Ouropa e mafia criminal terorestega rełijoxa xlamega

Re: Ouropa e mafia criminal terorestega rełijoxa xlamega

Messaggioda Berto » dom giu 04, 2017 9:15 am

Post di Leonida Bellini ripreso dal gruppo "Islam No Grazie"
Stato di avanzamento dell'islamizzazione in Europa - Tutti gli emirati islamici nelle città dell'Eurabia


https://www.facebook.com/groups/2872381 ... 6950432867

La polizia islamica tedesca è stata sciolta dalla polizia statale la scorsa settimana. La notizia, arrivata finalmente anche sui grandi giornali, dopo essere rimbalzata solo su blog, siti e piccoli quotidiani “islamofobi” ha catturato l’attenzione dell’opinione pubblica, scandalizzandola. Solitamente sentiamo parlare di “polizia islamica”, atta a implementare con la forza il codice morale e legale della sharia, solo quando leggiamo notizie sull’Arabia Saudita (una monarchia assoluta sunnita) o l’Iran (una teocrazia sciita), ma non nel cuore dell’Europa.

La polizia islamica, “Shariah Police”, con tanto di divisa, corpetto catarifrangente, numero verde per il pronto intervento, pattuglie organizzate, era regolarmente in servizio a Wuppertal, Vestfalia, Germania, fino alla settimana scorsa. Nonostante i numerosi documenti che ne provavano l’esistenza, le denunce dei cittadini locali, le foto, una pagina Facebook regolarmente aggiornata e una pagina Facebook contraria al corpo di polizia religiosa, i guardiani della moralità islamica hanno continuato, per mesi, a pattugliare la città, rimproverando le donne abbigliate in modo non appropriato (senza velo), implementando il divieto dell’alcol, del fumo, del gioco d’azzardo, delle discoteche. Sven Lau, il loro fondatore, è un tedesco convertito. Consumatore di droga leggera, si è disintossicato trovando la soluzione nell’islam e adesso è un talebano locale. Dell’esperienza della polizia religiosa non è affatto pentito. «Siamo riusciti ad allontanare le care e cari sorelle e fratelli dall’alcol, da abiti peccaminosi e immorali, dall’inferno infedele di discoteche, locali notturni, case da gioco». La polizia ha tardato a muoversi, perché allontanare i giovani da abitudini come queste non è un reato. Ma il motivo di questo ritardo è anche dovuto alla paura di scontrarsi con una minoranza islamica salafita, ultra-integralista, che potrebbe diventare una bomba di destabilizzazione. Fra gli immigrati turchi (prima popolazione di immigrati in Germania) e arabi l’integralismo si sta diffondendo da più di un quindicennio, considerando anche che Amburgo è stata la città da cui sono partiti alcuni degli attentatori dell’11 settembre 2001. Tre anni fa, nel 2011, il commissario di polizia Bernhard Witthaut confidava al quotidiano Der Westen: «Ogni ufficiale di polizia e il ministro dell’Interno tenderanno a negarlo, ma ovviamente noi sappiamo dove andare con l’auto della polizia e dove, invece, si deve entrare con i blindati. La ragione è che i nostri colleghi non si sentono più sicuri quando viaggiano in coppia e iniziano ad avere paura di rimanere vittime del crimine essi stessi. Noi sappiamo che ci sono aree in cui non possiamo più entrare. E anche peggio: in queste aree il crimine non viene più denunciato. Sono lasciate a se stesse». Fra queste aree, Witthaut includeva quasi esclusivamente quelle ad alta densità di immigrati musulmani, nella Ruhr e in Renania, l’area in cui si trova Wuppertal. Quindi non si tratta di un fenomeno nuovo. Per ora la polizia, presa tra il fuoco incrociato della stampa, ha dovuto intervenire con le maniere forti, ma in quanti casi ci sono quartieri musulmani che amministrano la giustizia con proprie polizie e lo fanno sulla base della legge coranica? In aree ad alto tasso di immigrazione, in Germania, gli islamici regolano già la giustizia con propri tribunali, come dimostrava l’anno scorso l’inchiesta del giornalista Joachim Wagner.

Nel 2010, in Gran Bretagna, era nato un movimento, i Musulmani contro i Crociati, che intendeva separare dal resto del Paese le città e i quartieri a maggioranza islamica. Nel progetto separatista islamico rientravano Bradford, Dewsbury e i distretti londinesi dei Tower Hamlets. Queste aree urbane avrebbero dovuto, negli intenti dei Musulmani contro i Crociati, trasformarsi in emirati indipendenti, regolati dalla sharia, con una propria polizia religiosa per implementarla. Il movimento islamico radicale è stato sciolto d’autorità nel novembre del 2011. Sempre nello stesso anno, Anjem Choudary, un radicale islamico di Londra a capo di un gruppo di seguaci, nei Tower Hamlets aveva iniziato ad appendere cartelli gialli per la costituzione di una “Shariah Controlled Zone”, un’area controllata dalla legge islamica. Anche in questo caso, una mini-polizia religiosa, formata da volontari, pattugliava le strade e implementava le norme coraniche. «Se le persone sono terrorizzate dal taglio della mano, non rubino – diceva Choudary ai suoi intervistatori – se la gente si scandalizza per la lapidazione delle adultere, si eviti l’adulterio». Questa esperienza è durata poco, smantellata anch’essa dalla polizia britannica, ma le sue idee sono tutt’altro che morte e sempre nuovi salafiti le mettono in pratica. Abbiamo infatti visto lo scandalo delle scuole islamizzate a Birmingham e quello ancor più recente degli stupri impuniti a Rotherham. In questi casi, la polizia britannica si è comportata come se le minoranze musulmane su suolo britannico fossero già, di fatto, parte di uno Stato nello Stato. E la legge britannica inizia a recepire questo principio, considerando che ha permesso l’esistenza legale di ben 85 corti islamiche che operano regolarmente nel Regno Unito e, a partire da quest’anno, principi della legge coranica saranno recepiti anche nei tribunali ordinari.

Nella vicina Norvegia non esistono città o quartieri della capitale con una propria legislazione islamica. I salafiti locali, comunque, hanno chiesto di costituirne una, nel quartiere di Groenland, a Oslo, nel 2012, ancora sull’onda dell’emozione dell’attentato dell’islamofobo (anche se ha ucciso quasi solo norvegesi cristiani e laici) Anders Behring Breivik. A Groenland, secondo testimonianze locali (soprattutto di omosessuali che vengono spesso aggrediti) esisterebbe già, informalmente, una polizia islamica che implementa la shariah.

In un altro Paese scandinavo, la Svezia, Stoccolma è stata teatro di una grande rivolta di immigrati nell’estate del 2013 e si trattava, soprattutto, di immigrati dichiaratamente islamici radicali, che combattevano contro la polizia svedese nel nome di Allah. Non c’erano dubbi sulla natura ideologica e religiosa delle aggressioni agli agenti e alle loro auto. Malmoe, la città portuale che ospita la comunità musulmana più grande della Svezia (il 25% della popolazione totale) ha già quartieri, come Rosengaard, in cui persino le ambulanze e i vigili del fuoco devono entrare con la scorta della polizia.

L’Olanda, dove nel 2004 venne sgozzato dagli estremisti islamici il regista Theo Van Gogh, ha circa 40 aree controllate dai musulmani dove la polizia ha difficoltà ad operare. La lista di questa zone islamiche è stata redatta dallo stesso governo olandese, su richiesta della magistratura, nel 2010. I quartieri musulmani considerati più problematici sono ad Amsterdam, Rotterdam e Utrecht. Nel vicino Belgio, la stessa capitale Bruxelles, in cui il 20% della popolazione è musulmana, ha quartieri come Kuregem, pericolosi persino per la stessa polizia. E nel grande porto di Anversa, nel 2003, era sorta la prima “Zona ad Islamizzazione Progressiva” che la cronaca ricordi, con una propria polizia religiosa che pattugliava le strade per implementare la sharia.

In Francia il modello delle aree a controllo islamico è molto diffuso. Nel 1996 il ministero degli Interni aveva rilasciato una lista di 751 aree a “Urbanizzazione Sensibile”, abitate da immigrati e con gravi problemi sociali e di sicurezza. Fra queste vi sono anche aree a maggioranza islamica, fra cui interi quartieri di Marsiglia, Tolosa, Lione. È a Marsiglia che è stato arrestato Mehdi Nemmouche, autore dell’attentato a Bruxelles del maggio scorso. Ed è Tolosa lo scenario di un altro tragico attentato, la strage nella scuola ebraica, commesso da un estremista islamico francese, Mohammed Merah. Parigi, comunque, con le sue banlieue resta l’area più instabile. Tre movimenti francesi nati di recente, quale risposta alla prepotenza islamica, Generation Identitaire, Résistence Républicaine e Risposte Laique, denunciano continue violenze contro francesi autoctoni e la volontà di creare emirati nei quartieri periferici a maggioranza musulmana. In uno scenario che ricorda da vicino il Libano, il movimento di destra Generation Identitaire sta iniziando a organizzare proprie ronde di volontari, contrapposte a ronde islamiche.

E in Italia? I musulmani non sono abbastanza numerosi da organizzare propri emirati. Ma lo scenario che iniziamo a vedere anche in quartieri di Milano, Roma e Torino ricorda molto le “zone sotto il controllo della sharia” britanniche, tedesche e del resto dell’Europa occidentale.
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Re: Ouropa e mafia criminal terorestega rełijoxa xlamega

Messaggioda Berto » dom giu 04, 2017 1:05 pm

Terrore a Londra: investono e accoltellano, sette passanti morti. Polizia: "Uccisi i 3 terroristi"
04 giugno 2017

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 0874b.html

Terrore nel centro di Londra nel nome di "Allah" e sangue sulle elezioni in Gran Bretagna, a soli 4 giorni dal voto dell'8 giugno. Un duplice attacco è stato condotto nella notte nel cuore della capitale del Regno: dapprima sul London Bridge, ponte simbolo della città, dove un pulmino ha investito diversi pedoni e ne sono poi usciti tre aggressori che hanno accoltellato altri passanti; quindi nella zona di Borough Market, dove lo stesso commando ha continuato la sua azione di morte prima di cadere sotto i colpi della polizia.

Il bilancio è di 7 passanti morti e almeno 48 feriti, alcuni in gravi condizioni, oltre ai tre terroristi. Il funzionario ha descritto l'accaduto come "un attacco prolungato iniziato a London Bridge e concluso a Borough Market", aggiungendo che non risultano altri assalitori e smentendo che vi siano sospetti in fuga. Ma ha evidenziato che le indagini proseguono senza escludere eventuali fiancheggiatori esterni. E infine ha invitato la gente a restare "vigilante". Il movente del terrorismo, evocato inizialmente come "potenziale" dalla premier Theresa May, e' stato confermato quasi subito dagli investigatori.

La sequenza si è consumata in pochi minuti (ne sono passati 8 fra la prima telefonata di allarme e la sparatoria finale), a neppure due settimane di distanza dell'atroce attentato suicida commesso alla Manchester Arena il 22 maggio: dove Salman Abedi, giovane britannico figlio di ex rifugiati politici libici anti-Gheddafi, si era fatto esplodere fra la folla che usciva dal concerto di Ariana Grande - fra cui molti giovanissimi - causando 22 morti e circa 120 feriti. Ma il paragone più evidente è quello con un altro episodio avvenuto a Londra qualche mese fa, nella zona di un secondo ponte cittadino celebre, Westminster Bridge, quando un uomo, Khalid Masood, si lanciò alla guida di un Suv su un gruppo di pedoni, uccidendone 5, per poi scendere dalla vettura e accoltellare a morte un poliziotto all'ingresso dell'adiacente palazzo del parlamento prima d'esser ucciso a sua volta da un agente armato.

"Questo è per Allah"

Se in quel caso l'attacco si era svolto in pieno giorno, questa volta è avvenuto tuttavia al calar del buio, in una zona straboccante di passanti e turisti in giro di sabato sera. A London Bridge numerosi testimoni hanno visto il van, un veicolo bianco noleggiato dalla Hertz, piombare ad alta velocità, attorno agli 80 chilometri all'ora, su un marciapiede e falciare una mezza dozzina di persone. Finché dal mezzo sono saltati fuori tre ossessi, tutti uomini e armati con coltelli dalle lunghe lame (30 centimetri, stando ad alcuni racconti), e si sono scagliati a tirare fendenti gridando: "Questo è per Allah". Il panico è dilagato e l'intervento della polizia, seppure rapido, si è svolto in un clima di enorme concitazione. "Run, hide and tell" (Scappate, nascondetevi e riferite), ha twittato a un certo punto Scotland Yard rivolgendosi a chi si trovava nell'epicentro del caos. Mentre la sensazione riferita dalla Bbc è che l'intelligence fosse stata colta di nuovo di sorpresa. Il terzetto intanto riusciva a proseguire fino alla zona dei bar e dei ristoranti di Borough Market. Il video che segue documenta il panico all'interno di un locale.

Anche qui ci sono stati accoltellamenti: l'attacco a un poliziotto e lo scontro a fuoco finale suggellato dallo scatto di un fotografo italiano, Gabriele Sciotto, con l'immagine di due dei terroristi ormai senza vita distesi sull'asfalto, uno dei quali indossa una finta cintura esplosiva.

Tra i feriti due australiani e due francesi di cui uno è grave

Due cittadini australiani e due francesi sono rimasti coinvolti nell'attacco. Il primo ministro australiano Malcolm Turnbull ha precisato che uno si trova in ospedale, mentre si sta ancora lavorando per cercare di capire in quali condizioni si trovi l'altro. "Questo attacco è un altro crudele esempio della nuova realtà in cui viviamo, la minaccia sempre presente di terroristi islamici assassini che mirano a danneggiare le nostre comunità, il nostro modo di vivere e le nostre libertà", ha dichiarato Turnbull. Il governo australiano ha consigliato ai suoi cittadini che si trovano nel Regno Unito di evitare le aree intorno al London Bridge e al Borough market, teatro dell'attacco.

In un comunicato, l'Eliseo ha fatto sapere che tra i feriti ci sono anche due cittadini francesi, di cui uno in gravi condizioni. "L'attacco che ha colpito Londra, giorni dopo quello di Manchester- riferisce l'Eliseo- è un nuovo attacco abominevole e vigliacco contro la nostra società libera. Tra le vittime ci sono anche concittadini francesi. La Francia sta compiendo ogni sforzo per assisterli", si legge in una dichiarazione di Emmanuel Macron.

Il sindaco Sadiq Khan: "Sono spaventato e furioso"

"Sono spaventato e furioso" per questo "attacco a persone che passavano il sabato sera gradevolmente", ma "non faremo mai vincere queste persone che vogliono distruggere il nostro modo di vivere". Lo ha detto il sindaco Sadiq Khan, aggiungendo che "siamo una delle citta' globali del mondo in cui viene garantita la massima sicurezza, facciamo tutto il possibile". Diversi dei feriti sono in condizioni critiche ha aggiunto.

May interrompe la campagna elettorale

Theresa May, immediatamente informata, ha interrotto la sua campagna elettorale in veste di leader del Partito Conservatore (al pari del rivale laburista Jeremy Corbyn) e ha riconvocato a Downing Street il comitato di emergenza Cobra: che dopo Manchester aveva elevato l'allerta terrorismo al livello massimo ('critico'), quello che presuppone nuovi attacchi imminenti, salvo riportarlo poi al livello 'grave'. May ha definito quanto accaduto stanotte "terribile", Corbyn "brutale e scioccante". Mentre Donald Trump, in una telefonata con la premier, ha condannato l'eccidio e offerto aiuto all'alleato britannico. Ma è anche tornato a evocare il divieto dei laptop sui voli. Nessuna rivendicazione finora, ma sostenitori dell'Isis, in pieno Ramadan, hanno affidato come di consueto la loro esultanza ai social media.

Gentiloni: impegno comune contro il terrorismo

"Londra ancora sotto attacco. Solidarietà al Governo britannico e impegno comune contro il terrorismo. Uniamoci nel ricordo delle vittime", scrive il premier Paolo Gentiloni su Twitter.

Minniti: vertice straordinario del CASA

Il Ministro dell'Interno Minniti ha convocato una riunione di emergenza del CASA, il comitato di analisi strategica antiterrorismo. Saranno presenti i vertici dell'intelligence e dell'antiterrorismo.



LA REALTA' E IL SUO RIFIUTO
Niram Ferretti

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 2003734824

Di nuovo. Bollettino ordinario di guerra. Ieri sera a Londra, terroristi islamici hanno utilizzato un van per scagliarsi sulla folla che si trovava presso il London Bridge. Successivamente sono scesi dal van inseguiti dalla polizia e hanno iniziato a pugnalare i passanti con coltelli da cucina.

I morti, per il momento, sono sei e i feriti 48.

Le modalità le conosciamo. Sono state inaugurate in Israele due anni fa. Israele, però, è in Medio Oriente e quello che accade lì "è un'altra cosa". Così ci siamo sentiti dire dai mistificatori professionisti. No, è la stessa peste, come disse Benjamin Netanyahu a una giornalista francese mesi primi dell'orrendo massacro del Bataclan. "È la stessa peste e presto colpirà anche voi in Francia".

Londra, come Parigi, è uno degli epicentri del terrore. Sono le due capitali, infatti, i luoghi più colpiti in questi anni da atti terroristici di matrice islamica, ma la colpa, come ci ha spiegato il segretario del Partito Laburista, Jeremy Corbyn, riferendosi all'Inghilterra, è solo nostra. Siamo noi con le nostre guerre i responsabili. Siamo sempre noi. E' la nostra incapacità di integrare, è l'esclusione sociale, è il disagio mentale. Sì, queste sono le ragioni false che continuamente vengono propagandate per depistare dalla verità.

È la stessa narrativa che da decenni viene raccontata a proposito di Israele. I palestinesi che si facevano esplodere e che oggi, non potendolo più fare, usano quando possono mezzi di locomozione e coltelli, non sono terroristi fomentati da fanatici i quali gli fanno credere di essere dei martiri, che gli ebrei sono nemici dell'umanità e in quanto tali vanno assassinati, ma "resistenti" contro un invasore che li opprime.

La nostra capitolazione è tutta qui. Nel rifiuto maggioritario di dire la verità. E la verità è semplice e terribile, un pezzo di Islam fanatizzato ha dichiarato guerra all'occidente, ai nostri valori, al nostro stile di vita, alla nostra civiltà ormai sempre più confusamente incapace di riconoscere la propria identità. E non lo fa per disagio sociale o mancata integrazione o perchè nel passato siamo stati colonialisti e invasori, lo fa per sottoscrivere una precisa agenda di lavoro che ha come priorità il rifiuto netto e chiaro di ciò che siamo e rappresentiamo, qui in Europa come in Israele. Ma naturalmente continueremo ad accendere candele e a fare le veglie per i morti, come a Manchester, Parigi, Bruxelles, Londra.

Nell'oscurità della menzogna, nel rifiuto della realtà, brancoleremo per molti anni ancora, fino a quando, inevitabilmente, saremo costretti a risvegliarci.


Calderoli: "Abbiamo già i jihadisti sul pianerottolo di casa"
Calderoli: "L'Europa, e anche gli Stati Uniti, devono rendersi conto che il mondo occidentale è sotto attacco e non si può continuare a fare gli struzzi, infilando la testa sotto la sabbia e restando in posizione adatta per farsi sodomizzare"
Luca Romano - Dom, 04/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 05268.html

"Siamo sotto attacco. Punto. Ormai il terrorismo islamico ci colpisce ogni due o tre settimane, variando strategie ma riuscendo sempre a spargere sangue innocente.

La Gran Bretagna conta morti e feriti per la terza volta in due mesi: sei vittime, una cinquantina di feriti: per tutti loro esprimo il mio dolore e le mie preghiere". A dirlo in una nota è Roberto Calderoli, vice presidente del Senato e responsabile Organizzazione e territorio della Lega Nord. "L'Europa, e anche gli Stati Uniti, devono rendersi conto che il mondo occidentale è sotto attacco e non si può continuare a fare gli struzzi, infilando la testa sotto la sabbia e restando in posizione adatta per farsi sodomizzare... Tutti questi jihadisti li abbiamo in casa, li cresciamo nei nostri quartieri, nelle nostre scuole, li abbiamo già sul pianerottolo di casa, e se vogliamo estirpare queste metastasi dobbiamo agire con leggi speciali, come si è fatto in Italia contro le Brigate Rosse, come ha fatto Londra negli anni '80 contro l'Ira: servono controlli sulle moschee, sulle comunità islamiche, sui loro luoghi di ritrovo, sui loro imam, sui loro finanziatori. E occorre tornare a controllare le frontiere", continua Calderoli. Che poi conclude: "Svegliamoci, perché il terrorismo sta vincendo. E il panico scatenatosi ieri sera a Torino in piazza Castello, per un petardo, conferma che i terroristi anche in Italia, dove non hanno mai colpito, stanno ottenendo l'obiettivo sperato: spaventarci, costringerci a cambiare il nostro modo di vivere, farci avere paura ogni giorno a casa nostra".


UNA FOTO DELL'EUROPA

https://www.facebook.com/41372465810/ph ... 2315555811

Ecco, più di altre immagini, è questo il ritratto dell'Europa oggi davanti al terrorismo islamico. Perchè nonostante lo stato di allerta, i terroristi sono riusciti a colpire ancora. Perchè nonostante l'efficienza delle forze dell'ordine -intervenute in pochi minuti, uccisi i tre terroristi - l'obbiettivo - seminare il terrore - è stato raggiunto. Perchè se serviva a nutrire qualche illusione il fatto che il sindaco di Londra fosse un musulmano, si è capito che la cosa risulta del tutto indifferente ai seminatori di morte. Perchè ci ripeteranno che siamo in guerra, e che colpiranno di nuovo e manderanno messaggi e metteremo fiori, ma l'unica cosa che cambia è che per stanchezza nessuno dice più "I am a Londoner, I am a mancunian, I am ....". Perchè qualcuno ci ricorderà che le vittime di Baghdad o di qualche altra scena dell'orrore hanno lo stesso peso morale - cosa ovvia - ma equivale a dirci che vivere in Europa è come vivere - o morire - altrove. Perchè ci ripeteranno che i veri problemi sono Trump, Putin, Assad: ognuno di loro rappresenta un qualche problema (la Merkel no ? La May no ? Macron no ? Gentiloni no ? Bruxelles no ?), sì, ma forse le agende hanno delle priorità, e nemici numero 1. Perchè ci diranno che questo non ha nulla a che vedere con la religione, non ha nulla a che vedere con le migrazioni,e casomai ha a che vedere con le responsabilità dell'Occidente, gli errori dell'Occidente: insomma è colpa nostra, ce la siamo cercata. E diranno agli indifesi che la colpa è della guerra, che la risposta è la pace, come se i travolti e gli sgozzati di ieri avessero cercato qualcosa di diverso da un po' di pace, un sabato sera. Perchè abituarsi e rassegnarsi sono segnali di resa. Ecco, questo sfollare di persone inermi è la sfilata europea del 3 giugno. Non passava la Folgore, le alte autorità dello Stato non hanno ragione di inquietarsi.


NELLA NOTTE DI TORINO L'ISIS NON C'ENTRA. E INVECE C'ENTRA

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 7037079525

La notte di follia appena trascorsa a Torino è stata causata da tanti fattori. In primo luogo da un cretino che ha fatto scoppiare un "bombone" in una piazza gremita. Poi dalla decisione di allestire il maxischermo lì: è vero, si è sempre fatto, è la tradizione ed è facile parlare dopo che i fattacci sono accaduti, però bisogna prendere atto che occorre cambiare le abitudini. Piazza San Carlo, meravigliosa, di questi tempi non va più bene per ospitare adunate oceaniche: è lunga 170 metri non interrotti da vie trasversali, e chi si trova intrappolato lì in mezzo non sa dove scappare. Meglio piazza Vittorio, per esempio, più ampia e con molte vie di fuga. Meglio ancora sarebbe allestire un maxischermo allo stadio, dove si può controllare più agevolmente chi entra e dove in caso di necessità ci sono strutture di primo soccorso. In più si è permesso di bere a volontà, per lo più birra da bottiglie di vetro che, rompendosi, hanno ferito la gente che correndo inciampava e ci cadeva sopra. Insomma, un disastro.
Tecnicamente il terrorismo per una volta non ha colpe. Ma moralmente ne ha eccome. La psicosi da attentato si è diffusa, con buoni motivi, un botto crea panico e una folla spaventata e in gran parte alticcia non è controllabile.

???
Piccardo: "Caos a Torino? È solo colpa dell'alcool"
Davide Piccardo, ex coordinatore del Caim, imputa all'alcool il caos e il panico scoppiato a Torino durante la finale di Champions League
Giovanni Giacalone - Lun, 05/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 05716.html

“La responsabilità degli incidenti di Torino non è dell’Appendino, è dell’ALCOOL”.

È così che Davide Piccardo, ex coordinatore del Caim, si esprimeva sul proprio profilo Facebook per quanto riguarda il grave episodio di Piazza San Carlo a Torino durante la finale di Champions League che ha causato il ferimento di oltre 1500 persone.

Secondo quanto dichiarato dalla Procura torinese al momento non ci sarebbero né indagati né alcuna ipotesi di reato, anche se inizialmente si era parlato di procurato allarme. I due elementi accusatori al momento sono in primis un’ordinanza fantasma che avrebbe dovuto vietare il consumo di bevande alcoliche in bottiglia, dichiarata però incostituzionale, come illustrato dal questore di Torino, Angelo Sanna. In secondo luogo c’è il problema delle vie di fuga da piazza San Carlo che non sarebbero state garantite a sufficienza, tenendo presente che le caratteristiche della piazza in questione non sono delle più semplici per applicare determinate procedure di evacuazione a causa del perimetro a “doppio imbuto” che rallenta l’eventuale flusso d’uscita.

Le ricostruzioni delle dinamiche per capire cosa è realmente accaduto sono attualmente in corso. Gli eventuali responsabili sono soggetti sotto effetto di sostanze stupefacenti? In preda ai fumi dell’alcool? Semplici esaltati, incoscienti frustrati per la sconfitta bianconera? Un incidente? Cosa ha generato lo scoppio e la conseguente fuga di massa? Tutte domande che attendono delle risposte.

Una cosa è certa, la folla ha reagito istintivamente alla percezione di una minaccia, in questo caso un attacco terroristico. Non si può certo biasimare visti i precedenti britannici. Si chiama istinto di sopravvivenza. In un certo qual modo il terrorismo ha involontariamente colpito, perché è riuscito a far breccia nelle menti delle persone. A questo punto un falso allarme può facilmente generare il panico e portare a conseguenze drammatiche.

A Davide Piccardo però la faccenda sembra essere chiara: il responsabile è l’alcool.

Una presa di posizione affrettata, sbrigativa, superficiale ma che ben si coniuga con una certa retorica islamista che generalizza, semplifica, che segue visioni “letteraliste” e decontestualizzanti degne di quell’hummus ideologico che ha alimentato l’Egitto sotto Mohamed Morsi e che oggi prevale nella Turchia erdoganiana ma anche nei paesi wahhabiti, dove chi consuma alcoolici è severamente punito. Non a caso Piccardo ha esternato in più occasioni il suo supporto a Morsi ed Erdogan.

Se poi dovesse emergere che gli eventuali responsabili erano ubriachi, è colpa dell’alcool? Tutti quelli che bevono alcool sono responsabili? Oppure la colpa è di un suo uso eccessivo e improprio? Se i vetri rotti in piazza fossero stati di bottigliette di acqua e bibite analcooliche allora le cose sarebbero differenti? Del resto tutto può recar danno se portato all’eccesso e utilizzato in maniera inopportuna, anche la religione.




Perché la Gran Bretagna è nel mirino
Reti, foreign fighters di ritorno e instabilità politica dopo la Brexit, perché il Regno Unito è così esposto agli attacchi e alle violenze
di Marta Serafini

http://www.corriere.it/esteri/cards/per ... pale.shtml

Dopo la carneficina del 7 luglio 2005, in cui 4 jihadisti si fecero saltare in aria sulla metro e su un bus a Londra, uccidendo 52 persone e ferendone 770, la Gran Bretagna era stata risparmiata dal terrorismo. «Il modello di integrazione britannico tiene», si era detto, non siamo in presenza di un hotbed, una culla che favorisca la radicalizzazione. «I servizi inglesi sono più capaci a prevenire il terrorismo data l’esperienza nella lotta all’Ira e al terrorismo nord irlandese», era stata un’altra delle spiegazioni. Ma ora il Regno Unito sembra essere di nuovo nell’obiettivo del terrorismo. Perché? Cosa è cambiato?

Intanto va sottolineato come in Gran Bretagna in concomitanza della Brexit l’instabilità politica sia cresciuta. La vicinanza con il voto dell’8 giugno gioca sicuramente un ruolo nel far aumentare la tensione perché, come abbiamo visto anche a Parigi con l’attacco sugli Champs Elysées , gli appuntamenti elettorali fanno salire la tensione. Inoltre va anche tenuto presente come la Gran Bretagna sia uno dei Paesi europei da cui sono partiti più foreign fighters e più giovani, segno che propaganda e radicalizzazione oltre Manica hanno attecchito esattamente come in Francia e in Belgio. E da ultimo, di 700 foreign fighters segnalati dalle autorità 320 hanno già fatto ritorno.

Difficile poi parlare di modello di integrazione di successo se si considera che la maggior parte dei musulmani, nonostante l’Islam sia la seconda religione del Paese, occupano un ruolo minoritario nella società britannica. A Londra i musulmani, anche quelli di seconda generazione, vivono nei sobborghi, non certo in centro città. E in zone come Southall si sono creati dei veri e propri ghetti. Il «modello Sadiq Kahn», il sindaco di Londra musulmano dipinto come il simbolo di una nuova Inghilterra capace di accogliere, dunque è probabilmente ancora troppo fragile per poter mettere al riparto la Gran Bretagna da Isis.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ouropa e mafia criminal terorestega rełijoxa xlamega

Messaggioda Berto » lun giu 05, 2017 7:53 pm

"Nelle società multietniche c'è più rabbia"
Il politologo Parsi: i reclutatori nel Regno Unito hanno un grande bacino a cui attingere
Gabriele Villa - Lun, 05/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 05360.html

Gran Bretagna, ancora una volta nel mirino dei terroristi. Perché? Ci aiuta a capirlo il professor Vittorio Emanuele Parsi, politologo, docente di relazioni internazionali alla Cattolica di Milano.

«Perché è un Paese che è rimasto sempre in prima fila nella lotta contro il terrorismo in Irak e in Siria. Da sempre allineato in questa scelta con gli Stati Uniti, da sempre fra i protagonisti delle scelte politiche occidentali in Medio Oriente e con un lungo passato coloniale in quelle regioni».

È un Paese in qualche modo anche penalizzato dalla forte presenza musulmana?

«Un elemento è la presenza, ampiamente diffusa nel Paese, dei musulmani di seconda e terza generazione e noi sappiamo che la più parte del reclutamento dell'Isis nelle nostre società avviene pescando proprio tra le seconde e terze generazioni di fedeli. Quindi se il bacino di reclutamento è più largo è molto probabile che gli episodi di violenza possano aumentare e diffondersi in quei Paesi dove questa possibilità lascia maggiori spazi di manovra e di scelta. Secondo elemento da considerare è che in Gran Bretagna, come in tutte le società multietniche, diventa complesso gestire queste situazioni, perché è in simili contesti che più facilmente matura e si diffonde la cultura della rabbia e della rivalsa che è la matrice comune di coloro che poi scelgono la lotta armata».

Come dire, nonostante la guardia alta, le falle in Gran Bretagna restano...

«La sicurezza assoluta non è mai perseguibile. La lotta al terrorismo ha tante facce e una di queste sicuramente è l'integrazione che è utile e sarà utile, sul lungo periodo per ridurre il numero dei possibili proseliti. Ma per l'immediato i parziali rimedi per arginare il fenomeno sono altri: il presidio del territorio, per esempio, per ridurre sempre più lo spazio di tempo tra la manifestazione dell'azione ostile e la sua repressione. A Londra in questo caso lo spazio di intervento è stato molto breve ma dobbiamo considerare che anche un'attenzione diffusa non ci consente, se non in casi fortunati, di prevenire l'azione terroristica. Occorrerebbe lavorare maggiormente sull'infiltrazione nelle comunità islamiche ma su questo fronte siamo ben lontani da quanto si auspicava».

Quali scenari si schiudono alla luce di questa recrudescenza del terrorismo?

«La situazione resta decisamente preoccupante perché la rabbia, la logica del tanto peggio tanto meglio, nasce proprio in quei Paesi da dove i terroristi provengono, Paesi emarginanti e liberticidi che riverberano poi su noi, sull'Occidente le spore della cultura di questa rabbia. Basti pensare che in Indonesia e Malesia il terrorismo islamista fa più fatica a reclutare adepti perché quei Paesi, nonostante le loro difficoltà politiche, sono infinitamente meglio di Pakistan, l'Afghanistan, etc».

Anche l'Italia è a rischio di un attentato?

«Nessun Paese può dirsi lontano dal mirino ma è fuor di dubbio che siamo un target meno appetibile di Francia, Inghilterra o Germania e quindi un attentato in Italia avrebbe una cassa di risonanza inferiore. Inoltre siamo meno esposti nella lotta alle organizzazioni terroristiche in Medio Oriente e questo ci pone in una posizione più defilata e non abbiamo seconde e terze generazioni di origine musulmana numerose. Poi c'è il paradosso: da noi chiunque arriva trova il ramo cui aggrapparsi. Siamo tutti bene integrati in una società che funziona male. Siamo tutti italiani anche se, per assurdo, nessuno si sente italiano».
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Re: Ouropa e mafia criminal terorestega rełijoxa xlamega

Messaggioda Berto » ven nov 17, 2017 6:10 am

Nelle carceri inglesi dilaga il jihad Il politicamente corretto sta fallendo
Lorenzo Vita
Nov 13, 2017

http://www.occhidellaguerra.it/nelle-ca ... a-fallendo

Non è una novità che il Regno Unito sia un Paese dalle mille contraddizioni. La minaccia del terrorismo islamico, unita alla radicalizzazione e al radicamento di alcune minoranze nelle periferie delle metropoli, ha reso evidente la necessità di adottare misure urgenti per contrastare il fenomeno dilagante dello jihadismo. Eppure, nonostante il numero di attentati, i morti e soprattutto i continui allarmi, anche da parte dell’intelligence di Sua Maestà, il sistema sembra quasi incapace di reagire in maniera efficace a un problema che ormai va ritenuto a tutti gli effetti endemico all’interno del tessuto sociale britannico. Al contrario, quello che appare da alcuni esempi di cronaca, dimostra semmai l’esatto opposto: che, nonostante la palese crescita della minaccia terroristica, i sistemi di sicurezza pubblica, d’intelligence e giudiziario, navighino a vista e senza essere in grado di colpire le centrali di reclutamento del terrorismo.

Le carceri britanniche non sono da meno, ed anzi, sono per certi versi lo specchio di quanto detto. Secondo quanto riporta il Telegraph, che cita fonti del ministro della Giustizia di Londra, soltanto nel 2017 sono stati rinvenuti nelle prigioni del Regno ben 56 libri con materiale estremista, incitante all’odio o alla stessa guerra terroristica. Un numero che fa riflettere se si pensa che nel 2016, le pubblicazioni dello stesso tipo trovate nelle galere britanniche furono la metà. Il numero può sembrare irrilevante. Si potrebbe pensare che in fondo 56 libri su un totale di 86mila detenuti (fonte del ministero della Giustizia) non è un dato indicativo di un problema jihadista nelle carceri. È però un problema serio se questi testi non solo non hanno avuto un controllo precedente, ma se sono stati addirittura autorizzati ad entrare in carcere grazie alle linee-guida degli ultimi governo del Regno. E questa situazione era già stata denunciata da un ex-direttore di prigioni, Ian Acheson, il quale aveva segnalato al governo Cameron l’assoluta necessità di contrastare il crescente fenomeno della radicalizzazione in carcere dei detenuti che nulla avevano a che fare con il terrorismo quando erano entrati in carcere. “La radicalizzazione in carcere è un pericolo reale e presente che abbiamo visto crescere esponenzialmente” disse già lo scorso anno Acheson al The Daily Telegraph “i portatori di ideologie dell’odio prenderanno ogni tipo di vantaggio dagli spazi lasciati dal governo britannico. Il servizio penitenziario ha l’obbligo di bloccare questo fenomeno e fermare il politicamente corretto che ha impedito un’azione decisiva contro l’estremismo in tutto questo tempo”.

Quello che risulta evidente è la connivenza ormai acclarata fra sistema carcerario britannico e predicatori di radicalismo islamico. Un rapporto perverso già portato alla luce da alcune importanti inchieste giornalistiche. Ma finora si è fatto molto poco. Già nel 2016, Michael Gove, allora segretario di Stato per la giustizia, ordinò controlli a tappeto in tutte le prigioni e furono rivenuti questi materiali estremisti nelle sale di preghiera autorizzate, in cui però il controllo delle guardie carcerarie era minimo. I testi incitanti all’odio, all’uccisione degli infedeli e anche contro la stessa società britannica, circolavano liberamente fra i giovani e gli adulti che frequentavano il luogo di culto. E dal momento che i detenuti islamici nelle carceri del Regno Unito rappresentano il 15 per cento della popolazione totale dei detenuti, il dato non era da sottovalutare. Inoltre, non va tralasciato il collegamento di questa circolazione di libri estremisti con organizzazioni terze ed internazionali che raccolgono fondi proprio per questo genere di attività. Un’inchiesta del Times rivelò ad esempio che molti degli imam delle carceri erano legati all’attività della Deobandi, un’organizzazione musulmana conservatrice di origine indo-pakistana e che oggi forma l’80% circa degli imam delle moschee di tutto il Regno Unito. Tra questi materiali, alcuni incitavano non solo alla sottomissione della donna, ma anche a non avere amici fra i cristiani e gli ebrei per evitare “contaminazioni”.

Il dato fa riflettere perché nel Regno ci sono già 12.328 detenuti musulmani. Di questi solo più di un centinaio sono stati condannati per terrorismo, e la loro rieducazione – come del resto la rieducazione di tutti gli jihadisti in Europa – non dà alcun frutto. Ma il problema sono soprattutto i prigionieri “vulnerabili” a queste idee. Sono i detenuti per lo più giovani, per reati minori, che si trovano a contatto con persone dal forte carisma, che presentano loro una nuova prospettiva di vita dentro e fuori dal carcere e che diventano per questi ragazzi un esempio ma anche una guida. Il sistema carcerario britannico, ma in genere quello occidentale, sono oggi costretti a fare conti con il fatto che la prigione è divenuta una centrale di islamismo di fondamentale importanza, specialmente perché capace di catturare molte reclute nel momento di loro maggiore debolezza. Il politicamente corretto, come segnalato appunto da Acheson, dovrebbe lasciare il passo a nuove leggi, se non si vuole che catturando jihadisti si ottenga l’esatto opposto, e cioè far dilagare ancora di più il terrore.


Islamizzazione dell'Europa
viewtopic.php?f=92&t=2209
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Re: Ouropa e mafia criminal terorestega rełijoxa xlamega

Messaggioda Berto » gio feb 28, 2019 11:03 am

Germania, l'allarme della polizia: "Gli agenti arabi collusi con i clan"
Davide Bartoccini
Feb 28, 2019
Davide Bartoccini

http://www.occhidellaguerra.it/la-germa ... e-islamica

La Germania ha un problema di collusione all’interno del suo corpo di polizia. A denunciarlo è il suo stesso sindacato che per la prima volta lancia un allarme ufficiale sulla possibile collusione tra i propri agenti di etnia araba e i clan criminali che condividono con loro origini e credo religioso. “Gli agenti arabi sono collusi con i clan”, ha denunciato il portavoce del sindacato della polizia Thomas Wüppesahl.

Per questi poliziotti i rapporti “familiari” o “etnici” si starebbero rivelando più importanti dello Stato di diritto, e questo mette a repentaglio integrità e sicurezza. Queste le parole che rompono un lungo silenzio sui danni causati da quella che viene menzionata come un’accoglienza a tutti i costi che è finita a condizionare anche l’organico della Polizia e potrebbe dare luogo a gravi carenze nella sicurezza del Paese.

Secondo le fonti, infatti, l’arruolamento di stranieri che non parlerebbero correttamente il tedesco, che mostrano disprezzo per le colleghe di sesso femminile e spesso vengono accusati di “coprire i reati riconducibili alle etnie dell’area islamica” sarebbe sempre più dilagante. I dati registrano oltre una decina di agenti e di casi a loro collegati che hanno riscontrato un rallentamento (e possibili o parziali insabbiamenti) nelle indagini di crimini – sempre più frequenti – perpetrati da clan di etnia araba: soprattutto di origine turca.

Queste dichiarazioni abbastanza dure infrangono il tabù dell’accoglienza “a tutti i costi” promosso per lungo tempo in Germania, facendo luce su un problema reale, anche se ancora limitato, che per lungo tempo si è cercato ostinatamente di negare.

Già nel 2017 un funzionario di polizia preposto all’addestramento delle nuove reclute aveva denunciato l’inadeguatezza di numerosi candidati all’interno dell’accademia: “Non ho mai sperimentato niente di simile. La mia aula composta per metà da arabi e turchi è un inferno”. A questo si erano aggiunte altre denunce e messaggi spesso anonimi di altri funzionari che lamentavano problemi con la comprensione del tedesco e la padronanza della lingua, problemi disciplinari e di condotta, oltre a ripetuti scontri etnici all’interno delle scuole di polizia.

Il problema, oggi ancora limitato, potrebbe dilagare se si considerano i dati che vedono una preponderanza di aspiranti agenti di origine araba o turca: “Un 30% di ragazzi di origini straniere rispetto a una media del 12% nella città di Berlino”, riportava una “gola profonda” della polizia di Spandau, aggiungendo informazioni più specifiche come casi di disprezzo per le colleghe di sesso femminile basati sulla formazione culturale che prevale sull’addestramento e sulle regole di condotta previste da coloro che diventato a tutti gli effetti tutori della legge.

Questi elementi, secondo quanto lamentato dal capo del sindacato Wüppesahl, non sarebbero stati accettati 20 o 30 anni nemmeno come “reclute”; ora da agenti abbassano l’integrità del corpo di polizia e potrebbero fungere da cavallo di Troia per le organizzazioni criminali.

“Questi non sono colleghi, il nemico è già nei nostri ranghi”, asseriva il funzionario che si era rivolto in via anonima al giornale Die Welt. Le dichiarazioni, ritenute politicamente scorrette, misero in moto un’indagine interna alla polizia tedesca che non mirava a verificare quanto asserito, ma a rintracciare il funzionario che aveva divulgato tali informazioni per indagare se si trattasse di un caso di xenofobia e razzismo

Questa nuova denuncia ufficiale sostenuta dall’intero sindacato invece lascia pensare che non ci fosse nulla torbido nel lanciare un allarme giù due anni fa. Allarme che ricade tra l’altro su uno dei primi punti nell’agenda dei problemi che la stessa politica tedesca intende contrastare: quello delle organizzazioni criminali dei “clan arabi”.

La complicità di elementi interni al corpo di polizia, che potrebbero ridursi alla sola collusione per rallentare indagini mosse dei confronti dei membri dei clan, fino a comportare il sospetto di eventuali infiltrazioni criminali ben radicate – qualcuno ricorderà la strategia degli infiltrati nel film The Departed – che potrebbe arrivare all’insabbiamento di casi più o meno gravi e diventare parte di strategie criminali più strutturate in un mondo sommerso di complicità tra poliziotti di etnia araba e criminalità multietnica, è un’ ipotesi estremamente preoccupante se si pensa alla Germania come crocevia di foreing fighters e laboratorio multiculturale con un’ampissima popolazione islamica radicale nel bel mezzo dell’Europa.
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Re: Ouropa e mafia criminal terorestega rełijoxa xlamega

Messaggioda Berto » mar dic 10, 2019 10:45 pm

Quando si affrontano Maometto e Voltaire
9 Dicembre 2019

https://www.ilfoglio.it/un-foglio-inter ... MlQW0KcVak

Questo articolo è stato pubblicato sul Foglio Internazionale. Ogni lunedì due pagine a cura di Giulio Meotti con segnalazioni dalla stampa estera e punti di vista che nessun altro vi farà leggere

"Siamo inorriditi. Siamo scandalizzati. Scagliamo invettive in pubblico” scrive Eric Zemmour. “La stella gialla con la scritta ‘Muslim’ attaccata sulla giacca dei bambini ha destato scalpore. Era questo l’obiettivo. La manifestazione contro l’islamofobia mirava a fare del musulmano di oggi l’equivalente dell’ebreo di ieri. Stigmatizzato, ostracizzato, perseguitato dal ‘razzismo di stato’ di Vichy ieri, di Parigi oggi. Le proteste e le emozioni saranno inutili e incoraggeranno solo i convinti. Le misere giustificazioni di Esther Benbassa, la senatrice dei Verdi che posa, sorridente, accanto a uno di questi bambini, sembrano uno sberleffo, quasi un gesto osceno per i suoi detrattori. I Fratelli musulmani che tirano i fili puntano la loro arma principale: la vittimizzazione e la demonizzazione dello stato francese associato a Vichy e, andando oltre, al regime nazista. E non vogliono abbassarla. Ma non sono stati loro ad aver né inventato né scoperto quest’arma. L’ hanno trovata che spuntava dai bagagli di questa sinistra, che, in parte, oggi li raduna al grido di ‘Allah Akbar’. È la sinistra antirazzista e il suo areopago di attori e di associazioni che, nel 1995, indossato il pigiama a righe dei deportati, si erano dati appuntamento alla Gare du Nord per protestare contro le espulsioni di clandestini decise dal ministro degli Interni, Jean -Louis Debré. È Sos Racisme, nobilitato dall’Eliseo sotto la guida di François Mitterrand, che esibiva una piccola mano di Fatima, che non a caso, era gialla. È lo stesso Sos Racisme che allora aveva come slogan: ‘Chi tocca un musulmano tocca un ebreo’.

Sono le lezioni di storia impartite alla scuola repubblicana che hanno ridotto la Seconda guerra mondiale allo sterminio degli ebrei e il regime di Vichy alla Germania nazista. Sono gli storici di sinistra che hanno passato il loro tempo a dimostrare che la III Repubblica aveva la stessa politica discriminatoria verso gli stranieri come Vichy l’aveva avuta per gli ebrei. Ed è tutta la sinistra, a livello mediatico, accademico o politico, fino al presidente Macron, che continua insistentemente a spiegarci che siamo tornati agli anni Trenta, e che i musulmani sono i nuovi ebrei dell’epoca, e che coloro che osano criticare l’islam e mostrare la sua incompatibilità con la Francia e la Repubblica vanno messi alla gogna con l’appellativo di ‘nazisti’.
Si tratta infine di un’epoca, la nostra, che privilegia l’emozione e la ‘sensazione’ sulla ragione e sulla conoscenza. Le donne musulmane velate si sentono stigmatizzate e perseguitate? Allora lo sono! Non importa che siano loro stesse ad auto-stigmatizzarsi indossando il velo, quando gli ebrei, invece, furono costretti a indossare la stella gialla. Non importa se non si assiste ad alcuna partenza dalla Francia da parte di gruppi di musulmani perseguitati dal razzismo di stato, mentre invece molti ebrei hanno dovuto lasciare il loro paese in questi ultimi anni a causa delle violenze e persino degli omicidi, commessi contro di loro in periferie a maggioranza musulmana. Non importa se a vincere il ‘record’ di atti razzisti, sono quelli che prendono di mira i cattolici. I fatti devono cedere il passo alle sensazioni. La realtà alla propaganda. Le convinzioni all’elettoralismo. L’Illuminismo alla Sottomissione. Voltaire a Maometto. E la sinistra mangia-preti di un tempo, cede il passo alla sinistra che grida ‘Allahu Akbar’”.
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