Apostati dell'Islam, eroi dell'umanità

Apostati dell'Islam, eroi dell'umanità

Messaggioda Berto » gio ago 11, 2016 4:35 am

Sul “fascismo islamico” si consuma il nuovo tradimento dei chierici
Intervista ad Abdel-Samad, politologo egiziano sotto scorta in Germania. Il suo libro è proibito in Francia. “Gli intellettuali non vogliono sporcarsi le mani con l’islam. Per gli applausi bisogna attaccare America e Israele”
di Giulio Meotti | 10 Agosto 2016

http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/08/1 ... e_c175.htm

Intervista ad Abdel-Samad, politologo egiziano sotto scorta in Germania. Il suo libro è proibito in Francia. “Gli intellettuali non vogliono sporcarsi le mani con l’islam. Per gli applausi bisogna attaccare America e Israele" – di Giulio Meotti

https://de.wikipedia.org/wiki/Hamed_Abdel-Samad

Hamed Abdel Samad - On Islamic Fascism
https://www.youtube.com/watch?v=zkJGD4bMw8o

Hamed Abdel-Samad bei Maischberger: Feindbild Islam - Wird der Hass geschürt?
https://www.youtube.com/watch?v=m_eBnWZ-8js


"La radice dell'Islam è fascista E i moderati musulmani non esistono"
Le tesi controverse del politologo egiziano che vive sotto scorta Hamed Abdel-Samad. "L’estremismo risale a Maometto, ma non ogni musulmano è un Corano su due gambe e ancor meno un killer"
di Stefano Vastano
16 gennaio 2015
http://espresso.repubblica.it/plus/arti ... o-1.195198

La carneficina a Parigi è il nostro 11 settembre e i terroristi che l’hanno eseguita l’incarnazione del “fascismo islamico”, una deriva che sin dagli inizi fa parte dell’islam... Parla Hamed Abdel-Samad, 42 anni, politologo e storico tedesco nato al Cairo. Non nuovo a tesi estreme e controverse sul fondamentalismo, espresse anche recentemente nel saggio dal titolo “Il fascismo islamico”, Abdel-Samad, figlio di un imam sunnita, è stato oggetto di una fatwa dell’università Al-Azhar del Cairo. E condannato a morte dal gruppo terrorista egiziano Al-Jamaa Al-Islamiya. In Germania, dove abita dal 1995, vive sotto scorta. Nonostante le minacce, rilancia le sue accuse in questa intervista con “l’Espresso”: «L’islam moderato non esiste. Dai tempi di Maometto l’islamista aspira alla teocrazia, lo Stato con Dio come sovrano. Dobbiamo vigiliare affinché la cultura islamo-fascista non pervada la società europea».

Hamed Abdel-Samad, partiamo dagli attentati di Parigi. Qual è stata la sua reazione?
«Uno choc. E questo 11/9 europeo si è verificato a Parigi, culla della rivoluzione e di Voltaire, padre dell’illuminismo. Sono queste due conquiste dell’Occidente, la critica ad ogni dogmatismo e i diritti dell’uomo, il bersaglio che i killer hanno voluto colpire. Non hanno agito a caso, ma eseguendo un preciso comandamento religioso: chi offende il Profeta deve essere punito. Certo, oggi la maggior parte dei musulmani non esige più la vita dell’infedele, ma che il Profeta non sia criticabile né dileggiato in vignette è un dogma. Ripeto, non ogni musulmano è un Corano su due gambe e ancor meno un killer. Solo certi demagoghi di destra diffondono questi cliché. Ma se esistono differenze tra musulmani è anche evidente che non c’è una vera differenza tra l’islam e l’islamismo. È la religione che, sin dalle origini, spinge all’intolleranza. Da qui alla esecuzione fascista a Parigi il passo è breve».

Lei insiste col termine fascista.
«L’odio con cui i terroristi hanno liquidato le vittime, sentendosi autorizzati da al Qaeda o persino da Allah, è uno dei primi elementi che accomuna l’islamismo al fascismo. Noi musulmani per primi siamo chiamati a cogliere la continuità tra islam, islamismo e fascismo. Altrimenti è difficile spiegarsi i successi del cosiddetto Stato islamico. Il Califfato è la sintesi perfetta tra boss della criminalità organizzata al vertice e giovani che s’immolano per la teocrazia. Lo Stato Islamico è il gruppo che porta alle estreme conseguenze la malattia originaria dell’islam».

Quale malattia?
«Quel che attira i giovani musulmani, europei e no, nelle file dell’Is è la sacralizzazione della violenza. Solo se sei pronto a credere che tagliando la testa all’ infedele stai obbedendo a un ordine divino puoi giubilare su Internet, “Allah Akbar”. Per quei killer le dosi di violenza sono la droga con cui liberarsi dal peso della civiltà e riportare l’orologio della storia al VII secolo, ai tempi di Maometto. La furia con cui i terroristi liquidano le minoranze religiose, schiavizzano donne e bambini, è uno dei lati più razzisti e fascisti del Califfato».

Nel suo libro ricostruisce i paralleli tra i fascismi degli anni Venti e i primi movimenti islamisti come i Fratelli musulmani.
«La prima guerra mondiale portò al crollo degli imperi austro-ungarico e ottomano. Al tramonto degli imperi non seguì solo, in Europa, la nascita dei fascismi, ma anche dei fondamentalismi nei territori dell’ex-impero ottomano. I due radicalismi, fascismo e islamismo, hanno sempre fatto leva su una matrice emotiva. Hanno adescato le masse insistendo sul sentimento di esser stati trattati male dalla storia. È su questi miti che entrambi i movimenti fondano la pretesa di soggiogare il mondo una volta liquidati i nemici».

Per fascisti e nazisti i primi da liquidare erano comunisti ed ebrei. E per gli islamisti?
«I nemici dichiarati sono tre: gli Usa, i valori dell’occidente e Israele».

Su cosa basa la tesi per cui “sin dalle origini nell’Islam vi sono elementi fascistoidi”?
«Sui 14 elementi che, secondo Umberto Eco, caratterizzano l’Ur-fascismo o fascismo eterno. Molti di questi - dal culto del profeta all’idea che la verità sia una e assoluta - li ritroviamo agli albori dell’islam. Con altri tratti fascistoidi come la glorificazione della violenza o la visione manichea del mondo. Comune è anche la percezione della lotta: fascisti e islamisti non lottano per vivere, ma vivono per lottare e nulla li accomuna più dell’estetica della morte. Trasformandosi in martire l’islamista è in una situazione win-win: se muore si avvicina a Dio e riceve in paradiso 72 vergini».

Procedendo con la similitudine, anche il fascismo è una teologia politica?
«Che il fascismo, dal culto del Dux al rifiuto dell’illuminismo e della modernità, sia un movimento religioso non è una novità. Il primo movimento fascista in Europa, l’Action française, nasce nell’alveo della Chiesa e punta a restaurarne il potere. Non è un caso se Mussolini giunge al potere nel 1922 in un Paese di tradizione cattolica».

Qual era il sogno di Hassan al-Banna quando, nel 1928, fondò i Fratelli musulmani?
«Lo stesso di Mussolini. Del Duce ammirava lo stile. Nel suo saggio “Il Signor Mussolini spiega un principio dell’Islam” scrisse però che il militarismo non è un’invenzione del Duce, ma del Profeta».

Quindi la “guerra santa” è implicita nella vita e versi del Profeta?
«Esattamente. E il programma di al-Banna è rifondare il Califfato riconducendo la comunità islamica alle glorie passate. Un’utopia sposata dallo Stato islamico».

Quel programma vale ancora oggi?
«L’utopia di Mohamed Morsi, ex presidente egiziano, è la stessa dei fondatori del movimento come al-Banna o Sayyed Qutb. Identica la scelta del terrorismo: al-Banna organizzò milizie che indossavano camicie brune, come le “SA”di Hitler».

Nel paragone non teme di relativizzare gli orrori del nazismo?
«Confronto le utopie, operazione necessaria per capire i milioni di morti delle guerre tra sunniti e sciiti o i 42mila attentati degli ultimi 15 anni».

Storicamente, quali furono i rapporti tra Fratelli musulmani e nazismo?
«Il movimento di Al-Banna si fece megafono, insieme a Amin al Husseini, il Muftì di Gerusalemme, della propaganda antisemita. Si arrivò alla formazione di battaglioni islamici nelle Waffen SS, con il teschio sul Fez e la scimitarra islamica sul colletto. Una delle più tristi verità è che “Mein Kampf”di Hitler e “I Protocolli dei savi di Sion” (il falso di propaganda antisemita, ndr) sono stati dei best-seller nel mondo arabo».

Ha senso confrontare la cultura islamica con un’ideologia del Novecento?
«Capisco i dubbi. Ma l’idea del Jihad è del Profeta. È stato Maometto a guidare guerre di conquiste proclamando la missione dell’islam. Oggi i combattenti dello Stato islamico si richiamano ad Abu Bakr, il primo Califfo che dopo la morte di Maometto riunì l’islam conducendo le più spietate guerre contro gli apostati».

Per lo scrittore franco-tunisino Abdelwahab Meddeb il Profeta è “un Napoleone arabo”...
«Bella immagine. Peccato che dopo i trionfi delle origini il mondo islamico si sia chiuso per secoli nel “veleno del risentimento”, per dirla con Nietzsche».

La terapia d’urto di Nietzsche era l’affermazione “Dio è morto“. Può servire?
«A Nietzsche aggiungerei la cura kantiana del “Sapere aude”, del coraggio di servirsi della ragione per curare la piaga dell’islamismo. Se sei musulmano serve a poco distanziarsi dal Califfo se poi non critichi il nucleo dell’islamismo. Che è il Corano letto non come un testo, ma come verità assoluta. Le norme della Sharia valide per tutti gli uomini, tempi e Paesi. I 23 anni di carriera politica del Profeta visti come utopia. Se non riusciamo a illuminare con la ragione questi nuclei, l’islam continuerà a generare islamismi e killer fascistoidi».

Per lo storico Dan Diner alla società islamica è mancato Dante Alighieri, un poeta che scriva una “Comedia“ in volgare...
«Ha ragione. Ho sempre creduto che per noi arabi sia un vanto leggere in originale testi di 15 secoli fa. Ma la lingua congelata è il nostro vero ritardo. E chi controlla il Corano controlla, con la lingua, la mente della gente».

Questo spiegherebbe perché anche le primavere arabe sono fallite.
«La primavera non è fiorita perché la gente è rinchiusa in una cipolla autoritaria. La prima pelle è quella dei Mubarak, Assad, dei Boss di clan dinastici. Abbatti loro, ecco spuntare i generali. Ma il cuore è il Corano, e a questo nessuno osa avvicinarsi».

Non teme di essere ucciso da killer islamici?
«Se avessi paura non avrei scritto il mio libro. Non voglio diventare un martire, ma vivere in una società libera e non in una mafiosa. Islamismo è mafia e la mia, come quella di Roberto Saviano, è una battaglia contro le cosche mafiose islamiste».
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » gio ago 11, 2016 7:54 pm

Marocchino denuncia il fratello estremista e dalla comunità arrivano minacce di morte
Fouad lavora come operaio in un’azienda in provincia di Padova
28/07/2016
andrea de polo
Franco Giubilei

http://www.lastampa.it/2016/07/28/ester ... agina.html

Fouad e Adil Bamaarouf. Due fratelli marocchini, entrambi di Monselice (Padova). Fouad, 43 anni, operaio in un’azienda della zona, nessun conto aperto con la giustizia, ha denunciato Adil, 37 anni, che dopo aver perso il lavoro ha iniziato a inneggiare all’Isis, ha giurato «Farò esplodere Roma» ed è stato espulso dall’Italia con un provvedimento firmato dal ministro Alfano in persona. Eppure, oggi, il condannato (a morte) tra i due è Fouad, quello «pulito». Tradito due volte. Da una fetta della comunità islamica locale, che gliel’ha giurata: «Hai venduto un nostro fratello, la pagherai». E anche dall’Italia, perché da quando la sua storia è diventata di pubblico dominio nessuno vuole più affittargli casa. Paura di ritorsioni, poca voglia di immischiarsi. Il contratto di affitto di Fouad scadrà il 6 novembre e non sarà rinnovato. Ieri, con la «regia» del segretario provinciale leghista Andrea Ostellari che ne ha sposato la causa, il marocchino ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Aiutatemi. Non ho fatto niente di male».

Un aiuto, per così dire, gliel’avevano offerto alcuni suoi connazionali. Dopo aver denunciato il fratello ai carabinieri, un anno fa, a casa Bamaarouf si è presentato un sedicente emissario della comunità islamica. «Mi ha chiesto se era vera la storia della denuncia» racconta Fouad «mi ha messo paura, e all’inizio ho negato tutto. Allora mi hanno offerto soldi e aiuto per la casa, ma solo se avessi pubblicato un video in cui scagionavo mio fratello. Sarebbe stato troppo, e ho rifiutato. Ho risposto che non mi serviva niente. Da quel momento nessuno mi parla più, e ricevo minacce anonime sul cellulare. Pazienza, in moschea non ci andavo nemmeno prima, ho visto troppe teste calde».

A riprova che i sospetti di Fouad erano fondati, Adil fu espulso lo scorso 29 dicembre dopo essere stato seguito per diverse settimane. Biglietto di sola andata per il Marocco, ma oggi potrebbe essere ovunque, anche in Siria. «Con me non parla più, perché dice che l’ho venduto» spiega ancora Fouad. «Era venuto a stare da me dopo aver perso il lavoro. Aveva in piedi una causa col titolare, e da allora ha iniziato a prendersela con gli italiani. Odiava il mondo. Si svegliava alle 11 perché di notte guardava i filmati di propaganda dell’Isis in rete. Quando ha iniziato a parlare di minacce concrete l’ho denunciato». Ora Adil è lontano, quello che preoccupa è l’affitto che scade: «Entro nelle agenzie, mi trovano l’appartamento, poi controllano il mio nome in internet e mi richiamano. Il proprietario non è più disponibile, rispondono. Hanno paura. Loro. Io no, perché ho fatto una cosa giusta. Per mio fratello, per l’Italia, per tutti».
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » mer set 21, 2016 6:24 am

L'aspostasia nell'Islam è peggiore dell'omicidio e della pedofilia. Dalle parole di un "musulmano moderato" di seconda generazione "perfettamente integrato", che col papà imam va a fare le manifestazione contro l'ISIS.

https://www.youtube.com/watch?v=HM2OjRm ... e=youtu.be
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » mer nov 02, 2016 9:44 pm

LA STORIA DI SANDRA SALOMON: DA NIPOTE DI UN PALESTINESE INTIMO DI ARAFAT, A CRISTIANA CHE DIFENDE ISRAELE

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 4398459920
https://www.facebook.com/Arabpresseu

Nipote di Saher Habash - uno dei fondatori del partito palestinese Fatah, tra i leader della seconda Intifada e intimo confidente di Yasser Arafat - Sandra Salomon è nata da musulmana a Ramallah sotto un altro nome, ma è cresciuta in Arabia Saudita, prima di trasferirsi in Canada e convertirsi al cristianesimo.

"Sono cresciuta in una casa che odiava gli ebrei, osannava Hitler e l'olocausto", ha dichiarato la Salomon in un'intervista lo scorso mercoledì al quotidiano israeliano The Times of Israel. Tatuaggio con la scritta "Israele" in ebraico sotto la nuca e stella di David al collo, è diventata una sostenitrice pubblica di Israele e spera che il popolo ebraico la perdonerà per gli insulti e la demonizzazione da parte della sua famiglia e delle persone che frequentava mentre cresceva.

Famiglia che l'ha denunciata per la sua conversione che, dice la Salomon, "non è avvenuta dal giorno alla notte" e che è stata principalmente guidata dal suo essere cresciuta in Arabia Saudita: "Indossare lo hijab è la principale ragione per cui ho lasciato l'islam. E anche per lo stile di vita sotto la shari'a, ha dichiarato durante l'intervista.

La Salomon ha detto che il suo "sogno, un giorno, è andare in Israele, alzare la bandiera e salutarla", aggiungendo che "lo Stato di Israele è stato creato per restare, non per essere cancellato".
Ha infine aggiunto che se suo zio fosse vivo, l'avrebbe sicuramente accusata per le sue azioni e per il suo sostegno a Israele, come hanno fatto altri musulmani e palestinesi.

"Continuerò a dire la verità anche se dovesse portare alla mia morte, un giorno. Almeno saprò che ho avuto l'onore di morire per la verità", ha concluso.
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » gio dic 22, 2016 7:26 am

Intervista a Islamicamentando

http://islamicamentando.altervista.org/ ... 5830078125


Nelle scorse settimane il noto giornalista di un quotidiano nazionale ci ha contattato per un’intervista. Sino a quel momento avevamo sempre rifiutato questo genere di cose tuttavia, dopo le titubanze iniziali, decidemmo di accettare.
Purtroppo il pezzo è stato poi bocciato sia dal direttore di quel giornale che da altre testate a cui il giornalista cercò di proporlo. Il direttore di una di quelle testate (un quotidiano molto importante) dette una motivazione che ci colpì molto, legata in particolare alla risposta che abbiamo dato alla domanda numero 10, dicendo in pratica che preferiva non diffondere certe idee.

In accordo con il giornalista che ci aveva contattato pubblichiamo qui di seguito l’intera intervista.

_____________________

1. Perché avete deciso di aprire un blog che offre una riflessione critica sull’Islam?

Di fronte al tentativo di nascondere la vera natura dell’islam etichettandola come “religione di pace”, abbiamo sentito il dovere di mettere in guardia la società da un pericolo reale, tentando di farlo conoscere nella sua natura. Mentre in passato gli attacchi terroristici erano “comodamente” ascritti a terroristi provenienti da realtà lontane dalla nostra, da qualche anno invece stiamo assistendo ad azioni violente condotte da cittadini nati e cresciuti in occidente che cercano di colpire quanti più concittadini possibili solo perché infedeli. Crediamo sia giunto il momento di prendere atto del comune denominatore di questi atti, e farne conoscere la forza motrice ideologica.
Abbiamo raggiunto la consapevolezza che dopo quattordici secoli di storia dell’islam, pur sempre caratterizzati dall’aggressione armata, oggi, nonostante la maggior potenza tecnologica di cui possono ancora avvalersi gli stati occidentali, le nostre difese sono ai minimi storici: questo è dovuto principalmente ad una sorta di masochismo che si alimenta della disinformazione. Dunque, ispirati da altre iniziative nate in paesi esteri, dove i risultati negativi di una massiccia presenza di musulmani si stanno facendo sentire ormai da molti anni, la ragione principale per cui è stato creato Islamicamentando è quella di fornire, a chi cerca di capire perché in nome dell’islam ci siano così tanti problemi, uno strumento da cui attingere il maggior numero di elementi che possono portare ad un’analisi specifica, attenta e critica, dell’ideologia islamica: questo può essere portato a termine solo attraverso lo studio delle fonti.

2. Nel blog si afferma che è inesatto parlare di Islam moderato. Perché?

La definizione di islam moderato è molto comune, tuttavia è inesatta. Non a caso viene utilizzata da coloro che non hanno avuto modo di conoscere i principi su cui il sistema ideologico islamico si basa, non ultimo il percorso seguito dal suo fondatore. Nella nostra concezione, la moderazione è ciò che si oppone al cosiddetto estremismo, parola molto facile da utilizzare, in cui l’estremismo viene associato a determinate azioni violente compiute nel nome dell’islam. Ma chi non conosce affatto l’islam e parla di estremismo islamico, in base a cosa valuta determinate azioni come “estreme”? Estreme rispetto al nostro modo di concepire la vita umana, o semplicemente coerenti e in linea con l’ideologia a cui vengono ricondotte?
Allo stesso modo, sono in tanti a definire “estremisti” gli artefici pur non avendo mai verificato i contenuti dell’ideologia a cui questi dichiarano di appartenere. Viene allora da chiedersi: quale sistema di riferimento è stato utilizzato per arrivare a queste “etichette”?
Come possiamo vedere, la definizione “islam moderato” è molto cara all’establishment politicamente corretto, eppure già il fatto che il termine “moderato” debba essere costantemente associato all’islam per poterne avere una sensazione di positiva tranquillità, quasi di sollievo, dovrebbe far venire qualche dubbio e portare ad una domanda di questo tipo: se l’unico modo di avere un effetto apparentemente positivo dell’islam sta proprio nel prenderne una “dose” moderata o minima rispetto al “pacchetto completo”, allora non dovrebbe tutto questo farci pensare che vi sia qualcosa di pericoloso insito proprio nell’apparato ideologico?
Ci sono anche svariate interviste in rete, comunque provi a chiedere a qualsiasi sheikh la sua opinione riguardo alla definizione di islam moderato e sentirà che cosa le verrà risposto. Sentirà sempre e solo dire “l’islam è l’islam”, frase pronunciata anche da Erdogan. Sono “razzisti” pure loro? Devono imparare il fantomatico “vero” islam anche loro?
Noi pensiamo che quello che oggi viene definito islam moderato altro non è che l’islam che vorremmo, ma che sulla carta non esiste e che mai è esistito sin dalla sua nascita. Dunque l’islam moderato è, nel migliore dei casi, un’utopia.

3. E’ più corretto parlare di un Islam o di molti Islam, uno per ciascuna delle persone che lo pratica?

L’islam ha un solo fondatore che ha vissuto una sola vita. Conoscere le azioni da lui compiute è un requisito fondamentale per comprendere appieno l’islam. Tracciare un profilo del suo fondatore è possibile, così come è possibile definire il corpus ideologico dell’islam. Detto questo, la questione dei molti islam è dettata da una sola cosa, ovvero che ognuna delle persone chiamate a seguire l’islam può avere un proprio vissuto, una propria condizione socio-familiare ed una conoscenza della materia che può variare sensibilmente da persona a persona. Allo stesso modo il musulmano che impara a conoscere l’islam può reagire e adattarsi a determinati precetti in tanti modi a seconda di vari fattori che spaziano dalle caratteristiche individuali a quelle della società in cui è inserito. Al netto di tutto ciò, se si prende un campione di persone nate musulmane o convertite, nate in occidente o in un paese a maggioranza musulmana, ciascuna di esse si definirà come musulmana al 100%, il che vuol dire che si impegnerà a seguire i dettami di una religione che, per quanto possa diversificarsi a seconda delle correnti e delle scuole giuridiche, resta pur sempre ancorata alle varie sue fonti che, purtroppo, nei punti determinanti per una pacifica convivenza portano tutte in un’unica direzione.

4. Milioni di musulmani vivono in Italia in modo pacifico. Perché vedere in ciascuno di loro un nemico?

Proseguo dalla risposta precedente. Definire l’insieme di insegnamenti dell’islam è possibile e relativamente semplice. Meno semplice è definire in maniera univoca per ogni musulmano il lavoro che viene fatto per rendere tali insegnamenti “compatibili” con la propria vita quotidiana. L’islam crea una identità particolare, che compromette l’identità territoriale, attraverso un’identità sovranazionale in cui l’individuo appartiene ad una “tribù” di “fedeli anche pacifici” separati però dalla società in cui vivono, impedendo così la prospettiva di un’integrazione. È però situazione comune che tanti musulmani che vivono in occidente siano musulmani per ciò che riguarda quello in cui credono, mentre allo stesso tempo non sono musulmani per quanto riguarda le loro azioni. Proprio per il fatto che, anche attraverso lo sviluppo e la messa in pratica di comportamenti di convivenza uniti ad un esercizio della propria coscienza personale, sono portati a non prendere sul serio i precetti di jihad e sottomissione dell’infedele contenuti nella loro ideologia di appartenenza. Una curiosità sta nel fatto che, per uno strano concetto di lealtà verso l’islam, spesso attribuiscono il merito di tali valori di rispetto e convivenza proprio all’islam che, in realtà, non li contempla, né tantomeno li merita. Per cui il nemico, come lei lo chiama, per noi non è il musulmano lassista ma quello in cui egli crede.

5. Ritiene davvero che l’Islam sia un pericolo per l’Italia?

Se per islam Lei intende l’ideologia islamica, è fuori dubbio che l’insieme dei valori e idee dell’islam siano un pericolo per la libertà, la coscienza, la razionalità e il pensiero critico individuali, non solo in Italia. In diverse forme, luoghi e manifestazioni, li vediamo messi in atto da millequattrocento anni. Tante persone hanno il sentore che vi sia un problema, ma non tutti hanno la voglia di documentarsi o il coraggio di guardare in faccia l’amara verità. Quindi preferiscono stare tranquilli almeno per un po’, accettando di buon grado la dose di “tranquillante” che i numerosi islamici che vediamo in televisione non esitano a somministrare: frasi pacifiche e accomodanti, versetti opportunamente modificati, nonché analogie con le altre religioni o ideologie. In questo modo la popolazione poco informata crede a ciò che provoca loro il minor turbamento possibile ed evitando di documentarsi, continua ad ignorare la natura del problema. Una sorta di circolo vizioso della disinformazione e della distrazione.

6. In fondo descrivere l’Islam come qualcosa di intrinsecamente malvagio non rischia di spingere gli stessi musulmani a estremizzarsi?

Più che malvagio cerchiamo di far capire che è profondamente sbagliato. Taha Hussein definì l’islam in questi termini: un prodotto arabo-tribale che riflette una natura nomade che usufruisce della terra su cui si trova, ma verso la quale non sviluppa un sentimento di appartenenza. Dunque non siamo noi ad allontanare i musulmani dalla moderazione ma è l’islam che li attira a sé, in un contesto culturale in cui le più elementari norme di convivenza tra i popoli vengono considerate un’offesa a Dio.
Detto questo, noi crediamo nell’informazione. Analizziamo le fonti, che ricordo essere accessibili, come fanno da anni persone del calibro di Bill Warner e Robert Spencer. Noi non inventiamo nulla. Se poi ci sbagliamo e attraverso le prove viene dimostrato che siamo in torto, allora accoglieremo le istanze di chi ci ha “sbugiardati”. Bisogna però constatare che finora gli studiosi che si oppongono all’islam, come quelli appena citati, non hanno mai ricevuto prove di esservi sbagliati sulla critica all’islam.
Inoltre i contenuti dell’ideologia islamica esistono da quattordici secoli, non li abbiamo forgiati noi. Noi rappresentiamo soltanto la prima generazione di non musulmani che ha finalmente la possibilità di indagarne i contenuti attraverso la consultazione e l’analisi delle scritture di riferimento, ovvero materiale compilato da islamici e che fino a pochi anni fa era di scarsa accessibilità. Non vedo come la consapevolezza dei non-musulmani riguardo i contenuti dell’islam possa giocare un qualche ruolo in quello che Lei definisce “estremizzazione” dei musulmani. Al cosiddetto musulmano fondamentalista che va ad uccidere e farsi uccidere non interessa niente del grado di consapevolezza della popolazione da colpire.
Anzi, se c’è stata una cosa che danneggia una comunità è l’assenza totale di discussione delle idee. L’islam è stato finora l’unica ideologia a godere della protezione dall’analisi e dalle critiche. Questo atteggiamento ha giovato a qualcuno?
La dignità della persona e il valore della vita umana vanno sempre rispettati e protetti, mentre le idee devono essere sottoposte ad analisi accurate e se necessario alle critiche. Tutte le idee, tutte le ideologie, tutti i comportamenti devono essere scrutinati.
Avvolgere l’ideologia islamica nella bambagia come fanno in tanti, non fa altro che peggiorare le cose e mette in atto quella che è la vera discriminazione verso quelle persone che si pensa di tutelare, considerandole incapaci di accettare le critiche talvolta necessarie in un sano confronto alla pari. Questo, è il vero rispetto.

7. La vostra riflessione nasce da un’esperienza personale a contatto con la religione islamica o da fatti di attualità?

Ognuno di noi ha avuto modo di porsi delle domande e osservare la realtà. Talvolta i fatti che si susseguono richiedono delle spiegazioni, e le versioni che vengono vendute sulla quasi totalità dei canali d’informazione non sono in grado di affrontare la questione nella sua specificità. Poi ci sono le esperienze personali che ci hanno portato a stretto contatto con il mondo islamico, facendoci toccare con mano il fatto che vivere in una società composta da un alto numero di musulmani significa dover rinunciare ad uno standard di convivenza accettabile.

8. Siete italiani o avete origini nei Paesi arabi?

Siamo persone di tutte le fedi, di tutte le non-fedi, ex musulmani e di varie nazionalità. Alcuni dei nostri collaboratori vivono o provengono dai cosiddetti Stati a maggioranza musulmana. Ciò che ci unisce è il completo disaccordo con la visione islamica del mondo.

9. Avete ricevuto minacce da quando avete aperto il blog?

Sì, più volte. E’ per questo motivo che per il momento preferiamo mantenere l’anonimato, in modo da dedicare il nostro impegno allo studio e alla divulgazione delle nostre conoscenze dell’islam, senza doverci guardare le spalle come sono costretti a fare tutti coloro che si impegnano ad esporre pubblicamente le proprie critiche su questa religione. Abbiamo a che fare con persone che, come vediamo, non scherzano affatto e siamo sicuri di non esagerare se diciamo che oggi in occidente criticare l’islam è più pericoloso persino di criticare la mafia. Le faccio un esempio. In passato ho avuto modo di confrontarmi aspramente anche con parecchi cattolici integralisti, eppure non ho mai ricevuto minacce di nessun genere. Nemmeno offese. Quando invece mi è capitato di confrontarmi in maniera del tutto educata con “esponenti moderati” della religione islamica, minacce e offese molto gravi sono state frequenti. Di alcune di queste minacce sulla nostra pagina Facebook abbiamo pubblicato anche gli screenshot, dove si può leggere, tra l’altro, l’augurio di uno dei protagonisti di potersi far esplodere nelle vicinanze “di quelli come noi” con “una bella cintura esplosiva” per farci saltare in aria. Tra i video pubblicati sulla nostra pagina ce n’è uno intitolato “Minacce e offese a Islamicamentando”. Pur essendo abbastanza abituati alle minacce, abbiamo deciso di pubblicarlo perché, conoscendo l’identità di chi le ha espresse in quell’occasione, dimostra che persino i giovani musulmani nati e cresciuti in Italia, che si vestono all’occidentale, vivono all’occidentale e parlano all’occidentale, se gli viene toccata la “religione di pace” si possono trasformare in aspiranti terroristi. Le persone devono capire che non è solo una coincidenza che se si apre una pagina di critica al buddismo i buddisti non ti si filano, mentre invece se lo si fa con l’islam si ricevono minacce di morte e offese di ogni genere. C’è per forza dell’altro. E questo altro noi di Islamicamentando cerchiamo di aiutare a capirlo.

10. Voi avete pubblicato due email in cui un certo Ahad afferma che nei campi profughi europei ci sono delle gang che sostengono l’Isis. Che cosa ne pensa di questa affermazione? È ciò che avviene anche in Italia?

Di Ahad abbiamo purtroppo perso le tracce. Il timore è che abbia pagato caro il coraggio di manifestare la sua apostasia pubblicamente e fornire una testimonianza di ciò che succede in quei campi di cosiddetti profughi.
Riguardo la sua domanda, riteniamo che non ci sia affatto da stupirsi. È questione di logica. Se questi campi sono abitati per lo più da persone provenienti da paesi dove l’integralismo religioso di natura islamica è altissimo, sarà presumibilmente altissima anche la percentuale di simpatizzanti delle organizzazioni jihadiste. Questo, secondo noi, non implica necessariamente l’approvazione di ogni azione che viene compiuta dai componenti di queste organizzazioni, ma piuttosto il caldeggiare e avvalorare lo sforzo di difesa dell’islam come religione, con lo scopo di instaurare le sue leggi (sharia). Poi è ovvio, ogni simpatizzante avrà un suo motivo specifico che lo porta ad un’approvazione più o meno convinta. Non dimentichiamo che il jihad è uno sforzo che ogni musulmano dovrebbe compiere in favore della causa di Allah. Maometto, ovvero quella persona che nell’islam viene considerato un infallibile esempio da imitare, ebbe a dire che “il Paradiso è all’ombra delle spade” (Sahih al-Bukhari, Volume 4, Libro 52, Numero 73), concetto che ribadì in più occasioni e che dimostrò con la pratica.
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » mar feb 07, 2017 6:26 pm

???

“Liberi di uscire dall’Islam”, svolta storica del Marocco
Nessuna condanna a morte per l’apostata, e libertà di scelta per chi vuole abbracciare altre fedi: così si è espresso per la prima volta il Consiglio superiore degli Ulema in Marocco, aprendo la strada al riformismo dell’Islam
2017/02/07
karima moual

http://www.lastampa.it/2017/02/07/ester ... agina.html

Nessuna condanna a morte per l’apostata, e libertà per coloro che dall’Islam vogliono uscire e abbracciare altre fedi. É una posizione storica, quella presa dalla massima rappresentanza religiosa del Marocco, il Consiglio superiore degli Ulema, che continua coraggiosamente ad aprire la strada al riformismo in casa islam - almeno la propria - senza ombre o ambiguità. Si punta dunque su un livello alto della discussione, anche facendo un passo indietro rispetto al passato. Il Consiglio infatti rigetta una sua precedente fatwa del 2012 secondo la quale i marocchini colpevoli di apostasia avrebbero un unico destino: la morte. Una regola comune per tutti i paesi musulmani e prevista dalle norme giuridiche in vigore.

Una posizione però che già all’epoca aveva fatto discutere molto in un paese che del pluralismo religioso ne ha fatto il proprio fiore all’occhiello, e che più di altri ci tiene e porta avanti un lavoro immenso per difendere la propria posizione e visione di un “islam moderato”.

Il Consiglio degli Ulema dunque, cerca di tracciare una linea chiara su un tema di grande attualità, politicamente e socialmente scomodo e che in futuro si sarebbe presentato come una trappola micidiale proprio perché nel paese sono emersi senza più filtri marocchini passati dal sunnismo allo sciismo ( si sono aperti solo lo scorso anno i primi centri sciiti) così come quelli al cristianesimo piuttosto che all’ateismo. Voci che nell’ultimo periodo sono uscite dalla clandestinità sfidando l’ipocrisia che li conosce ma non li vuole riconoscere.

Con la questione “apostasia”, il consiglio degli Ulema affronta un punto quasi intoccabile da sempre nel dibattuto in casa islam ma difficile da controribaltare ufficialmente nella sua interpretazione. Eppure nel Corano non si parla direttamente di apostasia, si rimprovera più volte coloro che rinnegano l’Islam ma non si prevede per loro alcun castigo terrestre per mano d’altri. Certo, Dio promette grande castigo a chi abbandona la religione, ma un castigo, come nelle altre religioni peraltro - che avverrebbe nell’aldilà e non certamente in Arabia Saudita e per mano di un boia come vuole l’slam più oscurantista che trova appoggio nella sunna.

Il nodo infatti è custodito in un famoso hadith che sentenzia “chi cambia religione uccidetelo”. Quanto basta per portare la condanna di morte agli apostati sono ai nostri giorni. Non più per gli Ulema del Marocco, che argomentano così la loro nuova fatwa: “La comprensione più accurata, e la più coerente con la legislazione islamica e la sunna del Profeta, è che l’uccisione dell’apostata significava l’uccisione del traditore del gruppo, l’equivalente di tradimento nel diritto internazionale, gli apostati in quell’epoca rappresentavano i nemici della Umma proprio perché potevano rivelare segreti agli avversari”. Insomma, un contesto bellico e ragioni più politiche che religiose alla base della ferma condanna per apostasia.

Tutti riferimenti, che ancora di più fanno emergere questa fatwa, come un passo inedito e incoraggiante perché contestualizza storicamente un fatto, rivalutandolo nel nostro presente. Se l’islam ortodosso in tutti gli angoli del mondo procedesse nell’analisi e nell’interpretazione in questa linea si farebbero molti passi in avanti di cui i musulmani ne hanno urgentemente bisogno oggi più che mai.
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » dom feb 19, 2017 11:19 pm

Londra. Abbandona l’islam e viene perseguitato: «Costretto a cambiare casa»
febbraio 18, 2017 Leone Grotti

La storia di Bashir è stata denunciata da Nissar Hussain, il cristiano pakistano convertitosi dall’islam e per questo perseguitato da 15 anni e quasi ucciso nel 2015

http://www.tempi.it/londra-abbandona-li ... KoIqn9-YlB

Minacciato e perseguitato come un apostata e un traditore dell’umma musulmana perché ha lasciato l’islam. Succede in Pakistan? No, in Inghilterra. A Ilford per la precisione, cittadina nel nord-est di Londra.

«TROPPO ODIO». Faisal Bashir, padre 43enne di due figli, ha abbandonato l’islam nel 2014, riporta il Guardian, dopo che nella sua moschea i discorsi erano diventati «troppo carichi di odio». «Non potevo più sopportare certi discorsi in bocca a persone religiose», racconta, «mandavano ai giovani il messaggio sbagliato». Così ha smesso di andare in moschea.

«SEI UN INFEDELE!». Ma poco dopo è cominciato il suo incubo. «Alcuni musulmani sapevano che ero diventato ateo e hanno cominciato a gironzolare attorno a casa mia, in Connaught Mews, mi gridavano che ero un apostata, un infedele, che avevo tradito Allah e la mia fede. Spesso insultavano anche i miei figli, che sono troppo piccoli per capire quello che stava succedendo e si sono spaventati».

POLIZIA LO IGNORA. Nessuno ha mai cercato di fargli del male fisicamente e per questo, quando Bashir chiamava la polizia, veniva ignorato. «Mi rispondevano che si trattava solo di disturbatori e che non era affar loro se i problemi non si ripetevano almeno un paio di volte al mese». Inoltre, poiché i “disturbatori” erano sempre diversi, «la polizia mi diceva che non poteva considerarli come un reato unico».

«HO PAURA CHE MI TROVINO». Quando le minacce e gli insulti sono diventati più frequenti, «venivano anche più di una volta a settimana», la polizia ha considerato il caso di Bashir e «mi hanno consigliato di cambiare casa». Nel 2015 Bashir ha lasciato il suo quartiere per trasferirsi in Mayville Road, «causando problemi a tutta la famiglia. La polizia dovrebbe prendere più sul serio situazioni di questo tipo. Adesso ho paura che possano trovarmi di nuovo».

I PRECEDENTI. La storia di Bashir è stata denunciata da Nissar Hussain, il cristiano pakistano convertitosi dall’islam e per questo perseguitato da 15 anni e quasi ucciso nel 2015 dai suoi ex amici musulmani. Casi come questo indicano un trend che sta diventando preoccupante nel Regno Unito: l’anno scorso un musulmano ahmadi, Asad Shah, è stato ucciso a Glasgow da un sunnita proveniente da Bradford per aver augurato buona Pasqua «alla mia amata nazione cristiana».
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » mer apr 05, 2017 6:15 pm

Se il nemico dell’islam viene zittito in tribunale
Magdi Allam
11 marzo 2008

http://www.corriere.it/cronache/08_marz ... c667.shtml

Negli Stati Uniti l'hanno ribattezzata «Jihad by Court», ossia «la Guerra santa islamica tramite i Tribunali». Significa assediare e inondare il «nemico dell'islam» di denunce, richieste di rettifica a mezzo stampa, richieste di risarcimento danni, processi penali e civili, fino a costringerlo a capitolare, costringendolo a prendere atto che non gli è più possibile proseguire nell'azione di contrasto dell'estremismo e del terrorismo islamico perché è troppo oneroso il costo in termini di denaro necessario a pagare gli avvocati, di tempo da dedicare alla raccolta del materiale di documentazione, di tensione umana per il protrarsi di una vera e propria guerra legale, materiale e psicologica.

Ve lo spiego meglio raccontandovi alcuni particolari del mio ultimo fine settimana.
Venerdì ricevo per posta nell'ordine:
1) Richiesta risarcimento danni da parte dell'avv. Luca Bauccio per conto di Rachid Kherigi al-Ghannouchi, con riferimento a quanto ho scritto sul suo conto nel mio libro «Viva Israele».
2) Richiesta risarcimento danni da parte dell'avv. Luca Bauccio per conto dell'Ucoii (Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia), con riferimento al mio articolo pubblicato sul Corriere il 4 settembre 2007. 3) Richiesta risarcimento danni da parte dell'avv. Luca Bauccio per conto dell'Ucoii con riferimento a ben 9 miei articoli pubblicati sul Corriere dal 14 settembre 2007 al 25 febbraio 2008.

Nella stessa giornata mi arriva via fax una quarta comunicazione, una richiesta di pubblicazione di rettifica rivolta al Corriere, da parte del presidente dell'Ucoii, Mohamed Nour Dachan, con riferimento al mio articolo del 25 febbraio 2008. Sabato 8 marzo scarico dalla mia e-mail una quinta comunicazione, una richiesta da parte dell'Ufficio Legale del Corriere di una relazione circa la causa civile intentata da al-Ghannouchi per tre miei articoli pubblicati sul giornale.

Mentre per posta mi arriva una sesta comunicazione, un «decreto che dispone il giudizio» emesso dall'Ufficio del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, per una causa intentata da Abdellah Labdidi, imam della moschea Er Rahma di Fermo, in riferimento a un mio articolo pubblicato sul Corriere il 30 novembre 2003. Sempre di sabato ho sentito telefonicamente uno dei miei avvocati, Gabriele Gatti, circa un settimo caso giudiziario, una causa intentata contro di me dalla Grande Moschea di Roma per una dichiarazione televisiva resa in una puntata di «Otto e mezzo» su La7.
La domenica per fortuna l'ho passata indenne. Ma nella prima mattinata di ieri ho ricevuto un'ottava comunicazione, una telefonata da parte dell'Ordine dei Giornalisti di convocazione per una denuncia inoltrata da Hamza Roberto Piccardo, ex segretario nazionale dell'Ucoii, circa un mio articolo pubblicato sul Corriere il 16 gennaio 2007.

E nella tarda mattinata ho ricevuto una seconda telefonata da parte di un avvocato del Corriere, per una nona comunicazione circa la causa intentata da Aldo Bernardini, Luigi Cortesi e Claudio Moffa in riferimento a un mio articolo pubblicato il 23 marzo 2004.
È dura trovarsi ad occuparsi di nove cause in tre giorni. Ed è logorante dover affrontare ininterrottamente decine di cause per anni. Negli Stati Uniti Daniel Pipes ha promosso un ufficio legale che offre consulenza e assistenza gratuita a tutti i cittadini americani che finiscono nel mirino degli estremisti islamici. Sarebbe ora di farlo anche qui in Italia. In ogni caso gli estremisti islamici e i loro complici sappiano che non mi piegherò mai al terrorismo dei taglia-lingua, così come non mi sono lasciato intimidire dal terrorismo dei taglia-gola. Per la mia libertà di parola e di scrittura mi batterò fino all'ultimo.
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » ven apr 14, 2017 7:03 pm

Taslima Nasreen

Questa è una grande donna, questa è un vero essere umano dotato di dignità, di volontà e discernimento, ha uno sguardo fiero e libero, dove brilla una fortissima umanità. Si dice atea ma in realtà ha una spiritualità immensa molto maggiore di qualsiasi idolatra mussulmano, sicuramente e infinitamente più di quella di Maometto col suo idolo Allah:

https://it.wikipedia.org/wiki/Taslima_Nasreen

http://taslimanasrin.com
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Re: Apostati de l'Ixlam, eroi de l'omanidà

Messaggioda Berto » mar apr 18, 2017 5:29 pm

Mashal Khan

Un uomo ucciso per la sua umanità
Ecco quanto scritto da Mashal Khan, ritenuto blasfemo contro l'islam e per questo gli è costato la vita:

"O fondamentalisti religiosi, mettete fine a questo versamento di sangue. L'umanità è la più grande religione, l'amore la miglior adorazione."

Il post pubblicato su Facebook dal giovane studente ha scatenato l'ira dei suoi compagni UNIVERSITARI del campus “Abdul Wali Khan” della cittadina di Mardan, che per questo lo hanno prima massacrato di botte, poi lo hanno ucciso ed infine non ancora soddisfatti hanno infierito sul suo cadavere (video:

https://www.facebook.com/Roghlewaniii/v ... 1465675530
https://www.facebook.com/Roghlewaniii/v ... 1465675530


Ricordiamo che il Pakistan sulla blasfemia ha una delle leggi piú dure e allo stesso tempo permissive di tutto il mondo islamico: prevede l’applicazione della pena di morte anche senza prove.

https://www.facebook.com/islamicamentan ... 0707373952

http://www.indiatimes.com/news/world/im ... 75694.html

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... l-Khan.jpg
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