Veło e Ixlam

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » mer ott 24, 2018 8:03 am

Algeria, vietato velo islamico alle impiegate degli uffici pubblici
Gerry Freda - Lun, 22/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/alg ... 91223.html


La decisione del governo ha già provocato l’indignata reazione dei gruppi salafiti, fautori dell’integralismo islamico

In Algeria, le autorità hanno proibito alle donne impiegate nella pubblica amministrazione di indossare il velo tradizionale islamico.

Secondo il governo, ogni indumento diretto a occultare il viso delle persone e, quindi, a impedirne l’identificazione rappresenterebbe una “minaccia per la sicurezza nazionale”.

Ahmed Ouyahia, Primo ministro del Paese nordafricano, ha in questi giorni disposto l’interdizione del niqab, il velo integrale islamico, dagli uffici pubblici. Di conseguenza, i funzionari statali, provinciali e comunali di sesso femminile non potranno più, in nome di “superiori esigenze di sicurezza pubblica”, indossare tale indumento, il quale nasconde completamente il corpo della donna, con la sola esclusione degli occhi. I dirigenti dei dicasteri nazionali e i governatori delle province saranno le autorità incaricate di garantire l’osservanza del divieto. Nella circolare con la quale è stata disposta l’interdizione, il premier algerino ha fornito tale motivazione circa la “messa al bando” del niqab: “Negli uffici pubblici deve essere assicurata l’identificazione permanente dei funzionari e quest’ultima rischia di essere pregiudicata da abiti e veli suscettibili di occultare i tratti somatici delle persone.” Secondo i media algerini, il provvedimento governativo inciderà sulle usanze di una platea di cittadini estremamente circoscritta. Nel Paese nordafricano, infatti, il niqab è indossato da una percentuale molto bassa della popolazione, mentre è maggiormente diffuso l’hijab, un velo che copre soltanto testa e collo, lasciando visibile la faccia.

L’interdizione del velo integrale è stata subito duramente criticata dalle frange islamiche tradizionaliste. I gruppi salafiti, fautori del wahhabismo, hanno definito “contraria alla sharia” la scelta governativa e si sono poi scagliati non solo contro la “messa al bando” del niqab, ma anche contro l’accesso delle donne ai pubblici impieghi. Semplice “perplessità” per il provvedimento adottato dal Primo ministro è stata invece manifestata dagli ambienti musulmani moderati, i quali hanno però accusato le istituzioni di volere imprimere all'Algeria una “svolta laicista”, analoga a quella promossa in passato in Francia.

Dal 2002, con la fine della guerra contro i gruppi jihadisti, le autorità algerine hanno introdotto diverse norme intese a ridurre l’influenza dell’Islam sulla sfera pubblica. All’inizio dell’anno, ad esempio, il governo ha vietato alle studentesse degli istituti scolastici e delle università statali di indossare abiti rappresentativi della tradizione musulmana, quindi sia il niqab sia l’hijab. Le istituzioni hanno allora giustificato tale misura restrittiva asserendo che, tra le pieghe dei veli, le alunne avrebbero potuto "nascondere appunti", falsando così i risultati degli esami di Stato.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » mer ott 24, 2018 9:19 pm

L'Onu condanna la Francia: "Divieto del velo islamico va abolito"
Gerry Freda - Mer, 24/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lon ... 92197.html

Oltre alla Francia, i Paesi europei nei quali vige il divieto del velo islamico nei luoghi pubblici sono attualmente la Danimarca, l’Austria, il Belgio, l’Olanda, la Bulgaria e la Svizzera

In questi giorni, l’Onu ha duramente criticato la legge francese che vieta alle donne di indossare il velo tradizionale islamico nei luoghi pubblici.

Secondo il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la restrizione sarebbe incompatibile con la normativa internazionale sulle libertà fondamentali degli individui, in quanto impedirebbe alle donne musulmane di manifestare la rispettiva appartenenza religiosa. Il responso sfavorevole alla Francia è stato emesso dal Consiglio al termine di un procedimento avviato sulla base delle denunce presentate a tale organo nel 2016 da due cittadine transalpine di fede musulmana. L’interdizione del niqāb nei luoghi pubblici è stata introdotta Oltralpe nel 2010 per iniziativa del presidente Nicolas Sarkozy e nel 2014 è stata considerata “legittima” dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. La normativa incriminata punisce con una sanzione di 150 euro ogni violazione del divieto.

Il Consiglio, in una raccomandazione indirizzata al governo transalpino, ha giudicato le norme varate nel 2010 “incompatibili” con la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, redatta dalla stessa Onu nel 1966. Il divieto vigente in Francia costituirebbe infatti una violazione degli articoli della Convenzione relativi alla libertà di religione: “Il Consiglio ritiene che le disposizioni penali miranti a interdire alle donne di indossare il niqāb negli spazi pubblici pregiudichino in maniera sproporzionata l’effettivo esercizio, da parte dei singoli, della libertà di manifestare la rispettiva appartenenza religiosa. Il divieto, imposto nel 2010 dal governo francese con l’intento di difendere la dignità delle donne musulmane, rischia inoltre, paradossalmente, di ostacolare il cammino di queste ultime verso una maggiore integrazione sociale.”

Ad avviso dell’organo Onu, istituito appositamente per monitorare il rispetto della Convenzione del 1966 da parte degli Stati firmatari, le autorità di Parigi non avrebbero fornito spiegazioni sufficienti a evidenziare un nesso tra l’introduzione del provvedimento restrittivo e un “significativo rafforzamento” della sicurezza nazionale: “Il Consiglio, nonostante le numerose giustificazioni fornite dalla Francia circa il mantenimento in vigore del divieto, continua a non comprendere come la messa al bando del niqāb dai luoghi pubblici possa costituire un valido strumento nel quadro del rafforzamento della sicurezza pubblica e della prevenzione del terrorismo.” L’organo Onu ha quindi esortato Parigi a “rivedere” la normativa incriminata, al fine di renderla maggiormente aderente ai principi ispiratori della Convenzione del 1966. L’istituzione internazionale non ha però il potere di adottare provvedimenti vincolanti. Di conseguenza, le modifiche legislative sollecitate da quest’ultima potranno vedere la luce esclusivamente grazie alla volontà di Parigi di conformarsi al verdetto. Lo stesso Consiglio, in una nota, ha comunque precisato che il recente responso sfavorevole alla Francia non rappresenterebbe affatto un “attacco al concetto di laicità”.

Oltre alla Francia, i Paesi europei nei quali vige il divieto di indossare il velo islamico nei luoghi pubblici sono attualmente la Danimarca, l’Austria, il Belgio, l’Olanda, la Bulgaria e la Svizzera.


Alberto Pento
Il velo è un elemento del nazismo maomettano che discrimina la donna; è più che giusto vietarlo, è una costrizione che viola i diritti umani.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » sab nov 03, 2018 7:53 pm

Israele, musulmani protestano contro "pubblicità islamofoba"
Gerry Freda
Sab, 03/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/isr ... 96474.html


Il marchio d’abbigliamento, in seguito all’indignata reazione della comunità musulmana, ha interrotto la controversa campagna pubblicitaria

In Israele si è scatenato in questi giorni un vespaio di polemiche a causa di una pubblicità “islamofoba”.

La comunità musulmana presente nello Stato ebraico ha infatti giudicato “irrispettoso dell’Islam” un video promozionale recentemente realizzato da Hoodies, importante azienda d’abbigliamento israeliana.

Nel filmato, postato sui canali social della compagnia, si vede inizialmente una donna con indosso il velo tradizionale islamico. All’improvviso, la protagonista del video si scopre e getta via il niqab, facendo quindi sfoggio dei capi d’abbigliamento dell’ultima collezione Hoodies, occultati fino a poco prima dalla veste islamica. A tale gesto di “ribellione” segue la comparsa di uno slogan: “La libertà è fondamentale”. La protagonista del filmato è la modella israeliana Bar Refaeli, ex fidanzata di Leonardo DiCaprio. La controversa pubblicità ha finora ottenuto 160mila visualizzazioni sul canale YouTube ufficiale dell’azienda tessile.

Il gesto della modella, ossia la rimozione e il lancio del niqab, è stato considerato dalla comunità musulmana “un affronto” e ha indotto quest’ultima a invocare il “boicottaggio” dei prodotti Hoodies. Nuseir Yassin, blogger palestinese impegnato nel monitoraggio delle iniziative mediatiche “islamofobe”, ha tuonato: “La pubblicità realizzata da Hoodies è la più abominevole trovata commerciale degli ultimi anni. Pur di vendere qualche tuta in più, i dirigenti dell’azienda hanno consapevolmente ridicolizzato e insultato un elemento rappresentativo della cultura islamica.”

L’azienda tessile, a causa delle proteste di tale comunità religiosa, ha deciso di interrompere la controversa campagna pubblicitaria. Tramite un comunicato, il marchio d’abbigliamento ha precisato: “Il gruppo non aveva alcuna intenzione di diffondere messaggi offensivi nei riguardi delle religioni. Obiettivo del video era invece esaltare i valori del dinamismo e della spensieratezza.”

Contro la rimozione del video si è schierato The Jewish Home, partito degli ebrei ortodossi. Naftali Bennett, leader della forza politica nonché attuale ministro israeliano dell’Educazione nazionale, ha stigmatizzato la “campagna intimidatoria” organizzata dalla minoranza musulmana: “In Israele, campagne pubblicitarie come quella ideata da Hoodies sono pienamente legittime. Nel nostro Paese c’è libertà di espressione e, di conseguenza, tale azienda sbaglia nell’interrompere la circolazione dei propri video promozionali. Così facendo, Hoodies cede alle pressioni degli ambienti islamici intolleranti, covo dei terroristi palestinesi.”


https://voxnews.info/2018/11/03/islamic ... cita-video

https://streamable.com/qlbc8
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » gio gen 31, 2019 10:50 pm

Donne in rivolta contro il velo

Il "No Hijab Day" è la risposta mondiale all'evento che esalta il simbolo islamico. "Basta co la propaganda"
Gaia Cesare - Gio, 31/01/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 36816.html


Orgoglio o vergogna? Scelta o imposizione? Il velo islamico come simbolo identitario, di «rispetto», «forza» e «modestia»? Oppure emblema dell'oppressione, quintessenza della «sottomissione femminile» e della «privazione della libertà»? È per dare una risposta chiara a queste domande che le più note attiviste per i diritti umani hanno lanciato la campagna che culmina domani, 1° febbraio, nel «no hijab day», la giornata contro l'hijab e contro tutti i veli islamici sulle donne, che su twitter e Facebook ha anche preso la scia dell'hashtag #FreeFromHijab.

Una reazione forte e mediatica al «world hijab day» che dal 2013, nello stesso giorno, si batte contro «la vittimizzazione» del velo indossato da milioni di donne «senza intimidazione».

«Pura propaganda», reagiscono da ogni angolo del mondo, dalla Francia al Canada, le donne che sulla loro pelle hanno sperimentato la costrizione e l'umiliazione di indossare l'hijab o il niqab. Le protagoniste della rivolta invitano tutte e tutti, compresi gli uomini sensibili alla causa, a postare sui social network la foto di un foulard appeso a un bastone. È la rievocazione della potentissima immagine della giovane attivista iraniana Vida Movahed, che sfidando il regime della Repubblica islamica di Teheran si era tolta il velo in strada ma era finita in carcere, poi liberata grazie alla pressione di un'imponente campagna internazionale. «È semplice come un buongiorno ma il gesto è di una grande efficacia», spiega Zineb El Rhazoui, che per le sue posizioni contro l'islam radicale vive sotto scorta, minacciata di morte. L'obiettivo è spendersi anche per «le nostre sorelle in Iran e Arabia saudita che si battono contro l'oppressione e il velo obbligatorio nei loro Paesi».

Le fa eco da settimane Yasmine Mohammed, la blogger di origini egiziane, cresciuta in una famiglia integralista, pur in Occidente, in Canada, dove il secondo marito della madre, musulmano e poligamo, la picchiava e la obbligò prima a indossare l'hijab e poi il niqab, il velo che lascia scoperti solo gli occhi. «Quando lo indossi ti senti un fantasma, come se non fossi un essere umano, solo che tu cammini fra gli umani. Ma sei invisibile». Cita il filosofo scozzese David Hume: «Non c'è libertà di scelta a meno che non ci sia libertà di rifiuto». E in fondo è proprio su questo principio basilare quanto irrinunciabile che si gioca la campagna del #NoHijabDay: la possibilità di dire di no e l'imposizione diffusa del velo, nel nome dell'islam, nelle famiglie e nelle dittature teocratiche islamiche. Per questo - dicono le donne che hanno conosciuto la mano opprimente e violenta dell'integralismo religioso - «alla propaganda va contrapposta la nostra contropropaganda»: «La maggior parte delle donne non sono affatto libere nei loro hijab».

Non si direbbe a giudicare dalle immagini pro-velo che girano su twitter e Facebook. Giovani dalla Nigeria o dalla Tanzania, che esibiscono fiere il proprio velo e commentano: «Mi ha dato la sicurezza di stare di fronte alla folla - scrive Rama seif Omar - è la mia protezione, il mio orgoglio, il mio stile di vita». Ma il nodo - è il senso della campagna contro il «world hijab day» - è che nonostante i bei volti sorridenti promuavono il velo come scelta, priva di costrizioni, le testimonianze di chi ha provato a ribellarsi fotografano l'altra faccia della medaglia. Chi si oppone subisce spesso la reazione violenta delle famiglie, deve fronteggiare il rifiuto della società islamica in cui vive e in Paesi come Iran e Arabia Saudita può anche finire in carcere. «È una delle tante forme di oppressione - spiega Ensaf Haidar, moglie del blogger saudita Raid Badawi, condannato a mille frustate per avere difeso il liberalismo con un blog -. Come può essere una scelta quando ti viene detto che brucerai all'inferno se non lo indossi?».

«È come se le donne dicessero. Siamo qui e stiamo soffrendo. Per favore c'è qualcuno che se ne accorge?», spiega ancora Yasmine Mohammed, che è anche autrice di Confessions of an ex muslim, libro e blog diventati un manifesto contro il fondamentalismo religioso. «Scelta vuole dire che puoi decidere di mettere o togliere il velo come vuoi. Ma nulla di quel che riguarda l'hijab è una scelta».
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » mer feb 27, 2019 11:57 pm

Decathlon lancerà un hijab sportivo per le runner musulmane
Andrea Federica de Cesco

https://www.corriere.it/sport/running-n ... a463.shtml

Dopo Nike, Dolce e Gabbana e H&M, anche Decathlon apre le porte alla moda islamica e alle esigenze della sua clientela musulmana. Martedì 26 febbraio il brand francese ha infatti annunciato che a breve commercializzerà un copricapo destinato alle corritrici, già in vendita in Marocco col nome di hijab e al centro di polemiche in Francia. Nelle prossime settimane questo accessorio, «inizialmente sviluppato e commercializzato in Marocco, su domanda delle runner locali», sarà disponibile nei negozi Decathlon di tutto il mondo che lo richiederanno.


«Un impegno sociale»

«Vogliamo rendere lo sport accessibile a tutte le donne», ha detto all’agenzia Afp Xavier Rivoire, responsabile della comunicazione di Decathlon United. «È praticamente un impegno sociale: se permette a delle runner di correre ce lo assumiamo con serenità». Rivoire ha spiegato che è stato l’entusiasmo per il prodotto a spingere Decathlon a portarlo fuori dal Marocco e ha specificato che il copricapo in questione «lascia il viso libero e visibile».

L'hijab Kalenji

Angélique Thibault, la responsabile della linea per runner di Decathlon (Kalenji) nonché colei che ha concepito l’«Hijab Kalenji», ha detto di essere stata «spinta dalla volontà di permettere a ogni donna di correre in qualsiasi quartiere, città, Paese, indipendentemente dal suo livello sportivo, dal suo stato fisico, dalla sua morfologia, dal suo budget. E indipendentemente dalla sua cultura».

Decathlon lancerà un hijab sportivo per le runner musulmane. E in Francia scatta la polemica
Le polemiche in Francia

La ministra francese della Salute, Agnès Buzyn, ha affermato che un prodotto del genere «non è vietato dalla legge», aggiungendo che però rispecchia una visione della donna che non condivide: «Avrei preferito che un marchio francese non promuovesse il velo. Non voglio che si favorisca una differenziazione tra donne e uomini». Aurore Bergé, portavoce di En Marche (il partito del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron), ha reagito duramente: «La mia scelta di donna e cittadina sarà quella di non confidare in un marchio che rompe con i nostri valori». Mentre Nicolas Dupont-Aignan, presidente del partito neogollista e sovranista Debout la France, ha esortato addirittura a boicottare Decathlon.



Decathlon ha deciso di non vendere più gli hijab per le donne che fanno sport, in Francia

2019/02/27

https://www.ilpost.it/2019/02/27/decath ... in-francia

Decathlon ha deciso di non vender più gli hijab per le donne che fanno sport in Francia. L’azienda francese ha deciso di sospendere la vendita del prodotto dopo aver ricevuto critiche, insulti e minacce. Alcuni politici francesi avevano detto che lo hijab da corsa, pensato per permettere anche alle donne musulmane di fare sport, era in contraddizione con i valori laici della Francia, chiedendo alle persone di boicottare Decathlon. Lo hijab da corsa sarebbe dovuto arrivare sul mercato francese a metà marzo, dopo che la vendita era stata testata in Marocco.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » ven mag 03, 2019 4:18 pm

Mirandola, 28enne col velo islamico esclusa dalla palestra
Sergio Rame - Ven, 03/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 88489.html

La 28enne marocchina indossa il velo islamico. La palestra la manda via. E il Comune di Mirandola attacca: "È colpa di chi semina odio"

Una ragazza musulmana è stata esclusa da una palestra privata perché indossava il velo islamico.

Il fatto, secondo quanto riporta l'agenzia Adnkronos, sarebbe successo venerdì scorso a Mirandola (Modena) a una 28enne marocchina che poi ha denunciato quanto accaduto scrivendo una lettera al Comune. "La decisione del titolare della palestra è inaccettabile, perché lede i diritti fondamentali sui quali si basa la nostra convivenza civile", ha commentato l'amministrazione comunale che ha subito colto l'occasione per tirare una stoccata contro il governo gialloverde. "Purtroppo - ha detto - siamo di fronte all'ennesimo frutto avvelenato di chi, ogni giorno, semina odio e paure".

"Le sto scrivendo per un episodio che ho vissuto venerdì, un episodio che non caratterizza Mirandola, la mia Mirandola, e i suoi abitanti". Inizia così la lettera che la marocchina ha scritto al Comune di Mirandola e che l'agenzia Adnkronos pubblica in esclusiva. "Venerdì mi sono recata in una palestra per iscrivermi e usufruire dei suoi servizi e il proprietario, mirandolese, ha rifiutato la mia iscrizione poiché mi vesto in modo poco 'occidentale'", ha raccontato la donna che lavora come interprete e mediatrice culturale. Quando ha chiesto più chiarimenti, le è stato risposto che "in quella palestra non si possono iscrivere Batman o suore", alludendo al velo islamico che copriva il capo della 28enne.

Il proprietario non ha mai parlato "in modo diretto" del velo islamico. Ma, come ha raccontato la marocchina, "ha continuato ad alludere a persone mascherate e suore, senza darmi una ragione e ha concluso dicendo 'mia palestra, mie regole'". "Ho cercato di spiegargli e fargli vedere che sono una ragazza 'all'occidentale' e chi mi conosce sa benissimo che non giro con i 'tipici' vestiti neri, lunghi e larghi - ha continuato - sono una ragazza che conosce la legge, la Costituzione e i suoi principi e i suoi precetti, e ciò che mi è successo non ha scusanti". Nella lettera inviata al Comune di Mirandola la 28enne ha provato a descrivere quanto provato in palestra: "Un misto di rabbia, delusione e tristezza".


Alberto Pento
Il velo islamico è un simbolo del nazismo razzista maomettano e pertanto può essere civilmente e giustamente respinto come gli altri simboli nazisti e razisti del fascismo mussoliniano, del nazismo hitleriano, del comunismo stalianiano, castrista, maoista, maduriano, ecc. .
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » gio mag 09, 2019 2:27 am

In Italia, i diritti delle donne procedono… all’indietro.

https://www.facebook.com/zio.Ferdinando ... 2882648849

Lo dimostra Nasri Assiya, “la scelta del cambiamento” effettuata dai grillini, il cui unico merito per essere stata candidata al consiglio comunale di Montoro, provincia di Avellino, è quello d’indossare il velo imposto dai Fratelli Musulmani.
Naturalmente, la giovane “laureanda in matematica” fa del proprio capo coperto un simbolo di democrazia e libertà, e non bisogna dubitare della sua sincerità, che è frutto della manipolazione ideologica, psicologica ed emotiva subita dal contesto socio-culturale d’appartenenza, improntato alla dottrina della Fratellanza. Velata e felice insomma, anche se il velo è sottilmente utilizzato per sancire la condizione di sottomissione della donna.

Le accuse di “islamofobia” avanzate dai pentastellati nei confronti degli “haters” - categoria che comprende indifferentemente gli insultatori e coloro che hanno osato criticare in maniera civile e razionale la candidatura della giovane alle elezioni locali del 26 maggio - fanno il gioco della propaganda e delle narrative elaborate appositamente dai pensatori islamisti per ingannare gli ingenui occidentali, soprattutto se progressisti e di una certa sinistra, posseduti da quell’altra manipolazione ideologica, psicologica ed emotiva che è il cosiddetto (malinteso) multiculturalismo.

Il fenomeno dell’avanzamento all’indietro dei diritti delle donne è purtroppo comune a tutto l’Occidente, dove le sinistre accolgono nei loro ranghi e promuovono l’immagine e le carriere di donne musulmane a condizione che portino il velo. Basti pensare al PD americano e al nuovo fenomeno mediatico corrispondente al nome di Ilhan Omar, la neo-parlamentare eroina dell’hijab che non fa mistero dei suoi addentellati fondamentalisti, tra i quali figura il presidente turco Erdogan.

In Italia, i grillini non hanno certo l’esclusiva del “velismo” in politica. I precursori sono stati immancabilmente quelli del PD, il cui vanto è Sumaya Abdel Qader, piazzata al Consiglio Comunale di Milano. Interessante, a proposito, è una recente sentenza con cui il Tribunale di Milano ha assolto alcuni giornali italiani denunciati da Abdel Qader per averla associata all’estremismo a causa dei suoi legami con il Forum Europeo delle Donne Musulmane, braccio operativo dei Fratelli Musulmani in quel di Bruxelles.

Quello di Nasrin Sotoudeh, l’attivista iraniana recentemente condannata dal regime khomeinista a 34 anni di carcere e 148 frustrate per la sua battaglia contro il velo obbligatorio, non corrisponde affatto al profilo ideale di donna musulmana per le candidature di PD e 5 Stelle. E non lo rappresenterebbero neppure la gran parte delle donne tunisine e marocchine che accedono sempre più numerose ai livelli più alti della classe dirigente e della società civile dei rispettivi paesi: queste infatti non portano il velo.

Con ciò non si vuole in alcun modo denigrare o delegittimare le donne di religione islamica che lo indossano. Il problema è la politicizzazione dell’indumento ed è quello che i Fratelli Musulmani continuano a promuovere in Occidente grazie a partiti come PD e 5 Stelle, i quali, consapevolmente o meno, si pongono al servizio dell’avanzata dell’agenda islamista in Italia, presentando le Nasri Assiya e le Sumaya Abdel Qader di turno come fossero un trofeo.
Il tutto, mentre la straordinaria battaglia delle donne iraniane viene colpevolmente ignorata e i piccoli passi ma in avanti compiuti dalle donne saudite in termini di diritti vengono disconosciuti o minimizzati.

D’altro canto, almeno in Italia non è ancora possibile rilevare l’esistenza di un centrodestra che abbia sviluppato la capacità e la consapevolezza necessarie ad affrontare la questione dell’uso politico del velo da parte delle sinistre filo-islamiste. La legge sul divieto d’indossare il velo che copre il volto resta nel dimenticatoio e neppure il fatto che una misura simile sia stata adottata in Sri Lanka dopo la terribile strage del giorno di Pasqua ha spinto gli esponenti della Lega o di altri partiti che si richiamano al centro-destra a rilanciare la discussione, figuriamoci l’iter di approvazione parlamentare del provvedimento.

Il divieto d’indossare il velo che copre il volto in Sri Lanka è stata fortemente criticata da Al Jazeera, portavoce mondiale dei Fratelli Musulmani di proprietà degli emiri del Qatar. E sappiamo quanto questi ultimi siano purtroppo influenti in Italia.


Alberto Pento

Una persona civile ha tutto il diritto di respingere i simboli delle ideologie e delle pratiche politico religiose disumane, razziste, violente, angtidemocratiche e totalitarie come lo sono il social fascismo, il social nazionalismo hitleriano, il social comunismo (stalianiano, castrista, maoista, maduriano) e il nazismo maomettano; il velo islamico è uno dei pegggiori simboli del nazismo maomettano e va assolutamente rigettato.

I fratelli mussulmani sono un'organizzazione nazi maomettana terrorista e criminale, Trump li sta mettendo al bando e così dovremmo fare anche noi.
Ecco il Motto di questi terroristi:
"Dio è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. Il jihad è la nostra via. Morire nella via di Dio è la nostra suprema speranza"
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » sab mag 11, 2019 6:46 pm

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 11/05/2019, a pag.2 con il titolo "A Londra si mette il burqa ai dipinti. Per i musulmani erano blasfemi" il commento di Giulio Meotti
Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... pHDLBUG28s

Roma. Una delle migliori gallerie d’arte inglesi è stata costretta a coprire due dipinti, dopo le lamentele dei musulmani secondo cui erano “blasfemi”. Esibite alla galleria Saatchi da un artista noto come SKU, le opere sovrapponevano scrittura araba a immagini nude e sono state pensate per rappresentare il conflitto tra l’occidente e gli estremisti islamici. L’inclusione della dichiarazione di fede islamica, nota come shahada, ha suscitato numerose lamentele da parte dei visitatori musulmani, che hanno chiesto che i dipinti venissero rimossi dalla mostra della galleria Rainbow Scene. Alla fine, per evitare che fossero portati via, i quadri sono stati coperti con un telo. Usama Hasan del think tank Quilliam aveva paragonato i dipinti ai “Versetti satanici”, il celebre romanzo valso la condanna a morte dell’Iran al suo autore, Salman Rushdie. Già, Rushdie. In quel 1989 di cui si sono da poco ricordati i trent’anni dalla fatwa, l’ul - tima apparizione pubblica dello scrittore fu a un servizio funebre per Bruce Chatwin. Poi arrivò la fatwa di morte da Teheran. La casa di Rushdie a Londra fu chiusa, le finestre sprangate e un poliziotto piazzato all’ingres - so. Rushdie divenne invisibile. Da allora, non abbiamo fatto molti progressi. Il caso della Saatchi non è unico. Quando la Tate di Londra si autocensurò ritirando “God Is Great”di John Latham ( mostrava una copia del Corano), il critico d’arte Richard Cork accusò l’establishment di aver svenduto la libertà d’espressione: “Quando si inizia a pensare in questo modo, il cielo è il solo limite”. Quel limite è stato superato da tempo. Sempre a Londra, il “Tamerlano” di Cristopher Marlowe è stato censurato al Barbican nella versione di David Farr. E i versi dove Tamerlano dice che Maometto “non merita d’essere venerato” ma di “stare all’inferno” (come nell’In - ferno di Dante), sono spariti. La Whitechapel Art Gallery sempre a Londra ha “epurato” l’esposizione dedicata all’artista surrealista Hans Bellmer, eliminando una decina di disegni, perché i contenuti erotici avrebbero potuto turbare la popolazione musulmana. Richard Bean è stato costretto a censurarsi al Royal Court Theatre di Londra per un adattamento di “Lisistrata”, la commedia di Aristofane in cui le donne greche fanno lo sciopero del sesso per fermare gli uomini che volevano andare in guerra. Nella versione di Bean, le vergini islamiche scioperano per fermare gli attentatori suicidi. E in un’altra galleria londinese, la Mall, è stata censurata l’opera “L’Isis minaccia Sylvania” della siriana Mimsy, che mostrava un massacro di topolini da parte di terroristi vestiti di nero. Il compianto drammaturgo Simon Gray disse che Nicholas Hytner, il direttore del National Theatre, avrebbe potuto mettere in scena un’opera satirica sul cristianesimo, mai una sull’islam. Gli ultimi sono stati i giornalisti di Charlie Hebdo. E come ha detto Michel Houellebecq al Figaro sei mesi dopo la strage del 7 gennaio 2015: “Nessuno crede più che le cose possano aggiustarsi e, peggio ancora, nessuno più se lo augura”. Adesso mettiamo il burqa alle opere che i fondamentalisti musulmani considerano “blasfeme”. Abbiamo fatto dei progressi.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » gio mag 16, 2019 8:31 pm

Austria, vietato il velo alle elementari
16-05-2019
Giacomo Kahn

https://www.shalom.it/blog/mondo/austri ... ri-b445261

L'Austria bandisce il velo dalle scuole primarie: i deputati hanno approvato ieri una legge proposta a riguardo dal governo. Il testo, si legge sul Guardian, si riferisce in modo generico a qualsiasi "abbigliamento influenzato ideologicamente o religiosamente associato alla copertura della testa". Rappresentanti di entrambi i partiti della coalizione, il Partito popolare di centro-destra (OeVP) e quello di estrema destra (FPOe), hanno chiarito tuttavia che la legge è mirata al velo islamico. Secondo un portavoce del FPOe la legge è "un segnale contro l'islam politico". mentre il deputato OePP Rudolf Taschner ha detto che la misura era necessaria per liberare le ragazze dalla "sottomissione". Il governo ha chiarito che il copricapo indossato dai ragazzi Sikh e la kippa ebraica non saranno interessati dalla legge.
Denunciando l'iniziativa come "spudorata" e "divisiva", l'organizzazione ufficiale della comunita' musulmana in Austria (Iggoe) ha fatto notare che in ogni caso solo "un numero minuscolo" di bambine saranno colpite dalla nuova legge. I parlamentari dell'opposizione hanno votato quasi tutti contro la proposta, accusando il governo di preferire i titoli sui giornali al benessere dei bambini.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » sab mag 18, 2019 9:06 pm

Francia, vietato alle donne con velo islamico di accompagnare bimbi in gita
Gerry Freda - Sab, 18/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/sen ... 97085.html

Il testo anti-velo varato dal Senato deve ora essere ratificato dall’Assemblea nazionale

Il Senato francese ha in questi giorni approvato una legge che vieta alle donne che indossano il velo tradizionale islamico di accompagnare bambini nelle gite scolastiche.

Il provvedimento in questione, propugnato dalla senatrice gollista Jacqueline Eustache-Brinio, mira formalmente a colpire coloro che sfoggiano “simboli religiosi vistosi”, ma di fatto è inteso a penalizzare le insegnanti di credo maomettano delle scuole nazionali nonché le mamme di alunni di etnia araba. La valenza anti-islam della misura si era infatti subito desunta dalle dichiarazioni con cui la Eustache-Brinio aveva accompagnato la presentazione della riforma. L’esponente conservatrice aveva appunto in precedenza definito l’emendamento da lei ideato come mirante a contenere la diffusione di una pratica culturale “barbara”, quale sarebbe appunto, a suo avviso, l’hijab.

Secondo Bruno Retailleau, capogruppo gollista alla Camera alta, l’approvazione della legge voluta dalla senatrice Eustache-Brinio permetterà al principio della laicità “di trovare applicazione anche nell’ambito delle gite scolastiche, mettendo fine a un vuoto normativo durato troppi anni”. A favore delle bozza in questione hanno votato 186 parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione, mentre le uniche voci apertamente critiche verso il provvedimento si sono levate dai banchi della sinistra social-comunista.

L’approvazione delle norme che vietano alle donne in hijab di accompagnare minori in gita scolastica rappresenta di fatto una sconfitta del governo Macron, che nei giorni scorsi si era ripetutamente espresso contro il varo dell’interdizione. Il ministro dell’Educazione nazionale, Jean-Michel Blanquer, ha quindi commentato con amarezza il via-libera della Camera alta all’emendamento proposto dalla Eustache-Brinio: “Questa misura contrasta apertamente con il recente orientamento giurisprudenziale del Consiglio di Stato e rischia di pregiudicare lo svolgimento di tante gite.”

Lo stesso ministro ha comunque assicurato che il testo incriminato non passerà l’esame dell’Assemblea nazionale, organo chiamato a esprimersi in seconda lettura sulla riforma per decretarne l’entrata in vigore. Il mese scorso, ricorda Blanquer, un testo identico era stato respinto dalla Camera bassa e, di conseguenza, l’esponente dell’esecutivo transalpino spera che anche stavolta si formi in quest’ultima uno schieramento traversale ostile alle disposizioni anti-hijab.
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