Musulmani riformisti e nò ortodosi: i coranisti

Musulmani riformisti e nò ortodosi: i coranisti

Messaggioda Berto » mer nov 25, 2015 8:41 am

Musulmani riformisti e nò ortodosi: i coranisti
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Musulmani riformisti e nò ortodosi: i coranisti

Messaggioda Berto » mer nov 25, 2015 8:42 am

???
L’Islam e’ una religione di pace o di guerra?
14 novembre 2015

https://atmospherelibri.wordpress.com/2 ... -di-guerra

Come affrontare la sfida dell’Islam militante? L’Islam è una religione di pace o di guerra? È suscettibile di riforme? Perché così tanti musulmani sembrano attratti dall’estremismo? Cosa significano nel mondo di oggi parole come islamismo, jihadismo e fondamentalismo?
Maajid Nawaz è un musulmano di origine britannica che ha attraversato una fase fondamentalista radicale e fu imprigionato in Egitto; successivamente è diventato un moderato. Ha scritto un libro, insieme all’inglese Sam Harris, dal titolo “Islam and the Future of Tolerance: A Dialogue”.
Secondo la visione di molti occidentali, l’Islam socialmente conservatore è una porta per l’Islam violento, e le due cose devono essere combattute con pari determinazione, anche se questo significa un enorme aumento del numero di persone che si stanno affrontando, rinunciando a un utile alleato contro il jihadismo.
Harris sostiene che i musulmani liberali come Nawaz sono impegnati in un compito quasi impossibile: dimostrare che la loro fede sia veramente una religione di pace quando i principi e scritture della fede suggeriscono altro.
Harris vede l’elaborazione di una comprensione pacifica e tollerante dell’Islam come impresa encomiabile, che solo i musulmani possono intraprendere, ma è scettico di una qualche possibilità di successo. La risposta di Nawaz è misurata. Egli dice che l’Islam non è né una religione di pace, né una religione di guerra. È semplicemente una religione, oggetto di molte interpretazioni diverse nel corso dei secoli, e ancora ritratta in molti modi diversi.
Egli riconosce che i riformisti come lui, che vogliono coniugare l’Islam con l’autorità secolare e le idee occidentali circa l’uguaglianza sono in piccola minoranza nel mondo islamico. Ma lui insiste sul fatto che gli islamisti (nel senso di persone che credono di utilizzare il potere dello stato per imporre una particolare versione dell’Islam) sono anche una minoranza.
La più grande categoria di persone nel cuore islamico sono “musulmani conservatori” che, di solito, non vogliono imporre la loro religione allo Stato perché vogliono mantenere il diritto alla propria comprensione di ciò che questo conservatorismo religioso intende. Inoltre questi musulmani conservatori possono essere molto utili come alleati contro l’islamismo e il jihadismo, ma possono anche opporsi agli occidentali sui diritti di sesso e di parità.
Il mondo comprende 1,6 miliardi di musulmani, circa il 10% sono aperti, fin d’ora, a una forma di Islam che si adatta comodamente con la laicità, i diritti umani e l’uguaglianza. Solo il 10% del totale sono sostenitori del jihadismo violento. Il restante 80% è composto da credenti conservatori, né liberali né islamisti.
Nawaz dice in questo libro che si dovrebbe accettare di supportare quel 75-80% che sono conservatori se lo scopo è quello di isolare l’islamismo in generale e, in particolare, il jihadismo. Questo tuttavia comporterebbe un isolamento di quel 10% di musulmani riformatori che respingono i conservatori e combattono una battaglia ideologica solitaria implacabile pur di convincere il restante 90% dei musulmani al loro modo di pensare.
Sarà possibile un dialogo civile ma onesto? Il risultato sarebbe illuminante e affascinante. Affrontare ogni questione spinosa sull’Islam porta ad attacchi personali e accuse di islamofobia. Si può arrivare a un dibattito incisivo sull’Islam tra un credente musulmano e un non credente di Allah? In un lontano passato, abbiamo avuto persone illuminate come l’Imam Abu Hanifa. Egli era fermamente convinto che un codice di leggi non può rimanere statico per troppo tempo, con il rischio di non soddisfare le esigenze della gente. Così sosteneva l’interpretazione delle fonti della legge islamica (usul al-fiqh) in risposta ai bisogni della gente. Questa forma dinamica di legalismo non sostituisce il Corano e la Sunna. Anche gli imperatori Mughal si impegnarono in un dibattito con cristiani, indù e buddisti.
Affermare che l’Islam non potrà mai cambiare significa asserire che il Corano e gli hadith, che costituiscono il fulcro della religione, devono essere sempre interpretati nello stesso modo. Ma sostenere questa tesi ne rivela l’errore, perché nulla delle cose umane dura in eterno. Tutto ha una storia. E ogni cosa ha un futuro che sarà diverso dal suo passato.
Solo non tenendo conto della natura umana e ignorando più di un millennio di cambiamenti reali nell’interpretazione del Corano si può affermare che quest’ultimo sia stato interpretato allo stesso modo col passare del tempo. I cambiamenti riguardano questioni come il jihad, la schiavitù, l’usura, il principio che “non c’è costrizione nella religione” e il ruolo delle donne. Inoltre, i numerosi interpreti importanti dell’Islam degli ultimi 1.400 anni – come ash-Shafi’i, al-Ghazali, Ibn Taymiya, Rumi, Shah Waliullah e Ruhollah Khomeini – furono in profondo disaccordo tra di loro riguardo al contenuto del messaggio dell’Islam.

Per quanto fondamentali possano essere il Corano e gli hadith, essi non rappresentano, però, la totalità dell’esperienza musulmana; l’esperienza accumulata dalle popolazioni islamiche dal Marocco all’Indonesia e oltre non è meno importante. Soffermarsi sulle scritture dell’Islam è come interpretare gli Stati Uniti esclusivamente attraverso la lente della Costituzione; ignorare la storia del Paese porterebbe a una comprensione distorta.

In altre parole, la civiltà islamica medievale primeggiava e i musulmani di oggi, qualunque parametro s’impieghi, sono fanalini di coda. Ma se le cose possono peggiorare, possono anche migliorare. Nel corso della mia carriera, ho assistito all’ascesa dell’islamismo dai suoi timidi esordi – quando scesi in campo nel 1969 – al grande potere di cui oggi gode. Ma se l’islamismo può crescere, può anche tramontare.

È dopo gli anni ’70 che assistiamo alla rinascita dell’Islam come forza politica. La questione palestinese e la rivoluzione islamica in Iran vi daranno un contributo. I motivi, diversi da regione a regione, hanno in comune l’esperienza del fallimento dell’economia e del sistema politico nonché i deludenti tentativi di affrancamento dal sistema coloniale che ne ha caratterizzato il passato.
Alcuni gruppi islamici sostengono che il fallimento delle società musulmane è la diretta conseguenza della dipendenza dal materialismo dell’Occidente e del tradimento delle regole della sharî‘a, la filosofia di vita che dovrebbe permeare la politica e la società. Per questo ritengono che i musulmani debbano tornare al Corano e all’esempio del Profeta, in modo particolare reintroducendo nel diritto le leggi islamiche, e facendo sì che lo sviluppo economico e sociale si ispiri ai valori dell’Islam. Questa rinascita ha avuto un forte impatto sulla vita pubblica e privata dei musulmani del Medio Oriente.

C’è anche da tener presente che negli anni ’80 e ’90 si sono sviluppati forti movimenti fondamentalisti in diversi stati musulmani, soprattutto in Medio Oriente, in Nord Africa, in Pakistan e in Afghanistan, che hanno proseguito la loro lotta nei confronti del “potere empio”. Pensiamo ai gruppi islamici della Jamaat al-Jihad con Sadat e la Jamaa Islamiyya con Mubarak in Egitto; ai gruppi islamici armati (GIA) dell’Algeria; ial National Islamic Front (NIF) di Hasan al-Turabi in Sudan; al movimento per la resistenza islamica (Hamas) di Ahmad Yassin e la Jihad Islamica della Palestina; ai Talibani dell’Afghanistan… per citarne solo alcuni. Però, al carattere di islamismo attivista, l’organizzazione al Qaeda ha sommato il carattere di terrorismo internazionale, da tutti conosciuto.

Sembra, dunque, che il fondamentalismo (radicalismo), più che per l’identità della prassi politica e religiosa dei suoi movimenti, si caratterizzi per una assoluta alterità culturale e ideologica che lo contrappone all’Occidente. Da qui le crescenti difficoltà per le élite modernizzatrici e per le correnti intellettuali laiche dei Paesi musulmani di stabilire rapporti di dialogo con il mondo occidentale, senza sacrificare sull’altare della modernità i valori della tradizione islamica.
Oggi è possibile, tra persone con diversi punti di vista, avere una conversazione civile e imparare gli uni dagli altri?
Un’interpretazione liberale e riformista dell’Islam può rappresentare per gli anti-islamici un ostacolo alle loro ideologie.

Le differenze nella dottrina tra musulmani Riformisti (Coranisti) e musulmani ortodossi spaziano da questioni di scarsa importanza al nucleo delle credenze fondamentali, come i cinque pilastri dell’Islam. Aree significative di divergenza sono:
La shahada (l’affermazione di fede). I Coranisti dicono ‘lâ ilâha illallâh’ (non c’è Dio all’infuori di Dio) invece di usare la versione sunnita lâ ilâha illallâh, Muḥammadur rasûlullâh (non c’è Dio all’infuori di Dio, Muhammad è il Profeta di Dio) o quella sciita lâ ilâha illallâh, Muḥammadur rasûlullâh, wa Ali unwali ullah (non c’è Dio all’infuori di Dio, Muhammad è il Profeta di Dio, Ali è il reggente di Dio). Soltanto la Shahada coranista compare, parola per parola, all’interno del Corano.
I Coranisti rifiutano gli Hadith. I sunniti e gli sciiti affermano che gli Hadith siano ”detti” del Profeta Muhammed che furono radunati più di 100 anni dopo la sua morte, e si ritiene che essi siano stati tramandati oralmente di generazione in generazione. I Coranisti ritengono che la raccolta degli Hadith, sia dal punto di vista del lasso temporale in cui fu eseguita che quanto a metodologia impiegata per raccoglierli, sia debole e piena di contraddizioni rispetto al Corano, e una grande fonte di confusione. I sunniti e gli sciiti considerano il Corano una fonte insufficiente di guida, alla quale mancano i dettagli, e che è completata soltanto da una seconda fonte (gli Hadith).
I Coranisti considerano i quattro mesi proibiti come mesi destinati al pellegrinaggio (Hajj) a Mecca, poiché questo è affermato nel Corano. Mentre i seguaci degli Hadith, sunniti e sciiti, eseguono l’Hajj entro un periodo di 4 giorni.
La schiacciante maggioranza dei Coranisti prega 5 volte al giorno, analogamente ai sunniti e sciiti ortodossi, tutte le preghiere sono menzionate nel Corano. Una piccola minoranza afferma che il Corano menziona 3 preghiere e non 5, e quindi esegue 3 preghiere.
I Coranisti non hanno restrizioni al fatto che le donne guidino le preghiere e pronuncino sermoni, poiché nel Corano non si dice nulla che lo vieti, mentre questo è haram (proibito) per i teologi sunniti e sciiti.
Una donna coranista mestruata può eseguire la salat (preghiera), entrare in una moschea e toccare il Corano, poiché il Corano proibisce alle donne mestruate unicamente il rapporto sessuale o il contrarre un nuovo matrimonio entro i primi tre cicli mestruali dal momento in cui ella lascia il marito. Il Corano non menziona altri divieti legati alle mestruazioni.
I Coranisti rifiutano la storia del miraj (viaggio notturno) fornita dagli Hadith, nella quale si suppone che il Profeta Muhammad sia volato al Tempio sul Monte di Gerusalemme su un buraq, sia asceso al cielo, abbia conversato con Mosè e gli altri Profeti e abbia contrattato al ribasso il numero delle preghiere richieste da Allah, che furono infine concordate come 5. I seguaci degli Hadith ritengono che a seguito degli eventi verificatisi nel miraj, la preghiera di un musulmano ha un merito superiore di 50 volte a quello di una singola preghiera, o a quella di un non musulmano, mentre i Coranisti rifiutano il ragionamento e la storia;
L’adhan (chiamata alla preghiera) coranista può essere diverso dall’adhan musulmano ortodosso. L’adhan sottolinea la menzione di Dio Soltanto, poiché il Corano evidenzia che la preghiera e i luoghi di culto sono per Dio Soltanto.
L’ammontare della zakat (elemosine). I seguaci degli hadith forniscono l’obbligo del 2,5% del proprio patrimonio secondo formule basate su fonti secondarie, una volta l’anno, mentre un coranista è libero di donare quanto desidera dell’extra/eccesso, ogni volta che è benedetto da un determinato ammontare di ricchezza/pagamento, sia questo una volta al giorno, una al mese o una all’anno. Il Corano non specifica la cifra da dare, ma il pagamento della zakat deve avvenire in stretta prossimità rispetto al momento in cui il pagamento/ricchezza è ricevuto, poiché è responsabilità della società prendersi spesso cura dei poveri, non una volta all’anno.
La circoncisione, maschile o femminile, non ha alcun ruolo nella teologia coranista.
La maggioranza dei Coranisti interpreta il divieto coranico delle sostanze inebrianti ritenendo l’alcol haram (proibito), come fanno i musulmani ortodossi. Mentre alcuni Coranisti, in minoranza, ritengono che l’alcol non sia proibito e che l’unica restrizione sia evitare di eseguire le preghiere in stato di ebbrezza.
I Coranisti non considerano i cani impuri o da evitare, mentre il possesso di cani e l’interazione con essi è scoraggiata dai musulmani ortodossi.
I Coranisti sono liberi di ascoltare musica e ballare senza restrizioni, perché in nessun luogo il Corano ne menziona il divieto o l’inibizione. Le comunità musulmane ortodosse permettono la musica e la danza soltanto con severe restrizioni.
I musulmani ortodossi sono incoraggiati a vestire seguendo lo stile del Profeta Muhammad o delle sue mogli, il che comprende farsi crescere la barba fino ad una certa lunghezza, tagliarsi i baffi, indossare un taqiyah (cappello) e indossare un niqab/copertura del viso o hijab/un velo sui capelli (a seconda del madhab/setta);, ed è loro sconsigliato o vietato di vestire in altri modi, come ad esempio l’uso per gli uomini di abiti di colore giallo, di seta e l’uso di gioielli in oro. Le regole sull’abbigliamento non hanno alcun ruolo nella teologia coranista; l’unico obbligo è di vestire in modo modesto, secondo la prescrizione del Corano. I Coranisti concordano sul fatto che alle donne non sia richiesto il velo, e il niqab non ha alcun ruolo nella teologia coranista.
I Paesi occidentali come dovranno comportarsi? Appoggiare quell’80% di musulmani conservatori, i cui Paesi, come l’Arabia Saudita, discriminano pesantemente la condizione delle donne e hanno il più alto numero di violazioni dei diritti umani, nella lotta al jihadismo o sostenere solo quel 10% di musulmani riformisti, combattuti dagli stessi musulmani conservatori perché rappresentanti di una forma blanda e non autentica dell’Islam, assimilabile alla cultura occidentale?


La guerra di religione di Maometto e del suo Corano
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 0147022373
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Maometto (santo o criminale terrorista ?)
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 0147022373

Corano
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 0147022373

Wahhabismo il vero Islam di Maometto, del Corano e dell'Arabia
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 0147022373
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Re: Musulmani riformisti e nò ortodosi: i coranisti

Messaggioda Berto » mer nov 25, 2015 8:42 am

Coranisti o coraniti

https://it.wikipedia.org/wiki/Coranisti

I coranisti (in arabo: قرآنيون‎, Qurʾāniyyūn), o "coraniti", o "musulmani coranici", o "musulmani anti-ḥadīth" sono quei musulmani che accettano esclusivamente il Corano (Qurʾān), testo sacro dell'Islam, rifiutando i ḥadīth (parole, silenzi, fatti e inazioni attribuiti al profeta Maometto, riprendendo forse inconsapevolmente quanto sostenuto in periodo abbaside dal poeta, teologo e giurista Ibrāhīm al-Nazzām che fondò un movimento, chiamato Nazzāmiyya, che rifiutava l'autorità dei hadith, facendo riferimento al solo Corano.
Essi quindi costituiscono la versione islamica del Caraismo ebraico e del movimento cristiano protestante Sola scriptura.
È impossibile fornire una cifra sufficientemente affidabile circa la loro consistenza numerica, vista la riottosità dei coranisti di mostrarsi apertamente in dissenso col resto dei musulmani "ortodossi", ricorrendo quindi a una specie di precauzionale taqiya.
Le differenze dottrinarie tra questi musulmani "riformisti" e gli altri musulmani "tradizionali" (sunniti e sciiti) spaziano da questioni di secondaria importanza al nucleo delle credenze fondamentali, come i cinque pilastri dell'Islam. Aree significative di divergenza sono:

La shahāda (affermazione di fede):
I coranisti dicono lā ilāha illā Allāh (non c’è divinità all’infuori di Dio) invece di usare la versione sunnita lā ilāha illā Allāh, Muḥammad rasūl Allāh (non c’è divinità all’infuori di Dio, Muḥammad è l'Inviato di Dio) o quella sciita lā ilāha illā Allāh, Muḥammad rasūl Allāh wa ʿAlī walī Allāh (non c’è divinità all’infuori di Dio, Muḥammad è l'Inviato di Dio e ʿAlī è il reggente per conto di Dio). Soltanto la frase lā ilāha illā Allāh compare infatti, alla lettera, all’interno del Corano.

I coranisti rifiutano i ḥadīth. I sunniti e gli sciiti affermano che essi sono ”detti, silenzi, fatti e inazioni” attribuiti al profeta Muḥammad (Maometto) e radunati in forma scritta più di 100 anni dopo la sua morte, ma riconosciuti come veritieramente tramandati oralmente di generazione in generazione. I coranisti invece ritengono che lo straordinario numero di ḥadīth (circa 300.000, a fronte delle appena 114 sure coraniche) e la loro raccolta, alla luce dell'eccessivo lasso temporale che separa la vita di Maometto dal momento in cui essi furono raccolti e vagliati criticamente, purgandoli dalla falsificazioni e dai semplici errori di trasmissione e messi per iscritto, costituisca un elemento di confusione - vista l'abbondanza di contraddizioni al loro interno - e di pericolo di oblio del portato coranico.

I sunniti e gli sciiti considerano il Corano una fonte insufficiente di guida, dal momento che esso non si occupa di dettagli e delle numerose fattispecie giuridiche evidenziatesi solo dopo la nascita della Umma islamica, e che il testo sacro debba quindi essere integrato dalla Sunna del Profeta, composta da ḥadīth, malgrado riconoscano che tali tradizioni debbano comunque essere considerate come una seconda fonte del diritto islamico, assoggettate in ogni caso ai principi espressi dal Corano.
In tal modo, di fatto, i coranisti rifiutano la Sharīʿa, costituita appunto dall'insieme di Corano e Sunna del Profeta.

I coranisti considerano tre i mesi destinati al pellegrinaggio canonico (Ḥajj)[2] a Mecca, poiché questo è quanto affermato nel Corano, al contrario dei musulmani sunniti e sciiti che indicano come valido il Ḥajj adempiuto nel solo mese di Dhū l-ḥijja. Come i musulmani sunniti e sciiti, anche i coranisti tuttavia eseguono il Pellegrinaggio canonico in un periodo di 4 giorni complessivi, ma non necessariamente tra l'8 e il 12 di quel mese lunare.[3]

I coranisti inoltre considerano una superfetazione non coranica il culto della Pietra Nera, il baciarla o toccarla nel corso del Ḥajj o della ʿUmra per acquisire particolari meriti.
La schiacciante maggioranza dei coranisti prega 5 volte al giorno, analogamente ai sunniti e agli sciiti. Una parte dei coranisti osserva però (correttamente) che il Corano menziona solo 3 preghiere e non 5, e quindi a 3 sole preghiere essi si limitano, mentre una parte più contenuta di altri coranisti, riferendosi a un altro versetto coranico, limita a due le preghiere giornaliere (all'alba e al tramonto).

I coranisti non impongono alcun impedimento al fatto che le donne guidino le preghiere come imām e che pronuncino sermoni (khuṭba) nella ṣalat al-ẓuhr,[4] poiché nel Corano non si dice nulla che lo vieti, mentre questo è considerato ḥaram (proibito) dai teologi sunniti e sciiti.
Una donna coranista mestruata può eseguire la ṣalat (preghiera quotidiana canonica), entrare in una moschea e toccare il Corano, poiché il Corano proibisce alle donne mestruate unicamente il rapporto sessuale o il contrarre nuovo matrimonio entro i primi tre cicli mestruali dal momento in cui ella sia stata ripudiata dal marito. Il Corano non menziona altri divieti legati alle mestruazioni.

I coranisti rifiutano la storia del miʾrāj (ascesa al cielo) proposta dai ḥadīth, che suppone che il profeta Muhammad sia volato dal "Masjid al-Ḥaram" al "Tempio Ultimo" (interpretati come Mecca e Gerusalemme) sul dorso di un animale-chimera chiamato Buraq, per poi ascendere al cielo fino a giungere al cospetto di Dio, conversare con Mosè e altri Profeti, contrattando al ribasso il numero delle preghiere richieste da Allah, infine limitate al numero di 5. I seguaci dei ḥadīth ritengono che, a seguito degli eventi verificatisi nel miʾrāj, la preghiera di un musulmano abbia un merito superiore di 50 volte a quello di una singola preghiera di un non musulmano, mentre i coranisti rifiutano tradizione e conclusione.

L’adhān (richiamo alla preghiera) coranista può essere diverso dall’adhān musulmano "ortodosso". L’adhān coranista sottolinea la menzione di Dio soltanto, visto che il Corano si limita a indicare che la preghiera e i luoghi di culto siano per Dio solo.

L’ammontare della zakāt (elemosina canonica per "purificare la propria ricchezza") è identificato dai seguaci dei ḥadīth nel 2,5% del patrimonio del credente, secondo formule basate su fonti secondarie extra-coraniche. Inoltre la dottrina "ortodossa" la esige una sola volta l’anno, mentre per un coranista ciò che eccede dalla misura imposta può essere versato volontariamente, in ragione di un eventuale maggior introito, una volta al giorno, una al mese o una all’anno. Il Corano non specifica la cifra da dare, ma il pagamento della zakāt deve avvenire in stretta prossimità temporale rispetto al momento in cui la ricchezza si è accresciuta. Questo risponde all'obbligo morale di provvedere ai poveri non una sola volta l’anno.

La circoncisione maschile (considerata "raccomandabile", ossia sunna, dai musulmani "ortodossi") e quella femminile (non pretesa in alcun modo dall'Islam "ortodosso", essendo questa pratica mutilatoria il frutto di tradizioni locali in pochi paesi della vasta Dār al-Islām), non ha alcun posto nella teologia coranista.

La maggioranza dei coranisti ritiene ḥaram (proibito), sulla scorta del riferimento coranico, il consumo delle sostanze inebrianti come d'altronde i musulmani "ortodossi". Una minoranza di coranisti ritiene invece, sulla scorta di altri versetti coranici, che l’alcol non sia proibito di per sé e che l’unica restrizione sia quella di evitare di eseguire le preghiere in stato di ebbrezza.

I coranisti non considerano i cani impuri o da evitare, mentre il possesso di cani e l’interazione con essi è scoraggiata dai musulmani "ortodossi", che nulla eccepiscono riguardo ai gatti.

I coranisti sono liberi di ascoltare e praticare musica e di ballare senza restrizioni, perché in nessun luogo il Corano ne menziona esplicitamente il divieto o l’inibizione (frutto di interpretazione degli ʿulamāʾ). Le comunità musulmane "ortodosse" permettono la musica e la danza soltanto in precisi casi, sottoponendo queste manifestazioni artistiche a severe restrizioni.

I musulmani "ortodossi" sono incoraggiati a vestire seguendo lo stile del Profeta Muhammad o delle sue mogli, il che comprende farsi crescere la barba fino ad una certa lunghezza, tagliarsi i baffi, indossare un copricapo e indossare un niqāb (atto a coprire il viso muliebre) o un ḥijāb (un velo sui capelli), a seconda del madhhab di riferimento). È loro sconsigliato o vietato di vestire in altri modi, come ad esempio l’uso per gli uomini di abiti di colore giallo, di seta e l’indossare gioielli in oro. Le regole sull’abbigliamento non hanno alcun ruolo nella teologia coranista; l’unico obbligo è di vestire in modo modesto, secondo la prescrizione del Corano. I coranisti concordano sul fatto che alle donne non sia richiesto il velo, mentre il niqāb non ha alcun ruolo nella teologia coranista.

I coranisti, al contrario del pensiero tendenzialmente fondamentalista dell"Islam "ortodosso", riconoscono i principi dell'evoluzionismo.
I coranisti non accettano l'estensione della pena capitale, imposta dal disposto di vari ḥadīth, ai colpevoli di adulterio, apostasia e agli omosessuali.
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Re: Musulmani riformisti e nò ortodosi: i coranisti

Messaggioda Berto » sab gen 16, 2016 6:12 pm

"L'islam moderato isoli gli estremisti"
Intervista a Sheikh Mohammad Nokkari, religioso sunnita, giudice e professore di diritto all'Università di Saint Joseph a Beirut e all'Università di Strasburgo in Francia ed ex direttore generale di Dar El Fatwa, principale organismo della direzione degli affari sunniti in Libano
Luca Fortis - Sab, 16/01/2016

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lis ... 14075.html

Questa intervista nasce dall'incontro a Beirtut con Sheikh Mohammad Nokkari, religioso sunnita, giudice e professore di diritto all'Università di Saint Joseph a Beirut e all'Università di Strasburgo in Francia ed ex direttore generale di Dar El Fatwa, principale organismo della direzione degli affari sunniti in Libano.
Nokkari è stato uno dei maggiori fautori del dialogo tra sunniti e cristiani ed è anche stato uno dei promotori dell'idea rendere la festa islamico-cristiana dell'Annunciazione del 25 marzo festa nazionale libanese.

Esiste un problema d'interpretazione del Corano nel mondo islamico?
L'interpretazione del Corano è aperta, non è chiusa. Chiunque conosca la lingua araba e la religione può interpretare il Corano. Per esempio un religioso egiziano molto colto parla della creazione dell'uomo come più vicina all'idea di Darwin di evoluzione che alla creazione dell'uomo tradizionale. Io la penso come lui. Non esiste una classe infallibile di religiosi. L'Islam e' più simile al protestantesimo che al cattolicesimo. Il Corano e' diviso in versetti del periodo meccano e medinese , una tesi oggi prevalente sostiene che quelli meccani siano abrogati. Ma non è così, non ci sono passi del Corano che vengono abrogati e altri che rimangono validi. Bisogna avere una visione unitaria. I versetti meccani sono molto aperti liberali, quelli medinesi sono più rigidi e meno tolleranti . I primi erano buoni per la Mecca i secondi per Medina. Questi ultimi servivano per fare fronte alla guerra dichiarata dai meccani contro Maometto quando si rifugiò a Medina. Quindi era normale che quei versetti parlassero di guerra. Quelli meccani non parlano di guerra perché non c'era guerra in quel periodo. Quindi vanno visti nella loro totalità non come fa Daesh che cita solo i versetti medinesi e si dimentica di quelli meccani. Ma oggi nessuno ha dichiarato guerra contro i musulmani, quindi quei versetti non possono essere utilizzati per analogia. Oggi bisogna rispettare la comunità internazionale. La religione non può fare una guerra contro tutti. Tutti i gruppi wahabiti o estremisti devono sapere che l'Islam e' tollerante e che questa e' la regola generale, mentre l'Islam che va in guerra per difesa e' l'eccezione. La norma è la pace con i cristiani , ebrei e con tutte le persone.

Attualmente vi è un conflitto tra musulmani ?
Già molto presto nell'Islam è nato un gruppo dissidente, i Kharigiti, che è diventato estremista e pensava che fosse lecito uccidere i musulmani che secondo loro sbagliavano. Furono loro che uccisero Ali, il quarto Imam. Erano degli eretici che uccidevano i veri islamici che a quel tempo erano liberali. > Questo movimenti estremista che combatteva le gerarchie islamiche fu da subito isolato. Un altro esempio di movimenti estremisti musulmani nell'antichità erano gli Assassini, da cui deriva ancora oggi la parola che si utilizza per indicare chi uccide una persona. Questi usavano gli stessi metodi che utilizza Daesh. Insegnavano ai ragazzini a uccidere i nemici e poi suicidarsi per andare in paradiso. Uccisero tante personalità islamiche molto importanti. Il terzo gruppo, che è più moderno, sono i Wahabiti. Nati tre secoli fa, al contrario di quello che sostengono, non sono sunniti, ma sono un movimento a parte e sono figli dell'ideologia kharigita. Grazie all'unione con la casa saudita e alle ricchezze del petrolio, hanno finanziato scuole in mezzo mondo che propagandano un Islam completamente illiberale. L'Occidente non ha fatto altro che appoggiarli economicamente e proteggerli militarmente. Il mondo islamico moderato e'stato indebolito e soffocato nel nome di pessime alleanze. Furono gli inglesi che favorirono in tutti i modi i wahabiti dopo la prima guerra mondiale, che poi sono diventati i migliori amici degli americani.

Come fare a riformare le credenze di milioni di persone nate e cresciute in paesi poveri che hanno ricevuto l'istruzione gratuita wahabita finanziata con i petrodollari sauditi ? Ci sono islamici o stati che hanno la forza per iniziare questo lungo percorso ?
Oggi ci sono molte forze nel mondo islamico che hanno ben chiaro che il problema sono i wahabiti. Laddove ci sono i wahabiti si concentra la maggiore intolleranza. Anche la dottrina della Velayat e Faqih, sciita e di ispirazione Khomeinista, corre questo rischio di intolleranza, magari più dissimulata grazie all'utilizzo di un sapiente doppio linguaggio. Pratica meno diffusa tra gli estremisti sunniti. i problemi tra i sunniti e gli sciiti sono stati creati, negli ultimi anni, dallo scontro tra il governo saudita che esporta il wahabitismo tra i sunniti, e i movimenti iraniani che predicano l'espansione tra gli sciiti della Velayat e Faqih Khomeinista.

Molti mediorientali diventano agnostici perché non ne possono più del fondamentalismo?
Bisogna combattere l'estremismo perché sta aumentando molto il numero di borghesi che non ne vogliono più sentire parlare di religione. L'Islam poi storicamente è sempre stato più un credo d'opposizione e che di potere. I fondatori delle scuole giurisprudenziali, fondamentali nella religione musulmana, sono finiti tutti in prigione e torturati. La maggioranza comunque degli islamici cerca ancora una religione rispettosa e aperta. L'occidente dovrebbe imparare a conoscere questi gruppi e aiutarli. Per fortuna ultimamente i governi del Qatar e anche dell'Arabia Saudita cominciano a limitare questi gruppi wahabiti, che spesso, più che dal governo, sono finanziati dai miliardari di quei paesi.

Quale potrebbe essere per lei un giusto compromesso nel conflitto tra palestinesi e israeliani?
Bisogna iniziare a non confondere gli ebrei con i sionisti, e a fare differenza tra gli israeliani e il governo. Io penso che il governo israeliano oggi sia diventato razzista e che oramai l'unica soluzione sia uno stato multiconfessionale in cui lo stato sia unico e laico, e dove le comunità religiose, cristiane, ebraiche e musulmane gestiscano i loro affari religiosi

Si parla sempre in Medio Oriente di libertà dei religiosi, ma poco di libertà per gli atei e agnostici. Cosa ne pensa?
Che non si può obbligarli a credere in Dio o in una specifica religione, quindi che gli atei o gli agnostici devono essere liberi di avere gli stessi diritti di qualunque altro cittadino. Non è la religione che crea la cittadinanza.
In Libano esistono solamente i matrimoni religiosi, ci si può sposare solamente aderendo ad una fede.
Io ho proposto che si creino dei tribunali di stato, al posto di quelli religiosi. Dentro questi tribunali ci dovrebbero essere dei giudici di stato e dei giudici per le differenti religioni. Ognuno, con queste norme, sceglierebbe il suo giudice e seguirebbe le regole previste dalla propria scelta iniziale. Bisognerebbe inoltre avere un libro di famiglia con scritto il contratto di matrimonio scelto e pattuire prima anche le regole in caso di divorzio per l'affido dei figli e per il patrimonio.

Com'è oggi la situazione in Libano?
Temo di essere pessimista. Ogni comunità confessionale cerca un protettore straniero invece di vivere da libanesi. Inoltre i libanesi della diaspora sono poco coinvolti, mentre loro sono una delle risorse più grandi che abbiamo.
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Re: Musulmani riformisti e nò ortodosi: i coranisti

Messaggioda Berto » gio lug 21, 2016 5:30 am

???

Caro musulmano i tuoi fratelli adesso siamo noi
16/07/2016
massimo gramellini

http://www.lastampa.it/2016/07/16/cultu ... agina.html

Caro musulmano non integralista che vivi in Occidente, esci fuori. Lo so che esisti, ti ho conosciuto. In privato mi hai confidato tante volte il tuo sgomento per l’eresia wahabita che ha deformato il Corano, trasformando il suicidio in un atto eroico, e la tua rabbia verso la corte saudita che si atteggia a nostra alleata e invece finanzia quell’eresia dai tempi di Bin Laden (???).
Il piano degli aspiranti califfi è piuttosto chiaro: utilizzano ragazzotti viziati come gli stragisti del Bataclan e relitti umani come il camionista che ha seminato la morte sulla promenade di Nizza per alimentare la paura e l’odio verso l’Islam, così da portare i razzisti al potere in Occidente e creare le condizioni per innescare una guerra di civiltà. È la trama dei fanatici di ogni epoca, la conosciamo bene. Negli Anni Settanta del secolo scorso il terrorismo di sinistra insanguinò le nostre strade con altri metodi (bersagli simbolici e non indiscriminati) ma identici obiettivi: scatenare la rivoluzione. Fallì quando l’operaio comunista che credeva suo alleato gli fece il vuoto intorno. E l’operaio gli si rivoltò contro perché aveva qualcosa da perdere: una casa, uno stipendio, un pallido benessere. Nessuno, credimi, fa la rivoluzione se ha qualcosa da perdere. Il simbolo di quel cambio di stagione fu il sindacalista Guido Rossa, che pagò con la vita la rottura dell’omertà in fabbrica.

Oggi Guido Rossa sei tu. Ti auguro lunga vita, ma è da te che ci aspettiamo il gesto che può cambiare la trama di questa storia. I farabutti che sgozzano in nome dell’Islam non vengono dal deserto: sono cresciuti in Occidente e quasi sempre ci sono anche nati. Frequentano i tuoi negozi e le tue moschee, parlano la tua lingua, credono (a modo loro) nella tua religione. Hanno figli che vanno a scuola con i tuoi, mogli che chiacchierano con la tua. Per troppo tempo li hai guardati come dei fratelli che sbagliavano, ma che non andavano traditi. Non condividevi i loro comportamenti, ma non te la sentivi di denunciarli: in qualche caso per paura, ma più spesso per una forma perversa di solidarietà religiosa e razziale.

Adesso però il gioco si è fatto troppo duro e non puoi più restare sull’uscio a osservarlo. Adesso anche tu, come l’operaio comunista di quarant’anni fa, hai qualcosa da perdere. Bene o male l’Occidente ti ha accolto, offrendoti la possibilità di una vita più dignitosa di quella che ti era consentita nella terra da cui sei scappato. Ora sei uno di noi. Tuo fratello non è più il camionista di Nizza, ma il bambino che le sue ruote hanno stritolato sul selciato. Non puoi continuare a negare l’evidenza o a girarti dall’altra parte. Hai oltrepassato quel confine sottile che separa il menefreghismo dalla complicità.

Facciamo un patto. Noi cercheremo di tenere i nostri razzisti lontani dal governo e di migliorare il livello della sicurezza, anche se è impossibile proteggere ermeticamente ogni assembramento umano. Tu però devi passare all’azione. Devi prendere le distanze dagli invasati che si sentono invasori e dagli imam che li fomentano. Denunciarli, sbugiardarli, controbattere punto su punto le loro idee distorte. Pretendendo, tanto per cominciare, che nella tua moschea si parli la lingua che a scuola parlano i tuoi figli: francese in Francia, italiano in Italia. Senza di te perderemmo la partita. Ma vorrei ti fosse chiaro che fra gli sconfitti ci saresti anche tu.


Non è l'eresia wahabita che ha deformato il Corano è il Corano che è orrore e terrore, come lo sono Maometto e Allah e tutta la storia dell'espansione militare islamica.
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Re: Musulmani riformisti e nò ortodosi: i coranisti

Messaggioda Berto » mar ago 23, 2016 6:58 pm

Marocco: eminenti 'islamisti' sorpresi a fare sesso in auto
Simboli del rigore morale, ora sono accusati di adulterio
22 agosto
http://www.ansamed.info/ansamed/it/noti ... 6cc24.html

RABAT - Lui aveva emesso una fatwa sullo "scambio di parole d'amore via Facebook"; lei aveva supplicato le sue studentesse di non sedersi al posto dei maschi e non ridere davanti a loro, perché le due cose sono "l'inizio della fornicazione". Ora, insieme, sono stati sorpresi a fare sesso in auto, ai bordi di una spiaggia, poco lontano da Casablanca. Uno scandalo che piomba nel bel mezzo della campagna elettorale marocchina, a poco più di un mese dalle politiche. Moulay Omar Benhammad, 63 anni, sposato e padre di 7 figli, è docente universitario di studi islamici alla facoltà di Lettere di Rabat; Fatima Nejjar, 62 anni, vedova, 6 figli, è predicatrice molto conosciuta, con un suo seguito anche sul web, perché posta video educativi su YouTube.

I due hanno incarichi di grande responsabilità religiosa come vicepresidenti del Mur, Movimento per l'unità e la riforma, associazione di carattere religioso e associativo strettamente legata al Pjd, il partito della giustizia e dello sviluppo del primo ministro Abdellilah Benkirane. Sorpresi in flagrante delitto di adulterio, mentre facevano l'amore nella Mercedes E220 di Benhammad, sono stati fermati e poi rilasciati dopo 24 ore, perché la moglie legittima ha rinunciato a sporgere querela.

Un tentativo di corruzione dei poliziotti, secondo quanto riferiscono i quotidiani in lingua araba, è stato seguito da una giustificazione che nel mondo islamico è ancora più grave: Benhammad avrebbe assicurato che i due sono legati da un "matrimonio consuetudinario", cioè né religioso, né civile, una pratica diffusa in Africa, legata a riti ancestrali, al di fuori di tutte le norme che regolano l'unione tra uomo e donna. Gli "amanti del Mur", come li hanno definiti i giornali, andranno a processo il 1 settembre. Il Mur intanto ha sospeso i due dirigenti e in un comunicato ha sottolineato che "respinge totalmente il matrimonio consuetudinario", pur apprezzando "il contributo dei due in campo educativo e della predicazione".
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Re: Musulmani riformisti e nò ortodosi: i coranisti

Messaggioda Berto » gio ago 25, 2016 7:18 pm

???

«La via croata all'islam? Bandire gli estremismi»
Il Gran Mufti: «Sto con chi vuole vietare il burqa. E prendo sempre posizione contro l'Isis»
Gian Micalessin - Mer, 24/08/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 98754.html

Gian Micalessin

Rimini «Se qualcuno in Europa vuole vietare burqa e niqab sto con lui. Non hanno nulla a che vedere con la nostra religione. L'Islam richiede alle donne l'uso dell'hijab, ovvero del velo, ma non pretende che si coprano il volto». Il Gran Mufti di Croazia Haziz Hasanovic, 51 anni, è al Meeting di Rimini per spiegare la «via croata» all'Islam. Una via assai più retta di quella di tante comunità islamiche italiane ambigue o titubanti nello smarcarsi dall'Islam radicale. Eppure la storia di Hasanovic s'intreccia con quell'intolleranza etnico religiosa che negli anni '90 spinge musulmani, serbi e croati della ex Jugoslavia a massacrarsi a vicenda. Originario di Srebrenica Hazanovic conta ben 38 familiari tra le vittime di quel massacro che nel '95 segna l'apice degli orrori bosniaci. Oggi questo Gran Mufti è, invece, un pilastro della convivenza croata. «Alla base di tutto spiega il Gran Muftì a il Giornale c'è un patto con lo stato Croato che riconosce ufficialmente la nostra religione. I matrimoni islamici sono parificati a quelli civili mentre la religione islamica può essere insegnata nelle scuole. In cambio garantiamo l'adesione alle regole dello Stato e della nazione in cui viviamo e il controllo di quello che avviene nelle moschee dove si predica sempre in lingua croata».

Sicuro che tutti si adeguino?

«La Croazia è l'unico paese dei Balcani in cui nessun musulmano ha aderito all'Isis. Questo perché la comunità islamica è unica ed unita sotto un solo capo. Come Gran Mufti sono garante e responsabile di tutte le questioni musulmane e la mia comunità lavora con lo Stato per garantire pace e sicurezza. Siamo solo l'1,5% della popolazione, ma consideriamo la Croazia la nostra patria e insegniamo ai fedeli che amare la patria è parte della fede».

Nel Corano decine di «shure» invitano alla violenza...

«Io ho prendo continuamente posizione contro il terrorismo e contro l'Isis spiegando che sono, prima di tutto, i nemici di noi musulmani. I loro atti non fanno parte dell'Islam. Un vero musulmano non può neppure pensare di uccidere nel nome di Dio».

Non sarebbe meglio indicare le parti non più attuali utilizzate per giustificare la violenza?

«Il Corano non possiamo cambiarlo, è la parola di Dio. Va però interpretato in base alle circostanze in cui viviamo. Spetta al Gran Mufti garantirne la giusta interpretazione privilegiando le strade della pace. Io invito sempre a studiare il Corano adeguandolo all'attualità. Solo le correnti religiose più chiuse lo interpretano come al tempo del Profeta. Per questo la scelta degli imam da parte di un'autorità religiosa che lavora con lo Stato è fondamentale».

Nei Balcani l'Islam radicale si diffonde grazie alle moschee finanziate dalle monarchie wahabite di Arabia Saudita e Qatar. Succede anche in Croazia?

«I finanziamenti passano attraverso il mio ufficio e sono sotto il mio controllo perché io ne rispondo davanti a governo e comunità. Ma la trasparenza dei finanziamenti non è sufficiente. La questione più importante è la proprietà e il controllo dei centri islamici. Da noi non spettano a chi li costruisce o li finanzia, ma alla comunità».

Ma chi paga può pretendere di scegliere l'Imam... In Kosovo Albania e Bosnia, e forse anche in Italia, succede...

«Da noi no. Solo il mio ufficio decide chi predica e chi fa l'Imam. Chi non accetta queste regole può fare a meno di finanziarci. Su questo non accettiamo deroghe».

Mai fidarse, fin ke łi xe en poki, łi fa i boni, co łi deveneta tanti łi scuminsia a far i cativi, mai fidarse, lè l'Islam, Maometo, el Coran, Allah.

Boxnia e Kosovo cavałi de troia de l'ixlam ?
viewtopic.php?f=92&t=1502
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Re: Musulmani riformisti e nò ortodosi: i coranisti

Messaggioda Berto » mar set 06, 2016 9:59 pm

???

ISLAM-CECENIA-A. SAUDITA
Conferenza di Grozny: Il wahhabismo escluso dalla comunità sunnita. L’ira di Riyadh
Bernardo Cervellera

06/09/2016, 12.03


http://www.asianews.it/notizie-it/Confe ... 38502.html

Circa 200 personalità musulmane da Egitto, Russia, Siria, Sudan, Giordania, Europa rifiutano la dottrina dell’Arabia saudita. Un programma di riforma: una catena televisiva (in alternativa ad al Jazeera), un centro “scientifico” per condannare le interpretazioni fondamentaliste, borse di studio per studenti. L’apprezzamento di p. Samir Khalil. Lo studioso Kamel Abderrahmani: Non c’è differenza fra sunnismo e wahhabismo.

Roma (AsiaNews) – La notizia è passata sotto silenzio, ma è foriera di importanti sviluppi: il wahhabismo, la dottrina alla base dell’islam praticato in Arabia saudita e finanziata in molte parti del mondo grazie a Riyadh, non fa parte del sunnismo. Esso sarebbe una “deformazione” dell’islam che porta all’estremismo e al terrorismo. È necessario perciò “un cambiamento radicale per poter ristabilire il vero senso del sunnismo”. In Arabia saudita si passa già al contrattacco nel timore che questo sia il primo passo per “mettere al rogo” il Paese e i suoi imam.

La stupefacente dichiarazione è emersa nel comunicato finale di un congresso tenuto a Grozny (Cecenia) il 25-27 agosto scorsi. Il congresso ha radunato circa 200 dignitari religiosi islamici, dottori coranici e pensatori islamici da Egitto, Siria, Giordania, Sudan, Europa. Fra questi vanno citati personalità come il grande imam di Al-Azhar, Ahmed al-Tayeb; il gran Mufti d’Egitto, Cheikh Chawki Allam; il consigliere del presidente egiziano e rappresentante del Comitato religioso al parlamento del Cairo, Cheikh Oussama al Zahri; il gran Mufti di Damasco Abdel Fattah al Bezm; il predicatore yemenita Ali al Jafri; il pensatore Adnan Ibrahim e molti altri.

Lo scopo dell’incontro era cercare di definire l’identità “delle genti del sunnismo e della comunità sunnita”, davanti alla crescita del terrorismo takfirista-wahhabita che pretende di rappresentare l’islam e che soprattutto si vuole affermare come il rappresentante legittimo del sunnismo.

Nel comunicato finale, i partecipanti hanno precisato che “le genti del sunnismo e coloro che appartengono alla comunità sunnita sono gli Ashariti e i Maatiriditi, sia a livello della dottrina che al livello delle quattro scuole della giurisprudenza sunnita, e anche i sufi, sia a livello di conoscenza che a quello della morale dell’etica”. Come si vede dalla lista delle “genti del sunnismo” viene escluso il wahhabismo salafita predicato dall’Arabia saudita.

L’esclusione di questo ramo dell’islam – si spiega - è dovuto alla necessità di “un cambiamento radicale per poter ristabilire il vero senso del sunnismo, sapendo che questo concetto ha subito una pericolosa deformazione in seguito agli sforzi degli estremisti di svuotare il suo senso per impossessarsene e ridurlo alla loro percezione”.

Una posizione così dura ed esclusiva non è nuova anche se è la prima volta che appare in modo esplicito la posizione anti-wahhabita. Il grande imam di Al Azhar, lo scorso anno, proprio alla Mecca, aveva domandato che si iniziasse una riforma dell’islam per escludere le interpretazioni fondamentaliste e i loro "concetti falsi e ambigui", oltre che violenti.

Le vie per riformare l’islam

Al congresso di Grozny sono emerse anche alcune indicazioni per correggere la piega attuale che pesa sull’islam. Si propone di creare una catena televisiva in Russia [in contrasto con al Jazeera] per “far giungere ai cittadini un messaggio veridico dell’islam e per lottare contro l’estremismo e il terrorismo”. Si raccomanda anche di istituire “un centro scientifico in Cecenia per sorvegliare e studiare i gruppi contemporanei… che permetterà di rifiutare e criticare in modo scientifico il pensiero estremista”. La proposta è che il centro venga chiamato col nome di “Tabsir” (chiaroveggenza).

Si suggerisce pure di “ritornare alle scuole della grande conoscenza” (la prestigiosa Al Azhar, la Qarawiyinne e Zaytouna in Tunisia, la Hadermouth), escludendo le istituzioni religiose saudite, in particolare l’università islamica di Medina. Infine si mettono a disposizione delle borse di studio per coloro che sono interessati a studiare la sharia, cercando di contrastare i finanziamenti che l’Arabia saudita eroga in questo campo.

L’Arabia saudita al contrattacco

Il wahhabismo è nato nel XVIII secolo ed è una dottrina sunnita radicale e letteralista fondata da Mohammad ibn Abd al-Wahhab, e utilizzata dall’iniziatore del regno saudita, Mohammed bin Saoud. Esso propone l’uso della violenza contro tutti i nemici dell’islam, compresi i musulmani che non condividono quella interpretazione (takfirismo). L’Arabia saudita, soprattutto dagli anni ’70 in poi, ha lanciato campagne di proselitismo in Asia e in Africa (e in seguito anche in Europa) per diffondere tale interpretazione dell’islam, costruendo moschee e scuole coraniche, e inviando i suoi predicatori.

La reazione dell’Arabia saudita non si è fatta attendere. Il giornale al-Manar (libanese) cita il lancio di una campagna mediatica senza precedenti che fa leva sul patriottismo, per difendere “l’attentato alla nostra nazione”. Si cerca di umiliare anche Ahmed al-Tayeb, ricordando che il grande imam di Al Azhar “si è abbeverato per molto tempo” della sapienza degli ulema sauditi” e ora “in alleanza con Putin… vuole escludere l’Arabia saudita dal mondo musulmano”.

Il congresso di Grozny è bollato come “deludente” e il presidente ceceno Ramzan Kadyrov, che l’ha ospitato, è accusato di essere “un sufi delirante”. L’imam e predicatore della moschea del re Khaled a Riyadh ha commentato: “La conferenza della Cecenia ci deve servire da campanello d’allarme: il mondo sta per accendere il rogo per bruciarci”.

I commenti

Interrogato da AsiaNews sulla conferenza di Grozny, p. Samir Khalil Samir, gesuita e islamologo non nasconde la sua soddisfazione: “Finalmente! È un fatto davvero straordinario. L'Egitto sembra essere stato l'iniziatore. Comunque è finalmente l'applicazione della richiesta fatta nel dicembre 2014 dal presidente al-Sisi all'Università Al-Azhar del Cairo, che non aveva avuto nessuna applicazione finora".

“E’ anche interessante – continua - il fatto che si sia tenuto a Grozny: una città islamica di meno di 300mila abitanti, capitale della Cecenia, facendo parte della Russia, di tendenza laica. Ma cosa più straordinaria è la costituzione di quest'assemblea, molti dei quali sono legati proprio al wahhabismo!”

Agli occhi dei musulmani, forse proprio quest’ultimo aspetto rende meno credibile il “divorzio” fra sunnismo e wahhabismo. Kamel Abderrahmani, musulmano, linguista e studioso dell’islam, commenta ad AsiaNews: “Se si guarda bene e si analizza in modo minuzioso la corrente sunnita, non vedremo alcuna differenza fondamentale fra l’uno e l’altro. Malgrado il divorzio proclamato la settimana scorsa, io rimango fermo nel dire che la corrente sunnita e la corrente wahhabita sono identiche. La sola differenza sta nel nome”.
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Re: Musulmani riformisti e nò ortodosi: i coranisti

Messaggioda Berto » sab set 07, 2019 7:10 am

I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2808
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