Demenze proislam, falsità islamiche o nazi maomettane

Demenze proislam, falsità islamiche o nazi maomettane

Messaggioda Berto » mar mar 22, 2016 11:46 pm

???

'Basta terrore, vi spiego io il vero Islam' - Il Giorno
di DARIO CRIPPA

http://www.ilgiorno.it/monza-brianza/is ... -1.2002049

Ronco Briantino (Monza e Brianza), 20 marzo 2016 - In Italia, ci vive ormai da 24 anni, anche se ancora non ha chiesto la cittadinanza. Da una decina, è il direttore del Centro Islamico di Monza, uno dei più frequentati della Brianza. Da sei, è membro di spicco dell’Ucoii (Unione delle Comunità e organizzazioni islamiche in Italia). Si chiama Fouad Selim, musulmano, sunnita, nato il 3/10/69 ad Algeri. Una laurea in Economia e commercio, in Italia si è adattato a fare di tutto: saldatore, tecnico per la programmazione dei macchinari e da un anno tour operator con i Paesi Arabi e del Golfo. Figlio di un impiegato al Ministero della Difesa in Algeria, due fratelli e tre sorelle, in Brianza ha messo su famiglia anche lui: moglie algerina, quattro figli (due maschi e due femmine, età compresa fra 1 a 14 anni).

Parliamo un po’ di Islam, chi è Allah?

«Allah è il nome del vero e unico Dio. È lo stesso Dio creatore in cui credeva Abramo, per cui è il Dio delle tre professioni di fede Ebraica-cristiana-islamica. Il Corano lo descrive come una divinità ancora più trascendente dello Yahvè degli Israeliti: una divinità universale, non legata a un solo popolo Eletto, ma Dio di tutte le creature siano esse diversamente credenti o atee. Eterno, Onnipotente, Onnisciente, totalmente libero, Misericordioso e Benevolo con le Sue creature».

E chi è Gesù?

«I Musulmani hanno un grande rispetto per Gesù e sua madre, la vergine Maria. Dai Musulmani Gesù è considerato uno dei più grandi messaggeri che Allah inviò al genere umano. Il Corano conferma la sua nascita virginale e un capitolo del Corano è dedicato a sua madre. Per i musulmani però Gesù non è figlio di Allah ma il suo Profeta, poiché Allah “non ha generato, non è stato generato, e nessuno è uguale a Lui”».

Che religione è quella islamica?

«Noi Musulmani e i Cristiani abbiamo lo stesso Dio, ma lo vediamo in modo diverso».

E gli infedeli, volete convertirli a ogni costo?

«Per nulla. L’Islam è fondato sulla libertà di credere, la religione non si può imporre».

L’Islam è una religione di pace?

«Islam significa abbandono, resa e sottomissione ad Allah Altissimo; non vi è un bene che Allah non abbia indicato e ordinato e non vi è un male o un peccato che non abbia vietato e consigliato di evitare. L’applicazione delle prescrizioni

islamiche garantisce a tutti una vita di sicurezza e pace all’ombra delle leggi che assicurano i diritti di tutti».

E dunque?

«L’Islam è la religione della pace globale: a livello interno della società o dei rapporti fra popoli e Stati nel mondo. L’Islam prescrive la giustizia, consiglia la non aggressione anche verso i nemici dell’Islam, e nei rapporti fra popoli:

rapporti basati sulla sicurezza, la stabilità, la pace e, ribadisco, la non aggressione».

Eppure all’interno dello stesso Islam ci sono a volte scontri violenti, ad esempio fra sciiti e sunniti. Quanti Islam ci sono?

«L’Islam è uno solo, al suo interno non ci sono ad esempio differenze dottrinali marcate come quelle che dividono Cattolici, Ortodossi o Protestanti. Sono le interpretazioni umane che cambiano... E il conflitto sunniti-sciiti è soltanto politico».

Si associa spesso l’Islam a pratiche difficili da accettare per la cultura occidentale, come la legge del taglione o la Shari’a...

«La Shari’ah è la legge divina, nel senso che impersona la volontà divina alla quale l’uomo deve attenersi, nella sua vita personale e sociale, esattamente come per gli Ebrei e i Cristiani dovrebbe essere un dovere e un obbligo mettere

in pratica le Leggi che Dio ha dato a Mosè o Gesù. L’Antico testamento è colmo di accadimenti guerreschi e sanguinosi, ma il lettore non superficiale coglierà in essi motivi di riflessione e indicazioni per agire nel modo migliore... e i mali che corrodono il mondo sono sempre gli stessi nonostante millenni di storia»

Come vivete questo periodo in cui spesso la vostra fede è identificata con violenza e terrorismo?

«Penso con lo stesso dolore che i Cristiani sperimenterebbero se venissero tutti accusati di essere pedofili, ladri o assassini, vedi i casi inenarrabili che ogni giorno ascoltiamo dai Tg: violenze sui minori, spesso perpetrate da chi li dovrebbe curare e proteggere, preti, insegnanti, o addirittura familiari; femminicidi consumati tra le mura domestiche. Quanti di questi carnefici si dichiarano Cristiani? I più! Ma male sarebbe fare di tutta l’erba un fascio».

Cosa pensate dei Cristiani?

«I Cristiani appartengono alla Gente del Libro e quindi all’area della spiritualità abramitica; ci sono delle divergenze teologiche, la cui definizione è rimandata al Giorno del Giudizio».

Cosa pensate del Natale nelle scuole?

«Ai Musulmani non disturba, in quanto fa parte delle tradizioni italiche, chi lo vuole estromettere sono i laici mangiapreti che si servono per le loro pretese ideologiche del motivo che i Musulmani non credono all’incarnazione di Dio in Gesù».

Vi infastidisce che a scuola si faccia il Presepe?

«Il presepe non ci disturba perché sappiamo come andarono veramente le cose. E, se la tradizione iniziata con Francesco d’Assisi è praticata dalla tradizione cattolica, la accettiamo come espressione della religiosità della maggioranza

della popolazione italiana».

Vi offende trovare crocifissi nelle aule?

«No, perché sappiamo come andarono le cose: il Cristo non fu crocifisso in persona, ma in simulacro, perché il vero Cristo fu sottratto al progetto di delitto di Stato del Sinedrio e fatto salire al cielo».

A che scuola vanno i suoi figli?

«Li ho iscritti in scuole cattoliche, perché so che lì insegnano dei valori».

E la religione?

«A quella ci penso io a casa...».

Cosa pensate delle donne?

«Senza le donne non ci sarebbero uomini, per cui dopo Dio e il Profeta viene la donna a cui è dovuto il massimo rispetto e la massima devozione. Se da qualche parte le cose non stanno così, l’Islam non c’entra».

E le rigide regole che impongono alle donne musulmane di coprirsi?

«Il vestito è solo una scuola di pensiero, secondo cui coprire è scoprire, ma la base è sempre la libertà».

Che lavoro fa sua moglie?

«Mia moglie fa volontariato, insegna lingua araba nella nostra comunità».

E le sue figlie cosa faranno da grandi?

«Dopo i 18 anni saranno adulte e vaccinate per scegliere. A quell’età sei libero di credere o no e seguire le tua strada».

Cosa pensate dei recenti fatti di Colonia?

«Esecrabili e in nulla collegabili con l’Islam».

Come giudicate l’Isis?

«È l’ultima trovata del Diavolo per creare sospetto, disprezzo, odio, terrore contro l’Islam e i Musulmani nel mondo occidentale, affinché le masse che dipendono dalle classi padronali in Occidente rifiutino l’ascolto del messaggio dell’Islam che è di liberazione

dell’uomo dal dominio dell’uomo».

Di recente, è stato scoperto un simpatizzante dell’Isis nel vostro Centro Islamico: come avete fatto ad allontanarlo?

«I simpatizzanti dell’Isis non frequentano i Centri Islamici. E se dovessero esserci, c’è la Digos a cui segnalarne la pericolosità potenziale».

Gli Italiani sono razzisti?

«Non è il caso di generalizzare, ce ne sono esattamente come nel resto del pianeta, senza distinzione di razza e cultura».

Quali difficoltà incontrate in Italia?

«Nessuna... Le difficoltà di oggi riguardano tutti i popoli senza distinzione, nelle nostre società globalizzate molti diritti umani si sono smarriti, non vi è speranza né giustizia sociale, i giovani non hanno lavoro e il futuro è per tutti

incerto: questa domanda dovrebbe girarla a tutti gli Italiani, agli studenti e ai disoccupati che ogni giorno vanno ad alimentare il numero crescente dei bisognosi».

L’integrazione è un bene? Come raggiungerla?

«È un bene. Attraverso la conoscenza reciproca e il silenziamento degli organi di disinformazione di massa che lavorano per fomentare odio di razza e di religione al servizio di non meglio identificati interessi di conservazione identitari».

La felicità per Fouad Selim?

«Vedere una collettività che riconosce la comunità islamica come qualcosa di proprio, e soprattutto normale».

In questi ultimi tempi in Italia si è parlato molto di unioni omosessuali.

«Nulla contro gli omosessuali, ne conosco parecchi ed è giusto assicurare anche a loro dei diritti. Ma la famiglia è la famiglia, la loro unione non andrebbe chiamata in altri modi: uno più uno fa due, l’unica famiglia è quella composta da marito e moglie che possono generare dei figli».
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » mer mar 23, 2016 12:04 pm

Le Wonder Women Usa che combattono il fondamentalismo islamico
28 dicembre 2015
Riccardo Ghezzi

http://www.linformale.eu/le-wonder-wome ... o-islamico

In Italia c’è stata Oriana Fallaci, ex partigiana bollata come “fascista” e “islamofoba” da chi non ha apprezzato le forti prese di posizione contro l’ideologia islamista soprattutto dopo gli attentati dell’11 settembre.
Una donna di sinistra tacciata improvvisamente di essere una “neocon” per aver osato esprimere quello che pensava sul presente e sul futuro, come ha sempre fatto in tutta la sua vita. In gioventù ha combattuto contro il nazifascismo, più avanti con gli anni, sia pur divorata dal male che poi l’ha uccisa, ha continuato a farlo. Peccato che il nazisfascismo che combatteva negli ultimi anni della sua vita non fosse più quello “ariano” ed europeo, ma si celasse dietro un’ideologia che a sua volta usava e usa religione e libri sacri come paravento. Troppo, per i politicamente corretti che associano Islam e islamismo ai concetti di “tolleranza”, “inclusione”, “libertà di culto”.

Oriana Fallaci era diventata una “traditrice”, una che “istiga all’odio per vendere libri”, che “ha perso il lume della ragione a causa della malattia”. Queste ed altre ingiurie ha dovuto subire colei che oggi è addirittura giudicata una “veggente”. Non prevedeva il futuro e non aveva poteri occulti, Oriana Fallaci. Semplicemente, raccontava ciò che vedeva e che gli altri fingevano di non vedere.

Vita dura, in Italia, per le fustigatrici del politicamente corretto. Ma la scrittrice fiorentina, rimpianta, non è sola. Anche gli Stati Uniti hanno le loro Oriana Fallaci: Pamela Geller e Brigitte Gabriel.
Sono determinate, grintose, audaci. Non hanno vita facile, come non l’aveva Oriana in Italia. Su di loro pendono accuse non proprio leggere: da quella di aver creato una sorta di “industria islamofoba” per arricchirsi a quella di dispensare odio e razzismo per un briciolo di fama. In realtà Pamela Geller e Brigitte Gabriel si sono ritagliate il loro spazio, ma hanno dovuto sgomitare e meritarsi la giusta considerazione tirando fuori le unghie e i giusti argomenti.

Innegabilmente affascinanti, Pamela Geller e Brigitte Gabriel incarnano tra le altre cose l’accattivante ruolo delle donne occidentali ed emancipate che combattono anche per i diritti delle musulmane, nell’immaginario collettivo invece sottomesse e ancora lontane dall’agognata parità.
Come le soldatesse dell’Idf e le peshmerga curde, le donne fustigatrici dell’Islam creano un certo consenso e attirano simpatie, aiutate da una ovvia consapevolezza del loro fascino. Probabilmente anche da un clima ostile nei confronti dell’Islam, dovuto ai recenti fatti di cronaca.

Pamela Geller e Brigitte Gabriel sono ospiti fissi dell’emittente Fox News, a completare un trio composto anche da Robert Spencer. Fondatore dell’Osservatorio sulla Jihad (Jihad Watch), Spencer è uno dei più agguerriti e temibili polemisti anti-islamisti in circolazione, capace di recitare a memoria l’intero Corano.

Pamela Geller è in prima linea da anni nella critica all’Islam ma anche nella difesa di Israele. Di famiglia ebraica, ha costruito la sua fama soprattutto sui social media, dopo aver fondato il blog “Atlas Shrugs” nel 2004.

Nel 2006 ha raggiunto l’apice della notorietà ripubblicando le vignette satiriche su Maometto del quotidiano danese Jyllands-Posten. Sostiene di voler fermare “l’Islamizzazione degli Usa” e lottare contro “la Shari’a strisciante”. Liberista in economia, anti-obamiana convinta, favorevole ad aborto e matrimoni gay, ha fatto recentemente parlare di sé per aver organizzato un concorso di vignette su Maometto che stava per costarle la vita: lo scorso maggio, in Texas, la polizia ha sventato un attentato pianificato contro di lei proprio in occasione di quell’evento. Sono morti, invece, solo i due attentatori, che hanno avuto la peggio nello scontro a fuoco con gli agenti.
Le feroci prese di posizione contro l’Islam le sono valse la definizione di “blogger fanatica” da parte dei detrattori, alcune foto che la ritraggono in costume da bagno e in straripante forma fisica nonostante i quasi 60 anni di età sono invece molto probabilmente servite a far aumentare la schiera di fan. Al di là dell’avvenenza e del fascino, le sue sferzate contro quello che lei ritiene essere “politicamente corretto” e “lassismo occidentale” sono autentici ceffoni.

Brigitte Gabriel, giornalista di origini libanesi, è meno famosa di Pamela Geller al di fuori dei confini statunitensi, ma altrettanto severa sull’Islam, che considera la vera causa dell’arretratezza dei Paesi arabi e del terrorismo.

Di famiglia cristiana maronita, ha scritto due libri sull’Islam molto popolari negli Usa.

Per lei parla un video che ha ottenuto migliaia di condivisioni sui social network

Durante un convegno organizzato dalla Heritage Foundation sui fatti di Bengasi del 2012, una studentessa musulmana prende la parola e dice alla Gabriel che nel mondo esistono più di un miliardo di musulmani e che non tutti sono jihadisti.
Brigitte Gabriel replica in modo sferzante: “Certo che la maggioranza dei musulmani non è estremista. Perché dovremmo preoccuparci di 180-300 milioni di musulmani estremisti?
Sono gli estremisti che uccidono e sono sempre stati gli estremisti a influenzare le cosiddette maggioranze pacifiche dopo aver preso il potere. È stato così in Germania durante il nazismo, in Cina durante la Rivoluzione culturale, in Urss durante il comunismo. Le maggioranze pacifiche sono sempre state irrilevanti quando gli estremisti hanno preso il potere. Durante l’11 settembre, negli Usa, c’erano un milione e trecentomila musulmani, ma ne sono bastati 19 per mettere il paese in ginocchio. E tu vieni qui a parlarmi della maggioranza musulmana pacifica? È arrivato il tempo di mettere il politicamente corretto nel posto che gli appartiene. Nel bidone della spazzatura“.

Applausi scroscianti.
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » mer mar 23, 2016 12:57 pm

L'imam Pallavicini: "L'Europa ha pagato i suoi errori"
Claudio Torre - Mer, 23/03/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 38389.html

"Rinnoviamo la nostra condanna'' per gli attentati di oggi a Bruxelles e ''la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime''.

Così all'Adnkronos l'Imam Yahya Pallavicini, vice Presidente della Co.re.is - Comunità religiosa islamica italiana. "Siamo molto preoccupati per questa escalation di violenza e strumentalizzazione della religione -sottolinea- che va di pari passo con gli errori nelle politiche di integrazione, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni cresciute in Europa''. Per l'imam ''è necessario creare i presupposti che portino a un forte senso di appartenenza all'Occidente e a una convinta simpatia per la nostra società. Se ci si limita solo ad accogliere come si fa con le merci senza rivalorizzare un senso di identità europea -aggiunge
Pallavicini- alla fine molti giovani, non sapendo perché si trovano in un paese, vedono nell'Isis una valida alternativa''.

Per fare degli esempi Pallavicini parla della Francia: "Ci sono molti musulmani nati e cresciuti in Francia ma che sono stati ghettizzati e non si sono mai sentiti parte della patria e della società in cui vivono. Stessa cosa in Belgio dove in alcuni quartieri di periferia sembra di stare a Casablanca''. Insomma, continua l'Imam, ''se si trapianta il disagio e la miseria culturale e sociale del nord africa in alcuni quartieri i figli cresciuti in questo contesto si sentono spaesati nei confronti della Nazione in cui vivono. E questa mancanza di una chiarezza identitaria apre le porte ai falsi predicatori, alle manipolazioni dell'Isis e all'idea di trasformarsi in giustizialisti''.


La colpa sarebbe dell'Europa!
Che assurdità che racconta questo islamico:
perché gli indù, i cinesi, i buddisti, i cristiani dell'America del sud e dell'Asia, migrati in Europa, non si sono ghettizzati ma integrati e non ammazzano nessuno.
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » lun mar 28, 2016 7:50 pm

Tutti concordi nei talk l'Islam non c'entra col terrorismo islamico
Il giorno dopo l'ecatombe di Bruxelles nessun quotidiano italiano ha usato nei titoli il termine islam
Vittorio Feltri - Dom, 27/03/2016

http://www.ilgiornale.it/news/tutti-con ... 39736.html

Mia nonna, che se la tirava da opinionista, diceva di non avere paura tanto della guerra quanto del dopoguerra, allorché si moltiplicano gli storici improvvisati con la pretesa di spiegare al volgo cosa è successo e perché.

Non aveva torto. Me ne rendo conto ascoltando le teorie dei conduttori di talk show impegnati da una settimana circa a scoprire i motivi che spingono i terroristi a compiere stragi.
Ci fosse un giornalista uno che si attenesse ai fatti. Tutti puntano a interpretare gli antefatti sul piano sociologico. Attribuiscono la violenza alla ghettizzazione degli immigrati, fonte di odio nei confronti di una civiltà, quella occidentale, che li ha emarginati ed esclusi dal benessere, dagli agi borghesi, dalla ricchezza mal distribuita.Vi sarà anche del vero in questi ragionamenti, non ho elementi per negarlo. Mi limito a osservare che non un solo collega al timone di programmi giornalistici è stato capace di presentare, se non analizzare, la realtà come è. Se un ospite in studio si azzarda a dire che siamo di fronte a un conflitto di matrice religiosa, viene guardato quale appestato, indegno del diritto di parola.
Fosse in vita Oriana Fallaci, che la sapeva lunga sui musulmani e i loro scopi, e ripetesse in tivù quanto scritto nei propri libri profetici, sarebbe spernacchiata, trattata quale povera deficiente, incolta e priva di scrupoli.È noto a chiunque un particolare non irrilevante: da lustri ormai i terroristi tagliano gole, schiavizzano donne, ardono vivi gli oppositori, provocano stragi mostruose in nome e per conto di Allah. Mentre ammazzano si autodenunciano. Sono talmente fuori di testa da uccidersi per uccidere noi infedeli, noi però ci ostiniamo a gridare che la religione non c'entra.
Maometto sarebbe un pretesto escogitato dai kamikaze per giustificare il proprio sacrificio.
Li facciamo più idioti di quanto siano. Non riusciamo a capire che dei giovani uomini si facciano saltare per aria nella speranza, una volta nell'aldilà, di godere dei piaceri carnali offerti da Allah, per esempio una moltitudine di vergini disponibili. A noi viene da ridere al pensiero che vi sia gente in grado di bersi certe assurdità. Ma se non mancano coloro che si straziano volontariamente, votandosi alla morte quasi fosse una passeggiata fuori porta, esisterà un movente leggermente più importante delle esigenze belliche dell'Isis. Non fosse così, il terrorismo islamista sarebbe esclusivamente materia psichiatrica.
Non vi è dubbio. L'irrazionalità non è estranea al fenomeno di cui ci occupiamo, ma non può che essere alimentata dal bigottismo musulmano, altrimenti prevarrebbe sui candidati al martirio l'istinto di conservazione. Soltanto chi crede all'incredibile (invisibile) ha la forza di ridursi in brandelli e di massacrare propri simili con la disinvoltura con cui uno normale va al cinema. Ciò non basta a persuadere i signori conduttori televisivi che quella in atto è una guerra di religione.Il giorno dopo l'ecatombe di Bruxelles nessun quotidiano italiano ha usato nei titoli (non nei testi, caro Travaglio) il termine islam.
Concludiamo in bellezza. Papa Francesco ha identificato nei venditori di armi i responsabili degli attentati. Come dire: Gesù fu giustiziato per colpa dei falegnami che costruirono la croce.
Tra l'altro, il padre della vittima era appunto falegname, come del resto Cristo stesso. Cancelliamo san Giuseppe dal calendario? E gridiamo alla faida familiare?
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » lun mar 28, 2016 10:31 pm

Ke buxiari!

Correa: l'Is non ha niente a che fare con il vero islam
2016/03/28
http://it.radiovaticana.va/news/2016/03 ... m_/1218342

Una delle conseguenze dei recenti attentati di Bruxelles e Parigi rivendicati dai jihadisti del sedicente Stato islamico, è la crescita tra la gente della diffidenza, se non a volte dell’ostilità, nei confronti dei musulmani che vivono nelle nostre città. Il rischio in questi casi è che la violenza di estremisti, che si richiamano all’islam, getti una luce negativa sugli uomini e le donne appartenenti a quella religione, creando ulteriori chiusure anche nei confronti dei tanti migranti musulmani giunti alle porte dell’Europa. Adriana Masotti ha sentito in proposito Francesca Maria Corrao, professore Ordinario di Lingua e Cultura Araba presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università Luiss di Roma.

D. – Professoressa Corrao, qualche giorno fa un quotidiano italiano titolava, dopo i fatti di Bruxelles: “Cacciamo l’islam da casa nostra!”. Quando però sentiamo i musulmani che vivono in Europa, ci sentiamo dire che ciò che è avvenuto non c’entra nulla con l’islam, che non è l’islam! Come stanno le cose, secondo lei?

R. – Effettivamente è proprio vero: questa forma di terrorismo, che utilizza alcuni versetti per seminare il terrore, in realtà sta operando contro lo spirito essenziale della religione. La religione esiste per la felicità degli esseri umani e così come l’islam il cristianesimo, l’ebraismo, il buddhismo. Dunque è chiaro che nei terroristi c’è una assoluta mancanza di rispetto nei confronti della vita e della dignità umana.

D. – Ma, secondo lei, c’è una sufficiente maturazione nel mondo islamico nell’interpretare oggi i precetti del Corano rispettando quella che è la dignità della persona: è in atto questa crescita?

R. – Assolutamente sì! È da due secoli che c’è un dibattito sul rinnovamento dell’islam, che è molto importante. Ci sono grandi studiosi, filosofi, teologi dall’Egitto al Marocco: questi hanno adeguato la lettura dell’islam, riportandola all’essenza, alla purezza; però la purezza non è la violenza e la follia come interpretano, invece, questi estremisti dai quali è poi venuta fuori questa corrente di fanatici e di dissennati. E comunque voglio ricordare che le manifestazioni delle rivoluzione arabe, che hanno preso l’avvio alla fine del 2010 e nel 2011, erano partite proprio in nome della dignità della persona, della giustizia.
Noi si pensa: questi poveri ragazzi che sono nelle banlieue, che rispondono a questo richiamo di questi fanatici Imam che li plagiano…. E’ verissimo, ma ci sono anche migliaia, centinaia di migliaia di ragazzi che patiscono ingiustizie, ma che non fanno ricorso alla violenza e al fanatismo e sono – pure loro! – musulmani. Le faccio un esempio: questi pazzi scatenati dell’Is hanno distrutto Palmira, ma Palmira stava lì da mille anni sotto un dominio di governi ispirati all’islam e non ha mai pensato nessuno di distruggerla; lo stesso per le meraviglie che stavano in Iraq; anche in Afghanistan sono stati i talebani a distruggere i Buddha di Bamiyan, mica sono stati gli afghani musulmani…

D. – Parlando di terrorismo, nel caso dell’Is o di Boko Haram, secondo lei è corretto fare un discorso di tipo teologico oppure il vero ambito di analisi è quello geopolitico-economico?

R. – L’ambito di analisi è geopolitico-economico; dopodiché il discorso teologico non ci porta da nessuna parte. In questo momento noi dobbiamo parlare della dignità degli esseri umani ad altri essere umani ed unirci contro il terrorismo.

D. – Per contrastare la violenza dell’Is e di altri gruppi terroristici quanto può essere utile il coinvolgimento di Imam e intellettuali musulmani?

R. – Assolutamente sì: imam, intellettuali, ma anche mamme musulmane, papà, lavoratori: sono le persone comuni che cambiano il corso della storia!

D. – Ma il Corano permette l’uccisione di una persona in determinate condizioni? In un versetto è scritto: … chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla Terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera….

R. – Sul Corano c’è scritto tutto e il contrario di tutto…. Il problema è l’educazione e l’insegnamento: quindi sono le scuole; e quindi sono gli imam; ma quindi sono anche i genitori, le madri e le comunità tutte, nel loro insieme. Quello che lei ha citato, quel versetto del Corano, preso così da solo non significa assolutamente niente! Pure nell’Antico Testamento possono esserci delle affermazioni che non hanno senso nell’attualità: tutto va interpretato e spiegato! Ovviamente l’islam ha una peculiarità: quella che ciascuno può leggere il Corano e approfondire il rapporto con Dio; ma questo approfondimento del rapporto con Dio non vuol dire la manipolazione della Parola di Dio a fini politici. Non c’entra niente!

D. – Qualcuno sostiene che l’islam è intrinsecamente violento e proprio perché non c’è una interpretazione si prende alla lettera il Corano:

R. – No, non è cosi! Non è stato mai così! È l’essere umano ad essere intrinsecamente violento ed è l’essere umano ad essere intrinsecamente buono: l’essere umano utilizza la propria violenza, la educa e la controlla oppure no! Questo è un fatto di civiltà, di educazione e di scelte culturali. E’ chiaro che è importante conoscere, approfondire, studiare e divulgare la giusta lettura ed è quello che tanti studiosi islamici hanno fatto negli ultimi due secoli ed è, dunque, da parte nostra fondamentale conoscere e riconoscere questi sforzi e collaborare con le persone che operano in questa direzione.


Ke buxiari!
Maometo lè el modeło de ogni bon muxlim e Maometo lè stà el primo sasin terorista xlamego. Dimandeve endove xeli i cristiani e łi ebrea ca ghe jera a la Meca vanti de Maometo e endove xełe łe cexe cristiane e łe sinagoghe ebraeghe ca ghe jera na olta?


Maometto (santo o criminale terrorista ?) - Maometo (on santo o n criminal terorista ?)
viewtopic.php?f=188&t=2030
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » sab apr 09, 2016 4:55 am

???

Islam, la ruspa scema: vietagli la moschea, avrai la jihad
7 aprile 2016
di Lucio Fero

http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/ ... ad-2431914


Islam, musulmani in Italia, anzi nel Veneto (stessa storia in Lombardia). Musulmani in Italia e la ruspa, scema. La ruspa che è nella testa e nei governi a matrice e guida leghista che ai musulmani vietano costruirsi moschee e così allevano casalinga jihad. Pensano di essere duri e non “buonisti”. Non capiscono che l’alternativa, la prima alternativa, non è tra buoni e cattivi. E’ tra fessi contenti e orgogliosi di esserlo e gente capace, non ci vuol molto, a fare due più due fa quattro anche in politica.

Un libro di storia magari no, fa fatica e poi chissà chi l’ha scritto, magari un “forestiero”. Però almeno un film, quello bello dello scozzese che piaceva tanto al Bossi. In quel film si vedeva come gli inglesi cattivi ogni volta che davano addosso agli scozzesi poi si ritrovavano con scozzesi sempre più nemici e pericolosi…

Afferrato, non ancora? Magari un fumetto, un Tex Willer dove ad ogni fascicolo si vede che gli indiani se gli lasci il loro calumet, le loro danze e tradizioni poi diventano quasi come i bianchi o almeno come tali si comportano? Magari una favola per bambini, di quelle dove si insegna che è inutile e controproducente far di tutto per mandare Cenerentola al ballo?

Niente, al ruspa non ce la fa. Non è nella sua natura pensare. Neanche un pensiero cortissimo. Se fai una legge dove con la scusa del “paesaggio” (così c’è scritto nell’intestazione della legge della Regione Veneta) imponi a chi vuole costruirsi una moschea di pagarsi strade, parcheggi, urbanizzazione, insomma una cittadina oltre al luogo di culto. E poi aggiungi che non basta, che ci vuole il parere non solo “urbanistico” ma anche quello “umorale”. Cioè bisogna sottoporre a referendum popolare la moschea sì o no (certezza del no). Ecco se fai questa legge che musulmani ti aspetti di avere poi in casa?

Nella migliore delle ipotesi della gente offesa, ferita, umiliata. Che prima o poi, magari alla seconda generazione, trasformerà l’umiliazione in rivolta. E’ ovvio che vada così, matematico, è sempre accaduto e sempre accadrà se sei così “astuto” da negare agli “altri” libertà civili e religiose, gli “altri” finiranno per odiare libertà civili e religiose.

A meno che gli “altri”, nel caso in specie i musulmani in Veneto e in Lombardia e in Italia non li cacci, espelli (elimini?) tutti. E’ questo il sogno segreto (neanche tanto) della ruspa quando dorme e ronfa. Ma la ruspa da sveglia, la ruspa legiferante sa (neanche tanto) quel che dice, non sa quel che fa.

Insegnare l’italiano agli immigrati musulmani, dissuadere, impedire, stroncare ogni manifestazione visibile di sharia, di legge islamica vissuta e praticata sul territorio italiano. Porre la tolleranza religiosa e l’eguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso e religione davanti alla legge come aut aut per la permanenza in Italia. O accetti tu musulmano principi e regole di vita pubblica che pure non sono nella tua religione o non puoi essere cittadino europeo. Così ci si costruisce la sicurezza, col cemento, il regolo, le travi…Con la ruspa, scema, butti giù tutto, anche casa tua.

Ensemenii
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » sab apr 09, 2016 3:41 pm

???
L’islam moderato si impara in GERMANIA
ANGELO PAOLUZI
9 aprile 2016
http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/GERMANIA-.aspx

Il problema lo sintetizza Ahmad Mansouri, psicologo, in un’intervista di poco tempo fa a Der Spiegel: «La lotta contro l’islamismo non comincia soltanto in Siria. Questa lotta comincia prima di tutto nelle nostre scuole». Mansouri ha 39 anni, è nato in Israele da genitori palestinesi trasferitisi in Germania. Ha avuto un’educazione fondamentalista, è cresciuto nell’odio (da cui oggi mette in guardia) verso gli ebrei. Vive e lavora a Berlino, sotto protezione della polizia per le minacce degli estremisti. Ritiene che nelle scuole tedesche (frequentate da 750mila giovani musulmani) sia necessario sviluppare un pensiero critico sull’islam e che gli insegnanti debbano conoscere la realtà del radicalismo religioso.

Sta emergendo nel mondo tedescofono, Austria compresa, una generazione di intellettuali di origine islamica che vuole leggere il Corano appunto attraverso una interpretazione critica, come afferma un altro scrittore di famiglia iraniana nato in Germania, Navid Kermani, non limitato a «un vademecum che si interroga come un motore di ricerca su questa o quella parola». Ciò suona altrimenti, aggiunge, come una storia di decadenza del pensiero islamico e una sconfitta vera e propria del pensiero religioso. Con un’ulteriore domanda: perché è in crisi oggi quella cultura che sino al 1300 si irraggiava con risultati scientifici uguali o superiori a quelli dell’Europa? E perché, se all’epoca le varianti del Corano erano considerate un arricchimento della fede, oggi l’ipotesi di differenti modi di lettura è uno scandalo per molti musulmani? Si tratta di un piccolo, coraggioso gruppo di uomini di cultura, quasi tutti sotto scorta, che non accettano in primo luogo – come dice uno dei loro capifila, Mouhamad Khorchide – il generale «analfabetismo religioso », il gigantesco deficit di conoscenza presso tanti che parlano di islam; intellettuali che contestano inoltre la prevalente autorità delle raccolte di «hadit», cioè i detti e i fatti del profeta Maometto, che col tempo hanno assunto un peso maggiore dello stesso Corano.

Scrittori, docenti, giornalisti, teologi stanno sfidando in Germania, non senza difficoltà, la comunità islamica e i suoi dirigenti, che temono di perdere una sorta di diritto di interpretazione della fede. Sinora l’istruzione religiosa, ad adulti e giovani, era stata lasciata agli imam delle moschee, provenienti e finanziati principalmente dalla Turchia (sono oltre due milioni e mezzo i turchi presenti nella Repubblica federale) e dall’Arabia Saudita, a impronta tradizionalista e che in genere poco conoscono del Paese in cui lavorano. Da alcuni anni il governo tedesco segue con attenzione il processo educativo impartito agli studenti di origine islamica, anche per evitare la formazione di una sorta di ghetto che rifiuti i fondamenti di uno Stato democratico, dalla libertà ai diritti dell’uomo e della donna. Così la spinta degli intellettuali musulmani 'liberali' si è coniugata con gli interessi politici tedeschi portando ad apposite iniziative universitarie. Fra il 2015 e il 2016 si è tagliato il traguardo del primo quinquennio di funzionamento di cinque centri per l’insegnamento religioso dell’islam in altrettanti atenei (Münster, Osnabrück, Tubinga, Francoforte ed Erlanden- Norimberga), con 20 milioni di euro stanziati dal ministero dell’istruzione e un ulteriore finanziamento per il periodo 2016-2020. È stato considerato un successo la frequenza ai corsi di 1800 studenti, con le prime lauree. Ma i problemi non mancano.

Anzitutto a causa di un vero e proprio contrasto di fede, poiché i docenti, appartenenti per lo più all’islam moderato, contestano come si è detto l’interpretazione meccanicistica del Corano. Quindi i dirigenti del Consiglio delle comunità musulmane si trovano in polemica con gli insegnanti, specie con il più noto fra essi, Khorchide, titolare di una cattedra di pedagogia religiosa islamica a Münster e del quale hanno chiesto, invano, la rimozione. Gli studenti iscritti sono 700, una parte dei quali si occuperà poi di religione nelle scuole tedesche. Qui è però il primo ostacolo. Afferma Harry Harun Behr, che insegna Pedagogia delle religioni a Francoforte sul Meno, come almeno la metà dei suoi alunni voglia soltanto scavare nelle ragioni della fede e non abbia interesse a un lavoro di approfondimento scientifico.

Ai test che propone riceve molto spesso risposte del tipo: è proibito esprimersi sul Corano. Come faranno – si chiede – a insegnare con chiusure ideologiche di questo tipo? Khorchide, forse meno pessimista, ritiene però anche lui che sarà necessario un tempo non troppo breve perché si capisca che l’università è un luogo nel quale riflettere sulla fede. Per lui «il Corano non è un testo di leggi» ma «una lettera di vita di Dio agli uomini»: egli distingue fra le «sure » di Maometto profeta alla Mecca, che sottolineano valori universali come giustizia, libertà e diritti umani, da quelle successiva di Medina, quando era diventato leader politico. E Khorchide ha cercato di spiegare quel primo Maometto nei suoi libri, uno dei quali si intitola Islam ist Barmherzigkeit («L’islam è misericordia »), e in una serie di testi, sgraditi ai vertici islamici in Germania, diffusi per l’insegnamento nelle scuole. Comunque qualche risultato si può cogliere sin d’ora, se da una recente inchiesta il 90% dei musulmani sunniti in Germania, «seriamente credenti», vede nella democrazia una buona forma di governo.

Non a caso, dopo gli attacchi di novembre a Parigi, Khorchide è stato invitato dai dirigenti della prestigiosa università islamica al-Azhar del Cairo, che hanno confermato come ci sia bisogno di un islam della misericordia, di un islam umanista. Altrettanto significativo che il ministero nigeriano delle scienze (un Paese dove picchia duro il terrorismo fondamentalista) abbia sottoscritto una convenzione per formare i suoi imam a Münster: da Khorchide, appunto.
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » lun apr 25, 2016 6:57 pm

Cossiga agli ebrei italiani: “Vi abbiamo venduto”
6 ottobre 2008
di Menachem Gantz

http://www.focusonisrael.org/2008/10/06 ... -lodo-moro

Riportiamo la traduzione integrale dell’intervista rilasciata dall’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga al quotidiano israeliano Yediot Aharonot il 3 Ottobre 2008, intervista abilmente censurata da tutti i mass media italiani:

Il Presidente del Consiglio avrebbe firmato l’accordo segreto, i servizi segreti avrebbero obbedito tacitamente, e gli ebrei sono stati uccisi in attentati terroristici. La vergognosa storia dell’Italia

Lo chiamavano “L’Accordo Moro”, e la formula era semplice: l’Italia non si intromette negli affari dei palestinesi, che in cambio non toccano obiettivi italiani. Tuttavia, ora si scopre che gli ebrei erano esclusi dall’equazione. In un’intervista speciale, l’ex Presidente Francesco Cossiga rivela come le Autorità di Roma avrebbero collaborato con le organizzazioni terroristiche negli Anni Ottanta, ed ammonisce: “Oggi c’è un accordo analogo con Hizbullah in Libano”


In casa di Francesco Cossiga, nel cuore del quartiere Prati di Roma, sventolano – l’una accanto all’altra – tre bandiere eleganti: quella dell’Italia, quella della Regione Sardegna e quella di Israele. Non sempre l’ex Presidente della Repubblica italiana – uno dei politici più noti e di buona fama del Bel Paese – era un tale amante di Sion. Una volta, negli Anni Cinquanta, fu lui ad inaugurare l’Associazione d’amicizia Italia- Palestina. Poi, quando era Presidente del Senato, ha persino dato, nel suo Gabinetto,asilo ad Arafat quando era stato emesso un mandato di cattura nei suoi confronti.

Ma oggi, a ottant’anni, Cossiga ama Israele. Questo è forse il motivo per il quale accetta quasi immediatamente, senza condizioni, di concedere un’intervista ad un giornale israeliano. Questo è forse anche il motivo per cui è disposto ad aprire, con raro candore, un vaso di Pandora tra i più stupefacenti e orripilanti dell’Italia, [che egli ha conosciuto] nei lunghi anni di servizio pubblico. Sarà forse l’imbarazzo, la volontà di riparare al male causato dall’accordo in cui l’Italia avrebbe di fatto permesso di sottrarre la vita di qualsiasi ebreo in quanto tale – sarà forse questo che lo porta ad aprire la storia per intero.

Tutto è cominciato lo scorso agosto, quando la maggior parte degli italiani inondava le spiagge per le vacanze estive. In un’intervista al Corriere della Sera, Bassam Abu Sharif, considerato il ministro degli esteri del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina negli Anni Settanta e Ottanta, ha svelato che in quegli anni i Governi di Roma permettevano ad organizzazioni terroristiche palestinesi di agire liberamente in territorio italiano, in cambio [di un impegno] a non colpire obiettivi nazionali in Italia e nel mondo. L’accordo, secondo Abu Sharif, era stato denominato “L’Accordo Moro”, riprendendo il nome di Aldo Moro, ex Presidente del Consiglio assassinato nel 1978, che ne era il responsabile.

Cossiga si è affrettato [in agosto] a confermare le asserzioni di Abu Sharif. “Ho sempre saputo – benché non sulla base di documenti o informazioni ufficiali, sempre tenuti celati nei miei confronti – dell’esistenza di un accordo sulla base della formula “tu non mi colpisci, io non ti colpisco” tra lo Stato italiano ed organizzazione come l’OLP ed il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina”, ha ammesso in un articolo pubblicato dal Corriere.

Ma quella pubblicazione aveva lasciato dei buchi, degli interrogativi troppo grandi. Se l’Italia aveva ottenuto l’immunità dal terrorismo palestinese, come mai ebbero luogo nel Paese attentati sanguinosi contro obiettivi ebraici? Se c’era un accordo, come mai vi erano stati uccisi ebrei innocenti?

Ora Cossiga rivela tutta la verità. “In cambio di una “mano libera” in Italia”, ammette in un’intervista speciale, “i palestinesi hanno assicurato la sicurezza del nostro Stato e [l’immunità] di obiettivi italiani al di fuori del Paese da attentati terroristici – fin tanto che tali obiettivi non collaborassero con il sionismo e con lo Stato d’Israele”. In altre parole: gli italiani non si toccano, ma se sono ebrei – questo è già un altro paio di maniche.

“Per evitare problemi, l’Italia assumeva una linea di condotta [che le permetteva] di non essere disturbata o infastidita”, spiega Cossiga, “Poiché gli arabi erano in grado di disturbare l’Italia più degli americani, l’Italia si arrese ai primi. Posso dire con certezza che anche oggi esiste una simile politica. L’Italia ha un accordo con Hizbullah per cui le forze UNIFIL chiudono un occhio sul processo di riarmamento, purché non siano compiuti attentati contro gli uomini del suo contingente”.

Cossiga ammette di essere rimasto sorpreso per l’indifferenza con cui venne accolta in Italia la sua rivelazione. “Ero convinto che la notizia pubblicata in agosto avrebbe risvegliato i media, che magistrati avrebbero cominciato ad indagare, che sarebbero cominciate interrogazioni ai coinvolti. Invece c’è stato il silenzio assoluto. A quanto pare, nessuno se ne interessa qui. Lei è l’unico ad avermi interpellato in materia”.

Tuttavia, scavare nella profondità di questo dossier potrebbe rivelare agli italiani molto sul loro regime e sulla sua condotta. E pare non ci possa essere persona più qualificata, esperta ed informata dei dettagli di questo ambiente che Cossiga. Ha ricoperto innumerevoli cariche: Direttore Generale del Ministero della Difesa, Ministro dell’Interno, Presidente del Consiglio, Presidente della Repubblica. Le riforme che portò a termine nei servizi segreti italiani gli hanno guadagnato il soprannome “Spy Master”. Oggi non ha più un ruolo ufficiale, a parte quello di Senatore a Vita, ma le telefonate di Ministri ed alti ufficiali della Polizia, che interrompono continuamente l’intervista, dimostrano che la sua posizione è inalienabile. Cossiga continua a muovere i fili.

I rapporti complessi con il meccanismo del terrorismo palestinese, li ha conosciuti per la prima volta alla sua nomina a Ministro dell’Interno nel 1976. “Già allora mi fecero sapere che gli uomini dell’OLP tenevano armi nei propri appartamenti ed erano protetti da immunità diplomatica“, rammenta, “Mi dissero di non preoccuparmi, ma io riuscii a convincerli a rinunciare all’artiglieria pesante ed accontentarsi di armi leggere”.

Più tardi, quando era Presidente del Consiglio nel 1979-1980, gli divenne sempre più evidente il fatto che esistesse un accordo chiaro tra le parti. “Durante il mio mandato, una pattuglia della polizia aveva fermato un camion nei pressi di Orte per un consueto controllo”, racconta, “I poliziotti rimasero sbigottiti nel trovare un missile terra-aria, che aveva raggiunto il territorio italiano per mare”. Nel giro di alcuni giorni, racconta Cossiga, una sua fonte personale all’interno del SISMI – lui lo chiama “gola profonda” – passò al segretario del governo informazioni in base alle quali il missile andava restituito ai palestinesi. “In un telegramma arrivato da Beirut era scritto che secondo l’accordo, il missile non era destinato ad un attentato in Italia, e a me fu chiesto di restituirlo e liberare gli arrestati”.

Cossiga stesso, va sottolineato, non era stato mai ufficialmente informato dell’esistenza di questo telegramma. Se non fosse stato per la sua fonte nel SISMI, non sarebbe stato consapevole di tutta questa storia. “Alle dieci di notte telefonai al capo del SISMI e lo rimproverai, “Mi stai nascondendo delle informazioni. Perché non mi hai informato del telegramma indirizzato a me?”. Ma egli, a quanto pare, era partecipe dell’accordo con i palestinesi”.

Il Presidente del Consiglio cominciò a sospettare che dietro all’evento di poca importanza si celasse qualcosa di più grande. “Col tempo cominciai a chiedermi che cosa potesse essere questo accordo di cui si parlava nel telegramma”, racconta. “Tutti i miei tentativi di indagare presso i Servizi e presso diplomatici si sono sempre imbattuti in un silenzio tuonante. Fatto sta che Aldo Moro era un mito nell’ambito dei Servizi Segreti. Sin dalla fondazione della Repubblica fino ai miei tempi al Quirinale ho conosciuto tre politici che sapevano utilizzare i Servizi Segreti: il fondatore, io, e Aldo Moro. La gente gli giurava fedeltà, e continuava anche dopo finito l’incarico”.

Ma le vere prove dell’esistenza de “L’Accordo Moro”, e soprattutto i suoi raccapriccianti dettagli, si potevano trovare solo nella realtà. Ventisei anni sono passati dall’attentato al ghetto ebraico di Roma, ma la ferita è ancora aperta. Era il 9 ottobre 1982. La prima Guerra del Libano era in corso, e la comunità ebraica era esposta ad un’ondata di odio senza precedenti. “Sentivamo l’atmosfera”, racconta uno dei vertici della comunità di quei giorni, “sentivamo che qualcosa di terribile si stava avvicinando”.

Quel giorno, poco prima di mezzogiorno, un commando di sei terroristi si scagliò contro la sinagoga, sparando e lanciando bombe a mano sui fedeli che avevano appena finito la preghiera. Decine di persone furono ferite. Stefano Tache’, un bambino di due anni, rimase ucciso per mano dei terroristi.

Dichiarazioni ufficiali di condanna da parte dei politici al vertice furono subito rilasciate, ma gli ebrei di Roma non ne rimasero convinti. La sensazione di abbandono era grave: quel mattino, all’improvviso, sparirono senza spiegazione le due volanti della polizia che durante le feste ebraiche fornivano protezione all’ingresso della sinagoga. Anche dopo l’attentato è continuato l’atteggiamento strano. A tutt’oggi non sono stati pubblicati i nomi dei terroristi. Con il passare degli anni, prende sempre più piede l’ipotesi che anche attivisti dalla Germania ed elementi delle Brigate Rosse avessero sposato la causa di assassinare ebrei, ma a Roma non c’è stato a tutt’oggi un governo che abbia ritenuto necessario portare i colpevoli in corte.

“Io non avevo un ruolo ufficiale in quell’epoca”, chiarisce Cossiga, che allora aveva terminato l’incarico di Presidente del Consiglio e ancora non era stato nominato Presidente del Senato. “Ricordo di essere arrivato per primo sul luogo dell’attentato. Ho visto la pozza di sangue del bambino di due anni”.

Solo uno degli attentatori fu catturato, e nemmeno dagli italiani. Avvenne un mese dopo l’attentato, quando Abd El Osama A-Zumaher fu arrestato in Grecia con esplosivi nella sua macchina. I greci lo liberarono dopo sei anni, ed egli scappò in Libia. Le Autorità italiane non ne chiesero l’estradizione. “Oggi”, ammette Cossiga, “non si può più scoprire tutta la verità su quanto accaduto lì. L’Italia non chiederà mai la sua estradizione, ed i libici non lo consegneranno”.

Cossiga sa perfettamente il significato delle cose che sta rivelando qui, ne conosce la gravità. Né cerca di giustificare coloro che presero le decisioni. Tuttavia, anche oggi torna a spiegare la logica di questo pensiero: l’Italia non si immischia in quanto non la concerne. A prova di ciò, presenta l’altra parte. “L’azione del Mossad contro gli assassini degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco nel 1972 è passata anche per Roma”, dice. Come noto, Adel Wahid Zuaitar, il simbolo della furbizia dell’organizzazione del Settembre Nero, fu ucciso a Roma. “Crede che l’Italia non potesse, a suo tempo, arrestare i due agenti che lo fecero fuori? Un giorno, mentre rientrava in casa, due giovani lo picchiarono all’ingresso e lo fecero fuori con due pistole munite di silenziatore. Crede che gli italiani non sapessero chi fossero? È ovvio che lo sapevano, ma in questioni del genere è meglio non mettere le mani, ed è questa la linea che guidava il comportamento dell’Italia”.

Lei paragona l’eliminazione di un terrorista all’assassinio di un bambino di due anni all’uscita della sinagoga?

“No, assolutamente no. Se avessi saputo che le volanti della polizia erano state istruite ad andarsene quella mattina, nell’ambito di quell’accordo di cui mi hanno sempre negato l’esistenza, forse tutto sarebbe andato diversamente”. La colpa, tuttavia, la attribuisce solo ed esclusivamente ad Aldo Moro.

Tuttavia, basta un ulteriore singolo sguardo sull’Italia degli ultimi trent’anni per scoprire che l’influenza dell’Accordo Moro non è finita lì. Nel dicembre 1985, quando Cossiga era già Presidente della Repubblica, avvenne l’attentato sanguinoso al banco della El Al all’aeroporto di Fiumicino. Fu un attacco combinato, a Roma e a Vienna, a firma delle unità di Abu Nidal, in cui morirono 17 persone, di cui 10 in Italia. Le Autorità di Roma, superfluo anche dirlo, non si sono considerate parte in causa.

Come si concilia l’attentato all’aeroporto con l’accordo di non colpire obiettivi italiani? “Non furono colpiti obiettivi italiani”, spiega Cossiga, “fu la compagnia aerea israeliana ad essere attaccata nell’aeroporto”.

Ma il territorio era italiano.

“I morti furono tutti israeliani, ebrei ed americani, non italiani. Gli scambi di fuoco non hanno incluso i nostri uomini, solo i palestinesi e gli addetti alla sicurezza di El Al e dello Shabak [servizi di sicurezza interna israeliani – Ndt].

Cossiga sa perfettamente il significato di ciò. Dal punto di vista dell’Italia, in fondo, l’attentato non era affatto una cosa che la riguardava. Fin tanto che non sono stati uccisi italiani non ebrei, tutto bene. “Non ho mai visto le carte, ma credo di sì. Così funzionavano le cose”, ammette. Il capo del SISMI a quei tempi, Fulvio Martini, ammette in un libro che ha scritto che era stato ricevuto un vero e proprio avvertimento dell’attentato. “Qualcosa non ha funzionato con le forze della sicurezza italiane, che sapevano a priori dell’attacco”, spiega.

Cossiga tiene a che si sappia che egli non era stato coinvolto personalmente nell’accordo. “Quando ero Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica non ne sapevo niente”, insiste fermamente, “me lo tenevano nascosto. Io soltanto speculavo che un tale accordo esistesse, per via di quel telegramma da Beirut, ma tutti stavano zitti. Bassem Abu Sharif ha detto che l’Accordo Moro fu firmato a Roma e a Beirut e che gli italiani erano rappresentati dal capo dei servizi segreti dell’Italia che era in servizio in Libano, ma io non ne sapevo niente”.

Tuttavia, Cossiga mostra un certo bisogno, forse incontrollabile, di difendere quell’Italia che avrebbe firmato l’accordo.Quella politica, egli spiega, era comune anche in altri Paesi. “La Germania ha liberato il commando dei terroristi che uccisero gli atleti a Monaco di Baviera, e anche la Francia si è comportata analogamente. Questa era la politica europea. Tranne gli inglesi, ovviamente. I palestinesi sapevano quel che facevano. Non ho mai incontrato un capo di un’organizzazione terroristica che fosse stupido. Arafat non era stupido.

Cossiga, per inciso, non è solo. Dopo la rivelazione del Corriere della Sera, il famoso magistrato Rosario Priore – responsabile in quegli anni dell’indagine di misteri come il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e l’attentato contro Papa Giovanni Paolo II – ne ha ammesso i dettagli.

“L’Accordo Moro è esistito per anni”, ha dichiarato, “l’OLP aveva in territorio italiano uomini, basi ed armi. Anche fazioni autonome come quelle di Abu Abbas, il Consiglio della Rivoluzione e il Fronte di George Habbash. Era stata una decisione politica fredda, che aveva come scopo l’immunità della nostra gente e dei nostri interessi in territorio italiano, in cambio [dell’accettazione] dell’immagazzinamento e del trasporto di esplosivi e di commandi terroristici che dovevano operare altrove”.

Ebbene sì, anche l’uomo che oggi è membro della Corte di Cassazione di Roma, non ha incluso gli ebrei della città nella definizione “immunità della nostra gente”.

L’elenco non termina qui. L’Accordo Moro, si scopre, ha avuto un’influenza decisiva sulla vita – e sulla morte – di molti.

Anche le circostanze del sequestro della nave italiana Achille Lauro rivelano un legame tra l’Amministrazione di Roma e le organizzazioni terroristiche, e anche questa volta – che sorpresa! – gli obiettivi erano ebraici.

Il 7 ottobre 1985, mentre la nave era in viaggio da Alessandria d’Egitto a Port Said, l’hanno sequestrata quattro terroristi armati del Fronte per la Liberazione della Palestina di Ahmad Jibril. I sequestratori, entrati in azione prima del previsto poiché erano stati smascherati da un membro dell’equipaggio, hanno minacciato di uccidere ostaggi se non fossero stati liberati 50 prigionieri palestinesi che erano incarcerati in Israele. Si sono diretti verso la Siria, ma questa non ne ha permesso l’ingresso nelle sue acque territoriali.

La vittima di quel sequestro fu Leon Klinghoffer, un passeggero ebreo americano, paralitico in sedia a rotelle. I sequestratori non ebbero pietà di lui: gli spararono e poi lo gettarono in mare ancora vivo, con la sedia a rotelle. La nave ritornò in Egitto, e dopo due giorni di trattative i sequestratori acconsentirono a lasciarla. Furono trasferiti verso la Tunisia su un aereo civile egiziano, che fu però intercettato da caccia americani e costretto ad atterrare nella base NATO in Sicilia.

Questo evento è indelebilmente impresso nella memoria collettiva italiana. Forze italiane dei carabinieri da una parte, incursori delta americani dall’altra, in mezzo l’aereo con i sequestratori a bordo, e tutti che si minacciano a vicenda con le armi cariche, mentre si attende che i politici trovino una formula per uscire dalla crisi. L’evento è rimasto impresso nella coscienza italiana come un simbolo dell’indipendenza dell’Italia e dell’immobilità dell’allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, di fronte agli americani.

Solo che ora Cossiga rivela che il motivo della fermezza di Craxi era ben altro. Spiega che Craxi ha scelto di riservare ad Arafat un atteggiamento ruffiano. “C’era stato un accordo chiaro tra l’Italia e Arafat, secondo cui la nave sarebbe stata liberata dal commando terroristico in cambio della libertà di Abu Abbas, e così fu”, svela.

I sequestratori furono arrestati dalle forze della polizia italiana ed all’aereo fu permesso di continuare il viaggio malgrado la richiesta americana di fermarlo – poiché tra i passeggeri liberi c’era anche l’uomo che era alla guida dei sequestratori, Abu Abbas. I quattro sequestratori furono processati in Italia e trovati colpevoli. Abu Abbas, invece, fu liberato.

La spiegazione ufficiale di Craxi e del governo italiano fu che le asserzioni degli americani sul coinvolgimento diretto di Abu Abbas nel sequestro erano arrivate troppo tardi, solo dopo il suo decollo dall’Italia in direzione della Jugoslavia. Cossiga, comunque, chiarisce che non fu proprio così. “Non è assolutamente andata così”, dice, “tutto era parte dell’accordo con Arafat. Fu lui a convincere Abu Abbas, malgrado non facesse parte dell’OLP, di liberare la nave al Cairo, in cambio della sua libertà e di una promessa di incolumità. La posizione italiana, secondo cui questo lo si venne a sapere solo dopo la sua liberazione, è una frottola. Lo abbiamo liberato dopo”.

C’è chi asserisce che egli sia rimasto a Roma alcune ore ed abbia persino incontrato alcune personalità.

“Io non ne so niente. Ero Presidente della Repubblica e a me dissero che era rimasto tutto il tempo all’interno dell’aeroporto. Le ricordo che tutta l’area era circondata da agenti della CIA”.

Questo episodio, va sottolineato, è lungi dallo sparire dalla coscienza pubblica italiana. Proprio in questi giorni, la corte a Roma sta per discutere la domanda di uno dei sequestratori, Abdel Atif Ibrahim, liberato dopo vent’anni in carcere, di rimanere in Italia. “Gli permetteranno di rimanere qui, non c’è dubbio”, afferma Cossiga, “ma la decisione, in definitiva, sarà politica, ed il Ministro dell’Interno dovrà decidere”.

Se Lei fosse oggi Ministro dell’Interno e dipendesse da Lei, gli permetterebbe di restare?

“Io lo metterei su un velivolo militare diretto in Libano, atterrerei lì con la scusa di portare un diplomatico, spegnerei i motori, aprirei la porta, lo butterei sulla pista e decollerei di ritorno”.

Nonostante oggi Cossiga tenga molto a presentarsi come un fermo oppositore del terrorismo palestinese, c’è ancora chi non dimentica la sua posizione favorevole ad Arafat quando contro questi era stato emesso un mandato di cattura in Italia. Anche da questa faccenda, le Autorità e i meccanismi della legalità in Italia non escono – come dire – brillantemente. “Arafat”, spiega Cossiga, “era arrivato in Italia per il funerale del leader della sinistra italiana, Segretario Generale del Partito Comunista, Enrico Berlinguer, che era mio cugino. Fino ad oggi c’è molta gente che non crede
affatto che fossimo imparentati. All’arrivo di Arafat qui, lo attendeva un mandato di cattura del tutto folle emesso da un giudice italiano.

“A me chiesero di riceverlo a Palazzo Giustiniani, in qualità di Presidente del Senato, e permettergli di riposarsi. Stiamo parlando, Le ricordo, del 1984. Arafat partecipò al funerale e a tutta la cerimonia, alla quale era presente anche il Vice Segretario Generale del Partito Comunista di Mosca. Venne da me accompagnato dai Servizi Segreti italiani e dalle sue guardie del corpo.

Contemporaneamente, una forza di polizia era partita alla sua ricerca per ordine di un giudice. Lei crede [veramente] che non sapessero dove si trovasse?”

Comunque sia, oggi Francesco Cossiga si identifica orgogliosamente come amico prossimo dello Stato di Israele ed entusiasta sostenitore degli Stati Uniti. Questo, forse, è il motivo per cui si permette ora di dire cose del tutto in ortodosse riguardo alla condotta degli scaglioni che contano.

E se a qualcuno potesse sembrare che quei giorni bui siano spariti, il quadro che dipinge Cossiga è allarmante: l’Italia, egli crede, attua oggi un accordo analogo con Hizbullah. Le forze di UNIFIL sarebbero invitate a circolare liberamente nel sud del Libano, senza temere per la propria incolumità, in cambio di un occhio chiuso e della possibilità di riarmarsi data a Hizbullah. “L’Accordo Moro non mi fu mai esposto in maniera chiara, ne ho solo ipotizzato l’esistenza. Nel caso di Hizbullah posso affermare con certezza che esiste un accordo tra le parti”, dice Cossiga con certezza, “Se verranno ad interrogarmi, deporrò davanti ai giudici che trattasi di segreti dello Stato, e io non sono tenuto a rivelare le mie fonti”.

Cossiga ha dichiarato che intende sottoporre un’interrogazione al Governo riguardo all’esistenza di un tale accordo segreto, atto a proteggere il contingente italiano in Libano. Come noto, durante gli Anni Ottanta, le forze americane e francesi in Libano hanno subito gravi perdite, mentre nessun attentato è stato compiuto contro la forza italiana.

Il giudice Priore – di nuovo lui – ha osato addirittura portare le ipotesi di Cossiga un passo in avanti. “È possibile”, ha dichiarato ad un’agenzia stampa italiana, “che esista oggi persino un accordo tra l’Italia e Al Qaida od un’altra organizzazione fondamentalista”.

La maggior parte degli italiani sono rimasti, come ho detto prima, sorprendentemente indifferenti di fronte alla rivelazione. Ma prevedibilmente, la comunità ebraica ne è rimasta scossa. Reagendo alle nuove rivelazioni esposte su queste pagine, il Presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, fa appello al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di aprire un’indagine approfondita.

“È ovvio che non possiamo andare indietro nel tempo, e non si può cancellare questa vergognosa storia dell’Italia”, ha detto a Yediot Aharonot, “ma bisogna esporre gli irresponsabili che hanno offerto gli ebrei d’Italia in sacrificio, trattandoli come stranieri, come immigrati di passaggio. Più di ogni altra cosa, esigiamo risolutamente la piena sicurezza per gli ebrei d’Italia e per le loro istituzioni”.

È molto dubbio se Berlusconi darà ascolto ed inizierà l’intensa indagine che esige la comunità ebraica. È vero che il Presidente del Consiglio italiano ha modificato l’atteggiamento del suo Paese nei confronti di Israele, ma si possono ancora riconoscere incrinature nella comprensione che gli ebrei d’Italia sono parte radicale della vita italiana. Più di una volta, rivolgendosi agli ebrei, egli ha detto “il vostro governo” – intendendo il Governo dello Stato d’Israele, e non quello italiano. La buona volontà forse c’è, ma la strada è ancora lunga per assicurare che la storia non si ripeta.

(Fonte: Yediot Aharonot, 3 Otobre 2008, p B10 )
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » sab mag 07, 2016 6:38 pm

Vargognate Françesco a dir ła buxia granda kel Coran lè on livro de paxe, vargognate Françesco, vargognate!
http://video.repubblica.it/dossier/il-n ... 105/183968

L'Islam non è una religione di pace (ITALIANO)
https://www.youtube.com/watch?v=43GApzUQbWQ

Forte critica all'islam (ex musulmana)
https://www.youtube.com/watch?v=7a6lDbwWj8Y

Islam è religione di guerra e violenza non di pace
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2024

Criminałi e iresponsabiłi defensori de l'Ixlam come fede o dotrina e ideołoja połedego rełijoxa
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2263

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... Arabia.jpg
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ensemense proixlam, buxie e falbarie xlameghe

Messaggioda Berto » mer mag 11, 2016 10:43 am

La posta in gioco
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
10.05.2016

http://www.informazionecorretta.com/mai ... A.facebook

Cari amici,

a parte le polemiche e le invettive, che qualche volta ci vogliono, è necessario riflettere su quel che sta accadendo al nostro continente in questo momento che è decisivo non solo per la cronaca politica, ma davvero anche per la storia. Per questa ragione vi invito a leggere un articolo con cui non concordo affatto, ma che almeno pone il problema, quello di Robert Kaplan pubblicato sulla “Stampa” di domenica. Ecco il link: http://www.lastampa.it/2016/05/08/ester ... agina.html . Per chi non lo sapesse, Kaplan è un politologo americano con larghe esperienze giornalistiche, che predica una sorta di realismo machiavellico e geopolitico per quanto riguarda il rapporto degli Stati Uniti col resto del mondo; ha appoggiato la Seconda guerra del Golfo per poi pentirsene, è stato amico sia di “neocon” come Wolfowitz, sia di personaggi controversi di sinistra come Mearsheimer, l’autore del libro criticatissimo sulla “Israeli Lobby”. Insomma è uno che pensa trasversalmente e spesso sbaglia, un provocatore di idee che vale la pena di leggere.

Kaplan parte da un fatto ben noto, che è stato oggetto di un celebre libro del grande storico Henry Pirenne già pubblicato nel 1937 (Maometto e Carlo Magno, in italiano da Laterza): la fine del mondo antico è stata determinata dall’imperialismo musulmano che fra Settimo e Ottavo secolo si impadronì di tutta la sponda Sud del Mediterraneo, che almeno dalla caduta di Cartagine era stata per un millennio del tutto inclusa nel mondo grecoromano. A guardare le mappe incluse nell’articolo si capisce benissimo quanto fu decisiva la prima spinta militare dell’Islam (che arrivò immediatamente dopo anche a conquistare la Spagna e la Sicilia e poi dopo seicento anni con una seconda spinta turca distrusse l’Impero Romano d’Oriente, prendendo completamente l’Anatolia, il Mar Nero, i Balcani fino ad assediare due volte Vienna). Le controffensive cristiane furono lente e poco utili; il regno cristiano in Terra d’Israele durò un secolo, la Reconquista della penisola iberica fu lenta e faticosa; i Balcani e la Grecia furono liberati solo nell’Ottocento. La Sponda Sud del Mediterraneo, con la sola eccezione di Israele è in mano ai conquistatori arabi. Dunque la rottura è stata permanente, senza possibilità di integrazione e ha definito l’identità dell’Europa. Purtroppo Kaplan cita a questo proposito le affermazioni ideologiche e spesso infondate di Said e non gli storici seri alla Pirenne. Ma non è questo il punto.


L'espansione dell'islam nel VII-VIII secolo
Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... lamega.jpg



Quel che accade oggi, come scrive Kaplan è che “ora l’Islam sta contribuendo a distruggere ciò che aveva contributo a creare. La geografia classica si sta riaffermando sotto la spinta delle forze del terrorismo e della migrazione che riunificano il bacino del Mediterraneo, Nord Africa e Oriente compresi, con l’Europa. [...] Oggi, centinaia di migliaia di musulmani che non hanno alcun desiderio di diventare cristiani si stanno riversando negli Stati europei, economicamente stagnanti, minacciandone la fragile pace sociale.”

Kaplan a questo punto abbraccia delle tesi terzomondiste: “Anche se le élite europee per decenni hanno usato la retorica idealista per negare la forza della religione e dell’etnia, sono stati proprio questi i collanti che hanno garantito la coesione interna degli Stati europei. L’Europa ha risposto ricostruendo artificialmente identità culturali e nazionali di estrema destra ed estrema sinistra, per contenere la minaccia portata dalla civiltà un tempo dominata.” Il risultato è secondo lui catastrofico e richiede una “nuova integrazione”: “L’Europa ora deve trovare qualche altro modo di incorporare dinamicamente il mondo dell’Islam [...] Se non riesce ad evolvere nella direzione dei valori universali, resteranno solo la demenza delle ideologie e i più biechi nazionalismi a riempire il vuoto.”

Insomma, il fatto che l’immigrazione selvaggia costituisca un evento storico che va messo in connessione con la grande conquista dell’Ottavo secolo e le spinte imperialiste successive Kaplan li vede, ma non capisce o non vuole capire che si tratta di un nuovo sfondamento a Nord del vecchio imperialismo musulmano. In questo è allineato con il papa, con Obama, con i vertici dell’Unione Europea. Quel che non vede è l’imperialismo islamico, il fatto che dovunque sia arrivata la conquista islamica, anche se inizialmente sostenuta da una piccolissima minoranza di soldati, nel corso dei secoli ogni altra cultura, etnia e religione è stata distrutta e soppiantata. Quel che oggi chiamiamo Maghreb fino al VII secolo era cristiano, non musulmano. E così la Siria, la Mesopotamia, l’Egitto: erano i luoghi centrali del cristianesimo antico. Oggi resistono sparute minoranze, che sono in via di essere eliminate del tutto, come i turchi hanno fatto in Anatolia e sulla costa meridionale del Mar Nero. Nel Maghreb c’erano i berberi, in Siria e Iraq c’erano aramei e assiri, in Anatolia armeni in Egitto i discendenti degli antichi egizi. Ora a ovest di Siria e Iraq restano quasi solo arabi e in Anatolia solo turchi. E’ stata una pulizia etnica, religiosa e culturale sistematica e spaventosa, paragonabile solo alle peggiori imprese del colonialismo in America e Australia.

L’Europa ha resistito per secoli a questo imperialismo arabo (e turco) musulmano. Non lo ha fatto come afferma Kaplan con Said per un presunto “senso di superiorità culturale”, ma per pura volontà di sopravvivenza. Oggi questa barriera è caduta e ci sono politici (da papa Bergoglio alla Boldrini in Italia) e intellettuali (fra cui lo stesso Kaplan) che ci incitano a costruire un mondo “senza muri” e ad accogliere l’Islam “con amicizia”. Il pubblico non capisce che un mondo senza frontiere e dunque senza nazioni è esattamente l’ideale della “umma” islamica (in cui conta solo la fede e la sottomissione) e dell’”internazionalismo” comunista, che non a caso nel momento del suo declino politico e culturale ha trovato naturale appoggiare l’Islam.

Questo è il futuro che ci prospettano: un mondo in cui l’unità del Mediterraneo sia ristabilita, sì, ma in senso opposto al mondo antico, dal Sud al Nord, dove gli invasori islamici finalmente potranno compiere il disegno millenario di impadronirsi di Roma. Andranno così le cose? Fra venti, cinquanta, cento anni l’Europa sarà privata della sua identità per diventare un pezzo del “Dar el Islam” (il territorio della sottomissione) come Tunisia (già Cartagine) e Turchia (già Grecia e Armenia)? I nostri monumenti culturali saranno come i resti romani che punteggiano la Siria e la Libia? Se dipendesse dai Kaplan e dai Bergoglio e dalle Merkel certamente sì. Per fortuna molti europei vedono le cose in maniera un po’ diversa.
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