Veło e Ixlam

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » dom nov 19, 2017 11:04 am

???

Perché ho smesso di indossare il velo islamico

http://thevision.com/cultura/femminismo-islamico

Ho portato il velo per tanti anni, fin da giovanissima. Ci credevo. Ci credo ancora in realtà. Ma un giorno, per la precisione 13 mesi fa, ho smesso di portarlo. Fine.

Al liceo e all’università indossavo il hijab. Indossando il hijab mi sono laureata due volte, ho lavorato e ho vissuto 27 anni di vita. Senza hijab sono ancora viva, i miei genitori mi vogliono ancora bene e la mia vita scorre come sempre tra i soliti alti e bassi. Non è successo niente di particolare per farmi prendere questa decisione, nessuno mi ha obbligato – né prima, né dopo – nessuno ha cercato di farmi cambiare idea, è semplicemente accaduto, una combinazione di cause interne ed esterne ha fatto sì che succedesse. È stata una semplicissima azione, come respirare, camminare, giudicare, fare supposizioni, elaborare teorie complottiste e psicanalizzare le vite altrui.


Mona Eltahaway

Avevo finito da poco l’università e cercavo di entrare nel mondo del lavoro, dove senza tanti giri di parole mi si faceva capire che quello che indossavo per coprire i miei capelli era un accessorio di troppo e poco gradito. È così che ho iniziato a maturare dei dubbi, dubbi che mi facevano sentire in colpa: non portavo abbastanza rispetto per quello che per me è un simbolo di fede e di rispetto incondizionati. Non mi riconoscevo più allo specchio, volevo un lavoro ma soprattutto volevo continuare a onorare quella che è una grande parte di me: la religione. Non voglio rendermi invisibile perché porto il velo. In questi tempi difficili il mondo ha bisogno di vedere concretamente attive le donne musulmane, con o senza hijab. Così mi sono convinta che alla fine la fede sia qualcosa che vive nella dimensione spirituale e personale, e che non ha bisogno di un pezzo di stoffa o di un marchio distintivoper essere esplicitata, dimostrata e riconosciuta.Mi è capitato poi di leggere Why do they hate us, un articolo di Mona Eltahawy – giornalista egiziana naturalizzata statunitense – che mi ha turbata e scandalizzata, dandomi però uno spunto su cui riflettere a lungo. La mia crisi esistenziale si è arricchita ed evoluta così, e da lì è maturata facendomi scoprire Sherin Khankan, un’imam danese e femminista. Insomma, avevo trovato finalmente qualcuno che rispecchiava i miei dubbi e li affrontava nella maniera pratica che cercavo. Dubbi non solo miei, ma che restano un tabù per tante ragazze come me.

Ovviamente la mia scelta ha scatenato reazioni più o meno forti. All’improvviso tutti quelli che mi circondavano avevano qualcosa da dire: dai complimenti, alle critiche, alle opinioni da bar. Mi sono ritrovata, più o meno inconsapevolmente, a essere l’argomento del momento. Ed è proprio di queste sedute di psicoanalisi gratuite – e non richieste – che voglio parlare. Si discute spesso di donne musulmane come oggetto sociologico, vittime più o meno inconsapevoli della famiglia, della religione e quant’altro, ma le donne musulmane non prendono quasi mai parola in materia. È un po’ come quando gli uomini si permettono di giudicare temi come l’aborto o altre cause legate alla sfera della sessualità femminile pur non dovendo combattere la sindrome premestruale tutti i mesi o fare i conti giorno dopo giorno con un utero, delle ovaie, e tutto ciò che ne deriva.

Quello che trovo più fastidioso è la logica “no velo = vittoria del femminismo”. Io sono sempre stata femminista. Anche quando portavo il hijab, anche quando ho permesso al ragazzo del momento di alimentare le mie insicurezze e nevrosi, anche quando decido che forse è meglio non indossare una certa gonna in particolari occasioni perché non è una scelta “saggia”, perché non mi sentirei sicura. Non è questo il femminismo, così come non è femminismo il non-essere musulmana, non depilarsi le gambe o dall’altra parte conoscere a memoria la discografia di Beyoncé. Eppure per me il femminismo si avvicina di molto a quello che proprio Beyoncé riporta in una sua canzone, una citazione di Chimamanda Ngozi Adichie.

Nella comunità musulmana troppo spesso si insegna alle ragazze che per poter vivere si ha necessariamente bisogno di un uomo. Si cresce sentendosi dire: “Ah, vuoi andare in vacanza con le tue amiche? Eh no, ci andrai con tuo marito”. Così diventa facilissimo associare alla figura maschile il un punto d’inizio per poter vivere una vita normale. Di conseguenza per molte ragazze la pressione verso il matrimonio si fa enorme e assolutamente inevitabile. Visto che ormai si è nate donne tutte le scelte che si fanno si formano attorno alla figura maschile che ci sposerà e dandoci magicamente tutto quello che non abbiamo mai avuto. Una pressione del tutto sconosciuta agli uomini, perché a loro invece viene insegnato che a tempo debito dovranno “diventare grandi”, farsi rispettare, portare a casa uno stipendio. Gli uomini hanno il lusso del tempo, il lusso di poter sbagliare, noi donne no. Dobbiamo essere perfette, di successo ma non troppo, perché non possiamo essere una minaccia per il fragile e smisurato ego maschile. Questo è il vero problema della comunità musulmana: ha assorbito e fatto proprio anche questo tipo maschilismo, insieme all’onnipotenza dittatoriale del patriarcato. Spesso mi sono sentita dire da donne musulmane: “Perché hai studiato così tanto? Perché ti impegni tanto nella ricerca del lavoro? Tanto finirai a fare la mamma-casalinga e tutto quello che fai ora è fatica sprecata. I tuoi sono problemi da uomo, problemi che tuo marito deve risolvere”.

Spesso si dimentica – o non si sa proprio – che una delle figure più importanti del mondo islamico è Khadija bint Kwaylid, la moglie del profeta Maometto, che di certo all’epoca non se ne stava a casa ad aspettare il marito perfetto, ma si occupava in prima persona di commercio. Quello che invece rimane nell’immaginario collettivo è che lei era semplicemente la Moglie, e la sua parte di vita che la vedeva imprenditrice prima del matrimonio con il profeta cade nel dimenticatoio. Una cosa che personalmente trovo deleteria. Ecco perché abbiamo bisogno di donne come Sherin Khankan o Mona Eltahawy, perché ci disturbano con le loro idee progressiste, all’avanguardia, che sì infastidiscono ma sono allo stesso tempo così forti da mettere in discussione tutto, fino ad arrivare a un punto di svolta e di crescita.

Non bisogna discutere di velo, ma di partecipazione attiva. Invece di combattere per i nostri diritti nella società partecipando attivamente, ci ritroviamo ad avere infinite discussioni con persone che hanno già chiara in mente una certa immagine dell’Islam e non hanno alcuna intenzione di ascoltare, cambiare opinione o scoprire cose nuove a riguardo. C’è solo l’esigenza di imporre una certa idea – maturata grazie a programmi come Dalla vostra parte o ai comizi della Lega – per poter tornare al bar sotto casa e urlare tronfi al mondo: “Queste poverette non si rendono neanche conto di essere sottomesse, magari sono cresciute a suon di botte del padre e del fratello”. È questo che siamo per l’italiano medio: povere vittime inconsapevoli, donne deboli. Porti il velo? Ti hanno costretta a suon di sberle. Non porti il velo? Chissà che coraggio hai avuto a ribellarti ai tuoi genitori. Non gli viene nemmeno il sospetto che magari ai nostri genitori l’unica cosa che interessa, come a quasi tutti i genitori del mondo, è vederci felici e realizzate.

Purtroppo o per fortuna sono cresciuta sentendomi dire costantemente che devo essere un uomo e mezzo. Una logica molto potente e inusuale dato il mio background. In questa definizione di donna di successo c’è sempre la parola “uomo” ma io non ne faccio una colpa, anzi, l’opposto, perché per me è stato un ottimo punto di partenza.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » gio dic 28, 2017 10:43 pm

La campionessa di scacchi Anna Muzychuk ha preferito perdere i suoi titoli piuttosto che giocare in Arabia Saudita

http://www.huffingtonpost.it/2017/12/28 ... a_23318462

"Ho intenzione di rinunciare al torneo mondiale di scacchi in Arabia e sono disposta a perdere i miei titoli". Con queste parole la campionessa di scacchi ucraina Anna Muzychuk annunciava su Facebook la sua scelta di non prendere parte al campionato mondiale "King Salman" organizzato a Riyadh, in Arabia Saudita.

Nel post ha spiegato anche le ragioni che l'hanno portata a prendere questa decisione: "Non voler giocare secondo le regole di qualcuno, non indossare l'abaya, non essere accompagnata per uscire, e non sentirsi una persona inferiore". Decisione presa anche dalla sorella Mariya.

Non un capriccio, bensì una "prese di posizione per far valere i propri principi", come ha specificato nel post. Una scelta non facile per lei e la sorella che si sono dichiarate "amareggiate perché il loro messaggio non è stato colto, ma anzi ignorato".

Al gesto della Muzychuk ha poi risposto un altro campione di scacchi, Hikaru Nakamura, che in un tweet ha scritto: "Organizzare un torneo di scacchi in un paese in cui i diritti umani fondamentali non sono presi in considerazione è orribile. Gli scacchi sono un gioco che unisce persone diverse, non un gioco che crea divisioni per la religione o il paese d'origine".



La lezione di Anna “L’Arabia Saudita non rispetta le donne, rinuncio ai miei titoli mondiali”
Di Riccardo Ghezzi
27 dicembre 2017

http://www.linformale.eu/la-lezione-ann ... i-mondiali

Anna Muzychuk, ventisettenne ucraina campionessa di scacchi, ha scritto un post su facebook annunciando la sua scelta di rinunciare al campionato mondiale di scacchi organizzato a Riad, capitale dell’Arabia Saudita. Una decisione difficile e che costerà cara alla campionessa, che in questo modo darà l’addio ai titoli mondiali di cui è detentrice in due discipline di scacchi veloci (rapid e blitz), ma motivata da valori non negoziabili: la campionessa non ha voluto partecipare alla competizione in un Paese dove non vengono rispettati i diritti delle donne, seguendo le orme della russa Nazi Paikidze che nel 2016 aveva rifiutato di partecipare ai campionati femminili di scacchi in Iran perché sarebbe stata costretta ad indossare il velo.
Anna Muzychuk ha motivato così la decisione sul suo profilo facebook: “Lo faccio per non giocare secondo le regole altrui, non indossare un velo, non essere scortata in giro e non sentirmi una sottospecie umana“.
Il suo post è un vero e proprio sfogo, in cui la campionessa scrive: “In pochi giorni perderò i miei due titoli mondiali, uno dopo l’altro. Li ho vinti esattamente un anno fa ed ero la persona più felice del mondo. Ma adesso sono molto triste. Eppure sono pronta ad alzarmi in piedi per difendere i miei principi e saltare l’evento, dove in cinque giorni avrei potuto guadagnare quanto guadagno in 12 gare. Non cambierò idea!“.
Si può rinunciare alle medaglie e ai soldi, ma non alla dignità.

La coraggiosa scelta della campionessa potrebbe servire a risvegliare finalmente l’attenzione sulla difficile condizione delle donne nei Paesi arabi e musulmani, un argomento tanto ignorato e trascurato (anche dalle femministe occidentali) da essere diventato tabù.
L’Arabia Saudita, dal canto suo, si è aggiudicata il diritto ad ospitare il torneo seducendo la Federazione Mondiale Scacchi (Fide) a suon di bigliettoni: ben due milioni di dollari di montepremi, il quadruplo rispetto alla tariffa annuale della stessa Fide.
Peccato che non stia sfruttando l’occasione per migliorare la propria immagine internazionale: ad esempio, è stato negato il visto ai sette scacchisti israeliani con la motivazione che “il regno non ha legami diplomatici con Israele”.
La Federazione israeliana di scacchi non ha potuto far altro che annunciare l’intenzione di chiedere un risarcimento danni, intanto però rimane la macchia indelebile del boicottaggio mentre gli scacchisti del Qatar sono stati accolti in Arabia Saudita nonostante i loro visti siano stati firmati poco prima che il torneo iniziasse e nonostante pochi mesi fa il regno abbia rotto ogni legame con Doha.
Un boicottaggio che puzza di antisemitismo e mal si abbina alla svolta riformatrice avviata dal principe ereditario Mohammed bin Salman.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » lun gen 01, 2018 11:04 am

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 68x569.jpg


CONTRO IL VELO DELL’OPPRESSIONE
31 dicembre 2017 da sumadmin

http://sumaya.it/contro-il-velo-dellopressione

Le immagini della giovane iraniana, senza velo e con i capelli sciolti che manifesta in strada, ha fatto il giro dei social.

Questo caso, come altri simili, mi stimola a condividere una più ampia riflessione e considerazione.
Sostengo ogni donna che si toglie il velo come forma di protesta contro regimi o tradizioni che impongono una pratica religiosa, tra cui portare il velo.
Perché riprodurre dei gesti senza convinzione e senza un senso spirituale sono una violenza che contraddicono lo stesso principio islamico “non c’è costrizione nella religione”. Il velo deve essere una libera e consapevole espressione dell’intima devozione a Dio. E non portare il velo non è sinonimo di minor devozione o fede che si può esprimere in modo diverso. Smettiamo, come musulmani, di pensarlo. L’invito ai musulmani é a non stigmatizzare o allontanare le sorelle che scelgono di togliere il velo anche qui, dove non ci sono regimi repressivi. Non sapete nulla dei loro cuori, delle loro intenzioni e delle loro ragioni.
Non è il velo in sé a definire l’essere una migliore o peggiore musulmana.
Non spetta a noi deboli e ingiusti umani giudicare. Sarà Lui a decidere chi davvero è migliore dell’altra/o. Eppure la Strada Egli l’ha delineata chiaramente: il migliore e la migliore sono coloro che fanno il bene e rifiutano il male. Dio è l’immenso Misericordioso e Misericordie.

Allo steso tempo chiedo rispetto per chi fa la libera e consapevole scelta di indossare il velo, un rispetto privo di compassione o commiserazione o sguardo di superiorità, altrimenti il rischio è di cadere in un’altra forma di violenza e ingiustizia.
Piuttosto abbiamo il coraggio di chiudere o limitare le relazioni con quei paesi che operano quotidiana ingiustizia verso le donne (o minoranze). O vengono sempre prima gli interessi economici dei diritti delle persone? O selezioniamo i paesi da condannare in base alla convenienza, come sopra? Ecco pensiamoci bene a queste cose nell’anno che che si appresta ad iniziare.

Spero che i prossimi anni saranno pieni di maggior protagonismo delle donne. Un contributo che non sia la rincorsa all’uomo ma l’originale iniziativa che valorizzi le specificità femminili. Coraggio, si può!



L'Apostata
Certo che mettere sullo stesso piano l'ingiustizia di cui sono vittime le donne che sulla base di legislazioni o usanze ispirate alla sharia sono costrette a indossare velature varie, pena il carcere o peggio, con la condizione delle donne musulmane nei paesi occidentali, in cui sarebbero vittime di una presunta mancanza di "rispetto privo di compassione o commiserazione o sguardo di superiorità", nonché quasi di "violenza" (!!!!!) è grossa.
Un po' come equiparare il femminicidio con l'ingiustizia di cui sono vittime le donne che non trovano lo smalto del colore che vorrebbero. E' un modo ideologicamente falso di sfruttare la battaglia di chi vuole sbarazzarsi del velo, per diffondere la pratica misogina del velo anche qui.


Claudio Tio Claudio Carpentieri
Equiparare il dramma collettivo vissuto dalle donne oppresse dai regimi shariatici a quello, del tutto presunto, che tu vivresti qui, Sumaya, ci dice o che deliri o che sei in malafede, eh.
Dovresti secondo me vergognarti di questa ipocrita apologia del velo.


Gino Quarelo
Oltre al velo vi è molto altro nel mondo islamico e nella fede/ideologia politico-religiosa maomettana che viola l'umanità e la dignità della donna, il velo è solo l'aspetto più appariscente.
Poi non si confonda la religiosità con la spiritualità che sono dimensioni completamente diverse. La spiritualità è una dotazione naturale e universale di tutte le creature del creato o universo, mentre la religiosità è la interpretazione storico-culturale e la manipolazione idolatra politico-ideologica della spiritualità. Il velo non ha nulla di spirituale, infatti non è né naturale né universale e il suo uso è legato unicamente alla costrizione e alla regole della religiosità, di certe religiosità. La religiosità quando non comporta violazione della spiritualità naturale e universale e dei valori/doveri/diritti umani universali è pienamente accettabile rispettabile ma quando li viola essa va respinta come una aberrazione della spiritualità e un crimine contro l'umanità.

La spada dell'Islam nell'occidente non islamico assume la doppia veste subdola del terrorismo maschile e del velo femminile.
In occidente dove non vi è costrizione religiosa e dove vi è parità di diritti tra la donna e l'uomo, il velo viene utilizzato dalle donne maomettane come strumento di emancipazione sociale, culturale e politica all'interno del mondo-famiglia islamico nell'illusione di potersi affrancare dal predominio maschile, assumendolo come atto volontario di libertà (sapendo di potersi sempre ricredere, almeno fino a che l'occidente resterà laico e con i suoi valori di uguaglianza e libertà) e non più come una costrizione (tipica e generalizzata nei paesi-regimi mussulmani) che pone l'uomo islamico (padre, fratello, marito e figlio) in una posizione subordinata/dipendente rispetto alla donna (madre, sorella, moglie, figlia) laddove questa assuma la leadershep nella competizione-lotta politica nei paesi occidentali non mussulmani ove la sua famiglia/comunità si è inserita.
Spero di essere stato sufficentemente chiaro, poiché è una idea che sta prendendo forma, per cui potrei anche non riuscire ad averla espressa comprensibilmente.

Se si osserva come nel mondo islamico la donna generalmente non eserciti funzioni politiche pubbliche rilevanti e in tal senso non abbia apparizioni pubbliche e mediatiche significative, mentre nel mondo occidentale le comunità maomettane sono culturalmente e politicamente rappresentate nelle piazze e nei media prevalentemente dalle donne oltre che dai convertiti autoctoni. La donna maomettana, come madre, moglie, figlia e sorella nei media e nell'agone politico dei paesi occidentali, ai sensi degli autoctoni non mussulmani risulta apparentemente meno agressiva, più ragionevole, tollerante, amabile e perciò il suo messaggio/programma politico-religioso filomaomettano appare meno ostile, pericoloso e suscita minor avversione e preoccupazione. La donna islamica in occidente è il Cavallo di Troia del nazismo maomettano.




Iran, la ragazza simbolo della rivolta contro l'hijab è stata arrestata
Le immagini della giovane, senza velo e con i capelli sciolti, che manifesta in strada per la campagna lanciata da Masih Alinejad contro le imposizioni del regime, hanno ispirato anche una vignetta che ha invaso i social
31 dicembre 2017

http://www.repubblica.it/esteri/2017/12 ... -185548666

TEHERAN - Aveva sfidato il regime islamico che impone il velo alle donne, facendosi riprendere in una strada del centro di Teheran a volto scoperto e con i capelli sciolti sulle spalle, sventolando un drappo bianco simbolo di white wednesday (mercoledì bianco). Ora è stata arrestata. La ragazza, protagonista delle immagini che sono diventate il simbolo della protesta che aderisce all'ultima campagna lanciata da Masih Alinejad (giornalista e attivista iraniana che dal 2009 vive in esilio tra Londra e New York), è finita in manette il 28 dicembre. La giovane ha aderito a My Stealthy Freedom, il movimento partito grazie a Alinejad nel 2014 su Facebook e che a suon di foto e video social vuole affermare il diritto delle donne di scegliere il proprio abbigliamento contro le stringenti regole imposte dal governo.

La ragazza - riferisce il sito che si batte per i diritti civili delle iraniane - è finita in carcere al contrario di quanto annunciato nei giorni scorsi proprio dal capo della polizia di Teheran che aveva promesso misure più 'morbide' (niente arresto, ma corsi tenuti dalla polizia) per i trasgressori della legge islamica sul velo obbligatorio.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » ven gen 05, 2018 7:13 pm

Nel 1979 Oriana Fallaci ,mentre intervistava l'Ayatollah Khomeini , si tolse a sorpresa il chador ,e lui se ne andò via molto arrabbiato.

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 7518579305

"Devo chiederle ancora molte cose. Di questo "chador" a esempio, che mi hanno messo addosso per venire da lei e che lei impone alle donne, mi dica: perché le costringe a nascondersi come fagotti sotto un indumento scomodo e assurdo con cui non si può lavorare né muoversi? E comunque non mi riferisco soltanto a un indumento ma a ciò che esso rappresenta: cioè la segregazione in cui le donne sono state rigettate dopo la Rivoluzione. Il fatto stesso che non possano studiare all'università con gli uomini, ad esempio, né lavorare con gli uomini, né fare il bagno in mare o in piscina con gli uomini. Devono tuffarsi a parte con il "chador". A proposito, come si fa a nuotare con il "chador"?

«Tutto questo non la riguarda. I nostri costumi non vi riguardano. Se la veste islamica non le piace, non è obbligata a portarla. Perché la veste islamica è per le donne giovani e perbene.» Khomeini

Molto gentile. E, visto che mi dice così, mi tolgo subito questo stupido cencio da medioevo."

Oriana Fallaci
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » sab gen 06, 2018 7:16 pm

Mogherini, Boldrini, Bonino: donne che fanno male alle donne
2018/01/06

http://www.opinione.it/editoriali/2018/ ... r-barghout

Kawtar Barghout (nella foto) è una giovane italiana di origini marocchine. Ad essere precisi, Kawtar è giunta in Italia al seguito della famiglia quando aveva appena 2 anni. Solo di recente, a 24 anni, ha chiesto e ottenuto la cittadinanza nel nostro Paese. La sua è una storia d’immigrazione risolta felicemente con la piena integrazione, sociale e culturale, nella comunità nazionale che la ha accolta. Da una come lei i benpensanti nostrani avrebbero gradito ricevere un entusiastico appoggio alla battaglia “civile” ingaggiata, finora senza successo, dalla sinistra multiculturalista sul cosiddetto “Ius soli”. Invece, Kawtar sorprende e spiazza per la sua determinazione nel sostenere che quella riforma, presentata dai progressisti come condizione indispensabile per rimettere in pari la bilancia della giustizia sociale in Italia, sia un’idiozia. Non serve a nulla. Kawtar, a sostegno del suo giudizio, mostra, in diretta dagli studi televisivi de “La7”, la documentazione cartacea raccolta con ragionevole facilità nel suo Paese d’origine per ottenere la cittadinanza italiana.

Diventare italiani, dunque, si può. Basta volerlo nel modo giusto, non occorrono automatismi legislativi per conferire a qualcuno qualcosa di prezioso che va guadagnata e non, come vorrebbe la sinistra, regalata. Ascoltare la giovane musulmana neo-italiana ricorda un po’ la favola del bambino e del re nudo. C’era bisogno della sincerità di una giovane donna per scoprire ciò che era palese ma che per opportunismo o conformismo molti hanno voluto testardamente negare. Cioè che lo Ius soli è una forzatura ideologica dei fautori del multiculturalismo che non risponde ad alcun criterio reale di giustizia sociale. Su questo fronte la sinistra ha mostrato la sua disarmante nudità.

Ma non è tutto. Kawtar Barghout ci ha donato un’autentica perla di saggezza quando ha definito il comportamento prone verso le autorità islamiche delle signore della politica italiana ed europea: Laura Boldrini, Emma Bonino e Federica Mogherini, un oltraggio alla causa delle donne musulmane che combattono per l’emancipazione nei loro Paesi. Quelle teste velate al cospetto dei potenti degli Stati islamici alla giovane Kawtar non sono piaciute. Peggio, hanno provocato rabbia e frustrazione per un’ostentata sudditanza delle occidentali che nuoce principalmente alla causa delle donne musulmane. Come combattere il radicalismo che è un portato delle interpretazioni più restrittive della religione islamica, si è chiesta Kawtar, se le prime a prostrarsi al maschilismo, anche violento, di certe culture sono proprio quelle donne europee che si spacciano per campionesse della parità di genere e del riconoscimento della dignità femminile? Che forza questa Kawtar! Non l’ha mandato a dire alle nostre vestali del politicamente corretto. Si è occupata di persona di far sapere a tutte le loro, progressiste a corrente continua, che certe debolezze e ammiccamenti ai potenti di turno dell’islamismo sono una pugnalata piantata alla schiena di chi, in contesti complicati e repressivi, combatte per affermare i propri diritti di libertà. È vero, quelle teste velate fanno a pugni con un’altra immagine che i più anziani di noi portano nel cuore ricordando con grande ammirazione una piccola grande donna italiana.

Oriana Fallaci, differentemente dalle suffragette dell’odierna politica nostrana, ebbe il coraggio di sfidare l’oscurantismo degli ayatollah. Il 26 settembre 1979, durante un’intervista-confronto con l’ayatollah Khomeini che da poco aveva rovesciato il trono dello Scià di Persia, quello scricciolo di donna si tolse improvvisamente il chador, che le avevano costretto a indossare come condizione per tenere l’intervista, definendolo uno stupido “cencio da Medioevo” e un simbolo della segregazione femminile. La Fallaci che non ebbe paura di dare del tiranno e del fascista alla massima guida spirituale del nuovo Iran, gli contestò che costringeva le donne “a nascondersi come fagotti sotto un indumento scomodo e assurdo con cui non si può lavorare né muoversi”. A quarant’anni quasi di distanza da quello straordinario pezzo di giornalismo abbiamo compiuto un bel salto all’indietro precipitando dalle altezze di una Fallaci che sfida l’oscurantismo misogino di un Islam retrogrado scoprendosi il capo, alla pusillanimità di una Mogherini o di una Boldrini che si coprono la testa per compiacere i nuovi padroni.

Sapevamo bene della codardia di una cultura progressista che pur di non contraddire i suoi presupposti ideologici è pronta a farsi complice delle peggiori espressioni della tirannia, ma c’è voluta Kawtar Barghout, una semplice ragazza musulmana innamorata della terra che l’ha accolta, a ricordarcelo. Ce ne vorrebbero altre cento, mille Kawtar Barghout per risvegliare dal sonno della ragione, nel quale sono sprofondati per effetto del sortilegio multiculturalista, quegli italiani che hanno ancora la mente intorpidita.



Gino Quarelo
Il vero volto dell'Islam non è quello di queste simpatiche e sorridenti ragazze o giovani donne mussulmane senza velo, spigliate e apparentemente libere che criticano aspramente i maomettani integralisti e fondamentalisti detti altrimenti "islamisti" e nemmeno quello dei cosidetti islamici moderati o buoni, migrati e residenti in occidente, di fede tenue e poco praticanti e che magari mangiano maiale, bevono vino e fumano.

Il vero volto dell'Islam è quello dei paesi maomettani, delle teocrazie islamiche, dei regimi mussulmani d'Asia e d'Africa, dove vige la Sharia, dove si perseguitano tutti i diversamente religiosi, tutti i diversamente pensanti e gli atei, dove la donna è figura sociale sociale senza voce politica, relegata in casa senza libertà, dove le bambine sono costrette a sposarsi contro la loro volontà;
dove si condannano e uccidono gli apostati e gli atei, gli ebrei, i cristiani, i buddisti, gli yazidi, gli indù, ...
dove le chiese cristiane e le sinagoghe vengono devastate e bruciate; dove si uccidono i cristiani per blasfemia.

Il vero volto dell'Islam è quello esemplificato dalla vita di Maometto e dalla parola del Corano.

È quello che si incontra nei quartieri maomettani delle città europee ove vige la sharia e dove le polizie europee non mettono più piede: Parigi, Edimburgo, Marsiglia, Malmö, dove ai cristiani, agli ebrei e alle donne non mussulmane è sconsigliato di andare.
È quello delle moschee dove si predica, si insegna, si prega e si vive il disprezzo e l'odio per i non mussulmani, per gli ebrei, per i cristiani, per gli atei, per gli occidentali, per gli uomini liberi responsabili e di buona volontà.

Far passare come vero volto dell'Islam quello di queste giovani donne "mussulmane" senza velo e quello dei maomettani moderati o non praticanti che magari bevono alcool e che mangiano maiale, è una menzogna, è un dare l'illusione che trae in inganno e riduce le difese della nostra gente e delle istituzioni pubbliche.

L'islam è solo il nazismo maomettano di Maometto e del Corano, come la storia ce lo ha sempre mostrato e come si presenta oggi ovunque nel mondo, con il suo orrore e terrore;
l'Islam non è certo quello che noi vorremmo fosse, che ci illudiamo possa essere e che ci viene rappresentato da queste donne sorridenti senza velo e dai mussulmani detti buoni e moderati, oggi apparentemente rispettosi delle nostre leggi e dei nostri costumi ma un domani non si sa.
Che esistano maomettani moderati o tiepidi, poco inclini alla violenza e al fondamentalismo non significa affatto che l'Islam (vita ed esempio di Maometto, la parola del Corano e la testimonianza storica di 1400 anni di espansione maomettana) sia moderato, tiepido, nonviolento e rispettoso del mondo non islamico.

Non si tratta di una guerra di civiltà e di religione, ma di un confronto tra umanità e disumanità, tra civiltà e inciviltà, tra cultura della vita e incultura della morte, tra chi rispetta i valori/doveri/diritti umani universali e chi no.
Per affrontare al meglio la questione bisogna riconoscere il vero volto dell'Islam (quello di Maometto e del Corano), senza nasconderci dietro a un dito per timore della realtà, così potremmo meglio resistere, difenderci e aiutare anche l'umanità affetta da questo male orrendo a guarire.


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 68x608.jpg


Claudio Puglia
Certo infatti la Bonino è nota x la sua acquiescenza nei confronti degli integralisti islamici

Gino Quarelo
La Bonino è una di quelle invasate parassite irresponsabili che ci portano la morte in casa.

Claudio Puglia
Questo è un giudizio non un argomento.

Livio Cesare Cantamesse
Infatti, ho sempre seguito i radicali e conseguentemente anche la Bonino, ha fatto molto per l'emancipazione dell'Islam femminile, arrivando ad impegnarsi nell'apprendimento della lingua araba. Emma non è schiava di alcuna ideologia, ed è ben diversa dalla Boldrini o dalla Mogherini. Caro Gino, il tuo giudizio è a mio avviso ingiusto e sommario, necessita approfondimenti senza pregiudizi. L'errore dell'articolista è averla messa vicina alle altre due.

Gino Quarelo
La Bonino è una mostruosità filo islamica, un essere pieno di contraddizioni, una politicante presuntuosa e parassita che non è più con i radicali e che viola i diritti umani dei cittadini italiani ed europei. Una di quelle invasate che si credono salvatrici del mondo e che invece causano un sacco di male all'umanità.

Claudio Puglia
Si trattava di dare la cittadinanza a persone già italiane di fatto. Anche se di retaggio familiare straniero. E questa la cittadinanza l'ha presa a 24 anni e le è andata bene. Ma se non hai lavoro stabile e un reddito niente cittadinanza altro che cittadinanza a 18 anni

Gino Quarelo
Questa donna aveva la cittadinanza marocchina dei genitori e poi ha preso anche la cittadinanza italiana. Ha quindi due cittadinanze.

Gino Quarelo
Kawtar Barghout mi pare un donna molto confusa: che ci dica chiaramente se è maomettana o no; se considera Maometto un buon esempio o no, se la parola del Corano per lei è legge o no. Poi potremmo riprendere a discorrere. L'Islam non l'ha inventato Kawtar Barghout o forse è lei l'ultima profetessa dell'Islam, venuta a correggere gli errori di Maometto e a rendere l'islam più umano e civile?

Claudio Puglia
Il tuo antislamismo è al limite del fanatismo

Gino Quarelo
Io odio profondamente il male e la disumanità, quindi tutti i nazismi, tra cui quello hitleriano, l'internazicomunismo e in particolare il nazismo maomettano.

Claudio Puglia
È vabbè ma bisogna ragionare sulle cose. Non è che dietro ad ogni persona di retaggio culturale islamico si nasconda un aguzzino. Bisognerebbe evitare di ragionare cin la bile

Gino Quarelo
Ci dica se è mussulmana o no, parlar chiaro, pane al pane e polenta a polenta (la bile non c'entra). Maometto era un aguzzino. Se a me chiedono se sono cristiano rispondo di no, anche se lo sono stato e se sono nato in un ambiente caratterizzato dal cristianismo. Io non mi definisco cristiano e nemmeno di cultura cristiana, poiché la mia cultura è complessa, con molte radici tra cui anche qualche elemento cristiano, per esempio la nonviolenza agressiva (che non è un tratto tipico di Maometto e del maomettismo) ma sono per la violenza difensiva.

Daniela Rella
Retaggio culturale islamico? Che gioco di parole è? O sono islamici o non lo sono.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » sab gen 06, 2018 7:20 pm

Bimba di 11 anni bastonata dalla madre musulmana: «Non volevo il velo, vorrei i jeans»
Andrea Alba
2018 gennaio 06

http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 9576.shtml

VICENZA «La mamma mi bastona perché non voglio mettere il velo e vorrei indossare i jeans che mi ha regalato papà. A casa non torno più». Una ragazzina di 11 anni di Vicenza, qualche mese fa, si è rivolta così ai propri insegnanti delle medie alla fine delle lezioni. E a casa non è più tornata: i maltrattamenti e gli ematomi c’erano sul serio, sono stati accertati da personale medico e psicologi. Da quel giorno l’adolescente - vittima di una madre di rigida osservanza islamica – è al sicuro in una struttura protetta.

L’equipe Arca segue i minori vittime di abusi

E’ solo uno dei casi seguiti nel corso del 2017 dall’equipe specialistica dell’Usl 8 che segue i minori maltrattati e vittime di abusi sessuali. Denominata «Arca», e diretta dallo psicologo Claudio Vencato, nelle scorse settimane ha ottenuto dalla Regione Veneto un nuovo finanziamento di 116mila euro. «C’è la volontà di rendere questo servizio permanente» spiega Vencato, che coordina altri tre psicologi. Tutti assieme l’anno scorso hanno seguito circa 40 casi di minori vittime di violenze sessuali o maltrattamenti in provincia. Alla magistratura ad esempio è stato segnalato – ed è una vicenda tenuta sotto costante osservazione – il caso di una undicenne di una famiglia originaria del Pakistan che Arca ha preso in carico a partire dal maggio scorso. Da quando, cioè, da una scuola del comprensorio di Vicenza hanno telefonato agli psicologi, perché la ragazzina rifiutava di andare a casa.

Nascosta in una casa sicura

Gli specialisti dell’Usl hanno portato la ragazzina in un luogo sicuro, avvertendo contemporaneamente la famiglia – papà e mamma – che l’adolescente doveva star via per degli accertamenti. Il distacco è diventato permanente quando l’undicenne ha fatto vedere e certificare da un referto medico i tanti segni di bastonate sulla schiena. E la madre – molto tradizionalista, al contrario del padre tollerante che alla figlia aveva acquistato anche dei pantaloni all’occidentale – ha ammesso che sì, quelle botte gliele dava lei per «raddrizzarla»: la figlia rifiutava di portare il velo e voleva vestire come le altre coetanee. «Ho portato in Italia apposta quel bastone, l’ultima volta che ero andata a casa», ha detto la donna agli psicologi. La vicenda, nonostante tutto, sembra potrà avere un lieto fine. Seguita per mesi dagli psicologi, la coppia (e soprattutto la madre) sembra aver capito la gravità dell’accaduto: per tutta la famiglia potrebbe esserci un riavvicinamento, in modi e tempi da definire.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » mer gen 17, 2018 9:41 pm

Praticante avvocata col velo in tribunale. Il giudice: "Se lo tolga", lei esce dall'aula ma per il Tar potrà tenerlo
Mercoledì 17 Gennaio 2018

https://www.ilgazzettino.it/italia/cron ... 89897.html

«Chi interviene o assiste all'udienza non può portare armi o bastoni e deve stare a capo scoperto e in silenzio». È la scritta su un foglio davanti ad un'aula del Tar di Bologna dove questa mattina ad una giovane praticante avvocato che indossava il velo hijab è stato chiesto dal giudice di toglierselo, oppure uscire. Secondo quanto riferito da alcuni presenti la giovane, marocchina, a quel punto si è rifiutata di scoprirsi il capo e si è allontanata.

La ragazza è una marocchina di 25 anni, praticante dell'ufficio legale dell'università di Modena e Reggio Emilia, ateneo in cui si è laureata. Chi la conosce riferisce che ha partecipato a varie udienze in diversi tribunali italiani, sempre indossando lo hijab, il velo islamico che lascia scoperto il viso, e non ci sono mai stati problemi prima di questa mattina.

???
IL TAR, PRATICANTE POTRÀ TORNARE IN UDIENZA COL VELO Asmae Belkafir potrà tornare nelle aule del Tribunale amministrativo di Bologna indossando il velo hijab, senza nessun problema. Lo ha assicurato il presidente del Tar di Bologna Giuseppe Di Nunzio, quando l'avvocato Lorenzo Canullo, dirigente dell'ufficio legale dell'università di Modena e Reggio Emilia, lo ha chiamato per parlare di quanto successo in mattinata durante un'udienza alla seconda sezione: la marocchina che fa pratica proprio all'ufficio legale in mattinata è dovuta uscire dall'aula.




Bologna, Asmae Belfakir torna in tribunale col velo: "La mia è una battaglia giuridica"
18 gennaio 2018

http://bologna.repubblica.it/cronaca/20 ... /?ref=fbpr

Ieri un giudice del Tar ha chiesto alla praticante avvocato di levarsi lo hijab, lei ha scelto di andarsene. "Bisogna capire cosa deve fare una donna musulmana che vuole fare il legale o il magistrato". L'Università di Modena: "Richiesta incostituzionale"
BOLOGNA - Si dice "sconvolta" per quanto accaduto, ma "contenta" per le dimostrazioni di vicinanza e affetto ricevute. Asmae Belfakir, praticante avvocato di 25 anni, oggi è tornata in tribunale (quello ordinario, di Bologna), indossando un hijab, dopo che ieri è uscita in lacrime da un'aula di udienza al Tribunale amministrativo regionale quando il giudice Giancarlo Mozzarelli le ha detto di levarsi il velo, oppure di andarsene.

Lei - marocchina di nascita, arrivata in Italia pochi mesi dopo, il massimo dei voti al liceo e all'Università di Modena e Reggio, dove ha conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza e lì rimasta per il praticantato presso lo studio legale dell'ateneo - vuole fare del suo caso una battaglia giuridica. "Ho partecipato a tante udienze e una cosa del genere non mi era mai successa", ribadisce oggi parlando con l'Ansa dal tribunale. "Il cartello e la norma affissa sulla porta del giudice da ieri è su tutti i social network e sotto ci sono tanti commenti che dicono che il giudice ha ragione, ma non è così. Le norme vanno lette, conosciute e interpretate".

Perché una battaglia giuridica? Perché secondo Belfakir bisogna "capire bene cosa deve fare una donna musulmana che porta il velo e vuole fare l'avvocato e il giudice". Si aspettava delle scuse? "No, non ne vedo il motivo".

E secondo Luigi Foffani, preside di Giurisprudenza dell'Università di Modena e Reggio Emilia, dove Belfakir si è laureata, ritiene la richiesta del giudice Mozzarelli "gravemente discriminatoria e contrastante con i principi costituzionali, ai quali dobbiamo costantemente ispirarci nell'esercizio delle nostre funzioni istituzionali". Foffani esprime la propria "personale solidarietà" alla ragazza e ricorda che la richiesta del presidente di sezione del Tar è stata fatta "in applicazione di un presunto divieto di assistere ad un'udienza col capo coperto probabilmente inesistente nell'ambito della giurisdizione amministrativa".

Alle molte voci in difesa di Asmae Belfakir che si sono fatte udire ieri si aggiunge oggi quella di Emma Petitti, assessore regionale alle Pari opportunità. "Le aule dei tribunali sono pubbliche e devono essere luoghi aperti a tutti. L’articolo 19 della nostra Costituzione lo dice chiaramente: 'Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume'. Per cui Asmae non ha violato alcuna legge".
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » ven feb 23, 2018 11:24 am

“Oggi ho tolto il velo. Ho cambiato pelle e sono rinata.” – Al di là del Buco
laglasnost
2018/01/02


https://abbattoimuri.wordpress.com/2018 ... ono-rinata

Faccio fatica a scrivere queste parole consapevole che potrebbero “urtare la sensibilità religiosa di qualcuno” e che potrebbero scatenare i peggior commenti islamofobi.
Ho deciso di togliermi il velo dopo averlo scelto. Nessuna costrizione alcuna se così si può dire. Forse ho subito però una “pressione psicologica” da parte della comunità musulmana, dai programmi televisivi religiosi, dalle regole sociali del mio paese di origine, dalle lezioni degli Imam nelle moschee, dagli insegnamenti che vengono tramandati sul velo come precetto e obbligo per le donne, questo assolutamente sì.

Sin da piccole alle donne musulmane viene insegnato che bisogna indossare il velo, che è un obbligo religioso che prima o poi bisogna indossare. Una volta mi venne detto che le donne che non si mettono il velo il giorno del giudizio universale verranno prese per i capelli e buttate nel fuoco. Un altro giorno ancora una donna mi disse che ogni volta che un uomo si eccitava guardando i miei capelli o il mio corpo io commettevo del peccato. Potrei continuare all’infinito ma la finisco qui con gli esempi.
Per questo dico sì è stata una mia scelta ma fino ad un certo punto.

Ogni volta che provavo a discutere civilmente con qualche ragazza musulmana sul velo mi venivano dette le solite cose. Il velo è un segno di devozione, è un precetto religioso perché le donne devono coprire la loro bellezza, che è un simbolo identitario, oppure un vestiario per mettere in primo piano la nostra spiritualità e non il nostro ego.

Ero convinta del mio velo. Lo difendevo a tutti i costi. Anche per me era un simbolo identitario e un atto di devozione.
Quando ho iniziato però a pormi domande senza ottenere risposte che in me sono aumentati i peggiori dubbi.

Allah non mi ama? Per Allah le donne devono avere tutta questa responsabilità e gli uomini no? Perché Allah vuole che d’estate io vada coperta quando magari a due passi da me vedo un musulmano a mezze maniche e pantaloncini? Se a me sin da piccola mi viene detto che Allah vuole che mi metta il velo, agli uomini cosa viene detto? Perché gli uomini devono sentenziare su come una donna dovrebbe vestirsi?

La domanda più importante era: “Allah non mi ama perché sono donna oppure hanno interpretato in modo sbagliato le sue parole?

Il hijab/velo viene citato per ben sette volte nel Corano e si riferisce sempre – salvo un caso – a una cortina, una tenda, dietro alla quale può avvenire la rivelazione del Corano stesso. In particolare: «A nessun uomo Dio può parlare altro che per rivelazione, o dietro un velame, o invia un messaggero il quale riveli a lui col suo permesso quel che egli vuole» (XLII,51) «E quando tu (Muḥammad) reciti il Corano, noi poniamo tra te e coloro che rinnegano la vita futura un velo disteso » (XVII,45) « O voi che credete! Non entrate negli appartamenti del Profeta senza permesso, per pranzare con lui, senza attendere il momento opportuno! … E quando domandate un oggetto alle sue spose, domandatelo restando dietro una tenda: questo servirà meglio alla purità dei vostri e dei loro cuori. E non vi è lecito offendere il Messaggero di Dio, né di sposare le sue mogli mai, dopo di lui. Questo sarebbe, presso Dio, cosa enorme» (XXXIII,53)
l’unico caso in cui si manifesta come “velo” lo troviamo per:

«Nel Libro ricorda Maria, quando si appartò dalla sua gente lungi in un luogo d’oriente ed essa prese, a proteggersi da loro, un velo. E noi le inviammo il nostro Spirito che apparve a lei sotto forma di uomo perfetto» (XIX,16-17) Lo ḥijāb indica con precisione un velo inteso come capo di abbigliamento.

Ma è per la Vergine Maria, che si distinse dalle altre donne per il suo compito importante.
Il verso che viene citato per testimoniare l’obbligatorietà del velo è questo: ““…e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro khumur fin sul petto…”

La parola Khumur è stata tradotta con la parola velo sancendo per le donne l’obbligo di non mostrare i capelli, nemmeno un ciuffo, nemmeno un pezzo di collo. Ma in nessun verso del Corano si tratta del velo come abito che deve coprire interamente i capelli altrimenti si è dannate all’inferno.

Oggi mi sono tolta il velo. Ho la sensazione di aver cambiato pelle e di essere rinata. Mi sono liberata di tutte le convinzioni maschiliste che la cultura araba mi aveva fatto credere. Forse mi sto sbagliando, forse il velo è veramente un obbligo religioso che non sto più rispettando ma sono sicura che Allah non mi maledirà mai per aver mostrato i miei capelli.
Con questo non voglio dire che le donne non devono essere libere di indossare il velo o che è giusto attaccarle per questa loro scelta. C’è il principio di autodeterminazione a cui io credo molto.

Avrei voluto scrivere queste parole dicendo chi sono ma temo le reazioni, le accuse, gli attacchi e il risentimento di molti.


Alberto Pento
Non vi è alcuna spiritualità dietro al velo, ma la disumanizzazione della donna propria delle credenze idolatre maomettane. Non si confonda la spiritualità con la religiosità e le sue prescrizioni o precetti comportamentali basati sul pregiudizio e sulla superstizione.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » ven mar 09, 2018 9:03 pm

Iran, condannata a due anni di prigione per essersi tolta il velo
2018/03/08

http://www.lastampa.it/2018/03/08/ester ... agina.html

Una donna iraniana è stata condannata a due anni di carcere per essersi tolta il velo in pubblico. Lo hijab, il velo che copre i capelli, è obbligatorio in Iran. Il nome della donna non è stato reso noto. E’ stata condannata per aver «incoraggiato la corruzione morale», come ha precisato il procuratore di Teheran, Abbas Jafari-Dolatabadi. La donna sconterà però soltanto tre mesi della pena «per motivi di salute».

Dopo le proteste di inizio anno, represse dal regime, decine di donne si sono tolte il velo nelle strade di Teheran, come forma di protesta, e hanno dato vita a piccole manifestazioni. Almeno una ventina sono state arrestate e alcune rinviate a giudizio. La maggior parte è stata poi rilasciata.

Ma oggi, proprio nella giornata dell’8 marzo, è arrivata la prima condanna. Il movimento di protesta è nato dalla «ragazza dal velo bianco», che durante le manifestazioni di massa si era tolta il foulard bianco e lo aveva sventolato come una bandiera, simbolo di liberazione. Anche lei è stata arrestata e poi rilasciata.

Da allora molte iraniane indossano apposta foulard bianchi in segno di protesta con le leggi islamiche che regolano l’abbigliamento, che deve essere «modesto» e non mostrare le forme del corpo. La regola più rigida è proprio quella che impone di coprire i capelli. La polizia religiosa pattuglia le strade per imporre il rispetto delle regole, ma dopo l’elezione del riformatore Hassan Rohani i costumi si erano «rilassati». Dopo le proteste di dicembre e gennaio il regime ha imposto di nuovo un rispetto rigido delle norme.
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Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » mer mar 21, 2018 8:58 pm

Corti di Giustizia. Cinque anni fa era tutto l’opposto.
2018-03-21
Giuseppe Sandro Mela

https://senzanubi.wordpress.com/2018/03 ... o-lopposto

Despite CDU-CSU push, Germany can’t legally ban burqas

«Several German politicians have called on the country to follow France, Belgium and a Swiss region in banning full-body coverings. But Germany’s constitution prevents this – and hardly anyone wears them here anyway.»



Parole pesanti come macigni.

«Germany’s constitution prevents this»

La Carta Fondamentale tedesca non consente di proibire il burqa.
Una legge in tale senso sarebbe anticostituzionale, antidemocratica, razzista e xenofoba!

«Human rights groups have called the move racist and xenophobic.»

L’allora Ministro degli Interni tedesco era stato tranchant:

«federal Interior Minister Thomas de Maiziere expressly left the prospect of a burqa ban out of the raft of security measures he presented on Thursday, saying that “you can’t ban everything you oppose” before pointing out that the idea was “constitutionally problematic.” In fact, “constitutionally impossible” might have been a better way of putting it: According to the Constitutional Court, the Basic Law’s guarantee of religious freedom precludes any such ban.»

«Il ministro dell'Interno federale Thomas de Maizière ha espressamente abbandonato la prospettiva di un divieto del burqa sulla piattaforma delle misure di sicurezza presentate giovedì, affermando che" non si può mettere al bando tutto ciò che si oppone "prima di sottolineare che l'idea era" costituzionalmente problematica. "In effetti," costituzionalmente impossibile "avrebbe potuto essere un modo migliore per dirlo: secondo la Corte Costituzionale, la garanzia della libertà di base della Legge fondamentale preclude qualsiasi divieto.»

Concetto severamente ribadito:

«The Constitutional Court made clear that, in a society that gives space to different religious beliefs, individuals do not have the right to be shielded from professions of faith by others»

«La Corte costituzionale ha chiarito che, in una società che dà spazio a diverse credenze religiose, gli individui non hanno il diritto di essere protetti dalle professioni di fede da altri»


Caspiterina!
La società civile della Germania e tutti i partiti laici, democratici ed antifascisti erano solidalmente concordi.
Ça va sans dire, la Suprema Corte di Karlsruhe, la Corte Costituzionale tedesca, era stata durissima: i diritti delle donne mussulmane sono sacri, inviolabili, sono “diritti fondamentali”: la Germania mica è un’accozzaglia nazionalsocialista, mica è quella fetenzia xenofoba e razzista di Pegida oppure di Alternative für Deutschland, fenomeni marginali da eradicare al più presto, alieni al comune sentire tedesco (traduzione libera ma che dovrebbe rendere l’idea).


Poi venne il 24 settembre 2017.

Germany’s top court rejects full-face veiled driver’s complaint

«The woman, who wears a niqab, had argued a law against driving with the face covered violated her religious freedom. Germany’s top court rejected her motion.
Germany’s top court on Monday rejected a Muslim woman’s request to suspend a ban on driving while wearing a face veil.
The woman had argued that the face veil ban for drivers violated her religious freedom.
The Karlsruhe-based court found the woman, who has worn the niqab for seven years, failed to explain how the law violated her religious freedom or why she faced harm driving unveiled.»


La Corte Suprema tedesca respinge la denuncia del pilota velato in piena faccia

«La donna, che indossa un niqab, aveva sostenuto che una legge contro la guida con la faccia coperta violava la sua libertà religiosa. L'alta corte tedesca ha respinto la sua mozione.
Lunedì la corte tedesca ha respinto la richiesta di una donna musulmana di sospendere il divieto di guidare mentre indossa un velo a faccia.
La donna aveva sostenuto che il divieto di velo del volto per i conducenti violava la sua libertà religiosa.
La corte di Karlsruhe ha scoperto che la donna, che ha indossato il niqab per sette anni, non è riuscita a spiegare come la legge abbia violato la sua libertà religiosa o perché abbia affrontato il danno alla guida svelato ».




Europe’s top court upholds Belgian full-face veil ban

«The European Court of Human Rights has upheld a Belgian ban on the public wearing of the full-face veil. The case was brought to the court by two Muslim women who said the ban violated their rights.»

Bundestag bans face veils for civil servants amid security measures

«In a late night sitting, the lower house of parliament has approved a raft of security measures and a draft ban on face veils. The ban would only apply to civil servants in Germany.»

Five years into ban, burqa divide widens in France

«Five years on, some say a ban on facial coverings has only made France’s social divide worse. One man has made it his mission to pay the fines of violators in the name of human rights. Jake Cigainero reports from Paris.»

Burka banned in Belgium

«Wearing the full-face veil will be punishable by a fine or even imprisonment from Saturday.»

Dutch lawmakers endorse limited burqa ban

«The House of Representatives in the Netherlands has voted in favor of prohibiting the face-covering burqa and niqab in some public places. The government has insisted the move is soley for security purposes.»

Bulgarian lawmakers ban full-face Islamic veil to boost ‘safety’

«Bulgaria’s parliament has voted to ban the wearing of face-covering veils in public after similar measures were adopted in some western European countries. Human rights groups have called the move racist and xenophobic.»

Austria to ban ‘full-face veil’ in public spaces, says Kern

«The Austrian chancellor has announced a new policy program to fend off the challenge of the far-right. The niqab ban is to avoid giving Austrian Muslims the “feeling that they are not part of our society,” he said.»



La Corte Suprema europea sostiene il bando integrale del velo belga

«La Corte europea dei diritti dell'uomo ha confermato il divieto belga di indossare il velo integrale. Il caso è stato portato in tribunale da due donne musulmane che hanno affermato che il divieto ha violato i loro diritti. »

Il Bundestag vieta i veli per i dipendenti pubblici in mezzo a misure di sicurezza

«In una seduta a tarda notte, la camera bassa del parlamento ha approvato una serie di misure di sicurezza e una bozza di divieto sui veli. Il divieto si applicherebbe solo ai dipendenti pubblici in Germania. »

Cinque anni dopo il bando, il burqa divide si allarga in Francia

«A distanza di cinque anni, alcuni affermano che il divieto delle coperture facciali ha solo peggiorato il divario sociale della Francia. Un uomo ha fatto la sua missione di pagare le multe dei trasgressori in nome dei diritti umani. Jake Cigainero riferisce da Parigi. »

Burka bandito in Belgio

«Indossare il velo integrale sarà punibile con una multa o addirittura la prigione da sabato.»

I legislatori olandesi approvano il divieto limitato del burqa

«La Camera dei Rappresentanti nei Paesi Bassi ha votato a favore del divieto di burqa e di niqab che coprono il volto in alcuni luoghi pubblici. Il governo ha insistito che la mossa è riservata ai fini della sicurezza. »

I legislatori bulgari vietano il velo islamico integrale per aumentare la 'sicurezza'

«Il parlamento bulgaro ha votato per vietare l'uso di veli coprenti in pubblico dopo l'adozione di misure analoghe in alcuni paesi dell'Europa occidentale. I gruppi per i diritti umani hanno definito la mossa razzista e xenofoba. »

L'Austria proibisce il "velo integrale" negli spazi pubblici, afferma Kern

«Il cancelliere austriaco ha annunciato un nuovo programma politico per respingere la sfida dell'estrema destra. Il divieto del niqab è di evitare di dare ai musulmani austriaci la "sensazione di non far parte della nostra società", ha affermato.




Stessa identica Carta Fondamentale, stessi identici codici, stessi identici giudici (si direbbe che siano eterni), stesso identico problema.

Due verdetti opposti.
Poi non si venga a dire che il 24 settembre 2017 non abbia cambiato l’Europa e la Germania.
Nota.
Un giudice non è liberal se sostiene i principi e la ideologia liberal: è liberal se è ossequioso servo del potere, qualsiasi esso sia.
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