Scienza e tecnica islamiche (di area islamica)

Scienza e tecnica islamiche (di area islamica)

Messaggioda Berto » gio dic 10, 2015 7:34 am

???

LE INVENZIONI DEL MONDO MUSULMANO
http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=296

Ibn al-Haitham più che arabo era irakeno
Al-Idrisi più che arabo era andaluso.
I Banū Mūsā più che arabi erano iracheni di Bagdad.
al-Zahrāwī era andaluso e non arabo
ʿAbbās ibn Firnās era un berbero vissuto a Cordoba e non un arabo.
L'Andalusia era Europa anche durante la dominazione islamica, non ha mai smesso di essere Europa.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Siensa e tenega ente l'ara xlamega

Messaggioda Berto » mar giu 07, 2016 9:23 pm

"L'Europa deve molto all'Islam". Ecco l'errore di Papa Bergoglio
Martedì, 7 giugno 2016

http://www.affaritaliani.it/culturaspet ... 25966.html

Solo un ingenuo oppure una persona profondamente in malafede potrà azzardarsi ad affermare -come ha fatto don Bergoglio, che in un improvvido raffronto ha comparato il Vangelo, libro d’amore per eccellenza, al Corano, nel momento in cui gli è stato conferito il Premio “Carlo Magno”- che l’Europa debba molto all’Islam. Esternare questo concetto, soprattutto da parte di un pontefice romano, significa semplicemente voler negare, in maniera proterva, la Chiesa stessa e la sua storia; una storia intrinsecamente veneranda i cui protagonisti, lungo il corso della sua bimillenaria esistenza, sebbene appesantiti dagli umani difetti di ciascun individuo, innumeri volte hanno cambiato non soltanto le vicende dell’Europa e dell’Occidente, ma anche gli accadimenti delle plaghe orientali dell’orbe terracqueo senza avvertire necessità alcuna di ricorrere a succedanei di natura diversa e di filosofie esistenziali diametralmente agli opposti sul piano antropologico e scientifico.

Coloro i quali, in alcuni periodi della storia d’Europa, nel calpestare il suolo delle sue civilissime regioni, hanno devastato culture, fedi e civiltà che si sono sviluppate su di un ceppo tetragono e caparbio, che sotto il nome di tradizione ellenica e latino-cristiana, in seguito, nel secolo decimoquarto, ha fornito slancio vitale all’età dell’umanesimo e del rinascimento. In cui, alla concezione “piramidale” di taglio medievale, che mostrava come le umane creature anelassero al cielo in un empito d’amore, che ancora oggi esprime tutto intero il proprio icastico desiderio nell’architettura delle cattedrali gotiche che, plasticamente, hanno fornito l’humus esistenziale all’uomo ed alla sua più autentica interiorità, si può coniugare la concezione “radiale”, di incontroversa matrice filosofica classica, che si dispiega nela centralità dell’uomo stesso rispetto alle altre creature perché essere pensante, di multiforme intelletto, in quanto persona, veniva esaltata, privilegiata nelle splendide corti rinascimentali dove essa si dispiegava nelle sue diverse articolazioni; mentre nel novecento, detto impropriamente “secolo breve”, è stato fornito alimento al personalismo cristiano che privilegia i valori spirituali della persona in contrapposizione all’individualismo e allo statalismo.

La Chiesa -e l’Europa che con essa si identifica- non hanno avuto mai bisogno di elementi eterogenei, allotri, ai quali riconoscere debiti ed a cui rendere grazioso omaggio di tutto quello che rappresenta nell’ambito del mondo attuale.
Basterebbe, a questo scopo, focalizzare la carismatica figura del celeste patrono del Vecchio Continente: Benedetto da Norcia (480 – 543). Il Patriarca che fornì regole e filosofia di vita al monachesimo occidentale raggrumate in una terna di brevissimi lessemi latini -ora et labora- che, lunghi secoli dopo, troverà un riscontro fecondo ed altrettanto pervasivo nella triade laica del pensatore genovese Giuseppe Mazzini, uno dei più operosi padri ispiratori del movimento risorgimentale italiano: pensiero e azione.
A questo illuminato “archimandrita” della Chiesa Cristiana occidentale ed alle sue riforme liturgiche risulta ineludibile affiancare il profilo umano e religioso di splendido pastore di anime e di accorto e prudente diplomatico, dall’eccezionale fascino intellettuale, che costantemente gli forniva una innata dimensione di paterno prestigio e di sorvegliata autorevolezza cultuale, per testimoniare, senza dubbio alcuno, quanto le genti d’Europa traessero dalle proprie endogene germinazioni tutto quello che serviva per vivificare, con quotidiana scansione, la realtà socio-storica dell’esistenza e la propria inconcussa identità.

I rapporti tra la civiltà d’Europa e l’Islam si sono continuamente rivelati conflittuali e, di volta in volta, hanno segnato esiti inaccettabili sia sul piano dell’intelligenza che su quello delle relazioni reciproche fino a sfociare nella Battaglia di Poitiers, nel 731, al termine della quale Carlo Martello, figlio naturale di Pipino di Hèristal e nonno paterno di Carlo Magno, sbaragliò i Saraceni segnando così l’arresto della soggiogante avanzata araba nel cuore dell’Europa.
Un rapporto conflittuale, si è detto! Ed è vero, se una sua molto eclatante eco si è avvertita anche negli scritti del Gattopardo, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nei quali si leggono queste parole: “… noi Siciliani siamo stati avvezzi da una lunghissima egemonia di governanti che non erano della nostra religione, che non parlavano la nostra lingua, a spaccare i capelli in quattro. Se non si faceva così non si sfuggiva … agli emiri berberi…”.

Spia di un tale gravoso disagio risulta il fatto bellico della Rotta di Roncisvalle, nei Pirenei; che durante l’assalto proditorio, talmente era tale e tanta la paura nei confronti dei Saraceni che, deliberatamente, nell’immaginario collettivo delle genti europee, i Baschi sono stati identificati tout-court con i Mori dando l’incipit eroico alla Chanson de Roland la cui saga consegna delle gesta di cui risulta permeato il nucleo essenziale della poesia epica medievale giunto intatto sino all’epoca odierna.
In queste condizioni di quasi totale subornazione in cui erano cadute le genti delle regioni occidentali, è chiaro che alcuni elementi del popolo dominatore si siano trasmessi, anche se, inconsapevolmente, nella vita e nel lessico quotidiano delle popolazioni ridotte in stato di permanente soggezione, e abbiano attecchito e, in conseguenza, si siano imposti segni, lessemi, abitudini di vita poi traslati in permanenza nel DNA dei popoli europei.

E non è bastevole affermare come il filosofo ebreo di Malaga Avicenna (980 – 1037); il filosofo e medico persiano Avicebron (1021 - 1058); il medico-filosofo Averroè (1126 – 1198) abbiano fatto conoscere agli Europei imbarbariti, Aristotele e la sua dottrina, per affermare, ex abructo, come l’Europa sia a costoro debitrice della sua anima più profonda e autentica e dire che l’Occidente debba qualcosa a qualcuno in termini di civiltà e di pensiero.

È vero che nell’Europa continentale si fosse perso in certo qual modo lo spirito classico della civiltà ellenica, ma si deve altresì aggiungere, con altrettanta risolutezza, che migliaia di Codici si sono conservati e trasmessi integri nella propria essenza grazie ai padri dei grandi complessi monasteriali benedettini che, ricopiandoli con religiosa cura e amorevole attenzione, ne hanno salvaguardato il messaggio e la lezione matetica connaturata in ciascuno di essi favorendo la germinazione dei prodromi che in seguito forniranno sostanza e nerbo che condurrà Emanuele Crisolòra (1350 – 1415), eccellente erudito, a occupare, primo in Italia, una cattedra pubblica per l’insegnamento della lingua e della letteratura ellenica nello Studio fiorentino, dal 1397 al 1400.

Al Crisolòra sarà inderogabile affiancare la figura del cardinale Giovanni Bessarione (1395 – 1472), erudito, bibliofilo, fondatore della biblioteca Marciana in Venezia, traduttore della Metafisica di Aristotele, diffusore del culto delle lettere greche e latine in Italia, patriarca di Costantinopoli, scomparso poi a Ravenna nel 1472
Da più parti, con notevole leggerezza, si è sempre affermato come la conoscenza della lingua greca in Italia si fosse, tra i popoli del mediterraneo medievale, irrimediabilmente spenta. Affermare tutto ciò non è assolutamente plausibile perché, a pochi passi dalla città di Otranto, sorgeva e operava con assidua serenità un eccezionale centro di cultura italo-greca presso il quale -secondo la testimonianza resa da Oronzo Mazzotta in un suo saggio su monaci e libri greci nel Salento medievale, del 2012-, soggiornavano intellettuali di vaglia, provenienti anche dalla stessa Costantinopoli, per studiare i numerosissimi testi greci che si conservavano nella biblioteca sostanziosa, una delle più ricche dell’intera Europa, di quel monastero: l’Abbazia bizantina di San Nicola di Casole, poi rasa al suolo e totalmente distrutta dai Turchi, nel 1480, durante il vergognoso saccheggio di Otranto i cui segni erano germinati sin dai secoli VI o VII dell’era cristiana.
In Europa, anche nei momenti più difficili, sono sempre fermentati i segni virtuosi che l’hanno quindi spinta a riprendersi, a cancellare l’impasse che ne hanno talvolta segnato il cammino, sino ai tempi attuali, verso la solidale consapevolezza di una civiltà pacata e severa, dell’umana cristianità.

Dell’Araba Fenice, nella narrazione dal sapore favolistico, si diceva che risorgesse, dopo la conclusione del proprio ciclo di vita, dalle sue ceneri. Ecco, con questa esposizione mitologica, forse ci si intendeva riferire all’Europa stessa, alla sua identità immarcescibile. Perché essa, sempre è risorta dalle sue ceneri storiche, dalle sue débâcles di taglio sociale, economico, potendo, con palmare evidenza, contare su di una forza nascosta ma continuamente fermentante, che ha il nome di Cristianesimo. Senza dover rendere grazie, senza la necessità di offrire tributi di qualunque sorta a nulla, e tanto meno, a nessuno. Nunc et semper.

Gaetano di Thiène SCATIGNA MINGHETTI
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Re: Siensa e tenega ente l'ara xlamega

Messaggioda Berto » dom lug 03, 2016 5:00 pm

Il Corano e le scoperte scientifiche – La Nebulosa Occhio di Gatto
Scritto il 3 luglio 2016

http://islamicamentando.altervista.org/ ... chio-gatto

L’Islam è una religione che, nel 2016, possiamo tranquillamente definire ridicola senza che questa affermazione possa essere considerata un’offesa gratuita e irrispettosa. Chiunque abbia la capacità di fare ragionamenti logici non può che essere d’accordo con noi. Il motivo è ovviamente da ricercare nella fonte primaria dell’Islam, ossia il Corano. Il Corano è un libro pieno di errori scentifici, grammaticali, storici, logici ecc… Per non parlare delle contraddizioni con se stesso. Se non fosse che da sempre l’Islam è la causa della sofferenza e dell’arretratezza di miliardi di persone, di tutta questa insensatezza potremmo semplicemente farci una risata senza perderci troppo tempo.

Purtroppo però il mondo non è abitato solo da persone razionali, e l’Islam punta a convertire proprio gli individui che non hanno sufficiente capacità di analisi e di critica. Persone suggestionabili, nella stragrande maggioranza dei casi che stanno attraversando difficoltà personali. Quindi persone deboli, non lucide, bisognose di qualcosa: di una verità preconfezionata, di un senso di appartenenza, magari di un matrimonio combinato ecc…

Poi ci sono i musulmani indottrinati sin dalla nascita, che devono auto-convincersi che l’Islam è davvero la religione di Dio e che Allah sia Dio. Per riuscirvi devono ingannare gli altri ma prima di tutti se stessi. Cercano disperatamente di trovare “segni” di Allah nelle cose più bizzarre. In mancanza di logica si accontentano di vedere miracoli che non esistono.

Eppure il vero “miracolo” non è il Corano, ma il fatto che ancora oggi 1,2 miliardi di persone leggano questo non-sense e non si rendano conto che si tratta di una bufala.

Come possiamo verificare anche in questo post, una delle argomentazioni più bizzarre dei musulmani (ce ne sono tante, alcune le abbiamo già affrontate in questo articolo, altre le affronteremo prossimamente) è che la Nebulosa Occhi di Gatto sarebbe stata predetta nel Corano (55:37-38):

“Quando si fenderà il cielo e sarà come cuoio rossastro, quale dunque dei benefici del vostro Signore negherete?”
...
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Re: Siensa e tenega ente l'ara xlamega

Messaggioda Berto » sab ott 08, 2016 8:10 pm

Il famigerato contributo islamico al progresso
Scritto il 30 agosto 2013
http://islamicamentando.altervista.org/ ... -progresso

Parlare di contributo dell’Islam al progresso è politicamente corretto ma certamente incorretto dal punto di vista storico. Corretto è invece parlare di contributo degli arabi, per due semplici motivi: il primo è che l’Islam, come ci ha dimostrato il declino dei teologi aristotelici, è incompatibile con quell’utilizzo della ragione tipico della Scolastica medievale; il secondo è che l’universo arabo non può essere ridotto ad una sola fede, oggi come nel medioevo. A questo proposito i dati demografici sono importanti: gli arabi cristiani e i cristiani arabizzati in seguito alla conquista musulmana, intorno all’anno mille, costituivano ancora circa la metà della popolazione dei paesi islamici. Dunque quando si parla di arabi è erroneo riferirci esclusivamente agli arabi di fede musulmana. Certo, molti importanti studiosi arabi erano di fede musulmana, ma la maggior parte, pur essendo arabi, erano di altre fedi.

Non era insolito, anzi, era la norma, soprattutto nei primi secoli di espansione dell’Islam, che i governanti facessero affidamento per lo più su persone di fede differente, visto che quasi sempre le persone più colte erano o cristiani o ebrei che vivevano nei territori conquistati. I musulmani arabi facevano parte di tribù primitive, originarie della penisola araba, arretrata da molti punti di vista, mentre invece i territori conquistati erano abitati da popoli molto più avanzati e civili di loro (ad esempio Bisanzio). I califfi riempivano le loro corti dei personaggi più dotti di fede cristiana: Giovanni Damasceno, Costantino l’Africano, Hunayn ibn Ishaq (creatore della terminologia medica araba), Qusta ibn Luqa, Istifan ibn Basil (primo traduttore della Materia medica), Ibn Athal, Abu Hakam (un medico che curò il primo califfo umayyade), Teodoco (altro medico che curò il governatore dell’Iraq e insegnò la sua arte all’ebreo Furat ibn Shahnata). Questi elencati sono appena una manciata di nomi…

Gogol, in uno dei suoi scritti, riferendosi al califfo Al-Mamùn (un riformatore) dice:

[…]Era naturale. Era naturale che più degli altri fossero spinti a portare a Bagdad le loro cognizioni quelli che avevano ancora conservato nell’animo l’immagine del politeismo rivestito di forme cristiane, i quali erano pronti a difendere Ammonio, Sakkas, Plotino ed altri seguaci del neoplatonismo[…]. […]L’arabo coronato ascoltava attentamente la musica soporifera dei commenti eruditi e delle sottigliezze.

(La parte sottolineata è molto importante perché si riferisce alle radici greche dei cristiani).

[…]I visir e gli emiri cercavano di empire le loro corti di dotti nuovi arrivati.

Il nobile Al-Mamùn desiderava sinceramente di far felici i suoi sudditi. […] Ma l’istruzione introdotta da Al-Mamùn rispondeva meno di tutto agli elementi naturali e alla inesauribile immaginazione degli arabi. I principi del politeismo privi di energia, trasformarti in giuochi di parole, le idee cristiane che rischiaravano la scienza di allora, facevano un assoluto contrasto con l’ardente natura dell’arabo di cui l’immaginazione sommergeva le deduzioni del freddo ragionamento.

Al-Mamùn, che aveva aperto le porte agli scienziati di tutte le fedi e di tutte le confessioni era andato già troppo lontano. I vantaggi concessi ai cristiani non potevano suscitare nei suoi sudditi l’odio e insieme il disprezzo per le loro istituzioni […].

Al-Mamùn viveva nella sua Bagdad viveva nella sua Bagdad come nel regno delle muse da lui stesso creato, completamente fuori dal mondo politico.

Dotato di una intelligenza teorica, superiore ai pregiudizi, e alle superstizioni, dopo aver studiato più da vicino dei suoi predecessori alcuni dogmi cristiani, egli non poté non vedere tutte le insulsaggini, le innumerevoli contraddizioni che s’incontravano ad ogni passo negli insegnamenti del fanatico creatore del Corano.

Lo stesso cosmopolitismo di Al-Mamùn, che aveva aperto le porte agli scienziati di tutte le fedi e di tutte le confessioni era andato già troppo lontano. I vantaggi concessi ai cristiani non potevano non suscitare nei suoi sudditi l’odio e e insieme il disprezzo per le istituzioni[…]


Inoltre gran parte del mondo detto arabo, in realtà arabo non è: i marocchini, gli egiziani, i libici, i turchi, gli iraniani, i curdi, gli iracheni, ... non sono generalmente etnicamente, storicamente e culturalmente arabi.
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Re: Siensa e tenega ente l'ara xlamega

Messaggioda Berto » dom ott 09, 2016 8:11 pm

El Coran e ła siensa
viewtopic.php?f=188&t=2188
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Re: Siensa e tenega ente l'ara xlamega

Messaggioda Berto » dom gen 15, 2017 6:38 pm

"Ancora con i numeri detti a torto arabi"

https://www.facebook.com/ClaudioCrisote ... 9923279457

Nicola Cormio
ha scritto: "D'altra parte le parole 'algebra' e 'algoritmo' derivano dall'arabo e se non erro sono stati matematici arabi a porre le basi della trigonometria" Credo che sia un grave errore confondere chi nel passato ha scritto in arabo o che oggi parla e scrive in arabo con gli arabi.
Anche gli ebrei e i cristiani scrivevano e parlavano in arabo ma non per questo erano necessariamente arabi di etnia, di cultura e di lingua (potevano anche essere ebrei, siriani, persiani, egiziani, greci con la loro cultura etnica e storica che scrivevano e parlavano anche le loro lingue tradizionali, nazionali, etniche e diverse dall'arabo).

Algoritmo, Algorismo
http://www.etimo.it/?term=algoritmo

Abū Jaʿfar Muhammad ibn Mūsā al-Khwārizmī era persiano e non arabo
https://it.wikipedia.org/wiki/Muhammad_ ... -Khwarizmi
Abū Jaʿfar Muhammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, persiano: محمد خوارزمی‎‎ (Corasmia o Baghdad, 780 circa – 850 circa), è stato un matematico, astronomo, astrologo e geografo persiano.

Nativo - come dice la sua nisba - della regione centroasiatica del Khwārezm (in persiano Khwārazm, l'antica Corasmia),[1] Abū Jaʿfar Muḥammad ibn Mūsā Khwārizmī (Farsi ابو جعفر محمد بن موسی خوارزمی, Abu Jaʿfar Moḥammed ebn Musā Khwārezmi; Arabo ابو جعفر محمد بن موسى الخوارزمي, Abū Jaʿfar Muḥammad b. Mūsā al-Khwārizmī), talvolta confuso con Jaʿfar Muḥammad ibn Mūsā ibn Shākir,[2] visse a Baghdad presso la corte del califfo al-Maʾmūn, che lo nominò responsabile della sua biblioteca, la famosa Bayt al-Hikma, "Casa della sapienza", di Baghdad.
Sotto la sua direzione furono tradotte in arabo molte delle principali opere matematiche del periodo greco-ellenistico, dell'antica Persia, di Babilonia e dell'India.

La trigonometria ha origine preistoriche e storicamente le prime attestazioni che la trattano furono greche:
https://it.wikipedia.org/wiki/Trigonometria
Per molti secoli, la trigonometria dovette i suoi progressi quasi esclusivamente all'opera di grandi astronomi e geografi. Infatti, la fondazione di questa scienza si deve a Ipparco di Nicea e a Claudio Tolomeo, entrambi più astronomi e geografi che matematici. Contributi notevoli furono apportati a questa scienza dagli arabi (???), dal francese Levi ben Gershon e, successivamente, da Niccolò Copernico e Tycho Brahe, intenti a descrivere e a prevedere con sempre maggior precisione i fenomeni celesti, anche per un più esatto e comodo calcolo di longitudini e latitudini.


La parola algebra deriva dal libro del matematico persiano (non arabo) Muḥammad ibn Mūsā al-Ḫwārizmī
https://it.wikipedia.org/wiki/Algebra
Il termine algebra (dall'arabo الجبر, al-ǧabr che significa "unione", "connessione" o "completamento", ma anche "aggiustare") deriva dal libro del matematico persiano Muḥammad ibn Mūsā al-Ḫwārizmī, intitolato Al-kitāb al-muḫtaṣar fī hīsāb al-ǧabr wa l-muqābala ("Compendio sul calcolo per completamento e bilanciamento"), conosciuto anche nella forma breve Al-kitāb al-ǧabr wa l-muqābala, che tratta la risoluzione delle equazioni di primo e di secondo grado.

Matematica dell'antica Mesopotamia (1900 a.C. - 300 a.C.)
http://www.amedeolucente.it/pdf/matemat ... otamia.pdf
La tavoletta Plimpton 322
Diversamente dalla scarsità di fonti che ci sono rimaste riguardo alla matematica egizia, la nostra conoscenza della matematica babilonese deriva dal ritrovamento, risalente alla metà del XIX secolo, di più di 400 tavolette di argilla scritte in carattere cuneiforme. La maggior parte è datata dal 1800 al 1600 a.C. e tratta argomenti che includono frazioni, algebra, equazioni di secondo grado ed il calcolo di terne pitagoriche.Le tavolette includono inoltre tavole di moltiplicazione, tavole trigonometriche e metodi risolutivi per equazioni lineari e quadratiche. La tavoletta "YBC 7289" fornisce un'approssimazione di radice di 2 accurata alla quinta cifra decimale. Una delle più importanti è certamente Plimpton 322 dove vengono elencate su tre colonne molte terne pitagoriche dimostrando così una probabile conoscenza del Teorema di Pitagora. L'algebra babilonese fu probabilmente la più avanzata dell'intero bacino mediterraneo per secoli. I babilonesi sapevano infatti risolvere le equazioni di secondo grado con formule analoghe a quelle usato oggi (si veda approfondimento).
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Re: Siensa e tenega ente l'ara xlamega

Messaggioda Berto » mer gen 10, 2018 8:19 pm

Il 'patrimonio culturale palestinese'
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

http://www.informazionecorretta.com/mai ... q4.twitter

Cari amici,

di recente sui giornali locali è uscita una notizia che, come al solito, non è stata ripresa dalla stampa italiana, ma che dovrebbe far pensare. È un fatto semplice semplice, che si riassume in un paio di righe. Una delle più grandi realizzazioni dell'architettura erodiana (con Cesarea, Massada, l'Erodion, il restauro del Tempio di Gerusalemme) è il "Terzo Palazzo" di Gerico, che fu rimesso in luce dagli archeologi israeliani negli anni Ottanta. Con gli accordi di Oslo, tutta Gerico e con essa il Terzo Palazzo fu ceduta in "zona A", cioè in pieno autogoverno, all'Autorità Palestinese. Bene, il Terzo Palazzo o quel che ne restava dopo duemila anni, non poco, è stato completamente distrutto. Le pietre squadrate dei suoi muri sono state tirate via dal sito e usate altrove come materiale da costruzione, tutto intorno e anche sopra il palazzo sono state costruite delle case, insomma è rimasto pochissimo da vedere. (http://www.israelhayom.com/2017/12/15/s ... yet-so-far ).

Vi meravigliate? Non ce n'è ragione. In genere i musulmani hanno pochissimo rispetto del passato, compreso il loro. Negli ultimi anni hanno "ricostruito", cioè distrutto l'antica Mecca, abbattuto a Medina il quartiere dove si trovava la casa di Maometto e la sua tomba. Non parliamo di quel che hanno fatto alle antichità delle altre culture. Vi ricordate le grandi statue millenarie del Buddha in Afganistan, distrutte a cannonate? Il trattamento che l'Isis ha fatto non solo di Palmyra, ma anche dei resti sumerici di Mosul? Figuratevi l'odio che riservano alle tracce archeologiche dell'antico Israele. Pochi ricordano che la spianata del Tempio, a partire dal '69, fu sottoposto dalla fondazione giordana che lo gestisce a estesi scavi: ma non per trovare tracce del passato, al contrario per distruggerle, col pretesto di mettere cavi e depositi d'acqua. Abraham Rabinovich, nel suo bel libro "Jerusalem on Earth" racconta di un archeologo che riuscì a vedere in uno scavo i resti massicci di muri probabilmente appartenenti al Primo Tempio, che dopo una settimana erano stati smantellati.

C'è però un aspetto peculiare dell'archeologia israeliana, che rende strana questa storia. L'Autorità Palestinese non è semplicemente indifferente alle testimonianze archeologiche della vita ebraica antica, per esempio il Monte del Tempio e la Tomba dei Patriarchi a Hebron e perfino dei rotoli di Qumran, che contengono quasi solo brani della Bibbia ebraica e commenti più o meno settari; le rivendica come patrimonio suo, mobilita (con successo che è in buona parte responsabilità europea e anche italiana) Onu e Unesco per farse e attribuire; di recente la Germania, grazie al ministro degli esteri (figlio rinnegato di un nazista antisemita ed egli stesso antisionista e dunque non così lontano dall'antisemitismo egli stesso, come vi ho già raccontato: http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=68999 ) non ha garantito il rientro in Israele dei rotoli, se fossero stati esposti come previsti in una grande mostra a Francoforte, perché la loro proprietà secondo il ministero degli esteri tedesco è "contesa.

Vogliono questi beni culturali ebraici, e l'Europa è piuttosto propensa a concederglieli (tanto non è roba sua). Ma li vogliono per distruggerli. Sorpresi, di nuovo? Non dovreste, perché tutto questo è già accaduto, poco meno di settant'anni fa, quando Gerusalemme era divisa come l'Autorità Palestinese vorrebbe che tornasse ad essere (ma questa nelle loro aspirazioni è solo una prima tappa, lo sappiamo, verso il dominio della "Palestina" dal fiume al mare, come si vede nelle loro mappe, insegne, trasmissioni televisive). Allora in realtà Gerusalemme non era "palestinese", perché un "popolo palestinese" non era stato ancora inventato e l'aggettivo "palestinese" significava ebreo della Terra d'Israele. Era giordana, ma il risultato non cambia.

Come si viveva allora nella Gerusalemme storica, quella che oggi qualcuno vorrebbe chiamare "est"? (http://dailycaller.com/2017/12/12/what- ... -jerusalem ). Beh gli ebrei erano banditi, non ne poteva entrare neanche uno, benché i trattati armistiziali avessero previsto libertà di accesso per tutti ai luoghi di culto. L'Islam era la sola religione ufficiale, tutte le cinquantasei sinagoghe che funzionavano nella città vecchia furono distrutte, tutti gli ebrei uccisi o cacciati, il quartiere ebraico distrutto, il millenario cimitero del Monte degli Ulivi fu percorso da quattro strade carrozzabili, con le tombe scoperchiate e le salme lasciate allo scoperto, le pietre tombali usate a loro volta per lastricare strade. Anche i Cristiani non se la cavavano bene: le loro scuole furono espropriate e costrette a insegnare sui libri di testo musulmani, i cristiani e le loro chiese e istituzioni non potevano comprare terra a Gerusalemme, né finanziare ospedali o istituzioni sociali, i pellegrinaggi cristiani erano limitati, il numero dei fedeli a Gerusalemme e Betlemme declinò paurosamente (come ha continuato a fare a Betlemme dopo la presa del potere dell'Autorità Palestinese).

Insomma l'intolleranza per gli altri, per le culture e religioni diverse e soprattutto per il loro patrimonio artistico e culturale, è un fatto non solo dimostrato dalla storia (la distruzione quasi totale del patrimonio culturale preislamico in Spagna, Turchia, Siria, Iraq, Nordafrica. Anatolia fa quasi dimenticare che queste terre erano state per secoli cristiane, prima della sanguinosa invasione musulmana), ma anche dalla cronaca più recente.

Ne terranno conto i media, il clero filoislamico che domina la Chiesa cattolica a partire dal Papa, i media, i diplomatici? Si renderanno conto che affidare a governi musulmani la proprietà di qualunque patrimonio archeologico, in particolare non islamico è condannarlo prima o poi alla distruzione? O insisteranno a dare anche in Terra di Israele ai barbari dell'Autorità Palestinese dei beni culturali da falsificare e distruggere?
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Re: Siensa e tenega ente l'ara xlamega

Messaggioda Berto » ven gen 12, 2018 10:35 pm

Tutte invenzioni non autoctone (non arabe, non islamiche),
Niram Ferretti Massimo Finzi

l'algebra risale a Babilonia e all'Egitto, il primo trattato medico scritto in arabo venne scritto da un prete cristiano e quindi tradotto in arabo da un dottore ebreo nel 683. Il primo ospedale venne fondato a Baghdad durante il califfato Abasside da un cristiano nestoriano, una scuola medica venne fondata in Persia dai cristiani assiri. Jabir ibn Hayyan è accreditato di avere usato un alambicco islamico per la distillazione, peccato che il processo di distillazione precedeva Hayyan di 2800 anni. L'astronomia precedeva l'Islam di millenni, basti pensare a Tolomeo. Questo non significa che non ci siano stati astronomi musulmani inventivi e originali, ma certo l'astronomia non è una creazione islamica. Cominciamo con lo sfatate queste leggende urbane, o come si direbbe oggi, queste "fake news".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Siensa e tenega ente l'ara xlamega

Messaggioda Berto » ven apr 13, 2018 11:09 pm

Non furono gli arabi a inventare il gelato

IL GELATO? INVENZIONE MEDIEVALE
13:06:00

http://www.sguardosulmedioevo.org/2015/ ... evale.html

A fine del IX secolo gli arabi arrivarono a conquistare l'Andalusia e la Sicilia importando anche le più importanti tradizioni culinarie tra cui la coltivazione della canna da zucchero, utile a secernere un succo particolare in grado di dolcificare al posto del miele non adatto alla creazione del gelato. Lo zucchero di canna era sciolto e poi fatto addensare per creare sciroppi atti alla conservazione di alimenti in particolar modo la frutta. Questo sciroppo dolciastro utilizzato anche come bibita rinfrescante proprio in Sicilia date le alte temperature...si prendeva la neve che abbondante cadeva sull'Etna, la si conservava anche con l'uso del sale e veniva poste in cantine dove si poteva conservare alla giusta temperatura anche per molto tempo. Inoltre il terreno si mostrò particolarmente favorevole alla coltivazione di agrumi. In oriente ci si accorse che mettendo succo di frutto in un ripieno immerso nel ghiaccio tritato, esso si addensava trasformandosi in quella che oggi chiamiamo sorbetto, non a caso i maestri siciliani impararono proprio dagli arabi le più avanzate tecniche di conservazione e creazione della dissetante bevanda. La parola sorbetto, secondo alcuni studiosi, deriva dall'arabo "sherbet" (bevanda fresca), secondo altri dal latino "sorbeo" (succhiare). Anche i cavalieri crociati si mostrarono avidi consumatori della bevanda, infatti quando tornarono dalla Terrasanta usavano portare con se ricette di sorbetti a base di agrumi e piante. Marco Polo stesso in Oriente apprese sistemi di congelamento all'avanguardia con acqua e salnitro. Particolarmente interessante è la testimonianza di Niccolò da Poggibonsi il quale, recatosi in pellegrinaggio in Terrasanta, raccontò come a Damasco fosse usuale bere bevande con ghiaccio:

"La detta città si è molto fredda e nelle montagne che sono dintorno si ci dura la neve infino a giugno e portasi detta neve in sui camelli a vendere in Damasco e ivi si vende di maggio e di giugno e anche la mettono nelle cantine e mangianla nelle loro abeverature" (P. Galetti, "Quando il freezer non c'era" in Medioevo 2002, n.5, pp. 78-84)

Molto interessante è un aspetto sul raffreddamento: abbiamo parlato del sale, o cloruro di sodio, ma si scoprì anche una validissima alternativa, il nitrato di potassio e l'anidride solforoso per arrivare a temperature anche sotto i -30°.



Scienza in cucina di Dario Bressanini
Miscele frigorifere
marzo2010

http://bressanini-lescienze.blogautore. ... rigorifere


Il ghiaccio per secoli è stato un prodotto ricercato e costoso. D’inverno, nei paesi dove questo era possibile, la neve veniva raccolta e immagazzinata in pozzi scavati nel terreno o in caverne naturali. Coperta con foglie, paglia, piume o altro materiale isolante si conservava per molti mesi. Gli antichi romani mescolavano la neve con succhi di frutta per ottenere delle preparazioni rinfrescanti antenate dei moderni sorbetti. Ma fu solo con la scoperta che alcuni sali, come il nitrato di potassio, o salnitro, disciolti in acqua ne provocano l’abbassamento della temperatura che iniziarono gli studi per produrre il freddo, e il ghiaccio, per via chimica.

Questa scoperta pare risalga alla prima metà del XVI secolo e venne descritta per la prima volta nel 1550 da Blasius Villafranca, un medico spagnolo che operava a Roma. In un suo trattato sostiene di essere stato il primo a descrivere pubblicamente questo effetto.

Ancora oggi si usa il medesimo principio nelle confezioni di “freddo istantaneo” per uso sportivo o medico, dove dell’acqua in un sacchetto di plastica viene mescolata con un sale, solitamente il nitrato di ammonio, per abbassare la temperatura e lenire una contusione.

Esperimento

Ho preso una confezione di “ghiaccio istantaneo” acquistata al supermercato.

miscele-frigorifere1-400

L’ho aperta e ho prelevato la sostanza contenuta, facendo attenzione a non spargerla e a non venire in contatto perché potenzialmente tossica e pericolosa. Normalmente il sacchetto di nitrato di ammonio non viene aperto: una pressione sul sacchetto rompe un contenitore posto all'interno contenente acqua che quindi si mescola alla sostanza.
Ho preso un bicchiere con dell’acqua a 16 °C.
Ho aggiunto qualche cucchiaino del composto, mescolato, ed ecco che la temperatura nel giro di pochi secondi è scesa a -6.5 °C

Miscele frigorifere

Intorno al 1600 si scoprì che mescolando dei sali direttamente al ghiaccio si potevano ottenere delle cosiddette “miscele frigorifere” raggiungendo temperature molto inferiori a quella del ghiaccio di partenza. La prima descrizione di questo fenomeno la possiamo trovare nel libro “De Fama et Siti” pubblicato nel 1607 da un altro medico: Latinus Tancredus, professore a Napoli. Descrive nel libro che un bicchiere d’acqua, immerso in una miscela di ghiaccio e salnitro, si trasformava rapidamente in ghiaccio.

Nel 1626 Santorio Santorio, nei commentari all’opera di Avicenna, narra di essere stato in grado di congelare del vino usando una miscela di ghiaccio e sale comune, invece che salnitro. Dall’Italia questa scoperta si diffuse rapidamente agli altri paesi europei e si cominciò ad utilizzarla per produrre versioni primitive, ma già molto apprezzate, di granite e sorbetti.

L’acqua pura si trasforma in ghiaccio a 0 °C. Se invece nell’acqua è presente una sostanza disciolta, il punto di congelamento viene abbassato, e l’acqua si trasforma in ghiaccio solo a temperature inferiori. Il fenomeno è noto come “abbassamento crioscopico”. La spiegazione grossolana risiede nel fatto che la sostanza disciolta (il soluto) interferisce con la formazione del reticolo cristallino del ghiaccio e quindi, a meno di abbassare ulteriormente la temperatura, la fase più stabile è quella liquida. Qui potete vedere una bella animazione con la possibilità di variare la temperatura.

L’entità dell’abbassamento crioscopico dipende dal numero di molecole o ioni disciolti in acqua. Ad esempio se sciogliamo 58 grammi di sale da cucina in un litro di acqua, questo comincerà a trasformarsi in ghiaccio solo a -3.72 °C.

Supponiamo di avere del ghiaccio a 0 °C e di aggiungere del sale. Il ghiaccio tenderà a liquefarsi per dissolvere il sale. Per potersi sciogliere però il ghiaccio ha bisogno di assorbire calore, ed ecco quindi che la temperatura cala. In altre parole l’energia necessaria per trasformare il ghiaccio in acqua viene prelevata dalla miscela stessa che quindi diminuisce la propria temperatura

È un principio che vediamo utilizzato ogni volta che viene sparso del comune cloruro di sodio (oppure cloruro di calcio) sulle strade d’inverno per liberarle dal ghiaccio. Contrariamente a quanto possa sembrare, spargere del sale sul ghiaccio per formare una salamoia ne abbassa la temperatura.

Con del normale sale da cucina si può arrivare fino a -21,1 °C mescolando una parte di sale con circa tre parti di ghiaccio tritato finemente (più precisamente, il 23% in peso di sale e il 77% di ghiaccio).

Qui sotto potete vedere la temperatura raggiunta (-18.4 °C) mescolando un poco di neve con del sale fino.

Il diagramma di fase acqua/cloruro di sodio

Il comportamento di una soluzione di acqua e sale, al variare della temperatura e della composizione, viene riassunto in un grafico che gli scienziati chiamano diagramma di fase. Ne mostro qui una versione semplificata ad uso e consumo degli studenti che capitano da queste parti. Tempo fa, parlando della granita, ne avevano incontrato uno analogo per la miscela acqua e zucchero. Per ogni possibile valore di composizione (asse orizzontale) e di temperatura (asse verticale) possiamo leggere nel diagramma come si comporta la miscela. Al di sotto dei -21.1 °C il sistema è completamente solido, ed è una miscela di sale e ghiaccio.

sale-diagramma-di-fase-nacl1-580

Nel triangolo arancione a sinistra delimitato dalla linea AE abbiamo del ghiaccio mescolato alla salamoia (soluzione di acqua e sale). Questo è ciò che si ottiene mescolando un po’ di sale (meno del 23.3%) al ghiaccio puro (punto A). Nella zona verde il sale è completamente disciolto. Potete osservare che al punto E (chiamato punto eutettico, con il 23.3% di sale) la miscela è ancora liquida nonostante i -21.1 °C. Nella zona gialla non vi è abbastanza acqua per sciogliere tutto il sale che quindi rimane parzialmente indisciolto.

Incontreremo ancora questo diagramma in futuro, quando prepareremo i cristalli di sale.

Utilizzando una particolare forma di cloruro di calcio si può addirittura arrivare a -55 °C.
Una gelatiera vintage

Per preparare gelati e sorbetti, prima dell’invenzione delle moderne macchine, si preparava una miscela frigorifera mescolando in un mastello di legno una parte di sale da cucina con otto parti di ghiaccio tritato. All’interno veniva posto un contenitore con gli ingredienti per preparare il gelato e questi venivano tenuti in costante movimento per inglobare aria nel gelato mentre si formavano i cristalli di ghiaccio.

ice-freezer-400

Se preparate dei cocktail sappiate che anche mescolando ghiaccio e alcool si abbassa la temperatura per cui più li mescolate più si raffreddano.

Ora, se dovete raffreddare velocemente qualche lattina avendo a disposizione un po’ di ghiaccio e del sale da cucina, sapete come fare ;-)

Dario Bressanini




Storia

http://www.gelateriarosa.it/ita/gelato.asp

Rintracciare le origini del gelato nell'antichità è complesso: i riferimenti alla refrigerazione di frutta, latte e miele si incontrano sia negli antichi testi sia nelle cronache delle scoperte archeologiche più note.

Nella Bibbia Isacco offre ad Abramo latte di capra misto a neve: uno dei primi mangia e bevi della nostra storia.
Negli scavi archeologici dell'antica Troia sono state portate alla luce fosse destinate a conservare il ghiaccio e la neve, accumulati in strati ricoperti con foglie e paglia.

Una tradizione storica racconta che re Salomone era un grande consumatore di bevande ghiacciate e che Alessandro Magno, durante le sue campagne in India, pretendesse un continuo rifornimento di neve da consumare mescolata a miele e frutta durante le marce e le battaglie.
Alcuni studiosi fanno risalire l'origine del gelato a circa 3.000 anni prima di Cristo presso le popolazioni dell'estremo Oriente, in particolare cinesi: mediante le invasioni mongoliche, il gelato sarebbe, in seguito, approdato in Grecia e in Turchia, espandendosi agli altri paesi del bacino del Mediterraneo.

Gli antichi faraoni egizi, tra le portate più ambite dei loro sontuosi banchetti, annoveravano primitive forme di granite. Cleopatra offrì con successo a Cesare ed Antonio frutta mescolata a ghiaccio.

I Romani producevano le nivatae potiones.
Il generale Quinto Fabio Massimo inventò una ricetta tipo sorbetto; Quinto Massimo Gorgo afferma che il primo ad introdurre ufficialmente nei banchetti l'uso del gelato fu l'imperatore Nerone, il quale nell'anno 62 d.C. offrì ai suoi invitati una bevanda consistente in frutta tritata, miele e neve.
Durante il Medioevo, in Oriente, venne realizzata la decisiva scoperta del sistema per congelare i succhi di frutta ponendoli in recipienti circondati di ghiaccio tritato.

I Crociati, di ritorno dalla Terra Santa, portarono sulle mense dei ricchi d'Europa raffinatissime ricette di sorbetti a base di agrumi, gelsi e gelsomini.
Marco Polo, verso la fine del XIII secolo, al termine del suo famoso viaggio in Asia, riportava dalla Cina nuove idee per il congelamento artificiale, grazie ad una miscela di acqua e salnitro.
Nel corso del Medioevo i sorbetti spariscono dalle mense insieme ad altri cibi raffinati, accusati di simboleggiare il peccato.

Alla fine del '300 risorge l'arte del vivere e del mangiar bene insieme al consumo dei sorbetti.
Il vero e proprio trionfo del dolce freddo sulle tavole dei potenti avviene nel Cinquecento, con l'afflusso dai nuovi continenti di frutta, piante nuove, aromi e spezie, tè, caffè, cacao.
Presso la corte medicea di Firenze, i sorbetti hanno un posto d'onore all'interno delle feste e dei banchetti. Originariamente somiglianti alla gremolata, furono in seguito sostituiti da un vero e proprio gelato montato, ottenuto roteando il liquido da congelare in primitive sorbettiere immerse in mastelli di legno pieni di ghiaccio frantumato e sale.

La miscela così ottenuta veniva poi immessa in stampi di metallo, mantenuti molto tempo sotto il ghiaccio, a forma di piramidi, di frutti giganteschi, di agnelli, di colombe, che, sformati al momento del pranzo su capaci vassoi, facevano da coronamento ai sontuosi convivi dell'epoca.
Il primo ad introdurre a corte questa novità, fu un certo Ruggeri, un fiorentino venditore di polli: partecipando ad un concorso indetto dai signori di Firenze, con il suo sorbetto vinse e divenne famoso in tutta la regione.
Caterina de' Medici, quattordicenne, sposando Enrico d'Orleans, volle il Ruggeri con sé a Parigi: in tal modo si trasferì in Francia la ricchezza culturale del Rinascimento italiano.
A Firenze frattanto si affermava Bernardo Buontalenti, artista insigne, uomo dall'ingegno multiforme, animatore incomparabile dei festini del granduca Cosimo I.
Avendo ricevuto l'incarico di organizzare i festeggiamenti per accogliere una delegazione spagnola, Buontalenti allestisce rappresentazioni teatrali nei giardini e sull'Arno, un grande spettacolo nella fortezza da Basso, fuochi artificiali, per i quali è soprannominato Bernardo delle Girandole, e prepara una crema aromatizzata con bergamotto, limoni ed arance, refrigerata con una miscela di sua invenzione.

Le testimonianze storiche dell'epoca attestano che fu proprio il geniale artista ad escogitare un'importante innovazione nell'arte della conservazione della neve: quest'ultima veniva raccolta durante le precipitazioni invernali e pressata dentro cantine foderate di paglia per mantenerla più a lungo.
Buontalenti ideò speciali costruzioni semi interrate, dotate di un'intercapedine, riempite di sughero e foderate di legno e canne per consentire lo scorrere dell'acqua mano a mano che il ghiaccio si scioglieva, situate all'esterno delle mura della città, in Via delle Ghiacciaie, una strada tuttora esistente.

Il siciliano Francesco Procopio de' Coltelli, un secolo dopo, con una rudimentale sorbettiera costruita e lasciatagli in eredità dal nonno, affrontò l'avventura di un lungo viaggio sulle strade della nostra penisola infestate dai briganti, con l'intento di conquistare Parigi.

Nell'anno 1660 aprì il suo primo caffè-gelateria nella capitale transalpina.
Luigi XIV, il Re Sole, lodò pubblicamente i suoi prodotti contribuendo ad aumentare il suo successo. In seguito ampliò il suo locale e si trasferì alla rue de l'Ancienne Comédie Française, aprendo un ritrovo al quale diede il proprio nome, chiamandolo Café Procope, diventato poi uno dei più celebri caffè letterari d'Europa.
Francesizzato con il nome di François Procope de Couteaux, l'insigne italiano fu invitato a Versailles per ritirare dalle mani del re uno dei più ambiti riconoscimenti dell'epoca: le lettere patenti , significanti quasi la concessione dell'esclusiva sulla produzione di specialità come "acque gelate" (l'odierna granita), "gelati di frutta", "fiori d'anice e di cannella", "frangipane", "gelato al succo di limone", "al succo d'arancia", "crema gelato", "sorbetti di fragola".
Un altro gelatiere italiano che incontrò il successo a Parigi fu il Tortoni, il quale fondò il celebre Café Napolitainse, locale rinomatissimo nel quale Gioacchino Rossini si recava per ristorarsi.

All'inizio del 1700 il dolce freddo è pienamente affermato in tutte le corti e capitali d'Europa mentre contemporaneamente, nei caffè più prestigiosi di Venezia, Torino, Napoli e Palermo, trionfano menu speciali a base di gelato.
Negli Stati Uniti il gelato riscuote un'indicibile fortuna: merito del genovese Giovanni Bosio, che, nel 1770, apre a New York la prima gelateria.

Nel 1906, nei caffè di Milano appaiono le parigine o nuvole, una porzione di gelato compressa tra due ostie di pasta wafer rotonde, quadrate o rettangolari, inventate da Giovanni Torre di Bussana, che, di ritorno da Parigi, inizia il commercio ambulante di gelati.

All'inizio del secolo i nostri gelatieri, soprattutto veneti, invadono le capitali della Mitteleuropa, consolidando la vendita ambulante di gelato soprattutto in Austria ed in Germania.

Oggi oltre 5.000 moderne gelaterie italiane ,soprattutto nei paesi di lingua tedesca, in Olanda e in altri paesi del Nord danno occupazione ad oltre 15.000 addetti, per lo più italiani.
Il bolognese Otello Cattabriga, nel 1927, costruì la prima gelatiera automatica e, rendendo il lavoro meno faticoso, permise anche al gentil sesso l'ingresso nei laboratori di produzione.
Tra gli anni '50 e 60 la vera produzione di gelato artigianale rischia di scomparire, con il successo clamoroso dell'ice-cream, il gelato industriale, ampiamente reclamizzato e distribuito.
Fortunatamente, l'opera di un Comitato di gelatieri, ha portato ad una vera e propria rinascita del settore: da poche migliaia, oggi le gelaterie artigianali in Italia sono circa venticinquemila, un primato che tutto il mondo ci riconosce.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Siensa e tenega ente l'ara xlamega

Messaggioda Berto » mer mag 09, 2018 8:49 pm

Perché gli ebrei sono così potenti ed i musulmani così impotenti ?
Un conosciutissimo giornalista e scrittore Turco, Dott. Farrukh Saleem, ha scritto un bellissimo articolo, che trovate su Google, digitando ;
Ne riporto la metà :


https://www.facebook.com/Islaminformand ... 6831886131

Perchè i musulmani sono così impotenti ? Si stima che vivano sul globo 1.476.233,470 di musulmani : un miliardo in Asia, 400 milioni in Africa, 44 milioni in Europa e sei milioni in America. Un quinto del genere umano è musulmano. Per ogni hindou ci sono due musulmani, per ogni buddista ci sono due musulmani, e per ogni ebreo ci sono cento musulmani. Mai ci si è mai chiesto perchè i musulmani sono cosi’ impotenti? Ecco perchè: ci sono 57 paesi membri dell’Organizzazione della Conferenza Islamica (OCI), e in tutti gli stati membri esistono 500 università: una università per tre milioni di musulmani. Gli Stati Uniti hanno 5.758 università (1 per 57.000 americani). Nel 2004, la Shanghai Jiao Tong University ha comparato le performances delle università nel mondo e curiosamente, neanche una università di un paese islamico si trova nella top 500. Secondo i dati raccolti dal PNUD, l’alfabetizzazione nel mondo cristiano è pari al 90% e i 15 Stati a maggioranza cristiana raggiungono il 100%. Uno stato a maggioranza musulmana ha una media di alfabetizzazione intorno al 40% e non esiste un solo stato musulmano con un tasso di alfabetizzazione pari al 100%. Qualcosa come il 98% degli alfabetizzati nel mondo cristiano finisce le scuole primarie, mentre meno del 50% degli alfabetizzati nel mondo musulmano fanno la stessa cosa. Perchè i musulmani sono impotenti? Perchè noi non sappiamo produrre e applicare un sapere musulmano. I paesi a maggioranza musulmana hanno 230 scienziati per un milione di musulmani. Negli Stati Uniti sono 4.000 scienziati per milione e in Giappone 5.000 per un milione d’abitanti. Nel mondo arabo, il numero totale dei ricercatori a tempo pieno è di 35.000 e ci sono solo 50 tecnici per un milione di arabi. Inoltre, il mondo arabo dispensa lo 0,2 per cento del suo PIL alla ricerca e allo sviluppo mentre in tutto il mondo cristiano si consacra all’incirca il 5% del PIL. Conclusione: il mondo musulmano non ha la capacità di produrre conoscenza. I quotidiani per 1.000 abitanti e il numero dei titoli di libri per milioni sono due indicatori per sapere se la conoscenza è diffusa in una società. In Pakistan, esistono 23 quotidiani per 1.000 pakistani mentre la stessa ratio è di 360 a Singapore. Nel Regno Unito, il numero di libri pubblicati per milioni di abitanti si eleva a 2.000 mentre si attesta a 20 in Egitto!. Conclusione: il mondo musulmano non si preoccupa di diffondere il sapere. Le esportazioni di prodotti di alta tecnologia del Pakistan si attesta all’1% del totale delle sue esportazioni. Dati tragici per l’Arabia Saudita, il Kuweit, il Marocco e l’Algeria (tutti a 0,3%) mentre Singapore è al 58%. Perchè dunque i musulmani sono impotenti? Perchè noi non siamo in grado di produrre conoscenza, diffondere il sapere e incapaci di trovare delle applicazioni alle nostre conoscenze. E l’avvenire appartiene alle società del sapere. Fatto interessante, il PIL annuale di tutti i paesi dell’OCI è meno di 2 mila miliardi di dollari. L’America, da sola, produce beni e servizi per un valore di 12 mila miliardi di dollari, la Cina 8 miliardi di dollari, il Giappone oltre 3,8 miliardi e la Germania 2,4 miliardi di dollari (a parità di potere d’acquisto). I paesi ricchi di petrolio come l’Arabia Saudita, il Kuwait e il Qatar collettivamente producono dei beni e servizi (con il petrolio in primis) per un valore di 500 miliardi di dollari, mentre la cattolica Spagna produce beni e servizi per un valore di oltre 1.000 miliardi di dollari, la Pologna (cattolica anch’essa) di 489 miliardi di dollari e la buddista Thailandia 545 miliardi di $. La parte musulmana del PIL, in percentuale al PIL mondiale, si è abbassata rapidamente. Allora, perchè i musulmani sono cosi’ impotenti? Risposta: la mancanza di educazione. Tutto quello che noi facciamo è pregare Dio tutta la giornata e biasimare tutto il mondo per i nostri fallimenti multipli.




Perchè gli ebrei sono cosi’ potenti e i musulmani cosi’ impotenti?
2012/04/26
https://myamazighen.wordpress.com/2012/ ... -impotenti


Concordo con l’interessante e lucida l’analisi (non di parte essendo l’autore musulmano) proposta dal direttore pakistano del Centro per la Ricerca e gli Studi sulla Sicurezza, creato nel 2007. L’autore è il Dr Farrukh Saleem, giornalista indipendente a Islamabad.

Ci sono solamente 14 milioni di ebrei nel mondo, di cui sette milioni negli Stati Uniti d’America, cinque milioni in Asia, due milioni in Europa e 100.000 in Africa. Per ogni ebreo nel mondo ci sono 100 musulmani. Ma gli ebrei sono cento volte più potenti che tutti i musulmani riuniti. Vi siete mai chiesti perchè? Gesù è nato ebreo, Albert Einsten è lo scienziato più influente di tutti i tempi, e la rivista Time ha designato “persona del secolo” Sigmund Freud, padre della psicanalisi che era ebreo. Stesso discorso per Karl Marx, Samuelson Paul e Milton Fridman. Ecco altri ebrei, la cui produzione intellettuale ha arricchito tutta l’umanità.
Benjamin Rubin ha donato al mondo l’ago da siringa per le vaccinazioni, Jonas Salk ha messo a punto il primo vaccino antipoliomelitico mentre Sabin ha sviluppato e migliorato lo stesso vaccino, Gertrude Elion ha creato una medicina contro la leucemia, Baruch Blumberg il vaccino contro l’epatite B, Paul Ehrlich ha scoperto un trattamento contro la sifilide, Elie Metchnikoff ha vinto un premio Nobel per la sua ricerca contro le malattie infettive mentre Andrew Schally ha vinto un Nobel per l’endocrinologia. E poi ancora Gregory Pincus, che ha sviluppato la prima pillola contraccetiva, Aaron Bech che ha fondato la terapia Cognitiva e Willem Kolff inventore della prima macchina per la dialisi renale.

Nel corso degli ultimi 150 anni, gli ebrei hanno vinto 180 premi Nobel mentre soltanto 3 di questi premi sono stati vinti da musulmani.

I più importanti magnati della finanza mondiale sono ebrei. Senza contare Ralph Lauren (Polo), Levi Strauss (Levi’s), Howard Schultz (Starbuck’s), Sergey Brin (Google), Michael Dell (Dell Computers), Larry Ellison (Oracle), Donna Karan (DKNY), Robbins Irv (Baskin & Roobings). Richard Levin, presidente dell’Università di Yale, era ebreo. Cosi’ come Henry Kissinger, al pari di Alan Greenspan (Presidente della Banca Federale sotto Regan, Bush, Clinton e Bush jr), Joseph Lieberman, senatore USA e Madeline Albright, anziana segretaria di Stato americana.

Quale è stato il filantropo più generoso nella storia del mondo? George Soros, un ebreo (non praticante e antisraeliano), che ha donato oltre 4 miliardi di dollari per l’aiuto nella ricerca scientifica e delle università; il secondo dopo Soros è Walter Annenberg, un altro ebreo, che ha costruito un centinaio di biblioteche donando circa 2 miliardi di dollari. Ai Giochi Olimpici, Mark Spitz stabilì un record assoluto vincendo sette medaglie d’oro mentre Lenny Krayzelburd è medaglia d’oro olimpica a tre riprese. Spitz, Krayzelburg e Boris Beker sono ebrei.
Sapete che Harrison Ford, George Burns, Tony Curtis, Charles Bronson (?), Sandra Bullok, Barbra Streisand, Billy Kristal, Woody Allen, Paul Newman, Peter Selles, Dustin Hoffman, Michael Douglas, Ben Kingsley, Kirk Douglas, William Shatner, Jerry Lewis e Peter Falk sono tutti ebrei?

Allora, perchè gli ebrei sono cosi’ potenti? Risposta: L’educazione. Washington è la capitale che conta e a Washington la lobby che conta è l’American Israel Public Affairs Commintee (AIPAC). William James Sidis, con un QI di 250 su 300 è il più brillante uomo che esista; indovinate a quale religione appartiene? Allora, perchè gli ebrei sono così potenti? Risposta : L’educazione. Perchè i musulmani sono così impotenti ? Si stima che vivano sul globo 1.476.233,470 di musulmani : un miliardo in Asia, 400 milioni in Africa, 44 milioni in Europa e sei milioni in America. Un quinto del genere umano è musulmano. Per ogni hindou ci sono due musulmani, per ogni buddista ci sono due musulmani, e per ogni ebreo ci sono cento musulmani. Mai ci si è mai chiesto perchè i musulmani sono cosi’ impotenti? Ecco perchè: ci sono 57 paesi membri dell’Organizzazione della Conferenza Islamica (OCI), e in tutti gli stati membri esistono 500 università: una università per tre milioni di musulmani. Gli Stati Uniti hanno 5.758 università (1 per 57.000 americani). Nel 2004, la Shanghai Jiao Tong University ha comparato le performances delle università nel mondo e curiosamente, neanche una università di un paese islamico si trova nella top 500. Secondo i dati raccolti dal PNUD, l’alfabetizzazione nel mondo cristiano è pari al 90% e i 15 Stati a maggioranza cristiana raggiungono il 100%. Uno stato a maggioranza musulmana ha una media di alfabetizzazione intorno al 40% e non esiste un solo stato musulmano con un tasso di alfabetizzazione pari al 100%. Qualcosa come il 98% degli alfabetizzati nel mondo cristiano finisce le scuole primarie, mentre meno del 50% degli alfabetizzati nel mondo musulmano fanno la stessa cosa. Perchè i musulmani sono impotenti? Perchè noi non sappiamo produrre e applicare un sapere musulmano. I paesi a maggioranza musulmana hanno 230 scienziati per un milione di musulmani. Negli Stati Uniti sono 4.000 scienziati per milione e in Giappone 5.000 per un milione d’abitanti. Nel mondo arabo, il numero totale dei ricercatori a tempo pieno è di 35.000 e ci sono solo 50 tecnici per un milione di arabi. Inoltre, il mondo arabo dispensa lo 0,2 per cento del suo PIL alla ricerca e allo sviluppo mentre in tutto il mondo cristiano si consacra all’incirca il 5% del PIL. Conclusione: il mondo musulmano non ha la capacità di produrre conoscenza. I quotidiani per 1.000 abitanti e il numero dei titoli di libri per milioni sono due indicatori per sapere se la conoscenza è diffusa in una società. In Pakistan, esistono 23 quotidiani per 1.000 pakistani mentre la stessa ratio è di 360 a Singapore. Nel Regno Unito, il numero di libri pubblicati per milioni di abitanti si eleva a 2.000 mentre si attesta a 20 in Egitto!.
Conclusione: il mondo musulmano non si preoccupa di diffondere il sapere. Le esportazioni di prodotti di alta tecnologia del Pakistan si attesta all’1% del totale delle sue esportazioni. Dati tragici per l’Arabia Saudita, il Kuweit, il Marocco e l’Algeria (tutti a 0,3%) mentre Singapore è al 58%. Perchè dunque i musulmani sono impotenti? Perchè noi non siamo in grado di produrre conoscenza, diffondere il sapere e incapaci di trovare delle applicazioni alle nostre conoscenze. E l’avvenire appartiene alle società del sapere. Fatto interessante, il PIL annuale di tutti i paesi dell’OCI è meno di 2 mila miliardi di dollari. L’America, da sola, produce beni e servizi per un valore di 12 mila miliardi di dollari, la Cina 8 miliardi di dollari, il Giappone oltre 3,8 miliardi e la Germania 2,4 miliardi di dollari (a parità di potere d’acquisto). I paesi ricchi di petrolio come l’Arabia Saudita, il Kuwait e il Qatar collettivamente producono dei beni e servizi (con il petrolio in primis) per un valore di 500 miliardi di dollari, mentre la cattolica Spagna produce beni e servizi per un valore di oltre 1.000 miliardi di dollari, la Pologna (cattolica anch’essa) di 489 miliardi di dollari e la buddista Thailandia 545 miliardi di $. La parte musulmana del PIL, in percentuale al PIL mondiale, si è abbassata rapidamente. Allora, perchè i musulmani sono cosi’ impotenti? Risposta: la mancanza di educazione. Tutto quello che noi facciamo è pregare Dio tutta la giornata e biasimare tutto il mondo per i nostri fallimenti multipli.
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