Ixlam e Xermagna

Re: Ixlam e Xermagna

Messaggioda Berto » lun mar 13, 2017 7:08 pm

No alla Turchia nell'Europa Unita
viewtopic.php?f=188&t=2012



Ke skifoxo sto Erdogan!

Erdogan attacca la Germania: “Le vostre pratiche odierne non sono differenti da quelle del Nazismo”
L'oggetto del contendere è la propaganda governativa sul territorio tedesco in vista del referendum del 16 aprile con cui Ankara intende cambiare la propria costituzione in senso presidenzialista. Le autorità locali tedesche hanno impedito i comizi dei ministri di Ankara in visita in Germania
2017/03/05
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03 ... mo/3433437

Berlino dice no ai comizi elettorali dei dirigenti di Ankara in visita alle comunità turche e il presidente Erdogan accusa la Germania di “praticare il nazismo“. L’oggetto del contendere è la propaganda governativa sul territorio tedesco in vista del referendum del 16 aprile con cui Ankara intende cambiare la propria costituzione in senso presidenzialista. “In Germania – ha detto Erdogan parlando a Istanbul – non permettono ai nostri amici di parlare. Lasciateglielo fare. Pensate forse che impedendo loro di parlare – ha sottolineato – i voti in Germania saranno per il no invece che per il sì? Germania – ha quindi detto il presidente turco – tu non hai niente a che fare con la democrazia. Queste vostre pratiche odierne non sono affatto differenti da quelle del Nazismo del passato”. Tutto perché le autorità locali tedesche hanno detto no alla richiesta dei ministri delle Finanze e della Giustizia turchi di tenere comizi e la Turchia ha annullati i previsti incontri.

I rapporti tra i due Paesi sono vicini allo strappo definitivo per via di una lunga serie di scontri. Tra questi, anche la detenzione da parte di Ankara di un giornalista turco-tedesco accusato di sostenere il terrorismo e di essere “un agente tedesco”. Nonostante i nuovi segnali distensivi partiti da Berlino, con l’appello del ministro degli Esteri Sigmar Gabriel per “tenere aperto il dialogo”, anche altri Stati europei si sono allineati alla Germania.
L’Olanda ha annunciato venerdì l’intenzione di vietare i comizi, definendoli “indesiderati”, mentre oggi il cancelliere austriaco Christian Kern ha chiesto che tutta l’Ue li impedisca, per evitare la pressione sui singoli Paesi.
Le prime tensioni legate alla campagna referendaria si sono accese all’inizio della settimana, mentre – come detto – la situazione era già tesa per l’arresto del giornalista Deniz Yucel, corrispondente del giornale tedesco Die Welt.

Tre città, Gaggenau, Colonia e Frechen, hanno annullato appuntamenti organizzati da Ankara a cui avrebbero dovuto partecipare ministri turchi, in vista del referendum costituzionale del 16 aprile sulla riforma di stampo presidenzialista proposta dal governo di Ankara. E’ rimasto invece in programma il comizio del ministro turco dell’Economia, Nihat Zeybekcy, a Leverkusen. Poiché in Germania vive oltre 1,5 milioni di persone di origine turca, la più grande comunità di espatriati nell’Unione europea, Ankara ha grande interesse a tenere comizi nel Paese. Oltre alle accuse e alle frecciate, giovedì il ministro degli Esteri turco Mevlut Çavusoglu ha convocato l’ambasciatore tedesco per esprimergli disappunto. Il turco ha accusato Berlino di sostenere l’opposizione contraria alla riforma, e ha detto: “Non siete i capi della Turchia, non siete un Paese di prima classe e la Turchia uno di seconda classe”, quindi “se volete mantenere le relazioni con noi dovete imparare a comportarvi”. Da parte sua, il ministero degli Esteri tedesco ha fatto presente che il governo centrale non ha nulla a che vedere con le cancellazioni e che Ankara avrebbe dovuto smettere di “gettare benzina sul fuoco”. Poi, Cavusoglu ha sentito al telefono l’omologo tedesco Sigmar Gabriel, concordando un incontro per l’8 marzo in Germania.

Ieri c’è poi stata una telefonata fra il premier turco Binali Yildirim e la cancelleria tedesca Angela Merkel, per abbassare la tensione.
E oggi Gabriel con un articolo sul Bild am Sonntag ha lanciato un altro segnale distensivo: “Non dobbiamo lasciare che si rovini la base d’amicizia tra i nostri due Paesi”, “chiudere i canali di dialogo non è una politica adeguata”. Ma di tutt’altro tono è stato il commento odierno di Erdogan e il suo paragone con il nazismo.

L’altro punto di frizione tra Ankara e Berlino è l’arresto del corrispondente di Die Welt, Deniz Yucel. Fu fermato lo scorso 17 febbraio e resta in carcere, da dove ha dettato una lettera pubblicata oggi dal Welt am Sonntag. “Qui alla prigione di Silivri sono in una cella individuale. Ciò è molto inquietante. Sono trattato bene, ma essere da solo è quasi una forma di tortura”, ha scritto, dicendo che dalla sua condizione di isolamento “non può comunicare con nessuno”. Erdogan lo ha accusato di “essersi nascosto nell’ambasciata tedesca in quanto membro del Pkk e agente tedesco”. Accuse che Gabriel ha sminuito come “assurde”, mentre il ministro della Giustizia Heiko Maas ha inviato una lettera all’omologo parlando di “smantellamento dello stato di diritto” e di trattamento “sproporzionato”.
Aggiungendo: “Se la Turchia non fa suoi i valori chiave europei, più strette relazioni con l’Ue saranno più difficili, se non impossibili”. Da Tunisi, Merkel venerdì aveva affermato: “Sosteniamo la libertà di espressione e possiamo criticare la Turchia”.



L’Aja ferma il ministro di Ankara, Erdogan: “Nazisti”. Turchi manifestano a Rotterdam
Stato di emergenza nella città olandese dopo le proteste sotto l’ambasciata

http://www.lastampa.it/2017/03/12/ester ... agina.html

Il ministro degli Esteri turco Cavusoglu voleva andare a Rotterdam a tutti i costi. Avrebbe dovuto tenere un comizio pro Erdogan destinato ai concittadini espatriati nei Paesi Bassi in vista del referendum del 16 aprile per aumentare i poteri del presidente. Per questo ieri, nonostante il divieto delle autorità olandesi, è salito sull’aereo determinato a portare a termine la sua missione. Ancora poco prima del decollo Cavusoglu aveva detto alla tv turca: «Se il mio permesso di atterraggio verrà negato, le sanzioni contro l’Olanda saranno dure». Ma non c’è stato nulla da fare, l’Aja ha vietato il diritto di atterraggio al volo di Stato del ministro degli Esteri con una decisione mai presa dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Come anticipato da giorni da un comunicato del governo «non c’erano le condizioni per garantire la sicurezza» visto che i turchi olandesi avevano convocato una massiccia manifestazione. La reazione di Ankara è stata immediata con il presidente Erdogan che, minacciando conseguenze, ha definito gli olandesi «residui nazisti e fascisti». E il premier Binali Yildirim ha rincarato la dose dichiarando che «ora non si può più considerare l’Olanda come un alleato», nonostante i due Paesi facciano entrambi parte della Nato.

Olanda dopo Austria e Germania

Ed è così che Ankara totalizza tre crisi diplomatiche in meno di due settimane. A fine febbraio, l’Austria aveva definito «inopportuna» una visita di Erdogan se finalizzata alla sua campagna per il referendum. Una settimana fa la Germania ha cancellato due degli appuntamenti pre-elettorali che la diplomazia turca stava organizzando per cercare i consensi dei residenti all’estero. Già allora, la reazione di Ankara era stata durissima: «La Germania continua a praticare il nazismo, non fa parlare i nostri amici», aveva attaccato il presidente.

Chiusa l’ambasciata olandese a Istanbul

È toccato ora all’Olanda confrontarsi con le provocazioni della Turchia in un momento delicatissimo per il Paese che mercoledì andrà al voto, la prima di una serie di cruciali elezioni in Europa. L’unico a segnare un punto a favore è il leader islamofobo Geert Wilders, tra i favoriti alle prossime elezioni, che aveva già manifestato davanti all’ambasciata turca proprio chiedendo di fermare la propaganda pro-Erdogan e che si è preso il merito della decisione del governo. Mentre a Istanbul chiudeva l’ambasciata olandese «per motivi di sicurezza», la ministra turca alla Famiglia, Fatma Betuel Sayan Kay, veniva fermata dalla polizia al confine mentre tentava di raggiungere Rotterdam dalla Germania. Si è asserragliata nell’auto blindata, rifiutandosi di lasciare il territorio olandese dopo essere stata dichiarata “persona non gradita”. Secondo i media, la polizia sarebbe stata costretta a rimorchiare il veicolo con lei a bordo.

Stato di emergenza a Rotterdam

Il sindaco di Rotterdam ha ordinato l’evacuazione del centro e proclamato lo stato di emergenza. Attorno a mezzanotte la polizia e le forze speciali olandesi erano state costrette a blindare l’area attorno al Consolato di Ankara perché migliaia di dimostranti turchi che vivono in Olanda, che impugnavano bandiere con l’effigie di Erdogan, stavano cercando di raggiungere la sede consolare per protestare contro la decisione del governo dell’Aja. Gli agenti hanno eretto barriere metalliche sorvegliate da pattuglie, mentre la folla, è cresciuta di minuto in minuto, con l’arrivo di centinaia di persone anche dalla Germania. La folla ha continuato a inneggiare «Erdogan, Erdogan resisti». Ma anche «Allah Akbar». Cavusoglu è atteso nelle prossime ore a Metz, nell’Est della Francia, dove le autorità locali non hanno intenzione di ostacolarlo.



Dopo lo stop ai comizi, tra Turchia e Ue è crisi dichiarata
All'indomani del "no" al comizio, Erdogan alza ancora il tono dello scontro
Lucio Di Marzo - Dom, 12/03/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tur ... 74328.html

Cresce ancora il tono dello scontro tra Turchia e Olanda, al centro della bufera per un comizio negato, a Rotterdam, al ministro degli Esteri Cavusoglu e per quanto successo dopo il "no" arrivato dall'Aia, con proteste di piazza e accuse da ambo i lati.

"Sono fascisti, rimasugli del nazismo", accusava ieri il presidente Erdogan, dopo la decisione degli olandesi di bloccare l'aereo che avrebbe dovuto portare in Olanda il suo ministro. E ora attacca ancora: "Chi ci attacca con i cani pagherà", riferendosi a uno dei molti manifestanti turchi scendi in piazza a Rotterdam, attaccato da un cane della polizia, in fotografie che hanno destato scandalo in patria.

"Un'azione fascista", per cui ora la Turchia si aspetta delle ciritiche da parte dei Paesi dell'Unione Europea, questa la tesi portata avanti dal governo turco, il cui ministro della Famiglia è stato bloccato ieri mentre cercava di raggiungere il consolato a Rotterdam e oggi ha denunciato un trattamento inumano da parte delle forze di polizia olandesi.

"Irresponsabile" la scelta di raggiungere Rotterdam via terra dalla Germania. Questo ha risposto, parlando all'emittente Nos, il primo ministro Rutte, specificando che il ministro Kaya era stato informato che il suo arrivo non sarebbe stato gradito.

Una scelta che, nondimeno, è riuscita a ricompattare la Turchia. Anche il leader del principale partito d'opposizione, Kemal Cilikdaroglu, chiede ora di interrompere i rapporti con l'Olanda.

E la polemica con l'Europa non finisce qui. Dopo Austria, Germania e Olanda, ora sono gli svedesi a dire "no" ai comizi delle autorità turche in vista del referendum presidenziale.

Il proprietario di un locale di Stoccolma in cui un alto funzionario del partito turco al governo avrebbe dovuto tenere oggi un comizio ha cancellato il contratto di affitto. E in Danimarca il governo ha chiesto il rinvio dell visita, già prevista, del premier Binali Yildirim.
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Re: Ixlam e Xermagna

Messaggioda Berto » mer mar 15, 2017 8:51 pm

È vietato mettere in cattiva luce i rifugiati
Le autorità tedesche, per evitare tensioni in seno alla società, esigono che i media non rendano pubbliche le origini di chi delinque

Corriere del Ticino 7 marzo 2017)

http://www.cdt.ch/mondo/politica/173437 ... m=facebook

BERLINO - È di stretta attualità, in Germania, il tema del controllo dell'informazione. Fa discutere, in particolare, la copertura mediatica degli eventi legati al terrorismo e delle violenze commesse da cittadini immigrati che emergono dalle statistiche (profughi, rifugiati o richiedenti l'asilo di fede musulmana in primis). Negli scorsi giorni il ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas (vedi SUGGERITI) ha presentato una proposta di legge per cancellare i post d'odio dai social media. C'è chi teme però, che dietro alla manovra, nell'anno in cui la Germania rinnova i propri poteri, vi sia una chiara politica censoria da parte del Governo. Pubblichiamo un articolo eloquente a firma di Andy Schneider uscito in Primo Piano sul Corriere del Ticino lo scorso 7 marzo che tratta esattamente questo tema.

Il 25 febbraio scorso, a Heidelberg, un 35.enne alla guida di un'automobile a noleggio, al Bismarkplatz, ha investito deliberatamente alcune persone che camminavano in strada, uccidendo un uomo e ferendo altre due persone. Alla luce dei fatti si è subito pensato a un attentato terroristico molto somigliante a quello di Berlino. La polizia di Mannheim, in un post su Facebook e Twitter (dove si è presto parlato di un uomo di fede islamica), è stata tuttavia solerte nello spiegare che, «una volta per tutte: il sospetto è un tedesco senza origini migratorie». Una verità cui però fa da contraltare quella cui hanno fatto riferimento alcuni canali informativi «alternativi», come per esempio «Kritische Presseschau», che sempre via social media hanno dato per scontata l'ennesima manipolazione della verità. «L'autore sarà anche tedesco, ma di origine straniera». C'è chi ha parlato di un musulmano convertito: «Perché aveva la barba e ha gridato Allah uh akbar con il coltello in mano? Quale tedesco si comporterebbe così?». Singole testate avrebbero fatto riferimento all'obbligo da parte della polizia di rispettare il «silenzio stampa». Insomma, un quadro a dir poco contraddittorio.

Per chi non vive in Germania è difficile, in effetti, poter capire fino in fondo quanto l'arrivo massiccio dei rifugiati (ben oltre un milione a partire dall'agosto del 2015), frutto della politica delle porte aperte promossa dalla cancelliera Angela Merkel, abbia influenzato negativamene l'opinione pubblica. Per far da contrappeso ai contenuti diffusi dagli organi informativi ufficiali che non sfuggono al controllo dello Stato, sui social media sono nati canali alternativi che la dicono lunga sulla percezione del problema nel Paese (tra autorità e stampa, riguardo ai rifugiati, è stato stretto una sorta di accordo di collaborazione venuto alla luce dopo gli stupri di Colonia).
Più di qualcuno parla di vera e propria censura, da qui il termine «Lügepresse» (stampa bugiarda). Tanto che, da qualche tempo, negli articoli dei giornali è sparito il concetto di «Flüchtlinge», ovvero di rifugiati o profughi. Non si parla più di musulmani o di islamici, ma di «Südländer», ovvero di persone del Sud.
E dopo lo scandalo del «racial profiling» della polizia, in alcuni carnevali chi ha messo in ridicolo le persone di colore è stato denunciato.
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Re: Ixlam e Xermagna

Messaggioda Berto » mer lug 19, 2017 7:01 am

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Re: Ixlam e Xermagna

Messaggioda Berto » mer lug 19, 2017 7:01 am

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Re: Ixlam e Xermagna

Messaggioda Berto » mer lug 19, 2017 7:01 am

Germania: Le ronde cecene della sharia terrorizzano Berlino
di Soeren Kern
18 luglio 2017
Pezzo in lingua originale inglese: Germany: Chechen Sharia Police Terrorize Berlin
Traduzioni di Angelita La Spada


https://it.gatestoneinstitute.org/10696 ... no-berlino

Le minacce di violenza contro le donne "erranti" sono considerate "atti di patriottismo".

"Arrivano in Germania perché vogliono vivere nel paese, ma cercano di trasformarlo in Cecenia importando usi e costumi medievali." – Un'assistente sociale intervistata da Meduza.

"L'attenzione di tutti è fissata sui siriani, ma i ceceni sono il gruppo più pericoloso. Non stiamo prestando sufficiente attenzione a questo." – La polizia di Francoforte (sull'Oder).

Un centinaio di islamisti sta applicando apertamente la legge della sharia nelle strade di Berlino, secondo la polizia locale che indaga su una recente serie di assalti violenti nella capitale tedesca.

L'autoproclamata polizia della morale è costituita da salafiti provenienti dalla Cecenia, una regione della Russia dove la maggioranza della popolazione è musulmana sunnita. Queste ronde ricorrono alle minacce e alla violenza per scoraggiare i migranti ceceni a integrarsi nella società tedesca; promuovono anche la creazione di un sistema giuridico islamico parallelo in Germania. E le autorità tedesche sembrano incapaci di fermarle.

Le pattuglie della sharia sono venute alla ribalta lo scorso maggio, quando i salafiti ceceni hanno diffuso un video che avvertiva gli altri ceceni presenti in Germania che chi non rispetta la legge islamica e l'adat, un tradizionale codice di condotta ceceno, sarà ucciso. L'esistenza del video è stata segnalata da Meduza, una testata giornalistica indipendente, in lingua russa, con sede in Lettonia. Il filmato, che è stato diffuso attraverso WhatsApp, un servizio di messaggistica online, mostra un uomo incappucciato che punta una pistola alla telecamera e parlando in ceceno dice:

"Fratelli e sorelle musulmani, qui in Europa si vedono donne e uomini ceceni che fanno cose indicibili. Lo sapete voi. Lo so io. Lo sanno tutti. Per ora sono circa l'80 per cento di noi. E più persone sono disposte a unirsi a loro. A quanti hanno perso la loro identità nazionale; alle donne cecene che flirtano con uomini di altri gruppi etnici e li sposano, a quelle che hanno scelto di intraprendere la strada sbagliata e a quelle creature che si chiamano uomini ceceni, noi daremo una chance, li metteremo sulla retta via. Avendo giurato sul Corano, usciremo fuori nelle strade. Questa è la nostra dichiarazione d'intenti. Poi, non dite che non siete stati avvertiti. Non dite di non sapere. Che Allah ci conceda la pace e metta i nostri piedi sulla via della giustizia".

Secondo Meduza, la dichiarazione è stata letta da un rappresentante di una banda di Berlino composta da un centinaio di componenti, capeggiata dagli ex scagnozzi di Dzhokhar Dudayev, il defunto leader separatista ceceno. Tutti i berlinesi di origine cecena che sono stati intervistati da Meduza hanno detto di essere a conoscenza dell'esistenza della gang.

Il video è spuntato dopo che le foto di una 20enne cecena nuda, residente a Berlino, erano state inviate dal telefono rubato alla ragazza a tutti i contatti della sua rubrica. Nel giro di un'ora, uno zio della giovane ha chiesto di parlare con i suoi genitori. Secondo Meduza, i familiari avevano deciso di "risolvere la questione" rispedendo la poverina in Cecenia, dove sarebbe stata uccisa per ripristinare l'onore della famiglia. La polizia tedesca è intervenuta poche ore prima che la ragazza fosse costretta a prendere un aereo diretto in Russia.

Dopo che la polizia aveva provveduto a mettere la giovane donna sotto protezione, quanto accaduto è diventato un problema non più prettamente familiare, ma che coinvolgeva l'intera comunità. Secondo Meduza, è adesso dovere di qualsiasi uomo ceceno, indipendentemente dai legami di sangue con la ragazza, trovarla e punirla. "Non sono affari loro, ma è un codice di condotta", ha asserito la giovane, che da allora ha tagliato i capelli e ora indossa lenti a contatto colorate, nel tentativo di nascondere la sua identità. Ora intende anche cambiare nome e sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica. "Se non cambierò il mio nome e il volto, mi daranno la caccia e mi uccideranno", ha spiegato. Sebbene la ragazza abbia conseguito un diploma di scuola superiore in Germania, non lascia quasi mai l'appartamento in cui vive perché è troppo pericoloso. "Non voglio più essere cecena", ha detto.

Secono Meduza, almeno metà delle ragazze cecene nubili residenti in Germania hanno abbastanza informazioni compromettenti nei loro telefoni per essere considerate colpevoli di violazione dell'adat:

"Socializzare con uomini di altre nazionalità, fumare, bere alcolici, frequentare narghilè bar, discoteche o anche piscine pubbliche può provocare l'ira della comunità. Una sola foto fatta girare in una chat di gruppo su WhatsApp può emarginare un'intera famiglia e il resto della comunità sarebbe obbligata a interrompere ogni comunicazione con loro. Se tutte sono sospettate e chiunque è responsabile degli altri, le ragazze cecene dicono che a volte vengono avvicinate per strada da sconosciuti che le rimproverano per il loro aspetto, anche per un rossetto brillante. Il furto di un cellulare e la successiva diffusione di materiale compromettente è un duro colpo perché la persona disonorata non ha nessuno a cui rivolgersi e chi è in possesso delle foto della vittima non rischia nulla".

Secondo i ceceni intervistati da Meduza, la condotta auspicata tra i migranti ceceni in Germania è più rigida e rigorosa di quella tenuta nella stessa Cecenia. Questa situazione è stata descritta come "una competizione per la rettitudine" fra i ceceni che vivono all'estero e quelli residenti in Cecenia che sono fedeli al leader ceceno Ramzan Kadyrov, pertanto, ogni parte cerca di dimostrare di essere costituita dai ceceni migliori e le minacce di violenza contro le donne "erranti" – dal comportamento riprovevole – sono considerate "atti di patriottismo".

I ceceni intervistati hanno detto che la condotta auspicata tra i migranti ceceni in Germania è più rigida e rigorosa di quella tenuta nella stessa Cecenia ed è "una competizione per la rettitudine". Le minacce di violenza contro le donne "erranti" sono considerate "atti di patriottismo". Nella foto sopra: una volontaria (a sinistra) insegna la lingua tedesca a una richiedente asilo cecena, il 10 novembre 2015, a Berlino, in Germania (Foto di Sean Gallup/Getty Images)

In un altro caso, una ragazza cecena è stata ripresa in un video mentre camminava in una strada di Berlino e chiacchierava con un uomo che non era suo connazionale. Quella stessa sera, decine di sconosciuti ceceni si sono recati a casa della giovane, nella zona nord della città, e hanno picchiato brutalmente l'uomo che era in sua compagnia, rompendogli quasi tutti i denti. La ragazza è riuscita a nascondersi.

Il 4 luglio, il quotidiano berlinese Tagesspiegel ha riportato la notizia che nelle ultime settimane molti altri uomini e donne hanno subito aggressioni per mano della banda della sharia, e che l'Ufficio della polizia criminale di Berlino ha avviato un'indagine. Secondo un portavoce della polizia, le indagini sono ostacolate dal fatto che finora nessuna delle vittime ha osato pubblicamente presentare accuse formali contro la banda. Pare che le vittime abbiano tutte paura di ritorsioni.

Secondo Tagesspiegel, alcuni componenti della banda, che consta un centinaio di uomini, sono armati e potrebbero aver combattuto nelle guerre cecene con la Russia. I membri della gang, che provengono anche dal Daghestan e dall'Inguscezia, aggrediscono musulmani e non, compresi i richiedenti asilo cristiani ospiti delle strutture di accoglienza di Berlino.

La banda è legata a diverse moschee salafite della capitale tedesca, tra cui Fussilet 33, che un tempo era la sede del califfato a Berlino. La moschea è stata chiusa dalle autorità tedesche nel febbraio scorso, dopo che era emerso che Anis Amri, il jihadista tunisino autore dell'attacco suicida al mercatino di Natale di Berlino, aveva trovato riparo lì.

Secondo le statistiche ufficiali, sono circa 60mila i ceceni che vivono in Germania, sebbene si ritenga che il numero effettivo sia molto più alto. Quasi 40mila ceceni hanno chiesto asilo in Germania negli ultimi cinque anni e sono molti quelli arrivati attraversando illegalmente il confine con la Polonia.

Un documento interno prodotto dalla Corte federale dei conti (Bundesrechnungshofes) ha rivelato che "la maggioranza delle persone non autorizzate in Germania sono cittadini russi di etnia cecena, alcuni dei quali sono legati all'ambiente terroristico islamico".

La comunità cecena in Germania ha sede principalmente nel Brandeburgo e a Berlino, dove i membri sono trincerati in una società parallela. Un'assistenza sociale intervistata da Meduza ha detto che il principale ostacolo all'integrazione cecena è l'adat, il loro codice di condotta ultraconservatore:

"Arrivano in Germania perché vogliono vivere nel paese, ma cercano di trasformarlo in Cecenia importando usi e costumi medievali. Questa incapacità e riluttanza ad integrarsi sono assai frustranti e tipiche di tutti i migranti, non solo ceceni. L'unica differenza sta nel fatto che la maggior parte degli altri migranti arriva dal XX secolo e non dai tempi del feudalesimo".

In un'intervista a Radio Berlin-Brandenburg, Maciej Falkowski, un politologo polacco esperto di Caucaso, ha detto che molti giovani membri della diaspora cecena stanno abbracciando l'Islam radicale:

"I ceceni sono un popolo molto chiuso e omogeneo. Risolvono tutti i problemi tra di loro. È difficile, ad esempio, trovare un ceceno che si rivolga a un tribunale tedesco. Anche la religione, ovviamente, svolge un ruolo importante nella generazione più giovane. Inoltre, i ceceni non hanno avuto un loro paese per centinaia di anni e pertanto non hanno familiarizzato con il nostro concetto di Stato di diritto (Rechtsstaat).

"Stiamo assistendo sempre più a un conflitto generazionale tra i ceceni. Gli anziani sono più diffidenti del salafismo e dell'Islam radicale, mentre le persone più giovani lo abbracciano e credono che il salafismo offra risposte riguardo alla loro identità. In esso, trovano comunità e leader carismatici. Il salafismo ora è la loro corrente dominante".

Heiko Homburg, funzionario del Ministero dell'Interno del Brandeburgo, lo stato federale tedesco che circonda Berlino, ha detto che la maggior parte degli estremisti islamici conosciuti sono ceceni:

"Il nostro problema a Brandeburgo è che l'Emirato del Caucaso [un'organizzazione jihadista attiva nella Russia sudoccidentale], al quale molti ceceni si sentono legati, si è sottomesso allo Stato islamico. Pertanto, volenti o nolenti, abbiamo di fatto strutture dell'Isis qui in Brandeburgo".

Secondo le autorità per la sicurezza tedesche sono tra i 1.500 e i 2mila i ceceni che attualmente stanno combattendo in Iraq e in Siria. Con l'avvicinarsi della fine dello Stato islamico, si teme che molti di questi combattenti si sposteranno in Europa, attraverso l'Ucraina e la Polonia con l'aiuto delle relazioni paneuropee dei clan ceceni.

A Francoforte (sull'Oder), una città tedesca al confine con la Polonia, la polizia avverte che la migrazione cecena è una bomba a orologeria:

"Abbiamo un problema grave e crescente con i ceceni radicali che continuano ad attraversare il confine tedesco-polacco. Le loro famiglie stanno costruendo ampie strutture in Europa che utilizzano per finanziare lo Stato islamico con i proventi del crimine organizzato. L'attenzione di tutti è fissata sui siriani, ma i ceceni sono il gruppo più pericoloso. Non stiamo prestando sufficiente attenzione a questo".

Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York.
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Re: Ixlam e Xermagna

Messaggioda Berto » mer dic 05, 2018 11:37 pm

Germania: Un musulmano di origine turca è stato nominato vicedirettore dei servizi di sicurezza interna
Soeren Kern
5 dicembre 2018

https://it.gatestoneinstitute.org/13387 ... TxK_rLUYOU

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha designato un immigrato turco alla carica di vicedirettore dell'agenzia di intelligence interna tedesca, l'Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV). Nella foto: l'edificio che ospita il BfV a Berlino. (Fonte dell'immagine: Wo st 01/Wikimedia Commons)

La cancelliera Angela Merkel ha designato un immigrato turco alla carica di vicedirettore dell'agenzia di intelligence interna della Germania, l'Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Bundesamt für Verfassungsschutz, BfV).

Sinan Selen, 46 anni, esperto di antiterrorismo nato a Istanbul, sarà il primo musulmano a ricoprire un'alta carica dirigenziale nella comunità di intelligence tedesca.

Questa nomina arriva a distanza di poche settimane dalla rimozione attuata dalla Merkel del presidente del BfV Hans-Georg Maaßen per aver difeso pubblicamente il partito anti-immigrazione Alternativa per la Germania (AfD) dagli attacchi della cancelliera e del suo partner governativo di minoranza, il Partito socialdemocratico (Spd) di centro-sinistra.

Con la nomina di Selen, la Merkel sembra volere raggiungere diversi obiettivi. Innanzitutto, pare che la cancelliera stia tentando di salvare il suo governo in difficoltà rabbonendo l'Spd, che ha chiesto che l'agenzia di intelligence interna inizi a monitorare l'AfD, auspicando inoltre che più persone provenienti da un "contesto migratorio" vengano chiamate a ricoprire cariche dirigenziali nelle agenzie federali.

La nomina di Selen sembra anche essere una mossa simbolica rivolta alla comunità turca tedesca, che si lamenta da tempo del "razzismo istituzionalizzato" nell'apparato di sicurezza tedesco. Infine, la nomina di un turco potrebbe anche essere un tentativo di calmare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il quale ha ripetutamente chiesto alla Merkel di colpire duramente gli oppositori curdi al governo di Ankara residenti in Germania.

Selen ha studiato giurisprudenza all'Università di Colonia e nel 2000 ha iniziato la sua carriera presso l'Ufficio federale di polizia criminale (Bundeskriminalamt, BKA), dove è stato messo a capo dell'unità investigativa antiterrorismo. Nel 2006, è stato nominato vicecapo dell'unità di lotta contro la criminalità transfrontaliera in seno alla polizia federale (Bundespolizei). Nel 2011, ha assunto la direzione dell'unità di lotta contro il terrorismo presso il ministero dell'Interno.

Nel maggio 2016, Die Welt ha riportato che la Merkel aveva posto Selen – a quanto pare per volere di Erdogan – alla guida di una speciale task-force antiterrorismo del ministero dell'Interno. Una concessione che faceva parte dell'accordo sull'immigrazione stipulato tra l'Unione europea e la Turchia nel marzo 2016 per fermare i flussi migratori dalla Turchia alla Grecia. In un lungo articolo che esaminava la crescente influenza di Erdogan sulla Merkel, Die Welt scriveva:

"Il governo federale giunge perfino a riorganizzare la sua struttura organizzativa interna per adeguarla ai desideri turchi. I turchi hanno accettato un 'nuovo meccanismo comune' nella lotta al terrorismo, con Sinan Selen, di origine turca, che è stato designato come autorità responsabile nel ministero federale dell'Interno...

"Selen è un esperto funzionario pubblico che ha lavorato principalmente nell'ambito della lotta contro la criminalità organizzata, ma il fatto che sia stata creata una posizione così prestigiosa ha una sola spiegazione: i turchi credono che quando si discuterà di antiterrorismo con Berlino, avranno uno di loro come interlocutore".

Da leader della task-force, Selen è stato il principale interlocutore dei più alti responsabili della sicurezza turca e ha discusso un accordo bilaterale finalizzato a migliorare la cooperazione e la condivisione delle informazioni di intelligence. I commentatori turchi hanno ipotizzato che la nomina di Selen sia un messaggio che la Merkel ha inviato al governo per affermare la sua volontà di continuare a lavorare con Ankara in materia di sicurezza.

Qualcuno nella blogosfera tedesca ha fatto congetture sul background ideologico di Selen. Ciò che sappiamo è che nel corso della sua carriera nei servizi per il governo, Selen è stato determinato nel far fronte al fondamentalismo islamico in Germania. In seno all'Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV), ha guidato gli sforzi volti a monitorare il movimento islamico-nazionalista turco Milli Görüs, una influente organizzazione islamista fortemente contraria all'integrazione dei musulmani nella società europea.

I cambiamenti al vertice del BfV sono la conseguenza di un video girato con un cellulare che mostrava presunti attacchi sferrati da gruppi di estrema destra ai danni di migranti per vendicare la morte di un cittadino tedesco a Chemnitz per mano di due richiedenti asilo respinti.

Le proteste sono scoppiate dopo che Daniel Hillig, un 35enne tedesco di origine cubana era stato accoltellato a morte il 26 agosto da due migranti durante un annuale festival cittadino.

La polizia inizialmente si era rifiutata di rivelare le identità dei carnefici, ma il 27 agosto è trapelato sui social media un rapporto della polizia (il documento è stato rimosso dai siti web tedeschi, ma è ancora presente su un sito russo) che mostrava che gli assassini erano due migranti illegali: un iracheno e un siriano. Entrambi avevano parecchi precedenti penali e nonostante questo erano stati autorizzati dalle autorità tedesche a vagare liberamente per le strade del paese. La polizia in seguito ha confermato che il documento trapelato era autentico e ha dichiarato di aver aperto una indagine sulla sospetta "violazione del segreto d'ufficio".

Migliaia di persone sono scese in piazza per diversi giorni per protestare contro l'omicidio e l'inerzia da parte delle autorità tedesche nei confronti della questione dell'aumento vertiginoso di crimini commessi dai migranti. Le proteste, e le contro-proteste, hanno raggruppato un ampio spettro della società tedesca, inclusi i membri della cosiddetta "scena di estrema destra".

Verso la fine di una delle marce di protesta, qualche manifestante è diventato violento e ha iniziato a insultare alcuni passanti migranti. Quell'episodio ha poi modellato la narrazione mediatica spostando l'attenzione dai tedeschi che protestavano contro il crimine commesso dai migranti agli attacchi di estrema destra contro migranti innocenti.

Pochi, se non nessuno, dei politici tradizionali tedeschi hanno condannato l'omicidio di Hillig, ma sono stati pronti a denunciare gli attacchi ai migranti.

Il 27 agosto, il portavoce del governo Steffen Seibert, in una conferenza stampa nazionale, ha biasimato la "caccia alle persone di apparenza o origine diversa" per le strade di Chemnitz. La cancelliera Merkel gli ha fatto eco dicendo:

"Abbiamo registrazioni video di persone che danno la caccia ad altre persone, di assembramenti disordinati, di odio nelle strade, e tutto ciò è inammissibile nel nostro stato di diritto".

In seguito è emerso che tutte le accuse del governo erano basate su un secondo video di 19 secondi – dal titolo "Caccia alle persone a Chemnitz" – che è stato postato su Facebook da un gruppo di militanti "antifascisti" chiamato Antifa Zeckenbiss e successivamente trasmesso dall'emittente televisiva pubblica tedesca ARD.

Il video mostra semplicemente un individuo che ne insegue un altro in quello che sembra essere un episodio isolato. Ma la narrazione mediatica era stata messa in moto.

Il presidente della Commissione Affari interni del parlamento tedesco, Burkhard Lischka (Spd), ha avvertito del pericolo di una guerra civile:

"C'è un gruppetto di destra nel nostro paese che porterà le sue violente fantasie di guerra civile nelle nostre strade. Il fatto che nel Bundestag [il parlamento tedesco] un partito plauda a questi eccessi contro i cittadini stranieri come fossero legittima auto-giustizia dimostra che la maggioranza del nostro paese deve alzare ancora di più la voce in merito allo stato di diritto, alla democrazia e alla coesione nella nostra società".

Il vicepresidente del Bundestag Thomas Oppermann ha chiesto che l'AfD venga monitorato dal BfV perché "la questione dei rifugiati divide la società e l'AfD cavalca sempre più radicalmente questa onda".

Il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer (Csu) ha ribattuto che ritiene infondata la proposta di monitorare l'AfD. A margine di una riunione a porte chiuse della Csu a Brandeburgo, Seehofer ha difeso i manifestanti di Chemnitz dicendo: "Solo perché le persone protestano, questo non le rende naziste". E ha aggiunto: "La questione dell'immigrazione è la madre di tutti i problemi".

Il governatore della Sassonia Michael Kretschmer (Cdu) in seguito ha contraddetto le affermazioni del governo: "In questa città, non c'è stata nessuna folla in collera, nessuna caccia collettiva e non c'è stato nessun pogrom".

Il portavoce del procuratore generale della Sassonia Wolfgang Klein ha aggiunto: "Dopo aver esaminato tutto il materiale a nostra disposizione, non c'è stata nessuna caccia a Chemnitz".

Quando gli è stato chiesto di rettificare le sue affermazioni, Seibert ha replicato:

"Non avvierò una discussione semantica su una parola. Ovviamente, se lo dice l'ufficio del procuratore generale, ne prendo atto. Tuttavia, resta un video che mostra come le persone di origine straniera sono state inseguire e minacciate. Resta il fatto che ci sono state dichiarazioni minacciose, simili a una richiesta di giustizia sommaria. Pertanto, a mio avviso, non c'è nulla di cui parlare".

Come Seibert, anche la Merkel si è rifiutata di fare marcia indietro:

"Abbiamo visto delle immagini che rivelano molto chiaramente l'odio e la persecuzione di persone innocenti. Occorre prendere le distanze da questo: non c'è altro da aggiungere".

Il 7 settembre, Maaßen ha messo in dubbio l'autenticità del video:

"Non vi è alcuna prova che il video che circola su internet di questa presunta aggressione sia autentico. Secondo la mia valutazione prudente, ci sono buone ragioni per credere che il filmato miri a divulgare informazioni errate, probabilmente per distrarre l'opinione pubblica dall'omicidio di Chemnitz".

Il rifiuto di Maaßen di sostenere la falsa narrazione del governo ha scatenato il furore della Merkel e dei suoi partner dell'Spd in seno alla coalizione.

Il 18 settembre, Maaßen è stato rimosso dal BfV, ma grazie al sostegno del ministro conservatore dell'Interno, Horst Seehofer, Maaßen è stato promosso a ricoprire un incarico meglio retribuito nel ministero dell'Interno.

Tuttavia, il 5 novembre Maaßen è stato di nuovo rimosso dalle sue funzioni, dopo aver pronunciato a porte chiuse un discorso davanti ai suoi omologhi dei servizi di intelligence europei. In tale discorso, egli ha condannato le politiche "ingenue e di sinistra" del governo Merkel, aggiungendo che le "forze della sinistra radicale" dell'Spd erano determinate a silurarlo:

"In Germania, sono visto come un oppositore della politica estera e di sicurezza idealistica, ingenua e di sinistra. Immagino per me una vita al di fuori della funzione pubblica, ad esempio, in politica o negli affari".

I Socialdemocratici hanno accolto con favore la rimozione di Maaßen. "Era attesa da tempo", ha dichiarato il segretario generale dell'Spd, Lars Klingbeil. "Ha appena dato l'ennesima prova della sua propensione per le teorie complottiste che imperversano a destra".

Intanto, il 16 novembre, un importante blog tedesco, Tichys Einblick, ha riportato la notizia che gli autori del video erano stati individuati e interrogati:

"Il 26 agosto 2018, non c'è stata alcuna caccia all'uomo, a Chemnitz. (...) La nostra inchiesta conferma la testimonianza di Hans-Georg Maaßen, che di recente è stato rimosso dalle sue funzioni di presidente del BfV perché ha negato l'autenticità del video e contraddetto la Merkel: questo presunto elemento di prova mira a divulgare informazioni errate. Maaßen ha osato contraddire la cancelliera. Il risultato: una crisi di governo".

Secondo Tichys Einblick, il video ha fornito un quadro incompleto di ciò che è realmente accaduto. Il video è stato girato da una coppia tedesca che partecipava al funerale di Hillig, quando il corteo funebre è stato attaccato dai migranti. In altre parole, il video documentava i migranti che aggredivano i tedeschi, e non una "caccia" ai migranti da parte dei tedeschi.

Il video, male interpretato dai guardiani del multiculturalismo tedesco, ha messo in moto un'ondata di isteria politicamente corretta, che ha fatto precipitare il governo in "modalità crisi permanente" e ha portato alla rimozione del capo dell'intelligence Maaßen perché si era rifiutato di attenersi alle regole.

Il successore di Maaßen, Thomas Haldenwang, ha già annunciato che sotto la sua guida il BfV si concentrerà sull'"estremismo di estrema destra". Parlando il 16 novembre davanti alla Commissione parlamentare di controllo (Parlamentarisches Kontrollgremium, PKGr) del Bundestag tedesco, Haldenwang – che era stato il numero due del BfV, incarico ora ricoperto da Selen – ha dichiarato che sebbene il terrorismo islamista costituisca la principale minaccia alla sicurezza tedesca, il BfV seguirà "attentamente il possibile sviluppo di un terrorismo di destra". Ha inoltre promesso di procedere a una "valutazione professionale di come affrontare il partito AfD".
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Re: Ixlam e Xermagna

Messaggioda Berto » gio nov 28, 2019 7:45 am

Lo scontro fra Ankara e Berlino per il controllo dei musulmani tedeschi
Emanuel Pietrobon
26 novembre 2019

https://it.insideover.com/religioni/lo- ... 2gfYQP1T3E

Nel 2016 il 6,1% della popolazione tedesca era di fede islamica, ossia quasi 5 milioni di persone, ma entro il 2050 il PewResearch Center ha stimato che tale percentuale possa salire fino a rappresentare fra 9% e il 20%, sulla spinta dei tassi di fertilità dei tedeschi autoctoni al di sotto della soglia di sostituzione e dei flussi migratori in entrata più o meno costanti.

La stragrande maggioranza dei musulmani residenti nel paese è di origine turca: sarebbero almeno 4 milioni secondo le stime più recenti, sebbene le statistiche ufficiali siano più basse perché non tengono in considerazione le naturalizzazioni avvenute nel corso dei decenni. Si tratta della più grande comunità diasporica di turchi all’estero e con il graduale allontanamento di Ankara dall’orbita euroamericana si è assistito a tentativi più intensi e crescenti di strumentalizzarla per esigenze politiche e religiose, con l’obiettivo di trasformarla in una quinta colonna funzionale all’agenda estera del Partito di Giustizia e Sviluppo del presidente Recep Tayyip Erdogan.

La Turchia è il primo finanziatore dell’islam in Germania: costruisce, mantiene e ristruttura moschee, centri culturali, scuole coraniche, addestra, invia e stipendia gli imam che lavorano nel paese. Le conseguenze più manifeste e visibili della sovraesposizione di Ankara nella gestione della umma tedesca sono l’aumento della radicalizzazione religiosa e della polarizzazione, che stanno portando alla nascita di vere e proprie società parallele in cui proliferano e si intrecciano integralismo, jihadismo e criminalità.

Alla luce di questi eventi, e dei cambiamenti demografici in corso, Berlino ha infine deciso di intervenire, presentando le prime misure che saranno implementate per tentare di ridurre l’influenza negativa turca sui musulmani dei paese e rendere l’integrazione un percorso possibile.

Il piano di Berlino

Prossimamente il governo lancerà un programma di formazione per coloro che desiderano diventare imam e predicare nelle moschee di tutto il paese. Il progetto sarà lanciato all’università di Osnabrück, coinvolgerà attori esclusivamente civili e prevederà la collaborazione con le principali organizzazioni islamiche del paese, come l’Unione turco-islamica per gli affari religiosi (Dibit).

L’obiettivo è di ridurre gradualmente la presenza di imam provenienti dall’estero, che rappresentano attualmente il 90%, e assicurarsi che la futura generazione venga istruita seguendo le linee guida fornite da Berlino e non da altri paesi, come Turchia e Arabia Saudita.

Il piano è stato accolto freddamente dalle principali associazioni di rappresentanza dei musulmani tedeschi, che lo ritengono al tempo stesso anticostituzionale – in quanto violerebbe i rapporti risultanti dalla separazione fra stato e chiesa – ed un attacco politico diretto alla presidenza turca degli Affari religiosi (Diyanet) e alla Visione Nazionale (Milli Görüş), che da decenni si occupano della tutela dell’islam in Germania e dell’addestramento, anche in loco, degli imam.

Le associazioni islamiche hanno ragione sull’ultimo punto: la Turchia è il paese che più di ogni altro ha formato, e forma, gli imam che lavorano in Germania, come confermato dalle stesse autorità di Ankara, e il progetto mira a diminuirne l’influenza alla luce delle critiche provenienti dalla società civile e dal mondo politico e dagli allarmi lanciati dagli stessi servizi segreti.

Il programma si struttura nel seguente modo: avrà una durata di due anni, sarà finanziato dal ministero degli interni con una spesa iniziale di 400mila euro, accetterà fino a 70 domande d’iscrizione annualmente, i corsi saranno somministrati in lingua tedesca e prevederanno una parte teorica, inerente lo studio della teologia, ed una pratica, ossia il lavoro sul campo, in moschea.


I limiti

Ciò che avrebbe potuto essere un piano ambizioso per portare alla creazione di un islam tedesco, appiattito nella sua forma identitaria e deprivato di ogni elemento potenzialmente destabilizzante, potrebbe, però, rivelarsi un fallimento annunciato perché basato su un paradosso: la Germania vuole ridurre la presenza turca nella formazione degli imam, appaltando il lavoro ad un’associazione, la Dibit, che dipende direttamente da Diyanet, ossia da Ankara.

Dibit gestisce e finanzia oltre 900 moschee nel paese, sulle 3mila totali, e non è esente da ombre. Recentemente i servizi segreti per la sicurezza interna, BfV, hanno deciso di iniziare a monitorare le attività dell’organizzazione per valutare di inserirla nell’albo degli enti ufficialmente sotto sorveglianza per ragioni di sicurezza nazionale.

L’attenzione dei servizi segreti è legata a diversi fattori: le accuse di incitare all’odio religioso, promuovendo letture antioccidentali, anticristiane ed antigiudaiche del Corano, le presunte attività di spionaggio all’interno della diaspora per rintracciare membri della rete di Fetullah Gulen. Inoltre, nel 2017, i vertici si rifiutarono di prendere parte alla marcia contro il terrorismo indetta dalle autorità di Colonia, spingendo il ministero degli interni a privarla di gran parte degli aiuti federali annualmente devoluti.


Il dilemma turco

La Germania sta sperimentando gli stessi problemi della Bulgaria, anch’essa costretta a correre ai ripari dopo aver sottovalutato l’agenda panislamista e neo-ottomana di Ankara per decenni, e perdere la partita per l’integrazione della sempre più folta comunità musulmana avrebbe conseguenze sia sociali che geopolitiche estremamente profonde, tutte a vantaggio della Turchia.

Già oggi, le indagini periodiche realizzate da enti pubblici ed università e i dati risultanti dalle preferenze elettorali della diaspora, evidenziano un significativo sostegno all’islam politico, diffidenza nei confronti dei valori occidentali, disillusione verso l’integrazione nella società tedesca, e grande supporto per il partito di Erdogan.

Lo stesso presidente turco sta dedicando un’attenzione crescente ai connazionali che vivono nel paese, indirizzando loro dei discorsi particolarmente carichi di retorica da scontro di civiltà e fonti di polemiche. Ad esempio, nel 2011, da un palco a Dusseldorf, li invitò a non assimilarsi, mentre nel 2017, li invitò a fare “non tre, ma cinque figli” per diventare un giorno la maggioranza nel continente.

Ancora una volta, il futuro dell’Europa passerà inevitabilmente dagli eventi che avranno luogo in Germania e dai nuovi equilibri che si creeranno. In gioco, infatti, non c’è solo il futuro della prima potenza del Vecchio Continente, ma l’idea stessa di Occidente e del suo rapporto con l’islam e con la Turchia.
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Re: Ixlam e Xermagna

Messaggioda Berto » lun feb 22, 2021 9:53 pm

Musulmani in Germania: ancora lunga la strada per l'accettazione

Andrea Calvo
8 Ottobre 2020

https://berlinomagazine.com/2020-musulm ... ettazione/

Islam in Germania. La strada per una totale integrazione è ancora lunga, nonostante il Governo sia di ampie vedute.

La Germania è ormai da molti anni uno dei Paesi europei che rappresenta l’apertura mentale, l’integrazione e l’accoglienza verso popoli di diversa etnia e religione. Sono stati numerosi i flussi migratori che negli ultimi tempi hanno visto la Germania offrire nuove opportunità di vita a migranti provenienti da numerosi paesi europei ed extra-europei. C’è da sottolineare, a questo proposito, la politica di accoglienza messa in atto negli ultimi quattro anni dalla Cancelliera tedesca Merkel. La decisione di aprire le frontiere ai richiedenti asilo e ad altre categorie di migranti ha portato dei benefici all’economia tedesca, al mercato del lavoro e all’andamento demografico del paese. Un’alta percentuale dei migranti che arrivano in Germania, è costituita da musulmani.
L’Islam in Germania: le cifre e la voce dei migranti.

I musulmani sono tra i principali migranti a scegliere la Germania come destinazione. Secondo alcune stime, nel paese vivono più di 4 milioni e mezzo di musulmani, quasi il 6% dell’intera popolazione. Di questi, circa 2 milioni sono cittadini tedeschi. Nonostante ciò, sono numerose le voci dei migranti che affermano di non sentirsi pienamente accettati da un paese che, invece, sembra appoggiare e sostenere la diversità culturale. Anche se la situazione è in evoluzione, sembra infatti che in Europa il peso di un passato legato a ideali razzisti soccombe ancora. Insomma, l’Europa non si potrebbe definire un vero e proprio melting pot. Maha Walter-Kamano, un’attivista tedesca candidata al Parlamento europeo lo scorso anno, sottolinea: «non mi sento tedesca semplicemente perché i tedeschi non si sentono come me».

La politica: “i musulmani sono parte della Germania”.

Si tratta di un paradosso, se consideriamo che la Germania è uno Stato che sostiene da sempre l’Unione Europea. Non dimentichiamo, infatti, i principi su cui questa si basa, procedendo su una linea che va sempre di più verso l’abbattimento di qualsiasi frontiera e verso l’integrazione. Nel 2010, per i 20 anni della riunificazione tedesca, il Presidente tedesco Christian Wulff aveva dichiarato che «l’Islam è parte della Germania». Adesso, a 10 anni di distanza, queste parole sono state ripetute in diversi contesti da politici tedeschi, ma ci chiediamo quanta verità ci sia dietro.

I musulmani sono spesso visti come una minaccia: è quanto dichiara un’indagine del 2018

Secondo un sondaggio realizzato qualche anno fa dalla Bertelsmann Foundation, i dati sono preoccupanti, dato che un tedesco su due considera l’Islam come una minaccia. «Le idee rigide, dogmatiche e di intolleranza verso le altre religioni potrebbero danneggiare a lungo termine la democrazia», dichiara la fondazione. Lo stesso studio dimostra come nel 2018 circa 100 istituzioni o moschee sono state attaccate, mentre circa 800 sono il numero dei crimini commessi verso persone di fede musulmana. Sempre nel 2018, tra l’altro, ricordiamo la presenza di circa 300 giovani di estrema destra che manifestavano in piazza contro “l’islamizzazione dell’Europa”. Insomma, dati che ci fanno preoccupare qualora l’andamento dovesse mantenersi negativo, e che ci fa sperare in un miglioramento per i prossimi tempi, che possa far sì che l’idea di una Germania ospitale e veramente aperte a qualunque religione e cultura possa essere più concreta.


La mossa della Germania contro l'islam radicale: scuole tedesche per imam per non 'importarli'
05 gennaio 2021 08:03

https://europa.today.it/attualita/la-mo ... tarli.html

Nei Paesi europei siamo abituati all'esistenza di seminari, nei quali è possibile andare a studiare per diventare sacerdoti, ma non sono altrettanto diffuse, anzi spesso inesistenti, le scuole locali per diventare imam e questo significa che solitamente i leader religiosi delle comunità musulmane arrivano dai Paesi arabi e sono persone con pochi o nessun legame con la cultura locale.

Il progetto tedesco

In Germania è stato per questo avviato un progetto per creare una scuola di imam tedesca, per formare imam tedeschi e che siano quindi più legati alla cultura del posto e anche più lontani da visioni estremiste dell'islam. Ad aprile, l'Università di Osnabrück aprirà il primo corso di formazione del genere in Germania, una mossa che, secondo il professor Rauf Ceylan, uno dei principali studiosi islamici e uno dei fondatori del progetto, è un passo fondamentale nella lotta all'estremismo. “Il novanta per cento degli imam viene ancora dall'estero. Non parlano tedesco e la cultura tedesca è loro estranea. I giovani musulmani vogliono imam di lingua tedesca ", ha spiegato Ceylan al Telegraph.

Lotta all'estremismo

Il piano è promosso e gestito dalla comunità musulmana ma avrà finanziamenti dal governo che lo sostiene. “Il vecchio tipo di imam era orientato alle esigenze degli immigrati musulmani di prima generazione che venivano in Germania negli anni Sessanta. La maggior parte dei musulmani di terza generazione non parla più la lingua madre dei nonni così bene. Il pericolo è però che si rivolgano ad altre autorità di lingua tedesca come i salafiti”, che sono più estremisti, ha continuato il professore, secondo cui "questi predicatori salafiti sono di solito di lingua tedesca e sanno come trasformare l'Islam in una religione popolare. Parlano la lingua dei giovani e possono rispondere ai loro bisogni”, e per questo sono più pericolosi.

Non solo Germania

Lo scorso novembre, dopo l'attentato di Vienna in cui sono state uccise quatto persone, l'idea era stata paventata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ma accolta freddamente, se non con ironia, in Europa. Di fatto sta invece prendendo piede e anche il presidente Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia inizierà a formare i propri imam e smetterà di importarli da Paesi come il Marocco e l'Algeria. Come spiega il quotidiano britannico non si tratta solo di combattere l'estremismo. Decenni di utilizzo di imam provenienti dall'estero hanno lasciato la comunità musulmana tedesca dipendente dai governi stranieri. Il più grande datore di lavoro per imam in Germania è Ditib, un'agenzia governativa turca che li forma, paga il loro stipendio e decide quando lasciare la Germania.
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