Magdi Cristiano Allam l'apostata

Re: Magdi Cristiano Allam l'apostata

Messaggioda Berto » sab set 02, 2017 8:12 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Magdi Cristiano Allam l'apostata

Messaggioda Berto » sab set 02, 2017 8:13 pm

MAOMETTO E IL SUO ALLAH - UN OTTIMO LAVORO
Magdi Cristiano Allam

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https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... ometto.png

Oggi viviamo in un’epoca di decadenza intellettuale, culturale, morale, demografica, sociale e economica. L’essenza della nostra decadenza è la perdita dei valori che sostanziano la nostra umanità e che sono stati fatti propri dalla civiltà dell’Occidente laica e liberale dalle radici greco-romane, ebraico-cristiane, umanistiche e illuministe: la fede nella sacralità della vita di tutti, la condivisione della pari dignità tra le persone, il rispetto della libertà di scelta individuale. L’aspetto più manifesto della nostra decadenza è l’aver messo al centro della nostra esistenza la moneta al posto della persona. L’aspetto più grave della nostra decadenza è l’esserci auto-imposti di sospendere l’uso della ragione per non guardare in faccia la realtà oggettiva, finendo per negare la nozione stessa di verità e l’intrinseca dimensione dell’assoluto e dell’universale.
Questo è il contesto che connota la «dittatura del relativismo», concetto magistralmente coniato da Benedetto XVI, nel cui seno si sviluppano le varie articolazioni della dittatura: globalista, finanziaria, informatica, eurocratica, islamofila, immigrazionista, statalista, partitocratica, magistrocratica, mediatica.

Ebbene, focalizzando l’attenzione sulla pratica della «dittatura del relativismo», si scopre che la sua quintessenza è la «islamofilia», cioè la legittimazione aprioristica e acritica dell’islam come religione a prescindere dal fatto che i suoi contenuti siano del tutto incompatibili con le leggi laiche dello Stato, con le regole su cui si fonda la civile convivenza, con i valori che sostanziano la nostra civiltà. In parallelo ci siamo auto-imposti il comportamento «islamicamente corretto», che si traduce nel divieto assoluto di criticare o peggio ancora di condannare l’islam, Allah, Maometto, il Corano, e in ogni caso nel divieto assoluto di dire o di fare qualunque cosa possa urtare la suscettibilità dei musulmani, che conseguentemente possa costringerli a reagire anche in modo aggressivo, che infine possa giustificare e ancor di più legittimare il ricorso alla violenza del terrorismo o della guerra per vendicare l’oltraggio subito, per riscattare l’onore leso, per salvaguardare la loro fede che non si può e non si deve mai mettere in discussione. In un’Europa dove chiunque può dire di tutto e di più sul cristianesimo, sulla Chiesa, sul Papa, su Gesù Cristo, dove si possono pubblicare vignette irriverenti nei confronti dei Papi o di Gesù, ci siamo auto-imposti di sospendere l’uso della ragione per non entrare nel merito dei contenuti dell’islam, per non esprimere critiche nei confronti di Allah, di Maometto, del Corano, e sappiamo bene che se si pubblicano vignette irriverenti nei confronti di Maometto o di Allah, i musulmani scatenano la guerra verbale, mediatica, nelle aule dei tribunali o esplicitamente violenta, a prescindere dal fatto che siano moderati, integralisti o terroristi islamici.

La «dittatura del relativismo» ci ha sottratto la nozione stessa della verità, ci porta a negare che esista la verità, ci obbliga a coniugare tutto al plurale, a ritenere che ciascuno di noi sia depositario della propria verità e che tutte le verità debbano essere messe sullo stesso piano. Noi siamo condannati alla morte interiore, ed è la morte peggiore perché uccide lo spirito libero riducendoci a corporeità sottomessa, nel momento in cui siamo obbligati a sospendere l’uso della ragione perché ci è vietato di entrare nel merito dei contenuti, perché ci è negata la facoltà di vagliare la realtà oggettivamente, di contestualizzare i fatti nel tempo e nello spazio, di elaborare delle critiche razionali, di pervenire a delle scelte ponderate, di essere messi nella condizione di agire per conseguire il nostro legittimo interesse al fine di essere pienamente noi stessi dentro casa nostra.

Ebbene la conseguenza più deleteria è la legittimazione dell’islam come religione di pari valenza del cristianesimo a prescindere dai suoi contenuti violenti; la legittimazione di Allah come dio corrispondente al Dio dei cristiani e degli ebrei a prescindere dal fatto che nel Corano ordina di discriminare, odiare e uccidere i miscredenti; la legittimazione di Maometto come profeta autentico alla stregua di Gesù nonostante sia stato un guerriero che ha combattuto, ucciso, sgozzato e decapitato personalmente gli ebrei e gli arabi politeisti. Ecco perché solo affermando la verità in libertà sull’islam, su Allah e soprattutto su Maometto, noi tutti potremo riaffermare la verità, salvare la nostra umanità, riscattare la nostra civiltà.

È paradossale il fatto che la gente ti ammira e ti addita come l’esempio da emulare per il semplice fatto che sei uno spirito libero, che sei intellettualmente onesto, che sei umanamente coraggioso al punto di poter rappresentare correttamente la realtà, ossia di poter dire la verità. Se oggi dire la verità richiede libertà, onestà e coraggio, vuol dire che il mondo in cui viviamo nega la verità, ha paura della verità, è nemico della verità. Se oggi dire la verità necessita di una rivoluzione culturale per affrancarci dall’oppressione del monolitismo mediatico, dalla perversione del relativismo valoriale, dal nichilismo della diseducazione scolastica, vuol dire che siamo sottomessi a una dittatura che ci ha spogliato non solo della nostra dignità e della nostra libertà, ma lede anche il nostro inalienabile diritto alla vita. Questo mio libro vuol essere un contributo affinché ciascuno di noi possa affermare la verità per salvaguardare la nostra civiltà, che si fonda sui valori inalienabili della vita, della dignità e della libertà.



Ecco alcuni punti che non condivido con Allam

1)
L’essenza della nostra decadenza è la perdita dei valori che sostanziano la nostra umanità e che sono stati fatti propri dalla civiltà dell’Occidente laica e liberale dalle radici greco-romane, ebraico-cristiane, umanistiche e illuministe: la fede nella sacralità della vita di tutti, la condivisione della pari dignità tra le persone, il rispetto della libertà di scelta individuale.

Concordo sui valori: "... sacralità della vita di tutti, la condivisione della pari dignità tra le persone, il rispetto della libertà di scelta individuale". Ma per me non sono una questione di fede religiosa ma di valori umani universali necessari alla vita, al ben vivere.
Ma non sono d'accordo che le radici della civiltà occidentale laica e liberale, siano soltanto: greco-romane, ebraico-cristiane, umanistiche e illuministe. Per me sono anche europee preromane, pregreche, pagane.



2)
L’aspetto più manifesto della nostra decadenza è l’aver messo al centro della nostra esistenza la moneta al posto della persona.

La frase, a mio avviso, non esprime un concetto chiaro poiché la contrapposizione "moneta-persona" è contradittoria e non coincide con la complessità della realtà.


3)
L’aspetto più grave della nostra decadenza è l’esserci auto-imposti di sospendere l’uso della ragione per non guardare in faccia la realtà oggettiva, finendo per negare la nozione stessa di verità e l’intrinseca dimensione dell’assoluto e dell’universale.

In parte sono d'accordo ma non lo sono laddove la verità, l'assoluto e l'universale vengono fatti coincidere con la fede cristiana; io non sono più cristiano essendo divenuto prima ateo e poi aidolo, un credente naturale come le piante, tutti gli animali e ogni granello di polvere cosmica.


4)
La «dittatura del relativismo» ci ha sottratto la nozione stessa della verità, ci porta a negare che esista la verità, ci obbliga a coniugare tutto al plurale, a ritenere che ciascuno di noi sia depositario della propria verità e che tutte le verità debbano essere messe sullo stesso piano. Noi siamo condannati alla morte interiore, ed è la morte peggiore perché uccide lo spirito libero riducendoci a corporeità sottomessa, nel momento in cui siamo obbligati a sospendere l’uso della ragione perché ci è vietato di entrare nel merito dei contenuti, perché ci è negata la facoltà di vagliare la realtà oggettivamente, di contestualizzare i fatti nel tempo e nello spazio, di elaborare delle critiche razionali, di pervenire a delle scelte ponderate, di essere messi nella condizione di agire per conseguire il nostro legittimo interesse al fine di essere pienamente noi stessi dentro casa nostra.

Sono d'accordo che un certo relativismo che non distingue il bene dal male e la vittima dal carnefice sia una sciagura, una tragedia, una fonte di conflitto e di sofferenza permanente;
ma non sono d'accordo nel contrapporre corpo/materia e spirito, in quanto per me essi sono inscindibili e non è dato all'uomo la possibilità di separarli nemmeno con la morte o dando la morte.
La verità umana è sempre relativa poiché non può coincidere con la verità assoluta di Dio, del Cretore, dello spirito Universale; l'uomo si deve accontentare della sua verità ragionevolmente e oggettivamente relativa, a meno che non scambi per verità assoluta e non relativa quella delle religioni e dei loro idoli; scambio che è questo sì un errore gravissimo rispetto al relativismo ragionevole che consente sempre di distinguere il bene dal male e la vittima dal carnefice quando non si perde il lume della ragione e si diventa preda di pregiudizi, di dogmi, di miti e di tabù.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Magdi Cristiano Allam l'apostata

Messaggioda Berto » dom set 03, 2017 8:31 am

La minaccia dell'imam di Bari Sharif Lorenzini: "Devo mettere in guardia il popolo italiano da un certo Magdi Allam"
Il Giornale, 3 settembre 2017
https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 1147508135

«Devo mettere in guardia il popolo italiano da un certo Magdi Allam, da un certo Facci, da certi partiti come il “Partito Anti-islamizzazione” e “Noi con Salvini”, che giocano sugli estremisti di destra e di sinistra per far valere la loro voce gridando falsità e concetti corrotti pur di raggiungere la loro finalità». L'ha detto il cosiddetto «imam di Bari» Sharif Lorenzini, iracheno che ha acquisito la cittadinanza e un cognome italiano essendo stato adottato, in una video-intervista diffusa da “Repubblica Tv” il primo settembre, rilasciata a Silvia Dipinto, che vi compare velata e senza farsi ritrarre in volto come se si trovasse non a Bari ma a Kabul.

L'intervista inizia con una domanda in cui la giornalista chiede conferma di ciò che era stato evidentemente appena detto da Lorenzini, forse durante il sermone della preghiera in occasione del «Id al Adha», la Festa del sacrificio, che conclude il pellegrinaggio alla Mecca, uno dei cinque pilastri dell'islam: «Lei ha detto che questo è il momento di fare nomi e cognomi perché c'è un'operazione volontaria per distruggere anni, cento anni, di dialogo». E Lorenzini risponde: «Sì, l'Italia vive un brutto momento, purtroppo perché degli sciacalli vogliono lavorare sulla bontà della gente, sulla genuinità dei nostri concittadini che apprendono in maniera naturale le notizie che arrivano, non filtrandole, non pensando che le persone che le trasmettono abbiano delle finalità personali, personaggi disfattisti». E conclude: «Non dobbiamo assolutamente cadere nelle trappole di questi farabutti che vogliono portare il nostro paese alla rovina».

Dunque per Lorenzini, che si presenta come «Presidente nazionale della Comunità islamica d'Italia», chi critica l'islam come religione dovrebbe essere additato come nemico dell'Italia e del popolo italiano, da condannare come falso, corrotto, sciacallo, disfattista, farabutto. Eppure lui passa per essere un «musulmano moderato». È spesso invitato nei dibattiti in televisione. Nella sua biografia si precisa che è specializzato in International Business Development & Management, è Presidente di Halal International Authority, Amministratore Delegato della Sinterivet Srl.

Siamo di fronte all'ennesimo caso che ci fa comprendere che l'islam è unico, che non esiste un «islam moderato». La differenza concerne i musulmani come persone. I terroristi islamici, che sono coloro che sinceramente ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto, i «nemici dell'islam» li decapitano. I «professionisti dell'islam», come Lorenzini, vorrebbero che i «nemici dell'islam» marcissero in galera a vita, condannati per «islamofobia». Tragicamente l'Europa si affida a questi «taglialingue» per salvarsi dai «tagliagole», non comprendendo che entrambi condividono l'obiettivo di sottometterci all'islam. E il nemico più pericoloso è quello che sfrutta le nostre leggi per porre fine al diritto di dire la verità in libertà sull'islam.


Apostati dell'Islam, eroi dell'umanità
viewtopic.php?f=188&t=1922

Si applichi la Legge Mancino al nazismo maomettano e ai suoi seguaci
viewtopic.php?f=188&t=2673

Il maomettismo e i maomettani o l''Islam e gli islamici sono una minaccia, una offesa, un'ingiuria, un pericolo per l'umanità intera
viewtopic.php?f=188&t=2667
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Re: Magdi Cristiano Allam l'apostata

Messaggioda Berto » dom set 03, 2017 7:09 pm

Questa guerra asimmetrica nel nome della religione
Italia Israele Today
31 agosto 2017
di Niram Ferretti

http://www.italiaisraeletoday.it/questa ... -religione

“Voi siete la nazione la quale, invece di governare attraverso la Sharia di Allah nella sua costituzione e nelle sue leggi, ha scelto di inventare le proprie leggi come volete e desiderate”, scriveva Osama Bin Laden nella sua “Lettera al popolo americano” nel 1982. Ed è questo il punto.

Per l’Islam più integralista, l’occidente è avvolto nelle tenebre della jahiliyya, lo stato di ignoranza che non permette di vedere la luce portata dal profeta, l’unica luce che può rischiarare le coscienze ed elevare l’uomo alla verità suprema.

La guerra a cui stiamo assistendo da decenni è una guerra asimmetrica, con un nemico ben definito in quanto circoscrivibile all’interno di un perimetro religioso e oltranzista, il quale, tuttavia non si incarna in uno stato, in un’entità politica nazionale a cui si può dichiarare guerra come nei conflitti tradizionali.

Lo sappiamo da tempo che è così, e questo rende il nemico molto più insidioso e inafferrabile e protetto. Protetto dalla grande massa musulmana definita moderata la quale fa da ventre molle, da confortevole placenta, a questa metastasi impedendo di essere identificata con il male. Dunque si può dire facilmente che l’Islam è a maggioranza pacifico e non sottoscriverebbe la violenza incessante che pure nasce al proprio interno e ad esso si riferisce, ma, allo stesso tempo si può e si deve dire appunto questo, che è pur sempre l’Islam che ha generato e genera il male di cui siamo testimoni. E dunque si deve per chiarezza e fermezza intellettuale non retrocedere da ciò che ne consegue.

Stiamo assistendo a una guerra combattuta in nome di una religione, in nome di una Weltanschauung non solo diversa ma opposta alla nostra, fondata su altri assunti, su altri presupposti. Quindi sì, si tratta di religione, si tratta del sacro, si tratta di una visione suprematista, il cui perno si regge, contrariamente all’ebraismo e al cristianesimo, sulla violenza.

Ciò che Bernard Lewis aveva visto lucidamente nel 1954, quando in un lungo articolo sottolineava la profonda somiglianza di famiglia tra Islam e comunismo nel suo impianto totalitario, e andrebbe detto anche con nazismo e fascismo, come balzò immediatamente agli occhi di Adolf Hitler che nella fede maomettana riconosceva alcuni tratti inequivocabilmente affini ai propri feticci ideologici, l’Umma come il Volk, e la virtù maschia e guerriera dei musulmani speculare a quella delle “bionde belve nordiche”.


La lettera di Bin Laden al popolo americano sintetizza ciò contro cui combattiamo, perché è dell’occidente che essa parla, del suo assetto moderno e democratico grazie a cui le leggi dello stato non promanano da una fonte sacra ma dalla negoziazione, da quella discussione, che un grande reazionario come Donoso Cortes detestava così profondamente (odio inevitabile), è che è l’essenza del libero dibattito. Quel dibattito che deve essere strozzato sul nascere e sottomesso al volere divino incarnato nelle leggi da esso promananti.

Sottomissione, certo, come il titolo dell’ultimo romanzo di Houellebecq. Il nostro peccato è questo, lo stesso che ci imputava un altro reazionario, anticipatore del fascismo, De Maistre, il quale vedeva con suprema lucidità come l’ordinamento civile di una società che non fosse fondato sul mistico fosse destinato inevitabilmente alla precarietà, come tutto ciò che è umano.

Ed è infatti l’odio per la fallibilità umana a trovarsi al centro di questa visione che vorrebbe sottometterci (di nuovo) alla rigidità senza scampo dei suoi codici “salvifici”. Dire che non è l’Islam, che la religione non c’entra è affermare il proprio divorzio dalla realtà per paura di doverne trarre le dovute conseguenze, quelle che Samuel P. Huntington aveva riassunto nel suo capolavoro, il clash of civilizations inevitabile, perché da sempre presente nella storia.

Non è nascondendo la testa sotto la sabbia che si può sfuggire alla durezza senza scampo dei fatti di New York, Londra, Madrid, Parigi, Manchester, Bruxelles, Berlino, Barcellona, Nizza, Orlando, e ovviamente, Israele, dove il rifiuto arabo-musulmano nei confronti dello Stato ebraico ha determinato da più di un secolo una violenza costante, arginabile unicamente con l’uso della forza in funzione della deterrenza.

Sarà, è, terribilmente difficile combattere questo nemico mobile e proteiforme che, una volta tagliata una delle sue teste la rigenererà traendo linfa e legittimazione dal proprio Libro, e lo sarà in particolare modo non affrontando la specificità di questo libro intriso di violenza e odio, chiamando le cose con il loro nome. Nomina sunt consequentia rerum.
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Re: Magdi Cristiano Allam l'apostata

Messaggioda Berto » gio nov 09, 2017 9:02 pm

Pluralismo a senso unico. E il Comune di Milano censura il libro di Allam
Alberto Giannoni
Gio, 09/11/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 61106.html

Pluralismo a senso unico. Garantito, ma se sei di sinistra e dici cose «giuste». Le convinzioni di Magdi Cristiano Allam? «Inopportune» dal Comune di Milano, e per questo Palazzo Marino ha negato una sala alla presentazione di «Maometto il suo Allah», il libro del giornalista e scrittore.

È sempre la stessa storia: tutte le idee sono uguali, ma alcune sono «più uguali» delle altre. Almeno così pare, vedendo la decisione dei dirigenti della biblioteca comunale di Villa Litta, che - dopo aver traccheggiato con qualche impedimenta alla Azzeccagarbugli alla fine hanno detto «no». Altro che disponibilità, altro che personale. Dopo aver consultato la dirigente di Area del Comune, è stato il responsabile della biblioteca di Affori che si è preso la briga di spiegare in due mail che «libri che sostengono tesi così nette ma anche così discusse e contestate da altri studiosi e critici» hanno bisogno «di essere messe a confronto in un contraddittorio». La risposta ha lasciato di stucco i promotori dell'evento, primo fra tutti Enrico Turato, capogruppo di FdI e presidente di commissione Turismo. Il 43enne consigliere circoscrizionale, dopo aver letto il libro, aveva sentito il desiderio di farlo conoscere anche ai suoi concittadini e si è fatto avanti per ottenere una sede adeguata e capiente, come è il salone appena restaurato: «Volevo organizzare questa presentazione - spiega Turato - perché il libro tratta di argomenti molto attuali, come lo Ius soli, e problematiche legate al terrorismo islamico che ha funestato l'Europa negli ultimi anni. Sono molto convinto di questa iniziativa, perché può fornire elementi di informazione con una personalità autorevole. Mi sembrava giusto informare i cittadini milanesi ed essendo un libro, quale luogo migliore della biblioteca?».

Alle porte di Milano, domenica, il centro islamico di Sesto San Giovanni organizzerà una conferenza sulla Sharia. Il sindaco si è opposto ma il Pd ha difeso la «piena libertà di organizzare iniziative culturali». Le idee devono circolare dunque, ma a senso unico. «Il direttore - racconta ancora Turato - prima mi ha detto che era necessario verificare la presenza di personale e la turnistica, poi è emersa l'altra motivazione: le idee espresse sarebbero tali da non consentire la presentazione se non con un contraltare». Un evento di partito per definizione non prevede contraddittori, ma il gruppetto dei promotori si era mostrato disponibile pensando a un moderatore. «Ma alla fine hanno detto no. Io lo reputo grave e dico che ci sono stati episodi recenti, mi riferisco alle scuole, che fanno pensare a un pluralismo che c'è solo se parlano loro». Turato si riferisce ai tre esponenti del Pd invitati a parlare senza contraddittorio alle Medie. In un caso si è trattato di cittadinanza e di Ius soli, nell'altro del tema donne nell'islam, ed era stata chiamata una consigliera del Pd, la musulmana Sumaya Abdel Qader, indicandola come «scrittrice» (nel 2008 ha scritto «Porto il velo, adoro i Queen»). La contraddizione stride. «La prendo come una censura del Comune - conclude Turato - il dipendente non ha colpe, gli è stato detto dall'alto». Alla fine l'organizzazione è stata spostata, sempre il 28 alle 21, ma in una sala a pagamento. Lo staff di Allam, che fissa appuntamenti simili con cadenza praticamente quotidiana, ha già sperimentato accoglienze ostili. A Bologna, 20 giorni fa, la contestazione dei centri sociali: «Persone che si riempiono la bocca con la retorica dell'antifascismo e poi impediscono la libera presentazione di un libro» spiega la portavoce di Allam Marialuisa Bonomo. Per vicende simili, ad Arba (Pordenone), martedì, gli amici di Allam dovranno accontentarsi di un brindisi in piazza e poi spostarsi in un Comune vicino per parlare del libro. Ma a Milano il «no» colpisce ancor di più se si pensa che la storica Arena civica è stata concessa nel 2013 per il Ramadan omaggiato da un ignaro assessore e presieduto da un imam che in un'intervista aveva esaltato le azioni kamikaze dei bambini.




MAOMETTO E IL SUO ALLAH (un ottimo lavoro)
Magdi Cristiano Allam

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Re: Magdi Cristiano Allam l'apostata

Messaggioda Berto » gio feb 14, 2019 7:27 pm

Cronaca del naufragio: Intervista con Magdi Allam

Niram Ferretti
6 febbraio 2019

http://caratteriliberi.eu/2019/02/06/ag ... agdi-allam

Da anni, la voce controcorrente di Magdi Allam è presente nel mercato delle idee, con forza, lucidità e coerenza. Il prezzo che ha pagato e continua a pagare per raccontare un Islam nudo e crudo che nulla ha a che vedere con la cornice apologetica in cui è stato collocato dal discorso egemone è stato ed è ancora alto. Come altri intellettuali ex musulmani o musulmani critici dell’Islam, tra cui Ayaan Hirsi Alì, Ibn Warraq, Hamed Abdel Samad, gli è stata gettata addosso l’abituale accusa di essere islamofobo, lo psicoreato creato apposta per tacitare coloro che, della religione fondata da Maometto nel VII secolo, hanno da fornire una devastante critica.

In esclusiva per Caratteri Liberi.

Magdi Allam, di cosa parliamo esattamente quando parliamo di Islam? Ha un senso distinguere l’Islam come religione dall’Islam politico?

L’Islam si fonda su due pilastri, il Corano e Maometto. Il Corano è ciò che sostanzia, invera Allah. Per i musulmani il Corano è Allah stesso che si rivela a Maometto e il contenuto della rivelazione è riportato nel Corano. Il Corano è un testo sacro increato, al pari di Allah, della stessa sostanza di Allah, quindi guai a dire che il Corano è stato scritto da Maometto. Il Corano è Allah stesso. Diciamo che così come il cristianesimo si fonda sulla fede in Gesù Cristo, sul Dio che si fa uomo e si incarna in Gesù, l’Islam è la religione del Dio che si fa testo e si incarta nel Corano. Poi c’è Maometto, i cui detti e le cui azioni sono raccolte nella Sunna che rappresenta la seconda fonte sacra dell’Islam a cui si attinge per elaborare la sharia, la legge. Ma in realtà ciò che Allah prescrive nel Corano non è null’altro di ciò che Maometto ci dice che Allah gli avrebbe rivelato. Quindi, noi, dalla lettura del Corano, scopriamo innanzitutto una grande contraddizione tra la tesi fondante dell’Islam e cioè che il Corano è un testo increato e la realtà del contenuto del Corano che è invece totalmente calato nel tempo e nello spazio in cui visse Maometto.

Abbiamo un libro del tutto trascendente con un contenuto immanente legato intimamente alla vita di Maometto, alle sue gesta. Ecco perché, quando ci domandiamo che cosa è l’Islam noi dobbiamo calarci innanzitutto nella vita di Maometto il quale nacque nel 570 alla Mecca in una delle aree più torride del mondo dove c’è un deserto assoluto e poche fonti d’acqua da cui dipende la sopravvivenza delle persone. Ciò comporta sul piano del vissuto che l’individuo, per potere sopravvivere, doveva obbligatoriamente fare parte di una tribù, di un clan che garantendo militarmente il controllo del territorio garantiva anche l’accesso alle poche fonti d’acqua e di conseguenza alla sua sopravvivenza. Nel 622, i meccani cacciarono Maometto perché si ostinava a sostenere che bisognava adorare solo Allah, e Allah, va precisato subito, non è il nome arabo che corrisponde al Dio unico dell’ebraismo o al Dio uno e trino del cristianesimo. Allah è un dio pagano preesistente all’Islam. Il padre di Maometto, che lui non conobbe perché morì prima della sua nascita, si chiamava Abdallah, lo schiavo di Allah. Allah esisteva prima di Maometto, era uno dei 360 idoli che venivano adorati all’interno di un pantheon politeista arabo raffigurati da statuette o da immagini custoditi nella Kaʿba, che sarebbe poi diventato il principale luogo di culto dell’Islam. Ma prima dell’Islam lo stesso luogo era il principale luogo di culto del paganesimo arabo, dove le varie tribù adoravano i 360 idoli menzionati, tra i quali c’era appunto anche Allah.

Allah veniva considerato come il dio supremo, l’equivalente di Giove nel pantheon politeista romano o Zeus in quello greco. Maometto non ha creato una religione folgorato da un dio nuovo che all’improvviso compare nella sua vita. Maometto ha limitato il culto al dio pagano arabo Allah, monopolizzandolo e personalizzandolo sostenendo che Allah rivelava solo a lui ciò che i comuni mortali erano tenuti a fare o a non fare. I meccani lo cacciarono e lui si trasferì a Medina e lì creò una tribù dei musulmani, una propria tribù, e chi vi aderiva doveva obbligatoriamente adorare solo Allah e sottomettersi al suo potere. L’Islam nasce come uno Stato in nuce a partire da una tribù fondata da Maometto che lui non chiama tribù ma comunità. Quindi l’Islam, fin dall’inizio non è solo fede ma si presenta come un sistema di potere, un sistema politico, a cui si poteva e si può aderire molto facilmente. E’ sufficiente affermare “Credo che non vi è altro Dio al di fuori di Allah e credo che Maometto è il messaggero di Allah“, ma uscirne era impossibile, così come era impossibile uscire da qualsiasi tribù del deserto, perché si tradiva la tribù e si metteva a repentaglio la sua stessa sopravvivenza. E’ il motivo per cui ancora oggi l’Islam resta un sistema di potere impositivo, invasivo, e violento, perché nacque con queste connotazioni. Chi abbandonava la tribù di Maometto, la comunità musulmana, veniva subito condannato a morte perché veniva considerato come una minaccia. La sua fuoriuscita significava, infatti, che aveva preso accordi con un’altra tribù, che era diventato un nemico a tutti gli effetti.

Il jihad accompagna la storia dell’Islam dai suoi esordi. Intendo riferirmi al jihad non come sforzo inteso a disciplinare se stessi ma come guerra di conquista. Vi sono autori che arrivano a considerarlo il sesto pilastro dell’Islam. Quale è la sua posizione in merito?

Il Corano è pieno di versetti che fanno riferimento al jihad e il jihad è inteso in modo inequivocabile come guerra santa, perché in modo inequivocabile fu praticato da Maometto come guerra santa. Da quando, nel 622, fu cacciato dalla Mecca alla sua morte nel 632, tra razzie nei confronti di carovane di commercianti della Mecca e vere e proprie guerre, sia nei confronti di tribù arabe pagane che con la violenza furono obbligate a convertirsi all’Islam, sia anche nei confronti di tribù ebraiche e di tribù cristiane, e Maometto, va sottolineato, fu particolarmente violento nei confronti degli ebrei, complessivamente egli fu responsabile di un centinaio di razzie e guerre e in buona parte vi partecipò.

Maometto, negli ultimi dieci anni della sua vita è stato predone del deserto e ha personalmente combattuto, ha personalmente ucciso, ha personalmente sgozzato e decapitato i suoi nemici. Quindi il jihad è nella vita di Maometto e Maometto, per i musulmani, è l’esempio da emulare. Nessun musulmano contraddice ciò che ha fatto o detto Maometto perché questo significherebbe sconfessare le fondamenta stesse dell’Islam.

Storicamente noi dobbiamo sempre rifarci al vissuto di Maometto. Tutto ciò che è scritto nel Corano va riferito a questo vissuto. Quando, nel 621, Maometto volle convincere i rappresentati della tribù dei Banu Khazrai di Medina a convertirsi all’Islam e a proteggerlo una volta che lui si fosse trasferito, comprendendo che erano predoni del deserto e che sopravvivevano di razzie, ripensò quella che era stata la sua precedente posizione e legittimo l’uso della violenza. Nei versetti del Corano 36, 43 della sura 42, in un versetto si dice, “La sanzione di un torto è un male corrispondente ma chi perdona e si riconcilia avrà in Allah il suo compenso“. Questa era la posizione precedente che Maometto aveva assunto, poi però, comprendendo che per esigenze pratiche, doveva cambiare, modificò la sua posizione. Ai Banu Khazraj disse questo, sura 22, versetti 39 e 45, “A coloro che sono stati aggrediti è data l’autorizzazione di difendersi perché certamente sono stati oppressi e in verità Allah ha la potenza di soccorrerli…A coloro che senza colpa sono stati scacciati dalle loro case solo perché dicevano, ‘Allah è il nostro signore’”. Maometto dunque legittima il fatto che ai musulmani viene data la possibilità di contrastare chi si oppone loro.

Nel 624, nella battaglia di Badr, dal nome di una località dove Maometto riuscì a vincere un numero superiore di meccani che caddero in una trappola, Allah gli avrebbe rivelato che “Non si addice ad un profeta prendere prigionieri finché non avrà completamente soggiogato la terra”. Vi è qui un chiaro obbligo nei confronti dei musulmani ad uccidere. Nel versetto 39 della sura ottava è scritto, “Combatteteli finché non ci sia più politeismo e la religione sia tutta per Allah”.

Il politeismo era la spiritualità prevalente all’epoca nel deserto dell’Arabia dove nacque Maometto. Ci sono versetti del Corano in cui Allah dice che il jihad è un obbligo. Combattere i miscredenti non è facoltativo ma è un dovere. Va oltretutto aggiunto che, sempre in tema di guerra santa, esiste il concetto di martirio. Nel versetto 111 della sura nona si dice, “Allah ha comprato dai credenti le loro vite e i loro beni dando in cambio il paradiso poiché combattono sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi“. Il paradiso è un luogo in cui entra chi uccide ed è ucciso. In questa prospettiva, per meritarsi il paradiso, è necessario uccidere il numero più alto possibile di miscredenti e poi si deve essere a propria volta uccisi. Vi è un altro versetto che legittima ciò, il versetto 169 della terza sura del Corano il quale recita, “E non chiamare morti coloro che sono stati uccisi sulla via di Allah, anzi, vivi sono, nutriti di grazia presso il Signore”.

Morire da martiri non è la morte ma è la vera vita. Si tratta di tutti quei versetti a cui fanno riferimento i terroristi islamici per rivendicare le atrocità che commettono. E’ fondamentale comprendere questo punto. Non si tratta di pazzi, come si vorrebbe far credere, di folli che disattenderebbero il vero Islam. È vero esattamente il contrario. Si tratta di quelli che più di altri ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive loro nel Corano e a ciò che ha fatto e detto Maometto nel corso della propria vita.

Lei da studioso dell’Islam e come egiziano conosce molto bene la storia della Fratellanza musulmana, il gruppo fondato da Hasan al Banna in Egitto nel 1928. Secondo il politologo tedesco Matthias Kuntzel, il ritorno del jihad in ambito islamico si deve principalmente a questo gruppo salafita rigorista. In altre parole, prima della fondazione dei Fratelli Musulmani, il jihad come dovere fondamentale, l’autoimmolazione e il culto della morte si erano sopiti all’interno dell’Islam. È d’accordo?

È la realtà storica. Noi abbiamo registrato, prima una decadenza del califfato turco-ottomano, che ha rappresentato l’ultima manifestazione dei califfati islamici, e quando, nel 1924, con la dissoluzione del califfato turco ottomano e la nascita della repubblica turca per mano del generale Kemal Ataturk, che era dichiaratamente un ateo che odiava l’Islam e disprezzava Maometto e che de-islamizzò e de-arabizzò la Turchia, abbiamo registrato la diffusione della laicità in tutto il Medio Oriente.

Per decenni la laicità è stata la realtà prevalente in Turchia, in Libano, in Siria, in Iraq, nell’Iran, nell’Egitto di Nasser dove io sono nato negli anni Cinquanta, nella Tunisia di Bourguiba. La laicità, in ambito islamico, significa sostanzialmente anteporre la ragione e il cuore ad Allah e a Maometto, ed il tratto più manifesto della laicità è l’emancipazione della donna. Nei vent’anni in cui io sono nato e vissuto al Cairo non ho mai visto donne velate per la strada. Le donne erano emancipate al pari degli uomini. I Fratelli Musulmani sono stati la realtà che ha combattuto in modo frontale questa svolta laica. Il regime di Nasser e ancora prima, la monarchia, hanno avuto nei Fratelli Musulmani il principale nemico, proprio per questa volontà di riesumare l’Islam delle fondamenta, delle radici, attribuendo al jihad una connotazione centrale, sia quando si trattava di chiamare a raccolta gli egiziani per combattere gli inglesi sia quando si trattò di combattere contro il regime laico di Nasser.

Nasser combatte dall’interno i Fratelli Musulmani e la laicità riuscì a manifestarsi solo in virtù di questa spietata repressione della Fratellanza culminata nell’arresto e nell’impiccagione di quello che è stato l’ideologo di punta del movimento in tema di jihad, Sayyid Qutb, per il quale tutto quello che non era aderente a ciò che Allah prescrive nel Corano andava combattuto con la guerra santa.

Ciò che afferma Kuntzel è storicamente corretto, ovvero individuare nei Fratelli Musulmani il movimento islamico che diede un impulso fondamentale alla ripresa del jihad. I Fratelli Musulmani, al pari di Al Qaeda, al pari dell’ISIS, perseguono lo stesso obbiettivo, che è quello di sottomettere l’intera umanità all’Islam, ma lo fanno in modo più scaltro entrando in seno alle istituzioni e sfruttando la democrazia e le sue leggi. In Egitto si sono infiltrati bene in alcuni settori, la magistratura, l’istruzione, un po’ come fecero i comunisti in Italia dopo il 1945. Laddove invece ritengono che si debbano impugnare le armi lo fanno, come fa Hamas contro Israele. Possono fare ricorso sia a una strategia militare terroristica o a una strategia, tra virgolette, politica, apparentemente conciliante, ma senza mai perdere di vista l’obbiettivo finale, che è sottomettere all’Islam l’intera umanità. Questa è la ragione per cui i Fratelli Musulmani sono molto più pericolosi dell’ISIS e di Al Qaeda, perché mentre questi ultimi operando sul piano quasi esclusivamente militare e terroristico, noi li possiamo sconfiggere, perché siamo più forti di loro, laddove invece noi consentiamo loro nel nome della democrazia e della libertà di avere una rete sempre più ampia di moschee, di madrase, di enti assistenziali, finanziari, di centri di studi e di formazione, di strutture ricreative, ambulatori e altro, avremo un mini stato islamico all’interno dello Stato di diritto. Alla fine ci ritroviamo con questo corpus separatum in seno allo Stato di diritto che avvalendosi anche dell’arma demografica finirà per prevalere, per imporsi. Abbiamo numerosi esempi in questo senso, in Gran Bretagna, in Francia, in Belgio, dove, proprio l’aspetto demografico è quello che finisce per far sì che gli islamici abbiano acquisito la consapevolezza che non serve più combattere. È sufficiente strumentalizzare la democrazia e le sue leggi per conquistare il potere.

L’ISIS, il Califfato, il gruppo o setta rigorista islamica nato in Iraq nel 2014, ha sempre rivendicato la propria stretta osservanza al Corano, e dunque la propria fedele appartenenza all’Islam, riproducendo nelle proprie azioni le gesta del profeta guerriero Maometto, esempio da seguire per ogni musulmano pio come lei ha ricordato prima. Per alcuni studiosi musulmani, l’ISIS, tuttavia, non rappresenterebbe l’Islam ma una sua deformazione e deviazione. È così?

Ha ragione l’ISIS. Loro hanno operato, uso il passato perché sostanzialmente l’ISIS è finito come stato, come realtà che controlla un territorio e che esercita la propria autorità su questo territorio, conformemente alla sharia, la legge islamica. È essenziale comprendere una cosa, i terroristi islamici non sono dei pazzi. Noi troviamo delle similitudini nel comportamento dell’Arabia Saudita, per esempio. L’Arabia Saudita è il primo stato teocratico della storia moderna. Nel 1932 nasce dal sodalizio tra la monarchia e una corrente islamica rigorista, quella wahabita, il cui predicatore, Muhammad ibn Abd al-Wahhab, era contrario a qualsiasi innovazione, modernizzazione dell’Islam. L’Arabia Saudita nasce come stato teocratico con l’obbiettivo di riproporre l’era del VII secolo, esattamente come l’ISIS, poi la monarchia si trovò costretta a fare i conti con la realtà, per esempio, si trovò costretta a introdurre il telegrafo e ci fu un contrasto con i religiosi perché dissero che nel Corano non si parla di telegrafo. Si trovarono costretti a introdurre la stampa per potere proporre le immagini delle persone e per i documenti di identità, e ancora una volta i religiosi si opposero dicendo che il Corano vieta la rappresentazione di qualsiasi essere vivente. Ci sono tanti aneddoti che evidenziano come la modernità, la gestione di uno stato moderno, è totalmente in contrasto con l’ottemperanza letterale e integrale di ciò che Allah prescrive nel Corano.

L’ISIS è una realtà di stato islamico che coniuga ciò che di meglio può offrire la materialità della modernità con ciò che di più rigoroso o puritano è previsto in seno all’Islam. L’ISIS non si è fatto scrupoli nell’usare armi e tecnologie. Ha avuto nel sistema mediatico una delle sue punte di maggiore incisività, tutto studiato in modo puntiglioso. Le immagini raccapriccianti delle decapitazioni erano finalizzate a incutere paura e sottomettere attraverso la paura il nemico. L’esercito iracheno, nel 2014, si arrese all’ISIS senza combattere. Non fu l’ISIS a vincere ma fu l’esercito iracheno a consegnarsi. Avevano in mente le immagini delle teste decapitate, e per non incorrere nello stesso destino si arresero. La paura è stata l’arma principale dell’ISIS per sconfiggere il nemico così è stata l’arma principale di Maometto. Maometto sgozzò, decapitò, e mostrò le teste decapitate. Nell’arco di dieci anni conquistò un territorio molto vasto sul quale poi nacquero i califfati islamici, e tutto questo lo fece attraverso la violenza. L’uso della paura è stato lo strumento principale usato da Maometto per la sottomissione.

Nel Corano è presente una spiccata componente antiebraica. Quale fu l’atteggiamento di Maometto nei confronti degli ebrei?

A Medina vivevano da dieci secoli tre tribù ebraiche, che di fatto rappresentavano la realtà autoctona della città ed erano anche la realtà più benestante grazie al fatto che erano più capaci a coltivare la terra, erano più capaci nell’allevamento delle greggi, erano più capaci anche nel fabbricare oggetti di artigianato e nel produrre armi. Avevano, diremmo oggi, un livello tecnologico più elevato e questo consentiva loro di avere anche un beneficio economico in quanto vendevano parte di quello che producevano.

Quando Maometto si trasferì a Medina volle appropriarsi dei beni degli ebrei e li indico pertanto come dei nemici. Riuscì astutamente a dividere le tre tribù ebraiche, anche perché ciascuna tribù faceva riferimento, sul piano delle alleanze, a una diversa tribù araba pagana. Non erano unite le tre tribù ebraiche. Maometto riuscì a dividerle ulteriormente e a costringere le prime due tribù che erano quelle meno forti e meno ricche ad abbandonare Medina lasciando lì i loro beni. La terza tribù ebraica, quella dei Banu Qurayshi, che era la più forte e la meglio armata ma era rimasta sola, nel 627, sempre dopo che Allah aveva rivelato a Maometto il versetto in cui gli ordinava di sterminarla, Maometto pose l’assedio alla fortezza in cui risiedevano, per 25 giorni.

I Banu Qurayshi erano impreparati all’assedio e si arresero. Maometto entrò e fece scavare una fossa nella piazza del mercato e fece portare uno ad uno gli ebrei maschi adulti e ad uno ad uno furono sgozzati e decapitati. Esattamente come ha fatto l’ISIS con i suoi nemici.

Nel Corano e soprattutto per quello che riguarda il dettaglio, nella raccolta dei detti e dei fatti attribuiti a Maometto, la Sunna, si precisa che il totale degli ebrei maschi adulti della tribù dei Banu Qurayshi decapitati oscilla tra i 600 e i 900 e Maometto personalmente decapitò i capi della tribù ebraica. Noi possediamo i nomi delle persone che furono personalmente decapitate da Maometto. Maometto è stato profondamente antiebraico e di conseguenza il Corano è un testo profondamente antiebraico che non ha nulla da invidiare sotto questo profilo al Mein Kampf. Gli ebrei sono considerati maledetti e i “più lontani dalla retta via” e per questo trasformati in scimmie e maiali, come leggiamo nei versetti coranici 51, 57 e 84 appartenenti alla quinta sura. “Troverai che i più acerrimi nemici di Allah sono i giudei e i politeisti” recita un altro versetto.

Questo versetto che ha appena citato, il ventottesimo, appartenente sempre alla quinta sura, venne citato da Ahmad al Tayyib, il Grande Imam dell’Università di Al Azhar al Cairo, considerato un interlocutore “moderato”, il 25 di ottobre del 2013, durante una trasmissione televisiva egiziana, in cui, a suggello del versetto, aggiunse, “Questa è una prospettiva storica che non è mutata fino ai nostri giorni”. Ha ragione?

Sì, ha ragione. Nei confronti degli ebrei nel Corano si affermano cose raccapriccianti. Facendo una sintesi dei versetti antiebraici, Allah ha affermato che gli ebrei sono le bestie peggiori in quanto miscredenti, i nemici peggiori di coloro che credono, coloro che Allah ha maledetto perché hanno ucciso ingiustamente i profeti, coloro che praticano l’usura, che con falsi pretesti divorano i beni della gente e per questo sono stati da lui trasformati in scimmie e porci. Questo è quello che troviamo nel Corano a proposito degli ebrei. Il Corano è un testo profondamente antiebraico, perché, torno a ripeterlo, Maometto è stato profondamente antiebraico. Ha disprezzato gli ebrei perché era invidioso e si sentiva inferiore nei loro confronti. Ordinò l’uccisione di tre poeti ebrei che lo avevano schernito nelle loro poesie. Fu particolarmente feroce con loro non solo perché erano ebrei ma perché erano dei poeti. Dobbiamo comprendere che per Maometto il Corano era una forma di poesia. La poesia, all’epoca, era l’arte nobile delle comunicazione e lui non concepiva che potessero esserci dei poeti che gli facessero concorrenza. Ecco perché, nel Corano, c’è un odio nei confronti dell’arte, perché tutto ciò che è arte offende e fa concorrenza ad Allah. Se infatti Allah aveva manifestato a Maometto il Corano, si poteva diffondere solo quello e gli ebrei che erano anche la realtà più colta in quell’area del deserto furono individuati da Maometto come dei nemici. Ad oggi l’unico collante tra i paesi islamici è l’odio nei confronti di Israele. È l’unica cosa che li unisce, su tutto il resto sono divisi, fratelli coltelli, ma quando c’è da coalizzarsi contro lo Stato ebraico sono tutti quanti uniti, anche quei paesi islamici che hanno, e sono pochi, stretto relazioni diplomatiche con Israele. Riconoscono Israele come status quo, ma non riconoscono il diritto alla sua esistenza come stato del popolo ebraico. Tutto ciò ha, come si è visto, una spiegazione coranica, una spiegazione nell’ambito della vita di Maometto.

Secondo al Bukhari, uno dei massimi esegeti islamici, la sura 9, sarebbe l’ultima a essere stata rivelata a Maometto. La sura in questione contiene la celebre esortazione “Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità finchè non versino umilmente il tributo e siano soggiogati”. Come è possibile considerare l’islam una religione di pace quando, insieme ad altri versetti estremamente violenti, il Corano si concluderebbe con un vero e proprio manifesto di guerra?

L’Islam non è una religione di pace perché Maometto non fu un uomo di pace, nel modo più assoluto. Maometto ha combattuto per dieci anni, fino alla sua morte, per sottomettere con la violenza le tribù ebraiche, le tribù cristiane, le tribù pagane arabe, che rappresentavano la maggioranza della realtà in quell’area del deserto. Va tenuto presente che anche nella preghiera, che i musulmani sono tenuti a ottemperare cinque volte al giorno, in base alla posizione che assume il corpo, può essere una posizione eretta, o inchinata, o prostrata, a ogni cambio di posizione assunto, si recita la prima sura del Corano, che si chiama l’Aprente. È una delle sure più corte, di soli sette versetti, ed è l’unica che fa eccezione nella disposizione delle sure del Corano, che iniziano dalla più lunga e proseguono con la più corta. Negli ultimi due versetti della sura l’Aprente, si eleva questa esortazione ad Allah, “Dacci la retta via, la via di coloro che hai colmato con la tua grazia, non coloro che sono incorsi nella tua ira, non coloro che vagano nell’errore”. Fu Maometto stesso a spiegare, e tutti i teologi e i giureconsulti islamici, concordano obbligatoriamente con la spiegazione di Maometto, che, “coloro che hai colmato con la tua grazia” sono i musulmani, “coloro che sono incorsi nella tua ira” sono gli ebrei, “coloro che vagano nell’errore” sono i cristiani. I cristiani vagano nell’errore, perché, dal punto di vista islamico, sono politeisti. Quindi, il musulmano, che regolarmente prega, per diciassette volte al giorno, di fatto condanna la miscredenza degli ebrei e dei cristiani, anche se ne è ignaro, perché la maggioranza dei musulmani, e lo dico da ex musulmano, essendolo stato per quarantasei anni, non conosce l’Islam, non ha letto correttamente e integralmente il Corano, ma soprattutto, la maggioranza dei musulmani, sa poco o nulla di Maometto. L’Islam non è in alcun modo una religione di pace, perché, come già detto, Maometto non è stato un uomo di pace, e perché la sua vita è stata quella di un predone del deserto che si è fatto strada attraverso l’uso della violenza, come, dopo di lui, gli eserciti islamici che si ispiravano alle sue gesta.

Sempre di più oggi, anche e soprattutto alla luce di una crescente presenza dei musulmani in Europa, vi è da parte di alcuni studiosi e storici la volontà di evidenziare che di fatto l’Islam apparterrebbe all’Occidente e l’Occidente all’Islam. Quanto c’è di vero o di falso in questa affermazione?

È totalmente falsa e denota una grande ignoranza della storia o una profonda malafede. È preoccupante che ci siano degli storici che affermino questo. Vorrei restringere l’ambito della questione all’Europa. La prima volta nella storia in cui compare la parola “europei” intesa politicamente, cioè intesa come comunità di persone che risiedono in un territorio, è in un testo di lingua latina che racconta la vittoria di Carlo Martello nel 732 a Poitiers, in cui, per “europei” si intendono i cristiani che sulla sponda settentrionale del Mediterraneo si opposero all’avanzata e all’invasione islamica. In cento anni dopo la morte di Maometto, che risale al 632, gli eserciti islamici avevano invaso e occupato la sponda orientale, la sponda meridionale del Mediterraneo, avevano attraversato lo Stretto di Gibilterra, si erano insediati in Spagna per circa otto secoli, e a Poitiers, Carlo Martello li fermò in nome del cristianesimo, perché tutto il Mediterraneo era cristiano. La popolazione, al 98 per cento era cristiana, c’era anche una presenza ebraica, ma la stragrande maggioranza della popolazione era una popolazione cristiana. Questa popolazione prevalentemente cristiana venne man mano sottomessa e costretta a convertirsi all’Islam. Si tratta dunque, inequivocabilmente, di una storia di sottomissione.

Se l’Europa ha potuto opporsi all’Islam, ha potuto non fare la fine della sponda orientale e meridionale del Mediterraneo, le cui popolazioni erano anch’esse interamente cristiane, lo deve solo alle vittorie militari degli eserciti cristiani, a Poitiers nel 732, ma anche alla riconquista della Spagna nel 1492, alla vittoria navale di Lepanto, il 7 ottobre del 1571 e soprattutto alla vittoria a Vienna, l’11 e il 12 settembre del 1683. Senza queste vittorie militari anche l’Europa sarebbe stata inevitabilmente sottomessa all’Islam. E se si considerano le date, 732 Poitiers, 1683 Vienna, sono quasi mille anni. Mille anni in cui gli islamici non hanno mai rinunciato ai loro programmi di conquista e di sottomissione. Nell’830 e nell’846, per due volte gli islamici invasero Roma e per due volte saccheggiarono la Basilica di San Pietro. Le mura che oggi cingono lo Stato del Vaticano si chiamano Mura leonine perché furono edificate nell’847 dall’allora pontefice Leone IV. Esse vennero edificate un anno dopo la seconda invasione islamica, il secondo saccheggio della Basilica di San Pietro, e furono edificate per difendere la Chiesa, servirono a salvaguardare la cristianità. La verità è che l’Islam è sempre stato il nemico storico dell’Europa.

Oggi, che ci sia in seno all’Unione Europea chi dice che bisogna riconoscere le radici islamiche dell’Europa afferma innanzitutto un falso storico e poi ci prepara al suicidio, perché l’Islam si concepisce come l’unica vera religione naturale dell’uomo e condanna di miscredenza sia l’ebraismo sia il cristianesimo. L’Islam è disponibile ad una tregua, alla collaborazione, fin tanto che è minoranza, ma quando diventa maggioranza sottomette perché è nutrito dalla convinzione di essere l’unica vera religione di tutta l’umanità. L’Europa si sta orientando verso un vero e proprio suicidio che è accelerato dal tracollo demografico, il vero tallone d’Achille del continente. L’Europa intesa come Unione Europea ma il discorso vale anche per la Russia in questo caso, è l’area del mondo che ha in assoluto il più basso tasso di natalità. Le popolazioni europee, di questo passo sono destinate a estinguersi perché hanno smesso di fare figli. Le popolazioni dei 28 paesi membri dell’Unione Europea, formano in tutto 500 milioni di abitanti, di cui solo il 16 per cento, pari a 80 milioni, hanno meno di trent’anni. Dei 500 milioni che popolano la sponda orientale e meridionale dal Mediterraneo, dal Marocco alla Turchia, all’Iran, il 70 per cento ha meno di trent’anni. Il confronto è dunque impietoso, 80 milioni contro 350 milioni. Il risultato è che l’Europa è destinata ad essere colonizzata demograficamente, ecco perché è assolutamente necessario porre fine a questa follia suicida di legittimare l’Islam e qui il ruolo della Chiesa cattolica è fondamentale. L’attuale papa rappresenta, sotto questo aspetto, un totale disastro, perché sta accelerando il suicidio dell’Europa ma anche il suicidio della stessa Chiesa cattolica.

Il 10 dicembre del 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Questo documento non è stato fatto proprio dall’Islam, che, il 18 settembre del 1981, vi ha contrapposto la propria dichiarazione secondo la quale i diritti dell’uomo verrebbero meglio tutelati dalla legge divina desumibile dal Corano. Alla luce dell’essenza teopolitica dell’Islam come è possibile pensare che vi possa essere convivenza pacifica tra un ordinamento liberale democratico e un ordinamento islamico?

Infatti non c’è conciliazione alcuna, perché nel momento in cui l’Islam non riconosce la sacralità della vita di tutti, la vita degli ebrei, la vita dei cristiani, la vita degli israeliani, nel momento in cui non riconosce la pari dignità tra uomo e donna, nel momento in cui non riconosce la libertà di scelta individuale, compresa la libertà religiosa, compresa la libertà di abbandonare l’Islam, e di convertirsi o non convertirsi ad altre religioni, non c’è conciliazione possibile. Quello che possiamo dire è che uno stato che è presente in un consesso internazionale e che è legato da rapporti economici, commerciali, e anche politici con altri stati cerca di salvare il salvabile sostenendo che ci possa essere una sorta di compromesso tra la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la sharia, ma in realtà sono assolutamente antitetiche. Lo ripeto, fin tanto che l’Islam è una realtà minoritaria si mostra conciliante, questo è il punto. In nessun paese a maggioranza islamica abbiamo una realtà di rispetto e di autorizzazione nei confronti di altre religioni di potere operare in piena libertà. Anche laddove ci sono le chiese e le sinagoghe, anche dove si consente ai fedeli autoctoni di recarvisi, è però severamente vietato fare proselitismo perché per l’Islam si tratta di realtà di miscredenza.

In Italia, per esempio, ed è una cosa di cui non si parla mai, ad oggi l’Islam non è una religione riconosciuta dallo Stato italiano e non a caso, perché le religioni, in Italia, vengono riconosciute se ottemperano all’Articolo 8 della nostra costituzione, che dice che le religioni beneficiano di pari libertà di fronte alla legge, se hanno stipulato una intesa e se il loro ordinamento giuridico non è in contrasto con le leggi dello stato. L’Islam non ha stipulato nessuna intesa e l’ordinamento giuridico dell’Islam è totalmente in contrasto con le leggi dello stato. Se l’Italia fosse veramente uno stato di diritto che si rispetti, non dovrebbero esserci moschee, perché le moschee sono conseguenti al riconoscimento dell’Islam come religione. È come una persona che non ha la laurea in medicina, non è iscritta all’ordine dei medici e nonostante ciò esercita la professione medica. Noi consentiamo ai musulmani di beneficiare delle prerogative di una religione riconosciuta quando in realtà l’Islam non lo è.

Secondo Robert Spencer e Mordechai Kedar non esiste un Islam moderato contrapponibile ad un Islam radicale, ma solo un Islam e diversi modi di viverlo, il che ci conduce inevitabilmente alle forti contraddizioni presenti all’interno del Corano tra un messaggio maggiormente improntato alla tolleranza ascrivibile al periodo della predicazione maomettana alla Mecca e uno esplicitamente più violento, successivo al determinarsi dell’Islam come realtà politica, dopo l’egira di Maometto a Medina. E’ possibile secondo lei risolvere queste contraddizioni?

No, non è possibile. All’inizio del mio discorso ho chiarito che per i musulmani il Corano è un testo increato, al pari di Allah, ne consegue che esso possa essere spiegato ma non interpretato. Spiegare significa illustrare il significato letterale di un concetto, interpretare significa potergli attribuire un significato allegorico. Noi non possiamo attribuire significati allegorici a ciò che Allah prescrive. Non possiamo contestualizzarlo nel tempo e nello spazio, non possiamo attribuirgli significati che ci consentano di venire incontro a quelle che sono le necessità della modernità, poiché, così facendo, si tradirebbe Allah stesso.

Nell’Islam essendo il Corano ciò che sostanzia, ciò che invera Allah, viene meno la presenza della ragione, ed è per questo motivo che non c’è mai stato un illuminismo in seno all’Islam. Non c’è stato ne mai ci sarà perché manca la legittimità dell’uso della ragione come strumento per entrare nel merito dei contenuti della fede. Chi lo ha fatto o lo fa viene considerato un eretico, così come vennero considerati eretici i discepoli della scuola Mutazilita, nata nel VIII secolo, un secolo dopo Maometto, e che affermò la tesi eterodossa del Corano creato e non increato, intendendo di fatto che fosse stato scritto da Maometto. Il nome più noto di questa scuola è quello di Averroè, che viene elogiato in Europa e in Occidente come l’emblema dell’Islam moderato, ma si dimentica di dire la fine che fece. Venne accusato di eresia, le sue opere furono bruciate e fu costretto alla fuga per non subire la condanna a morte che gli sarebbe spettata.

Non ci può essere dunque un Islam distinto da ciò che Allah prescrive e aggiungo, da ciò che Maometto ha detto e ha fatto. I musulmani in quanto persone possono essere moderati, quindi noi dobbiamo distinguere tra la dimensione della soggettività personale e quella della religione. Le persone vanno valutate nella loro individualità, ognuno risponde delle proprie azioni e nell’ambito dei musulmani come persone noi indubbiamente troviamo delle persone moderate, delle persone raziocinanti, delle persone che antepongono la ragione e il cuore ad Allah e a Maometto, io lo sono stato per 46 anni e sono stato condannato a morte proprio per questo, quando, nel 2003 ho condannato i terroristi islamici palestinesi suicidi e ho difeso la sacralità della vita degli israeliani e da allora vivo sotto scorta. Ma l’Islam come religione è uno, si può manifestare per ragioni storiche, per ragioni territoriali con modalità diverse, i sunniti, gli sciiti, però esso si fonda sempre e comunque su due pilastri che sono identici e perenni, il Corano e Maometto. Quando il presidente turco Erdogan, che io considero l’uomo più pericoloso oggi in Medio Oriente, afferma che non esiste un Islam moderato, che l’Islam è l’Islam, ha perfettamente ragione. L’Islam è l’Islam, non esiste un Islam moderato e un Islam non moderato, e questo vale anche a proposito dell’attività dei terroristi islamici. Sono quelli che più di altri ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e fatto Maometto.

Spesso, quando si fa riferimento alla violenza presente all’interno del Corano, i difensori dell’Islam affermano che anche nella Bibbia, esplicitamente nell’Antico Testamento, vi sarebbero esortazioni alla violenza attribuite al volere divino. Tuttavia, vi è un ovvia differenza: il messaggio di violenza contenuto nel Corano è di natura prescrittiva ed è agito ancora oggi, mentre la violenza narrata dalla Bibbia e attribuita a Dio riguarda epoche passate che non sono più di riferimento per nessuno. Non è forse ciò dovuto al fatto che diversamente dalla Bibbia per l’Islam il Corano è un testo dettato parola per parola, fuori dal tempo e dallo spazio e dunque, relativamente alle sure, valido per sempre?

La domanda formula già la risposta in modo corretto. Sia la Bibbia, sia i Vangeli, vengono concepiti come testi sacri scritti da uomini, seppure ispirati da Dio, il Corano invece non è considerato un testo sacro scritto da uomini, guai ad affermarlo, ma, come già sottolineato, è un testo sacro che sostanzia, invera Allah. Per i musulmani il Corano è Allah stesso, questa è la differenza fondamentale. Ciò che è scritto nella Bibbia e nei Vangeli noi lo possiamo interpretare, lo possiamo contestualizzare nel tempo e nello spazio, gli possiamo attribuire un significato allegorico, tutto questo non lo si può fare con ciò che Allah prescrive nel Corano. Questa è la ragione per cui oggi solo i musulmani sgozzano, decapitano, si fanno esplodere nel nome di Allah, non lo fa nessun ebreo, non lo fa nessun cristiano. È la ragione fondamentale per cui l’Islam non è modificabile, non può diventare una realtà moderata, perché significherebbe tradire l’Islam, far venire meno l’essenza, la quintessenza dell’Islam che è appunto quella di ritenere il Corano un testo increato in cui ciò che è prescritto da Allah deve essere ottemperato letteralmente e integralmente perché ha una valenza assoluta, universale.

Desidero aggiungere che gli esegeti del Corano hanno individuato circa 200 versetti che ne contraddicono altrettanti. Quando ciò succede vale il versetto rivelato cronologicamente successivamente, in questo senso è stata creata la categoria dei versetti abroganti e dei versetti abrogati. Dato che i versetti rivelati cronologicamente successivamente sono quelli del periodo di Medina, quando Maometto, negli ultimi dieci anni della sua vita combatte, uccise, sgozzò e decapitò i suoi nemici, ciò fa sì che la connotazione principale dell’Islam sia all’insegna della violenza.

Ne ha già accennato prima, ma vorrei sapere come giudica l’attuale posizione espressa dal pontefice nei confronti dell’Islam?

Già nel 2013, poco dopo il suo insediamento pubblicai in prima pagina su Il Giornale, con cui collaboravo, una lettera aperta a Papa Francesco in cui annunciai la mia dissociazione dalla Chiesa cattolica, proprio perché non posso in alcun modo accettare che il papa legittimi l’Islam come religione. Io sono stato musulmano per 46 anni, ho abbandonato l’Islam, mi sono convertito al cristianesimo e non posso accettare un papa che legittima l’Islam, ciò equivarrebbe a una mia autosconfessione. Allo stesso modo espressi le mie riserve sull’enfasi posta e che il papa continua a porre riguardo alla cosiddetta accoglienza, tenendo presente che gran parte di coloro che vengono accolti sono musulmani. La stragrande maggioranza di questi giovani che provengono dall’Africa, dall’Asia e dal Medio Oriente è musulmana ed è parte integrante del processo di islamizzazione demografica dell’Europa. Ora, come nulla di ciò che accade ad alto livello può essere casuale, perché può anche darsi che il papa non sia molto competente sull’Islam, ma sicuramente, essendo un capo di stato, essendo il capo supremo della Chiesa di Roma, sicuramente ha una cerchia di collaboratori che conoscono bene la realtà dell’Islam, che sa bene cosa implica oggi l’invasione di questi migranti che sono prevalentemente musulmani.

Sono estremamente preoccupato perché mi rendo conto che papa Francesco sta operando in sintonia con una strategia che mira ad omologare, ad uniformare, a omogenizzare, l’intera umanità, abbattendo gli stati nazionali, le identità localistiche e riducendo sostanzialmente le persone a semplici strumenti di produzione e di consumo. Più consumo che non produzione, perché ci viene detto che nel futuro prossimo la produzione verrà interamente demandata alla robotica. In questa prospettiva, papa Francesco tenderebbe a una sorta di pan-religione, una specie di sincretismo che coniuga in prima battuta cristianesimo e Islam. In tale senso sta tessendo rapporti molto intensi con l’università islamica di Al Azhar al Cairo, con gli imam, in particolare con il grande imam Ahmed Al Tayibb, che è un apologeta del terrorismo islamico suicida palestinese. Nel 2002, durante la Seconda Intifada in Israele, legittimò gli attentati terroristici suicidi islamici nei confronti degli israeliani e specificò anche che erano legittimi nei confronti dei bambini ebrei. Tutte queste cose un papa non può non saperle.

Non può non venirmi in mente la convergenza tra le istanze che promuove questo papa e, per esempio, il progetto esplicito, manifesto della Open Society Foundations di George Soros. È d’accordo?

Sì. Ecco perché sono estremamente preoccupato. I fatti sono fatti, non sono né di destra, né di sinistra, né di centro, non hanno alcuna connotazione ideologica. Noi vediamo che Soros ha questa fondazione presso cui ha dirottato il grosso delle sue sostanze, e finanzia tutte quelle attività che hanno come obbiettivo la disgregazione degli stati nazionali, lo scardinamento di quelle realtà che corrispondono a quelle civiltà che mettono al centro la persona, la famiglia biologica, la comunità locale, l’economia reale, per promuovere una globalizzazione che sostanzialmente significa mettere al centro la moneta e non la persona, una umanità in cui gli individui saranno ricettori e strumenti di manipolazione da parte di un mercato unico, in cui la sostituzione etnica della popolazione europea che, come già detto, è in forte decrescita, viene promossa con giovani che provengono prevalentemente dall’Africa, dall’Asia e che hanno tutti una età compresa tra i venti e i trent’anni, l’età, non a caso, che corrisponde all’esplosione della fertilità maschile. Che il papa si presti anche lui a questa strategia in un contesto dove la forte crisi economica che registra il Vaticano viene mitigata con i proventi di questa accoglienza, perché lo stato italiano investe fiumi di denaro per la cosiddetta accoglienza e la gran parte di chi accoglie in Italia sono strutture cattoliche, legate alla Chiesa, c’è dunque un tornaconto finanziario notevole, è raccapricciante. Credo che sia necessario acquisire correttamente la realtà dei fatti e sia necessario diffondere questa realtà e avere chiara la prospettiva. Bisogna salvaguardare una civiltà che ci consenta di tutelare noi stessi come persone, come famiglia, come comunità, come economia reale che fornisce beni e servizi, come sistema di valori, di regole, perché dobbiamo tramandare ai nostri figli e ai nostri nipoti il loro diritto alla vita, alla dignità, alla libertà. Tutto questo rischia di scomparire se l’Europa dovesse trasformarsi in una significativa realtà meticcia, in cui l’Islam, così come sta accadendo in Gran Bretagna, in Francia, in Belgio, in Olanda.

Ci sono quattro capitali europee, Londra, Bruxelles, Amsterdam e Oslo, dove tra i nuovi nati il nome più diffuso è Mohammed. Queste non sono ipotesi, ma è realtà e bisogna fare in fretta. La battaglia culturale oggi è in assoluto la più importante. Diffondere informazione corretta, promuovere una formazione costruttiva che consenta a ciascuno, illuminato dalla verità e fortificato dal recupero della certezza e dall’orgoglio di chi siamo. La sfida è che si riesca, in questo modo, a invertire una rotta che rischia di portarci nella condizione in cui si trovò l’impero romano di Occidente quando fu travolto dai barbari. Fece la stessa cosa che stiamo facendo noi oggi, faceva meno figli e apriva le frontiere, accordò la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’impero, erano venuti meno i valori e le regole, c’era la dissolutezza sul piano dei costumi. Noi rischiamo di fare la stessa fine ma con una aggravante sostanziale, che all’impero romano di Occidente è poi seguito il cristianesimo, a questa Europa seguirà l’Islam.
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Re: Magdi Cristiano Allam l'apostata

Messaggioda Berto » ven giu 14, 2019 7:28 pm

Magdi Allam: «L'Islam è violento»
Antonio Sanfrancesco
26/06/2013

http://www.famigliacristiana.it/articol ... kYWoBbVbks

«Il dialogo tra persone è possibile, quello tra religioni no», afferma l'europarlamentare, «quella islamica, a differenza di ebraismo e cristianesimo, predica l'odio nei confronti di ebrei e cristiani. Guai a legittimarla e consentire in Europa la costruzione di moschee»

Onorevole Magdi Cristiano Allam, perché è difficile la convivenza tra cristiani e musulmani?

«Anzitutto, bisogna distinguere sempre tra le persone e le religioni. Con le persone si può e si deve sempre dialogare e cercare una civile e pacifica convivenza perché tutti gli uomini, a prescindere dal loro credo religioso, sono uguali sul piano dei diritti inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà. Sulle religioni invece dobbiamo avere il coraggio di dire che non sono tutte uguali».

L’Islam in cosa si differenzia dalle altre?

«Nella preghiera che i musulmani recitano cinque volte al giorno diretti verso la Mecca, facendo riferimento al Corano, dicono questo: “Credo che non c’è altro Dio al di fuori di Allah. Che Maometto è il suo inviato. Concedici la retta via, non la via di coloro nei cui confronti sei adirato né la via di coloro che hanno negato”. Tutti i teologi islamici concordano sul fatto che “coloro nei cui confronti sei adirato e che hanno negato la verità” sono proprio gli ebrei e i cristiani. Cinque volte al giorno, dunque, i musulmani nella loro preghiera condannano ebrei e cristiani. Se noi ignoriamo tutto questo non riusciamo a capire come sia potuto accadere che dopo sette secoli in cui tutto il Mediterraneo era cristiano a partire dal settimo secolo la sponda orientale e meridionale da cristiana sta diventando gradualmente islamica. Oggi stiamo assistendo alla spoliazione finale di quelle terre dalla residua presenza cristiana dopo l’eliminazione della presenza ebraica».

L’espansionismo aggressivo, quindi, ha un fondamento religioso?

«Nel Corano si dice chiaramente che l’insieme dell’umanità deve essere sottomessa all’Islam anche con la violenza e si fa diretto ed esplicito riferimento agli ebrei, ai cristiani, agli apostati, agli infedeli considerati tutti nemici dell’Islam da sottomettere con la violenza ed eliminandoli, se necessario, anche con l’uccisione. Questo è chiaramente scritto, non è opinabile. Cristianamente noi dobbiamo amare il prossimo a prescindere dalla sua fede, etnia o cultura. Ma al tempo stesso però dobbiamo essere consapevoli che nel momento in cui l’Islam si vuole applicare letteralmente e integralmente, nella sua integrità e integralità, l’Islam è fisiologicamente violento. Possiamo far finta che la realtà non sia questa, poi però dobbiamo fare i conti con la realtà, con quello che, ad esempio, è successo in Iraq, in Egitto e che sta accadendo ora in Siria. Una situazione che personalmente mi sta facendo inorridire».

Perché?

«Perché l’Occidente cristiano, o presunto tale, oggi sta dando manforte ad Al-Qaeda, ai Fratelli musulmani e ai gruppi salafiti nel nome di un’opposizione ad un regime dittatoriale laico all’insegna della cosiddetta primavera araba con il risultato che la presenza cristiana in Siria si va assottigliando sempre di più. L’Arcivescovo libanese monsignor Issam John Darwish, che sta accogliendo alla frontiera con il Libano migliaia di profughi cristiani in fuga dalla Siria, ha detto chiaramente di non aiutare i terroristi islamici in Siria perché nel momento in cui dovesse finire la presenza cristiana in Medio Oriente, il giorno successivo toccherà ai cristiani in Europa. I martiri cristiani sono anche la conseguenza della nostra ignoranza e, peggio ancora, della nostra collusione con il radicalismo islamico».

Non c’è quindi la possibilità di una vita normale per i cristiani nei paesi a musulmani?

«C’è stata in passato. Io sono nato nel ’52 al Cairo, in Egitto, e c’era una realtà molto più laica e rispettosa tra persone di religioni diverse anche se era pur sempre una società prevalentemente musulmana. Quello di Nasser era un regime laico socialista, le donne non erano costrette a portare il velo, i Fratelli musulmani erano fuorilegge, i loro dirigenti incarcerati o costretti ad emigrare altrove. Non veniva applicata l’ideologia islamica che è avversa ai cristiani e agli ebrei. Questa è la verità. Dopo la sconfitta degli eserciti arabi nella guerra del 5 giugno 1967, il declino del panarabismo e l’avvento del panislamismo noi assistiamo alla crescita dell’intolleranza islamica nei confronti di cristiani ed ebrei. Aggiungo che il problema si pone anche all’interno dell’Europa stessa. Oggi, ad esempio, come ha denunciato un mese fa il responsabile antiterrorismo dell’Unione europea, in Siria ci sono circa 800 cittadini europei che combattono con un gruppo, il “Fronte della vittoria”, legato ad Al-Qaeda. In Italia abbiamo avuto qualche giorno l’esempio di un giovane genovese di 24 anni, Giuliano Ibrahim Delnevo, che combatteva proprio con questo gruppo ed è stato ucciso. Si parla di una cinquantina di italiani o residenti in Italia che combattono laggiù con Al-Qaeda. Questo significa che il radicalismo islamico è diventata una realtà autoctona europea. Facciamo attenzione quindi a certi errori come quello di immaginare che per il rispetto, doveroso, nei confronti dei musulmani come persone si debba legittimare l’Islam come religione e concedere la costruzione di moschee che si stanno diffondendo a macchia d’olio anche in Europa con il risultato che all’interno di questi luoghi si predica un’ideologia intrisa di odio, di morte e di violenza nei confronti di ebrei e cristiani. Se c’è un Delnevo che a 20 anni va in Siria a combattere e farsi uccidere perché convinto che attraverso il martirio islamico accederà al paradiso islamico vuol dire che è già tardi, vuol dire che abbiamo già consentito il radicamento di un estremismo che rappresenta una minaccia per la nostra civiltà cristiana qui in Europa».

Un Islam moderato quindi non esiste?

«Esistono i musulmani moderati, io lo sono stato per 56 anni. Ci sono tanti musulmani per bene con i quali noi possiamo e dobbiamo dialogare ma lo dobbiamo fare nella consapevolezza che la verità è solo nel Cristianesimo e in Gesù Cristo che non può essere relativizzato. Laicamente, il dialogo è possibile a due condizioni: richiedendo a tutti, musulmani e non, la condivisione di quei valori che giustamente si definiscono “non negoziabili” in quanto sostanziano l’essenza della nostra comune umanità, mi riferisco alla sacralità della vita, alla dignità della persona e alla libertà di scelta, ed esigendo il rispetto delle regole che sono a fondamento della civile convivenza».


I mussulmani cosidetti moderati e l'Islam buono non esistono
viewtopic.php?f=188&t=2808
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Re: Magdi Cristiano Allam l'apostata

Messaggioda Berto » gio feb 20, 2020 9:13 pm

Magdi Cristiano Allam
20 febbraio 2020

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 1857505050

A Martellago dei contestatori islamofili ritengono che la cultura debba essere limitata a chi la pensa come loro. Ricordo loro che l’islam non è una religione riconosciuta dallo Stato italiano e che per 1400 anni è stato il nemico dell’Europa e della Chiesa. “Stop islam” non è una dichiarazione di guerra ma un appello a salvaguardare la nostra civiltà

Cari amici, voglio ricordare ai giornalisti che vivo stabilmente in Italia da 48 anni e che sono cittadino italiano da 34 anni. Definirmi “giornalista egiziano” è pertanto sbagliato. Sono orgogliosamente italiano al cento per cento. Ed essendo all’età di 68 anni per mia fortuna in pensione, preferisco non essere qualificato né come giornalista né come ex-giornalista. Gli “ex” non mi sono mai piaciuti. Attualmente svolgo l’attività di scrittore. In parallelo faccio il conferenziere e il formatore culturale.
A tutti coloro che sono interessati al mio pensiero chiarisco che non faccio e non intendo far parte di alcun partito, anche se sono interessato alla politica intesa come gestione dell’attività pubblica e complessiva dei cittadini. Al riguardo ritengo di poter dare un contributo sul piano della formazione culturale, della rinascita civile e della mobilitazione popolare.
Ai giornalisti ricordo inoltre che per descrivere, analizzare, criticare e condannare un fatto o un evento, il requisito minimale è conoscerlo o avervi partecipato. Poi raccomando di descrivere correttamente il fatto o l’evento con la regola aurea delle cinque “w”: who (cosa), what (che cosa), when (quando), where (dove), why (perché).
Ai giornalisti e ai politici chiedo di leggere il mio libro prima di denunciarlo come istigatore all’odio, limitandosi a evocare il titolo “Stop islam”. Sarebbe sufficiente leggere le nove righe sotto il titolo per non lasciarsi andare a reazioni ideologiche e impulsive: “I musulmani come persone vanno rispettati. Ma l'islam come religione è incompatibile con le leggi laiche, le regole della civile convivenza, i valori della sacralità della vita, pari dignità tra le persone, libertà di scelta. Per salvaguardare la nostra civiltà, prevenendo guerre di religione o istigate dal razzismo, per il bene dei musulmani che scelgono di vivere con noi, dobbiamo rimettere fuori legge l'islam nel nostro Stato di diritto come ha fatto l’Europa per 1400 anni.”
Sono stato musulmano per 56 anni e sono stato il musulmano che più di altri si è prodigato per affermare un “islam moderato” in Italia. Sarei un pazzo se coltivassi un pregiudizio nei confronti dei musulmani come persone. Ho sempre detto e sempre dirò che i musulmani come persone vanno assolutamente rispettati e valutati individualmente sulla base delle proprie azioni conformemente alla responsabilità soggettiva su cui si fonda il nostro Stato di diritto.
Vivo da circa 18 anni sotto scorta, sulla base di una decisione dello Stato italiano, per le reiterate condanne e minacce di morte da parte degli islamici. Di fronte a questa realtà tragica ho preso atto che i musulmani come persone possono essere moderati ma che l’islam come religione non è moderato.
Ai giornalisti e ai politici che si riempiono la bocca della Costituzione, ricordo che ad oggi l’islam non è una religione riconosciuta dallo Stato italiano perché non ottempera all’articolo 8 della Costituzione, non avendo stipulato un’intesa con lo Stato ed essendo l’ordinamento giuridico dell’islam, la Sharia, totalmente incompatibile con le le leggi dello Stato.
È vero che l’articolo 19 della Costituzione sancisce la libertà di culto delle persone, ma non è in discussione la libertà di culto dei musulmani come persone, ma l’incompatibilità dell’islam come religione con la nostra Costituzione.
Raccomando ai giornalisti e ai politici di studiare la Storia e di prendere atto che per 1400 anni l’islam è stato il principale nemico dell’Europa, che l’Europa si è salvata dalla dominazione islamica solo perché è riuscita a sconfiggere militarmente gli islamici a Poitiers nel 732, con la Reconquista in Spagna nel 1492, a Lepanto il 7 ottobre del 1571, a Vienna l’11 e 12 settembre del 1683. Senza queste vittorie militari l’Europa avrebbe fatto la fine della sponda meridionale ed orientale del Mediterraneo che fino al Settimo secolo erano al 98 per cento terre cristiane.
Ricordo in particolare che la Repubblica di Venezia, che è stata una delle realtà statuali più longeve della Storia essendo vissuta per 1.100 anni, pur avendo avuto intensi rapporti commerciali anche con i musulmani turchi, non ha mai consentito la presenza di moschee sul proprio territorio e non ha mai legittimato l’islam come religione. Questa è stata per 1400 anni la realtà di tutta l’Europa e della Chiesa cattolica.
Ricordo infine ai giornalisti e ai politici che si riempiono la bocca della Costituzione, che l’articolo 21 legittima la libertà d’espressione e quindi di critica nei confronti delle idee, delle ideologie o delle religioni. Criticare o condannare l’islam come religione è un diritto sancito dalla Costituzione, così come lo è criticare o condannare il cristianesimo o qualsiasi altra fede o ideologia. Chiarisco che criticare o condannare l’islam come religione non significa in alcun modo discriminare o peggio ancora criminalizzare i musulmani come persone. Dobbiamo sempre distinguere tra la dimensione della persona, che va sempre rispettata, e la dimensione della religione che può essere legittimamente criticata o condannata.
Concludo ricordando a tutti che io partecipo come conferenziere a degli eventi culturali aperti a tutti e in cui tutti possono partecipare al dibattito. Quanto è accaduto martedì scorso a Martellago è semplicemente ridicolo. Un giornalista che mi rappresenta in modo distorto e che si limita a enfatizzare le contestazioni di chi non ha gradito la mia partecipazione esclusivamente per il titolo del mio libro “Stop islam”, è la fotografia di una parte dell’Italia che si rifiuta di guardare in faccia alla realtà e che è sottomessa a una visione ideologizzata in generale della nostra Storia e in particolare dell’islam.
Così come è semplicemente ridicolo contestare la presenza del Sindaco a un evento culturale pubblico, quando andrebbe elogiato per promuovere la cultura sul proprio territorio. Questi contestatori islamofili si sono comportati come chi ritiene che la cultura debba essere limitata a chi la pensa come loro, mentre chi non la pensa come loro non avrebbe il diritto di parlare.
Dico loro che siamo tutti sulla stessa barca. Se vogliono continuare a pensarla in modo legittimamente diverso dal mio, devono convergere con me e chi la pensa come me nel salvaguardare questa nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane, greco-romane, umaniste e illuministe, perché è l’unica civiltà al mondo che garantisce a tutti di poter essere pienamente se stessi senza che vengano violati i diritti fondamentali alla vita, dignità e libertà. Sappiamo che tutto ciò finirà qualora malauguratamente la nostra civiltà decadente dovesse essere travolta e dovesse affermarsi l’islam.
Ecco perché “Stop islam” non è un’istigazione a fare la guerra ai musulmani o all’islam, ma è un appello a salvaguardare la nostra civiltà che tutela tutti noi, compresi i musulmani che rispettano le nostre leggi, che ottemperano alle regole della civile convivenza, che condividono i valori della sacralità della vita di tutti, della pari dignità tra uomo e donna, della libertà di scelta individuale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Magdi Cristiano Allam l'apostata

Messaggioda Berto » gio feb 20, 2020 9:16 pm

Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazismo maomettano.

Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2811

La blasfemia vera è quella che sta alla base delle religioni, ossia la presunzione sacrilega di detenere il monopolio di Dio, dello Spirito Universale;
questa blasfemia è la fonte di ogni male, specialmente laddove questa presunzione demenziale si accompagna alla mostruosa e disumana violenza coercitiva.
L'odio e la violenza sono intrinsici all'Islam, a Maometto e al Corano, vanno denuciati, perseguiti e banditi come il male assoluto.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6248299139


È necessario dire le cose come sono:

Islamici e non integralisti islamici o islamisti che così si chiamano solo gli studiosi dell''Islam.
L'Islam è il nazismo maomettano dell'Umma inventato e iniziato da Maometto.
Il primo islamico o integralista islamico o nazi maomettano fu proprio Maometto modello e ideale per tutti i suoi seguaci e per i "veri e buoni mussulmani".

Maometto fu un ignorante, presuntuoso, invasato, esaltato, idolatra che si inventò il suo dio Allah tratto dagli idoli della Mecca, un dio-idolo dell'orrore, del terrore e di morte,
uno che abusò della credulità popolare e che poi si impose con la minaccia, l'intimidazione, il ricatto, la violenza (che non fu affatto per legittima difesa come raccontano i suoi seguaci per giustificarsi ma fu predatoria, aggressiva, sopraffatrice, assassina);
fu un bugiardo, un ladro, un razziatore rapinatore, sequestratore e ricattatore, schiavista, assassino e sterminatore;
fu un razzista al massimo grado che discriminò chiunque non si sottomettesse a lui e al suo idolo e che depredò, cacciò e sterminò ebrei, cristiani, zoroastriani e ogni diversamente religioso, areligioso e pensante che gli si contrapponesse e non si sottomettesse;
invase, depredò, ridusse in schiavitù e fece strage nei paesi altrui imponendo con la minaccia la sua politica e la sua criminale ideologia-teologia religiosa imperialista e totalitaria;
indusse al suicidio, all'omicidio e allo sterminio e fece dire al suo idolo, dettandolo ai suoi seguaci, ciò che poi
fu scritto nel Corano e che da 1400 anni induce e istiga alla violenza, alla discriminazione, alla falsità, alla minaccia, alla depredazione, al disprezzo degli altri non maomettani, alla riduzione in schiavitù e alla dhimmitudine, all'omicidio, al suicidio-omicidio, all'assassinio e allo sterminio di ogni diversamente religioso, areligioso e pensante della terra che non si sottometta ai suoi seguaci e al loro orrendo idolo Allah.

Santificare Maometto, il suo idolo Allah e il Corano è santificare il male, un mettersi dalla parte di ciò che di più maligno esista sulla faccia della terra.
Santificare Maometto, il suo idolo Allah e il Corano dichiarandoli elevatori di spiritualità e portatori di umanità, di amore, di pace, di fratellanza, di giustizia, di cultura e di civiltà significa ingannare e illudere l'umanità intera specialmente quella che soffre a causa dell'Islam e che vorrebbe potersi difendere e liberare da tutto ciò;
Santificare Maometto, il suo idolo Allah e il Corano è farsi demenzialmente, irresponsabilmente e vilmente complici del male, e costituisce di per sé un grave crimine contro l'umanità.


Le uniche ideologie-teologie-pratiche politico-religiose ammissibili e accettabili nei paesi civili sono o dovrebbero essere esclusivamente quelle che non violano i valori, i doveri e diritti umani naturali universali, civili e politici e che sono con essi completamente compatibili:
quindi
non debbono essere violente, minacciose, intimidatorie, costrittive, ricattatorie;
non debbono promuovere e indurre alla discriminazione, alla depredazione, al disprezzo, alla schiavitù, alla dhimmitudine, all'odio, al suicidio, all'omicido, allo sterminio;
non debbono trasformare gli uomini in mostruosità acritiche, fanatiche, ossessionate, criminali, disumane;
non debbono generare conflitti etnici, civili, religiosi e politici sia nazionali che internazionali;
non debbono come esempi esaltare figure criminali di assassini, predatori, bugiardi, sterminatori, invasati;
devono promuovere la pace, la fratellanza, la responsabilità, la proprietà, la libertà di parola di pensiero e di critica, la solidarietà volontaria e non forzata;
debbono rispettare i paesi, i popoli, le comunità, le etnie, le culture, le tradizioni e accettare tutte le diversità che promuovono la vita e il bene e che sono compatibili con i valori, i doveri e diritti umani naturali universali, civili e politici.
Se il nazismo hitleriano e Hitler rientrano in questa casistica e vanno giustamente banditi dal consesso civile, allo stesso modo dovrebbero essere banditi anche il nazismo maomettano e Maometto perché sono mille volte peggio.
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Re: Magdi Cristiano Allam l'apostata

Messaggioda Berto » ven ott 09, 2020 9:47 pm

Magdi Cristiano Allam
9 ottobre 2020

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 9979204231

Il “musulmano moderato” che ieri nel centro storico di Pisa mi ha pubblicamente condannato dicendomi ad alta voce “Sei un venduto!” e ha lanciato l’appello “Viva l’islam!” ci fa toccare con mano che il problema non sono i musulmani come persone ma è l’islam come religione
Cari amici buongiorno. Ieri in tarda mattinata, dopo aver rivisitato ed essere stato nuovamente estasiato dal fascino eterno di Piazza dei Miracoli a Pisa, camminando in una strada del centro storico su cui si affacciano tanti ristoranti, ho sentito dalle mie spalle una voce che ha detto in italiano:
“Sei un venduto!”
E poi ha proseguito in arabo:
“Tahya al islam!”, che significa “Viva l’islam!”.
Ho capito che l’accusa e l’appello erano diretti contro di me.
Ho preso atto che ero stato riconosciuto nonostante la mascherina che mi copriva il volto. Ho preferito non girarmi per non confermare la mia identità al mio accusatore e apologeta islamico.
Al che lui, per assicurare che fosse certo che ero proprio io e che per testimoniare la sua solida fede islamica, ha ripetuto ad alta voce:
“SEI UN VENDUTO!”
E poi ha aggiunto sempre ad alta voce:
“TAHYA AL ISLAM!”, ovvero “VIVA L’ISLAM!”
Stavo con i carabinieri della scorta a cui ho riferito del fatto traducendo la frase in arabo. Giustamente i carabinieri della scorta mi hanno fatto allontanare e hanno incaricato dei colleghi di accertare l’identità del mio accusatore e apologeta dell’islam.
Ebbene ho saputo solo che è un cameriere tunisino di 56 anni. Non so se la vicenda si chiuda qui o se chi di dovere riterrà opportuno avviare un’indagine.
Ma so per certo che se fossi stato solo, senza la scorta dei carabinieri, quell’uomo non si sarebbe limitato ad accusarmi di essere un venduto e di lanciare l’appello “Viva l’islam!”.
Allah nel Corano condanna all’Inferno il musulmano che abbandona l’islam e Maometto ha chiaramente ordinato la condanna a morte dell’apostata. Tutti i musulmani hanno non solo il diritto ma hanno il dovere di uccidere il musulmano che rinnega l’islam e che condanna pubblicamente Allah, Maometto, il Corano e la sharia, la legge islamica.
Non conosco quel cameriere tunisino di 56 anni che presta servizio in un ristorante nel centro storico di Pisa. Potrebbe essere un buon padre di famiglia, potrebbe avere un regolare permesso di soggiorno o forse la cittadinanza italiana, potrebbe essere considerato da chi lo conosce un “musulmano moderato”.
Eppure, quando mi ha visto, nonostante fossi scortato dai carabinieri, ha ritenuto un suo dovere profferire ad alta voce l’accusa “Sei un venduto!” e scandire ad alta voce l’appello “Viva l’islam!”.
Sono grato allo Stato che da 18 anni tutela la mia incolumità fisica accordandomi una scorta che ha una indubbia funzione di deterrenza per arginare i malintenzionati.
Tuttavia l’aggressione verbale che ho subito ieri nel centro storico di Pisa da parte di un “musulmano moderato” che vive e lavora regolarmente in Italia, ci conferma che il problema non sono i musulmani come persone ma è l’islam come religione. Perché se anche un “musulmano moderato” sente il dovere di proclamare ad alta voce pubblicamente la condanna di un apostata, che nell’islam corrisponde alla condanna a morte, la radice del male è l’islam che si sostanzia di ciò che Allah prescrive nel Corano e di ciò che ha detto e ha fatto Maometto.
Ogniqualvolta succede un attentato terroristico islamico le autorità pubbliche e i principali mezzi di comunicazione di massa ci dicono che si è trattato di un crimine perpetrato da persone con disturbi psichici, frustrati socialmente, comunque dei deviati mentalmente che distorcono la realtà dell’islam, che sarebbe una religione d’amore e di pace, che non avrebbero nulla a che fare con l’islam perché l’islam rispetterebbe la vita e la libertà di tutti e anzi condannerebbe l’odio e la violenza.
Cari amici, il fatto che ieri nel centro storico di Pisa un “musulmano moderato” non abbia esitato a condannarmi pubblicamente perché ho abbandonato l’islam dicendomi ad alta voce “Sei un venduto” e a scandire ad alta voce l’appello “Viva l’islam” quasi fosse un richiamo alla mobilitazione e alla guerra, il fatto che la presenza al mio fianco dei carabinieri della scorta abbia prevenuto che potesse passare dalle parole ai fatti considerando che l’islam ordina di uccidere l’apostata, ci impone di prendere atto che il nemico da combattere e il male da estirpare non sono i musulmani come persone ma è l’islam come religione. Se vogliamo salvaguardare la nostra civiltà che garantisce a tutti, a prescindere dalle legittime idee diverse, la vita, la dignità e la libertà, dobbiamo avere l’onestà intellettuale e il coraggio umano di mettere fuorilegge l’islam come religione all’interno del nostro Stato di diritto perché è totalmente incompatibile con l’articolo 8 della Costituzione, con le nostre leggi di uno stato di diritto, con le regole su cui si fonda la civile convivenza, con i valori che sostanziano la nostra civiltà.
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