Magdi Allam non è islamofobo e ha diritto a criticare l'Islamhttp://www.radioradicale.it/scheda/4198 ... agdi-allam http://www.corriere.it/cronache/14_agos ... a038.shtml L'Ordine dei giornalisti imbavaglia Magdi Allam: "È islamofobo"Sotto accusa per alcuni pezzi scritti nel 2011 in cui criticava la religione musulmana: "È islamofobo". Per sostenerlo vi invitiamo a condividere sui social l'hashtag #iostoconMagdi
Mariateresa Conti - Gio, 28/08/2014
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 47237.htmlMagdi Cristiano Allam finisce sotto processo. E ad accusarlo non sono gli islamici, che pure gliel'hanno giurata dopo la conversione al cattolicesimo.
I taglialingue / Alessandro Sallusti
"Colleghi, vergognatevi: state facendo il gioco di chi mi vuole...
No, a trascinarlo alla sbarra sono gli italianissimi colleghi dell'Ordine nazionale dei giornalisti, che hanno deciso di sottoporlo a procedimento disciplinare per una serie di articoli pubblicati sul Giornale tra il 22 aprile e il 5 dicembre del 2011. L'accusa? Singolare e unica nel suo genere: «islamofobia».
Cosa aveva scritto Allam, che peraltro nel 2011 era anche eurodeputato, di così grave? Cose tipo «l'Islam ci assedia: abbiamo il dovere di difendere la nostra cultura. Subiamo ogni giorno gli abusi dei predicatori d'odio che si annidano in quasi tutte le 900 moschee italiane» (26 aprile 2011); oppure «Milano si inchina alle moschee ma vieta le chiese» (27 giugno 2011). E ancora, 3 maggio 2011: «Ha ragione il cardinale bolognese Giacomo Biffi quando mi dice che il nostro vero nemico non sono gli islamici bombaroli, ma i cosiddetti islamici moderati che ci impongono moschee e scuole coraniche». Insomma, quello che da politico e da giornalista ha sempre detto. Eppure il Consiglio di disciplina nazionale dell'Ordine, ribaltando una decisione diametralmente opposta dei colleghi del Lazio che avevano archiviato il ricorso contro Allam presentato dall'associazione Media&diritto hanno deciso che no, quel ricorso va accolto perché «non manifestamente infondato in quanto» negli articoli incriminati «non compaiono valutazioni critiche per fatti di cronaca circostanziati ma affermazioni di carattere generale sulla religione islamica e coloro che la osservano, con una generalizzazione che colpisce anche quanti, moderati, tra i circa due milioni presenti in Italia, rispettano le leggi del Paese che li ospita».
La delibera è dell'1 agosto. «L'incolpato» Allam ha 30 giorni di tempo - dunque deve provvedere entro la prossima settimana - per presentare documenti e memorie difensive. Quindi ci sarà il processo. Allam potrà deporre, difeso da un avvocato patrocinante in Cassazione.
Il caso, così come lo ricostruisce l'atto d'accusa, si apre a giugno del 2012, quando l'associazione Media&diritto (che si occupa dei rapporti tra difesa dell'immagine e comunicazione, ndr), patrocinata legalmente dall'avvocato Luca Bauccio, difensore tra l'altro dell'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche d'Italia, presenta un esposto all'Ordine del Lazio contestando una serie di articoli di Magdi Cristiano Allam. I giornalisti del Lazio chiudono il caso l'11 dicembre del 2013: archiviazione. Ma l'avvocato Bauccio, il 19 febbraio 2014, presenta ricorso. E si arriva così allo scorso 16 luglio, quando il Consiglio di disciplina nazionale si riunisce per esaminare il caso. Nell'atto d'accusa si citano le frasi incriminate di Allam, (nove in tutto) da quella del 22 aprile 2011 («Difendiamo le figlie dei musulmani o saremo complici») a «L'Occidente impari dall'Egitto: con l'Islam non c'è democrazia» (5 dicembre 2011). Quindi la decisione. Magdi Cristiano Allam va sottoposto a procedimento disciplinare. Gli viene contestato di: «aver pubblicato nel periodo compreso tra il 22 aprile e il 5 dicembre 2011 sul quotidiano Il Giornale articoli caratterizzati da islamofobia, in contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione italiana all'articolo 19 1° comma e dalla Carta dei doveri del giornalista»; «di avere violato l'obbligo di esercitare la professione con dignità e decoro»; «di non aver rispettato la propria reputazione e di aver compromesso la dignità dell'Ordine professionale; e «di non avere, in tal modo, rafforzato il rapporto di fiducia tra la stampa e i lettori».
Come andrà il processo si vedrà. Intanto l'avvocato Bauccio, ultrà filopalestinese come si evince dalla sua bacheca Facebook , esulta, l'1 agosto, sul social network, commentando il provvedimento: «È la prima volta che accade in Italia. L'Islamofobia è una vergogna. Si tratta di una accusa e il rispetto nostro è massimo ma oggi non posso che salutare questa decisione con la massima felicità perché è stato affermato un principio degno di un paese civile. E a farlo, non dimentichiamolo, sono stati proprio i giornalisti italiani. Onore a chi fa il proprio dovere, a chi ha il senso della giustizia e del rispetto umano: questo Paese è migliore di come ce lo raccontano».
Sconfitti i taglialingue Magdi Allam è prosciolto: "Non è islamofobo"Il Consiglio di Disciplina smentisce il presidente dell'Ordine dei giornalisti
Magdi Cristiano Allam - Sab, 13/12/2014
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 75220.html «Prosciolto». Vittoria! Per il Consiglio di disciplina dell'Ordine nazionale dei giornalisti non sono colpevole di «islamofobia». È una vittoria della libertà d'espressione promossa coraggiosamente dal Giornale .
È una vittoria di tutti gli italiani a cui i taglialingue nostrani ed islamici avrebbero voluto vietare la critica all'islam come religione.
Per ora ho ricevuto ieri, per il tramite del mio avvocato Gabriele Gatti, solo due righe in stile telegramma: «Comunicasi che il Consiglio disciplina nazionale nella seduta del 10 dicembre 2014 lo ha prosciolto. Segue notifica del provvedimento».
È innanzitutto una cocente sconfitta dell'Ordine dei giornalisti e del suo presidente Enzo Iacopino che sono stati costretti ad auto-sconfessarsi, dopo aver fatto propria l'accusa di «islamofobia», aggiungendoci altre accuse ridicole come l'aver «violato l'obbligo di esercitare la professione con dignità e decoro», «non aver rispettato la propria reputazione», «aver compromesso la dignità dell'Ordine professionale», «non aver rafforzato il rapporto di fiducia tra la stampa e i lettori».
In questa vicenda, che rappresenta un gravissimo attentato alla libertà d'espressione, Iacopino farebbe bene a dimettersi. E la smetta di pararsi dietro ai formalismi cercando di far apparire il «Consiglio di disciplina» come un organo autonomo rispetto all'Ordine dei giornalisti. Com'è possibile che sul profilo Facebook dell'avvocato che ha presentato l'esposto e poi il ricorso all'Ordine nazionale presieduto da Iacopino, tra gli ultimi 16 post ben 5 sono di Iacopino evidenziati da commenti elogiativi: «Il bellissimo post del presidente dell'Ordine dei giornalisti», «Ancora una lezione dal presidente dell'Ordine dei giornalisti», «Leggete questo bello e coraggioso post del presidente dell'Ordine dei giornalisti»? È solo una coincidenza che nel 2010 Iacopino scrisse la prefazione al libro di Angela Lano, «Verso Gaza, in diretta dalla Flottilla», e sempre lo stesso avvocato dei militanti islamici difese l'autrice in tribunale da chi l'aveva duramente criticata?
Il mio proscioglimento è ovviamente una sconfitta per la strategia dei militanti che vorrebbero imporci il divieto assoluto di criticare l'islam, Allah, il Corano, Maometto, la sharia, il jihad, la poligamia, le bambine ridotte a schiave sessuali, la lapidazione degli adulteri, l'impiccagione degli omosessuali, la decapitazione degli infedeli e l'uccisione degli apostati, così come vorrebbero che accettassimo acriticamente le moschee, le scuole coraniche, i tribunali sharaitici, le banche e gli enti assistenziali islamici.
Lo straordinario risultato dell'Ordine dei giornalisti che si auto-sconfessa si è avuto innanzitutto grazie alla condivisione e solidarietà del direttore Alessandro Sallusti e delle prestigiose firme del Giornale che hanno anche concorso alla scrittura del libro Non perdiamo la testa. Il dovere di difenderci dalla violenza dell'islam . Importante è stata la solidarietà espressa da giornalisti di diverse testate tra cui Libero , Corriere della Sera e Repubblica . Fondamentale è stata la disapprovazione nei confronti di Iacopino espressa da Bruno Tucci, ex presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, da Franco Abruzzo, ex presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, e dal magistrato Guido Salvini. Determinante è stata la memoria difensiva stesa magistralmente dall'avvocato Gabriele Gatti che ha confutato il fondamento legale del reato di islamofobia, ha sostenuto la legittimità della critica alla religione sottolineando che il vilipendio non è assoluto ma in riferimento alle persone, che l'articolo 19 della Costituzione non tutela la religione ma la libertà dei singoli di professarla, infine ha sottolineato il fatto che l'Ordine dei giornalisti confonde tra il diritto di critica, che è assolutamente lecito, e il diritto di cronaca che io non ho mai violato. In parallelo Gatti, facendo riferimento ai comportamenti dell'avvocato degli islamici che mi ha denunciato, ha evidenziato che «sorge il dubbio che la sua battaglia non sia per la legalità ma per eliminare - in senso figurativo - Magdi Cristiano Allam considerato non un avversario bensì un nemico, un nemico che non deve parlare».
Dal canto mio, che si dimetta o meno Iacopino, proseguirò la mia battaglia di civiltà per l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti, un residuato del fascismo. Così come proseguirò, costi quel che costi, la mia missione contro i nostri aspiranti carnefici, i taglialingua islamici che vorrebbero ridurre a schiavi di Allah l'intera umanità. Almeno per ora possiamo gridarlo forte: l'islamofobia non passerà!
Io assolto perché l'islamofobia non esiste21/12/2014
http://www.magdicristianoallam.it/edito ... siste.htmlL’islamofobia in Italia non esiste più. Parola dell’Ordine nazionale dei giornalisti. Perché se non sono islamofobo io, appena prosciolto dal “Consiglio di disciplina” dell’Ordine dall’accusa rivoltami dall’avvocato degli integralisti islamici in Italia, vuol dire che nessun altro è islamofobo.
Nella motivazione della decisione di proscioglimento, comunicatami ieri attraverso il mio avvocato Gabriele Gatti, si ricusano tutte le accuse che sostanziano l’esposto e poi il ricorso dell’avvocato degli islamici, così come si ribaltano le stesse motivazioni che avevano indotto lo scorso primo agosto il Consiglio di disciplina ad avviare nei miei confronti un procedimento disciplinare per “aver pubblicato sul quotidiano Il Giornale articoli caratterizzati da islamofobia”, perché “non compaiono valutazioni critiche per fatti di cronaca circostanziati ma affermazioni di carattere generale sulla religione islamica e coloro che la osservano, con una generalizzazione che colpisce anche quanti, moderati, tra i circa duemilioni presenti in Italia, rispettano le leggi del Paese che li ospita”.
Ebbene dopo poco più di quattro mesi, il Consiglio di disciplina ritiene che negli stessi articoli contestati “si esprime una critica alla religione islamica severa, piccata ma comunque circoscritta nei limiti della continenza espressiva, che in quanto giudizio ossia manifestazione del pensiero deve ritenersi legittima e insindacabile”. E ancora: “Sono in gran parte condivisibili le argomentazioni del difensore dell’incolpato quando osserva che nel nostro ordinamento la manifestazione del pensiero è massimamente tutelata dalla Costituzione e che l’offesa a un credo religioso diventa rilevante solo quando si trasforma in vilipendio verso chi la professa”. La conclusione è che “le critiche di Allam all’islam per certi obblighi e per alcuni principi che professa sono da considerare, pertanto, legittime e non conducono ad una responsabilità deontologica per quanto detto, essendo esercizio di un diritto costituzionale (diritto alla manifestazione del pensiero)”.
Anche in riferimento alle mie critiche ai militanti islamici, il Consiglio di disciplina mi assolve sostenendo innanzitutto che “si tratta di un’opinione proveniente da un professionista molto qualificato per il quale le maglie della continenza espressiva si allargano notevolmente in considerazione dell’autorevolezza dell’autore e della specificità dell’argomento”. In secondo luogo si afferma che “Allam non dà un giudizio negativo generale su tutti gli islamici. Egli fa salvi infatti i cosiddetti musulmani perbene e la sua critica veemente – che si muove sempre a commento di un fatto di cronaca – si indirizza verso gli estremisti islamici e non verso tutti i musulmani. Pertanto Allam fa dei distinguo e non generalizza”.
Decadono anche gli altri capi di imputazione che avevano determinato l’avvio del procedimento disciplinare, l’ “avere violato l’obbligo di esercitare la professione con dignità e decoro”, “non aver rispettato la propria reputazione e di aver compromesso la dignità dell’Ordine professionale”, “non avere rafforzato il rapporto di fiducia tra la stampa e i lettori”, anche se comprensibilmente ci si rammarica per le dure posizioni che ho assunto nei confronti dell’Ordine dei giornalisti, di cui chiedo lo scioglimento.
C’è una profonda discrepanza tra i contenuti del provvedimento dell’avvio del procedimento disciplinare e della motivazione del proscioglimento. È come se fossero stati concepiti da due realtà diametralmente opposte. Diciamo che c’è stato un radicale ripensamento, di ciò mi compiaccio e fa comunque onore ai membri del Consiglio di disciplina che non conosco e non credo che conoscerò. Hanno probabilmente compreso che la mia eventuale condanna avrebbe messo l’Ordine dei giornalisti contro tutti gli italiani, dal momento che la posta in gioco è la salvaguardia della libertà d’espressione, anche quando si tratta di criticare l’islam come religione. Ed è così che ciò che veniva in un primo tempo additata come una colpa, l’islamofobia, ora viene legittimata come un diritto di critica. Ci auguriamo che questa vittoria del Giornale e di tutti gli italiani che amano la libertà, costituisca un precedente che ponga fine al “Jihad tramite i tribunali”, la costante denuncia penale e civile di tutte le voci che criticano l’islam, lo strumento principale attraverso cui i taglialingue nostrani vogliono tapparci la bocca e tarparci le ali.