Apostati dell'Islam, eroi dell'umanità

Apostati dell'Islam, eroi dell'umanità

Messaggioda Berto » dom mag 21, 2017 11:34 am

"Ecco perché l'islam è una dittatura"
'autore best seller, l'egiziano Abdel-Samad, denuncia: "I moderati non esistono". E accusa: "La vostra società consente ai fanatici di radicarsi"
Elena Barlozzari - Dom, 21/05/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 99375.html

La vocazione totalitaria dell'Islam spiegata, senza peli sulla lingua, attraverso le categorie del 900.

Questo azzardo fattosi best-seller è costato caro all'autore, l'egiziano Hamed Abdel-Samad, 42 anni ed una fatwa che lo insegue da quando tenne un discorso a Il Cairo definendo, per la prima volta, la «malattia» di cui l'Islam è affetto come «Fascismo Islamico» (Garzanti). Hamed, oggi, si sposta per l'Europa assieme alla scorta per raccontare la sua «eresia»: «L'Islam moderato non esiste».

Perché «fascismo islamico»?

«In effetti bisognerebbe parlare di totalitarismo islamico: ovunque fascisti, comunisti e islamisti abbiano preso il potere, le società sono diventate prigioni a cielo aperto».

Su di lei «pesa» una fatwa.

«Significa che nei miei confronti è stata emessa una condanna di morte e che ogni musulmano credente ha il diritto di uccidermi. I jihadisti tedeschi hanno cercato di assassinarmi, da allora vivo sotto scorta».

Si aspettava una simile accoglienza?

«Ho abbandonando l'Egitto sperando di poter vivere e pensare in libertà: invece, mi sono ritrovato in una società che, in nome della tolleranza, consente ai fanatici di fare proselitismo e radicarsi».

Come vive un sorvegliato speciale?

«Non vive».

La «lezione» delle primavere arabe non è un'altra?

«Le primavere arabe, come un terremoto, hanno messo in luce le crepe di un mondo. O si decide di abbattere la casa e ricostruirla nuova, oppure si dà una semplice ritinteggiata. Far cadere un leader e sostituirlo con un altro, se non c'è un cambio di mentalità, non ha senso».

Perché l'Islam moderato non esiste?

«Parto da una premessa: ci sono dei musulmani moderati, ma non sono tali grazie all'Islam, semmai a dispetto di questo. L'Islam come entità politica, invece, sfocia sempre nella dittatura. Il termine Islam moderato è un'invenzione degli occidentali: coniato soprattutto a beneficio di Erdogan che, salito al potere, ha iniziato ad imporre leggi dal sapore islamista».

Lei è stato ribattezzato il Saviano d'Egitto. Lo sa che con le sue teorie rischia l'accusa di islamofobia?

«Sì. Ma la parola fobia significa paura senza una spiegazione. Se osserviamo quel che accade oggi, invece, i motivi per guardare all'Islam con diffidenza sono tantissimi. In Germania dicono che il mio libro è un'istigazione alla violenza, ma il mio libro non ha ucciso nessuno, mentre, quotidianamente, vedo persone morire in nome del Corano».

A due anni dalla strage di Charlie Hebdo continua a scorrere sangue innocente. Dove abbiamo sbagliato?

«Nel considerare l'Islam alla stregua di qualsiasi altra religione, nel chiudere un occhio di fronte alla sua connotazione totalitaria, dando più attenzione ai sentimenti dei musulmani che ai principi fondanti dell'Europa.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » sab mag 27, 2017 4:55 am

Londra. Abbandona l’islam e viene perseguitato: «Costretto a cambiare casa»
febbraio 18, 2017 Leone Grotti

La storia di Bashir è stata denunciata da Nissar Hussain, il cristiano pakistano convertitosi dall’islam e per questo perseguitato da 15 anni e quasi ucciso nel 2015

http://www.tempi.it/londra-abbandona-li ... KoIqn9-YlB

Minacciato e perseguitato come un apostata e un traditore dell’umma musulmana perché ha lasciato l’islam. Succede in Pakistan? No, in Inghilterra. A Ilford per la precisione, cittadina nel nord-est di Londra.

«TROPPO ODIO». Faisal Bashir, padre 43enne di due figli, ha abbandonato l’islam nel 2014, riporta il Guardian, dopo che nella sua moschea i discorsi erano diventati «troppo carichi di odio». «Non potevo più sopportare certi discorsi in bocca a persone religiose», racconta, «mandavano ai giovani il messaggio sbagliato». Così ha smesso di andare in moschea.

«SEI UN INFEDELE!». Ma poco dopo è cominciato il suo incubo. «Alcuni musulmani sapevano che ero diventato ateo e hanno cominciato a gironzolare attorno a casa mia, in Connaught Mews, mi gridavano che ero un apostata, un infedele, che avevo tradito Allah e la mia fede. Spesso insultavano anche i miei figli, che sono troppo piccoli per capire quello che stava succedendo e si sono spaventati».

POLIZIA LO IGNORA. Nessuno ha mai cercato di fargli del male fisicamente e per questo, quando Bashir chiamava la polizia, veniva ignorato. «Mi rispondevano che si trattava solo di disturbatori e che non era affar loro se i problemi non si ripetevano almeno un paio di volte al mese». Inoltre, poiché i “disturbatori” erano sempre diversi, «la polizia mi diceva che non poteva considerarli come un reato unico».

«HO PAURA CHE MI TROVINO». Quando le minacce e gli insulti sono diventati più frequenti, «venivano anche più di una volta a settimana», la polizia ha considerato il caso di Bashir e «mi hanno consigliato di cambiare casa». Nel 2015 Bashir ha lasciato il suo quartiere per trasferirsi in Mayville Road, «causando problemi a tutta la famiglia. La polizia dovrebbe prendere più sul serio situazioni di questo tipo. Adesso ho paura che possano trovarmi di nuovo».

I PRECEDENTI. La storia di Bashir è stata denunciata da Nissar Hussain, il cristiano pakistano convertitosi dall’islam e per questo perseguitato da 15 anni e quasi ucciso nel 2015 dai suoi ex amici musulmani. Casi come questo indicano un trend che sta diventando preoccupante nel Regno Unito: l’anno scorso un musulmano ahmadi, Asad Shah, è stato ucciso a Glasgow da un sunnita proveniente da Bradford per aver augurato buona Pasqua «alla mia amata nazione cristiana».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » sab mag 27, 2017 4:58 am

I disertori del Ramadan ora discutono in pubblico
Dal Marocco all’Algeria: il movimento che lotta contro le leggi che prevedono pene per chi non rispetta il precetto sta guadagnando adesioni

alessandro alviani

http://www.lastampa.it/2016/06/22/ester ... agina.html

Nella cocente Zagora, città a ridosso del deserto sabbioso del Marocco, con 40 gradi all’ombra due giovani di 18 e 20 anni non hanno resistito: hanno aperto una bottiglia d’acqua fresca per dissetarsi nel pieno del mese di Ramadan. I due ragazzi, come un loro coetaneo di Rabat sorpreso a fumare sul balcone, ora dovranno pagare il gesto, considerato «sfacciato», con due mesi di detenzione e una multa. Siamo nel mese islamico dell’ascesa del Corano, conosciuto anche come il mese del digiuno, Saum, che torna a diventare il banco di prova sui diritti e le libertà nei Paesi islamici.

Un dissenso che si organizza

In questo periodo dell’anno, infatti, tutti i musulmani in buona salute e in età della pubertà sono tenuti a seguire delle regole ferree durante le ore di luce: vietato mangiare, bere e fumare, e perfino avere rapporti sessuali. Ma negli ultimi anni si è fatto sempre più rumoroso - qualche volta spontaneo, altre volte organizzato - il movimento che dal basso non ci sta più a seguire il precetto e, soprattutto, mette in discussione non solo l’interpretazione islamica, ma anche la sanzionabilità da parte delle autorità di chi non vuole seguire il Ramadan.

Ci sono i gruppi social

Dal Marocco passando per l’Algeria fino al Libano i disertori del Ramadan non vivono più questa loro ribellione in privato o dentro le mura di casa. Ora hanno nomi e volti. Si organizzano, riunendosi in una piazza, come è successo in Algeria l’anno scorso con acqua a portata di mano, oppure utilizzano Youtube o Facebook, come fa il movimento marocchino Masayminch (non digiuniamo) che testimonia il proprio dissenso con un gesto semplice: mangiando. Una semplicità che, in realtà, si traduce in un vero choc nella società musulmana, che ogni anno aspetta questo mese con tanti preparativi, cerimonie e una educazione al digiuno che coinvolge anche i più piccoli, cercando di farli partecipare alla grande prova.

L’educazione e la legge

Difficile dunque sfuggire al Ramadan nei Paesi islamici proprio perché, oltre all’educazione fin da bambini, la cultura, la tradizione che mette all’apice questo mese con le sue regole e la pressione sociale che non fa passare il dissenso, c’è anche la legge a decretare nero su bianco l’obbligatorietà con sanzioni in caso di disobbedienza. Al momento sono più di dieci i Paesi musulmani che nel proprio Codice penale hanno tra i reati il boicottaggio del digiuno nel mese di Ramadan per chi è di fede musulmana.

La mossa di Bourghiba

Qualche esempio. In Marocco l’articolo 222 prevede la detenzione da uno a sei mesi. In Algeria non se la passano meglio, la Giordania lo inserisce tra i “crimini d’onore”, mentre l’Arabia Saudita ha il primato di imporre il digiuno anche ai residenti non musulmani, pena l’espulsione. Solo la Tunisia chiude un occhio non perseguendo i ribelli al Ramadan, ma qui è un’altra storia che ha alle spalle, forse, il primo eccellente disertore. Il presidente tunisino Bourghiba che nel 1961 si presentò alla sua gente con una bevanda in mano e in pieno Ramadan dicendo: non digiunate, dobbiamo combattere il sottosviluppo.

I dettami del Corano

Di inedito in questo Ramadan è che il tema del boicottaggio sta entrando con forza nel dibattito pubblico ufficiale. E la domanda insidiosa che non può rimanere senza risposte è: se nel Corano e nei Hadith dello stesso profeta Muhammad non è prevista per chi non rispetti il Ramadan nessuna sanzione terrena (come invece è prevista in altri casi), perché mai deve deciderla l’uomo senza aspettare il giorno del giudizio direttamente con il creatore?

Leggi anche - Istanbul, il disco presentato durante il Ramadan scatena un assalto

«Cancellate quella legge»

In Arabia Saudita non sarà certamente al centro del dibattito questo quesito, la cui caduta potrebbe far cadere molte fondamenta delle leggi in vigore. Tuttavia in Marocco, invece, la domanda è al centro della discussione fino a far intervenire, a favore dell’abrogazione dell’articolo 222 del codice penale, un nome importante nel movimento islamista. Ahmed Raisouni, l’ex capo del Mur (Movimento di unicità e riforma) nonché braccio ideologico del Partito islamista al governo (PjD). Per lui, «la rottura del digiuno è un fatto personale. Non deve essere la legge ad occuparsene, ma la società».

Libera scelta o obbligo

La partita torna dunque alla società islamica. È pronta davvero a vivere il suo mese sacro come una libera scelta di fede, senza puntare il dito su coloro i quali non la condividono? È pronta a convivere anche con il dissenso e a difendere dalle discriminazioni minoranze che non seguono le idee e i dogmi della maggioranza? Questo è il punto centrale sul quale si misura il livello di civiltà di una società e l’aver iniziato una discussione è già una buona notizia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » dom giu 04, 2017 8:14 am

???

Il professore modenese: «Dire no all’Islam si può, ma poi non si ha vita facile»
di Gaetano Gasparini
2017/03/12

http://gazzettadimodena.gelocal.it/mode ... 1.15014546

MODENA
In alcuni Paesi sono passibili della pena di morte, in altri del carcere duro, nella maggioranza dei casi, come minimo, rischiano l'isolamento sociale perché sfidare l'Islam significa sconvolgere famiglie, società e Stati le cui leggi si fondano sulla religione. Sono gli apostati, i rinnegati dell'Islam, il più grave dei peccati secondo la legge coranica, assimilati ai profani politeisti dell'età dell'ignoranza pre-islamica, la Jahiliyya, gli adoratori di idoli blasfemi, di vitelli d'oro. Il peccato diventa reato e nella gerarchia dell'idolatria gli atei si trovano un gradino più in basso dei pagani perché almeno questi ultimi credono in qualche forma di divinità mentre i primi non credono in niente. Molti hanno subito periodi di detenzione soltanto per aver rivendicato la libertà di pensiero, di coscienza. Altri sono stati costretti all'esilio. Ma la maggior parte di loro non dichiara pubblicamente di rinnegare l'Islam e pratica un ateismo nascosto, sommerso, per paura delle reazioni dei familiari, dei datori di lavoro e della comunità, la “umma islamica” che hanno tradito.

GLI INFEDELI
Appartengono alla categoria dei “kafir”, gli infedeli, i miscredenti, gli eretici e i convertiti ad altre religioni. Fra i più famosi ci sono intellettuali e scrittori, scienziati e medici, giornalisti, bloggers e attiviste musulmane che rifiutano di portare il velo. Salman Rushdie, Aayane Hirsi Ali, Théo Van Gogh e la redazione di Charlie Hebdo, per citare solo i più noti. Gli ultimi sono stati assassinati da jihadisti a seguito di una “fatwa”, sentenza giuridica emessa da un giureconsulto, “muftì”, che li condannavano in base alla Sharia a morte violenta e a un'eternità di tormenti nell'inferno dei blasfemi. I primi due vivono oggi sotto scorta perenne. Di norma l'apostata sentenziato a morte viene decapitato.

Eppure l'ateismo è in crescita nei paesi islamici.
ATEISMO IN CRESCITA
«In Arabia Saudita il 15% dei musulmani è ateo, in Siria il 25%», rivela Nabil Cholhop. Professore di fisica e matematica in un liceo di Vignola ma residente dalla metà degli anni '90 a Castelfranco Emilia, Nabil Cholhop è un ingegnere di origine siriana che si dichiara apertamente ateo. Fuma, beve alcol, mangia maiale e non ha mai messo i piedi in una delle 13 moschee che sorgono a Modena e provincia. È di famiglia musulmana druza, una setta sciita presente nel Levante e in Palestina, ma si dichiara ateo dall’età della ragione, «dai 15-16 anni quando ho cominciato a studiare la fisica e la matematica», ed è sposato con un'italiana che gli ha dato due figli.


A MODENA IL 10%
Secondo il dottor Cholhop, circa il 10% dei musulmani modenesi, su di un totale di 30mila residenti di fede islamica sul nostro territorio, è ateo o agnostico.
«Sono numeri destinati a crescere», afferma il professore che ha un punto di osservazione privilegiato per studiare da vicino il fenomeno: la scuola.
«La maggioranza delle ragazze musulmane che portano il velo lo fanno per costrizione o per un forte condizionamento mentale dei genitori, e non per scelta personale anche se affermano il contrario. Sono un professore di liceo e ho notato che molte ragazze musulmane si tolgono il velo prima di entrare a scuola per poi rimetterselo poco prima di tornare a casa, provo enorme tristezza per queste giovani».
Nabil Cholhop è ottimista sul futuro dell'integrazione: «Non credo che l'Italia sia a rischio islamizzazione. Le seconde generazioni sono sempre meno legate ai retaggi culturali dei genitori, le terze lo saranno ancora di meno», spiega Cholhop che incontriamo in un bar di Castelfranco Emilia con la figlia di 11 anni, Alessandra (??? i casi di Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda e Germania dimostrano proprio il contrario: le seconde o terze generazioni divengono ostili al paese ospitante).


ATEO CONVINTO
«Ai miei figli cerco di fornire gli strumenti intellettuali per decidere se credere o meno in Dio, la mia non è una crociata contro l'Islam, non vivo il mio ateismo come religione. Ritengo che identificare la religiosità con la moralità e l'etica individuale sia un errore fatale. I miei valori sono laici, progressisti e umanisti, rivendico la libertà di pensiero e di coscienza in una società plurale e democratica», chiosa Cholhop.
I nostri accordi prevedevano che al nostro incontro Cholhop fosse accompagnato da altri due signori ex credenti di origine iraniana.

PENA DI MORTE
«Hanno rifiutato l'intervista, in Iran l'apostasia è punibile con la pena di morte, sono professionisti che tornano nella Repubblica degli ayatollah per trovare le famiglie, per loro è un rischio concreto uscire allo scoperto. Temono che i servizi di intelligence dell'ambasciata iraniana in Italia li segnalino al governo centrale», dice il professore che allude al lavoro sporco delle ambasciate di numerosi paesi arabo-islamici in Occidente, dove la pratica della delazione fra compatrioti è largamente diffusa. Uomo di scienza, Nabil Cholhop non crede in Allah ma in Darwin e Voltaire, in Newton e Copernico, in Pitagora e Archimede. «Non ho grandi riferimenti intellettuali arabo-islamici a parte i filosofi aristotelici Averroè e Avicenna», dice (ma non erano arabi). Come spesso accade per gli ex credenti diventati atei, non risparmia feroci critiche all'Islam che giudica la peggiore fra le religioni monoteiste. «Se ci basiamo sul Corano e sui Testi Sacri, l'idea di divinità che viene fuori è quella di un Allah vendicativo e geloso, lunatico e ignorante, violento e capriccioso: una figura meschina che promette le fiamme eterne dell'inferno per chi sbaglia, un destino di sofferenza infinita per i non credenti. È questo il Dio misericordioso dei musulmani? È questa la religione di pace, amore e fratellanza decantata nelle moschee?», chiede Nabil Cholhop.

RELIGIONE INCOMPATIBILE
Secondo il professore, l'Islam non è una religione riformabile a meno di procedere ad una revisione completa e profonda dei suoi dogmi da fare tremare le fondamenta stesse dell'Islam. E soprattutto non è una religione compatibile con i valori delle società democratiche. «L'Islam è una religione barbara e arretrata, il Corano si presenta come immutabile nel tempo e non emendabile» perché ritenuto il verbo di Dio consegnato a Mohamed, il sigillo di una lunga catena di profeti.
«È grottesco - conclude Cholhop - perché le società cambiano e non è pensabile che un testo risalente a 1400 anni fa regoli ancora le questioni mondane contemporanee anche se i musulmani ortodossi si ostinano a pensarla al contrario. Essi credono infatti che le loro fonti siano inerranti e adattabili a tutte le stagioni e le occasioni». Un motivo di ottimismo in più il dottor Nabil può avercelo: l'8 febbraio il consiglio degli Ulema marocchini, massima carica istituzione religiosa inquadrata nel ministero per gli affari religiosi del Marocco, ha abrogato la pena di morte per coloro che volessero cambiare religione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » dom giu 18, 2017 8:12 pm

Sospeso e senza stipendio perché parla (male) dell'Islam.
Filippo Facci, uno di noi!
L'ordine lombardo dei giornalisti mette all'indice l'editorialista di Libero: si è "permesso" di scrivere il suo pensiero sulla religione maomettana
di Alessandro Morelli
17 Giugno 2017

http://www.ilpopulista.it/news/17-Giugn ... i-noi.html

Se sei un giornalista e parli male dell'Islam ti ritrovi messo all'indice e "disoccupato". Non per colpa del tuo editore, sia chiaro, ma dell'Ordine Professionale che ti rappresenta. Questa volta capita a Filippo Facci, editorialista senza peli sulla lingua di Libero, che ha la colpa grave di aver scritto di Islam in modo troppo crudo.

Benvenuto nel club Filippo, visto che anche chi vi scrive è finito a processo all'Ordine Lombardo (nel mio caso per una foto pubblicata nei giorni degli attentati a Parigi sul mio profilo personale di Facebook) ma, mentre la stragrande maggioranza dei portatori sani di tesserino giornalistico se la ridono di casi come questi, noi non possiamo certo stare zitti.

Filippo Facci è uno di noi, non perché sia del nostro "gruppo", anzi: le sue dichiarazioni contro tutte le religioni ci dividono. Facci è uno di noi perché dice quello che pensa in maniera libera e proprio per questo è pericoloso per l'establishment e per il main stream dell'informazione che invece propone il politicamente corretto soporizzante che coccola e fa dormire sonni tranquilli alla massa di presunte pecore che stanno dall'altra parte dei monitor, delle Tv o a leggere i giornali.

L'Inquisizione giornalistica vive su segnalazioni di lesa sensibilità e guarda caso queste arrivano spesso da quelle anime belle che fanno riferimento all'area politica boldriniana o giù di lì, forse perché proprio la presidenta sarebbe una segnalatrice seriale. Questi attivisti politici, sono tutti impegnati a fare le pulci a quello che scriviamo.

Questo non è affatto il problema, anzi, aumenta il numero di lettori e, chissà, forse riusciremo persino a convincerne qualcuno delle buone ragioni di cui scriviamo. La questione è che attivisti politici (forse) non praticanti sono poi chiamati a giudicare le parole dei giornalisti, il che ci fa comprendere perché l'Italia sia solo al 52° posto nella classifica sulla libertà di stampa (redatta da Reporters sans Frontières, ndr).

Per Facci la punizione è netta: il Consiglio di disciplina dell'Ordine lombardo dei Giornalisti ha sentenziato di sospenderlo per due mesi dalla professione e dallo stipendio. Fossimo demagoghi diremmo: "E ora chi darà il pane ai suoi figli?" ma siccome non lo siamo e auguriamo a Facci di avere un po' di "grano in cascina" ci soffermiamo sulla gravità della situazione della libertà di stampa che è messa in pericolo non da un generico Erdogan ma dall'Ordine dei Giornalisti!

Per chiarire in quale realtà si trovino i liberi pensatori che non accettano di obbedire agli ordini del main stream bastano le motivazioni della pesante punizione che il collega riporta oggi su Libero: "Ora qualche estratto dalla sentenza, del cui livello possiamo avere un idea sin dall'incipit: "Facci ha respinto con fermezza l' accusa di razzismo. Questa è la premessa che solitamente accompagna tutte le affermazioni di carattere razzista". Chiaro: è come dire che dirsi innocenti, in tribunale, sia un primo indizio di colpevolezza: il livello è questo".

Non solo, aggiunge Facci: "Ma se è vero che il mio articolo parla di idee, attenzione, "la parte peggiore - scrivono nella motivazione i giudici dell'Ordine - è proprio quella che riguarda le idee e che consiste in un attacco e in un offesa ad un intero sistema culturale". E se anche fosse? Siamo al reato di vilipendio islamico? "Facci offende una religione e un intero sistema di valori. Non può non rilevarsi che, per l' islam, il Corano ha un valore diverso di quello (sic) che per le altre religioni rivelate hanno i libri sacri". Ergo, se abbiamo letto bene: il Corano non si può offendere, gli altri libri già di più.
Mistero: resta che trattasi, l' articolo, di "attacco diretto, indiscriminato e generalizzato verso un gruppo di persona (sic) che costituisce un quarto del genere umano". Verrebbe da rispondere che gli idioti forse sono anche di più, tuttavia la Costituzione non ci impedisce di criticarli. Nell'insieme, è semplicemente pazzesco".

Chissà cosa avranno scritto, detto e pensato i "giudici" lombardi nei riguardi della campagna "Je Suis Charlie". In fondo i vignettisti francesi se la sono cercata. No?

Siamo con Facci cercando di promuovere non la produzione in massa di belanti lettori ma di pensatori che trovino spunto da idee forti, sfacciate e diverse da quelle promosse dal main stream.



Facci sospeso perché rivendica il diritto all'odio
Sull'onda degli attentati in Europa, il giornalista rivendicava il diritto ad odiare l'islam e gli islamici. Ora l'Ordine lo ha sospeso per due mesi dalla professione e dallo stipendio
Alessandro Sallusti - Sab, 17/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 10132.html

L'Ordine dei giornalisti ha sospeso per due mesi dalla professione e dallo stipendio Filippo Facci, collega di Libero e noto volto televisivo.

Nell'articolo finito sotto inchiesta, scritto nel luglio dello scorso anno, Facci rivendicava il diritto ad odiare l'islam e gli islamici. Un articolo molto duro, nella forma e nella sostanza, scritto sull'onda degli attentati fatti nel nome di Allah che in pochi giorni provocarono in Europa oltre cento vittime, la maggior parte delle quali a Nizza.

Conosco Filippo Facci e lo stimo, come collega e come intellettuale. È un uomo talmente libero da non aver raccolto quanto il suo talento gli avrebbe permesso accettando solo qualche piccolo e umano compromesso. No, non c'è verso: lui si infiamma e parte in quarta senza remore e limiti. Per questo piace a molti lettori, meno a direttori ed editori. Figuriamoci ai colleghi invidiosi, ai notai del pensiero, ai burocrati del politicamente corretto.

Filippo Facci non farebbe male a una mosca (al massimo è capace di farlo a se stesso) e per questo non mi spaventa che abbia rivendicato il «diritto all'odio» di una religione e di una comunità che hanno generato i mostri assassini dei nostri ragazzi. L'odio inteso - nell'articolo è ben spiegato - non come incitamento alla violenza, ma come sentimento contrario a quello dell'amore, «detestare» come opposto di «ammirare». I sentimenti non si possono contenere, ma evidentemente non si possono neppure scrivere. Tanto più se sei un giornalista, se non sei di sinistra, se pubblichi su un giornale di destra, se si parla di islamici.

Il tema posto da Facci sul diritto all'odio (Travaglio, tanto per fare un esempio, lo teorizzò nei confronti di Berlusconi) è questione aperta nonostante sia stata affrontata nei secoli da fior di filosofi e da grandi intellettuali. Che a differenza dei colleghi del tribunale dell'Ordine di Milano non sono mai arrivati a un verdetto unanime (e qualcosa vorrà pur dire).

Qui non parliamo di una notizia falsa o di fatti e persone specifiche. Siamo di fronte all'opinione di un intellettuale. Il problema non è condividerla o meno. È non censurarla, non soffocarla, non punirla, come abbiamo sempre invocato per chiunque, compreso per Erri De Luca quando istigò al sabotaggio della Tav. Tanti islamici, anche se non terroristi, anche se non lo dichiarano, odiano noi e i nostri costumi. Noi stiamo per premiarli dando la cittadinanza automatica ai loro figli. Però puniamo Facci che non fa mistero dello stesso, reciproco, sentimento. Mi spiace per lui e mi spiace per la categoria così ridotta. Ma soprattutto mi spiace per tutti noi.



MA MI FACCI IL PIACERE! - IL GIORNALISTA È STATO SOSPESO PER DUE MESI DALL’ORDINE DEI GIORNALISTI DELLA LOMBARDIA PER IL SUO ARTICOLO SU ‘LIBERO’ DI UN ANNO FA, DAL TITOLO: ‘ODIO L’ISLAM’, ARTICOLO DURISSIMO E PROVOCATORIO SUL FATTO CHE QUELLA MUSULMANA È L’UNICA RELIGIONE CHE NON SI PUÒ TOCCARE, CITARE, CRITICARE E SOPRATTUTTO ODIARE. E QUESTA DECISIONE NE E' LA PROVA - QUI L’ARTICOLO INTEGRALE
16 giu 2017

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media ... 150148.htm

Articolo di Filippo Facci per ‘Libero Quotidiano’ del 26 luglio 2016

Odio l'Islam. Ne ho abbastanza di leggere articoli scritti da entomologi che osservano gli insetti umani agitarsi laggiù, dietro le lenti del microscopio: laddove brulica una vita che però gli entomologi non vivono, così come non la vivono tanti giornalisti e politici che la osservano e la giudicano dai loro laboratori separati, asettici, fuori dai quali annasperebbero e perirebbero come in un'acqua che non è la loro.

È dal 2001 che leggo analisi basate su altre analisi, sommate ad altre analisi fratto altre analisi, commenti su altri commenti, tanti ne ho scritti senza alzare il culo dalla sedia: con lo stesso rapporto che ha il critico cinematografico coi film dell'esistente, vite degli altri che si limita a guardare e a sezionare da non-attore, da non-protagonista, da non vivente.

Ma non ci sono più le parole, scrisse Giuliano Ferrara una quindicina d'anni fa: eppure, da allora, abbiamo fatto solo quelle, anzi, abbiamo anche preso a vendere emozioni anziché notizie.

Eccone il risultato, ecco alfine le emozioni, le parole: che io odio l'Islam, tutti gli islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre, odio il loro odio che è proibito odiare, le loro moschee squallide, la cultura aniconica e la puzza di piedi, i tappeti pulciosi e l'oro tarocco, il muezzin, i loro veli, i culi sul mio marciapiede, il loro cibo da schifo, i digiuni, il maiale, l'ipocrisia sull'alcol, le vergini, la loro permalosità sconosciuta alla nostra cultura, le teocrazie, il taglione, le loro povere donne, quel manualetto militare che è il Corano, anzi, quella merda di libro con le sue sireh e le sue sure, e le fatwe, queste parole orrende che ci hanno costretto a imparare.

Odio l'Islam perché l'odio è democratico esattamente come l'amare, odio dover precisare che l'anti-islamismo è legittimo mentre l'islamofobia no, perché è solo paura: e io non ne ho, di paura. Io non odio il diverso: odio l'Islam, perché la mia (la nostra) storia è giudaica, cattolica, laica, greco-latina, rousseiana, quello che volete: ma la storia di un'opposizione lenta e progressiva e instancabile a tutto ciò che gli islamici dicono e fanno, gente che non voglio a casa mia, perché non ci voglio parlare, non ne voglio sapere: e un calcio ben assestato contro quel culo che occupa impunemente il mio marciapiede è il mio miglior editoriale. Odio l'Islam, ma gli islamici non sono un mio problema: qui, in Italia, in Occidente, sono io a essere il loro.



Orrore, terrore, avversione e odio per il nazismo maomettano o sana e naturale islamofobia
viewtopic.php?f=188&t=2523


Filippo Facci svela il vero volto dell'Islam: "Perché lo odio"
28 Luglio 2016 39
di Filippo Facci

http://www.liberoquotidiano.it/news/opi ... bero-.html

Odio l’Islam.
Ne ho abbastanza di leggere articoli scritti da entomologi che osservano gli insetti umani agitarsi laggiù, dietro le lenti del microscopio: laddove brulica una vita che però gli entomologi non vivono, così come non la vivono tanti giornalisti e politici che la osservano e la giudicano dai loro laboratori separati, asettici, fuori dai quali annasperebbero e perirebbero come in un’acqua che non è la loro. È dal 2001 che leggo analisi basate su altre analisi, sommate ad altre analisi fratto altre analisi, commenti su altri commenti, tanti ne ho scritti senza alzare il culo dalla sedia: con lo stesso rapporto che ha il critico cinematografico coi film dell’esistente, vite degli altri che si limita a guardare e a sezionare da non-attore, da non-protagonista, da non vivente. Ma non ci sono più le parole, scrisse Giuliano Ferrara una quindicina d’anni fa: eppure, da allora, abbiamo fatto solo quelle, anzi, abbiamo anche preso a vendere emozioni anziché notizie.
Eccone il risultato, ecco alfine le emozioni, le parole: che io odio l’Islam, tutti gli islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre, odio il loro odio che è proibito odiare, le loro moschee squallide, la cultura aniconica e la puzza di piedi, i tappeti pulciosi e l’oro tarocco, il muezzin, i loro veli, i culi sul mio marciapiede, il loro cibo da schifo, i digiuni, il maiale, l’ipocrisia sull’alcol, le vergini, la loro permalosità sconosciuta alla nostra cultura, le teocrazie, il taglione, le loro povere donne, quel manualetto militare che è il Corano, anzi, quella merda di libro con le sue sireh e le sue sure, e le fatwe, queste parole orrende che ci hanno costretto a imparare.
Odio l’Islam perché l’odio è democratico esattamente come l’amare, odio dover precisare che l'anti-islamismo è legittimo mentre l’islamofobia no, perché è solo paura: e io non ne ho, di paura. Io non odio il diverso: odio l’Islam, perché la mia (la nostra) storia è giudaica, cattolica, laica, greco-latina, rousseiana, quello che volete: ma la storia di un’opposizione lenta e progressiva e instancabile a tutto ciò che gli islamici dicono e fanno, gente che non voglio a casa mia, perché non ci voglio parlare, non ne voglio sapere: e un calcio ben assestato contro quel culo che occupa impunemente il mio marciapiede è il mio miglior editoriale. Odio l’Islam, ma gli islamici non sono un mio problema: qui, in Italia, in Occidente, sono io a essere il loro.


Facci può essere paragonato agli apostati e agli atei dell'islam che vengono perseguitati dai regimi islamici, L'ordine dei giornalisti milanese si è comportato come la lunga mano dell'Islam che censura, reprime, perseguita, uccide e stermina. Questi sono peggio del pugno del Papa con Charlie Hebdo e in tal modo giustificano la violenza dell'Islam nei confronti di tutti i diversamente religiosi e pensanti e si fanno complici dei crimini mussulmani.

Orrore, terrore e odio per il nazismo maomettano o sana e naturale islamofobia
viewtopic.php?f=188&t=2523
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » ven nov 10, 2017 5:48 am

Domani sul Foglio una mia intervista al sociologo egiziano sotto scorta in Germania, Hamed Abdel-Samad, l'autore di "Fascismo islamico" (Garzanti).

https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 6420124370

Due giorni fa i giornali tedeschi riportavano una sua conferenza a Passau, in cui Abdel-Samad ha attaccato le chiese che in Germania dialogano con l'islam politico. È stato importante per me parlarci, anche se Abdel-Samad ha chiuso con una nota di profondo pessimismo: "Stiamo diventando una minoranza di valori in Europa. Non soltanto a causa della crescita dei musulmani, ma per il fatto che molti occidentali stanno dall'altra parte. E stendono tappeti rossi all'Islam politico". Questo imam egiziano ha condannato a morte in tv Abdel-Samad. Averne di intellettuali con questo coraggio



Criminali e irresponsabili difensori dell'Islam o nazismo maomettano
viewtopic.php?f=188&t=2263

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Arabia.jpg
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » mar dic 12, 2017 3:39 pm

Demenzialità socialiste


Incollo, e condivido in buona parte questo tagliente articolo di Uri Avnery, socialista israeliano, dal giornale israeliano "Shalom" per riportare notizie dissidenti rispetto a quelle ultime circa Gerusalemme nell'operazione politica del Presidente Trump
(Timeo Danaos ac dona ferentes! - aggiungo)


https://www.facebook.com/francomatteo.m ... 9302513722

Colonna di Uri Avnery - Da Barak a Trump
09/12/17
EHUD BARAK ha "rotto il silenzio". Ha pubblicato un articolo sul New York Times che attacca il nostro primo ministro nei termini più abrasivi. In altre parole, ha fatto esattamente la stessa cosa del gruppo di ex soldati che si definiscono "Breaking the Silence", che sono accusati di lavare la nostra biancheria sporca all'estero. Esse denunciano crimini di guerra a cui sono stati testimoni o anche partecipanti.
Ma a parte l'attacco a Binyamin Netanyahu, Barak ha usato l'articolo per pubblicare il suo piano di pace. Un ex capo di gabinetto dell'esercito israeliano e un ex primo ministro, Barak sta ovviamente programmando un ritorno, e il suo piano di pace è parte dello sforzo. Sembra esserci, comunque, una stagione aperta per i piani di pace nella nostra regione.
Rispetto l'intelligenza di Barak. Molti anni fa, quando era ancora il vice capo di stato maggiore, mi ha inaspettatamente invitato a parlare. Discutemmo della storia militare del XVII secolo (la storia militare è un mio vecchio hobby) e presto mi resi conto che era un vero esperto. Mi è piaciuto molto.
In una sera di primavera Nel maggio 1999, facevo parte di un'enorme folla festante nella Rabin Square di Tel Aviv, dopo che Barak aveva vinto le elezioni alla Knesset e divenne primo ministro. Ci ha promesso "l'alba di un nuovo giorno". In particolare, ha promesso di fare la pace con i palestinesi.
Intellettualmente, Barak è superiore a tutti gli altri politici sulla scena israeliana. Ben presto è apparso che questo potrebbe essere un handicap.

Le persone intelligenti tendono ad essere arroganti. Disprezzano le persone con minori poteri mentali. Sapendo di avere tutte le risposte, Barak ha chiesto che il presidente Clinton convochi un incontro con Yasser Arafat.
L'indomani ho parlato con Arafat e l'ho trovato profondamente preoccupato. Niente è stato preparato, nessun precedente scambio di opinioni, niente. Non voleva andare all'incontro che pensava fosse destinato a fallire, ma non poteva rifiutare un invito del presidente degli Stati Uniti.
Il risultato è stato catastrofe. Barak, sicuro di sé come al solito, ha presentato il suo piano di pace. Era più accomodante di qualsiasi precedente piano israeliano, ma era ancora molto lontano dal minimo dei palestinesi. L'incontro si è sciolto.
Che cosa fa un diplomatico in tali circostanze? Annuncia che "abbiamo avuto un fruttuoso scambio di opinioni: non abbiamo ancora raggiunto un accordo totale, ma i negoziati proseguiranno e ci saranno più riunioni fino a raggiungere un accordo".
Barak non ha detto questo. Né ha detto: "Mi dispiace, sono totalmente all'oscuro del punto di vista palestinese, e ora lo studierò seriamente".
Invece, Barak tornò a casa e annunciò che Israele aveva proposto i termini più generosi di sempre, che i palestinesi avessero rifiutato tutto, che i palestinesi volessero buttarci in mare, che non abbiamo "nessun partner per la pace".
Se questo fosse stato dichiarato da un politico di destra, tutti si sarebbero scrollati le spalle. Ma provenendo dal leader del Peace Camp, è stato devastante. I suoi effetti possono essere sentiti fino ad oggi.
QUI QUI arriva Barak, il nuovo Barak, con un piano di pace nuovo di zecca. Cosa ha detto? L'obiettivo, scrive, è la "separazione" dai palestinesi. Non pace, non cooperazione, solo separazione. Sbarazzati di loro. "Pace" non è popolare solo ora.
Come la separazione? Israele annetterà i nuovi quartieri ebraici a Gerusalemme Est e i "blocchi di insediamenti" - i gruppi di insediamenti ebraici oltre la Linea Verde ma vicini ad esso. Accetta di "scambio di terreni". E poi arriva l'assassino: "la responsabilità generale della sicurezza in Cisgiordania resterà nelle mani delle Forze di Difesa israeliane finché necessario".
E la triste conclusione: "Anche se non è possibile risolvere il conflitto israelo-palestinese in questa fase - e probabilmente non lo è ..."
Se c'è un palestinese che accetta queste condizioni, sarò sorpreso. Ma Barak, allora e ora, non si cura delle opinioni e dei sentimenti dei palestinesi. Proprio come Netanyahu, che almeno ha la decenza di non proporre un "Piano di Pace". A differenza di Trump.
DONALD TRUMP non è un genio come Barak, ma ha anche un piano di pace.
Un gruppo di ebrei di destra, incluso suo genero (anche lui senza genio, lui) ci lavora da mesi. Lo ha proposto a Mahmoud Abbas, il successore di Arafat, al nuovo principe ereditario saudita e ad altri principi arabi. Sembra fornire uno stato palestinese composto da diverse piccole enclave isolate in Cisgiordania, senza Gerusalemme e senza un esercito.
Questa è pura follia. Non un solo palestinese e nessun altro arabo lo accetterebbe. Peggio ancora, chiunque abbia proposto una simile caricatura di uno Stato tradisce la completa ignoranza.
Ecco dove si trova il vero problema: è molto peggio che non sapere. Dimostra un abissale disprezzo per i palestinesi e per gli arabi in generale, una convinzione di base che i loro sentimenti, se ce ne sono, non contano affatto. Questo è un residuo dei tempi coloniali.
I palestinesi e gli arabi in generale hanno profondi sentimenti e convinzioni. Sono persone orgogliose. Ricordano ancora i tempi in cui i musulmani erano incomparabilmente più avanzati degli europei barbari. Essere trattati come sporchi dal presidente degli Stati Uniti e il suo entourage ebraico li ferisce profondamente e può portare a un disturbo nella nostra regione che nessun principe arabo, assunto dagli Stati Uniti, sarà in grado di controllare.
QUESTO PARTICOLARMENTE riguarda Gerusalemme. Per i musulmani, questa non è solo una città. È il loro terzo luogo più sacro, il punto da cui il Profeta - la pace sia con lui - è asceso al cielo. Per un musulmano rinunciare a Gerusalemme è inconcepibile.
Le ultime decisioni di Trump riguardanti Gerusalemme sono - per usare un eufemismo - idiote. Gli arabi sono furiosi, gli israeliani non se ne preoccupano davvero, gli scafisti arabi, i principi e tutto il resto, sono profondamente preoccupati. Se i disturbi esplodono, potrebbero essere spazzati via.
E per cosa? Per il titolo di una sera?
Non c'è argomento nella nostra regione, e forse nel mondo - che è più delicato. Gerusalemme è santa per le tre religioni del mondo e non si può discutere con la santità.
In passato ho dedicato molto pensiero a questo argomento. Amo Gerusalemme (contrariamente al fondatore del sionismo, Theodor Herzl, che ne fu disgustato e lo abbandonò in fretta dopo una sola notte). I primi sionisti non amavano la città come simbolo di tutto ciò che è sbagliato e osceno nel giudaismo.
Circa venti anni fa ho composto un manifesto, insieme al mio defunto amico, Feisal al-Husseini, il capo degli arabi di Gerusalemme e il rampollo della sua famiglia più nobile. Centinaia di israeliani e palestinesi l'hanno firmato.
Il titolo era "La nostra Gerusalemme". È iniziato con le parole: "Gerusalemme è nostra, israeliani e palestinesi, musulmani, cristiani ed ebrei".
Continuò: "La nostra Gerusalemme è un mosaico di tutte le culture, di tutte le religioni e di tutti i periodi che hanno arricchito la città, dalla più antica antichità fino ad oggi - Cananei e Gebusei e Israeliti, Ebrei ed Elleni, Romani e Bizantini, Cristiani e musulmani, arabi e mamelucchi, ottani e britannici, palestinesi e israeliani.
"La nostra Gerusalemme deve essere unita, aperta a tutti e appartenente a tutti i suoi abitanti, senza confini e filo spinato in mezzo".
E la conclusione pratica: "La nostra Gerusalemme deve essere la capitale dei due stati che vivranno fianco a fianco in questo paese: Gerusalemme Ovest, la capitale dello Stato di Israele e Gerusalemme Est, la capitale dello Stato di Palestina".
Vorrei poter inchiodare questo Manifesto alle porte della Casa Bianca.

Bisogna cercare secondo me di mettersi nei panni degli arabi per cercare di capire le loro ragioni e così facendo si potrà instillare in loro una analoga volontà di mettersi nei panni ebraici; ma senza questo sforzo di conoscenza dell'altro, la pace anche futura sarà sempre impossibile. L'articolo di Avnery anche se piuttosto critico-polemico mi è sembrato cmnq stimolante e lo incollo/ a me sembra che il problema cardine sia nell'origine religiosa della dissidenza ebraico-araba.islamica e fin quando questi problemi antichi non verranno portati al pettine, sarò sempre illusorio cercare e organizzare piani politici di pace...

Cerco di mettermi nei panni impauriti di entrambi i popoli che vivono nel costante timore e diffidenza verso "L'altro", quando e come è possibile una intesa seria tra le due popolazioni? io ho dato la tesi su psichiatra e filosofo ebreo, Viktor Frankl di Vienna, ex lagherizzato in Auschwitz, da me conosciuto da vicino a Napoli nel 1979, e anche ad Amalfi e Salerno, ma spesso mi chiedo quali possibilità abbia l'essere umano quando i problemi sono così superiori alle sue molto modeste capacità...



Gino Quarelo
Demenziale articolo che denota l'assoluta incapacità di comprendere la realtà, come stanno le cose e chi sono veramente i palestinesi, gli arabi, i maomettani, cos'è l'Islam, cos'è stata la storia dell'Islam, chi era Maometto e cos'è la legge idolatra coranica che ha lasciato in consegna ai suoi seguaci e fedeli.
I palestinesi non sono un popolo occidentale laico, cristianizzato, civilizzato che ha come orizzonte valoriale la dichiarazione universale dei diritti umani e la democrazia (magari quella vera alla Svizzera); i palestinesi come d'altronde tutti i maomettani di ogni continente sono dei veri e propri nazisti, senza alcun rispetto per gli ebrei, per i cristiani, per i non mussulmani, per i diversamente religiosi e pensanti, per i diritti umani universali che loro disprezzano del tutto; perciò riservare loro i riguardi che si riservano a chi ti rispetta e ha i tuoi stessi valori umani di fondo è demenziale e suicida, questi ti amazzano.
Lascio volentieri a Bergoglio il piacere del martirio; io prefrisco difendere la mia dignità, la mia libertà, la mia vita, la mia gente, la mia terra, la mia cultura e combattere sino alla morte questa idolatria disumana e criminale che è il nazismo maomettano.



Franco Matteo Mascolo
La mia bacheca ha sempre ospitato i le vostre libere esternazioni ma siete invitati a documentarvi meglio per essere più responsabili nelle vostre affermazioni. La mossa attuale del presidente Trump circa Gerusalemme non mi appare saggia in questo momento del contenzioso e io, se fossi nei panni del governo israeliano, ci andrei piano per dichiarare Gerusalemme capitale d'Israele, quando il rapporto con gli Arabi è ancora così infelice e privo di un dialogo concreto .Signori Balocco e Quarelo, siete pregati di documentarvi sull'ing Mohamed Taha impiccato dai militari della sharia al potere in Sudan nel 1985, perchè egli definiva la sharia di Medina inferiore a quella elaborata, più liberale e quasi socialista, a La Mecca. È forse nazista maomettano anche l'ing. Taha, martire dell'Islam migliore? e il suo discepolo, insegnante di diritto islamico in una università USA, Mahmud Na'im?


Gino Quarelo
Questo ingegnere Taha che viene definito impropriamente maomettano e che si permette di criticare Maometto e il Corano definendo inferiore la Sharia di Medina rispetto a quella della Mecca mi pare se così è stato ed è, che non sia affatto un maomettano bensì piuttosto un eretico o un apostata.
L'Islam non è una invenzione di questo ingegnere sudanese ma dell'arabo beduino Maometto che ha inventato il nazismo maomettano.


Gino Quarelo
Maometto non ha inventato due Sharie che si contraddicono ma una sola che si è evoluta/sviluppata nel corso degli anni della vita di Maometto, questo obbrobrio disumano, dalla Mecca a Medina.
Il "quasi liberalismo-socialismo" utopico e demenziale di Maometto, sviluppato alla Mecca lo ha portato allo sterminio di massa dopo la fase di Medina, sterminio di ogni diversamente religioso e pensante che non si convertisse, che non se ne andasse, che gli si opponesse.
La violenza sterminatrice è tipica di tutte le presunzioni e le arroganze utopiche e idolatre politico religiose.
Chi contesta Maometto e il suo Corano non può essere considerato un maomettano, un mussulmano, un islamico ma un apostata.



Apostati dell'Islam, eroi dell'umanità
viewtopic.php?f=188&t=1922


Franco Matteo Mascolo
Mohamed Taha si considerava un buon musulmano, io direi il vero buon musulmano lontano dall'irrigidimento fanatico; perchè non rispettare i suoi sentimenti e definirlo, da giudice invadente, "apostata"??? Definirlo tale significa giustificare il suo assassinio da parte degli integralisti militari islamici al potere in Sudan: bravò....:-(

Gino Quarelo
Uno che contesta Maometto non è un maomettano, allo stesso modo che uno che contesta Cristo non è un cristiano. Essere integralisti maomettani significa essere maomettani veri e non falsi. Essere maomettani non è un valore ma un disvalore come essere hitleriani. Chi l'ha ucciso è stato coerente con la sua fede maomettana criminale come è stato criminale Maometto che ha ucciso e fatto uccidere un sacco di gente. Io non giustifico nulla dico solo come stanno le cose, sei tu in contraddizione che vuoi salvare e coprire Maometto e il maomettismo santificando Maometto e demonizzando i suoi seguaci che lo imitano come se fosse possibile separarli e fossero entità distinte che rispondessero a leggi umane e divine diverse.
Maometto non è un essere soprannaturale o divino che risponde a leggi diverse da quelle umane, egli è stato un uomo che deve rispondere alle stesse leggi umane e universali a cui rispondono i suoi seguaci e tutti gli uomini della terra: le azioni omicide e stermicide di Maometto non sono diverse da quelle di coloro che lo imitano credendo in lui come profeta dell'idolo Allah; sono crimini sia le azioni di Maometto sia quelle dei suoi seguaci; la Sharia è solo quella di Maometto e non altre.
Non esiste un maomettismo senza Maometto o contro Maometto; esiste solo l'apostasia di chi non crede più in Maometto e che lo contesta.


Franco Matteo Mascolo
Il "profeta" per il credente intelligente (come Taha) non deve essere divinizzato in ogni parola e ogni comportamento, ma va interpretariato e "inventariato" continuamente nella sua sostanza globale; altrimenti diventa un idolo e perde di significato.

Gino Quarelo
Per il credente maomettano il Corano è la parola dell'idolo Allah e metterla in discussione è un'eresia. Il credente intelligente come dici tu non è un credente ma un apostata o un non credente ipocrita e furbo. La spiritualità è ben altro dalla credenza nelle idolatrie religiose specialmente in quella dell'orrore e del terrore maomettana.

Corrado Balocco
Ma insomma, apri gli occhi alla realtà! Non esiste il mussulmano "credente intelligente"... taha è UNO e lo hanno eliminato. Gli altri sono um miliardo e mezzo.

Gino Quarelo
Infatti secondo questa illogicità menzognera tipica ... : uno sarebbe il credente intelligente e gli altri 1,5 miliardi sarebbero i credenti deficenti non intelligenti e dementi. Quindi l'apostata che contesta Maometto e il Corano sarebbe il vero maomettano mentre gli altri che credono in Maometto e nella parola del Corano sarebbero i falsi maomettani.



Gerusalemme capitale storica sacra e santa di Israele, terra degli ebrei da almeno 3 mila anni.
viewtopic.php?f=197&t=2472


Questo è l'Islam o nazismo maomettano: idolatria, orrore, terrore e morte, da sempre:
viewtopic.php?f=188&t=2705
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » mar dic 12, 2017 8:39 pm

???

Gariwo: la foresta dei Giusti > Dare voce ai dissidenti dell’Islam
Analisi di Enrico Castrovilli, Giuseppe Magni e Sergio Vettore
27 ottobre 2016

https://it.gariwo.net/editoriali/dare-v ... 15964.html

La legge islamica è in gran parte fondata sulla diseguaglianza dei diritti, ossia sulla superiorità degli uomini e dei fedeli e sulla inferiorità delle donne e degli infedeli. Al contrario la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 considera tutti gli uomini con identici diritti e doveri, ritenendo l’uguaglianza inerente alla natura umana. Questi principi possono essere alla base dell’emergere di un dissenso nell’Islam, rispetto al fondamentalismo. Se quest’ultimo pare rafforzarsi, numerosi sono le dissidenti e i dissidenti islamici. Rendere più forti le loro voci può ridurre i grandi pericoli insiti nel fondamentalismo e aumentare le occasioni di pacifica convivenza.

I dissidenti islamici vogliono talora riforme importanti della legge islamica (sharï’a), contestualizzando il libro sacro e interpretandolo secondo le esigenze del mondo moderno. Il dissenso nell’Islam può riguardare il rapporto tra religione e società, che separi il potere politico dalla sharï’a rendendo più libera la società. In modo più dirompente il dissenso può finalmente riguardare il ruolo delle donne musulmane, la cui condizione di subordinazione è stata studiata dell’islamista Valentina Colombo. Così come sono schiacciate dall’Islam la politica, le istituzioni, il costume, il modo di vivere, la scienza, la cultura e l’arte. Se l’Islam si secolarizzerà, potrebbe compiere il positivo percorso avvenuto nei paesi occidentali, dove la secolarizzazione, processo in corso da secoli e non ancora compiuto, ha contribuito al progresso civile e religioso.

L’appoggio ai dissidenti islamici riporta alla mente il sostegno che venne dato ai dissidenti nei Paesi comunisti dopo la seconda Guerra mondiale. Scrittori e filosofi come Koestler, Popper, Orwell, Arendt, Camus intrapresero una campagna per la libertà della cultura contro il totalitarismo dei regimi comunisti. In Italia fu importante il lavoro di Silone e Chiaromonte. Dopo il ’68, la Primavera di Praga e il sacrificio di Jan Palach, agirono Charta 77 di Havel e Patocka, Solidarnosc in Polonia, oltre alla dissidenza interna all’URSS, con Solgenitsin, Sakarov e Grossmann. Vi fu la campagna organizzata nel ’77 alla Biennale di Venezia da Ripa di Meana. Ma non tutte le forze politiche appoggiarono i dissidenti. Negli anni successivi al ’68 molti volsero il viso da un’altra parte, considerando modelli positivi il comunismo sovietico o quello cinese.

Per aiutare il dissenso nell’Islam occorre avere un’idea positiva della nostra civiltà occidentale, apprezzandone i grandi successi e al tempo stesso non sottacendo gli innegabili elementi di crisi - se non di vero e proprio declino. Un’idea positiva della propria identità può porre un argine al disprezzo dei valori del mondo in cui viviamo, che hanno necessità di limiti etici per non essere travolti dal nichilismo.
Non tutte le civiltà hanno caratteri analoghi. L’Islam negli ultimi secoli, ad esempio, non ha prodotto scoperte scientifiche o tecnologiche, ha rifiutato di concorrere ad abbellire il mondo con le arti e renderlo più gradevole con la musica, si è limitato a ripetere ossessivamente dogmi religiosi, stili di vita, stereotipi artistici e culturali. L’approccio dell’Occidente all’Islam non può essere quello di un multiculturalismo che pone sullo stesso piano ogni civiltà e neppure l’assimilazionismo laicista alla francese. Quando il multiculturalismo sostiene che nessuna cultura debba essere discriminata, accetta al tempo stesso le discriminazioni della sharï’a, che opprime le donne, i credenti di altre religioni, i cristiani e gli omosessuali. Il multiculturalismo è incompatibile con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Nel nostro Paese la presenza di metropoli, cittadine e borghi, il lavoro di associazioni, parrocchie, centri culturali ha evitato la segregazione degli immigrati. La libertà religiosa deve valere in ogni Paese del mondo, sia esso occidentale o islamico. La religiosità è stimolo positivo, come conferma il decisivo contributo dato dal cristianesimo alla civiltà occidentale. La religione islamica ha pieno titolo di essere praticata. Ma gli islamici che vogliono bene vivere in Italia debbono seguire leggi e costumi del nostro Paese, rispettare le donne, amare i figli e i bambini, impegnarsi a fondo nello studio della lingua italiana, capire la nostra storia e la nostra cultura.

Dare voce ai dissidenti può essere un importante stimolo culturale per i milioni di islamici immigrati che si trovano in difficoltà fra tradizioni e integrazione, di famiglie con rapporti difficili fra uomini e donne e incerte sul tipo di educazione da dare ai figli. I rapporti basati sulla reciprocità di relazioni tra le persone portano a considerare ogni altra persona come non inferiore e non superiore alle altre. Così facendo gli islamici potranno scoprire la bellezza di vivere insieme in modo egualitario.

I dissidenti possono svolgere il ruolo importante di indicare idee libere e comportarsi in modo pacifico con persone di altre civiltà e religioni. Dare voce ai dissidenti significa renderli più forti, difenderli dai fondamentalisti e costituire un forte bastione contro i terroristi che purtroppo allignano oggi nel mondo islamico. Questo è il migliore aiuto a ogni persona che voglia vivere in pace.

Ayaan Hirsi Ali[1] ha elencato molti musulmani che esprimono un dissenso rispetto all’ortodossia islamica e che auspicano una riforma dell’Islam. Ad esempio il sunnita Al-Ansari, ex-Preside della facoltà di Legge islamica all’Università del Qatar, che respingendo l’esortazione ad amare la morte predicata da molti estremisti islamici, ha detto: “Vorrei che gli studiosi, con il loro discorso religioso, inducessero i nostri giovani ad amare la vita non la morte.”

Taslima Nasrin, è nata in Bangladesh e vive in India, ha affermato: “Occorre un codice civile uniforme, non fondato sui dogmi religiosi e ugualmente applicabile a uomini e donne”. Questo porterebbe alla negazione della sharï’a.
Umer Ali [2], giornalista pakistano e libero pensatore, scrive: “È paradossale, ma l'atteggiamento della sinistra occidentale nei confronti dell'islam rischia di lasciare da soli i liberali che nei paesi musulmani lottano per i diritti umani, la libertà d'espressione e la laicità, e di dare man forte agli estremisti che in quegli stessi paesi vogliono imporre la sharia …. E ad esempio: “La migliore spiegazione che la sinistra occidentale riesce a fornire per la lapidazione di una donna sepolta nella terra fino al collo, è l'imperialismo dell'Occidente." In una recente pubblicazione dell'Islam Foundations of a free Society[3], si può leggere: "Siamo convinti che più i musulmani riscopriranno il vero patrimonio dell'Islam nel suo periodo d'oro, più possibilità ci sono che il clima di opinione nei loro paesi possa cambiare in favore della libertà" E ancora: "È giunta l'ora in cui gli intellettuali musulmani ripensino il dibattito sul libero arbitrio, la libertà di pensiero, il pluralismo anche religioso e il libero mercato."

[1] Idee e citazioni sono tratte da Ayaan Hirsi Ali, Eretica, RCS Libri, Milano, 2015, pagg. 241 e ss.
[2] Questa citazione è tratta da Micromega n.4/2016
[3] Da: L’islam può essere compatibile con la libertà? Uno studio di Gabriele Carrer, Il Foglio, 26 Ottobre 2016


???
Alberto Pento
Dare voce ai dissidenti non per promuovere l'slam ma per abbatterlo come è accaduto per il comunismo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » mer dic 27, 2017 3:12 pm

Marocchina vuole sposare un pesarese. Il console: "Lui si converta all'Islam"
ROBERTO DAMIANI
Pesaro, 27 dicembre 2017

http://www.ilrestodelcarlino.it/pesaro/ ... -1.3629978

Vogliono sposarsi. Semplice a dirsi, ma piuttosto complicato farlo. Lui è un 41enne, ingegnere, pesarese. Lei è una ragazza marocchina di 29 anni, in Italia dall’età di 11 anni. Si sente italiana, parla perfettamente la nostra lingua, non ricorda nemmeno più l’arabo, non è credente. Dopo anni di fidanzamento, i due si sono decisi a unirsi civilmente davanti al sindaco di Pesaro. A fine estate 2017 vanno all’ufficio di stato civile del Comune per dichiarare la loro intenzione, ma c’è un ostacolo: per la ragazza serve un nulla osta del Consolato marocchino in Italia. Va attestato che la ragazza sia nubile, serve il certificato di nascita e dati affini.

Nulla di più facile, pensa la giovane. Va subito a Bologna, al Consolato che si trova a Borgo Panigale, e chiede il nulla osta. "Mi sento rispondere – racconta la 29enne – che occorreva prima la consegna del certificato di ‘conversione’ alla religione musulmana del mio futuro marito. Volevano la sottoscrizione della ‘shahada’ da parte di Luca. Gli ho risposto, in francese perché l’italiano non lo capivano e io l’arabo non lo parlo, che non ci pensavo nemmeno lontanamente a convertire chicchessia, visto che nemmeno io sono religiosa".

La ragazza (che ha chiesto di non rivelare il nome per evitare altri problemi) si è sentita aggredita e offesa: "Mi hanno insultato fino al punto di farmi scoppiare a piangere, cacciandomi via dal Consolato. Ho protestato, gli ho detto che non possono permettersi di fare queste cose in Italia perché qui vige la legge italiana e non marocchina, ma sono stati irremovibili. Non mi hanno nemmeno dato un certificato che attestasse il rifiuto del nulla osta. Cacciata e basta. Sono tornata a casa e assieme a Luca siamo andati in Comune per raccontare ciò che era successo e chiedere di nuovo cosa fare per sposarci. Ci hanno risposto che non potevano dare avvio alle pratiche e che l’unico rimedio era un ricorso al tribunale".

Per I due promessi sposi, la salita si faceva sempre più irta. Ma la 29enne si è gettata nell’impresa: "Ho scritto tutto da sola, sicuramente sbagliando la forma ma il contenuto di certo era preciso. Mi sono rivolta al giudice dicendogli che voglio sposarmi ma che non accetterò mai l’imposizione del mio Paese d’origine di convertire all’islam il mio futuro marito". Il tribunale ha chiesto un parere alla procura e dopo aver accertato che le dichiarazioni della ragazza erano tutte veritiere, il giudice civile Davide Storti ha autorizzato nei giorni scorsi l’ufficio di stato civile ad accogliere la richiesta di matrimonio dei due giovani.

"Non mi pareva vero – dice ora la ragazza – perché abbiamo fatto tutto io e Luca e siamo riusciti ad aver ragione su leggi arcaiche e incredibili, imposte addirittura in Italia. È certo che se anche il giudice ci avesse dato contro, non mi sarei mai piegata al volere del console".

Questi, Mohamed Kamel, interpellato ieri al telefono, ha detto: "Questa è la legge in vigore nel mio Paese. Una donna nata in Marocco che vuol sposare un non musulmano deve convertirlo alla nostra fede. Se rifiuta di farlo, noi non rilasciamo il nulla osta. Ma non per cattiva volontà del Consolato di Bologna".

Dice la ragazza: "Io comunque mi sposo l’11 gennaio grazie al tribunale, mi chiedo però quanti italiani si sono convertiti davvero all’Islam pur di sposare ragazze marocchine? Sospetto che l’unica legge sia quella dell’ipocrisia".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » ven mar 09, 2018 11:10 pm

Un giovane ateo egiziano che si confronta con due idolatri maomettani
https://www.facebook.com/pierz82/videos ... 4150601401
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Islam

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti

cron