel medioevo più a lungo e più da vicino aveva conosciuto l’ecumenismo egualitario, ispirato alla predicazione di Maometto e a espliciti brani del Corano, che contraddistingueva il califfato ommayade, abbaside, fatimida, poi il sultanato selgiuchide e osmano.

Nel pacifico dialogo con il direttore della madrasa di Ankara, nel 1391, il basileus Manuele affermava che “la conversione mediante violenza è cosa irragionevole e contraria alla natura di Dio”, ma si riferiva sottilmente alla Quarta Crociata, che nel 1204 aveva “deviato” su Costantinopoli scagliando sul ricco impero una razzia ben più vandalica e rovinosa di quella portata due secoli e mezzo dopo dalla conquista turca. Un modello di guerra santa cristiana perpetrata da eserciti cristiani che portavano nel nome di Dio — “Dieu le veult” — devastazioni e massacri di massa ben noti agli storici, dall’illuminismo agli studi novecenteschi di Steven Runciman.

Quando il califfo omayyade Umar ibn al-Khattab, successore del Profeta e creatore della prima struttura politica dello stato islamico, era entrato a Gerusalemme nel 638, aveva assicurato il rispetto della vita, del culto e delle proprietà dei cristiani al patriarca Sofronio, che pure per due anni aveva guidato la resistenza antiaraba. Aveva visitato la basilica bizantina dell’Anastasis e quando era sopraggiunta l’ora della preghiera l’aveva recitata fuori dalle sue mura, per evitare che i musulmani le rivendicassero. Ogni atto compiuto dal califfo, e riportato concordemente dalle fonti musulmane come cristiane, serviva a sottolineare la proverbiale tolleranza araba verso chi rimaneva fedele al proprio culto. La forza dell’irresistibile espansione islamica non era solo militare, era anche morale.
Non solo la natura storica dell’antico califfato — cui la propaganda dell’Is oggi rinvia con la stessa tendenziosa attualizzazione ideologica con cui poteva rifarsi Mussolini alla Roma di Augusto — non ha nulla a che fare con quella del sedicente stato islamico di al-Baghdadi. Non solo la sovrastruttura religiosa che invoca non rispecchia quella dell’antico islam a livello scritturale, dottrinale, storico. Ma il comportamento dell’islam nelle sue guerre califfali è il contrario esatto di quello che abbiamo visto, in una sorta di aberrante trailer, nell’atroce regia degli attentati di Parigi.
L’immagine del barbaro musulmano che il copione vuole offrirci, coerente con le sanguinarie performance con cui l’Is ha scandito la sua avanzata in oriente, mirante a indurre nell’occidente un delirio collettivo, porta le nostre più profonde paure al parossismo nel momento in cui ci restituisce non tanto un’immagine di sé quanto quella sedimentata dal tempo nel nostro inconscio sociale: un’immagine propagandistica creata nel medioevo, nella sua storiografia confessionale in particolare papista, e ripresa acriticamente a partire dall’11 settembre da una propaganda globale che ha insinuato l’”intrinseca negatività” della religione musulmana attraverso le suggestioni del clero cattolico e del personale politico proiettate in crescendo sull’immaginario mondiale.
Quella di Parigi è una narrazione orrifica del fondamentalismo che ha poco di fondatamente orientale, ma è essenzialmente costruita con materiali occidentali. È una riverberazione mediatica della nostra idea dell’infedele islamico come barbaro sterminatore storicamente ancora meno legittima di quella del cristiano come crociato specularmente propalata nel 2001 dal fanatico proclama urbi et orbi di Osama Bin Laden, quando, pochi giorni dopo l’11 settembre, lanciò attraverso al-Jazeera il suo storico appello “contro i crociati americani”.
Lo spettacolo sacrificale di Parigi è un uso mistificato di una narrazione fittizia dell’islam: della sua fiction, concepita per produrre orrore mettendo in scena un dramma che ha l’insensatezza incalzante dell’horror occidentale, che coinvolge il giovane pubblico dello stadio e del teatro, che avvera nel sangue il suo plot e lo amplifica riecheggiandolo nell’utenza mediatica totale.
Oltreché, dichiaratamente, un’orribile rappresaglia, quella di Parigi è un’autentica autodemonizzazione. Più che riuscita, e in senso letterale, se ha spinto il presidente Obama a proclamare apertamente che l’Is è il diavolo. Affermazione giusta e perfino salutare se intesa a livello psicologico, perché è appunto questo, il male assoluto, che l’Is vuole rappresentare. Molto pericolosa e ingiusta se rischia di immedesimare quel diavolo nella religione e nella tradizione che falsamente l’Is sostiene di rappresentare.
Nella fantasia di sé come incarnazione dell’islam che con la sua strategia comunicativa vuole diffondere è deviante, accecante, ambiguo, delusivo e già in questo autenticamente diabolico, secondo la tradizionale accezione patristica cristiana del diavolo, in greco diabolos, l’obliquo, il mistificatore, il tentatore che nel deserto usa le nostre stesse visioni e fantasie. Contro l’entificazione del diavolo, la sua identificazione nell’uno o nell’altro ente reale, si sono battuti due millenni di teologia cristiana, da Agostino in poi.
Nel discorso più profondo di ogni religione, il demonio, il maligno, l’avversario, è l’ingannatore che agisce in noi. Se l’Is descrive e oggettiva la nostra stessa demonizzazione dell’islam, il fanatismo dell’Is realmente rappresenta il diavolo, ma attraverso lo specchio capovolto della nostra perdurante fragilità: la vulnerabilità al dogmatismo e all’ideologia, la semplificazione della verità storica, la censura, o autocensura, della sua e nostra complessità.

La ga làsa de contar coel ke en vanti a gheva fato Maometo:
23 rasie de persona co i so omani e 77 ordenà ai so segoaçi, co stermini, depredasion e ridusion en sciavetù.
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Re: Islam è religione di guerra e violenza non di pace

Messaggioda Berto » dom nov 29, 2015 10:28 am

???

Le bronse coerte ke defende l'Ixlam e ke ło fa pasar par Rełixon de paxe.

Paul Poupard: "Sbagliato parlare di guerra di religione, sono fanatici e noi siamo impotenti"
Il cardinale francese: "I terroristi usano la fede in modo distorto, inneggiano ad Allah ma in realtà si appellano a un falso Dio. Provo lo stesso smarrimento di cui parlò anni fa Martini: facciamo tante prediche eppure spesso non abbiamo risposte"
di ORAZIO LA ROCCA
17 novembre 2015

http://www.repubblica.it/esteri/2015/11 ... -127559587

CITTÀ DEL VATICANO - Cardinale Poupard, dietro agli attentati di Parigi c'è davvero una guerra di religione?
"No, per carità. È sbagliato parlare di guerre di religione nella tragedia di Parigi, come in altre tragedie simili. Sono massacri senza senso, contro gente inerme, per mano di chi usa la religione in maniera distorta. Sono atti mostruosi per i quali parlare di guerre di religione è fuorviante e pericoloso. Come ricorda il Papa: chi uccide in nome di Dio bestemmia, dice il falso ed agisce in nome di una falsa religione ".
Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la cultura, è uno dei tre cardinali francesi della Curia pontificia. Gli altri due sono Jean-Louis Tauran e Roger Etchegaray. A tre giorni dagli attentati è ancora sotto choc, ma di una cosa si dice certo: "Gli aggressori non hanno agito per motivi di religione. Qui la fede non c'entra nulla, siamo di fronte ad una sorta di terza guerra mondiale: lo ha detto più volte il Papa, ma nessuno lo ha ascoltato seriamente".
Eppure, cardinale, mentre venerdì sera sparavano nei locali parigini i terroristi urlavano "Allah è grande!". Difficile non pensare ad uno scontro di civiltà e di religione.
"È sbagliato parlare di religione. Quella è falsa religione, che con l'islam non ha nulla a che vedere. E chi inneggiava ad Allah mentre ammazzava gente inerme, inneggiava ad un falso Dio. Ha fatto bene Papa Francesco domenica scorsa a ricordare, nell'incontro con la comunità luterana di Roma, quanto in più occasioni ha detto anche Giovanni Paolo II, e cioè che uccidere in nome di Dio è una mostruosità, un peccato ingiustificabile".
Ma allora, chi può esserci dietro a quei killer che comunque si proclamavano seguaci di un islam estremo e radicale?
"Se non sbaglio, parliamo di persone non arrivate da paesi arabi, ma di nativi francesi, nostri connazionali che hanno abbracciato una causa perversa e inumana. È lo stesso scenario che si è verificato in Gran Bretagna, anche lì gli attentatori erano nativi inglesi".
Bisogna quindi avere paura dei figli di seconde e terze generazioni nati nelle comunità di immigrati che si trovano in quasi tutti i Paesi europei, a partire dalla Francia?
"Generalizzare è sempre sbagliato. La gran parte degli immigrati è perfettamente integrata in Francia, come in Italia e come in tutti gli altri paesi a forte presenza di comunità straniere. Ma occorre interrogarci su cosa viene messo in testa a quei giovani figli e nipoti di immigrati che non riescono ad integrarsi, che non trovano lavoro e che diventano facile preda di falsi predicatori e di chi fomenta odio e morte nel nome di un falso Dio. Dobbiamo cercare di capire cosa può causare nella mente di questi giovani, che in genere sono fragili e malleabili, tanto odio e tanta voglia di dare la morte ad innocenti, e che vivono nel loro stesso Paese".
Come ci si può difendere da questi pericoli? La Francia ha risposto agli eccidi di Parigi bombardando i centri dell'Is in Siria.
"Da uomo di Chiesa dico, come insegna la dottrina e il Santo Padre, che al male della guerra si risponde pregando il Dio della pace. Per il resto, di fronte ad atti che rappresentano la negazione dell'umanità, mi sento impotente ed incapace di dare risposte. Provo lo stesso sentimento di smarrimento espresso una decina d'anni fa dal compianto cardinale Carlo Maria Martini che, ad una domanda su come difenderci dai pericoli di attentati di estremisti islamici, rispose con disarmante umana sincerità: "Noi che facciamo tante prediche e innumerevoli sermoni per questi tragici eventi non abbiamo risposte adeguate, siamo come impotenti". Oggi mi sento come il cardinale Martini".
Subito dopo l'attentato, alcune voci hanno chiesto di rinviare il Giubileo. Il presidente del comitato organizzatore, l'arcivescovo Rino Fisichella, ha escluso che possa essere rinviato. È
d'accordo?
"Non ho elementi diretti per dare un giudizio in merito. Ma se chi ha competenze sulla materia giubilare ha deciso che nulla cambi, lo avrà certamente fatto a ragion veduta e in piena coscienza. Per il resto preghiamo il Dio della Misericordia".

Buxiaro e łe goere de Maometo par enpiantar l'ixlam e par sparxarlo par mondo e cole ke dixe el Coran xa xe tute storie falbe, tute bàłe, tute buxie? Enpara parlar ciàro!
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Re: Islam è religione di guerra e violenza non di pace

Messaggioda Berto » dom nov 29, 2015 10:32 am

???

LETTERA APERTA A MAGDI ALLAM

Islam. Siamo in guerra
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Gentile Signor Allam, mi ero ripromessa di non rivolgerLe più la parola, ma i suoi recenti sproloqui mi hanno reso impossibile rimanere in silenzio e assistere passivamente allo scempio da Lei operato con meticolosità della religione islamica nonchè della storia delle religioni tutte (quindi anche della Sua, qualunque essa sia; e qui mi scuso ma non sono aggiornata sul Nasdaq delle sue conversioni delle ultime 24 ore).
Di tutti gli strafalcioni qualunquisti da Lei prodotti, in questi giorni di anarchia mediatica e comprensibile paura della popolazione mondiale, ce n'è uno che mi risulta particolarmente indigesto e che considero socialmente più tossico degli altri. Mi riferisco alla Sua illuminata interpretazione dei seguenti versi del Corano "Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l'umanità. I Nostri Messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra. " (Sura 5 v. 32).
Da giorni Lei va sbraitando che questi versi dimostrano la violenza dell'Islam e la falsità dei musulmani che li usano per cercare di rassicurare gli europei sulla sacralità della vita sancita dal Corano.
Ebbene, Lei afferma di aver sbugiardato la taqqyia islamica e di aver "chiuso la bocca" ai musulmani rivelando che questo verso in realtà non è rivolto loro bensì agli ebrei.
Signor Allam, la mia domanda marzulliana è: Lei gioca con l'ignoranza della gente o la Sua stessa ignoranza l'aiuta a sproloquiare meglio?
Eviti di interpretare addirittura il Corano se non è neppure in grado di distinguere un ebreo da un israelita o di piazzare i Profeti nella giusta sequenza temporale. Smetta di prendere in giro la gente!
I versi del Corano citati non si riferiscono ai musulmani, bensì ai "figli d'Israele" come Lei afferma? Ma Lei sa chi sono i figli di Israele?
No, è evidente. E allora glielo spiego io. Israele, in aramaico "Isra IL" - mi scuso se trascrivo male - significa "servo d'Iddio" (secondo alcune traduzioni ERRATE invece "lottare Dio"). E chi è questo servo d'Iddio del quale si parla? Il comune Profeta YA'QUB, Giacobbe (figlio di Isacco, figlio di Abramo PACE SU TUTTI QUESTI NOSTRI COMUNI PROFETI). Venuto PRIMA di Mosè (e non di un paio di giorni). Ai tempi di Giacobbe non c'erano "ebrei" come li intendiamo noi oggi, caro Allam. Quindi, se il Corano si rivolge ai "figli d'Israele" e vieta loro di uccidere, intende tutti coloro che "discendono" da Israil, Giacobbe... vale a dire l'umanità intera, non gli ebrei. Che, per l'appunto, come tali ancora dovevano apparire all'orizzonte. Se ci fa caso, il Corano si rivolge agli ebrei con il termine "yahood", non "figli di Israele". Pertanto usa questo termine per gli ebrei distinguendoli dai figli di Israele. Santa cultura, saltami addosso! Ecco sbugiardato il Suo pinocchiesco sbugiardamento sui versi del Sacro Corano, Signor Allam. I Figli di Israele che devono rispettare la sacralità della vita sono tutti gli esseri umani, ergo anche i musulmani. Faccia un bene a se stesso e alla comunità umana tutta : faccia un salto in oratorio, si acculturi sui Profeti di tutte le religioni monoteiste. Si confessi e riparta dallo studio della storia delle religioni da Adamo in avanti.E, soprattutto, smetta di distogliere gli uomini di buona volontà dalla via della pace e del dialogo. Buona giornata
Silvia Layla Olivetti


Alberto Pento el responde:

Mi dispiace per lei Silvia, ma Magdi Allam ha ragione al mille per cento, perché tutta la vicenda storica dell'Islam da Maometto in poi è storia di violenza per imporre la religione e la legge islamica a tutti gli uomini della terra a cominciare dagli ebrei, dai cristiani, dai zorooastriani del tempo di Maometto in quel della Mecca e di Medina. Maometto che lei dipinge come un santo e un gran d'uomo, il migliore di tutti sulla terra, ai suoi tempi si è fatto malvolere e odiare dalle genti ebraiche, cristiane, zoroastriane, ... della terra araba, come capita anche oggi in tutto il mondo a opera dei suoi seguaci mussulmani, per aver voluto e voler imporre con la prepotenza, la minaccia e la violenza la religione islamica e la sua legge a tutti gli uomini specialmente a quelli che avevano e hanno già un'altra religione e che rispettano o cercano di rispettare i Diritti Umani Universali che i paesi islamici nemmeno riconoscono.


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Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà
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Magdi Cristiano Allam l'apostata
viewtopic.php?f=188&t=1854


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Questi cartelli con parole estrapolate dal Corano che nel contesto coranico hanno tutt'altro valore che la pace, poiché il divieto coranico di uccidere riguarda soltanto gli ebrei mentre i mussulmani possono e debbono uccidere i miscredenti e gli infedeli tra cui i cristiani e gli ebrei. Vede questi cartelli falsi, portati da circa 1000 mussulmani su quasi 2 milioni di islamici presenti in Italia non sono altro che la conferma indiretta che la gran parte dei mussulmani ha parteggiato per i terroristi islamici. Nel mondo islamico dopo la strage di Parigi hanno fatto festa così pure in tante parti d'Europa e anche in Italia molti islamici hanno inneggiato alle stragi, tra cui gran parte dei detenuti nelle carceri italiane.

Islam è religione di guerra e violenza non di pace, è religione che viola i Diritti Umani Universali
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Magdi Cristiano Allam l'apostata
viewtopic.php?f=188&t=1854



A Virus su Rai2 smentito l'islamico che dice che l'islam è una religione di pace

http://www.magdicristianoallam.it/buong ... -pace.html

Buongiorno Amici

A Virus su Rai2 smentito l'islamico che dice che l'islam è una religione di pace
Buongiorno amici. Ieri sera alla trasmissione “Virus”, condotta da Nicola Porro su Rai2, Reas Sayed, responsabile legale delle “Comunità islamiche di Milano, Monza e Brianza”, presente in studio e che si è qualificato come “cittadino italiano di fede musulmana”, ha affermato che l'islam sarebbe una religione di pace e di amore perché Allah nel Corano prescrive che “chiunque uccida un uomo, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera”.
Quando ho avuto l'opportunità di replicare, ho chiarito che in realtà la lettura integrale di quel versetto coranico dice esattamente l’opposto:
“Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera . E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l'umanità. I Nostri messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra.
La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso” (5, 32-33)

In questi due versetti coranici si specifica che:
1) La prescrizione concernente la sacralità della vita riguarda i “figli di Israele”, gli ebrei, non i musulmani.
2) La condanna dell'uccisione del prossimo non è assoluta. Uccidere il prossimo è legittimato se si uccide o si è “sparso la corruzione sulla terra”.
3) I “figli di Israele”, gli ebrei, sono condannati perché “molti di loro commisero degli eccessi sulla terra”.
4) La condanna per chi non crede e fa la guerra ad Allah e a Maometto, che seminano la corruzione sulla terra, “è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti”.
È evidente che la sacralità della vita non sussiste nell’islam. Allah nel Corano legittima l’uccisione sia dell’omicida sia di chi “abbia sparso la corruzione sulla terra”. Che sono segnatamente gli ebrei ma anche i cristiani, più in generale i nemici dell’islam.
Cari amici, andiamo avanti nella comune missione di verità e libertà. Insieme ce la faremo!
di Magdi Cristiano Allam 16/11/2015 10:48:43

L'Islam non è una religione di pace (ITALIANO)
https://www.youtube.com/watch?v=43GApzUQbWQ

Forte critica all'islam (ex musulmana)
https://www.youtube.com/watch?v=7a6lDbwWj8Y


Il Corano è violento: ecco i versetti che rendono l’islam incompatibile con le leggi dello Stato
04/01/2016
di Giancarlo Matta

http://www.magdicristianoallam.it/blogs ... stato.html

Ho seguito il consiglio di Magdi Cristiano Allam:
“Il Corano non bisogna bruciarlo, bisogna leggerlo.” Così ho fatto.
Dalla lettura di quel testo, che ho confrontato siccome esiste nelle seguenti cinque edizioni:
1 - IL CORANO - Edizione Biblioteca delle Libertà 2015
2 - IL CORANO - Edizione BUR CLASSICI XIV Edizione 2003
3 - IL CORANO - file http://www.sufi.it/Corano/SacroCorano.htm
4 - IL CORANO - file http://bit.ly/1NUhXsg
5 - IL CORANO - file http://www.Corano.it/Corano.html
Sono agevolmente disponibili nelle librerie, nelle biblioteche pubbliche, e reperibili sulla Rete Informatica. In esse si evidenzia come la deplorevole natura assolutista e compulsiva dell’islam, contrasti e contraddica parti significative dell'ordinamento costituzionale e giuridico italiano.
Tanto emerge dalla lettura del testo coranico il quale -notoriamente- vieta la “ermeneutica” (cioè le interpretazioni) ed esige di essere applicato alla lettera -previa “esegesi” (cioè le spiegazioni)-: a pena di condanna per eresia o apostasia:
"Recita dunque ciò che ti è stato rivelato del Libro del tuo Signore. Nessuno può cambiare le Sue parole e non troverai, all'infuori di Lui, alcun rifugio." [Sura 18; Versetto 27]

Il Corano si applica alla lettera. Sono proibite e punite le sue interpretazioni.
In particolare = l’islam respinge i principi della separazione tra Stato e religione, la democrazia e la sovranità popolare; respinge altresì la equivalenza di ogni e qualsiasi religione e la loro indiscutibile sottomissione e subordinazione alla Autorità dello Stato; esclude l'autodeterminazione personale in ambito religioso, sessuale e familiare; esclude la parità giuridica, nega l'eguaglianza di genere e il diritto fondamentale all'integrità fisica di ogni persona (ammette la schiavitù, ammette le pene corporali crudeli e la tortura, ammette la pena di morte, impone mutilazioni rituali ai minorenni, ...).
Questa “religione” primitiva evidenzia anche una particolare “simpatia” (o affinità) per l’odio, per la violenza, per le punizioni, le minacce, (giustificate, anzi motivate dalla sua -inammissibile- pretesa di supremazia): atteggiamenti che conseguono alla spiegazione ed applicazione della sua perversa dottrina.

Se ne conclude -salvo prova contraria- che in Italia, secondo il vigente Ordinamento giuridico, l’islam (vero) non ha diritto ad essere praticato e manifestato pubblicamente, neppure soltanto come insegnamento o apologia, implicando ciò il commettere una serie di reati.
La “religione” islamica è attualmente l'unica -nel mondo- a generare pubblici problemi di questa gravità e vastità.

Eccovi pertanto, o pazienti e bene intenzionati lettori, una sorta di molto sintetico “florilegio” del dettato coranico che ho composto, come già indicato in epigrafe, utilizzando un elaboratore di testi. Nell’intento di esporne le fondamentali incompatibilità con la nostra Civiltà. Salvo errori.
Un dettaglio solo apparentemente secondario: la parola “libertà”, non sono riuscito a trovarla nelle cinque edizioni del Corano che ho letto.
E per -provvisoriamente- concludere, una osservazione di merito sempre basata sul rispetto della regola coranica di esegesi letterale: nonostante il granitico monoteismo islamico, nel Corano si ammette pacificamente la esistenza di più dei ( quale oscena contraddizione! ): Sura 23;14 e Sura 37;125 = dove Allah è semplicemente definito “il migliore dei creatori”. Traduzione identica in tutte e cinque le versioni del Corano che ho compulsato. Secondo il Corano esistono più dei. Non si sfugge. Quando l’ho fatto rilevare a due musulmani, quelli sono rimasti muti. Peggio per loro… .

Un’arma efficace per interdire la islamizzazione e fare crollare la mole islamica, è la analisi critica del suo “testo sacro”. Come già avvenne per altri di essi, la critica razionale è molto potente: un vero e proprio martello demolitore, un “trita-pietre” micidiale alla cui azione implacabile non c’è primitivo “libro sacro” che regga.

Testo Corano
Sintesi TEMATICA / OGGETTO
[ Sura N°; Versetti N° ]

in MAIUSCOLO la ( SINTESI ESEGETICA )
in corsivo il Testo letterale disponibile / reperito
xx : numero di reiterazioni trovate in Testo

la DISCRIMINAZIONE la OPPRESSIONE e SCHIAVITU’ delle DONNE
(LA RELIGIONE ISLAMICA STABILISCE CHE LA DONNA È “PER NATURA” INFERIORE ALL’UOMO.) [2;228]-[4;34]
(LA RELIGIONE ISLAMICA DISPONE CHE LE DONNE ABBIANO METÀ DEI DIRITTI DEGLI UOMINI:)
[4;11] - nell’eredità [2;282] - nelle testimonianze pubbliche
(UN UOMO PUÒ DIVORZIARE DALLA MOGLIE, RISPOSARLA E DIVORZIARE NUOVAMENTE. NON VICEVERSA.)
[2;229] "Il ripudio v’è concesso due volte.".
[4;24,25] - … le schiave che possedete.

Gli INSULTI
associatori(26), politeisti(13) = 39 VOLTE
stregone(4), mago(8) = 12 VOLTE
démone = 5 VOLTE
bestie (da odiare) = 4 VOLTE
scimmie = 3 VOLTE
infedeli = 2 VOLTE
pazzo = 2 VOLTE
onagri = 1 VOLTA
bastardo = 1 VOLTA
porci = 1 VOLTA

La ISTIGAZIONE alla VIOLENZA
[4;15] (IMPRIGIONARE LE DONNE FINO ALLA LORO MORTE)
[4;34] (PICCHIARE LE DONNE)
[8;12] Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!
[9;5] …uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati.
[9;38,39] «Lanciatevi [in campo] per la causa di Allah», Se non vi lancerete nella lotta, vi castigherà con doloroso castigo…
[24;2] Flagellate la fornicatrice e il fornicatore, ciascuno con cento colpi di frusta…e non vi impietosite…e che un gruppo di credenti sia presente alla punizione.
[68;16] marchieremo nel grugno…

castigo = QUASI IN TUTTE LE PAGINE
fuoco (BRUCIARE, INFERNO) = OLTRE 100 VOLTE
morte = 65 VOLTE
paura(19), terrore(8) = 27 VOLTE
lotta, lottare = OLTRE 25 VOLTE
maledetti(15), maledetto(9) = 24 VOLTE
forza = OLTRE 20 VOLTE
combattere = 20 VOLTE
odio = 13 VOLTE
punizione, punire = 12 VOLTE
durezza = 10 VOLTE
guerra = 9 VOLTE
prigione = 9 VOLTE
uccidere = 6 VOLTE
distruggere = 5 VOLTE
annegare = 5 VOLTE
violenza = 4 VOLTE
tagliare mani e piedi = 3 VOLTE
lamento, lamenti = 3 VOLTE
agguati = 2 VOLTE
spada = 1 VOLTA
coltello = 1 VOLTA
la ISTIGAZIONE alla MENZOGNA
[16;106] Quanto a chi rinnega Allah dopo aver creduto
-eccetto colui che ne sia costretto, mantenendo serenamente la fede in cuore-

Le MINACCE di VIOLENZE ai NON MUSULMANI
[2;88]-[48;6] Allah ha maledetto i miscredenti e i (POLITEISTI) e preparato per loro l’inferno.
[2;121] Coloro che lo rinnegano sono quelli che si perderanno.
[2;190] Combattete per la causa di Allah contro coloro che
vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono.
[2;191] Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli
da dove vi hanno scacciati:la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli.
[2;193] Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah.
[3;151] Getteremo lo sgomento (TERRORE) nei cuori dei miscredenti…. Il Fuoco sarà il loro rifugio. Sarà atroce l'asilo degli empi.
[4;101] Quando siete in viaggio … ,i miscredenti sono per voi
un nemico manifesto.
[5;17,51] O voi che credete! Non abbiate amici tra gli Ebrei ed i Cristiani.
[9;29] Combattete coloro che non credono (ATEI) in Allah…che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati.
[16;106] (GLI APOSTATI) su di loro è la collera di Allah e avranno un castigo terribile.
[33;64] In verità Allah ha maledetto i miscredenti ed ha preparato
per loro la Fiamma,
[33;65] affinché vi rimangano in perpetuo, senza trovare né protettore
né ausilio.
[33;66] Il Giorno in cui i loro volti saranno rivoltati nel Fuoco, diranno:
«Ahinoi, ah, se avessimo obbedito ad Allah, se avessimo obbedito al Messaggero!»
[45;7]-[45;8] Guai ad ogni bugiardo peccatore, che ode recitare davanti a sé i versetti di Allah, ma insiste…come se non li avesse affatto uditi! Annunciagli dunque un doloroso castigo.
[59;7] In verità Allah è severo nel castigo.
[74;2] alzati e ammonisci,
[74;19] Maledetto!
[74;20] Maledetto! (= SIA UCCISO!) (IL MISCREDENTE)

La POLIGAMIA
[65;4,5]… il periodo di attesa (DOPO IL RIPUDIO, PER SPOSARE ALTRE.) sarà di tre
mesi … anche per quelle che non hanno ancora avuto mestruazioni.

Il RAZZISMO e la RIDUZIONE in SCHIAVITU’
[3;106,107] (I VOLTI BIANCHI TRA I BEATI, I VOLTI NERI TRA I DANNATI.)
schiavi, schiave = 25 VOLTE

Lo STATO nello STATO
(LA RELIGIONE ISLAMICA ORDINA AI CREDENTI DI OBBEDIRE SOLO A LORO CORRELIGIONARI, DISCONOSCENDO E RIFIUTANDO ALTRE AUTORITA’.)
[3;149,151]-[4;59]-[12;54]-[40;35,36]
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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