La guerra di religione dell'idolatra Maometto e del Corano

La guerra di religione dell'idolatra Maometto e del Corano

Messaggioda Berto » lun ott 24, 2016 7:17 am

Ixlam (e creistianfobia co persecousion e stermegno dei creistiani)
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La guerra di religione dell'idolatra Maometto e del Corano

Messaggioda Berto » sab feb 11, 2017 9:17 pm

Il profeta pericoloso.
novembre 15, 2015
Traduzione dell’articolo di Hamed Abdel-Samad pubblicato qui. Abdel-Samad è uno scrittore di origine egiziana naturalizzato tedesco. Figlio di un imam sunnita e un tempo membro dei Fratelli Musulmani, ora è dichiaratamente ateo.

https://wrongdoers.wordpress.com/2015/1 ... pericoloso

Molti mussulmani sono tuttoggi prigionieri della figura misteriosa di Muhammad, il quale visse nel VII secolo. Ma anche il Muhammad storico è un prigioniero: dell’eccesso di venerazione da parte dei mussulmani e della loro pretesa che sia un personaggio intoccabile. L’onnipresenza del profeta nell’istruzione e nella politica e l’esagerata enfasi che si dà alla componente religiosa in molte società islamiche impediscono di poter ricorrere ad altri esempi in base ai quali formare la propria identità. Ogni cosa risale a lui, la sua presenza aleggia dappertutto e determina la quotidianità dei cittadini, politici e teologi mussulmani. Al contempo, il legame emotivo dei mussulmani con Muhammad e la sconsiderata sovrastima del profeta impediscono un confronto storico-critico col fondatore dell’islam.

Quand’ero ancora un fervente mussulmano, pensavo di conoscere tutto su Muhammad, solo perché avevo letto la sua biografia, il Corano e i suoi numerosi hadith (i suoi detti extra-coranici). Tuttavia, come studioso, era necessario che stabilissi una certa distanza critica. Quanto piú mi occupavo di Muhammad, tanto piú mi sembrava di avere in mano un mazzo di tarocchi. Alcune di queste carte davano fiducia e speranza, mentre altre erano terrificanti. Qui appariva come il predicatore meccano dedito all’argomentazione etica, altrove come l’intollerante signore della guerra medinese. Qui come l’essere umano che raccomandava la compassione ed il perdono, altrove come il criminale genocida ed il tiranno psicolabile.

Per tale ragione, non avevo intenzione di scrivere una nuova biografia di Muhammad, quanto, invece, di adottare un approccio del tutto personale alla sua vita, per arrivare ad una specie di resa dei conti. A tale scopo, non mi baso solo su canoni di valutazione odierni, ma anche su criteri morali e sociali di quel tempo, dacché, anche dal punto di vista dei suoi contemporanei, Muhammad ha compiuto molte azioni deprecabili. Inoltre, mi sforzo di capire le ragioni politiche e psicologiche delle sue azioni.

La bramosia di potere e di riconoscimento.

Muhammad era un orfano che non crebbe con la propria famiglia, ma fu nvece allevato da beduini estranei. Tornato alla Mecca, pascolava come schiavo le capre della propria tribú, dalla quale, evidentemente, non veniva preso molto in considerazione. Gli mancarono non solo l’amore e la cura dei genitori, ma anche figure di riferimento. Al ruolo di guerriero solitario era predestinato dalla nascita. Piú avanti, sposò una ricca vedova e nell’impresa di lei divenne un carovaniere di successo. Era benestante e fortunato. Eppure, all’età di 40 anni precipitò improvvisamente in una crisi esistenziale. Vagava da solo per il deserto, meditava in una caverna, aveva visioni e sosteneva che le pietre gli avrebbero parlato. Soffriva di crisi d’ansia e contemplava il suicidio. E credeva che una rivelazione gli sarebbe stata inviata dal Cielo.

Una seconda svolta nella vita di Muhammad fu segnata dalla sua emigrazione a Medina. Lí non solo venne fondato il primo stato islamico, ma si manifestò altresí il profeta violento che per i propri scopi passava anche sul cadavere del prossimo. La differenza fra il Muhammad della Mecca e il Muhammad di Medina è la stessa che passa fra il giovane Lenin teorico marxista e il Lenin capo di stato sovietico. Dopo la conquista del potere, i principi un tempo tenuti in alta considerazione finirono sempre piú sullo sfondo: la logica del potere e la paura del tradimento determinarono quasi tutto. Alle guerre dovettero seguire altre guerre e Muhammad iniziò un’ondata di conquiste ineguagliate che segnano il mondo ancor oggi.

La sua personalità ambivalente si vede anche dalle relazioni con le donne. Non si comportava come un tiranno, bensí piuttosto come un bambino che soffriva di paura della perdita, cosa che influisce tuttoggi sulla condizione delle donne mussulmane. L’imposizione del velo, la poligamia e l’oppressione sono da imputare alle paure di Muhammad. Tuttavia, parlò anche molto positivamente delle donne, al punto che alcuni mussulmani pensano che lui, le donne, le abbia liberate.

Muhammad bramava potere e riconoscimento e li cercò sia presso le donne che in guerra. Soltanto negli ultimi otto anni della sua vita combatté piú di 80 guerre. Ma fu solo all’ombra delle spade che ottenne il riconoscimento cui aveva sempre ambito. Però piú diventava potente, piú era dominato dal suo stesso potere. Piú nemici eliminava, piú cresceva la sua paranoia. A Medina controllava i propri seguaci ad ogni passo. Tentava di regolare e di tenere tutto sotto controllo, persino il loro ciclo del sonno. Li radunava cinque volte al giorno per pregare e, in tal modo, assicurarsi della loro fedeltà. Li metteva in guardia dai tormenti dell’inferno. I peccatori venivano fustigati. I bestemmiatori e gli apostati uccisi. Ciò che era peccato, lo decretava lui.

Un emarginato pieno di risentimento come signore della guerra.

Le ultime sure del Corano, con l’esaltazione della guerra e la condanna dei miscredenti, piantarono il seme dell’intolleranza. Siccome il Corano è ritenuto l’eterna parola di dio che ha valore in tutti i tempi, gli islamisti odierni interpretano i passi relativi alla guerra come legittimazione del proprio jihad globale. Muhammad promise ai propri guerrieri non soltanto il paradiso eterno, ma anche ricche ricompense e belle donne da tenere come schiave già in questo mondo. Quello fu il giorno in cui nacque l’economia islamica. Dopo la morte di Muhammad, le spoglie di guerra, la tratta degli schiavi e l’introduzione del testatico (ovvero jizya, NdT) sugli infedeli rimasero ancora per secoli le fonti principali di entrate dei regnanti mussulmani. Umayyadi, Abbasidi, Fatimidi, Mammelucchi ed Ottomani si rifacevano a Muhammad in questo senso. Al giorno d’oggi il gruppo terroristico dell’ISIS giustifica le proprie azioni di guerra in base alla carriera del profeta, il quale decapitava i prigionieri di guerra ed espelleva gli infedeli dalle proprie dimore.

Eppure, anche nei panni di signore della guerra, Muhammad rimase in un certo senso un bambino. Era un emarginato risentito ed emotivo, un uomo perennemente deluso dal mondo. Sia da pastore che da commerciante, sia da predicatore che da generale, Muhammad era alla continua ricerca di un rifugio. Questo rifugio poteva essere rappresentato da Khadija (la sua prima moglie) o dalle lettere del Corano, oppure dagli uomini credenti o, ancora, dalle sue mogli affettuose. Alla fine, il campo di battaglia divenne la sua ultima casa.

Muhammad morí 1400 anni fa, ma non è mai stato definitivamente sepolto. Ha lasciato in eredità un sistema di regole che determina ancora oggi ogni faccenda nella vita quotidiana dei mussulmani. I suoi approcci sociali del periodo meccano offrono conforto e sono benefici. Le sue guerre del periodo medinese giustificano la violenza. Ha trasmesso ai mussulmani tratti della propria personalità che si potrebbero definire patologici: delirio di onnipotenza e megalomania, paranoia e manie di persecuzione, incapacità di gestire la critica e disturbi ossessivi-compulsivi. La migliore valutazione che Muhammad potrebbe ricevere oggi sarebbe quella di essere visto per l’essere umano che era e di superare la fede nella sua onnipotenza. In altre parole, andrebbe sotterrato un idolo pericoloso.

Che cosa fa un bambino che riceve poca considerazione? Che cosa fa un uomo che non viene riconosciuto dalla propria comunità? Cerca di integrarsi in una comunità piú significativa di quella cui apparteneva originariamente. Oggi, il figlio di immigrati che vive a Dinslaken e che ha a malapena qualche connessione tanto con le proprie radici turche quanto con l’ambiente tedesco circostante e che si sente costantemente escluso, probabilmente va alla ricerca di una comunità immaginaria chiamata umma, ovvero la comunità di tutti i credenti mussulmani. Il giovane trova certi gruppi radicali, che rappresentano solo una frazione della grande identità islamica, in internet e ai margini delle comunità islamiche. Si identifica con le sofferenze e l’oppressione dei mussulmani in luoghi sconosciuti del mondo. Abbandona il vecchio mondo che l’ha ferito e parte per la Siria per divenire parte dell’utopica umma. Taglia la gola agli infedeli e sogna di conquistare un giorno la Germania per vendicarsi.

Metodi mafiosi.

Una vicenda sviluppatasi in tale modo potrebbe essersi verificata anche 1400 anni fa: Muhammad era uno straniero in patria. Il suo clan l’aveva misconosciuto e ferito. Si diede ad una fuga metafisica, alla ricerca di un’identità piú grande. La reazione alla figura di Abramo fu l’inizio. Muhammad non vedeva Abramo solo in qualità di modello, in relazione al monoteismo, bensí anche come progenitore carnale. Nel Corano chiama Abramo umma (16:120, NdT), cioè nazione. Ad Abramo Muhammad giunge attraverso Ismaele, il figlio di Abramo, il quale è stato quasi ignorato nella Bibbia. Muhammad vedeva se stesso come un eletto ed Ismaele come anticipatore di tale elezione. Muhammad diventava furioso se qualcuno contestava la sua affinità con Ismaele, dato che la cosa avrebbe potuto spezzare il suo legame con Abramo e, quindi, distruggere il mito fondante dell’islam.

Gli odierni riformisti dell’islam sostengono che l’islam sarebbe nato come rivoluzione morale e sociale contro l’ingiustizia che regnava in Arabia e che si sarebbe trasformato in una religione guerresca durante il periodo umayyade. I simpatizzanti della mafia argomentano in modo simile, asserendo che la mafia si sarebbe originata come movimento di resistenza al dominio straniero francese. Secondo loro, la parola mafia sarebbe un acronimo di Morte Alla Francia Italia Anela. Tuttavia, la mafia non è mai stata un’organizzazione fondata sull’onestà. Anche l’islam è nato come confraternita giurata unita da una profonda diffidenza per quanti non appartenevano alla famiglia o al clan. L’islam descrive la prima comunità di mussulmani in questo modo: Muhammad è l’inviato di dio e coloro che sono con lui sono spietati con gli infedeli, ma misericordiosi gli uni con gli altri (48:29, NdT). Si è gentili gli uni con gli altri, ma con i nemici si è senza pietà. Un soldato di Muhammad poteva piangere per timore reverenziale durante la preghiera e pochi minuti piú tardi decapitare un infedele. Similmente, in chiesa un mafioso può ascoltare devotamente una predica sull’amore per il prossimo e poco dopo sparare ad un uomo in mezzo alla strada.

Ancora un parallelo: il capo dei capi non può essere né contraddetto né criticato. Un bacio sulla mano simboleggia la fedeltà dei membri e la loro cieca dedizione a costui. Muhammad non accettava scuse dai propri seguaci quando si trattava di partecipare alla preghiera o ad una delle sue guerre. Disse: nessuno sarà mai un vero credente se non ama me piú dei propri genitori, dei propri figli e di chiunque altro (In Bukhari, qui; in Sunan ibn Majah, qui, NdT).

L’islam: una confraternita giurata legata da una profonda diffidenza per chi non vi appartiene.

Certamente, anche i despoti sono semplici uomini. Spesso la loro vita privata non si accorda alla loro immagine di monarchi assoluti. Una persona che decida costantemente chi deve vivere o morire potrà essere talvolta debole. Anche il profeta Muhammad era sopraffatto dal proprio potere. Piú diventava potente, piú diventava solo. Piú invecchiava, piú il suo comportamento nei confronti delle donne si dimostrava immaturo: a volte era amorevole, altre volte era duro, spesso insicuro e geloso. Impose loro il velo integrale, limitò la loro libertà di movimento e permise loro di parlare con gli uomini solo se separate da una parete che li dividesse.

Il problema di Muhammad con le donne.

Verso la fine della propria vita, Muhammad trattava le donne come oggetti da collezionare a piacere. Alla prima moglie Khadija ne seguirono altre undici, nove delle quali vissero con lui contemporaneamente nella stessa casa. Oltre a quelle, ci furono altre 14 donne con le quali sottoscrisse un contratto di matrimonio, ma senza consumare fisicamente l’unione. In piú ci furono due dozzine di donne con le quali fu fidanzato. Senza dimenticare le sue schiave, parte del bottino di guerra o ricevute in dono. Muhammad fu possessivo persino dopo la propria morte e proibí alle proprie mogli di contrarre matrimonio con altri uomini dopo la sua scomparsa. Dev’essere stato particolarmente difficile da sopportare per la giovane moglie ‘A’isha, dato che, secondo le fonti islamiche, divenne vedova all’età di 18 anni.

Quando Muhammad sposò ‘A’isha, lei aveva appena sei anni. Per secoli il matrimonio di ragazze minorenni è stato legittimato grazie al matrimonio di Muhammad con ‘A’isha. Oggigiorno è piuttosto imbarazzate per molti mussulmani moderati riconoscere che il loro profeta ha sposato una bambina di sei anni e perciò cercano disperatamente di cambiare argomento. Molti ricordano che lui la sposò solo formalmente, quando lei aveva sei anni, ma che consumò il rapporto sessuale tre anni piú tardi. Secondo gli apologeti ciò significa che a quel tempo alcune bambine di nove anni sarebbero state precocemente mature. La cosa si può contestare: innanzitutto, è ‘A’isha stessa ad affermare che gli approcci di Muhammad furono di tipo sessuale sin da principio e che lui fece praticamente di tutto con lei, eccetto che penetrarla. In secondo luogo, una ragazzina di nove anni è solamente una ragazzina di nove anni ed ora come allora solamente una bambina. Ai tempi di Muhammad non era per nulla normale che un uomo sposasse una bambina.

Nonostante il grande affetto per ‘A’isha, Muhammad sposò in media una nuova donna quasi ogni sei mesi. Piú in là, l’infedeltà divenne per lui un grosso problema. Di conseguenza, non solo venne imposta la norma del velo integrale, ma vennero introdotte anche nuove leggi per contrastare l’adulterio: chi praticava la fornicazione veniva punito con cento nerbate. Chi commetteva adulterio veniva lapidato a morte. Ancora oggi le donne in Iraq, Siria e Nigeria vengono trattate come bottino di guerra e subiscono violenza fisica quasi dappertutto nel mondo islamico. Nelle società islamiche gli attacchi con l’acido contro le donne che non portano il velo, le mutilazioni genitali, le lapidazioni ed i delitti d’onore rappresentano le forme piú brutali di misoginia. Non si può ritenere che Muhammad ed il Corano siano gli unici responsabili di tutto ciò, ma a tutto questa situazione hanno dato un grosso contributo.

Stando al Corano, la donna ha innanzitutto una funzione da compiere nella comunità islamica: quella di procurare sollievo all’uomo. Prima che i guerriglieri dell’ISIS riuscissero a catturare le donne yezidi e cristiane per usarle come schiave sessuali, i giovani in Siria venivano reclutati con l’assicurazione che lí il jihad del sesso era permesso. Di converso, mussulmane da ogni angolo del mondo, soprattutto dal Nord Africa, si offrono ai jihadisti. I dotti sunniti che sostengono il jihad del sesso, si richiamano al profeta, il quale permise ai propri soldati di contrarre matrimoni di piacere durante le lunghe guerre. In questo caso, la questione non c’entra con l’etica, in quanto si ha a che fare con un principio piú elevato: il jihad.

E, allora, a che cosa somiglia il paradiso? Il paradiso islamico non è altro che un bordello celeste nel quale ad ogni martire spettano 72 vergini e, oltre a queste, 70 servitrici ciascuno. Il teologo medievale al-Suyuti scrisse: dopo che abbiamo dormito con una houri, lei si trasforma nuovamente in una vergine. Il pene di un mussulmano non si affloscia mai. L’erezione dura in eterno ed il piacere dell’unione è infinitamente dolce e non è di questo mondo. Ogni eletto avrà 70 houri, oltre alle mogli che aveva in terra. Tutte loro avranno una vagina deliziosa.

Perché nel XXI secolo Muhammad deve ancora decidere chi può amare o sposare chi e che cosa deve fare, mangire o indossare?

Pochissime parole in arabo hanno piú sinonimi di quella che significa rapporto sessuale. E la maggior parte di queste parole non descrivono un atto d’amore, ma una forma di violenza. Nel primo dizionario della storia araba, il Lisan al-arab dell’anno 1290, alla voce nikah si trovano i seguenti significati: montare, dibattersi, assalire, colpire, violare, esaurire, scoccare, stare insieme, picchiare, calcare, cadere, crollare, penetrare, aggredire, infilare, ululare.

Muhammad stesso non era particolarmente misogino per i suoi tempi. Si espresse piú volte positivamente a proposito delle donne ed esortò i suoi seguaci a trattare amorevolmente le proprie mogli. Inoltre, non ci sono notizie del fatto che lui stesso abbia mai picchiato le mogli. Ciononostante nel Corano ha reso eterno il diritto di un uomo di picchiare la moglie quando lei sia ostinata. Purtroppo, oggi risulta difficile persino ad alcuni mussulmani moderati dire: picchiare le donne è sbagliato senza se e senza ma, indipendentemente da quanto scritto nel Corano. Invece, si cita il profeta lí dove prescriveva che i colpi non dovevano lasciare segni e che il volto della donna doveva essere risparmiato dalle percosse.

Paranoia e mania del controllo.

Il profeta godeva di potere ed influenza nel mondo dal quale era nato. Però perché deve mantenere lo stesso potere e la stessa influenza in un mondo che lui non ha mai conosciuto? Perché nel XXI secolo Muhammad deve ancora decidere chi può amare o sposare chi e che cosa si deve fare, mangiare o indossare? Perché i mussulmani si infilano in questa trappola della storia?

Si può accusare Muhammad di molte cose, ma non del fatto che fosse un bugiardo: il suo fervore, la sua capacità di provare sofferenza e la sua perseveranza dimostrano che era convinto di aver ricevuto messaggi di origine divina. Desiderava che un potere piú alto lo assistesse. All’iinizio cercava la liberazione, ma alla fine divenne egli stesso un prigioniero. Un maniaco del controllo. Non solo l’idea che aveva di dio riflette questo fatto: molti rituali islamici sono caratterizzati da ripetizioni senza senso, ad esempio le prostrazioni della preghiera o le abluzioni rituali. In pratica, anche nelle regioni piú aride, ogni mussulmano doveva lavarsi cinque volte al giorno per la preghiera, bagnandosi ogni parte del corpo per tre volte. Se non ci fosse stata acqua a disposizione, ci si doveva pulire simbolicamente con la sabbia. Muhammad informò i propri seguaci che dio avrebbe bruciato i luoghi del corpo non detersi dall’acqua o dalla sabbia nel giorno del giudizio (in Bukhari, qui, NdT).

Probabilmente era ossessionato dalla pulizia, un disturbo causato sia dal senso di colpa che dalla mania di controllo. Ancora al giorno d’oggi un mussulmano deve lavarsi per la preghiera se prima ha dato la mano ad una donna. In una moschea si deve entrare col piede destro, mentre nella toilette si deve entrare col piede sinistro. Il mussulmano deve recitare una preghiera prima di andare al bagno per proteggersi dai demoni malvagi che sono in agguato in gabinetto. All’uscita è d’uopo recitare un’altra preghiera e si deve ringraziare Allah per essere scampati agli spiriti malvagi. La lista dei precetti che intralciano il mussulmano nell’organizzazione autonoma della propria giornata si potrebbe riempire di innumerevoli esempi.

Per essere un buon mussulmano, il credente deve imitare il profeta in tutto e per tutto. L’autonomia decisoria, la flessibilità e la creatività non sono previste. Agli odierni chierici islamici conservatori si presenta la possibilità di esercitare il proprio potere sui mussulmani. Interi programmi televisivi hanno come scopo di rispondere alle domande dei credenti per agire secondo l’esempio del profeta. Il problema qui non sta tanto nello sforzo di comportarsi in modo ritualmente corretto, quanto nel fatto che è sotteso che tutti coloro che non si attengono ai precetti illustrati sono peccatori impuri. Al giorno d’oggi i sensi di colpa ed il desiderio di espiazione sono i principali motori della radicalizzazione. Gli islamisti si considerano gli autentici eredi del profeta.

Amare la morte piú della vita.

Chi si sopravvaluta, spesso sopravvaluta anche l’ostilità di quanti lo circondano. La tradizione islamica antica conta ben 15 complotti per assassinare il profeta ai quali egli sarebbe sopravvissuto: tre orditi da arabi pagani e dodici da ebrei. Sebbene nel Corano sia scritto che dio ha suddiviso l’umanità in popoli affinché si conoscano l’un l’altro (49:13, NdT), Muhammad profetizzò: i popoli un giorno vi attaccheranno perché diventerete deboli nei vostri cuori. I vostri cuori diverranno deboli, perché amerete la vita e odierete la morte (Sunan Abi Dawud, qui, NdT). Perciò gli islamisti rivendicano il fatto di amare la morte piú della vita. Non per nulla un tipico grido di guerra dei terroristi è: voi amate la vita e noi amiamo la morte.

Il Consiglio Centrale dei Mussulmani in Germania sancisce che Muhammad non poteva sapere che cosa fosse il calcio.

Non c’è un passo del Corano che preveda esplicitamente la pena di morte per chi vilipende il profeta, ma nella biografia di Muhammad vi sono numerosi aneddoti a proposito di persone che furono giustiziate su suo ordine per aver bestemmiato il suo nome. La tradizione menziona piú di 40 vittime, fra cui alcuni poeti e cantastorie, che avevano osato ridicolizzarlo. Nella collezione di hadith di Abu Dawud si legge: il profeta trovò il cadavere di una donna uccisa davanti alla sua moschea. Domandò agli oranti chi l’avesse uccisa. Un cieco si alzò e disse: sono stato io. È la mia schiava e da lei ho avuto due figli belli come perle. Ma ieri lei ti ha offeso, profeta di dio. Le ho intimato di non insultarti piú, ma lei ha ripetuto quello che aveva detto. Non ho potuto tollerarlo e l’ho ammazzata. Al che Muhammad rispose: il sangue di questa donna è stato versato secondo giustizia. (Sunan Abi Dawud, qui, NdT).

L’importanza assoluta data all’islam produce il fondamentalismo.

Ciò che è spaventoso a proposito di questa storia non è soltanto il fatto che un uomo ammazzi la madre dei propri figli (in uno degli hadith il sangue della donna bagna uno dei figli che le si aggrappa alle gambe, NdT), quanto il trasferimento in ambito privato della facoltà di ricorrere alla violenza. L’esecuzione di una sentenza di morte non è privilegio del sovrano o di uno dei poteri dello Stato: ciascun mussulmano ha tale potere. Quando ho tenuto un discorso al Cairo nel giugno del 2014 in cui affermavo che il fascismo islamico è cominciato con Muhammad, un professore dell’università di al-Azhar ha invocato la mia uccisione ed ha citato la storia della schiava del cieco come prova della legittimità della sua sentenza.

All’inizio del 2015 della teppaglia ha lapidato a morte una giovane donna afgana per aver bruciato un Corano. Un’insegnante britannica è finita in carcere per aver chiamato Muhammad un orsacchiotto. La società calcistica Schalke 04 ha sollevato delle critiche, perché il suo inno dice: Mohamed war ein Prophet, der vom Fußball nichts versteht (Muhammad era un profeta che non capiva niente di calcio). In ogni caso, il Consiglio Centrale dei Mussulmani in Germania ha sancito che Muhammad non poteva avere idea di che cosa fosse il calcio.

Le sofferenze del mondo islamico possono venire guarite solamente se i mussulmani si liberano delle molteplici manie e malattie del profeta: delirio di onnipotenza, paranoia, intolleranza alla critica e suscettibilità. Anche l’immagine distorta della divinità, che è diventata l’archetipo del despota, deve essere messa in discussione.

Il fondamentalismo non è una coseguenza dell’errata interpretazione dell’islam, bensí la conseguenza dell’eccesso di importanza che all’islam viene data. La riforma dell’islam comincerà quando i mussulmani troveranno il coraggio di liberare Muhammad dalla sua condizione di intoccabilità. Solo allora potranno essi stessi evadere dalla prigione della fede ed essere parte del presente che non viene determinato da dio, bensí dagli esseri umani.
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La guerra di religione dell'idolatra Maometto e del Corano

Messaggioda Berto » gio mar 30, 2017 7:30 am

Ebraismo e Cristianesimo : violenti come l'islam? No!
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I genocidi dell'Islam

Bill Warner è uno studioso indipendente, esperto di statistica
http://drbillwarner.com

Guglielmo Piombini Bill Warner è uno studioso indipendente, esperto di statistica: http://drbillwarner.com

Essendo laureato in scienze matematiche, l’aspetto originale del suo lavoro è lo studio statistico della storia e delle fonti islamiche: http://www.cspipublishing.com/statistical/index.html

Egli ad esempio ha calcolato esattamente il numero di volte che la parola jihad compare nei testi islamici, con quale significato, l’elenco dettagliato di tutte le azioni di jihad nella storia (http://www.cspipublishing.com/statistic ... esDate.pdf);
il numero di passaggi violenti nel Nuovo Testamento (0), nell’Antico Testamento (34) e nei testi sacri dei musulmani (ben 328): http://www.cspipublishing.com/statistic ... html#Bible ,
oltre a tante altre cose.

Tutti questi sono numeri oggettivi.

Per quanto riguarda le fonti usate da Warner per calcolare le vittime della jihad in 14 secoli, le ha indicate qui: https://www.politicalislam.com/tears-of-jihad



Secondo i calcoli di Bill Warner - da GPiombini- del “Center for the Study of Political Islam” la conquista musulmana del Medio Oriente, dell’Anatolia e del Nordafrica – che rappresentavano metà della cristianità antica – ha fatto almeno 50 milioni di vittime.
La conquista islamica dell’Oriente – dove ha spazzato via l’antichissima civiltà persiana e zoroastriana – ha poi prodotto la morte di10 milioni di buddisti la cui religione è stata estirpata dalla “via della seta” e dall’Afghanistan.
L’attacco all’India ha distrutto metà di quella civiltà facendo circa 80 milioni di vittime.
Mentre nell’Africa subsahariana le vittime cristiane e animiste del Jihad sarebbero circa 120 milioni. Sommando tutte queste cifre si giunge alla conclusione che dal settimo secolo a oggi approssimativamente 270 milioni di ‘infedeli’ sono morti per la gloria politica dell’Islam, un numero di vittime che probabilmente supera quelle del comunismo”.


Islam e persecuzione e sterminio dei cristiani (cristianofobia)
viewtopic.php?f=181&t=1356


Stermegno de łi armeni anatołeghi - parké creistiani
viewtopic.php?f=110&t=371
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La guerra di religione dell'idolatra Maometto e del Corano

Messaggioda Berto » gio mar 30, 2017 7:34 am

Questa è la consegna di Maometto fondatore dell'Islam ai suoi discepoli, seguaci, credenti e fedeli mussulmani

" ... nel marzo 632 Maometto affermò, nel suo discorso d’addio:
“Mi è stato ordinato di combattere tutti gli uomini fino a quando non diranno che non c’è altro Dio fuori di Allah”.

Ogni buon maomettano o mussulmano o islamico deve stare alla consegna di Maometto come ordinato da Allah, chi non lo facesse non sarebbe un vero mussulmano.


Maometto (santo o criminale terrorista ?) - Maometo (on santo o n criminal terorista ?)
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2030

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... etto_1.jpg


Religione e religiosità come ossessione, come grave malattia, grave disturbo della mente e dell'anima o psico-emotivo
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2527

Nazismo maomettano = Islam = dhimmitudine = apartheid = razzismo = sterminio
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2526

L'Islam è il nazismo maomettano? Sì!
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2274
http://www.facebook.com/Islam-nazismo-i ... 0147022373

Orrore, terrore, avversione e odio per il nazismo maomettano o sana e naturale islamofobia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2523

Religione e religiosità come ossessione, come grave malattia, grave disturbo della mente e dell'anima o psico-emotivo
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2527

Immagine
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Messaggioda Berto » mar ago 15, 2017 7:40 am

L'Islam e "l'uccisione di innocenti"
Denis MacEoin
17 settembre 2014

https://it.gatestoneinstitute.org/4740/ ... -innocenti

La settimana scorsa, prima che lo Stato islamico decapitasse il suo terzo occidentale, il presidente americano Barack Obama ha annunciato che "l'Isil non è islamico. Nessuna religione giustifica l'uccisione di innocenti".

Beh, non esattamente.

Quante volte – nonostante l'attuale spettacolo dello Stato islamico (i cui acronimi sono Si, Isil o Isis) in Siria e in Iraq – abbiamo sentito dire ai politici e ai leader ecclesiastici che l'Islam è una religione di pace; che l'estremismo islamico è un'innovazione moderna, una profonda deviazione da qualche immaginario "vero" Islam, e anche il suo stesso nome, la parola "Islam", significa pace?

Non sono solo i musulmani a dire che l'Islam è una religione di pace: anche alcuni politici e qualche ecclesiastico occidentale lo ripetono.

La settimana scorsa, il 13 settembre, il premier britannico David Cameron lo ha sottolineato alla BBC, in risposta alla decapitazione perpetrata dall'Isis del cooperante inglese, David Haines.

L'ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush lo ha detto più di una volta, anche in un discorso pronunciato il 17 settembre 2001.

Così anche, l'ex primo ministro britannico Tony Blair: "Non c'è un problema con l'Islam. Per quelli di noi che lo hanno studiato, non vi è alcun dubbio circa la sua vera e pacifica natura".

Il presidente Barack Obama in precedenza è stato categorico come lo è oggi. Nel novembre 2010, a Mumbai, in India, egli asserì: "La religione [l'Islam] insegna la pace, la giustizia, l'equità e la tolleranza. Tutti noi riconosciamo che questa grande religione non può giustificare la violenza".

Papa Francesco ha fatto dichiarazioni simili: "Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento che ci preoccupano, l'affetto verso gli autentici credenti dell'Islam deve portarci ad evitare odiose generalizzazioni, perché il vero Islam e un'adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza".

Ma l'islamista britannico Anjem Choudary in un'intervista del 2010 a CBN News ha rifiutato seccamente una simile interpretazione dell'Islam:

"Non si può dire che l'Islam è una religione di pace," egli ha asserito, "perché l'Islam non significa pace. L'Islam significa sottomissione. Pertanto, il musulmano è colui che si sottomette. C'è posto per la violenza nell'Islam. C'è posto per il jihad nell'Islam".

Choudary ha ragione. Anche se salam, la parola araba che significa pace, e islam, che sta per sottomissione, derivano dalla stessa radice formata da tre consonanti, esse hanno però accezioni ben diverse e derivano da una differente forma del verbo. Nessuno che conosce l'arabo potrebbe confondere una parola con un'altra.

Islam non significa "pace" ma "sottomissione". La sua radice, salam, significa pace, ma non nel senso occidentale del termine. Essa indica la pace che prevarrà nel mondo una volta che il genere umano si convertirà all'Islam, anche se quale ramo dell'Islam è ancora in discussione.[1]

Ciò che è curioso è che nessuno, a quanto mi risulta, ha posto molta enfasi sulla storia più antica dell'Islam. In ogni caso, purtroppo, i primordi dell'Islam dimostrano che esso non è mai stato una religione di pace e che i jihadisti moderni, soprattutto i salafiti, traggono direttamente ispirazione dalle azioni delle prime tre generazioni della fede, i Salaf (gli antenati o i predecessori), i compagni del Profeta, i loro figli e i loro nipoti. Ciò che è preoccupante, o almeno dovrebbe esserlo, è che queste figure fungono da modelli costruttivi per i musulmani di oggi.

Il Corano è pieno di intimazioni a combattere il jihad: i fondamentalisti islamici moderni affermano di trarre ispirazione dal testo sacro. Si stima che nel Corano ci siano circa 164 versetti che esortano al jihad. Per non parlare degli innumerevoli passaggi contenuti negli hadith – la biografia del profeta – che istigano o fanno riferimento alla guerra santa. Ecco alcuni esempi (la traduzione dall'arabo è dell'autore):

"Combattano dunque sul sentiero di Allah, coloro che barattano la vita terrena con l'altra. A chi combatte per la causa di Allah, che sia ucciso o vittorioso, Daremo presto ricompensa immensa." (Sura 4:74)

"Getterò il cuore dei miscredenti. Pertanto, li decapiterete e taglierete tutte le loro dita." (Sura 8:12)

"Uccidete questi miscredenti ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati." (Sura 9:5)

Purtroppo, è impossibile reinterpretare il Corano in maniera "moderata". La più famosa tafsir – o interpretazione – moderna, del testo sacro è un'opera in più volumi intitolata All'ombra del Corano. Essa è stata scritta da Sayyid Qutb (morto nel 1966), l'ideologo dei Fratelli musulmani spesso considerato il padre del fondamentalismo islamico moderno. La sua interpretazione conduce ripetutamente il lettore in territorio politico, dove il jihad è il presupposto dell'azione.

Il Corano contiene molti versetti pacifici e tolleranti e questi potrebbero essere utilizzati per creare una vera e propria riforma – qualcosa che molti riformatori veri hanno cercato di fare. Ma c'è un problema. Tutti questi versetti moderati sono stati scritti nella fase iniziale della carriera di Maometto, quando il Profeta viveva alla Mecca e aveva deciso di affascinare la gente. Quando poi egli si traferì alla Medina nel 622, tutto cambiò. Divenne ben presto un leader religioso, politico e militare. Nel corso dei successivi dieci anni, poiché i suoi approcci religiosi a volte non erano graditi, i versetti pacifici lasciarono spazio a quelli inneggianti al jihad e alle diatribe intolleranti contro gli ebrei, i cristiani e i pagani. Quasi tutti i libri di tafsir danno per scontato che i versetti posteriori abrogano quelli precedenti. Questo significa che i versetti che predicano l'amore per tutti non sono più applicabili, tranne per quanto riguarda quelli inerenti i fratelli musulmani. I versetti che insegano il jihad, la sottomissione e le dottrine connesse formano ancora la base per l'approccio di molti musulmani con i non credenti.

D'altra parte, nessuno può cambiare il Corano in alcun modo. Se il testo contiene la parola diretta di Allah, allora la rimozione anche di un piccolo segno diacritico o di un punto sopra o sotto una lettera sarebbe una blasfemia del genere più estremo.[2] Qualsiasi modifica indicherebbe che il testo sulla terra non corrisponderebbe alla tavola in cielo – la "Madre del Libro", come Maria è la madre di Cristo – che è l'originale eterno del Corano. Se un puntino venisse spostato, forse sarebbe così anche per gli altri, e le parole lunghe potrebbero prendere il posto di altre parole. Lo stesso Corano condanna gli ebrei e i cristiani per aver manomesso i loro testi sacri, in modo che né la Torah né i Vangeli possono essere considerati come la parola di Dio. Il Corano ci cattura con la sua assoluta immutabilità.

La colpa persistente dei politici occidentali moderni, dei leader ecclesiastici e dei multiculturalisti consiste nell'aver accettato l'ignoranza e promosso la loro stessa ignoranza al rango di competenza. L'Islam è uno degli argomenti più importanti della storia umana, ma a quanti studenti nel corso delle lezioni di storia vengono forniti i particolari come quelli menzionati sopra? Quanti libri di testo tracciano un quadro onesto dalle origini dell'Islam fino ai giorni nostri?

Inoltre, a quanti veri esperti è negato il contatto con i governi e i politici in modo che le bugie non costituiscono la base delle decisioni governative prese in Occidente? Quante volte la verità lascerà spazio alle fandonie mentre gli estremisti musulmani fanno attentati dinamitardi, sparano e decapitano per acquisire potere?

Questi fatti non scaturiscono da moderne narrazioni occidentali, essi sono lì nei testi fondamentali dell'Islam, nelle storie di al-Waqidi e al-Tabani. Nessuno inventa nulla. I musulmani che evitano la propria storia dovrebbero essere posti di fronte ad essa in tutte le discussioni future.

Purtroppo, anche molti musulmani moderati non riescono ancora a vedere la realtà che si cela dietro alcuni degli aspetti più elementari della loro religione. Subito dopo gli attentati del 7 luglio 2005 a Londra, il quotidiano Guardian chiese a molte persone cosa ne pensassero degli attacchi. Un affabile giovane leader musulmano disse di essere inorridito dagli omicidi commessi dai suoi correligionari, e che se solo i giovani musulmani leggessero il Corano prenderebbero le distanze da ogni forma di estremismo violento.

Tutti i combattenti jihadisti leggono costantemente il Corano e citano quei versetti in cui trovano giustificazioni più che sufficienti per gli attacchi violenti contro i non musulmani, apostati e "ipocriti" (munafiqun – un termine tratto direttamente dal Corano che significa qualcosa di simile ad apostata).

Oltre al Corano, i sei libri di hadith e la biografia del profeta (la Sira) rappresentano un mondo nato dalla violenza. Maometto dopo essersi trasferito alla Medina, condusse i suoi seguaci in battaglie e incursioni nelle aree tribali. Egli combatté in importanti conflitti come le battaglie di Badr, Uhud e al-Khandaq. Ibn Ishaq, il suo biografo, dice che il Profeta ha combattuto in ventisette battaglie. Inoltre, egli inviò i suoi luogotenenti a razziare le carovane – incursioni conosciute come ghazwat. Un centinaio circa di questi raid ebbero luogo, principalmente, per richiamare gli arabi all'Islam. Se deviavano dalla vera fede – come stiamo assistendo oggi nello Stato islamico – gli apostati, come i pagani, erano contrastati finché non abbracciavano l'Islam o erano uccisi.

Maometto ordinò o fiancheggiò circa quarantatré omicidi di oppositori, tra cui diversi poeti che lo avevano sfidato nei loro versi. Meglio conosciute sono le sue rappresaglie contro tre tribù ebraiche, due delle quali furono espulse da Medina, mentre gli uomini della terza, quella dei Banu Qurayza, furono condannati a morte da Sa'd ibn Mu'adh, il cui giudizio fu approvato da Maometto. Ben 900 maschi della tribù – dai tredici anni in su – furono decapitati; le donne e i bambini furono venduti come schiavi, e altre donne divennero le concubine di uomini musulmani.[3] Il periodo trascorso a Medina è stato caratterizzato da continui cicli di violenza, ordinati e condotti dal "Profeta di pace".

Quando Maometto morì nel 632, due erano i nomi in cima alla lista dei suoi successori: il suocero Abu Bakr (morto nel 634), considerato dai sunniti come il primo califfo, e il genero 'Ali, riconosciuto dagli sciiti come il primo dei dodici imam – pertanto, la questione di come dare seguito alla successione del Profeta pochi giorni dopo la sua morte tracciò la divisione tra gli sciiti e i sunniti nell'Islam.

La prima impresa in cui Abu Bakr s'imbarcò come califfo fu quella di lanciare una serie di attacchi in tutta la penisola arabica. Le tribù beduine, che si erano attenute all'usanza di negare la loro fedeltà una volta che il leader di una tribù associata fosse morto, non si ritennero più fedeli all'Islam dopo la scomparsa di Maometto. Abu Bakr considerò questo gesto un'apostasia e inviò delle coorti a costringere i capi tribù a fare ritorno nel grembo dell'Islam. Queste guerre della Ridda condussero a quindici battaglie. Una volta risolta la questione, Abu Bakr inviò gli eserciti musulmani a conquistare l'Iraq (una provincia dell'impero sasanide persiano) e il Levante (parte dell'impero bizantino cristiano).

Quando Abu Bakr, anziano, morì di febbre nell'agosto 634, gli succedette Umar ibn al-Khattab (morto nel 644). Sotto il suo regno, l'intero impero sasanide e due terzi dell'impero bizantino furono conquistati in nome dell'Islam. Le battaglie si susseguirono e così anche i bagni di sangue. Nel 644, un gruppo di persiani, indignati per la conquista, ordì un complotto per uccidere Umar e riuscì a farlo quando un ex schiavo, meglio conosciuto come Abu Lu'lu' lo assassinò mentre era intento a pregare.

Anche se il terzo dei quattro califfi "ben guidati", Uthman ibn Affan (morto nel 656), era già avanti con gli anni quando assunse il potere, le battaglie per conquistare o allineare metà del mondo conosciuto ebbero luogo proprio sotto il suo regno. Le sue conquiste si estesero fino all'attuale Pakistan, all'Iran, all'Afghanistan, all'Azerbaijan, al Dagestan, al Turkmenistan e all'Armenia. La Sicilia e Cipro furono invase. Gli eserciti si spostarono nel Nord Africa e in seguito nella penisola iberica e nell'Italia meridionale.

Tuttavia, verso la fine della sua vita, Uthman divenne impopolare e Medina, sede della sua capitale, diventò un covo di intrighi e malcontento. Nel 656, scoppiò una rivolta armata e un migliaio di ribelli, con l'ordine di assassinare il califfo, si diresse dall'Egitto a Medina. Alcuni entrarono nella sua residenza e lo uccisero, dopo che i suoi sostenitori cercarono di difenderlo e scoppiarono i combattimenti. La religione di pace era ancora in marcia.

A Uthman succedette il genero di Maometto, Ali (morto nel 661), l'ultimo dei quattro califfi rashidun (ben guidati). Quasi subito, Ali fu coinvolto in una disputa che si concluse in una guerra civile. Egli affrontò Aisha, la moglie del Profeta, nella battaglia del Cammello del 656, in cui furono uccisi diecimila uomini e fronteggiò altresì le forze di Muawiyah (che in seguito fu il primo dei califfi omayyadi) a Siffin (nel 657), in cui perse 25.000 uomini e Muawiyah 45.000. Ali fu poi assassinato nel 661 nella moschea di Kufa da un estremista musulmano.

Gli Omayyadi assunsero il potere e stabilirono a lungo la loro capitale a Damasco. Ma fece rapidamente seguito un periodo di violenza. Nel 680, quando Yazid (morto nel 683), il figlio di Muawiyah, assunse il titolo di califfo, Husayn, un nipote di Maometto, si ribellò e sollevò le truppe per attaccare Yazid. Le due parti si scontrarono a Karbala nel 680; nei combattimenti morirono Husayn, la sua famiglia e i suoi sostenitori. Questo segna il momento più cruciale nella divisione tra gli sciiti (per i quali Husayn è il terzo dei loro imam) e la maggioranza sunnita.

Nella battaglia di Karbala, raffigurata nel dipinto di Abbas Al-Musavi's, Husayn, figlio di Ali e nipote di Maometto, fu ucciso con la sua famiglia e i suoi seguaci dalle truppe del califfato omayyade. Fu questo il momento più cruciale nella divisione tra l'Islam sciita e sunnita. (Fonte dell'immagine: Brooklyn Museum)

Il resto della storia islamica è contrassegnata da jihad annuali, guerre ingaggiate tra diversi governanti musulmani e imperi. Nella sola India, 60-80 milioni di indù potrebbero essere stati uccisi durante secoli di invasioni dagli eserciti musulmani tra l'anno 1000 e il 1525.[4] E questo va dimenticato?

Finché il Corano rimarrà sugli scaffali di ogni moschea e libreria islamica, i ragazzi che indossano il thawb e le giovani donne avvolte nei loro hijab possono trovare nelle sue pagine la giustificazione perfetta per il loro impegno continuo a seguire la via del jihad e per l'uccisione di persone innocenti.

[1] Vedi http://www.religioustolerance.org/faisal01.htm; http://www.al-islami.com/islam/religion_of_peace.php; http://d1.islamhouse.com/data/en/ih_boo ... Peace.pdf; http://www.studymode.com/essays/Islam-a ... 12736.html

[2] Il punto o nuqta è di enorme importanza nello sciismo, dove l'Imam Ali ha asserito di essere il puntino sotto la lettera b all'inizio della prima parola del Corano, bismillah, che lo rende il primo di tutti gli esseri creati. Le sette come quelle dei Nuqtavi e dei Babi in Iran vi hanno letto significati profondi. Potrebbe essere un punto, ma può anche significare il mondo.

[3] Vedi William Montgomery Watt, Muhammad at Medina, pp. 208-216, Oxford 1956, lo studio definitive di questo periodo. Chi scrive era uno studente di Watt degli anni Settanta.

[4] K.S. Lal, Growth of Muslim Population of Medieval India (1000-1800).
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La guerra di religione dell'idolatra Maometto e del Corano

Messaggioda Berto » mer gen 22, 2020 4:23 pm

Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazismo maomettano.

Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2811

La blasfemia vera è quella che sta alla base delle religioni, ossia la presunzione sacrilega di detenere il monopolio di Dio, dello Spirito Universale;
questa blasfemia è la fonte di ogni male, specialmente laddove questa presunzione demenziale si accompagna alla mostruosa e disumana violenza coercitiva.
L'odio e la violenza sono intrinsici all'Islam, a Maometto e al Corano, vanno denuciati, perseguiti e banditi come il male assoluto.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6248299139



Bandire e combattere l'Islam come nazismo maomettano, prima che distrugga l'Europa e il Mondo
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2374

Bandire l'Islam prima che distrugga l'Europa - L'Islam è il culto idolatra, politico religioso, dell'orrore e del terrore, il culto di morte dell'idolo Allah e del suo profeta e primo terrorista assassino islamico, modello per tutti i mussulmani, da sempre, per sempre e ovunque.
Chiediamo al Papa cattolico romano, quanti cristiani, europei, occidentali ed altri innocenti del mondo, dovranno ancora morire prima che il suo "D-o o idolo cristiano del perdono, della fraternità e dell'amore universale" sia sazio, del sangue delle vittime, del martirio dei cristiani, degli innocenti di tutto il mondo, di ogni colore e di ogni credo religioso, e si scagli contro questo credo idolatra di morte che è l'Islam.

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8073159753


Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... lIslam.jpg





Dire le cose:


Maometto fu un ignorante, presuntuoso, invasato, esaltato, idolatra che si inventò il suo dio Allah tratto dagli idoli della Mecca, un dio-idolo dell'orrore, del terrore e di morte,
uno che abusò della credulità popolare e che poi si impose con la minaccia, l'intimidazione, il ricatto, la violenza (che non fu affatto per legittima difesa come raccontrano i suoi seguaci per giustificarsi ma fu predatoria, aggressiva, sopraffatrice, assassina);
fu un bugiardo, un ladro, un razziatore rapinatore, sequestratore e ricattatore, schiavista, assassino e sterminatore;
fu un razzista al massimo grado che discriminò chiunque non si sottomettesse a lui e al suo idolo e che depredò, cacciò e sterminò ebrei, cristiani, zoroastriani e ogni diversamente religioso, areligioso e pensante che gli si contrapponesse e non si sottomettesse;
invase, depredò, ridusse in schiavitù e fece strage nei paesi altrui imponendo con la minaccia la sua politica e la sua criminale ideologia-teologia religiosa imperialista e totalitaria;
indusse al suicidio, all'omicidio e allo sterminio e fece dire al suo idolo, dettandolo ai suoi seguaci, ciò che poi
fu scritto nel Corano e che da 1400 anni induce e istiga alla violenza, alla discriminazione, alla falsità, alla minaccia, alla depredazione, al disprezzo degli altri non maomettani, alla riduzione in schiavitù e alla dhimmitudine, all'omicidio, al suicidio-omicidio, all'assassinio e allo sterminio di ogni diversamente religioso, areligioso e pensante della terra che non si sottometta ai suoi seguaci e al loro orrendo idolo Allah.

Le uniche ideologie-teologie-pratiche politico-religiose ammesse e accettabili nei paesi civili sono o dovrebbero essere esclusivamente quelle che non violano i valori, i doveri e diritti umani naturali universali, civili e politici e che sono con essi completamente compatibili:
quindi
non debbono essere violente, minacciose, intimidatorie, costrittive, ricattatorie;
non debbono promuovere e indurre alla discriminazione, alla depredazione, al disprezzo, alla schiavitù, alla dhimmitudine, all'odio, al suicidio, all'omicido, allo sterminio;
non debbono trasformare gli uomini in mostruosità acritiche, fanatiche, ossessionate, criminali, disumane;
non debbono generare conflitti etnici, civili, religiosi e politici sia nazionali che internazionali;
non debbono come esempi esaltare figure criminali di assassini, predatori, bugiardi, sterminatori, invasati;
devono promuovere la pace, la fratellanza, la responsabilità, la proprietà, la libertà di parola di pensiero e di critica, la solidarietà volontaria e non forzata;
debbono rispettare i paesi, i popoli, le comunità, le etnie, le culture, le tradizioni e accettare tutte le diversità che promuovono la vita e il bene e che sono compatibili con i valori, i doveri e diritti umani naturali universali, civili e politici.
Se il nazismo hitleriano e Hitler rientrano in questa casistica e vanno giustamente banditi dal consesso civile, allo stesso modo dovrebbero essere banditi anche il nazismo maomettano e Maometto perché sono mille volte peggio.

Santificare Maometto, il suo idolo Allah e il Corano è santificare il male, un mettersi dalla parte di ciò che di più maligno esista sulla faccia della terra.
Santificare Maometto, il suo idolo Allah e il Corano dichiarandoli elevatori di spiritualità e portatori di umanità, di amore, di pace, di fratellanza, di giustizia, di cultura e di civiltà significa ingannare e illudere l'umanità intera specialmente quella che soffre a causa dell'Islam e che vorrebbe potersi difendere e liberare da tutto ciò;
Santificare Maometto, il suo idolo Allah e il Corano è farsi demenzialmente, irresponsabilmente e vilmente complici del male, e costituisce di per sé un grave crimine contro l'umanità.



I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2808


Solo coloro che mettono in discussione e criticano apertamente Maometto e il Corano sono credibili e tutti costoro sono eslusivamente ex mussulmani, apostati;
tutti gli altri cosidetti moderati o buoni non mettono mai in discussione né Maometto, né il Corano e anche se normalmente in occidente tengono comportamenti tolleranti e rispettosi delle leggi e dei non mussulmani, laddove però diventano massa islamica e massa preponderante perdono ogni tolleranza e rispetto e diventano come tutti gli ìntegralisti e fondamentalisti o per adesione/induzione naturale o per paura di essere accusati di eresia e apostasia o per semplice opportunismo.

L'unico modo che abbiamo per aiutarci e aiutare il Mondo a liberarsi del nazismo maomettano è quello di dire la verità, sempre e ovunque e di criticare Maometto, il suomidoloAllah e il Corano,
se si tralascia di dire la verità e di criticare questi due fondamenti dell'islam non se ne viene fuori;
non esiste altro metodo a costo di scatenare la rabbia e la violenza dei nazi maomettani, bisogna metterli davanti a se stessi e alle mostruosità dell'Islam, di Maometto e del Corano.

Far finta di niente, lasciar correre, negare la malignità dell'Islam, il santificare il maomettismo come se fosse altro dal nazismo maomettano come ha fatto e fa Bergoglio e come fanno i demosinistri è da irresponsabili, o demenziale o altrettanto criminale del nazismo maomettano di cui tale atteggiamento si fa complice e promotore quando addirittura non lo giustifica colpevolizzando l'occidente europeo e americano, il cristianismo, Israele e gli ebrei.



Maometto, il Corano, Allah e i maomettani cos'hanno di buono? Nulla!
Ma cosa mai hanno da rivelare, insegnare e da trasmettere di buono, di vero, di giusto e di bello Maometto, il Corano, Allah e i maomettani, all'umanità intera e ai non maomettani? Nulla assolutamente nulla!
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6123975281
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2850

Prendo lo spunto da questa frase attribuita all'imperatore bizantino Manuele II Paleologo del 14° secolo:
"Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava"



Criminali e irresponsabili difensori dell'Islam o nazismo maomettano
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2263

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... Arabia.jpg



Caso Iran e i difensori della sua orrida dittatura teocratica nazi maomettana, demosinistri cristiani bergogliani e internazi comunisti, destrorsi fascisti e nazisti, antiamericani e antisraeliani (versione moderna dell'antisemitismo/antigiudaismo).

Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene
viewtopic.php?f=188&t=2893
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Libertà di pensiero, di critica e di espressione contro i dogmi e l'idolatria
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Libertà di parola, di pensiero, di critica, di spiritualità e di religione
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