Veło e Ixlam

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » sab mag 25, 2019 11:37 pm

Medico rischia l'espulsione dall'ordine per aver chiesto ad una paziente di religione islamica di togliersi il velo: il web si mobilità in suo favore
https://www.leggo.it/esteri/news/medico ... hDM_Jub8Pg

Un medico rischia l'espulsione dall'ordine per aver chiesto alla mamma ad una sua paziente di religione islamica di levarsi il velo, il niqab, per poter comunicare meglio con lei e farsi spiegare in maniera migliore quali fossero i suoi sintomi. In difesa di questo dottore sono state raccolte oltre 60mila firme online.

Succede in Inghilterra, dove il dott. Keith Wolverson rischia di dover abbandonare la professione. Infatti il marito della paziente, dopo il racconto della moglie, si è lamentato con i dirigente del Royal Stoke University Hospital, per la richiesta "maleducata" del dototre.

Il dottore Keith Wolverson dice che ha detto alla donna di togliersi il suo niqab in modo che potesse sentirla descrivere cosa c'era che non andava in lei, ma ora ammette di aver paura delle conseguenze di quanto accaduto, soprattutto dopo aver appreso di essere stato segnalato al General Medical Council (GMC) e di essere sotto indagine per discriminazione razziale.

Parlando dell'incidente, il 52enne di Derby ha dichiarato: "Ho chiesto a una signora di rimuovere il velo del suo volto per una comunicazione adeguata, nello stesso modo in cui avrei potuto chiedere a un motociclista di rimuovere un casco.

Il creatore della petizione, intitolato "Stop al licenziamento del Dr Wolverson, ha scritto: «Vorrei ottenere il maggior numero possibile di firmare questa petizione è salvare la reputazione di quest'uomo. Dobbiamo fare in modo che il Consiglio Medico Generale tratti correttamente quest'uomo e guardi con attenzione tutte le prove.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » gio giu 27, 2019 6:41 am

Libere tette in libero stato Francia, bichini contro burkini
27 giugno 2019
Mauro Zanon

http://www.italiaisraeletoday.it/libere ... A-LMBjRly0

Il décolleté contro il burkini. Il diritto delle donne occidentali di mostrare le proprie forme senza essere importunate da una parte, e la battaglia delle musulmane per farsi il bagno coperte nel rispetto di Allah dall’ altra. Eccole servite, le prime polemiche balneari francesi. Polemiche sui tre temi che più degli altri hanno infiammato i dibattiti negli ultimi tempi: la laicità, l’ islam e i diritti delle donne. Nel Paese che inventò il bikini (l’ ingegnere Louis Réard, nel 1946, scelse una danseuse del Casino de Paris, Michelle Bernardini, come prima indossatrice del mitico costume da bagno che aveva ideato), oggi alcune donne vogliono imporre l’ utilizzo del burkini, vietato nelle piscine pubbliche e contrario alla laicità.

Si sono autoproclamate «Rosa Parks musulmane», in riferimento alla celebre icona afroamericana che si rifiutò nel 1955 di cedere il suo posto a un uomo bianco. Invocano il presunto «diritto delle donne velate» e dicono che la Francia è «islamofoba» perché non permetterebbe loro di fare ciò che desiderano.

«Vogliamo disobbedire per rivendicare il diritto di fare il bagno coperte», gridano in faccia a laici e cattolici. Domenica, come già un mese fa, sette donne appartenenti al collettivo Alliance Citoyenne hanno fatto irruzione in una piscina di Grenoble, la Jean-Bron, in violazione delle regole: un happening per dire al mondo che loro vogliono «solo fare sport» e nessuno glielo dovrebbe impedire.


La protesta delle donne del collettivo Alliance Citoyenne

«Visto che il sindaco di Grenoble Eric Piolle non esercita l’ autorità della polizia che gli appartiene, è lo Stato che deve sostituirsi.

Il presidente Emmanuel Macron ha dichiarato di voler lottare contro l’ islamismo: è il momento di passare dai principi all’ azione», ha twittato Gilles Clavreul, ex prefetto e presidente del think tank Aurore.

Come lui, in molti hanno denunciato coloro che scambiano una battaglia identitaria islamica, quella per introdurre il burkini, per una lotta di emancipazione paragonabile alla nobile ribellione di Rosa Parks.

E dal governo Macron? Silenzio. Un silenzio denunciato duramente dalla militante laica e anti-velo Zohra Bitan, che su Twitter ha segnalato alla segretaria di Stato per le Pari opportunità Marlène Schiappa anche i molti utenti che si sono espressi con toni violenti sull’ altra polemica di questo fine settimana: quella del décolleté.

Con migliaia di donne che, per solidarietà con una ragazza vittima di commenti inappropriati (tale Céline B., trattata da «sporca baldracca» per una canottiera giudicata da un uomo troppo succinta), hanno pubblicato una foto delle loro forme, più o meno generose, e lanciato l’ hashtag #JeKiffeMonDécolleté (amo il mio décolleté).

«Non dimenticatevi ragazze, domani sabato 22 giugno alle 18, aspettando la canicola e per resistere alla polizia dei vestiti che tenta di incunearsi qua e là #JeKiffeMonDécolleté. Preparate le vostre foto», ha scritto venerdì Zohra Bitan.Hanno risposto in migliaia al suo appello, anche persone famose come l’ attrice Véronique Genest, e l’ hashtag è stato ai primi posti durante tutto il weekend.

Per «polizia dei vestiti», va da sé, la Bitan si è riferita alla polizia morale, sul modello dei Paesi musulmani, che si sta diffondendo nelle banlieue multietniche di Francia e nelle zone a maggioranza arabo-africana, dove l’ islam detta legge e le ragazze vengono trattate come «puttane» se non si coprono abbastanza.

«Il décolleté non è un precetto religioso, ma una libertà naturale in Francia!», ha scritto la Bitan. Purtroppo il suo grido laico, a sinistra, è ancora isolato. Pullulano invece gli utili idioti che non capiscono che le donne sono usate dagli islamisti come cavallo di Troia per halalizzare la Francia, e che i cattivi maestri dell’ islam politico vogliono trasformare il Paese del bikini nel Paese del burkini.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » mer lug 03, 2019 8:00 pm

In Germania le femministe che criticano il velo islamico se la passano male
Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio
Data: 03/07/2019
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/07/2019, a pag.2, con il titolo "In Germania le femministe che criticano il velo islamico se la passano male" il commento di Giulio Meotti.

http://www.informazionecorretta.com/m/? ... omRyrQbU84

Roma. Mentre in Francia, come ogni estate, riesplode la battaglia fra velati e nudisti sulla presenza del burkini nelle piscine pubbliche, in Germania criticare il velo islamico sta diventando sempre più difficile, al limite del proibito, proprio per le donne. L’Università di Francoforte è appena stata al centro di accese polemiche per una conferenza sul velo islamico. Gli studenti hanno accusato l’ateneo di promuovere l’“islamofobia”, chiedendo il licenziamento dell’antropologa Susanne Schröter, a capo del Centro di ricerca islamico dell’Università e organizzatrice della conferenza. Tra i relatori c’erano Alice Schwarzer, una delle femministe più famose della Germania, e Necla Kelek, una importante critica dell’islam di origine turca. “L’accusa di islamofobia diventa un argomento contro ogni possibile critica all’islam”, ha risposto Schröter. “Se la libertà di espressione non è più possibile, allora questa è la fine di una società democratica libera”. Dei dieci oratori, quattro di loro ora si muovono scortate da guardie del corpo. “Perché sono nella lista di tutti i radicali”, ha rivelato Schröter. È stata aggredita Fatma Keser del Comitato studentesco dell’Università di Francoforte, rea proprio di essersi smarcata dalle proteste contro la conferenza sul velo. “Cagna”, “puttana” e “razzista” sono gli insulti che le sono stati rivolti, come ha confessato la stessa Keser alla Welt due giorni fa. “L’accusa di razzismo anti islamico immunizza l’islam e i suoi simboli” ha spiegato Keser, nata nel sudest della Turchia, a Saniurfa, e che dall’età di tre anni vive a Düsseldorf, dove i genitori sono stati accolti in qualità di rifugiati curdi. Nelle stesse ore in Germania scoppiava il caso di Franziska Becker, famosa vignettista femminista e storica firma del magazine Emma, accusata di “islamofobia” e “razzismo” per una vignetta che irrideva il velo islamico a ridosso della cerimonia del premio Hedwig-Dohm. La scrittrice Carolin Emcke, che ha ricevuto il Premio per la pace dei librai tedeschi, si è chiesta: “Chi è che fa parte della giuria? Così per curiosità...”. Teresa Bücker, caporedattrice del giornale femminile Edition F, ha scritto: “Ho appena visto alcune sue vignette. Ho le vertigini, sono spesso razziste, e soprattutto contro le donne che portano il velo”. Franziska Becker ha risposto alle accuse con una intervista al magazine Cicero, dove ha attaccato “i politicamente corretti e gli ideologicamente testardi interessati a soffocare le discussioni e che etichettano immediatamente come razzisti, anti islamici e così via”. Il prezzo che si paga a criticare il velo lo conosce molto bene una femminista turca, Seyran Ates, che a Berlino ha creato Ibn Rushd-Goethe, la prima “moschea liberale”, non soltanto aperta a donne senza velo, ma anche interdetta a quelle con il niqab e il burqa. Sei agenti della polizia tedesca sono oggi messi a protezione di Ates. “Riceve trecento lettere di sostegno al giorno, ma tremila di minacce”, ha fatto sapere l’avvocato di Seyran Ates, che fa anche parte del gruppo per una iniziativa laica sull’islam della professoressa Schröter. Nella sorniona e ricca Germania, dove i conflitti culturali esplodono sempre in ritardo rispetto a Francia e Inghilterra, si consuma la crisi del velo e della critica all’islam esercitata all’interno dei confini della democrazia. Un tempo si discuteva della presenza nelle società aperte di un “corridoio” garantito a opinioni e idee controcorrente. La Germania deve decidere cosa fare del proprio corridoio. Altrove lo hanno già chiuso.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » lun lug 08, 2019 9:39 pm

Tunisia vieta il Niqab negli uffici pubblici
7 luglio 2019

https://www.shalom.it/blog/mondo/tunisi ... SYfc_zZjlk

Il capo del governo della Tunisia Youssef Chahed ha deciso "per motivi di sicurezza" di vietare a chiunque l'accesso alle amministrazioni e istituzioni pubbliche indossando il Niqab, il velo integrale islamico che copre totalmente il viso di una donna. Lo ha riferito l'agenzia France Presse citando una fonte della Presidenza del governo. Secondo la stessa fonte, il capo dello Stato ha firmato una circolare governativa "che vieta l'accesso agli uffici governativi e alle istituzioni pubbliche, a chiunque abbia una faccia nascosta. Questa decisione è stata presa per ragioni di sicurezza". La storica decisione intrapresa da un governo con la partecipazione di islamici, avviene in un clima di particolare tensione per la situazione di sicurezza nel Paese; in particolare dopo un dupplice attacco suicida perpetrato giovedì scorso a Tunisi e rivendicato dallo Stato Islamico (Isis). Nell'attacco sono costate la vita a 2 persone e il ferimento di altri sette.

Nel febbraio 2014, il Ministero degli Interni aveva autorizzato la polizia a condurre un "monitoraggio rinforzato" di persone che indossano il niqab, come misura nella lotta contro il "terrorismo". Il Niqab, non era tollerata sotto il regime del deposto presidente Zine El Abidine Ben Ali, che ha spietatamente represso ogni forma di islamismo; islamismo che ha vissuto un boom dopo la rivoluzione del gennaio 2011.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » ven ago 02, 2019 4:27 pm

L' Olanda introduce il divieto di indossare il burqa.
2 agosto 2019

https://www.islamnograzie.com/l-olanda- ... 9XgMkzbuGE

Oggi, i Paesi Bassi si sono uniti alle altre nazioni europee sensibili per l’attuazione di una legge che vieta di indossare il burqa ( una usanza arcaica, anti-femminista, simbolo anti-occidentale di oppressione e di dominio ) nella maggior parte dei luoghi pubblici.

Con la nuova legge che è stato proposta per prima da Geert Wilders – l’abbigliamento che copre il volto, tra cui il burqa, niqab, e anche passamontagna, sarà vietato sui mezzi pubblici e gli edifici pubblici come scuole e ospedali. Tuttavia Indossarli per strada sarà ancora consentito.

Chiunque infranga la legge sarà soggetto ad una multa di € 150 e gli sarà negato l’accesso agli spazi pubblici.

La Francia è stato il primo stato membro dell’Unione Europea a vietare il velo quasi dieci anni fa. Altri paesi come la Danimarca e l’Austria hanno dato seguito all’esempio.

Nel mese di maggio, l’Austria ha approvato una legge che proibiva l’uso del velo nelle scuole primarie .

La nuova legge è in aggiunta ad una legge del 2017 che vieta rivestimenti integrali in spazi pubblici.

Nel 2018, la regione svizzera di San Gallo ha inoltre indetto un referendum per vietare il burqa nei luoghi pubblici. La maggioranza di due terzi (67%) degli elettori ha votato a favore del divieto. San Gallo è stata la seconda regione in Svizzera a vietare il burqa nei luoghi pubblici.

Lo stato tedesco di Hesse ha applicato restrizioni burqa simili per le persone che lavorano nel settore dei servizi civile.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » ven ago 30, 2019 6:03 am

IRAN: 'NO ALL'OBBLIGO DEL VELO', ATTIVISTA CONDANNATA A 24 ANNI DI CARCERE
29-08-2019
(Rak/AdnKronos)

https://www.shalom.it/blog/mondo/iran-n ... 0hzDCFxnDI

Ventiquattro anni di carcere. Tanto costa a un'attivista iraniana la sua battaglia contro l'obbligo del velo (hijab). Radio Farda accende i riflettori sul caso della giovane Saba Kord Afshari, arrestata per la prima volta lo scorso anno durante una protesta antigovernativa e finita di nuovo in manette lo scorso maggio. Secondo la difesa, la Afshari è stata condannata a 15 anni di carcere per la battaglia contro l'obbligo del velo e a nove anni per aver partecipato a "raduni illegali" e aver fatto "propaganda contro il regime". E' stata condannata dal Tribunale Rivoluzionario di Teheran per "diffusione della corruzione e prostituzione per essersi tolta il velo" in pubblico, riporta anche Iran Human Rigths Monitor secondo cui l'attivista è attualmente detenuta nella prigione di Evin. Stando al portale, persino la madre della ragazza, Raheleh Ahmadi, sarebbe stata arrestata per esercitare pressioni sull'attivista e costringerla a una falsa confessione. Secondo esperti dell'Onu, in Iranda gennaio 2018 almeno 32 persone sono state arrestate e dieci detenute per aver protestato contro l'obbligo del velo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » sab ott 26, 2019 7:01 am

Stati Uniti, 16enne musulmana indossa l'hijab alla corsa campestre e viene squalificata
Lavinia Greci - Ven, 25/10/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... dZ1jWvrk1E

È accaduto a una competizione in Ohio, dove Noor Alexandria Abukaram ha potuto competere ma è stata esclusa al termine della gara. Lo sfogo della giovane su Facebook: "I miei diritti di atleta sono stati violati"

Ha 16 anni, frequenta il Bounty Collegium, in Ohio, negli Stati Uniti, è appassionata di sport ed è brava nella corsa campestre.

Si chiama Noor Alexandria Abukaram ed è un'adolescente americana di fede musulmana che, come molte sue compagne, gareggia nella squadra di corsa campestre della scuola in cui è iscritta. Per scelta religiosa, durante le competizioni sportive, indossa l'hijab, il velo islamico, e i pantaloni lunghi. E secondo quanto riportato da Tgcom24, la ragazza sarebbe stata esclusa e squalificata al termine di una gara proprio a causa del suo abbigliamento. La denuncia della ragazzina è arrivata tramite il suo profilo Facebook, dove lei ha raccontato la vicenda che l'ha vista coinvolta: "Sento che i miei diritti di atleta sono stati violati, perché non esiste nessuna regola che vieti nello specifico di indossare l'hijab. Ho fatto una bella gara e non ho mai pensato di poter essere squalificata".


Il fatto

Secondo quanto ricostruito, la giovane aveva partecipato insieme agli altri membri della sua squadra a una gara al Findlay College. Al momento della registrazione, i giudici hanno controllato le divise dei partecipanti e hanno mandato una compagna della ragazza, che non indossava i pantaloncini della squadra, a cambiarsi. Alla 16enne, invece, nessuno avrebbe detto che quegli abiti non erano consoni e lei ha così svolto la sua corsa con il velo sul capo. Ma al termine della competizione, mentre controllava la classifica, ha notato che il suo nome non era più nell'elenco. Quando ha chiesto spiegazioni, qualcuno le avrebbe risposto che era stata esclusa "per aver indossato indumenti non a norma". Sul suo sfogo su Facebook, l'adolescente ha poi aggiunto: "Alla fine ho abbracciato i miei compagni e sono andata a vedere i risultqqti. Ho sentito il cuore sprofondare, mi è venuta la nausea e mi sembrava che qualcuno mi avesse dato un pugno nello stomaco. Qualcosa di cui avevo sempre avuto paura era diventato realtà".


La versione dell'allenatore

Ma a dare una risposta alla rabbia della giovane sono arrivate le parole del coach della squadra che, successivamente, a Yahoo Lifestyle ha raccontato che i giudici avevano contestato alla ragazza la sua divisa e ha detto: "Mi hanno chiesto se avessimo un'autorizzazione scritta e, dato che non ne avevamo una, mi hanno dato tre opzioni: sostituirla con un'altra atleta, chiederle di togliere l'hijab oppure lasciarla gareggiare, sapendo che sarebbe stata squalificata. Non mi hanno dato modo e tempo di discutere, quindi ho scelto di farla correre".



Alberto Pento
Mi pare più che giusto, via i simboli del nazismo maomettano e alla sua invasiva e demenziale propaganda politico religiosa in ogni circostanza della vita quotidiana e civile.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » gio ott 31, 2019 11:21 pm

No al burqa nei luoghi pubblici: la Corte d'Appello di Milano dà ragione alla Regione Lombardia
Alessandra Benignetti - Gio, 31/10/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... pB_MVb8kRA

I giudici della Corte d'Appello di Milano hanno rigettato il ricorso delle associazioni per i diritti degli stranieri confermando l'ok alla delibera della Regione Lombardia che vieta l'ingresso nei luoghi pubblici alle donne con il burqa

Giusto vietare il burqa in pubblico. La Corte d’Appello di Milano ha giudicato valida la delibera di giunta con cui nel 2015 la Regione Lombardia, per motivi di sicurezza, vietava l’ingresso nei luoghi pubblici alle donne che indossano il velo integrale.

A rivolgersi ai giudici per contestare la legittimità del provvedimento erano state una serie di organizzazioni che si battono per i diritti dei migranti, tra cui l’Associazione degli studi Giuridici sull'Immigrazione, gli Avvocati per Niente Onlus, l'Associazione Volontaria di Assistenza sociosanitaria e per i diritti dei Cittadini stranieri, Rom e sinti e la Fondazione Guido Piccini per i Diritti dell'Uomo Onlus. I magistrati però hanno rigettato il ricorso, confermato la sentenza con cui nel 2017 il tribunale del capoluogo lombardo aveva stabilito la “ragionevolezza” della delibera “alla luce della esigenza di identificare coloro che accedono nelle strutture indicate, poiché si tratta di luoghi pubblici, con elevato numero di persone”.

L'assessore De Corato: "Il velo integrale è una pratica discriminatoria verso le donne"

“Consentire la possibilità di identificare i predetti fruitori dei servizi” appare dunque “giustificato” alle toghe. “La Corte, nel nuovo procedimento, ha bocciato lo strenuo tentativo proposto dai ricorrenti, cioè quello di consentire l'identificazione mediante rimozione temporanea del burqa”, esulta l’assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato di Fratelli d’Italia. “È strano – aggiunge - che associazioni per i diritti degli indifesi si battano per il riconoscimento del burqa, pratica discriminatoria verso le donne, considerate di proprietà esclusiva dai loro compagni musulmani al punto che nessun altro le può guardare". “La Corte – conclude De Corato - condivide integralmente la motivazione del giudice di primo grado” e non lascia spazio ad altre interpretazioni. Ma, a parere dell’assessore, le associazioni sarebbero intenzionate a portare il caso in Cassazione.

A plaudere alla decisione è anche la senatrice di Fratelli d'Italia, Daniela Santanché, che nel 2006 promosse in Parlamento una legge analoga. "In Italia è vietato andare in qualsiasi posto con la faccia coperta, se io vado in qualche posto con il casco integrale o il passamontagna mi fermano", spiega la parlamentare del partito di Giorgia Meloni. "Allora non capisco - ragiona - perché dobbiamo creare califfati che si sottraggono alla nostra giurisdizione". "Non ci sono leggi speciali per nessuno - continua - ci sono leggi italiane, non facciamo tante repubbliche islamiche, non facciamo repubbliche dei rom, non facciamo repubbliche altre rispetto a quella italiana, chi viene nella nostra nazione si adegui".


Le reazioni della comunità islamica milanese

La norma adottata dalla Regione Lombardia, su cui si è espressa oggi la Corte d'Appello milanese, sarebbe invece pretestuosa secondo il presidente del centro islamico Milano-Lombardia, Ali Abu Shwaima. "Le leggi vanno fatte quando c'è un problema, ma se il problema non c'è non ha senso, non vedo nelle strade di Milano e della Lombardia donne che indossano il burqa", nota l'esponente della comunità musulmana sentito dall'agenzia di stampa Adnkronos. "Io sono per la libertà di tutti, ognuno può vestire come vuole - ha detto - non sento nemmeno come discriminante questa legge perché credo che sia più discriminante e importante la legge anti moschea che Regione Lombardia ha fatto".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » lun dic 16, 2019 10:55 pm

Sardine, quel velo sul palco non ci doveva stare
Paolo Flores d'Arcais
Filosofo, direttore della rivista MicroMega
16 dicembre 2019

https://www.huffingtonpost.it/entry/sar ... PUK_pDGATw

Il velo islamico è un simbolo di oppressione. Al quadrato, anzi. Oppressione della religione sulla legge civile, a cui pretende di imporsi, violando quella precondizione della democrazia che è il principio di laicità dello Stato. E di oppressione dell’uomo sulla donna, quando la religione islamica pretende di prendere più o meno alla lettera il Corano e la Sura IV, “delle donne”, appunto.

In realtà neppure il Corano obbliga esplicitamente le donne a coprirsi i capelli (o l’intero volto, o l’intero corpo, a seconda delle varie forme più o meno oltranziste di “velo”), a conferma che il velo è in realtà un simbolo dell’Islam politico, della religione che vuole imporre la sua legge a tutti, tanto è vero che viene introdotto o mantenuto come obbligatorio dalle teocrazie islamiche, e incentivato da quei regimi che elementi di oppressione religiosa intendono reintrodurre (Erdogan in Turchia, ad esempio).

Ho detto “più o meno alla lettera”, perché a prendere alla lettera la Sura IV del Corano si deve allibire (democraticamente parlando): “Gli uomini hanno autorità sulle donne per la superiorità che Dio ha concesso agli uni sulle altre… Quelle di cui temete l’indocilità, ammonitele, lasciatele dormir sole, battetele. Ma se vi obbediscono, lasciatele in pace” (IV, 34).

Questo duplice simbolo di oppressione è stato perciò giustamente messo al bando dalla Repubblica francese nelle scuole, perché in esse si devono formare i cittadini secondo i valori di “liberté, égalité, fraternité” che quella duplice oppressione escludono.

Sul “palco” delle sardine a san Giovanni a Roma ha preso la parola anche una donna con il velo islamico. Una sardina orgogliosa di esibire il velo. Poiché il palco era in realtà un pianale di Tir a un metro da terra pochissimi se ne sono accorti, ma poi foto e filmato hanno cominciato a circolare sul web.

Le sardine hanno ripetuto prima di ogni manifestazione che la loro bussola, la loro bandiera, la loro stella polare, era non solo la Costituzione italiana, ma il dovere di realizzarla perché in realtà largamente disattesa dai governi che per oltre settant’anni si sono succeduti nel nostro Paese. E tra i valori della Costituzione (largamente disattesi, e che le sardine vogliono invece rendere reali) ci sono l’eguaglianza delle donne con gli uomini e la laicità delle istituzioni.

È infatti verissimo che questi (e anche altri) principi, pure solennemente ricamati nella Carta, sono rimasti largamente lettera morta. Il vulnus al principio di laicità è stato perfino inserito nell’articolo 7 della Costituzione, frutto di uno scellerato accordo cattocomunista, malgrado l’opposizione di tutte le forze laiche. E l’eguaglianza per le donne è ancora un obiettivo da raggiungere (basti pensare ai salari inferiori), e fino a pochi decenni fa addirittura calpestato vergognosamente nella legge sul “delitto d’onore”, abrogata solo il 10 agosto del 1981 (sull’onda lunga del Sessantotto e dei referendum su divorzio e aborto).

Perciò, le sardine non possono enunciare come programma l’attuazione della Costituzione, e poi affidare questo messaggio a una donna che indossi il velo islamico. “Per la contraddizion che nol consente” direbbe padre Dante (Inferno, XXVII, 120).

Ci sono donne islamiche che in molti Paesi occidentali sostengono di indossare il velo per loro libera scelta, pretendendo perciò che non sia un simbolo di oppressione (al quadrato, abbiamo visto). Sono certo che per molte il vissuto personale è questo, ma il ruolo pubblico dei simboli ha una sua storia e non sempre coincide col vissuto personale.

Conosco dei cristiani, e perfino non pochi cattolici, che del loro Dio crocifisso fanno un simbolo di accoglienza, di tolleranza, di solidarietà, di difesa dei più deboli, poveri, emarginati. Fino alla santità, talvolta (quella vera, non quella degli Altari, con i suoi Escrivà de Balaguer e altri “santi”). Ma il crocifisso nelle aule scolastiche è il simbolo della pretesa di una religione di essere “più eguale” delle altre e “più eguale” di ogni convinzione scettica, agnostica, atea.

È insomma un simbolo di oppressione. Di prevaricazione del cattolicesimo gerarchico sulla laicità dello Stato (chi chiede di realizzare la Costituzione deve chiedere che venga tolto dalle aule, esattamente come esigere che i corsi di religione cattolica vengano sostituiti dalla storia delle religioni e delle critiche delle religioni).

Per il velo islamico vale la stessa cosa. Resta un simbolo di oppressione, sulle donne e sulla laicità. Quale che sia il vissuto di libertà di qualcuna che liberamente lo indossa. E finisce per essere simbolo di oppressione innanzitutto nei confronti delle donne islamiche. In Francia sono proprio donne e uomini nati nella religione islamica che denunciano la persecuzione, silenziosa o apertamente minacciosa, che devono subire perché non si uniformano al credo e al clima dominante nei ghetti in cui vivono, e denunciano il velo come sessista e oscurantista.

Chiedere di realizzare la Costituzione è impegnativo. Perché a parole, a chiacchiere, a retorica negli anniversari, tutti i governi le rendono omaggio. La differenza consiste nella coerenza tra il dire e il fare. Le sardine nascono dalla denuncia di questo scarto: la Costituzione c’è, voi politici dite di farla vostra, in realtà non la realizzate e perfino la oltraggiate.

Ecco perché le sardine hanno il dovere di un comportamento rigorosamente coerente con i valori costituzionali, altrimenti ne va della loro intera credibilità. E il velo islamico con la Costituzione repubblicana è in contraddizione insanabile, quella che Immanuel Kant chiamava “Realrepugnanz”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Veło e Ixlam

Messaggioda Berto » ven dic 20, 2019 10:04 am

Il divieto riguarda tutti i tipi d'indumenti destinati a nascondere il viso ed è visto come un attacco all'uguaglianza di genere.
19.12.2019

https://it.sputniknews.com/mondo/201912 ... Ais6vK77nA


Il Partito moderato, i Democratici Svedesi e il Partito locale Skurup hanno unito le forze per imporre un divieto contro i copricapi islamici nella città di Skurup e nelle scuole superiori e materne del comune circostante.

Il divieto comprende foulard, burqa, niqab e altri indumenti che hanno lo scopo di nascondere il viso ed è valido sia per gli studenti che per il personale lavorativo.

Secondo i democratici svedesi, la coalizione è riuscita ad approvare il divieto con 22 pro e 19 contro dopo un "duro" dibattito, superando di fatto i liberali e la coalizione "rosso-verde". In precedenza, i funzionari municipali avevano persino rilasciato una dichiarazione affermando che un divieto era "impossibile". Dopo il voto, il disegno di legge è stato acclamato da un applauso spontaneo.

“Questa è molto più di una semplice scelta dei vestiti, è una questione di uguaglianza di genere e valori che dovremmo avere in comune di Skurup e nelle sue scuole. Il messaggio con questo disegno di legge approvato è il seguente: eccola, l'uguaglianza che si applica!”, hanno scritto i democratici svedesi sulla loro pagina Facebook.

Tra le altre cose, il disegno di legge dice: "Quando un immigrato viene in Svezia, devono essere i valori svedesi che si applicano e in Svezia l'uguaglianza si applica, indipendentemente da come avveniva nella precedente patria dell'immigrato".

Lars Nyström del partito democratico svedese ha definito il dibattito avvenuto come "uno dei più difficili" che ha avuto durante i suoi tre mandati in carica, con "molte emozioni". Durante il dibattito è stata citata la Convenzione UE. Tuttavia, a questo un membro moderato del partito ha controbattuto che esiste un divieto nelle scuole francesi.

“Ho chiesto, se accetti che le donne debbano coprirsi il viso, cosa accetterai domani? Intendi anche accettare la poligamia, il matrimonio infantile, eccetera? ”, Ha detto Lars Nyström.

A gennaio verrà presentato un disegno di legge che impone a tutti di parlare svedese nelle scuole del comune.
I Democratici Svedesi e il problema dell’Islam

I Democratici Svedesi sono passati dall'essere un partito marginale negli anni '90 alla vittoria del 17,6% alle elezioni nazionali nel 2018. Nonostante gli ampi successi elettorali, tuttavia, il partito deve ancora nominare un ministro del governo a causa delle tradizionali alleanze politiche che vedono i partiti unirsi per formare sbarramenti. Finora, alleanze con i democratici svedesi sono state fatte solo a livello municipale.

Il numero di musulmani in Svezia è aumentato vertiginosamente negli ultimi decenni. Nel 1950, c'erano solo 500 musulmani nel paese scandinavo. Oggi, secondo il Pew Research Center, si stima che la loro quota abbia superato gli 800.000, pari all'8,1% della popolazione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Islam

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron