Moschea luogo in cui si diffonde l'orrore nazislamico

Moschea luogo in cui si diffonde l'orrore nazislamico

Messaggioda Berto » dom set 18, 2016 8:03 pm

La moschea a Pisa un pasticcio del Pd
L'Italia si sta auto-islamizzando. E la moschea è diventata un diritto inconfutabile. E si calpesta il diritto dei cittadini a dire "sì" o "no" sulla costruzione
Magdi Cristiano Allam - Dom, 18/09/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 07913.html

In quest'Italia che si sta auto-islamizzando la moschea è diventata un diritto inconfutabile, mentre si calpesta il diritto dei cittadini a dire «sì» o «no» alla costruzione di una moschea di fronte a casa propria.

Succede a Pisa dove ci si appresta a costruire una grande moschea a 400 metri dalla Torre pendente.

Al di là della disputa formalistico-giuridica sull'interpretazione della legge concernente la competenza di un consigliere provinciale ad autenticare le firme raccolte per promuovere un referendum consultivo sulla costruzione della moschea, il cosiddetto «Comitato dei garanti» dell'amministrazione comunale governata dal Pd non può in alcun modo violare il sacrosanto diritto dei pisani a pronunciarsi su una materia cruciale, proprio perché estremamente controversa e contrastata, nonché massimamente vitale proprio perché la moschea è fondatamente percepita come una minaccia alla nostra sicurezza, al nostro decoro urbano, al nostro patrimonio e alla nostra civiltà.

Gettare alle ortiche 2530 firme di cittadini pisani, molte più di quelle richieste, per una «interpretazione restrittiva» della legge, significa sconfessare il diritto sostanziale e offendere la sovranità popolare. Possibile che un sindaco anziché scegliere di stare dalla parte dei propri cittadini si schieri dalla parte degli islamici che, anche se hanno il passaporto italiano, perseguono l'obiettivo di sottometterci all'islam? Sbaglia assai Marco Filippeschi se immagina che a contrastare la moschea sarebbe solo una minoranza «razzista» e «islamofoba» di destra. Non sottovaluti il sondaggio realizzato da Mannheimer che evidenzia come il 57% dei pisani sia contrario alla costruzione della moschea. Quel 57% è trasversale, tra loro c'è anche la sinistra che l'ha votato. Filippeschi impari dai sindaci «rossi» di Bologna, Virginio Merola e prima di lui Sergio Cofferati, che pur essendo stati più che tentati dal costruire una grande moschea, hanno almeno finora desistito perché sono consapevoli che perderebbero il consenso degli stessi elettori di sinistra.

Possibile che Filippeschi non sappia che la grande moschea a Pisa verrà finanziata dal Qatar, il principale sostenitore del movimento estremista dei Fratelli Musulmani? Che il sedicente «imam di Pisa» (nell'islam l'imam è un funzionario religioso di una sola moschea e non di una città), Mohammad Khalil, appartiene all'Ucoii e che l'Ucoii è l'emanazione ideologica dei Fratelli Musulmani? Che il presidente dell'Ucoii, Izzedin Elzir, ha candidamente ammesso in un'intervista a La Stampa il 3 maggio scorso di aver ricevuto 25 milioni di euro dal Qatar per costruire 33 nuove moschee in Italia? È solo un caso che dal 2 agosto la Qatar Airways ha inaugurato un volo quotidiano diretto Doha-Pisa? Che peso ha il fatto che la squadra del Pisa sia stata comprata il 2 settembre dal Fondo d'investimento di Dubai?

In parallelo Filippeschi sappia che le moschee in Italia non dovrebbero proprio esserci, dal momento che l'islam non è una religione riconosciuta non avendo né stipulato un'intesa con lo Stato e non essendo la sharia conforme all'ordinamento giuridico italiano, così come richiesto dall'articolo 8 della Costituzione. Sappia infine che di fronte a casa nostra le moschee le chiudono o sono sottoposte alla massima sorveglianza perché considerate possibili «covi del terrorismo», che nel contesto della guerra scatenata dal terrorismo islamico globalizzato dovremmo dire «stop» alle moschee e dovremmo smetterla di comportarci come se fossimo più islamici degli islamici stessi.
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » dom set 18, 2016 8:23 pm

Moschea, rigettato il ricorso contro il quesito del referendum
Il Tribunale civile non ha accolto la richiesta avanzata dalla comunità islamica cittadina
15 settembre 2016

http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronac ... 1.14104556

PISA. Il tribunale civile di Pisa ha rigettato, in una udienza che si è tenuta nella mattinata di giovedì 15 settembre, il ricorso di urgenza presentato dalla comunità islamica pisana, per chiedere l'annullamento dell'indizione del Referendum, promosso dal Comitato NoMoschea di Pisa, contro la realizzazione di una struttura che dovrebbe accogliere il luogo di culto islamico.

Il ricorso era stato presentato nei confronti della decisione presa dal Comitato dei Garanti del Comune di Pisa che hanno dichiarato ammissibile il quesito proposto dal Comitato NoMoschea per il referendum.

Adesso rimane aperta la questione delle firme, raccolte dal Comitato e che prprio nella serata
di mercoledì 14 settembre, sono state dichiarat non accettanili per un vizio legato alla loro autenticazione. Su oltre 2500 firme, solo 250 sono state dichiarate idonee dal direttore generale del Comune di Pisa. Su questa questione si preannuncia una battaglia legale fatta a suono di ricorsi.
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » ven ott 21, 2016 10:18 pm

???

Musulmani pregano al Colosseo: "Non criminalizzate l'islam"
Decine di musulmani pregano al Colosseo: "Non criminalizzate l'islam". La Lega Nord attacca il Viminale: "È un'inaccettabile provocazione. Perché è stata permnessa?"
Sergio Rame - Ven, 21/10/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 21935.html

"Chiudere le moschee non ferma le preghiere", hanno tuonato gli che hanno aderito oggi alla manifestazione promossa dall'associazione Dhuumcatu. E, al termine della preghiera collettiva, hanno chiesto al governo Renzi di non criminalizzare le moschee e di favorire l'apertura di nuovi luoghi di culto. Una prova di forza che non è stata affatto gradita dal centrodestra che ha bollato l'iniziativa come "una inaccettabile provocazione".

I musulmani di Roma tornano a protestare contro la chiusura dei luoghi di culto, con una preghiera di piazza indetta proprio di fronte al Colosseo (guarda la gallery) per lanciare un appello al Campidoglio guidato dal sindaco Virginia Raggi. Si sono dati appuntamento alle 14, nel giorno sacro per i fedeli di Allah. A chiamare a raccolta i musulmani è l'associazione Dhuumcatu, che rappresenta la comunità del Bangladesh nella Capitale. "Siamo stufi della criminalizzazione dei nostri luoghi di culto bollati come abusivi - hanno sottolineato i promotori della manifestazione - non esiste una normativa di riferimento, e non possiamo inventarci soluzioni in autonomia dalle amministrazioni. Abbiamo bisogno della volontà politica di risolvere il problema. È un dovere costituzionale delle amministrazioni il consentire l'esercizio di un diritto costituzionale come quello al culto".

Diversi gli interventi, in cui si è parlato anche dell'espressione "Allahu Akbar", a cui ha fatto seguito la preghiera dei presenti, qualche centinaio. "Pregare è un diritto di tutti, quindi anche il nostro. Deve poter essere esercitato in forma individuale ma anche collettiva, in forma privata cosi come in forma pubblica", hanno concluso hgli organizzatori auspichiando che la Raggi gli dia soluzioni "nel breve periodo". Quello che l'assiociazione tace è che proprio a Roma ci siano più di cento luoghi di culto abusivi, spesso travestiti da associazioni culturali, localizzati in siti irregolari che sfuggono totalmente al controllo delle autorità preposte.

Barbara Saltamartini presenterà un'interrogazione al ministro degli Interni Angelino Alfano. "Voglio chiedergli come la questura possa aver autorizzato una simile pagliacciata", tuona la vice capogruppo alla Camera della Lega Nord che definisce la manifestazione "una provocazione inaccettabile nell'anno del Giubileo". "Questi signori sostengono che 'Allahu Akbar' non è terrorismo e che l'islam significa pace" - conclude - mi domando dov'erano questi 'pacifisti' quando siamo scesi in piazza per condannare gli attentati dei fondamentalisti islamici". Per Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega Nord al Senato, si è trattato di "una scena inaccettabile" che "Comune di Roma, governo e Vaticano hanno come al solito accettato supinamente".


L'Islam è tra i più grandi crimini contro l'umanità!


???
Sigilli alle moschee abusive. L’Egitto attacca l’Italia: “Fomentate l’estremismo”
Dopo la preghiera di protesta dei musulmani al Colosseo, in campo una delle maggiori autorità religiose: «Un grosso errore»
dal corrispondente fabio albanese
24/10/2016

http://www.lastampa.it/2016/10/24/itali ... agina.html

Dall’Egitto è arrivata una dura condanna alla chiusura di cinque moschee non autorizzate a Roma. Dopo la preghiera di centinaia di musulmani venerdì davanti al Colosseo, in protesta contro la misura riguardante i luoghi di culto irregolari, a prendere posizione è una delle più importanti istituzioni religiose egiziane, legata direttamente al governo del Cairo: Dar al-Ifta. Il suo Osservatorio contro l’Islamofobia ha denunciato la mossa delle autorità italiane e parlato della possibilità che la chiusura di moschee possa fomentare i radicalismi e fornire agli estremisti giustificazioni per atti criminali. La dichiarazione stupisce per diversi motivi. In primo luogo, perché Dar al-Ifta, istituzione religiosa incaricata di questioni legali e dell’emissione di pareri di diritto islamico - fatwe - è un organo governativo.

La denuncia nei confronti di una decisione presa dalle autorità italiane arriva quindi direttamente da un’istituzione legata al governo del Cairo, in un momento in cui rapporti con l’Italia sono caratterizzati da importanti tensioni. «Una collaborazione assolutamente inadeguata», ha detto ad aprile il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, descrivendo l’impegno egiziano sul caso Regeni, il giovane ricercatore italiano trovato morto con segni di evidente tortura sul corpo nel febbraio 2015, al Cairo. A luglio, in seguito alla decisione del Parlamento di fermare la fornitura all’Egitto di pezzi di ricambio per i caccia F16, il Cairo ha parlato di «impatti negativi in tutti i campi della cooperazione tra i due Paesi: sul piano bilaterale, regionale e internazionale».

Stupisce anche il fatto che a condannare la chiusura di moschee abusive secondo la legge italiana sia un’istituzione che, in Egitto, negli ultimi tre anni è stata parte di una campagna governativa mirata ad arginare gli estremismi aumentando la stretta contro luoghi di culto e predicatori non ufficiali. Il testo pubblicato sull’account Facebook dell’Osservatorio non specifica che obiettivo del provvedimento italiano sono moschee irregolari.

Nel 2013, poco dopo l’ascesa del presidente Abdel Fattah al-Sisi, in Egitto il ministero dei Beni religiosi ha imposto la chiusura di tutte le moschee di superficie inferiore agli 80 metri quadrati: ricadevano nella categoria oltre 27mila sale di preghiera, spesso luoghi di culto improvvisati e difficili da controllare per le autorità locali. Nel giugno 2014, oltre 12 mila imam considerati non ufficiali sono stati sospesi. Durante l’intero 2016, è andata avanti in Egitto la polemica sull’imposizione da parte del governo di sermoni pre-scritti da un comitato scelto di esperti, cui però si è opposta al-Azhar, una delle maggiori istituzioni religiose dell’islam sunnita, il cui grande imam è comunque nominato dal presidente egiziano. «La dichiarazione dell’Osservatorio suona strana - spiega Wael Farouq, studioso egiziano e docente all’università Cattolica di Milano e all’American University del Cairo - perché sia Dar al-Ifta sia al-Azhar hanno sempre chiesto a tutti i musulmani di avere uno status legale riconosciuto all’estero, ufficiale, e le moschee chiuse in Italia erano considerate irregolari: chiuderle significa essere in armonia con quello che hanno sempre detto dal Cairo e anche con la linea tenuta in questi mesi in Egitto».


Commento di Pento Alberto

L'Islam è tra i più grandi crimini contro l'umanità dell'intera storia umana! Si ricorda ai difensori e ai sostenitori europei e cristiani laici e non che santificare Maometto e l'Islam quale profeta e religione di pace, misericordia, amore e fraternità è ugualmente un crimine contro l'umanità e un farsi loro complici.
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » mar ott 25, 2016 6:59 am

La trattativa M5s-musulmani - La soluzione del M5s per sedare la protesta dei musulmani? Farli pregare nelle scuole e negli spazi pubblici capitolini
Francesco Curridori - Dom, 23/10/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 22170.html

Da luogo simbolo della via Crucis del Papa a moschea a cielo aperto per un pomeriggio. Dal Colosseo i musulmani residenti a Roma hanno sfidato il Comune e le istituzioni al grido di “Allah Akbar” per protestare contro la chiusura di alcune moschee abusive nei quartieri di Centocelle e Torpignattara.


I motivi della protesta dei musulmani

Quest’iniziativa è partita dal bengalese Bachcu, portavoce dell'Associazione Dhuumcatu che si occupa di assistenza e supporto legale per gli immigrati del Sud Est asiatico. A settembre c’erano già state manifestazioni di protesta di questo tipo nelle piazze del V Municipio, quello in cui sono state chiuse le moschee, ma le parole pronunciate ieri al Colosseo preoccupano fortemente i romani e non solo. In modo provocatorio i musulmani presenti, in prevalenza bengalesi, hanno ripetutamente urlato “Allah Akbar” con l’intento di spiegare che non è un'espressione usata solo dai terroristi.“Allah Akbar” significa “Dio è grande”. Questo è terrorismo?”, ha chiesto Bachcu alla folla che, in coro, ha gridato un sonoro “no”. “Allora, questo deve capire la comunità internazionale: l’Islam significa pace”, ha chiarito Bachcu presentando le moschee come un luogo dove far crescere spiritualmente i figli di immigrati musulmani. All’evento di ieri, infatti, erano presenti circa 500 musulmani, compresi parecchi bambini accanto alle proprie mamme, donne silenziose e messe in disparte rispetto al resto della folla. A parlare sono gli uomini che vedono la decisione di chiudere le loro moschee come un tentativo da parte delle istituzioni di nascondere i veri problemi. “Lo fanno – dice un manifestante - per poter dire così che hanno fatto qualcosa per la sicurezza. Per allontanare il pensiero che non c’è lavoro, chiudono le moschee e creano altri problemi”.

A parlare per tutti, però, è Bachcu che, al giornale.it, spiega che la chiusura delle moschee non è avvenuta per motivi di sicurezza pubblica e “non è partita né dalla questura o dalla prefettura né dal sindaco ma dalla polizia municipale del quartiere, neanche del comandante del Campidoglio”. Il motivo? Forse per antipatia verso gli islamici. “Ci sentiamo discriminati dagli agenti della polizia municipale perché loro non hanno rispetto neanche quando entrano in una sala preghiera. Forse pensano di trovare dei terroristi. Hanno un atteggiamento offensivo verso una sala preghiera”, attacca il portavoce dei bengalesi che se la prende con le istituzioni. “Se la fede è un diritto fondamentale, la seconda generazione dove va per capire dov’è il suo Dio? A scuola non è tecnicamente possibile perché è solo cattolica e, giustamente, i ragazzi recitano: “Ave o Maria piena di grazia, il Signore è con voi, te, tutto…” per purificare ma gli induisti, i buddisti, gli islamici dove devono andare?”, si chiede provocatoriamente Bachcu che aggiunge: “Questo lo devono capire i politici, non io. Io 27 anni ho lavorato, pagato tasse e non devo capire questo”.


La trattativa tra musulmani e i Cinquestelle

Eppure i politici, soprattutto i Cinquestelle, sembrano fin troppo ben disposti nei confronti dei musulmani di Centocelle e Torpignattara. Fabio Sabbatani Schiuma, capogruppo di Noi con Salvini al V Municipio, racconta al giornale.it che i pentastellati locali hanno approvato una mozione che prevede di dare le palestre delle scuole e i locali del municipio ai musulmani per svolgere la loro preghiera congregazionale del venerdì. “I grillini – spiega l’esponente salviniano – non solo non hanno fermato i musulmani quando hanno organizzato le preghiere non autorizzate a Largo Preneste e in piazza dei Mirti, ma ora intendono favorirli facendo un uso molto allegro delle istituzioni. Credono di esserne i proprietari”. A confermare l’esistenza di una trattativa tra la comunità musulmana e i Cinquestelle capitolini, con la mediazione della prefettura, è anche Francesco Tieri, un italiano convertito all’Islam 12 anni fa che ricopre il ruolo di portavoce del Coordinamento associazioni islamiche del Lazio.“Solo a Roma ci sono oltre 100mila musulmani con un diritto costituzionale che è tecnicamente impossibile far valere e quindi bisogna trovare soluzioni di lungo e di breve periodo. Nel breve periodo - spiega Tieri - la ricerca da parte dei municipi interessati, in questo caso il V, di una struttura temporanea che ci viene concessa almeno il venerdì per la preghiera congregazionale”. Una soluzione più duratura gli islamici la troveranno solo attraverso il confronto con il Campidoglio che, secondo quanto riferisce Tieri, pare stare dalla loro parte. “Mentre si cercano delle soluzioni, - dice l’italiano convertito - per usare le parole dell’assessore al Comune di Roma (Laura Baldassarre ndr), noi siamo costretti all’illegalità, a quelle che qualcuno chiama moschee abusive. L’assessore alle Politiche sociali ha detto che troveremo una soluzione, ovviamente nei binari della legalità e della trasparenza e del diritto”.

Anche Fabrizio Santori, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, chiede da tempo una regolamentazione dei luoghi di culto islamici e, a tal proposito, si è fatto promotore di una legge regionale per risolvere il problema. “In questa città – dice – continuano ad avere spazio queste persone che fanno come vogliono e il timore del fondamentalismo è più che fondato. Basti pensare che, per il giorno della festa del sacrificio, alcuni musulmani hanno scuoiato, appeso, cotto e mangiato un capretto sugli alberi del parco di Centocelle. In questo contesto, i Cinquestelle capitolini, molti ex di sinistra, stanno consegnando la Capitale ai musulmani”.


Commento di Pento Alberto

Dovrebbero al massimo essere trattati come gli islamici trattano i cristiani, gli ebrei e tutti gli altri diversamente religiosi e pensanti alla Mecca che è la capitale dell'Islam: niente chiese, niente sinagoghe, niente templi, divieto assoluto di propaganda e proselitismo religioso, nessuna manifestazione pubblica di simboli e preghiere. Trattiamoli come loro trattano gli altri così imparano a loro spese qual'è l'umanità e la miseria umana e spirituale dell'islam di questa mostruosità politico-religiosa idolatra che è la loro assurda fede razi-nazislamica che andrebbe bandita non solo in Europa e nell'intero occidente ma in tutto il mondo a beneficio di tutta l'umanità.
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » ven nov 11, 2016 8:49 pm

Romania: Finisce in tribunale il "no" alla costruzione di una mega-moschea a Bucarest
"La Romania non è una provincia turca"

di Soeren Kern
10 novembre 2016

https://it.gatestoneinstitute.org/9303/ ... a-bucarest


L'accordo originale prevedeva un "mutuo scambio" in base al quale la Romania avrebbe costruito una nuova chiesa ortodossa a Istanbul e la Turchia avrebbe eretto una moschea a Bucarest. Ma nel luglio 2015, il premier rumeno Victor Ponta annunciò che il progetto di costruire la chiesa a Istanbul sarebbe stato accantonato perché "non permesso dalla legge turca". Ponta ha approvato comunque il progetto della moschea a Bucarest, dicendo che è un simbolo multiculturale dell'accettazione della comunità musulmana da parte della Romania.

La decisione di Ponta di approvare la moschea, che imiterà l'architettura di epoca ottomana, è stata accolta con indignazione in un paese che è stato sotto la dominazione turco-ottomana per quasi cinque secoli, fino al 1877.

"Questo progetto non riguarda la religione, è un tentativo da parte delle autorità di marcare il territorio attraverso un monumento." Ozgur Kazim Kivanc, un attivista turco contrario alla distruzione dei beni pubblici operata da Erdogan per costruire moschee.

"Quando l'Islam entra in una terra, quella terra diventa islamica e i musulmani hanno il dovere di liberarla un giorno. La Spagna, ad esempio, è terra islamica, e così l'Europa orientale: Romania, Albania, Macedonia, Serbia. Kosovo e Bosnia... ." – Omar Bakri Muhammad, un noto predicatore fondamentalista sunnita.

"Si ritiene che la concessione gratuita del terreno che, paradossalmente, apparteneva alla famiglia del principe Constantin Brâncoveanu, che fu decapitato dai turchi il 15 agosto 1714, sia un tradimento del popolo romeno." – Uno stralcio del procedimento pendente che chiede alla Corte di annullare la concessione gratuita di terreno urbano disposta dal governo per la moschea in progetto.

Gli oppositori del progetto per la costruzione di una mega-moschea a Bucarest, capitale della Romania, hanno intentato causa al governo nel tentativo di bloccare il piano. La prima udienza in tribunale è stata fissata per il 14 ottobre.

L'azione legale cerca di ribaltare la decisione del giugno 2015 dell'allora premier romeno Victor Ponta di approvare la costruzione di quella che diventerebbe la più grande moschea dell'Europa orientale – seconda solo alla Moschea Blu di Istanbul – che sorgerà su una vasta porzione di terreno di proprietà comunale nella zona nord di Bucarest.

La proprietà del valore di più di quattro milioni di euro (4,4milioni di dollari), viene concessa gratuitamente dal governo romeno, mentre i costi di costruzione, stimati in tre milioni di euro (3,3milioni di dollari), saranno sostenuti dalla Turchia.

Ponta ha detto che la moschea recherà vantaggi economici alla Romania perché la Turchia è il principale partner commerciale dei paesi che non sono membri dell'Unione Europea. Gli oppositori della moschea, di cui fanno parte una serie di accademici, storici, politici romeni, gruppi contrari all'immigrazione e anche alcuni musulmani, controbattono che la moschea non solo aumenterà l'influenza turca sulla Romania, ma incoraggerà l'immigrazione musulmana nel paese.

La moschea di Bucarest è frutto di più di un decennio di colloqui tra il governo romeno e quello turco. L'accordo originale prevedeva un "mutuo scambio" in base ala quale la Romania avrebbe costruito una nuova chiesa ortodossa a Istanbul e la Turchia avrebbe eretto una moschea a Bucarest.

Ma nel luglio 2015, il premier rumeno Victor Ponta annunciò che il progetto di costruire la chiesa a Istanbul sarebbe stato accantonato perché "non permesso dalla legge turca". Ponta ha approvato comunque il progetto della moschea a Bucarest, dicendo che è un simbolo multiculturale dell'accettazione della comunità musulmana da parte della Romania.

La decisione di Ponta di approvare la moschea, che imiterà l'architettura di epoca ottomana, è stata accolta con indignazione in un paese che è stato sotto la dominazione turco-ottomana per quasi cinque secoli, fino al 1877.

"La Turchia tenta una simbolica conquista dell'Europa attraverso queste moschee", sostiene Tudor Ionescu, leader del Partito Noua Dreaptă (Nuova Destra) contrario all'immigrazione. "Non so perché siamo i destinatari di una tale 'benedizione.'" Noua Dreaptă ha organizzato una manifestazione di protesta contro il progetto, in cui i partecipanti scandivano slogan del tipo: "La Romania non è una provincia turca".

Il 10 aprile 2016, i romeni protestano contro la proposta di costruire una mega-moschea a Bucarest. (Fonte dell'immagine: RT video screenshot)

Gli oppositori affermano che la notevole dimensione della moschea è sproporzionata rispetto allo scarso numero di musulmani che abitano Bucarest. Il progetto, che interessa una superficie di 13.000 metri quadrati situata nei pressi del centro fieristico Romexpo, include una moschea che potrà ospitare 2.000 fedeli, una scuola coranica, una biblioteca e un centro ricreativo.

A Bucarest vivono circa 9.000 musulmani che dispongono di dieci moschee sparse per la città. La comunità musulmana in Romania è di 65.000 persone, ossia meno dell'1 per cento della popolazione del paese di 19,5 milioni di abitanti. La maggior parte dei musulmani è di etnia turca e tartara e vive nella Dobrugia, una regione situata nel sudest della Romania.

In un'intervista a Balkan Insight, lo storico Ionut Cojocaru ha detto:

"È alquanto strano che venga costruita una grande moschea in un paese dove il numero dei musulmani è esiguo. Questo è solo un segnale della politica neo-ottomana della Turchia, che intende promuovere i propri interessi economici e politici in tutti i Balcani".

La Turchia è smaniosa di erigere enormi moschee in tutti i Balcani e nell'Europa orientale per tentare di espandere la propria influenza – e il suo marchio dell'Islam – nella regione.

Lo specialista di Balcani Michael Bird scrive che secondo molti osservatori il programma del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di costruire moschee ovunque nel mondo fa parte del piano volto a far sì che la Turchia si configuri come nazione musulmana preminente.

"In sostanza, ogni moschea costruita all'estero con un marchio turco sembra contribuire ad attuare la strategia di Ankara di mostrarsi come una grande potenza islamica", ha affermato Kerem Oktem, docente di Turchia moderna presso l'Università di Graz.

Ozgur Kazim Kivanc, un attivista contrario alla distruzione dei beni pubblici operata da Erdogan per costruire moschee, ha aggiunto:

"L'Impero romano soleva costruire templi nei luoghi conquistati per ricordare alla gente la propria conquista. Pensiamo che l'impulso sia lo stesso. I luoghi di culto non sono obbligatori per un sistema di convinzioni da diffondere – soprattutto nell'Islam. Questo progetto non riguarda la religione, è un tentativo da parte delle autorità di marcare il territorio attraverso un monumento".

L'ex presidente romeno Traian Basescu teme che la moschea di Bucarest possa alimentare l'estremismo islamico nel paese. Egli ritiene che il progetto della moschea sia "irresponsabile" e rappresenti una minaccia alla sicurezza nazionale. Su Facebook ha scritto:

"Forse non si riesce a immaginare una stazione della metropolitana di Bucarest, nelle ore di punta, dove un giovane uomo potrebbe farsi saltare in aria in nome di Allah. O forse la vostra intelligenza non riesce a immaginare dei falliti giovani romeni che vengono spediti nei campi di addestramento in Siria. Iraq o in Afghanistan e poi rimandati in Europa per arrecarci i benefici dello Stato islamico".

Lo Stato islamico ha più volte ribadito che la Romania e altre zone dell'Europa orientale e dei Balcani fanno parte del suo "Califfato panislamico". Omar Bakri Muhammad, un noto predicatore fondamentalista sunnita, che ha reclutato jihadisti britannici per l'Isis, ha affermato che la Romania è territorio islamico. In un'intervista al quotidiano bulgaro 24 Chasa (24 Ore), Omar Bakri ha detto:

"Quando l'Islam entra in una terra, quella terra diventa islamica e i musulmani hanno il dovere di liberarla un giorno. La Spagna, ad esempio, è terra islamica, e così l'Europa orientale: Romania, Albania, Macedonia, Serbia. Kosovo e Bosnia... ."

Inoltre, secondo Basescu, la moschea – la prima ad essere costruita nella capitale romena (i luoghi di culto islamico sparsi nella città sono edifici convertiti in moschee o sale di preghiera) – in realtà non è stata pensata per la popolazione musulmana di Bucarest, ma per i migranti musulmani che arriveranno nei prossimi anni.

Durante una visita in Romania compiuta nell'aprile 2015, il presidente Erdogan ha detto che la moschea sarà "la più bella espressione di dialogo e solidarietà tra i due paesi".

Un leader musulmano romeno ha però mostrato scetticismo verso le intenzioni della Turchia. "Ne abbiamo sentito parlare in televisione come tutti gli altri", egli ha commentato. "Siamo musulmani romeni, ma ora stanno arrivando i turchi e si prendono la terra. Quando completeranno la costruzione, non ci vorranno lì. Quindi, siamo stati venduti e buttati fuori".

Nel corso di una visita ufficiale in Turchia, nel marzo 2016, il presidente romeno Klaus Iohannis ha cercato di rassicurare Erdogan del fatto che il progetto della moschea sta andando avanti, nonostante l'opposizione nel paese. Commentando il viaggio, il quotidiano România Liberă ha scritto:

"A quanto pare, Iohannis non ha chiesto nulla, se non una misera cappella ortodossa che probabilmente sarà costruita da qualche parte nella periferia di Istanbul, in cambio della costruzione della moschea. (...) Erdogan ha ereditato dagli ottomani l'abilità di fare sentire gli ospiti più importanti di quello che sono. (...) Iohannis è stato accolto con una cerimonia militare, con tanto di spari di 21 colpi di cannone, che solo i sultani offrono ai loro ospiti. (...) Alla fine, però, Erdogan lo disprezzerà per essersi lasciato ingannare e per averlo aiutato a trasformare il presidente di un Paese membro dell'Unione Europea in un vassallo della sua corte".

Alcuni politici romeni ora invocano un referendum sulla moschea. Più del 90 per cento dell'opinione pubblica è contraria al progetto, secondo un sondaggio online condotto dal quotidiano mainstream Gândul.

Intanto, con la causa intentata si chiede alla Corte di annullare la concessione gratuita di terreno urbano disposta dal governo per la moschea in progetto. L'azione legale ribadisce:

"Si ritiene che la concessione gratuita del terreno che, paradossalmente, apparteneva alla famiglia del principe Constantin Brâncoveanu, che fu decapitato dai turchi il 15 agosto 1714, sia un tradimento del popolo romeno. Nell'attuale contesto in cui tutta l'Europa è messa in ginocchio dagli attacchi terroristici sferrati dagli estremisti musulmani, abbiamo il diritto di temere la creazione di scuole islamiche. Crediamo che lo Stato romeno non sia in grado di garantire la sicurezza dei propri cittadini e l'approvazione della costruzione di una mega-moschea in Romania potrebbe costituire un precedente con indesiderate conseguenze catastrofiche".

Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York. È anche senior fellow per la politica europea del Grupo de Estudios estratégicos/Strategic Studies Group che ha sede a Madrid. Seguitelo su Facebook e Twitter.
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » dom gen 08, 2017 7:38 pm

MA IL GOVERNO NON SI SCORDI I CONTROLLI IN MOSCHEA
di Magdi Cristiano Allam * (Il Giornale, 8 gennaio 2017)

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Che la strategia italiana nella lotta al terrorismo islamico, illustrata il 5 gennaio dal presidente del Consiglio Gentiloni e dal ministro dell'Interno Minnniti, confermata nell'intervista di ieri al Giornale dal capo della polizia Gabrielli, si concentri sul monitoraggio di Internet e sul controllo dei detenuti islamici nelle nostre carceri, è un fatto doveroso dettato dalla contingenza. È una decisione che trova riscontro nell'uccisione lo scorso 22 dicembre a Sesto San Giovanni di Anis Amri, lo stragista tunisino del mercatino di Natale di Berlino, tornato in Italia dopo esserci sbarcato da clandestino nel 2011 e aver trascorso 4 anni in 6 diverse carceri della Sicilia dove avviò il suo processo di «radicalizzazione». Tuttavia limitare, o anche solo focalizzare, l'attenzione sulla rete e sulle carceri sarebbe un errore grave. Questa strategia presenterebbe delle falle che ci farebbero perdere la visuale d'insieme e non ci consentirebbero di conseguire l'obiettivo della tutela della nostra società e della salvaguardia della nostra civiltà.

Innanzitutto è vitale identificare la natura della minaccia, ovvero che si tratta di terrorismo islamico, perché diventa fuorviante continuare a indicarlo come terrorismo internazionale o jihadismo, con il sottinteso che l'Islam non c'entrerebbe nulla, riaffermando la tesi secondo cui i terroristi sono cattivi ma l'Islam è buono. Ebbene noi non sconfiggeremo mai il terrorismo islamico fintantoché non si avrà l'onestà intellettuale e il coraggio umano di affermare che è proprio l'Islam la radice del male, perché i terroristi islamici sono quelli che più di altri ottemperano in modo letterale e integrale ciò che Allah prescrive nel Corano e ciò che ha detto e ha fatto Maometto. Ne consegue che il nemico da combattere non sono singoli terroristi islamici ma è l'Islam che ispira e legittima le loro atrocità.

In parallelo emerge una seconda falla, ritenere che l'arresto e l'espulsione di singoli terroristi islamici porrà fine alla minaccia. Sarebbe come immaginare che scalfire la punta dell'iceberg ci consentirà di ignorare la realtà dell'iceberg. Il caso Amri, che in 18 mesi in Germania ha viaggiato con 14 passaporti e documenti d'identità falsi, ci conferma che i lupi solitari non sono schegge impazzite e isolate, ma lo strumento umano agevole e spregiudicato usato da organizzazioni terroristiche per colpirci a tradimento. Amri era il «robot della morte» forgiato da un «lavaggio di cervello» subito sia in carcere sia in clandestinità in Germania, a opera di predicatori islamici. Ecco perché solo ponendo fine al «lavaggio di cervello» noi sconfiggeremo questa «fabbrica del terrorismo islamico».
La terza falla nella strategia governativa è nel concentrarsi sul mezzo ignorando il fine. Il terrorismo è solo il mezzo, ma è l'islamizzazione della nostra società il fine. I terroristi islamici perseguono il fine attraverso la violenza, mentre altre realtà islamiche più scaltre e subdole legate ai fratelli musulmani, ai wahhabiti, ai salafiti e più in generale i musulmani moderati che controllano le moschee, perseguono lo stesso fine di sottometterci all'Islam facendo leva sulla nostra paura dell'Islam.

Ecco perché la quarta falla ci vede passare dalla padella alla brace: per sconfiggere terroristi islamici tagliagole ci alleiamo con i terroristi islamici taglialingue, quelli che ci hanno imposto di legittimare l'Islam a prescindere dai suoi contenuti violenti. Se ci calassimo nella realtà dei sedicenti musulmani moderati comprenderemmo che loro hanno tutto l'interesse a collaborare con il governo per scovare e far arrestare i terroristi islamici, perché più terroristi si arrestano, più cresce la paura tra la gente, e più noi ci affidiamo a loro, agevolando il successo del loro obiettivo di islamizzarci in modo pacifico.
Il governo non deve limitarsi a prevenire le stragi islamiche, deve soprattutto scongiurare che i nostri figli finiranno domani per essere sottomessi all'Islam.
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » ven mar 10, 2017 7:42 pm

La Knesset approva i progetti di legge contro l’inquinamento acustico delle moschee
Due le proposte di legge. Protestano i membri del partito a maggioranza araba. Il leader Ayman Odeh espulso dall’aula per averne strappato una copia.
09/03/2017 ISRAELE
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie)

http://m.asianews.it/index.php?art=40152&l=it

Il parlamento israeliano ha dato la prima approvazione a due progetti di legge che impongono limiti al canto dei muezzin, diffuso dagli altoparlanti delle moschee. Le misure sono state votate ieri fra proteste e discussioni.
I due testi saranno uniti dal comitato legislativo in una sola proposta di legge che dovrà passare in aula altre tre volte prima di diventare effettiva.

La prima bozza, presentata dal partito Casa ebraica (Habayit Hayehudi), è stata votata con 55 voti contro 47, e prevede l’obbligo al silenzio fra le 23 e le 7, vietando i richiami alla preghiera della notte e della mattina. La seconda, presentata dal partito nazionalista laico Israel Beitenu, ha ricevuto 55 voti favorevoli contro 48 contrari ed impone il divieto totale all’utilizzo degli altoparlanti nelle aree urbane.

Le proposte alla “legge muezzin” modificano quella approvata lo scorso novembre, che chiedeva alle moschee di “abbassare il volume”. A quanto riportato da Haaretz, la nuova legge comprenderà limiti anche agli annunci pubblici delle sinagoghe e una multa fra i 5mila e 10mila shekel per chi violi la norma. Il compito di decretare la fascia oraria di divieto potrebbe spettare al Ministero dell’ambiente in consulta con il Ministero degli interni.

Se entra in vigore, essa si applicherà anche nell’area occupata di Gerusalemme est, dove vivono 300mila palestinesi. Esclusa invece la moschea al-Aqsa, terzo luogo sacro per l’islam e spesso motivo di tensione fra palestinesi ed israeliani.

Lo scopo della legge, secondo i suoi promotori, è “ridurre le sofferenze quotidiane di centinaia di migliaia di israeliani esposti al chiasso degli altoparlanti delle moschee.”

“Quelli che lo desiderano possono usare una sveglia per alzarsi e andare alla moschea,” afferma Motti Yogev, deputato di Casa ebraica. Per lui, non c’è volontà di “colpire i seguaci di nessuna fede”, ma di permettere ad arabi ed ebrei di distendersi nelle ore di riposo. “Nel rispetto – ha aggiunto – siamo tutti pari.”

Dura la reazione di Ayman Odeh, leader di Lista araba unita, il partito a maggioranza araba: “Questa legge non ha a che fare né con il rumore, né con la qualità della vita. È razzismo contro una minoranza nazionale.” Egli ha poi strappato una copia della proposta ed è stato allontanato dall’aula.

Oded Forer, membro di Israel Beitenu, ha accusato Odeh e i suoi compagni di essere terroristi, richiedendone l’espulsione dall’aula. Due di essi hanno risposto esclamando “Allah akbar”, “Dio è grande” in arabo.

Dei membri della Lista araba unita, solo Ahmad Tibi ha avuto il permesso di parlare. “La voce del muezzin non ha mai creato inquinamento acustico. Rappresenta un importante rituale musulmano, e in questa sede non si è mai intervenuti contro una cerimonia religiosa ebraica. È un’ingiuria razzista.”

“Quest’intervento – ha continuato – colpisce l’anima stessa dei musulmani. ‘Dio è grande’ è il richiamo alla preghiera, non un insulto.” Tibi si è rivolto ai membri religiosi della Knesset, esortandoli a opporsi e a ricordare le loro richieste a non intervenire in questioni di culto. Il deputato, avendo ignorato i richiami a concludere per esaurimento del tempo a disposizione, è stato costretto a scendere dal podio.

Anche Zuheir Ba’aloul, membro del partito di centro-sinistra Unione sionista, si è scagliato contro la misura, definendola una “macchia al palazzo” e una “dichiarazione di guerra contro la minoranza araba del Paese”.

Netanyahu si era espresso a favore della legge di novembre, quando aveva raccomandato al comitato legislativo del gabinetto di approvarla, portando come esempio legislazioni europee analoghe. Secondo quanto da lui affermato, i cittadini di tutti le religioni che si lamentano del rumore sono “innumerevoli”.
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » mar apr 11, 2017 9:40 pm

"No alla moschea di Mestre". E gli islamici vogliono bloccare la città
Dopo la chiusura della moschea in via Fogazzaro, la comunità islamica presente a Venezia minaccia di bloccare la città se l'amministrazione non troverà un'altra sede entro venerdì
Francesco Boezi - Mar, 11/04/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 84950.html

Dopo la chiusura del centro in questione arrivata ieri, la comunità musulmana si dice disposta ad aspettare sino ad oggi, quando è in programma l’incontro tra vigili, comune e regione per trovare una strada, poi daranno vita ad un vero e proprio blocco della città. Il portavoce della comunità bengalese, Kamrul Syed, avrebbe dichiarato: "Siamo cittadini come tutti: o ci danno una sede o fermeremo i ristoranti di Venezia, Fincantieri, le scuole".

Il luogo di culto ora chiuso mediante una diffida, la moschea di via Fogazzaro - riporta l'Ansa- " era salita alla ribalta anche perchè era risultato fosse stata frequentata da alcuni dei kosovari arrestati due settimane fa a Venezia con il sospetto di far parte di una cellula jihadista". Una nota diffusa dalla prefettura di Venezia agli inizi di aprile, del resto, aveva già definito la volontà di porre i sigilli alla moschea, posti effettivamente ieri: " In relazione al centro di preghiera di via Fogazzaro, atteso che sono state accertate delle violazioni di carattere edilizio, nonché sulla destinazione d'uso dell'immobile, che non consentono, a tutela degli stessi frequentatori, il mantenimento dell'apertura, il Comune di Venezia, per venire incontro alle esigenze rappresentate dalla comunità bengalese, ben integrata insediata nel territorio, avvierà da subito i contatti con i referenti responsabili allo scopo di individuare, nell'ottica di un rapporto improntato al dialogo e all'integrazione sociale, dei luoghi alternativi per la preghiera, nel rispetto delle disposizioni normative vigenti in materia".

I bengalesi, però, non ci stanno ed ora rivendicano una sala dove poter pregare, specie in vista di venerdì prossimo: "Abbiamo deciso di scioperare se non si trova una soluzione per la sede dove pregare - spiega Syed -. Almeno una soluzione provvisoria fino a quando non sarà individuata la sede definitiva. Noi stiamo facendo il possibile per mantenere la tranquillità tra i nostri connazionali. Ma se venerdì non ci sarà un posto la gente pregherà on un qualsiasi luogo e con tante persone è possibile che qualcuno non mantenga la calma".

Un vero e proprio avvertimento quello proveniente dalla comunità bengalese, che rivendicherebbero di aver da poco finito di pagare il mutuo per l'acquisto dello stabile quindi in diritto di avere immediatamente a disposizione uno spazio alternativo. Da segnalare la protesta civile dei residenti della zona, che soprattutto stendendo lenzuola dalle balconate, evidenziano come vengano spesso svegliati dai cinque turni di preghiera svolti all'interno della moschea e come ci sia nel quartiere una forte esigenze di ripristino di legalità.

La provocazione della comunità bengalese, poi, non ha spaventato l'assessore Simone Venturini: " Scioperino pure. Non accettiamo ricatti né velate minacce. Le regole valgono per tutti, anche per la comunità islamica". E ancora: "Io non mi occupo personalmente del centro di preghiera, ci sono due altri colleghi, parlo quale assessore alla coabitazione sociale. Ritengo che la minaccia sia da irresponsabili. Anche perché non è certo colpa dell’Amministrazione comunale se loro non si sono adeguati a quanto gli era stato prescritto in base alla legge. Respingiamo al mittente la minaccia. Anche loro devono riconoscere che non ci sono solo diritti, ma ci sono anche doveri".

Oggi, tuttavia, l'incontro fissato per scongiurare un pericolo che potrebbe far di nuovo balzare Venezia alle cronache dopo lo sventato attentato al ponte di Rialto. La situazione, insomma, è calda e la comunità bengalese presente nella provincia veneta non sembra disposta a scendere a compromessi.
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » gio mag 11, 2017 8:31 am

Scuola in gita alla moschea, coro di "no" dalle famiglie
A Sanremo un istituto elementare organizza una gita in moschea: ben undici bimbi non ricevono il permesso dei genitori, in un caso per espliciti "motivi religiosi"
Ivan Francese - Mar, 10/05/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 56618.html

Una gita scolastica che si è trasformata in un vero e proprio caso politico.

A Sanremo, nel Ponente ligure, la moschea "Al Hidaya" ha invitato gli alunni della vicina scuola elementare "Rodari" a una visita in compagnia delle insegnanti di religione "per spiegare la cultura e la religione islamica". L'iniziativa era stata accolta con favore dalla direttrice dell'istituto scolastico, che aveva inoltrato la richiesta di autorizzazione alle famiglie degli alunni.

Al momento di richiedere il permesso dei genitori, però, la scuola si è trovata di fronte ad un'amara sorpresa: ben undici famiglie hanno detto "no" a quella insolita gita. In un caso sul diario è stata aggiunta la dicitura "permesso negato per motivi religiosi". Il rifiuto è stato accolto con "dispiacere" dal presidente del centro, El Mostapha Amri, che spiega come i bimbi avrebbero dovuto osservare alcune regole di base, come quella che impone di togliersi le scarpe, ma in nessun caso sarebbe stato richiesto alle bambine di velarsi il capo.

Amareggiati anche i responsabili della "Rodari", che hanno però assicurato che una parte della scolaresca andrà comunque in gita e che "ci sarà modo di rielaborare il tutto in aula."



Alberto Pento
Chissà cosa raccontano sull'Islam, questi "insegnanti" ai poveri bambini?
Che l'Islam è una religione di pace e che Maometto era un sant'uomo?
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Re: Moskea logo de coulto o endoe ca se sparxe el nasixlam?

Messaggioda Berto » ven mag 12, 2017 7:30 pm

Quel cavillo che tiene aperto il centro islamico dei jihadisti

A Merano ancora aperta la moschea abusiva che era frequentata dai jihadisti arrestati nel 2015. E la sinistra chiude un occhio L'imam alla nostra giornalista: "Non le do la mano, altrimenti mi sporco"
Marta Proietti - Ven, 12/05/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 96015.html


"È vero, questo è un centro culturale ma pregare è nella cultura dell'islam", così il responsabile dell'"Associazione Pace Merano", che non ha voluto svelarci il proprio nome, giustifica la trasformazione di un locale in moschea abusiva.

A distanza di un anno e mezzo siamo tornati a Merano dove, nel novembre del 2015, i carabinieri del Ros hanno arrestato quattro presunti jihadisti che avevano scelto come base per il reclutamento proprio il comune dell'Alto Adige. Nell'operazione che ha coinvolto anche altre forze di polizia europea finirono in manette 17 persone, 16 cittadini curdi e un kosovaro, con l'accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale. Per i quattro residenti nella cittadina di montagna, lo scorso 13 febbraio la Corte d'appello di Bolzano ha confermato le pene di primo grado da quattro a sei anni di reclusione. Al momento sono detenuti nel carcere di massima sicurezza di Rossano Calabro. Abdul Rahman Nauroz, ritenuto il presunto reclutatore dell'organizzazione, viveva in un appartamento in Via Mainardo, una delle vie principali di Merano, "pagato totalmente dai servizi sociali di quella città", dichiaravano i carabinieri del Ros.

Siamo tornati a Merano per capire se, a fronte di questi gravi episodi, i controlli sulla comunità musulmana del posto siano stati intensificati. Quello che abbiamo scoperto ha però dell'incredibile. Ad appena un minuto a piedi dal palazzo in cui Nauroz addestrava i futuri terroristi, c'è un centro culturale islamico utilizzato a tutti gli effetti come una moschea e dove Abdul andava abitualmente a pregare. Dopo essere passati davanti a una macelleria halal e al negozio della Western Union, quello che serve per inviare denaro in tutto il mondo, arriviamo davanti a un locale con i vetri opachi. Impossibile vedere all'interno. Per due giorni è sempre tutto chiuso. Strano per un centro culturale. (GUARDA IL VIDEO)

"Pregare è nella nostra cultura". Così l'islam aggira la legge

Torniamo il venerdì, giorno sacro nella religione islamica, e finalmente troviamo la porta aperta. Attaccato un cartello: "Si prega di non stare davanti a moschea e non fare rumore. Grazie". Ma non si tratta di un centro culturale? Proviamo a parlare con qualcuno e un uomo, che si rifiuta di stringermi la mano perchè "altrimenti si sporca", ci dice di aspettare. Dopo pochi minuti arriva il responsabile della struttura che conferma i nostri sospetti. "Vorremmo capire se questo è un centro culturale o una moschea", gli chiediamo. "Voi sapete che in Italia non esistono moschee (in realtà ce ne sono quattro: Ravenna, Roma, Colle Val D'Elsa e Segrate Milano, ndr). Questo è un centro culturale per islamici". Incalziamo: "Però voi lo utilizzate come moschea?". "Dentro la nostra cultura c'è la preghiera. Questa è una cosa normale per noi". Ed ecco svelato il "trucchetto": visto che la preghiera fa parte della cultura è lecito che quello che dovrebbe essere un centro culturale si trasformi a tutti gli effetti in una moschea abusiva. Il tutto aiutato dall'assenza in Italia di una normativa quadro e dal beneplacito del vicesindaco e assessore alla cultura, Andrea Rossi, che contattiamo telefonicamente. "È un'associazione registrata al nostro albo delle associazioni culturali - ci tiene a specificare - Che dentro ci siano anche dei momenti che hanno a che fare con la fede religiosa ci sta".

È importante fare però una distinzione. Una moschea è una struttura architettonica costruita ad hoc e completa di cupola e minareto. Differente è invece il concetto di "musalla": sale di preghiera. Spazi, cioè, adibiti a luogo di culto dalle comunità islamiche dove, oltre alla preghiera, vengono svolte anche altre attività di tipo culturale e di insegnamento. Il problema è che nel locale dell'"Associazione Pace Merano" non si svolgono altre attività al di fuori della preghiera. Ed è sempre il responsabile a dircelo. Quando infatti gli chiediamo se dopo gli arresti dei presunti jihadisti nell'autunno del 2015 vengano fatti più controlli risponde: "Mai visto carabinieri qui perché noi veniamo solo per pregare. Poi è sempre chiuso". Nessuna traccia quindi delle attività culturali. Chiediamo infine il permesso di visitare il locale ma la risposta è categorica: "Non si può".
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