La goera co l'ISIS (e co l'Ixlam ?)

Re: La goera co l'ISIS (e co l'Ixlam ?)

Messaggioda Berto » lun nov 23, 2015 8:45 pm

Sorpresa di Ramadan - Gran discorso di Cameron ai musulmani: “Perché non resistete all’estremismo?
Per la prima volta un capo di governo dice con chiarezza che le comunità sono troppo indulgenti con le idee pericolose
di Daniele Raineri | 20 Giugno 2015
http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/06/2 ... e_c317.htm

Ieri il primo ministro inglese, David Cameron, ha rivolto un discorso molto diretto e duro alla comunità musulmana in Gran Bretagna e l’ha accusata di non fare abbastanza per resistere ai reclutatori dello Stato islamico e al fascino che esercitano sui giovani inglesi. Il problema in generale, ha detto Cameron, è l’ideologia islamista estrema e i suoi dettami che ormai conosciamo: l’occidente è cattivo e la democrazia sbagliata, le donne sono inferiori e l’omosessualità è un male, la legge religiosa prevale sulla legge dello stato e il Califfato prevale sullo stato nazione, e la violenza è giustificata – anzi incoraggiata e richiesta – per vincere. Il problema in particolare, però, è questo: come arrivano le persone nel Regno Unito a pensarla così? si chiede Cameron. E risponde: arrivano a pensarla così perché ci sono parti della comunità musulmana inglese che praticano quello che lui definisce il “condoning quietly” delle idee estremiste dello Stato islamico. Si girano dall’altra parte, non si oppongono, sempre con discrezione e senza arrivare a invocare la violenza, però accettando molti degli stessi pregiudizi. Questa ipocrisia spalanca le porte alla narrazione del mondo che vogliono gli islamisti e diffonde un messaggio fra i musulmani: “pure voi ne fate parte”.

“Ci sono sempre stati i giovani arrabbiati che sposano cause che credono rivoluzionarie. Questa causa è cattiva, è contraddittoria, è inutile ma è oggi particolarmente potente. E io credo – dice Cameron – che sia così potente perché le viene dato credito. Così, succede che se tu sei un ragazzo che ha problemi con il mondo o una ragazza in cerca d’identità e ci sono argomenti che sono condonati silenziosamente su internet – e forse anche in alcune parti della comunità – allora non è un salto così lungo, passare da teenager inglese a combattente dello Stato islamico o a sposa di un jihadista. Un salto meno lungo rispetto a chi non è stato esposto a questi argomenti”.

Cameron ha parlato in Slovacchia, durante una conferenza internazionale sulla sicurezza (“lo Stato islamico è una delle minacce più gravi che il mondo abbia mai affrontato” – ha detto – e le sue dimensioni sono “formidabili”) e il suo discorso cade in un momento simbolico, all’inizio del mese sacro di Ramadan (ieri era il secondo giorno). Di solito sono i giorni in cui tradizionalmente i politici provano la carta della simpatia verso la comunità islamica (almeno con un Ramadan kareem, buon Ramadan!). Ma il discorso arriva anche in una settimana di preoccupazione più alta del solito per gli episodi di radicalizzazione di giovani inglesi – e “il solito” è già alto. Un diciassettenne di Dewsbury, Talha Asmal, si è fatto saltare in aria cinque giorni fa con un camion bomba durante un attacco suicida nella battaglia per il controllo di Baiji, la più grande raffineria dell’Iraq, dove le forze del governo e lo Stato islamico si combattono da mesi. Lunedì si è saputo che tre sorelle di Bedford sono partite verso la Siria portando i loro nove bambini, tra i tre e i quindici anni di età.

Secondo i dati messi assieme negli ultimi mesi, almeno seicento inglesi sono partiti volontari verso il jihad in Siria e in Iraq a partire dal 2012. Tra loro ci sono anche alcuni casi che spiccano sopra la media per pericolosità. C’è il giovane kuwaitiano Mohamed Emwazi, cresciuto a Londra fino agli anni dell’università e poi diventato in Siria il capo dei cosiddetti “Beatles”, un gruppo di sequestratori appartenenti allo Stato islamico. Emwazi è il protagonista dei video con le uccisioni di ostaggi occidentali. Nell’ultimo anno la polizia inglese ha arrestato quasi una persona al giorno con l’accusa di terrorismo – e anche se non tutte le accuse si rivelano solide, è comunque un numero che la polizia definisce “molto difficile da gestire”.

Cameron è il primo leader occidentale a parlare direttamente di un problema esistente con “parti della comunità islamica” troppo remissive con l’estremismo, e quindi a sfidare il rischio (alto) di un’accusa di generalizzazione su base religiosa. Sa, tuttavia, che troverà anche consensi: “I musulmani inglesi aiutano i jihadisti”, ha titolato ieri a tutta pagina un Daily Mail trionfante, per sintetizzare il discorso del primo ministro – e il Telegraph ha pubblicato un editoriale (oltre all’apertura della prima pagina) in cui spiega con tono compassato di essere molto d’accordo con Cameron. E’ probabile che la comunità islamica inglese reagirà con proteste.

In Francia, dove vivono cinque milioni di musulmani e dove il problema è simile – un numero alto di volontari partiti per il jihad – il governo preferisce la linea opposta: tenere ben distinte la comunità islamica e lo Stato islamico ed evitare con cura qualsiasi accusa di confusione fra islam e ideologia islamista. “Dobbiamo dire che tutto questo non è islam”, ha detto lunedì il premier Manuel Valls, riferendosi “a chi predica l’odio, all’antisemitismo, a chi si autonomina imam e promuove la violenza e l’estremismo nei nostri quartieri e nelle nostre prigioni”.

La linea inglese e la linea francese sono molto diverse: la prima pone un problema alla comunità musulmana (“non state facendo resistenza ai reclutatori, parlate degli stessi argomenti”), la seconda tenta una separazione (“siete due cose diverse, lo vediamo, non diventate una cosa sola”) per evitare la trappola del risentimento religioso: se li sospettiamo tutti di essere terroristi e li trattiamo tutti come sospetti, si caleranno nella parte, faranno meno resistenza ai cattivi maestri. Anche Londra ha tenuto questa seconda linea per anni, ora è chiaro che non la considera più efficace.
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Messaggioda Berto » lun nov 23, 2015 8:49 pm

Straje ixlamega de Parixi
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Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... lamici.jpg

Jihad o goera "santa" xlamega on cremene contro l'omanedà
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Jihadisti tałiani
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Messaggioda Berto » mer dic 02, 2015 2:06 pm

Sammy Basso
15 novembre alle ore 13:18

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 3011998591

Ho letto vari post su Facebook a proposito dle l'attentato parigino!
Non voglio dire la mia opinione, la sapete già, poiché più volte ho parlato dell'Isis! Volevo fare chiarezza su alcune cose però, "rispondere" a certi luoghi comuni:

1) C'è chi giustifica l'Isis dicendo che si vendicano dei bombardamenti a loro fatti dagli europei. A parte che bombardare civili non è la soluzione, ma faccio notare che i siriani, nella guerra civile, non sono stati bombardati dagli occidentali. Gli occidentali hanno appoggiato strategicamente, come truppe di supporto e non di attacco, la rivolta dei ribelli contro Assad, e tutti erano d'accordo poiché Assad era un tiranno. I ribelli però, erano siriani e stranieri islamici, da cui poi è nata l'Isis. La parte di siriani che si sono schierati con l'Isis, si sono schierati con gli stessi che hanno ucciso le loro famiglie, e gli altri membri dell'Isis sono persone che con la Siria non hanno niente a che fare, ma hanno visto un focolare da dove instaurare il loro regno di terrore.

2) c'è chi dice che la Francia non doveva bombardare l'Isis, d'accordo, la guerra non è MAI bella, ma ricordiamo che la Francia ha attaccato un Governo con cui era già in guerra, e non è stata la Francia ad iniziarla.

3) c'è chi dice che l'Italia non è in guerra...sbagliato! Nel suo primo discorso pubblico, Abu Bakr al Baghdadi, ha dichiarato guerra all'Italia, dicendo che avrebbe conquistato Roma. Secondo la legge italiana una dichiarazione di guerra implica immediato stato di guerra con quello stato...sì, potremo già legalmente essere sottoposti a legge marziale...e sì, siamo in guerra.

4) c'è chi dice che i controlli più ferrati sono una negazione dei diritti...ma le norme e la legge afferma che per sicurezza nazionale si deve procedere con controlli verso sospetti. Certo, in questo caso bisognerebbe analizzare tutti gli imam, le moschee, tutti i musulmani...(lasciamo perdere l'eterna questione islam moderato esiste o no, di musulmani moderati ne esistono e ne conosco), ecco io credo che tutti quei musulmani che si sono perfettamente integrati, non abbiano alcun problema ad essere controllati, poiché non hanno niente da nascondere, e anche perché tali controlli garantirebbero anche la loro sicurezza, come quella di tutti.

5) c'è chi dice che non si deve intervenire in Medioriente...non credo sia possibile! Uno perché se lasciamo stare l'Isis, loro non smetteranno di attaccarci, l'obbiettivo dell'Isis è la morte del l'occidente! E poi, non sarebbe giusto lasciare che in Siria, Iraq, o in qualsiasi altro posto del mondo, queste persone continuino a decapitare, uccidere, stuprare, torturare, sotterrare, bruciare innocenti, siano essi cristiani, musulmani, ebrei, yazidi! Altrimenti si sarebbe ipocrisia! Sarebbe ipocrisia, poiché da buonisti diciamo, no, l'Isis è la vittima delle nostre malefatte, BALLE! Le vittime sono ancora li, civili costretti a vivere come vermi, siriani, curdi, e altri, che combattono ora l'Isis per liberare la loro terra. Poiché l'Isis non è la vittima, è il veleno! È cresciuta approfittando della situazione del Medioriente, degli sbagli nostri, involontari. Non fermare l'Isis sarebbe essere loro complici, sarebbe come fare gli struzzi, che nascondo la testa sotto la sabbia. Ma la guerra arriverà, è già cominciata, tutto sta nel decidere quante vittime ancora devono morire, in Siria, o Europa, prima di intervenire.
nella seconda guerra mondiale ci fu chi disse: "se avessimo saputo prima di cosa succedeva nei campi di concentramento, avremo agito prima!" Ora noi sappiamo cosa sta accadendo in Siria, sappiamo che l'Isis è un occupante della Siria, non governo o il volere del popolo che la abitano! Lasciamo da parte il buonismo, siamo realisti, di qualsiasi religione siamo, se accettiamo l'Isis allora siamo suoi complici, e se un giorno l'Isis distruggerà i nostri valori, li avremo aiutati a farlo!

Siria
viewtopic.php?f=188&t=619
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Re: La goera co l'ISIS (e co l'Ixlam ?)

Messaggioda Berto » lun dic 28, 2015 3:16 pm

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Re: La goera co l'ISIS (e co l'Ixlam ?)

Messaggioda Berto » lun dic 28, 2015 3:17 pm

L'Isis sta perdendo la guerra?
Lo Stato Islamico starà anche vincendo mediaticamente, ma sul campo di battaglia in realtà le cose potrebbero essere diverse
di Matteo Garavoglia

Venerdì 13 novembre 2015

http://www.tpi.it/mondo/iraq/sconfigger ... o-islamico

Mentre l'Isis continua a occupare le cronache di tutto il mondo con esecuzioni di massa e rapimenti collettivi che fanno pensare a una sua continua espansione in Siria e in Iraq, numeri e fatti sembrerebbero mostrare che la realtà sia invece un'altra.
Il giornalista Zack Beauchamp, in un articolo pubblicato sul sito d'informazione americano Vox, scrive che l'Isis sta perdendo la guerra in Medio Oriente.
Nonostante lo Stato islamico si estenda su un territorio pari a quello del Regno Unito, al momento i militanti del califfo al Baghdadi, dopo le vittorie degli ultimi mesi, stanno battendo in ritirata.
In Iraq, un anno fa l'Isis era riuscito a conquistare Mosul, la seconda città del Paese. A fine febbraio alcuni militati islamici hanno diffuso un video che mostra la distruzione di reperti archeologici.
Al momento, l'esercito iracheno sta preparando una controffensiva per riprendere il controllo della città. Secondo gli Stati Uniti, l'attacco avverrà ad aprile con la partecipazione delle forze curde.
Il 2 marzo 2015, 30mila soldati dell'esercito iracheno hanno lanciato un'azione di terra per riprendere il controllo della città di Tikrit, città natale di Saddam Hussein, attualmente in mano all'Isis.
--- Leggi Cos'è l'Isis, spiegato senza giri di parole
Nel frattempo, sono ripresi i successi delle forze governative. "Si registrano vittorie significative del governo a nord della valle dei fiumi, nel governatorato di Diyala e di Salahuddin", ha dichiarato Doug Ollivant, presidente dal 2008 al 2009 del National Security Council for Iraq.
Nel nord del Paese, invece, i curdi stanno cercando di tagliare i collegamenti dell'Isis tra Siria e Iraq tramite il blocco dell'autostrada principale.
A dicembre la città nord occidentale di Sinjar è stata riconquistata, mentre a fine gennaio i peshmerga curdi sono riusciti a prendere il controllo del tratto autostradale di Kiske, a 40 chilometri da Mosul.
Tuttavia, lo Stato islamico non sta perdendo dappertutto. "La situazione nella provincia occidentale di Anbar è molto più complessa", ha proseguito Ollivant. "Il governo iracheno guadagna territori da una parte e li perde dall'altra".
"L'Isis... perderà la sua battaglia per il controllo dei territori in Iraq", ha inoltre scritto Ollivant in un articolo su War on the Rocks. "Non esiste nessuno Stato islamico in Iraq.
"Essi operano soltanto come gruppi ribelli o malavitosi. Non hanno i mezzi per imporre la shari'a, pattugliare e governare uno stato".
La situazione in Siria è molto diversa. A Raqqa, capitale del califfato nel nord del Paese, l'Isis si è radicato più di qualunque altra città in Iraq e l'eterogeneità delle forze in campo non ha permesso di focalizzarsi solamente sullo Stato islamico.
"Tutti vedono il califfato come una priorità secondaria", ha dichiarato Sasha Gordon, firma di Caerus Associates."Per motivi di propaganda, il regime preferisce sconfiggere gli altri ribelli e viceversa".
Nonostante ciò, la liberazione di Kobane del 27 gennaio da parte delle forze curde con l'aiuto dei bombardamenti americani ha rivelato l'importanza della cooperazione internazionale per sconfiggere lo Stato islamico.
Sono tre i motivi che fanno pensare alla debolezza del califfo al Baghdadi - leader dell'Isis - nel raggiungere i suoi obiettivi:
1. Bombardamenti della coalizione internazionale. Anche se non potranno distruggere definitivamente l'Isis, i raid aerei hanno reso molto difficile la libertà di manovra dei militanti islamici.
2. Lo Stato islamico ha perso l'effetto a sorpresa. Rispetto ai 48mila soldati iracheni o ai 190mila peshmerga curdi nel nord dell'Iraq, l'Isis può contare su 20.000 - 30.000 combattenti.
Con questo tipo di numeri, la tattica dello Stato islamico è stata di compiere blitz rapidi sfruttando il mal dispiegamento dell'esercito iracheno e riuscendo a conquistare città come Mosul.
Ora, i bombardamenti americani hanno bloccato i collegamenti tra una città e l'altra e il riposizionamento delle forze governative non permette più questi tipi di attacchi.
3. La mancanza di alleati. L'ideologia dell'Isis richiede una totale e assoluta aderenza ai principi della legge islamica. In questa sua visione, nessun gruppo - incluso Al Qaeda - è considerato sufficientemente puro.
Questo aspetto si può vedere prevalentemente in Siria dove lo Stato islamico ha chiuso i rapporti con il Fronte al-Nusra e gli esponenti di Al Qaeda nella regione, rinunciando a possibili alleanze.
Rispetto ad altri gruppi islamici, lo Stato islamico ha un'altra particolarità. Se i talebani in Afghanistan avevano deciso, nel 2001, di rinunciare alle loro istituzioni politiche per darsi alla lotta armata attiva contro l'intervento americano, l'Isis ha deciso di porsi come stato.
"Il califfato ha bisogno di un territorio dove poter rafforzare la legge islamica", ha spiegato il giornalista Graeme Wood in un articolo pubblicato sul giornale americano The Atlantic.
Le decisioni di espansione dell'Isis, inoltre, sono dettate principalmente dall'ideologia, come il tentativo di conquistare territori controllati dalle forze curde. Per i militanti di al Baghdadi, la vittoria finale è stata promessa da Allah e Dio li proteggerà fino al raggiungimento dell'obiettivo finale, anche se difficilmente realizzabile.
In ultima analisi, l'Isis sembra essere troppo vulnerabile di fronte alla coalizione guidata dagli Stati Uniti, continuando un tipo di guerra tradizionale per tenere sotto il proprio controllo le città conquistate nonostante il numero ridotto di combattenti con cui far fronte.
Anche se la guerra contro lo Stato islamico potrebbe durare anni, Zack Beauchamp ritiene che quello dell'Isis sia solo uno dei tanti capitoli nella storia irachena post invasione americana 2003. E potrebbe anche non essere l'ultimo.
In Siria, invece, la guerra civile sta rallentando l'impegno militare contro l'Isis e il conflitto potrebbe portarsi per più di una generazione.

--- Leggi LETTERA ALLE RAGAZZE CHE VOGLIONO UNIRSI ALL'ISIS: un'attivista musulmana ha scritto una lettera alle ragazze che pensano di lasciare il loro Paese per unirsi all'Isis
http://www.tpi.it/mondo/regno-unito/let ... gazze-isis

--- Leggi COME I MEDIA DEVONO TRATTARE L'ISIS: si devono pubblicare video degli ostaggi? Spesso si trova una soluzione davanti all’emergenza, rischiando incoerenza e passi falsi
http://www.tpi.it/mondo/siria/come-i-me ... are-l-isis

--- Leggi LA VITA DELLE DONNE SOTTO L'ISIS: obbligate a portare veli multi-strato, guanti e abiti larghi. Proibito uscire di casa senza un accompagnatore maschile
http://www.tpi.it/mondo/siria/la-vita-d ... tto-l-isis



Terza Guerra Mondiale / Lotta al terrorismo: l’attacco Isis in Yemen e la Nato pronta ad aiutare la Libia (domenica 6 dicembre 2015)

http://www.ilsussidiario.net/News/Crona ... 15-/661344


TERZA GUERRA MONDIALE, LOTTA AL TERRORISMO E CRISI RUSSIA-TURCHIA (DOMENICA 6 DICEMBRE 2015): LE ACCUSE DI ASSAD E LA NATO PRONTA AD AIUTARE LA LIBIA - Non si può davvero poter avere una linea chiara davanti in questo turbinio di crisi internazionali che su vari campi fanno davvero sembrare uno scenario da risiko, o più seriamente, da terza guerra mondiale. Con Siria, Iraq e Libia come campi di battaglia a cui si aggiunge anche lo Yemen da questa mattina per i meno informati, da molto tempo per gli attenti osservatori: l'attentato nella città di Aden ha visto uccidere con un attacco bomba il governatore della città, Jafar Saad, morto assieme a tutta la sua scorta. Come riporta la Reuters, c'è stata subito la rivendicazione dell'Isis che ha firmato così l'ennesimo attacco nel giro di poche settimane. Mentre poi in Siria e Iraq le diplomazie internazionali stanno cercando di trovare un accordo per combattere unitariamente il terrorismo, arriva un importante aggiornamento nel terzo stato con presenza forte di una fazione del Daesh, la Libia. Questa mattina il segretario Nato, Jen Stoltenberg, ha illustrato i prossimi piani della Nato nello stato che un tempo fu di Gheddafi e ora in completo disfacimento dopo la sua cattura e morte. Il concetto è che la Nato è pronta ad intervenire proprio in Libia per cercare di portare una soluzione in uno stato dilaniato da due governi e varie tribù fondamentaliste, oltre l'Isis. La condizione? La Nato interviene solo se si formerà un governo di unità nazionale e se dunque verrà chiesta l'assistenza per ricostruire le proprie capacità di difesa. «Una nuova strategia flessibile nella lotta globale al terrorismo, con la maggior parte delle vittime che sono musulmane e gli stessi musulmani sono quelli che in maggioranza si battono contro l'Isis: alla fine noi non possiamo combattere al posto loro». A dirlo è proprio Stoltenberg in una intervista ai colleghi di Repubblica: numerosi i temi poi toccati, dalle altre zone di terrorismo mondiali e dalla querelle tra Putin e Erdogan: «la Russia ha negato espressamente di volere lo scontro miliare con la Turchia, l'obiettivo ora dovrebbe essere quello di abbassare i toni e calmare le tensioni».

TERZA GUERRA MONDIALE, LOTTA AL TERRORISMO E CRISI RUSSIA-TURCHIA (DOMENICA 6 DICEMBRE 2015): ASSAD ACCUSA LA GRAN BRETAGNA, "ILLEGALE L'ATTACCO DI LONDRA IN SIRIA" - Un durissimo attacco quello del previdentissimo della Siria, Assad che interviene in una intervista al Sunday Times oggi con parole di fuoco: una minaccia di terza guerra mondiale che si allarga sempre di più, con focolai da ogni parte e con il tutto altro che semplice schieramento nella lotta al terrorismo. A parole sono tutti contro l'Isis, nei fatti i vari attori anti-Daesh sono poi tutti in lotta tra loro, con fronti aperti che ormai si fanno fatica a contare: Turchia contro Russia, Russia contro Usa, Iraq contro Turchia, e ora se ne apre un altro con la Siria ancora ufficiale che prende di mira le scelte dei raid della Gran Bretagna. «Le operazioni britanniche in Siria non daranno alcun risultato, sarà anzi dannoso e illegale e darà sostegno al terrorismo, come è successo dopo che la coalizione ha cominciato con le sue operazioni circa un anno fa, perché questo è come un cancro che non si può tagliare, va estratto». Secondo Assad, le operazioni di Gran Bretagna, Francia e Germania e tutte le altre non faranno che cercare di tagliare il cancro che però si diffonderà nel corpo ancora più velocemente: un attacco durissimo dunque contro la coalizione che in teoria combatte esattamente lo stesso nemico di Assad ma che evidentemente vede a rischio il suo posto dopo eventuale sconfitta dell'Isis. Come reagirà ora il suo alleato storico, Vladimir Putin?

TERZA GUERRA MONDIALE, LOTTA AL TERRORISMO E CRISI RUSSIA-TURCHIA (DOMENICA 6 DICEMBRE 2015): IRAQ ACCUSA ANKARA DI VIOLARE NORME INTERNAZIONALI. L'ATTENTATO DI LONDRA - Dire che sono tempi duri suonerà anche banale ma riflette un dato di fatto: una terza guerra mondiale sembra in atto o quantomeno agli sgoccioli e dopo l'ennesimo caso di attentato, questa volta a Londra e per fortuna senza morti ma con un ferito grave, la sensazione di un grosso problema di crisi internazionale continua a serpeggiare. L'attentato di Londra con un siriano che urlando per la propria terra tenta di sgozzare un passante in metro, ha risvegliato se ce ne fosse il caso, il problema delle possibili ripercussioni per i Paesi che hanno deciso di intervenire con raid, forze e bombe contro la Siria occupata dall'Isis. Ma in corso vi è un'altra parte del Medio Oriente che vive un caso molto strano: il dispiegamento delle forze della Turchia in Iraq per cercare di liberare Mosul dal governo Daesh non è affatto gradito dal governo iracheno, che ha parlato questa mattina in una nota ufficiale del presidente Fuad Massum in questi termini: le truppe turche nel nord dell'Iraq sono una «violazione delle norme internazionali, delle leggi e della sovranità nazionale dell'Iraq». Durissimo il governo di Baghdad che ha chiesto ufficialmente ad Ankara di ritirare immediatamente i soldati, circa 1000, presenti in territorio iracheno: fonti invece che arrivano dal Bosforo raccontano di come la presenza delle forze turche sia possibile perché avvallata dal presidente della regione del Kurdistan iracheno Massud Barzani. Il mistero si infittisce e un conflitto ad ampio raggio con un tutto contro tutti sembra sempre l'ipotesi più reale.

TERZA GUERRA MONDIALE, LOTTA AL TERRORISMO E CRISI MOSCA-ANKARA (DOMENICA 6 DICEMBRE 2015): UN UOMO TENTA DI DECAPITARE UN PASSANTE "PER LA SIRIA" - Questa nuova ondata di violenza, che più d'uno ormai definisce una vera e propria Terza Guerra Mondiale, passa anche da notizia che non arrivano da scenari di conflitto veri e propri. Per esempio arrivano delle novità dall'Inghilterra che invitano alla riflessione e a momenti davvero di sgomento. Nella serata di sabato 6 novembre, intorno alle 20.00 ora italiana, un uomo ha provato a tagliare la gola a un passeggerlo della metropolitana di Leytonstone a est del centro di Londra. Questo prima di sferrare un colpo ha urlato che compieva il gesto in nome della madre Siria. L'uomo fortunatamente è stato disarmato e immobilizzato dalla polizia con un taser. Al momento non ci sono notizie sulle condizioni della vittima di questo attentato terroristico che ha di sicuro poco a che fare con la religione e altri motivi puramente etici. Il Daily Mail e il Mirror hanno riportato alcuni video girati sul posto da altri passeggeri con i cellulari. In questi si vede un enorme pozza di sangue nei pressi dei tornelli della metro.

TERZA GUERRA MONDIALE, LOTTA AL TERRORISMO E CRISI MOSCA-ANKARA: LA FINLANDIA CHIUDE IL CONFINE CON LA RUSSIA (SABATO 5 DICEMBRE 2015) - Una Terza Guerra Mondiale in arrivo? La previsione di molti esperti è proprio questa e del resto non è un azzardo ipotizzare uno scenario del genere stando alle tensioni crescenti tra tanti Paesi, non ultimo quello tra Finlandia e Russia. Che tra i due paesi non scorra buon sangue, senza scomodare la Guerra d'Inverno dello scorso secolo, non è una novità, ma alle scaramucce degli ultimi mesi si è aggiunto in queste ora un fatto senza precedenti. Secondo quanto riportato da "agiellenews.it", la Finlandia, che condivide con Mosca oltre 1300 km di territorio di confine, ha chiuso il punto di passaggio "Lotta", nelle vicinanzie di Murmansk "senza preavviso". La decisione da parte delle autorità finlandesi ha colto impreparati proprio 15 cittadini russi, tra cui 7 bambini, rimasti bloccati alla frontiera e ora in attesa di fare rientro in Russia.

TERZA GUERRA MONDIALE, LOTTA AL TERRORISMO E CRISI RUSSIA-TURCHIA: TRUPPE TURCHE IN IRAQ (SABATO 5 DICEMBRE 2015) - Nella giornata di ieri un aspetto non è stato calcolato ma forse può aiutare a capire meglio come la macchia d’olio di questi tempi da terza guerra mondiale apparente e inquietante non sia solo una teoria strampalata ma un effettivo rischio per come stanno evolvendo le questioni internazionali. Si è scoperto che in Iraq - quindi non sul campo principale di battaglia dei mesi prossimi, ovvero la Siria conquistata in parte dall’Isis - nella zona a nord dove c’è Mosul sono operative delle truppe turche. Sì, proprio la stessa Turchia che nella lotta senza esclusioni di colpi con la Russia sta rendendo molto complesso trovare un equilibrio tra le nazioni mondiali che intendono combattere il Daesh in maniera militare. Sono circa un migliaio impegnati nell’addestramento delle forze irachene, peshmerga curdi compresi che combattono il califfato. Turchi che addestrano curdi, sì non abbiamo sbagliato a scrivere: accade in Iraq, avendo come obbiettivo la riconquista di Mosul, al momento sotto bandiera nera dell’Isis. Strategia interessante che porterebbe a comprenderne una molto più ampia che punta ad isolare la Siria, anche quella ufficiale di Assad, indebolendone la leadership in questo momento già molto fragile. Per far questo ci si allea momentaneamente anche con i migliori nemici come i curdi: ma il segnale non è positivo a nostro parere per il semplice motivo che addestrare in una guerra per poi scatenarne una ancora più ampia potrebbe essere pericoloso. Mortalmente pericoloso e in cui molto attori sono coinvolti.
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Re: La goera co l'ISIS (e co l'Ixlam ?)

Messaggioda Berto » lun dic 28, 2015 3:17 pm

Il giornalista siriano che denunciò i crimini dell'Isis ad Aleppo ucciso in un raid in Turchia
28/12/2015

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 2&pg=13843

Un regista e giornalista siriano è stato assassinato in Turchia ieri in pieno giorno in un raid vicino alla sede della rivista che dirigeva.
Naji Jerf, direttore del mensile Hentah e regista di documentari anti-Isis, è stato vittima di un agguato in pieno giorno nella città di Gaziantep, nei pressi dell'edificio che ospita la sede del media indipendente siriano. La morte di Jerf è stata annunciata da un gruppo di giornalisti che stava lavorando con lui. Si tratta del terzo assassinio di giornalisti in Turchia negli ultimi tre mesi.

Jerf aveva recentemente completato un documentario che investigava la violenza e i crimini nelle parti di Aleppo sotto controllo dell'Isis dal titolo "Raqa is Being Slaughtered Silently". Il film ha vinto un importante premio a novembre, l'International Press Freedom Award.

Secondo le prime ricostruzioni, il giornalista siriano è stato vittima di colpi di armi da fuoco in testa mentre stava camminando per strada. E' stato portato in ospedale, dove è morto. L'attacco è avvenuto vicino alle telecamere di sicurezza, secondo quanto riporta il sito di notizie turco T24. Un amico di Jerf ha dichiarato ad AFP che il giornalista “aveva programmato di trasferirsi questa settimana a Parigi dopo aver ottenuto l'asilo per lui e la sua famiglia per la Francia”.

Il direttore per il Medio Oriente della Committee to Protect Journalists’(CPJ), Sherif Mansour, ha dichiarato: "I giornalisti siriani fuggiti in Turchia per la loro sicurezza non sono affatto sicuri, invitiamo le autorità turche a portare gli assassini di Naji Jerf alla giustizia rapidamente e in modo trasparente, e per rafforzare le misure per proteggere tutti i giornalisti siriani in territorio turco", ha aggiunto.

In Turchia, paese Nato che negozia il suo ingresso nel regime dell'Unione Europea, la vita per un giornalista che vuole essere libero è divenuta impossibile. All'inizio di novembre, il noto giornalista e attivista per i diritti dei curdi, Tahir Elci, è stato ucciso da uomini armati sconosciuti in una strada a Diyarbakir. Un raid molto simile a quello che ha ucciso Jerf. Ad ottobre, due giornalisti siriani, Ibrahim Abd al-Qader e Fares Hamadi sono stati ritrovati senza vita in un appartamento nella città di Urfa, nel sud della Turchia.

Raid in pieno giorno contro giornalisti liberi e indipendenti che denunciano il legame tra un paese membro della Nato e il terrorismo internazionale più efferrato. Se il mondo che si crede libero fosse libero veramente, i #jesuischarlie sarebbero oggi in piazza per #JesuisJerf. Se, appunto.
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Re: La goera co l'ISIS (e co l'Ixlam ?)

Messaggioda Berto » mar dic 29, 2015 9:04 pm

Isis, 2 arresti in Belgio: «Preparavano attentati per Capodanno»
Spari a un posto di blocco a Bruxelles
Fermati due sospetti, altri 4 rilasciati dopo un blitz vicino Liegi. «Pianificavano un attacco nel quartier generale della polizia a Bruxelles». Secondo i media, tra gli obiettivi di un attacco «imminente» il quartier generale della polizia nei pressi della Grand Place
di Francesca Basso, inviata a Bruxelles - 29 dicembre 2015

http://www.corriere.it/esteri/15_dicemb ... e502.shtml


Questa volta gli attacchi di Parigi non c’entrano. I due arresti nella notte in Belgio sono legati al rischio di nuovi attentati in occasione delle feste. L’operazione di polizia delle ultime ore ha messo in evidenza «serie minacce di attentati diretti contro diversi luoghi emblematici di Bruxelles che sarebbero stati commessi durante i festeggiamenti per la fine dell’anno». Le informazioni sono limitate al minimo, spiega una nota delle forze dell’ordine, «per non compromettere le indagini». Secondo alcuni media nel mirino c’era la polizia, in particolare il commissariato generale vicino alla Grand Place.

Militari nelle strade

L’allerta a Bruxelles è al livello 3 su 4. E dopo le ultime indagini anche il livello di guardia delle sedi della polizia, finora tenuto al grado due, è stato innalzato di un punto. Una settimana fa il governo ha prolungato per un altro mese l’operazione che prevede l’uso dei militari a guardia di siti sensibili e istituzioni: sono 700 gli uomini impiegati ma se il livello d’allerta dovesse essere elevato a quattro il numero di militari per le strade passerà a 1.250. Gli uomini in divisa si vedono eccome. Nel quartiere europeo, a guardia dei palazzi delle istituzioni comunitarie, ma anche all’ingresso di hotel di rilievo. Il governo belga sta anche valutando di rivedere i quattro livelli di allerta per minaccia terroristica e aggiungerne un quinto. Attualmente il quarto, ovvero il più alto, scatta in presenza di una minaccia imminente. Il ministero della Giustizia sta considerando un quinto in presenza di informazioni specifiche su autori del possibile attentato, dei luoghi o del momento.

Le perquisizioni

Domenica 27 e lunedì 28 dicembre sono state effettuate perquisizioni nella regione di Bruxelles, nel Brabante fiammingo e a Liegi. Sei persone sono state fermate per essere ascoltate e due di loro sono state arrestate: la prima «per minaccia di attentati, partecipazione ad attività di un gruppo terroristico in qualità di leader e reclutamento allo scopo di compiere atti terroristici e la seconda per minaccia di attentati e partecipazione ad attività di un gruppo terroristico». Le altre 4 sono state rilasciate. Non sono state rinvenuti armi o esplosivi durante le perquisizioni, ma materiale informatico, uniformi di tipo militare e materiale di propaganda dello Stato Islamico sono stati sequestrati e vengono attualmente esaminati. La tensione è alta. Ieri nel tardo pomeriggio in una zona centrale di Bruxelles, Ixelles, una Opel con targa francese non si è fermata a un posto di blocco rischiando di investire gli agenti. Il tentativo di fuga è stato fermato da uno spartitraffico di cemento in mezzo alla strada. Gli agenti hanno arrestato le due persone che erano nell’auto. Testimoni hanno sentito alcuni spari e la polizia ha confermato che un colpo è stato esploso da uno degli agenti.
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Re: La goera co l'ISIS (e co l'Ixlam ?)

Messaggioda Berto » sab gen 16, 2016 8:20 am

Viołensa a łe done en Xermagna a caodano

Partexani de ła viołensa dei migranti xlameghi
viewtopic.php?f=194&t=2155
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Re: La goera co l'ISIS (e co l'Ixlam ?)

Messaggioda Berto » sab gen 16, 2016 8:20 am

Terrorismo, Al Qaeda minaccia l'Italia. "I romani sono tornati in Libia. Se ne pentiranno"
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (ansa)
L'agenzia mauritana al-Akhbar diffonde i contenuti di un video di cui afferma di aver ricevuto copia. A parlare è il numero due di Al Qaeda nel Maghreb islamico, l'algerino Abu Ubaydah Yusuf al-Anabi, che rievocando i protagonisti dell'occupazione coloniale fascista, accusa i rappresentanti dei parlamenti di Tripoli e Tobruk di aver consegnato il Paese a un nuovo "generale italiano che ruba le sue risorse, umilia i suoi uomini e viola i suoi simboli sacri"
14 gennaio 2016

http://www.repubblica.it/esteri/2016/01 ... -131243709

ROMA - "L'Italia romana ha occupato Tripoli", gli "invasori" italiani se ne pentiranno, saranno "umiliati e sottomessi". A pronunciare tali parole di minaccia il numero due di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), l'algerino Abu Ubaydah Yusuf al-Anabi, in un video di 23 minuti e 24 secondi di cui l'agenzia mauritana al-Akhbar afferma di avere ricevuto una copia.

Se confermato, l'alto profilo criminale di Abu Ubaydah Yusuf al-Anabi renderebbe l'anatema sicuramente degno di particolare attenzione, anche se, secondo alcuni analisti, più che avvertire l'Italia, il vero obiettivo del video potrebbe essere di sottolineare il protagonismo dell'Aqmi agli occhi dei libici, in "concorrenza" con la penetrazione dello Stato Islamico e le numerose azioni portate dai suoi jihadisti in territorio libico.

Dal 9 settembre scorso, al-Anabi è inserito nella lista dei "terroristi globali" stilata dal Dipartimento di Stato americano, che ha fatto scattare il bloccco di ogni sua eventuale proprietà o interesse negli Usa e il divieto di operare transazioni con lui o a suo beneficio. A settembre, al-Anabi veniva descritto dal Dipartimento di Stato come "membro di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), leader del consiglio dei notabili dell'organizzazione e capo della sua struttura media". Il 25 aprile del 2015, lo stesso al-Anabi era apparso in un altro video in cui esortava gli estremisti al conflitto armato contro gli interessi francesi nel mondo, presumibilmente in risposta all'intervento della Francia in Mali.

Per al-Anabi, quello in corso in Libia è un vero e proprio "complotto", a partire dall'accordo per un governo di unità nazionale firmato il 17 dicembre a Skhirat, in Marocco, dai rappresentanti dei parlamenti di Tripoli e Tobruk sotto l'egida dell'Onu e con l'importante ruolo di mediazione svolto dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, fino alla cosiddetta "occupazione" da parte dell'Italia. Stando al terrorista, "un generale italiano", di cui non fornisce altri dettagli, "è a capo di un governo fantoccio di cui fa parte gente della nostra razza che ha venduto la sua religione", alla stregua di quanto accadde in Iraq con "la nomina di Paul Bremer dopo la campagna criminale di George Bush", per non parlare di come "il suo compagno di crimini Donald Rumsfeld ha insozzato Baghdad".

Nel video, che inizia con 8 minuti di estratti di rapporti e notizie pubblicati sui media e frasi pronunciate da responsabili libici, al-Anabi spiega che "con le rivoluzioni arabe l'Occidente crociato ha assistito al ritorno dei musulmani alla loro religione, ha preso atto del loro desiderio ostinato di applicare la Sharia (la legge coranica, ndr) e non ha trovato altro rimedio che tornare a occupare quei territori, mettendo le sue avide mani sulle ricchezze e sul petrolio e continuare a controllarli". Per al-Anabi "la minoranza euro-americana controlla il mondo in generale e la nostra Ummah (comunità, ndr) musulmana in particolare", mentre "chi non si rassegna e resiste è definito un terrorista ed è ricercato vivo o morto", laddove "il concetto di terrorismo mira a diffamare il jihad".

"E' una guerra crociata contro l'Islam - continua al-Anabi nel messaggio - la vittima oggi è la Libia, contro cui vengono tessuti complotti di governanti arabi e romani", piani per una dominazione straniera. Ai libici, il terrorista algerino chiede di "trovare l'unanimità, unificare i discorsi, ordinare le fila e chiarire le divergenze" contro il "complotto" in corso. "Gli italiani hanno occupato la vostra capitale. Abbandonate le vostre divergenze, serrate le file, unite le vostre posizioni. Gli occupanti italiani devono essere cacciati".

Poi al-Anabi attacca i governi di Tobruk e Tripoli per la firma dell'accordo del 17 dicembre con cui "la culla delle conquiste nel grande Maghreb è stata consegnata senza colpo ferire a un generale italiano che ruba le sue risorse, umilia i suoi uomini e viola i suoi simboli sacri. Non sarebbe stato meglio se la riunione di Skhirat fosse stata destinata alla liberazione di Ceuta e Melilla?", si chiede al-Anabi con riferimento alle due enclavi spagnole nel nord del Marocco. Rivolgendosi ai partecipanti a quel vertice, il terrorista ribadisce che Aqmi "non accetterà i risultati delle vostre conferenze e non tacerà di fronte ai vostri complotti. Se volete mettere le mani sulla nostra gente e le nostre risorse, dovrete passare sui nostri resti, poiché noi siamo un popolo che non si arrende, o vinciamo o moriamo".

Al termine del suo discorso, al-Anabi lancia ancora una minaccia all'Italia, "ai nuovi invasori, i nipoti di (Rodolfo) Graziani", con riferimento al generale che ricoprì diversi incarichi di comando in epoca fascista e durante le guerre coloniali italiane. "Vi morderete le mani pentendovi di essere entrati nella terra di Omar al-Mukhtar (il combattente libico che guidò la resistenza all'occupazione italiana, ndr) e ne uscirete umiliati e sottomessi, con il permesso di Dio".
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Re: La goera co l'ISIS (e co l'Ixlam ?)

Messaggioda Berto » lun mar 07, 2016 3:52 am

Siria, nella “capitale” del Daesh ribellione degli abitanti filo-Assad
06.03.2016

http://it.sputniknews.com/mondo/2016030 ... shortening

I cittadini della città di Raqqa, l'auto-proclamata "capitale" del Daesh (ISIS) si sono ribellati contro i fondamentalisti ed hanno issato le bandiere della Siria in alcuni quartieri, segnala "Sputnik" riferendosi alle testimonianze del posto.

Secondo le testimonianze, le bandiere siriane sono apparse sugli edifici di 5 quartieri di Raqqa. Dopodichè i cittadini sono scesi in massa nelle strade scandendo slogan a sostegno dell'esercito siriano, riporta "Sputnik".

Dopo l'inizio della manifestazione tra i dimostranti e i terroristi islamici sono iniziati cruenti scontri. Gli insorti di Raqqa sono riusciti ad uccidere un gran numero di terroristi del Daesh.

I testimoni hanno inoltre riferito all'agenzia russa che nella giornata di ieri nelle strade ci sono stati scontri armati tra i terroristi. Le forze del Daesh hanno bloccato le vie d'uscita della città per impedire ad un centinaio di disertori di fuggire.

Raqqa, l'autoproclamata "capitale" del Daesh, si trova nel nord della Siria, sulle rive del fiume Eufrate. La città fu conquistata dai jihadisti nel 2013. Dopo essere finita sotto il controllo dei terroristi, le forze governative siriane hanno cercato di riconquistare la città, anche con l'ausilio delle forze aeree, ma le sortite non hanno portato al successo. Una divisione dell'esercito di Assad, dislocata nei pressi di Raqqa, è stata isolata dal resto delle forze governative. Nel 2014 il Daesh aveva completamente stroncato la sua resistenza, debellando completamente la presenza delle forze governative.

Oggi è in corso l'offensiva su Raqqa effettuata congiuntamente dalle forze governative siriane e dalle truppe delle milizie curde.
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