Moschea luogo in cui si diffonde l'orrore nazislamico

Moschea luogo in cui si diffonde l'orrore nazislamico

Messaggioda Berto » dom apr 03, 2016 7:21 am

Islam, Moraglia: la legge veneta anti-moschee limita la libertà
Così il Patriarca di Venezia motiva la propria preoccupazione: «L’esercizio, anche pubblico, della fede è valore civile ed ecclesiale che permette a tutti di esprimersi rispettando le altrui convinzioni»
02/04/2016

http://www.lastampa.it/2016/04/02/vatic ... agina.html

Non si deve retrocedere dal «bene fondamentale della libertà religiosa»: così il patriarca di Venezia Francesco Moraglia motiva la propria preoccupazione per quella che è già stata definita la legge veneta «anti-moschee». Il riferimento, sottolinea in un intervento uscito su Gente Veneta, è alla proposta che arriverà il 5 aprile in consiglio regionale veneto sulla «modifica alla legge sul governo del territorio» che punta a introdurre una nuova normativa per la realizzazione di edifici per servizi religiosi e «il loro inserimento omogeneo» negli strumenti urbanistici dei comuni.

«L’esercizio, anche pubblico, della fede è valore civile ed ecclesiale - sostiene il Patriarca - che permette a tutti di esprimersi rispettando le altrui convinzioni». Moraglia afferma di comprendere come «il contesto attuale sia complesso e frammentato e, per questo, richieda molte attenzioni». «Si esigano pure le giuste forme di tutela e di garanzia, si richieda un forte senso di responsabilità e di rispetto da parte di tutti, anche un senso più vivo della legalità - chiarisce - ma non si retroceda dal principio irrinunciabile della libertà religiosa». Per il Prelato, «la libertà religiosa, rispettosa della coscienza altrui e amante delle buone regole del vivere civile, deve oggi più che mai essere potenziata. Non restringiamone i confini».


Moraja lù lè dixonesto parké el fa pasar l'Ixlam cofà ła fuse lomè na rełixon ke ła łeva el spirto de l'omo a D-o e ke ła ło aja a farse pì bon.

Bè lù lè on buxiero grando kel danexa ła so xente e l'omanedà

prima parké l'Islam no lè na rełixon ma na dotrina, na eideołoja e na pratega połedego-rełijoxa ke ła ga sì on so culto co łe so preghiere e çeremogne e na so mision ma ła ga anca on so codexe połedego, miłitar, çevil o soçal e penal;

dapò parké ła mision lè on oror:
1) portar soto Alà tuta l'omanedà con ł bone o co łe cative anca col teror e col stermegno;
2) łe preghiere ke i muxlin łi dixe osesivamente 5 volte al dì łe maltrata łi ebrei ei creistiani endouxendo al sprèso verso de lori;

e po' parké łi codexi połedego, miłitar, çevil e penal łi vioła i Diriti Omàni Ogniversałi e łi porta a far sù stati deogratego totałitari e łi enduxe a descriminar, persegoitar, condanar, copar e sterminar i diversamente rełijoxi, credenti, pensanti, łi apostati, łe done, i gay.

Par tute ste robe l'Ixlam lè paragonabiłe a ła dotrina nasista e anca pexo e łù kel ła promove el se fa conpleçe del nasifasixmo xlamego e no va ben par gnente el dovaria vargognarse.
Mi ło pararia via da ła cexa parké el difende ki ke da senpre perseguita e stermina ebrei e creistiani.



Moraglia lei è un disonesto perché fa passare l'Islam per una religione che eleva lo spirito dell'uomo a D-o e che lo aiuta a essere migliore.
Mi dispiace tanto ma lei è un bugiardo matricolato che danneggia la sua gente e l'umanità intera:

prima
perché l'Islam non è una religione/culto ma una dottrina, una ideologia, una pratica politico-religiosa che ha sì un suo culto, con le sue preghiere e cerimonie e una sua missione ma ha anche un suo codice politico, militare, civile, sociale e penale

poi
perché ła missione islamica è un orrore:
1) portare sotto Allah tutta l'umanità, con le buone o con le cattive, anche con il terrore e con lo sterminio;
2) le preghiere che i mussulmani recitano ossessivamente 5 volte al giorno, maltrattano ghi ebrei e i cristiani inducendo i fedeli al disprezzo dei questi diversamente religiosi;

in fine
perché i codici politico, civile e penale violano i Diritti Umani Universali e portano, inducono, obbligano i fedeli a costruire stati teocratico totalitari di massa che disumanizzano l'umanità, e che inducono a discriminare, perseguitare, condannare, uccidere e sterminare i diversamente religiosi e credenti, i diversamente pensanti, li apostati, le donne e i gay.

Per tutto ciò l'Islam è paragonabile alla dottina nazista, dimostrandosi molto peggio alla luce degli accadimenti odierni, e lei che la promuove e difende si fa complice del nazifascismo razzista islamico e dovrebbe vergognarsi. Io lo caccerei dalla chiesa cristiana perché difende chi in tutto il mondo perseguita da sempre ebrei e cristiani.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Moskea o no moskea se ga da dimandarlo ai çitadini

Messaggioda Berto » mer apr 06, 2016 10:27 am

In Francia chiese rase al suolo. “Non succedeva dalla fine della guerra”
di Giulio Meotti | 08 Settembre 2013

http://www.ilfoglio.it/articoli/2013/09 ... e_c867.htm

Altro che “figlia maggiore della chiesa”, come veniva chiamata la cattolicissima Francia, il paese di Emmanuel Mounier, di Georges Bernanos, François Mauriac, Jacques Maritain, Teilhard de Chardin. I giornali francesi, e adesso anche un rapporto del Senato, raccontano di decine di chiese cristiane rase al suolo per far posto a moschee, show room e centri commerciali.
Gli ultimi casi a Saint-Blaise du Breuil, nell’Allier, a Saint-Pie-X nell’Hérault e Saint-Jacques d’Abbeville nella Somme. Béatrice de Andia, fondatrice nel 2006 dell’Osservatorio del patrimonio religioso, ha scritto che “per la prima volta distruggiamo dei luoghi di culto senza causa apparente, lasciando al loro posto dei parcheggi, ristoranti, boutique, piazze con giardini pubblici, abitazioni. Il messaggio di tali demolizioni è chiaro: il religioso, il sacro, il patrimonio, il ‘non redditizio’ deve farsi da parte di fronte al presente e alle sue esigenze. I distruttori passano per dei bravi gestori”.

Fra i motivi all’origine delle demolizioni c’è il calo inarrestabile del numero dei sacerdoti e dei fedeli. La Francia oggi conta appena novemila preti, contro i 40 mila durante la guerra. Molte chiese lasciano spazio ad Allah, i cui fedeli crescono a un passo incredibile. Al numero 15 di Quai Malakoff, a Nantes, la vecchia chiesa di San Cristoforo è diventata la moschea al Forqane. Secondo il Senato francese, 2.800 edifici religiosi rischiano oggi di fare la stessa fine. Dal 2000 sono state demolite venti chiese antiche. Altre 250 sono candidate alla eliminazione. La chiesa di Saint-Aubin du Pavoil è la prima demolita nella regione occidentale della Francia dal 1789, l’anno della Rivoluzione francese. Anche la chiesa principale di Saint-Georges-des-Gardes, costruita nel 1870, è stata demolita. Lo storico dell’arte Didier Rykner, che dirige la rivista Tribune de l’Art, ha scritto che “è dalla Seconda guerra mondiale che non vedevamo chiese ridotte in macerie”. Sulla rivista di Rykner si parla di “nuovi vandali”.

Lo scorso giugno la chiesa di Saint-Eloi a Vierzon, fra la Loira e la Borgogna, ha cessato ogni culto cristiano, pronta a diventare un luogo di culto islamico. La diocesi di Bourges, in mancanza di fondi e fe0deli, l’ha messa in vendita e l’offerta più significativa, oltre a quella di aziende e commercianti, è arrivata dall’Association des Marocains (si sono offerti anche i massoni per farne un loro tempio).
La rampante “scristianizzazione” della regione ha spinto a dismettere la chiesa. Su ventisettemila abitanti soltanto trecento sono praticanti e vanno a messa una volta alla settimana. Il quotidiano Berry Républicain rivela che sono stati i fedeli, in accordo con la diocesi di Bourges, ad appoggiare la scelta di trasformarla in moschea. Recentemente sono usciti i dati sul cosiddetto “sorpasso islamico in Francia”, dove si costruiscono più moschee, e più di frequente, di chiese cattoliche, e ci sono più praticanti musulmani che cattolici. Il più noto leader islamico, Dalil Boubakeur, rettore della gran moschea di Parigi, ha ipotizzato che il numero delle moschee dovrà raddoppiare, fino a quattromila, per soddisfare la domanda. Al contrario la chiesa cattolica nella capitale ha chiuso oltre sessanta edifici sacri, molti dei quali destinati a diventare moschee secondo una ricerca del quotidiano La Croix.
La Federazione nazionale della grande moschea di Parigi, il consiglio dei musulmani democratici di Francia e un gruppo islamico chiamato Collectif Banlieues Respect hanno chiesto alla chiesa cattolica, in uno spirito di “solidarietà interreligiosa”, di permettere che le chiese vuote vengano usate dai fedeli musulmani per la grande preghiera del venerdì, così che i musulmani “non siano obbligati a pregare per strada” o “siano tenuti in ostaggio dai politici”.

Il simbolo di questa secolarizzazione del territorio francese è la chiesa di Saint-Pierre-aux-Liens, a Gesté, in Maine-et-Loire. Siamo nella regione dei “chouannerie”, i dissidenti cattolici che soffrirono di più nelle guerre vandeane contro le armate illuministe e dove infatti gran parte delle chiese sul territorio sarebbero state ricostruite dopo il 1800. La chiesa di Saint-Pierre-aux-Liens il 5 febbraio 1794 ha resistito per molti giorni all’assalto delle “Colonnes Infernales”, la brigata rivoluzionaria di Robespierre che in quell’occasione uccise trecento cattolici monarchici e diede fuoco all’edificio sacro. Ma nelle settimane scorse la storica chiesa è caduta sotto i colpi della “decostruzione”, come è stata ribattezzata l’operazione di dismissione degli edifici religiosi da parte dei sindaci socialisti, mutuando il termine dal filosofo Jacques Derrida.



Là dove c’era la chiesa - Polemiche in Francia sulla demolizione dei luoghi di culto in stato di abbandono
31 agosto 2013
http://www.osservatoreromano.va/it/news ... -la-chiesa

In Francia la polemica sulla demolizione delle chiese cattoliche pericolanti o in stato di abbandono non è nuova e si rinfocola ogni volta che un luogo di culto rischia di essere raso al suolo. Gli ultimi casi in ordine di tempo — riferisce il quotidiano «La Croix» — sono quelli di Saint-Blaise du Breuil, nell’Allier, di Saint-Pie-x, nell’Hérault, di Saint-Jacques d’Abbeville, nella Somme, e di Saint-Pierre-aux-Liens, a Gesté, in Maine-et-Loire, dipartimento particolarmente preso di mira da questo fenomeno. Si calcola che dal 2000 a oggi siano state abbattute, in tutto il territorio nazionale, una ventina di chiese e che altre duecentocinquanta potrebbero fare presto la stessa fine. Un dossier del Senato ha stimato in duemilaottocento le chiese rurali destinate a sparire dal paesaggio francese.

«Meno preti, meno messe, meno praticanti, dunque minore necessità di conservare grandi bastimenti, quando sarebbe sufficiente una cappella»: questo il ritornello — scrive Guy Massin Le Goff, conservatore di antichità e oggetti d’arte, nel suo rapporto, del 2009, intitolato La polémique autour de la démolition des églises: le cas du Maine-et-Loire — che ha condotto molti Comuni francesi, proprietari degli immobili, a preferire la demolizione al restauro, troppo costoso.

Ma, afferma l’esperto, «limitare l’uso della chiesa alla messa, domenicale o quotidiana, è una esposizione dei fatti erronea, anche se estesa alle cerimonie di battesimo, matrimonio e ai funerali. Una chiesa non è un luogo aperto unicamente per l’eucaristia; le preghiere individuali dei fedeli, i ceri offerti, le molteplici ragioni di bussare alla sua porta, da soli o in piccoli gruppi, lo confermano». Massin Le Goff — fortemente critico con i sindaci dell’Anjou (fra le regioni storiche simbolo del cattolicesimo francese) per la facilità con la quale decidono le demolizioni (a volte la presunta instabilità dell’edificio è solo un pretesto per mettere mano al piano regolatore) — sottolinea che in molti paesi tutta la comunità, non solo cattolica, è cresciuta attorno alla chiesa. Per questo distruggerla significa annientare tutto un passato. «Che sarebbe quel villaggio senza la sua chiesa?», si chiede, plaudendo all’iniziativa del consiglio generale del Maine-et-Loire di stanziare fondi per il restauro dei luoghi di culto non rientranti fra i monumenti storici.

Per Béatrice de Andia, personalità della cultura, fondatrice nel 2006 dell’Osservatorio del patrimonio religioso, ciò che sta accadendo in Francia è inedito quanto preoccupante: «Per la prima volta distruggiamo dei luoghi di culto senza causa apparente, lasciando al loro posto dei parcheggi, ristoranti, boutiques, piazze con giardini pubblici, abitazioni. Il messaggio di tali demolizioni è chiaro: il religioso, il sacro, il patrimonio, il “non redditizio” deve farsi da parte di fronte al presente e alle sue esigenze.
I distruttori — aggiunge — passano per dei bravi gestori, preoccupati dell’equilibrio delle finanze del loro Comune che non potrebbe, secondo essi, sopportare il costo dei lavori della chiesa». Ma la manutenzione, sottolinea, «è un obbligo dei sindaci».

Fra i motivi all’origine delle demolizioni “facili” c’è il calo inarrestabile del numero dei sacerdoti in Francia. Nel 2001 — secondo cifre diffuse dalla stessa Conferenza episcopale — i preti (diocesani e religiosi) erano complessivamente 24.251; nel 2008 erano scesi a 19.640. In quell’anno i sacerdoti diocesani ammontavano a 15.008 per scendere nel 2011 (ultimo anno a cui si riferiscono le statistiche) a 13.822. Sempre nel 2011 c’erano 13.630 parrocchie ma negli ultimi anni i vescovi ne hanno erette di nuove per meglio rispondere all’evoluzione demografica e culturale. Più precisamente, nelle grandi città sono sorte nuove chiese, soprattutto nelle periferie, mentre nella campagna il numero delle parrocchie è stato drasticamente ridotto, in alcuni casi accorpando quelle confinanti sotto la cura di un solo sacerdote, con un maggiore coinvolgimento di diaconi (in forte crescita) e laici.
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Re: Moskea o no moskea se ga da dimandarlo ai çitadini

Messaggioda Berto » ven apr 08, 2016 1:42 pm

Hamas fa demolire i resti di un’antica chiesa bizantina a Gaza. L’Autorità Palestinese lascia fare
Di Khaled Abu Toameh
08/04/2016

http://www.israele.net/hamas-fa-demolir ... ascia-fare

I cristiani palestinesi sono in collera per il modo in cui l’Autorità Palestinese e Hamas hanno trattato le antiche rovine di una chiesa bizantina venute alla luce la scorsa settimana nella città di Gaza. Dicono i cristiani palestinesi che i bulldozer hanno semplicemente rimosso gli antichi reperti senza alcuna cura né supervisione per poi continuare il loro lavoro, e accusano i due maggiori movimenti palestinesi di voler cancellare la storia e l’identità cristiana in Terra Santa.

I resti di una chiesa risalente a 1.500 anni fa erano stati trovati settimana scorsa dagli operai al lavoro in un cantiere edile in Piazza Palestina, a Gaza, dove è in costruzione un centro commerciale. “Il nostro primo pensiero è stato che si trattasse di una chiesa di epoca bizantina” aveva detto alla Reuters Jamal Abu Rida, capo del Ministero delle antichità dell’Autorità Palestinese. Abu Rida aveva anche cercato di giustificare l’inerzia della sua amministrazione dicendo che di non avere i mezzi per effettuare uno scavo corretto (benché sia assai probabile che un appello a livello internazionale su un ritrovamento del genere avrebbe facilmente suscitato una sufficiente raccolta di fondi). In ogni caso, i lavori in corso interessano una zona che è sotto il controllo di Hamas. Secondo fonti di Gaza, responsabile del cantiere è il “ministero del Waq” (patrimonio islamico) della striscia di Gaza.

Stando alla denuncia di alcuni cristiani palestinesi, agli operai è stato detto di rimuovere i resti della chiesa e continuare i lavori nel sito. “Hanno usato i bulldozer per rimuovere le antiche rovine, nessuno ha ordinato un congelamento dei lavori di costruzione in questo importante sito archeologico – ha affermato padre Ibrahim Nairouz, un sacerdote della diocesi episcopale di Gerusalemme che vive a Nablus – Se avessero trovato i resti di una qualunque altra struttura si sarebbero comportati allo stesso modo? Fanno così perché è una antica chiesa?”. La sua denuncia si è tradotta in una lettera che ha scritto al primo ministro dell’Autorità Palestinese, Rami Hamdallah, e alla ministra palestinese delle antichità e del turismo, Rula Maa’yaa, nella quale il sacerdote accusa: “E’ evidente che il patrimonio e gli esseri umani cristiani sono sotto tiro nella nostra regione”. Nairouz accusa anche l’Autorità Palestinese d’aver dato nomi islamici a due luoghi santi cristiani ed ebraici a Nablus: un monastero e la cosiddetta “scalinata degli ebrei”. Nairouz dice inoltre che ha deciso di boicottare la prossima visita ufficiale di Hamdallah a Betlemme e Hebron. “La vostra amicizia ha valore inestimabile – ha scritto, rivolgendosi al primo ministro palestinese – Ma con tutto l’affetto per la nazione, ho deciso di non partecipare alla visita per protestare contro la distruzione dei resti della chiesa nella città di Gaza, e per non aver sentito nessuna protesta ufficiale, né pubblica né privata, contro tale distruzione”.

Un escavatore all’opera due giorni fa nel sito di Gaza dove la scorsa settimana erano stati rinvenuti i resti di un’antica chiesa bizantina

Molti cristiani palestinesi hanno espresso sui social network il loro sostegno alle critiche del sacerdote verso l’Autorità Palestinese. “Nessuno ha il diritto di cancellare l’esistenza dell’altro – ha scritto una cristiana di Nablus – In questo paese siamo tutti fratelli e noi soffriamo come i fratelli musulmani. La storia di noi cristiani è profondamente radicata in questa terra e chi la pensa diversamente si sbaglia. Quello che sta accadendo è triste”.

Suleiman Fayoumi, un altro cristiano di Nablus, ha commentato: “Che differenza c’è fra i funzionari del Waqf a Gaza e quelli dell’ISIS, quando spianano coi bulldozer le antichità e un tesoro religioso e culturale?”

Nick Bandak, di Betlemme, definisce “vergognoso” e “barbaro” rimuovere i resti di una chiesa in questo modo. E si chiede: “Stanno cercando di cambiare la storia che dimostra che Gaza è stata una delle antiche città cristiane?”

Scrive Sami Khalil: “La domanda è: dove sono coloro che si preoccupano di conservare il nostro patrimonio cristiano? Dove sono i capi delle chiese di Gerusalemme e del mondo? Dove sono i vescovi e arcivescovi, cosa li trattiene dall’affrontare un grave incidente che va nel senso della cancellazione della nostra identità cristiana in Terra Santa? Dove sono il Vaticano e l’Unesco?”

“Questo incidente deve essere pubblicizzato in modo che il mondo sappia la verità su Hamas “, ha dichiarato con un post su Facebook Samir Qumsieh, presidente della United Christian Society di Betlemme.

Nel corso dei millenni Gaza è stata un vivace luogo di scambi per egiziani, filistei, romani e crociati. Vi sono rovine risalenti all’assedio della città da parte di Alessandro Magno e quelle dell’arrivo degli eserciti islamici circa 1.400 anni fa. Gaza è stata un prospero porto di mare durante il periodo romano, con una variegata popolazione di greci, romani, ebrei, egiziani e persiani. I suoi templi pagani vennero distrutti tra la fine del IV e gli inizi del V secolo e.v. mentre vi venivano costruite numerose chiese. Il processo è continuato fino a quando Gaza venne conquistata dal generale musulmano Amr ibn al-As nel 637 e.v., dopo di che la maggior parte della popolazione venne islamizzata e i luoghi di culto cristiani abbandonati.

(Da: Jerusalem Post, 4-7.4.16)
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » mer apr 13, 2016 6:12 am

Proteste contro la costruzione di una grande moschea a Bucarest!
Bogdan Diaconu, Presidente del partito United Romania: "Ci siamo riuniti nel giorno di Domenica, perché i romeni vogliono dire al presidente Klaus Iohannis che la nostra fede non è in vendita e che i nostri valori tradizionali non sono commerciabili"!
https://www.facebook.com/lorenzofontana ... 0696756021
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » mar mag 10, 2016 5:59 pm

Fato benon!

Scuola in gita alla moschea, coro di "no" dalle famiglie
A Sanremo un istituto elementare organizza una gita in moschea: ben undici bimbi non ricevono il permesso dei genitori, in un caso per espliciti "motivi religiosi"
Ivan Francese - Mar, 10/05/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 56618.html

Una gita scolastica che si è trasformata in un vero e proprio caso politico.

A Sanremo, nel Ponente ligure, la moschea "Al Hidaya" ha invitato gli alunni della vicina scuola elementare "Rodari" a una visita in compagnia delle insegnanti di religione "per spiegare la cultura e la religione islamica". L'iniziativa era stata accolta con favore dalla direttrice dell'istituto scolastico, che aveva inoltrato la richiesta di autorizzazione alle famiglie degli alunni.

Al momento di richiedere il permesso dei genitori, però, la scuola si è trovata di fronte ad un'amara sorpresa: ben undici famiglie hanno detto "no" a quella insolita gita. In un caso sul diario è stata aggiunta la dicitura "permesso negato per motivi religiosi". Il rifiuto è stato accolto con "dispiacere" dal presidente del centro, El Mostapha Amri, che spiega come i bimbi avrebbero dovuto osservare alcune regole di base, come quella che impone di togliersi le scarpe, ma in nessun caso sarebbe stato richiesto alle bambine di velarsi il capo.

Amareggiati anche i responsabili della "Rodari", che hanno però assicurato che una parte della scolaresca andrà comunque in gita e che "ci sarà modo di rielaborare il tutto in aula."
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » mer mag 11, 2016 1:45 pm

Vescovo in moschea, ma la sala resta vuota: assente anche l’imam
Pordenone: imbarazzante flop al convegno contro la violenza. C’erano anche il prefetto e i capi di pm, polizia e carabinieri di Laura Venerus
07 maggio 2016

http://messaggeroveneto.gelocal.it/pord ... 1.13428770

PORDENONE. Una sala vuota, con dentro solo le autorità e uno sparuto manipolo di invitati italiani e giornalisti. Interventi solitari dal palco, con gli ospiti d’onore lasciati tra un pubblico che non c’era.

È quanto accaduto ieri pomeriggio al centro islamico, in occasione del convegno “Fermiamo la violenza”, di particolare significato specie a qualche mese dall’omicidio di via San Vito, con moglie e figlioletta uccise da una persona musulmana.

Ma nonostante la storica presenza del vescovo Giuseppe Pellegrini, alla sua prima volta in moschea, i musulmani non hanno risposto all’appello. Assente anche l’imam. Il moderatore dell'incontro, Imrane Filali, ha dovuto ridurre la scaletta e accelerare i tempi, scusandosi con le autorità.

E ciò nonostante un parterre di grande spessore: oltre al vescovo, c’erano prefetto, questore, comandante provinciale dei carabinieri e procuratore della Repubblica, per limitarci a queste cariche. Ma in sala si sono viste solo una quindicina di persone quasi alla fine dei lavori, una volta conclusa la preghiera del venerdì.

All’inizio sono stati fatti trascorrere tre quarti d’ora nell’imbarazzo generale, ma la situazione non è cambiata. Così il giovane Imrane Filali, ex referente del gruppo giovani del centro islamico con indosso la maglietta gialla per Giulio Regeni, ha preso la parola scusandosi per la mancanza di pubblico.

A margine del convegno, ha spiegato che di solito gli eventi vengono organizzati la domenica e sono seguitissimi. «Per avere le autorità, però, abbiamo dovuto scegliere il venerdì – ha sottolineato – ma in tanti erano al lavoro».

Non sono venuti nemmeno i profughi. E dire che per permettere loro di partecipare alla preghiera, al centro islamico sono in corso anche lavori di ampliamento dei bagni per ottenere più spazio per potersi lavarsi i piedi prima del rito. Di accogliere richiedenti asilo nella struttura, però, non se ne parla.

È stato ribadito anche ieri: il luogo di preghiera non è adatto all'accoglienza per questioni di sicurezza nessuno può dormirci all'interno.

Situazione che, di fatto, stride con quanto accade fuori dalla chiesa del Beato Odorico, dove i profughi stazionano ormai quasi d’abitudine.

Quanto ai contenuti, il procuratore della Repubblica Marco Martani ha invitato, in presenza di atti di violenza, a denunciarli.

«Se non direttamente da parte delle vittime – ha affermato – almeno da chi sta loro vicino, dalla società che le circonda. Forse così avremmo potuto salvare quella donna e quella bambina, uccise dal marito»”.

«Le istituzioni ci sono, Pordenone è accogliente» ha sostenuto il prefetto Maria Rosaria Laganà. «Sono convinto che è possibile vivere insieme – ha affermato il vescovo Giuseppe Pellegrini – rispettando le diverse culture e religioni. Questo convegno è un input». Tra gli intervenuti anche l'avvocato Francesco Longo.
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » ven giu 10, 2016 8:34 pm

E D-o chiese a Caino: Caino dov'è tuo fratello?

Quando incontrate un mussulmano ospite o migrato nella nostra terra o un cittadino italiano convertitosi ad Allah, che pretende "diritti" come la moschea, non dimenticate mai di chiedergli come fece D-o con Caino:
maomettano dove sono gli ebrei e i cristiani alla Mecca e dove stanno le chiese cristiane e le sinagoghe ebraiche in questa grande città capitale dell'Arabia e dell'Islam ?
La risposta che vi daranno è l'essenza dell'Islam, cosi capirete da voi stessi chi sono gli islamici, cos'è l'Islam e se ha senso lasciar che si espandino e crescano nella nostra terra con il rischio che un domani ci caccino o ci ammazzino come hanno sempre fatto ovunque, da Maometto ai nostri giorni.

https://www.facebook.com/10883205212027 ... 2333214533

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Mecca.jpg
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » mer giu 15, 2016 8:13 pm

Franco Grillini: "Sono contrario alla costruzione delle moschee. L'estremismo islamico è un grave pericolo"

Società - Il Populista
di Marco Dozio- 14 Giugno 2016 alle 21:57

http://www.ilpopulista.it/news/14-Giugn ... rario.html

Pareva una gara a scansare il termine islam, a omettere la definizione di terrorismo islamico. Parole incredibilmente non pervenute nelle dichiarazioni di cordoglio e commento di certa sinistra e di certi esponenti del mondo gay. Il tabù del politicamente corretto per la strage di Orlando impone di parlare genericamente di omofobia, senza indicarne la matrice ideologica e dunque islamica. Non è il caso però di Franco Grillini, leader storico della comunità gay, fondatore del primo circolo omosessuale a Bologna e dell’Arcigay nazionale di cui è attualmente presidente onorario, direttore di Gaynet, ex parlamentare di sinistra. Ora, a 61 anni, è in lotta contro un tumore molto aggressivo. “Qualcuno teme di essere additato come razzista o islamofobo. A me queste cose non interessano. Mi sono opposto alla costruzione di moschee e ho sempre detto che l’estremismo islamico è un nemico da combattere”.

Perchè nel comunicato ufficiale dell’Arcigay e nelle dichiarazioni di commento alla strage di Orlando non è mai citata la matrice islamica dell’attentato?

Bisognerebbe chiederlo a chi ha scritto quel comunicato, cioè al segretario dell’Arcigay Piazzoni.

Lei che è presidente onorario dell’Arcigay cosa ne pensa?

Io ho sempre citato la questione islamica. Non ho mai avuto problemi a discutere di questo o a schierarmi contro la costruzione della moschea a Bologna. La matrice islamica l’ho citata eccome nei miei commenti.

Quindi perché alcuni esponenti del movimento gay e ampi settori della sinistra evitano addirittura di menzionare il fatto che si sia trattato di terrorismo islamico?

C’è la paura che la destra della Lega e della Meloni ci inzuppi il biscotto, c’è la paura di dar fiato a chi come Trump sostiene che il problema principale è quello islamico.

Dunque è una questione di opportunismo politico?

Per quanto mi riguarda ho sempre detto che l’estremismo islamico va combattuto come tutti gli estremismi, cattolici o ebraici che siano. Tutte le manifestazioni di fanatismo religioso sono deleterie e vanno combattute.

Nella sua ottica l’islam non rappresenta un pericolo maggiore?

Il fanatismo islamico produce lupi solitari che vanno in giro a sparare, soprattutto in America. Ma non farei un parallelo col Bataclan: quella era una strage organizzata, qui c’è un ragazzo con un profilo psichiatrico ancora tutto da interpretare. Detto questo ho sempre sottolineato che l’estremismo islamico è un nemico da combattere, e l’ho sempre detto con grande serenità.

Favorevole o contrario alla costruzione di nuove moschee?

Sono stato contrario alla costruzione di moschee e sono contrarissimo al fatto che ciò avvenga e sia avvenuto con denaro pubblico. Come sono contrario a finanziare con denaro pubblico la costruzione di chiese cattoliche. Sono un anticlericale coerente: non faccio sconti ai cardinali si figuri se li faccio agli imam.


La sua non pare una posizione condivisa all’interno del movimento gay.

No, al contrario credo sia condivisa. Tutti hanno paura dell’estremismo islamico, bisognerebbe essere matti per non averne. C’è però il timore di passare per razzisti e di venire accusati di islamofobia. In questo senso esiste una ritrosia che porta ad essere particolarmente prudenti. Necessità che io non avverto.

Occorre studiare nuove misure di sicurezza per i luoghi di ritrovo della comunità Lgbt anche in Italia?

Il problema sicurezza in Italia esiste e non da oggi. Quello di Orlando non è il primo attacco ai locali gay. A Tel aviv è stato attaccato un locale dagli integralisti ebraici, per non parlare della ragazza di 16 anni uccisa al Gay Pride di Gerusalemme o degli attacchi in Inghilterra. I luoghi di ritrovo gay sono nel mirino. In Italia qualcuno dovrà porsi questo problema di sicurezza: siamo esposti all’estremismo islamico, gli arresti lo testimoniano. E siamo esposti alla follia di un lupo solitario come Mateen.

Perché succede?

Sono persone che cercano un’identità, in particolare gli immigrati di seconda generazione non sentono propria l’identità del Paese che li ospita. Persone fragili e magari instabili sono affascinati della ideologie totalitarie come accadeva per la psicologia dei seguaci del fascismo. Trovano un senso alla vita in questo e poi si fanno uccidere. Il pericolo esiste.

È ancora convinto che il Family day sia una manifestazione nazifascista?

L’ho detto per quanto riguarda la prima edizione. L’ultimo Family day invece è stata una baracconata, una farsa. La nostre manifestazioni della settimana precedente lo avevano depotenziato. Grazie al flop dell’ultima edizione abbiamo portato a casa le unioni civili. Se ne organizzano un altro magari portiamo a casa anche la legge sull’omofobia.

Lei come sta?

Sto conducendo una battaglia contro un tumore che mi sta prendendo completamente. Sto facendo la chemioterapia. Spero di vincere. Nelle mie condizioni ho l’obbligo essere ottimista, altrimenti bisogna spararsi (sorride nda). Domattina comincio con un farmaco sperimentale. Vediamo come va a finire.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » mer giu 29, 2016 8:53 pm

“Islam is A Cult, Not a Religion”- Angola BANS Islam, All Mosques To Be…

http://conservativepost.com/islam-is-a- ... ques-to-be

Angolan authorities to ban Islam, which they consider a cult, NOT a religion.

They see what Muslims are doing to non-Muslims, especially in Africa, and are taking steps to prevent the same from happening in Angola.

The Angolan authorities decided to destroy the mosque Zango located in the urban district of Viana 17 km.

The governor of Luanda Bento announced in a radio spot that radical Muslims are not welcome in Angola and the Angolan government is not ready for the legalization of mosques in Angola.

The Minister of Culture, Rosa Cruz e Silva said. “Regarding Islam, the legalization process has not been approved by the Ministry of Justice and Human Rights. Therefore all mosques would be closed until further notice.”

It should be noted that the Angolan government has made closing of all mosques a priority. The only two mosques located in Luanda have already received a warning document signed by the mayor of the municipality of Viana José Moreno.

95% of Angola’s population is Christian. A quarter belongs to Protestant churches founded during the colonial period, including congregational evangelical church.

This decisive action taken by the Angolan head of state is based on a desire to guard against the rise of the Wahhabi ideology that has created havoc, death and destruction in Africa and elsewhere.
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » gio ago 25, 2016 7:35 am

All’Università islamica d’Italia c’è chi invoca la “soluzione finale per i sionisti”, lo “sterminio” di Israele
Un post su Facebook del responsabile della segreteria della Fondazione Università islamica di Lecce recita così: " Gli ebrei reali sono vittime". Che dice, ministro Giannini?
di Giulio Meotti | 23 Agosto 2016

http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/08/ ... e_c195.htm

Roma. Pensata sul modello della Cattolica di Milano ma con la faccia rivolta a est, in direzione della Mecca, l’Università islamica d’Italia è stata lanciata un anno fa a Lecce. Sede legale, amministrazione, rettorato, moschea e college per cinquemila studenti. Tre i corsi di laurea previsti finora, Scienze umanistiche, Scienze agrarie-ambientali e Medicina. Come ha spiegato la Gazzetta del Mezzogiorno, “dietro il progetto dell’Università islamica promosso a Lecce dalla Confederazione di imprese mediterranee ci sono i barili di petrolio provenienti dalla Lega araba e dall’Opec, l’organizzazione che riunisce i paesi esportatori di ‘oro nero’. Non solo. Ci sono l’Unione delle comunità islamiche d’Italia (Ucoii) e la Qatar Foundation”. Emblematico il motto della raccolta fondi: “Un milione di barili di petrolio per la gloria di Allah”. Fra i partner accademici dell’Università islamica d’Italia troviamo anche l’Università al Azhar del Cairo. Voluta da Giampiero Khaled Paladini, presidente della Fondazione e imprenditore-filantropo convertito all’islam, questa università nel fine settimana è stata al centro di un caso diplomatico fra Italia e Israele. Il primo a riportare le parole di Raffaello Yazan Abdallah Villani, responsabile della segreteria della Fondazione università islamica di Lecce e referente dell’associazione Mediterraneo Islam Italia, è stato il Centro di documentazione ebraica di Milano.

La notizia è poi rimbalzata su tutti i siti di informazione israeliani. “Un [sic] altra soluzione finale”, ha scritto su Facebook il dottor Villani. “Ma questa volta fatta bene… ci vorrebbe. Ma per i sionisti… solo per loro. Sterminio completo. Gli ebrei reali sono vittime”. Il post, poi cancellato, è stato scoperto dall’ambasciata di Israele a Roma e dal ministero dell’Interno ed è stato condannato dal fondatore dell’Università islamica Paladini: “Tale situazione sarà sottoposta al Comitato scientifico di Unislamitalia, ma fin da subito posso esprimere il mio personale pensiero: tale dichiarazione non è condivisibile assolutamente nei suoi contenuti né nel linguaggio usato”. Che un funzionario di una università accreditata presso il Miur invochi la cancellazione dello stato ebraico, paragonandola alla soluzione finale pianificata dai nazisti a Wannsee per i sei milioni di ebrei, non è cosa da poco. Molti nomi noti siedono nel board scientifico della Università islamica d’Italia. Come Franco Cardini, celebre medievista e islamologo, ma anche Abdel Fattah Hassan, imam della Grande moschea di Roma, che all’Università islamica d’Italia sarà responsabile del corso di formazione per imam. Cosa ne pensa delle parole di Villani il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che un anno fa aveva elogiato l’Università islamica di Lecce come un esempio di “diplomazia culturale”?
Un “ponte” verso l’islam che, nelle intenzioni di alcuni suoi funzionari, sembra anche auspicare una “Endlösung der Israel-Frage”. La soluzione finale per i sei milioni di ebrei israeliani.


A lezione dai nazislamisti
di Gianluca Veneziani
Giovedì, 25 Agosto, 2016

http://www.lintraprendente.it/2016/08/a ... zislamisti


C’è da dire che eravamo stati ottimisti. Quando un anno e mezzo fa si era iniziato a parlare della possibilità di creare un’Università islamica a Lecce, temevamo che sarebbe diventata un porto franco dove insegnare la sharia (timore peraltro confermato, visto che tra gli altri corsi di laurea che dovrebbero essere attivi a partire da ottobre, ci sarà anche un master in Diritto islamico). Nulla però lasciava pensare che da subito i protagonisti di questa avventura accademica si facessero cassa di risonanza del più becero odio antisemita e antisionista. Non immaginavamo insomma che il responsabile della segreteria della Fondazione Università Islamica di Lecce, Raffaello Yazan Abdallah Villani, potesse scrivere sulla sua pagina Facebook un post di questo tono, presto denunciato dall’Unione delle comunità ebraiche italiane e dall’ambasciata d’Israele a Roma: “Un’altra soluzione finale, ma questa volta fatta bene, ci vorrebbe. Ma per i sionisti, solo per loro, sterminio completo. Gli ebrei reali sono vittime” (sic!).

Le frasi non sono solo il condensato più vomitevole dell’odio personale verso lo Stato d’Israele, nei confronti dei cui abitanti e sostenitori si auspica addirittura la replica, magari ottimizzata nei numeri, dell’Olocausto: una Shoah 2.0 in cui cambino i carnefici ma restino tali e quali le vittime. Ma espressioni simili, nella loro brutalità, sono soprattutto l’ennesima conferma dell’inopportunità di realizzare un centro accademico islamico all’interno del nostro Paese.

Di ragioni contro il lancio di questo progetto già ne avevamo avanzate alcune. La prima riguardava l’errore di creare un’università confessionale all’interno di un sistema di istruzione laico come quello italiano: a differenza dell’Università Cattolica che – a dispetto del nome – è un centro di cultura libero e laico, non certo un coacervo di seminari religiosi, corsi di catechismo e indottrinamento al Vangelo, l’Università Islamica nasce per suo statuto come ente che promuove l’insegnamento del Corano (sarà così nel corso di laurea in Teologia coranica e nelle lezioni di Recitazione del Sacro Corano), che mira a formare imam (il corso ad hoc sarà tenuto dall’imam della Grande Moschea di Roma Abdel Fattah Assan) e a favorire la conoscenza della sharia, indicandola come fondamento per poter poi affermarsi nel mondo della finanza («Non è la finanza che orienta la politica e il diritto ma esattamente il contrario: è il diritto e la Sharia che detta l’azione e l’etica finanziaria», si legge ad esempio nella brochure illustrativa del master in Diritto e Finanza islamica). Lo scopo generale dell’Università risulta dunque “formare una nuova classe dirigente musulmana” (come è scritto nel programma del corso per imam), confermando nella fede italiani convertiti all’islam (sono tali pressoché tutti i primi iscritti ai corsi) e magari facendo proselitismo verso italiani attratti dall’universo culturale-religioso musulmano. Uno scopo confessionale, che nulla a ha a che vedere con le finalità di libera educazione al libero apprendimento e al libero sviluppo di uno spirito critico, proprie del nostro sistema universitario; e che dovrebbero essere gli unici valori regolativi del Ministero dell’Istruzione, che pure, col ministro Giannini, ha già elogiato questo centro accademico come esempio di “diplomazia culturale”.

La seconda perplessità era relativa alla natura e alla provenienza dei finanziamenti dell’Università islamica. Se a consentire la sua nascita dovevano essere, tra gli altri, fondi derivanti dal Qatar (come quelli accertati della Qatar Foundation, ritenuta emblema di un islam tradizionalista), cioè da un Paese che da sempre finanzia attività non proprio amichevoli nei confronti dell’Occidente (giusto per usare un eufemismo), era lecito avanzare qualche preoccupazione.

A questi aspetti sostanziali e all’intenzione di creare un’Università islamica in un momento in cui proprio l’applicazione letteralistica del Corano finisce per cozzare con la difesa della nostra civiltà e la sicurezza d’Occidente, si aggiunge la circostanza episodica, ma non meno strutturale, dell’attacco sbracato contro Israele, che appalesa la mentalità violentemente antisionista che anima le teste di certi responsabili dell’Università (sebbene il fondatore Giampiero Khaled Paladini abbia preso nettamente le distanze dalle affermazioni di Villani) e induce a porsi una domanda: come può attecchire alla base dell’Europa e sul Mediterraneo, in una terra in passato oggetto di aspro scontro tra cristianesimo e islam, un’Università in cui Israele, fiero baluardo d’Occidente in Medio Oriente, viene ritenuta da un suo funzionario nemico da abbattere e i sionisti esseri inferiori da sterminare?

Sono passaggi inquietanti che confermano le analogie ormai sempre più stringenti tra gli islamici radicali e i nazisti, guidati da una stessa ideologia intollerante, dalla stessa volontà di occupare e sottomettere l’Europa, dalla stessa convinzione di essere razza eletta e pura e dalla conseguente necessità di eliminare gli infedeli o gli impuri. Il vocabolario spesso coincide, le azioni di terrore cominciano a sovrapporsi. Non sarebbe il caso di fermare la deriva, prima che il passato si ripresenti con tutti i suoi corsi e ricorsi?

Intanto sarebbe già un enorme passo avanti avere il coraggio di chiamare le cose per nome. Sì, si tratta di Nazislam.
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