Persecusion de: cristiani, pagani, ebrei, musulmani, atei

Re: Persecusion de: cristiani, pagani, ebrei, musulmani,

Messaggioda Berto » mer ago 19, 2015 6:23 am

Maledicono Allah: uccisi
agosto 17, 2015

http://voxnews.info/2015/08/17/maledicono-allah-uccisi

Gli islamici di ISIS hanno ucciso quattro giovani a Shaddadi, nella zona sud della provincia di Hasakeh, perché avevano “maledetto Allah”.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Allah.jpg
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Re: Persecusion de: cristiani, pagani, ebrei, musulmani,

Messaggioda Berto » mar dic 08, 2015 6:58 pm

Libertà religiosa negata - India, cristiani sempre più perseguitati
23 gennaio 2014

http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/in ... -2013.aspx

In India non si ferma la persecuzione contro i cristiani. Nel 2013 sono stati oltre 4.000 i casi di violenza contro i cristiani. A colpire sono soprattutto gruppi estremisti indù attivi in molte parti del Paese. L’intensità delle violenza varia da stato e stato della grande nazione asiatica.
Gli episodi registrati includono l’omicidio di 7 fedeli, fra cui un minore; abusi e percosse su 1.000 donne, 500 bambini e circa 400 preti di diverse confessioni. Inoltre sono documentati attacchi a oltre 100 chiese e luoghi di culto cristiano. Sono le cifre salienti contenute nel nuovo “Rapporto sulle persecuzioni 2013” elaborato da un forum di enti e organizzazioni cristiane nella società civile indiana, riportato dall’Agenzia Fides.
Il Rapporto è stato presentato al cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale dell’India. Il documento è stato redatto grazie alla collaborazione fra le associazioni “Catholic Secular Forum” (Csf), “All India Christian Council”, “Evangelical Fellowship of India”, “Global Council of Indian Christians”, “World Watch Monitor”.
Il Rapporto è stato consegnato ai vescovi da due laici cattolici, Joseph Dias e il giudice Michael Saldanha, rispettivamente segretario e presidente di CSF. Sui 4.000 incidenti, documentati in modo dettagliato, oltre 200 sono gravi casi di persecuzione avvenuti soprattutto in alcuni stati. Spiccano il Karnataka dove, nonostante il cambio di governo, la persecuzione cristiana è più diffusa, e il Maharashtra che “sembra essere il prossimo laboratorio dell’estremismo indù” nota il testo. Altri stati nella “top-ten” delle persecuzioni sono: Andra Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat, Orissa, Madhya Pradesh, Tamil Nadu, Kerala.
Il Rapporto esamina anche le falle nel sistema giuridico indiano, che permettono la diffusione delle violenze e l’impunità dei colpevoli. Le leggi “sotto accusa” sono l’Ordine presidenziale del 1950, che nega ai dalit cristiani e di altre minoranze i diritti riconosciuti ai dalit indù. Ma anche le leggi anti-conversione, in vigore in sette stati indiani come Orissa, Arunachal Pradesh, Madhya Pradesh (dove le pene sono state inasprite), Rajasthan, Gujarat, Chhattisgarh, Himachal Pradesh.
Lo studio rileva che una legge globale per fermare la violenza, presentata lo scorso anno, resta ferma in Parlamento, che non l’ha ancora esaminata e discussa. E conclude sottolineando che nella maggior parte di casi esaminati, “la polizia rifiuta di registrare le denunce” e i mass media indiani omettono di riportare e le notizie o le minimizzano.



India, persecuzione dei cristiani da parte degli estremisti indù
Di Alessandra Boga, il 29 settembre 2015
http://www.qelsi.it/2015/india-persecuz ... misti-indu

In genere si parla dei cristiani perseguitati dagli estremisti islamici (o in Cina), ma va detto che essi soffrono persecuzioni anche da parte di fanatici di altre religioni, come quella induista. L’organizzazione Porte Aperte ha rivelato che negli ultimi 3 mesi, in India centrale, ci sono stati almeno 5 cristiani uccisi per la loro fede, 15 arrestati con false accuse, oltre 15 aggressioni ( una decina delle quali a religiosi), 2 violenze sessuali, una chiesa distrutta, proprietà di cristiani danneggiate ed anche alcune espulsioni.
Il sito di Porte Aperte ha raccolto la testimonianza di una donna cristiana che per 13 anni ha sopportato gli abusi fisici e psicologici del marito. Alla sera tornava a casa ubriaco e le diceva che la sua religione era una vergogna per la propria famiglia, che avrebbe dovuto abbandonarla per adorare gli idoli indù e al rifiuto della donna, le violenze peggiorarono. Poi il marito la lasciò per un’altra donna nel dicembre dello scorso anno. Intanto la loro figlia fu vittima di una grave malattia, ma l’uomo non ha dato nessun aiuto. E’ stata l’associazione a muoversi. La donna pregava giorno e notte e dice che Dio le dava forza, che non l’ha mai abbandonata.
Il sito di Porte Aperte fa presente che questo drammatico caso non è isolato in India centrale, dove si pensa addirittura che nazioni e missionari corrompano la gente con del denaro per convertirla al cristianesimo.
Riproduzione riservata - ©2015 Qelsi Quotidiano
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Re: Persecusion de: cristiani, pagani, ebrei, musulmani,

Messaggioda Berto » mar dic 08, 2015 7:00 pm

Mai come oggi. Sulla persecuzione dei Cristiani nel mondo

http://magna-carta.it/content/persecuzione-cristiani


Le violenze contro le comunità cristiane nel mondo non si sono mai fermate. Fin dalla venuta di Cristo, milioni di persone sono state martirizzate e costrette a nascondersi. Gli ultimi due millenni sono stati costellati di guerre di religione fratricide, di episodi tragici di discriminazione e violenza. Nonostante una costante storica apparentemente deterministica, oggi assistiamo a un fenomeno persecutorio più intenso, più grave, più metodico e spietatamente ideologizzato. Soprattutto a partire dall’11 Settembre il numero di eccidi delle minoranze cristiane d’Oriente, dall’Egitto al Pakistan, è aumentato esponenzialmente ad opera del fondamentalismo islamico, anche se i cristiani sono perseguitati in altri Paesi, dalla Cina all'India.
Essere cristiano in Nord Africa o in Medio Oriente, agli occhi degli islamisti, non significa tanto professare una religione minoritaria e diversa da quella ufficiale (che comporta comunque ghettizzazioni, emarginazioni e violenze), bensì essere percepito come il prolungamento invadente del cristianesimo occidentale, l’incarnazione in chiave religiosa dell’America politica, di Israele, dell’Occidente ateo e peccatore. Per questa ragione, i cristiani vengono eliminati in maniera sistematica. Soprattutto se, com'è accaduto con il ministro pakistano per le minoranze Shabaz Bhatti, ucciso nel febbraio scorso, rappresentano politicamente gli ultimi baluardi di libertà religiosa e di pensiero di un intero paese.

Non ricordiamoci dei cristiani del mondo solo se muoiono in massa,
http://www.loccidentale.it/node/102077
intervista a Massimo Introvigne di Cristiana Vivenzio, 6 febbraio 2011. Ogni quattro perseguitati al mondo per motivi razziali, di nazionalità o di religione, tre sono cristiani. Un eccidio di cui ci si ricorda solo quando la soglia del numero di morti supera la decina. Massimo Introvigne, che è appena stato nominato rappresentante Osce per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni, ha molte idee su cosa devono fare gli organismi internazionali e in particolare l’Osce per contrastare questa situazione.

Una giornata della memoria per i martiri cristiani, tratto da eclj.org, 25 gennaio 2011.
http://www.eclj.org/Releases/Read.aspx? ... fbda86dd8a
Durante un convegno a Strasburgo presso il Centro Europeo per il Diritto e la Giustizia (ECLJ), il rappresentante Osce per la lotta contro la discriminazione e la xenofobia, Massimo Introvigne, ha proposto l'istituzione di una Giornata europea della memoria per i martiri cristiani di tutto il mondo. Sulla scia dell'importantissimo evento ecumenico organizzato da Papa Giovanni Paolo II al Colosseo il 7 maggio 2000, proprio il 7 maggio potrebbe diventare l'occasione annuale di fermarsi a ricordare i tantissimi martiri della persecuzione e dell'intolleranza contro i cristiani.

Vi perseguiteranno a causa del mio nome, di Maria Teresa Lenoci, 20 febbraio 2011. Da duemila anni le comunità cristiane vengono martirizzate e discriminate. Ma oggi i massacri e le violenze nei loro confronti sono aumentate, tragicamente. Ecco la mappa delle persecuzioni dei cristiani nel mondo.

Il Pakistan blocca la legge mondiale sulla blasfemia, di Marco Respinti, 25 marzo 2011. Fonti dell'agenzia missionaria Fides riferiscono che ieri, inaspettatamente, è stata approvata nel Consiglio dei Diritti Umani Onu una risoluzione promossa dal Pakistan che per la prima volta dopo 12 anni va in direzione contraria alla legge antiblasfemia che il Pakistan stesso aveva proposto in più risoluzioni precedenti. Il passo dei rappresentanti pakistani nell'ambito dell'organizzazione internazionale è importante, ma la legge antiblasfemia è ancora in vigore nel paese, ed è in nome di questa che oggi la cristiana pakistana Asia Bibi è in carcere ed è stata condannata a morte. (tratto da labussolaquotidiana.it)

Resta solo Asia Bibi, di Giulio Meotti (tratto da ilfoglio.it), 4 marzo 2011. Asia Bibi, coraggiosa donna cristiana pakistana, è stata condannata a morte per il reato di blasfemia nel novembre dello scorso anno. In attesa della sentenza d'appello e dopo i due recenti omicidi del governatore Salman Taseer e del Ministro per le minoranze Shabaz Bhatti, due politici che si erano schierati apertamente in sua difesa, Asia Bibi è in cella d'isolamento e rischia la vita ogni giorno.

Thousands of Christians Displaced in Ethiopia After Muslim Extremists Torch Churches, Homes, di Diane Macedo (tratto da foxnews.com), 24 marzo 2011. Negli ultimi venti giorni in Etiopia migliaia di Cristiani sono stati costretti ad abbandonare i loro villaggi dell’ovest del paese dopo che un gruppo di fondamentalisti islamici, in nome del rispetto del Corano, ha dato fuoco a 50 chiese e decine di case, provocando un morto e centinaia di feriti. Questi episodi tragicamente eclatanti vengono dopo mesi di crescente tensione tra i fondamentalisti islamici – che in tutto il paese sono minoritari rispetto ai Cristiani ma che in alcune aree arrivano ad essere il 90% della popolazione – e la comunità cristiana.

Libertà religiosa, martiri cristiani e Europa dei diritti, di Pietro de Marco, 14 febbraio 2011.
http://www.loccidentale.it/node/102427

Perché un' Europa campione di tolleranza e libertà religiosa è reticente sulle sofferenze delle minoranze cristiane nei Vicino Oriente? Un incontro, promosso a Firenze da "Scienza e Vita" e da altre associazioni (Circolo dei Liberi-Magna Carta, MCL), ha risposto a questa domanda esaminando i nodi fondamentali della questione.

Dall'India all'Indonesia non c'è pace per i cristiani, di Anna Bono (tratto da labussolaquotidiana.it), 3 febbraio 2011.
http://www.loccidentale.it/node/102000
In Cina decine di milioni di cristiani praticano la fede di nascosto, in piccoli gruppi chiamati chiese domestiche, per evitare di essere perseguitati. Brutte notizie giungono anche dall’Iran dove, a partire dal giorno di Natale 2010, sono stati arrestati 70 fedeli, anch’essi membri di chiese domestiche, sottoposti poi a violenti interrogatori e a intimidazioni. In India, come è noto, le violenze degli estremisti indù contro i cristiani sono incessanti.

Cristiani perseguitati anche in Iran.
http://www.loccidentale.it/articolo/anc ... n.00101420

Oltre 70 gli arresti durante il Natale, di Costantino Pistilli, 22 gennaio 2011. Se facciamo una veloce ricerca su internet scopriamo vari paesi dove chi recita il Padre Nostro ad alta voce è perseguitato fino alla morte: Filippine, India, Nigeria, Arabia Saudita, Egitto, Cuba, Cina, Iraq, Pakistan. Difficile, però, leggere nei vari bollettini il nome di una nazione dove i credenti in Cristo rischiano ogni ora il martirio: la Repubblica islamica dell'Iran.


Se fossi un copto, di Tarek Heggy, 3 gennaio 2011.
http://www.loccidentale.it/articolo/se+ ... o.00100593
Le strade del Cairo e di Alessandria d'Egitto sono ancora a ferro e fuoco dopo il sanguinoso attentato alla Chiesa dei Santi. Per comprendere la condizione in cui vivono i copti, pubblichiamo un estratto di "Le prigioni della mente araba", il libro dell'intellettuale egiziano Tarek Heggy, che merita di essere letto perché offre una spietata fotografia sulle persecuzioni subite dalla minoranza cristiana nel Paese. (tratto da loccidentale.it)
(Dossier a cura di Carolina de Stefano)
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Re: Persecusion de: cristiani, pagani, ebrei, musulmani,

Messaggioda Berto » mar dic 08, 2015 7:01 pm

Se fossi un copto
di Tarek Heggy | 3 Gennaio 2011

http://www.loccidentale.it/articolo/se+ ... o.00100593

Le strade del Cairo e di Alessandria d'Egitto sono ancora a ferro e fuoco dopo il sanguinoso attentato alla Chiesa dei Santi. Per comprendere la condizione in cui vivono i copti, pubblichiamo un estratto di "Le prigioni della mente araba", il libro dell'intellettuale egiziano Tarek Heggy, che merita di essere letto perché offre una spietata fotografia sulle persecuzioni subite dalla minoranza cristiana nel Paese.
Se fossi un copto infrangerei i cieli d'Egitto e del mondo con le mie grida denunciando il clima di oppressione in cui i Copti egiziani vivono oggi.
Se fossi un copto comunicherei al mondo intero le ingiustizie che molti copti hanno subito a partire dal 1952 e hanno impedito loro di occupare ruoli amministrativi e politici che meritano.
Se fossi un copto griderei con tutto il fiato in gola contro le enormi ingiustizie chef anno sì che io paghi tasse che vengono poi versate dallo Stato all’università islamica di al-Azhar che non ammette i copti in nessuna facoltà.
Se fossi un copto esprimerei tutta la mia rabbia perché devo pagare tasse usate per costruire decine di moschee quando lo Stato egiziano non ha mai pagato una lira per la costruzione di una sola chiesa a partire dal 1952, con l'unica eccezione di una donazione attuata 40 anni fa dal Presidente Nasser per la costruzione della cattedrale di san Marco nel quartiere di al-Abbasiya.
Se fossi un copto leverei la voce per l'assenza di un solo copto in molti consigli legislativi nell'Egitto contemporaneo.
Se fossi un copto scriverei un articolo dietro l'altro per descrivere il modo in cui i mezzi di informazione ignorano le mie esigenze e le feste religiose come se la popolazione copta in Egitto non esistesse.
Se fossi un copto farei sapere al mondo intero che la storia copta non è debitamente considerata nei curriculum scolastici egiziani e che lo studio della lingua araba a scuola non consiste più nello studio di testi letterari, poesie, romanzi, drammi e racconti brevi, bensì nello studio della sacra scrittura islamica che viene giustamente insegnata nelle classi con studenti musulmani.
Se fossi un copto avrei mobilitato il mondo intero per fare notare le difficoltà che i copti hanno per ottenere il permesso a costruire una chiesa [con i propri fondi non con i proventi delle tasse che loro stessi pagano].
Se fossi un copto porterei all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale i commenti oltraggiosi fatti da alcuni scrittori musulmani sui copti, quali il loro convincimento che i copti non devono assumere il governo pubblico, che devono pagare la jizya, il testatico, e che non devono servire nell'esercito. Tradurrei gli scritti oscurantisti quali il testo assurdo del Dr. Mohamed Emara, finanziato da al-Azhar, il cui finanziamento proviene dalle entrate fiscale, comprese quelle pagate dai copti, che sono vilipesi in libri pubblicati a spese dello stato.
Se fossi un copto avvierei una campagna sia interna sia esterna in cui si chiede l'eliminazione della voce “religione” dalla carta d'identità egiziana. Perché mai una persona che vuole a vere a che fare con me deve sapere la mia religione?
Se fossi un copto avvierei una campagna contro la burocrazia egiziana che ha consentito alla legge dello statuto personale per non musulmani di restare chiusa in un cassette per quasi un quarto di secolo, facendo sì che i copti la chiamino scherzosamente la legge del disastro personale invece di legge dello statuto personale (in arabo statuto si dice ahwal, ma se la lettera h viene pronunciata gutturalmente il significato diventa disastro).
Se fossi un copto farei sapere al mondo intero che la questione copta in Egitto è solo una delle manifestazioni di una forma mentale che è diffusa in questa regione del mondo e chiamerei l'umanità intera a costringerla a ritornare sui propri passi e abbandonare questo cammino oscuro e pericoloso.
Tratto da Tarek Heggy, Le prigioni della mente araba, a cura di Valentina Colombo, Marietti, Milano 2010
Traduzione dall'arabo di Valentina Colombo
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Re: Persecusion de: cristiani, pagani, ebrei, musulmani,

Messaggioda Berto » mar dic 08, 2015 7:04 pm

Fermiamo la persecuzione dei cristiani nel mondo
https://www.facebook.com/Fermiamo-la-pe ... 5859406708
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Re: Persecusion de: cristiani, pagani, ebrei, musulmani,

Messaggioda Berto » dom dic 27, 2015 12:46 pm

El rasixmo, łe colpe e łe responsabełetà de łi ebrei
viewtopic.php?f=25&t=468


“L’anticristianesimo alle origini dell’antigiudaismo” di Don Nicola Bux
Pubblicato 16 maggio 2010 | Da Libertà e Persona
Una storia che nessuno ricorda. La Chiesa delle origini, composta anche da molti ebrei convertiti al cristianesimo, fu perseguitata dai Giudei. Al punto che le autorità dell’impero romano dovettero emanare norme per difendere i cristiani.
Da il Timone – Aprile 2010

http://www.libertaepersona.org/wordpres ... a-bux-1807

Nel suo saggio Ebrei e cristiani. Il mito di una tradizione comune (San Paolo, 2009), il noto studioso ebreo Jacob Neusner demolisce appunto l’idea, diffusasi soprattutto tra i cattolici dopo il Concilio Vaticano Il, che le due religioni abbiano molto in comune. L’autore lo aveva già fatto con un altro testo, Disputa immaginaria tra un rabbino e Gesù, nel quale affermava che «Secondo la Torah, molto di ciò che Gesù ha detto è sbagliato». Joseph Ratzinger nella prefazione lo definiva come «Il saggio più importante per il dialogo ebraico-cristiano dell’ultimo decennio». Neusner ha ragione?
Prendiamo le Scritture: è vero che noi cristiani abbiamo quelle ebraiche che chiamiamo Vecchio Testamento, ma gli ebrei non hanno il nostro Nuovo Testamento; inoltre, la comprensione delle Scritture per noi passa attraverso Gesù. C’è poi un altro aspetto non secondario: la religione giudaica al tempo di Gesù passava attraverso l’interpretazione dei Farisei, invece Gesù si richiamava ai Patriarchi e ai Profeti.
L’attuale religione giudaica è quella rinata dopo la distruzione di Gerusalemme del 70 d C, filtrata attraverso il Talmud – monumentale studio della Torah, la legge divina, compilato tra IV e V secolo, dove il ruolo dei Profeti è minimo – perché proprio i Profeti avevano preso le distanze dalle interpretazioni insopportabili intervenute al tempo della divisione dei regni e degli esili.

Nella recente visita alla sinagoga di Roma, papa Benedetto XVI ha rinnovato il rispetto per l’interpretazione che gli ebrei hanno dell’Antico Testamento: sappiamo che questa è diversa da quella cristiana, soprattutto perché la Torah, come dice Neusner, è filtrata attraverso il Talmud che è il giudaismo. Ma basterebbe solo un punto a marcare la differenza: la fine del Tempio, cioè il luogo della Shekinah, la Presenza divina. Resta il fatto che «La Chiesa, popolo di Dio, della nuova Alleanza, scrutando il proprio mistero, scopre il proprio legame con il popolo ebraico, che Dio "scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola"» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 839).
I Padri della Chiesa erano convinti che l’antica Alleanza si fosse compiuta in Cristo e se ne sentivano i veri eredi; non solo era avvenuto il passaggio dal giudaismo al cristianesimo, anzi al giudeo-cristianesimo, ma, quasi contemporaneamente, anche quello alla Chiesa dei gentili, ovvero le genti pagane che si convertivano a Cristo. L’Ecclesia ex circumcisione e l’Ecclesia ex gentibus si possono ancora oggi ammirare a Roma come due figure femminili nel mirabile mosaico di S. Sabina all’Aventino.

Allora, perché tanta insistenza da parte cattolica sulla comunanza, quando poi gli stessi ebrei continuamente prendono le distanze, ora sulla persona e l’opera del Venerabile Papa Pio XII, ora sulla "Preghiera per gli ebrei" approvata dal Benedetto XVI per l’uso nella celebrazione della forma straordinaria del rito della Santa Messa, ora sulla revoca della scomunica alla Fraternità San Pio X e così via?
E malgrado le spiegazioni, non sembrano mai appagati? A mio avviso, il motivo di fondo è l’anticristianesimo. Negli Atti degli Apostoli i "nazareni" – così erano chiamati i cristiani dagli ebrei – non pensavano di costituire una religione a parte, malgrado le vessazioni subite dagli stessi Apostoli e dalle comunità; quando furono cacciati dalle sinagoghe, infatti, misero insieme nel primo giorno dopo il sabato – chiamato kyriakè, cioè domenica – la lettura della Torah, che si faceva di sabato, e la celebrazione dell’Eucaristia.
Attorno a tale polo, si può osservare in Palestina la differenziazione progressiva della suppellettile liturgica cristiana da quella giudaica, per esempio nei simboli: il sacrificio di Isacco nelle sinagoghe è reso con tutti i dettagli figurativi, invece nelle chiese è ridotto all’agnello legato all’albero posto sotto o dietro l’altare; l’altare dei sacrifici nel cortile del Tempio e la tavola delle offerte all’interno, nelle chiese vengono sintetizzati nell’altare a cui si addossa una mensa. In occidente, molto evidente prima del Vaticano Il.
Si può intravedere in ciò una sorta di antigiudaismo cristiano?
Certamente no, ma solo la consapevolezza del compimento delle figure antiche nelle nuove. Dagli ebrei ciò è ritenuta ancora oggi una eresia. Che il cristianesimo fosse "vino nuovo in otri nuovi", lo provano alcuni altri fatti. Gesù aveva detto: «Quando poi vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua desolazione è vicina. Allora coloro che sono in Giudea fuggano ai monti, quelli che sono nella città si allontanino...» (Lc 21,20-21). Così fecero i seguaci di Gesù nel 70, in gran parte giudei divenuti cristiani, dissociandosi dalla sanguinosa rivolta antiromana. I cristiani non parteciparono nemmeno alla rivolta del 132-135 capitanata da Bar Kochba, anzi pagarono caramente.

Alcuni decenni dopo, Giustino di Nablus scriveva: «I Giudei ci considerano loro nemici e loro avversari. Come voi, anch’essi ci perseguitano e ci mettono a morte quando possono farlo [.. .]. Ne potete avere le prove. Nell’ultima guerra di Giudea, Bar Kochba, il capo della rivolta, faceva subire ai soli cristiani gli stessi supplizi se non rinnegavano Cristo» (Apologia 1,31,6). Eusebio aggiunge: «se non lo bestemmiassero» (Storia Ecclesiastica IV,8). Alcuni ritornarono da Pella, in Transgiordania, ove si erano rifugiati e si stabilirono, secondo la testimonianza di Epifanio nel Trattato dei pesi e delle misure, attorno alla "piccola chiesa" del Sion, nella parte meridionale di Gerusalemme.
La rottura tra cristianesimo e giudaismo si consumò a Yamnia, centro a sud di Jaffa, dove i rabbi farisei presero in mano le redini della nazione, per ridare fiducia ai sopravvissuti al massacro compiuto dai romani e alle deportazioni, prendendo decisioni ardue al fine di riorganizzare la comunità ormai priva del Tempio e delle autorità sacerdotali e nazionali.
Si confrontarono posizioni moderate e conciliazioniste, come quelle di rabbi Johanan ben Zakkai e Rabbi Joshua ben Hananyah, e posizioni dure e intransigenti, come quelle di Rabbi Eliezer ben Hircanos e di rabbi Gamaliel. Queste ultime, maggioritarie, prevalsero al momento di definire e approvare le cosiddette 18 Decisioni vincolanti per la comunità, e di passare alla stesura delle 18 Benedizioni, con l’aggiunta di quella dei Minim, ossia gli apostati – invero una maledizione (Birkat-haMinim) -inclusiva dei giudeo-cristiani.
Nella Mishna – compilazione della legge orale fatta da rabbi Juda agli inizi del III sec. d.C. a Tiberiade – si afferma perentoriamente: «Queste sono alcune delle decisioni che furono prese nella camera superiore di Hananyah ben Hiskiah ben Gurion, quando i saggi salirono per fargli visita. Essi votarono e i saggi della Scuola di Shammay (l’ala dura difesa da un buon manipolo di gente armata pronta a far valere la ragione della forza) si trovarono in maggioranza. Quel giorno furono prese le 18 Decisioni» (Shab 1 ,4).

Nel Talmud babilonese si legge: «Quel giorno Hillel (rabbi simbolo dei moderati in opposizione a Shammay) sedette umilmente come un discepolo davanti a Shammay. Quel giorno fu così penoso come il giorno in cui fu fatto li vitello d’oro» (Shab 171). La Birkat-haMinim finì per sancire la rottura tra l’ebraismo farisaico rappresentato dai Sapienti e la Chiesa Madre di Gerusalemme: sia gli uni che gli altri, infatti, la considerarono una vera e propria scomunica. Il testo, conservato nella ghenizah del Cairo (luogo della sinagoga dove si conservano i libri sacri) recita: «Che gli apostati non abbiano speranza e che il regno dell’insolenza sia sradicato ai nostri giorni.
Che i Nozrim (i nazareni) e i Minim spariscano in un batter d’occhio. Che siano rimossi dal libro dei viventi e non siano scritti tra i giusti. Signore che abbassi gli orgogliosi». Con tale scomunica vennero così colpite tre categorie: i Giudei collaborazionisti del vincitore romano, l’impero romano in quanto tale e i Giudei seguaci di Gesù. Veniva sancita la rottura definitiva tra la Sinagoga e la Chiesa nascente.
Tale posizione causò la caccia al giudeo divenuto cristiano. AI punto che l’imperatore Costantino nel 315 promulgava alcune leggi, come quella indirizzata ai capi giudei, in cui proibiva di molestare quanti avevano abbracciato la nuova religione, ribadendo la legislazione precedente che proibiva agli incirconcisi di diventare ebrei, insieme all’abolizione del supplizio della croce, del crurifragio – lo spezzar le gambe ai condannati a morte – e del marchio a fuoco sulla fronte degli schiavi.
Nel 329, il 18 ottobre, l’imperatore promulgava una legge per proteggere i convertiti dal giudaismo, condannando a morte i Giudei che avessero lapidato chiunque «era fuggito dalla setta omicida e aveva rivolto gli occhi al culto di Dio (diventato cristiano». Viene alla memoria il protomartire Stefano, ucciso tre secoli prima dagli ebrei ellenisti. Ancora il 21 ottobre del 335, Costantino decretava la punizione per i Giudei che avessero perseguitato un ebreo convertito al cristianesimo. Anche Valentiniano III e Teodosio II l’8 aprile 426 emanarono una legge con cui proibivano alle famiglie giudee e samaritane di diseredare i loro membri convertiti al cristianesimo.
AI tempo dell’imperatore Focas, gli Ebrei o almeno i più fanatici tra loro non perdevano occasione per ripagare autorità e popolazione cristiana con ogni genere di offese, come descrive Giacobbe, un convertito dal giudaismo: «io odiavo la legge dei cristiani e il ricordo di Cristo, e non volevo udire la profezia di profeti che avevano profetizzato a riguardo di lui; ma restavo a macchinare contro i cristiani in ogni sorta di mali e li oltraggiavo enormemente» (Sargis d’Aberga 63).
Tutto questo doveva portare malauguratamente al desiderio di vendetta dei cristiani, al punto che Focas si adoperò per la conversione forzata di tutti gli ebrei dell’impero alla religione di Stato, sebbene già in precedenza papa Gregorio Magno avesse scritto ai vescovi proibendo di battezzare gli ebrei contro la loro volontà e in altro momento ingiungeva al vescovo di Cagliari di far restituire la sinagoga che un neoconvertito dall’ebraismo aveva sottratta ai suoi antichi correligionari.
L’intolleranza cristiana si alimentava con la continua rivalsa giudaica.
Fermiamoci qui alle soglie del Medioevo. Per fortuna oggi uno spirito nuovo da parte cattolica, ma anche da non pochi gruppi di ebrei, ci porta a considerarli come "fratelli maggiori", sebbene talvolta tentati da invidia come quello della parabola del figlio prodigo perché il padre compassionevole ne aveva festeggiato il ritorno ammazzando il vitello grasso.

Don Nicola Bux
Ricorda «Anche noi, abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo da pagani popolo di Dio. Egli, infatti, è la salvezza di Dio Padre. Vedemmo con gli occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio presente fra noi ed averlo accolto con le braccia dello spirito, ci chiamiamo nuovo Israele". (S. Sofronio, patriarca di Gerusalemme, Discorso 3 su//"’Hypapante", 6,7; PG 87,3, 3293).
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Re: Persecusion de: cristiani, pagani, ebrei, musulmani,

Messaggioda Berto » dom gen 24, 2016 9:48 pm

“Al Parlamento europeo, a favore di Israele si è presentato un sacerdote in abito talare, alto e maestoso, barba folta, Gabriel Naddaf.”

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Con queste parole il coraggioso giornalista e scrittore italiano Giulio Meotti ha voluto presentare Padre Gabriel Naddaf ai lettori del Foglio, in occasione della sessione di dicembre del Parlamento europeo sulla marchiatura dei prodotti israeliani dalla Cisgiordania, marchiatura contro cui il Foglio ha lanciato una campagna che ha raccolto oltre cinquemila firme.
Riportiamo per esteso l’articolo di Meotti raggiungibile a questo link: http://www.ilfoglio.it/…/scegliete-o-con-isis-o-con-israele…

“Si tratta di antisemitismo”, ha esclamato Naddaf. “La marchiatura dei prodotti israeliani tradisce il nucleo del patrimonio cristiano dell’Europa, ed è un ulteriore segno dell’indebolimento dei valori cristiani in Europa”.
Poi l’accusa di ipocrisia rivolta a Bruxelles: “Mentre l’Europa è occupata nella marchiatura dei prodotti israeliani, le terre in tutto il medio oriente e l’Africa sono inzuppate del sangue dei cristiani. In medio oriente c’è un solo paese dove i cristiani possono vivere in sicurezza, in cui possono prosperare, e dove ci sono la libertà di espressione e quella religiosa. In quel paese i cristiani sono in grado di praticare le loro tradizioni religiose, possono essere eletti al Parlamento e hanno pieni diritti democratici. È l’unico paese del medio oriente, dove la popolazione cristiana cresce e prospera.
Questa è la nazione ebraica, la nazione di Israele. E noi, i cristiani, dobbiamo proteggere questa terra santa, che è la fonte della fede cristiana”.

Non si era mai sentito nulla di simile in un’aula del Parlamento europeo. Naddaf è una figura unica in medio oriente. Leader carismatico della chiesa greco-ortodossa in Israele, il sacerdote deve andare in giro con la scorta messagli a disposizione dalle autorità israeliane. La “colpa” di Padre Naddaf è quella di denunciare la sorte dei cristiani nel mondo arabo-islamico e di essere filoisraeliano. Si capisce perché sulla testa di Naddaf pesa oggi una taglia promossa dagli islamisti. La sua vita è in pericolo. È stato definito “un traditore” e “un apostata”.

I suoi pneumatici sono stati trinciati più volte e stracci insanguinati vengono spesso lasciati fuori da casa sua. Il sacerdote viene regolarmente minacciato al telefono e il figlio è stato aggredito fuori casa da un giovane brandendo una mazza di ferro. “Gesù era ebreo, di famiglia ebraica e parlava aramaico, non arabo”, dice al Foglio Padre Naddaf. “Dobbiamo sempre ricordarcelo. Ogni cinque minuti un cristiano viene ucciso in quanto cristiano in medio oriente. In Siria, c’erano due milioni di cristiani, oggi sono solo duecentomila. In Iraq, nel 2000, c’erano quattro milioni di cristiani, mentre ora ce ne sono solo trecentomila. I massacri quotidiani vissuti dai cristiani hanno aperto gli occhi dei loro correligionari in Israele, dove invece c’è una comunità cristiana che cresce ogni anno di più”. Secondo il Central Bureau of Statistics di Gerusalemme, erano 158 mila i cristiani in Israele nel 2012. Alla fine del 2014 erano 163 mila, cinquemila in più. Ma soprattutto, dal 1948 a oggi il loro numero totale è più che quadruplicato.

“Il nostro debito verso la Terra Santa passa attraverso la protezione di Israele e della sua democrazia”, ci spiega Padre Naddaf.
“Altrove, i fanatici islamici sono ansiosi di uccidere cristiani. Soltanto in Israele possiamo prosperare. E’ il tempo della chiarezza. Cosa aspettiamo a dire la verità? Israele deve essere forte anche per noi minoranze. Ogni giorno rivolgiamo appelli per salvare i cristiani del medio oriente ma nessuno risponde. Perché?”.

A quanto risulta, il Dipartimento di stato americano intende designare come “genocidio” gli attacchi perpetrati dallo Stato islamico contro gli yazidi, escludendo così i cristiani. “Perché quando il califfo promise di eliminare la cristianità i nostri capi non dissero nulla?”, continua Naddaf. “Io non ho paura, andrò avanti a dire la verità, ovvero che come cristiani non possiamo che stare dalla parte del popolo ebraico e che Israele è l’unico paese che non cerca di buttare fuori i cristiani, costringendoli a cercare rifugio. Coloro che vogliono distruggere lo stato ebraico stanno firmando anche la condanna a morte degli ultimi cristiani liberi in Terra Santa”.



I NEMICI D'ISRAELE HANNO RUBATO IL NOME "PALESTINA"
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La convinzione errata (ma comune) che gli ebrei colonialisti abbiano invaso un paese chiamato Palestina e ne abbiano sradicato gli abitanti autoctoni è completamente falsa. Innanzitutto, il popolo della Palestina che ha le radici più profonde in quella terra è il popolo ebraico, i cui parenti e antenati vi hanno vissuto (in varia misura) per diverse migliaia di anni. In secondo luogo, la maggior parte degli arabi che fuggirono dalla Palestina tra il 1947 e il 1949 lo fecero perché erano sicuri che i loro compatrioti arabi dell'Egitto, dell'Iraq e di altri paesi sarebbero riusciti a rendere la Palestina Judenrein.

E' giunto il momento di ricordare agli arabi e alla comunità internazionale che gli ebrei sono i veri palestinesi. Altrimenti, come mai esistono un Talmud palestinese e un giornale ebraico chiamato The Palestine Post? Come mai, fino alla creazione d'Israele, gli ebrei erano noti come "i palestinesi"? Come mai Immanuel Kant si riferiva agli ebrei in Europa come ai "palestinesi tra di noi"? Come mai c'è una Stella di Davide sulla bandiera della Palestina del 1939? Come mai la rivista dell'Organizzazione Sionista d'America si chiamava New Palestine? Come mai la Compagnia Elettrica Israeliana si chiamava originariamente Compagnia Elettrica Palestinese? Come mai il principale fondo di finanziamento dell'Organizzazione Sionista Mondiale si chiamava Palestine Foundation Fund?

La risposta è: "Perché la parola Palestina indica la terra che, per migliaia di anni, è stata l'incubatrice dell'identità ebraica".

Il nome Palestina era stato imposto agli ebrei dall'Impero Romano nel 135 d.C., quando l'imperatore Adriano aveva voluto cancellare ogni traccia ebraica da quella terra, che si chiamava Giudea. E' quindi più che comprensibile che nel 1948 i leader dell'Yishuv (la comunità ebraica che già abitava quella terra prima dell'indipendenza) non abbiano voluto mantenere il nome Palestina per lo Stato che finalmente l'ONU aveva deciso di riconoscere, ed abbiano scelto di chiamarlo Israele (anche Giudea era tra i nomi presi in considerazione). Ma non dobbiamo lasciare che gli arabi e i loro sostenitori israelofobici si approprino dei nomi "Palestina" e "palestinese" come parte della loro campagna di delegittimazione. La Palestina era ebraica, non è mai stata araba. Il linguaggio è tutto. Rinunciando all'uso corretto delle parole, e permettendone la rimozione dal contesto storico, la realtà dei fatti è sminuita o persa del tutto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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