Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi

Re: Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi

Messaggioda Berto » mar mar 03, 2015 8:26 am

“Allah Akhbar! Allah Akhbar! Ash-hadu an-la ilaha illa Allah, Ash-hadu anna Muhammad-Rasul Allah”. “Allah è Grande! Allah è Grande! Testimonio che non c'è altro dio all’infuori di Allah, Testimonio che Maometto è il Messaggero di Allah”.

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“Allah Akhbar! Allah Akhbar! Ash-hadu an-la ilaha illa Allah, Ash-hadu anna Muhammad-Rasul Allah”. “Allah è Grande! Allah è Grande! Testimonio che non c'è altro dio all’infuori di Allah, Testimonio che Maometto è il Messaggero di Allah”.

Per vent’anni la mia giornata è stata cadenzata dall’adhan, l’appello alla preghiera diffuso dall’alto dei minareti nella mia città natale, Il Cairo, ribattezzata la “Città dai mille minareti”.

Per 56 anni mi sono impegnato più di altri, da musulmano moderato, ad affermare un “islam moderato” in Italia, aderendo e sostenendo sostanzialmente la tesi del Corano “creato”, che per l’ortodossia islamica pecca ahimè di una fragilità teologica che scade nell’eresia. Perché così come il cristianesimo è la religione del Dio che si è fatto Uomo e che s’incarna in Gesù, l’islam è la religione del loro dio Allah che si è fatto testo e che si “incarta” nel Corano dopo essere stato rivelato a Maometto attraverso l’Arcangelo Gabriele.

Per i musulmani quindi il Corano è Allah stesso, è della stessa sostanza di Allah, opera increata al pari di Allah, a cui ci si sottomette e che non si può interpretare perché si metterebbe in discussione Allah stesso.

Per contro, la tesi del Corano “creato”, che sottintende che solo Allah è increato, consente l’uso della ragione per entrare nel merito dei contenuti del Corano, che possono essere oggetto di culto da parte della fede ma anche oggetto di valutazione e critica; così come consente la contestualizzazione nel tempo e nello spazio dei versetti rivelati per distinguere ciò che è da considerarsi attuale e lecito da ciò che è invece è da ritenersi prescritto e caduco; ci mette in ultima istanza nella possibilità di poter affermare la dimensione “plurale” dell’islam e, in questo contesto di pluralismo, ci consente di far primeggiare la scelta dell’ “islam moderato” che concili la prescrizione coranica con il rispetto dei valori fondanti della nostra comune umanità.

Per 56 anni ho scelto di battermi in prima persona, costi quel che costi, per affermare la bontà del Corano quale testo sacro dell’islam pur nella denuncia del terrorismo islamico.

Nel 2003, dopo aver conosciuto Oriana Fallaci ed aver instaurato con lei un rapporto che, al di là della reciproca stima professionale, della condivisione della denuncia del terrorismo islamico e della pavidità dell’Occidente, si fondava su un affetto sincero e una solida amicizia, tuttavia il nostro rapporto fu turbato dal mio rifiuto di abbandonare l’islam e di concepire che la radice dell’islam risieda nel Corano.

Mi sentivo contrariato quando scriveva: “L’islam è il Corano, cari miei. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. È incompatibile col concetto di civiltà”.

Eppure, all’indomani della mia conversione al cristianesimo il 22 marzo 2008, ho scritto: “Ho dovuto prendere atto che, al di là della contingenza che registra il sopravvento del fenomeno degli estremisti e del terrorismo islamico a livello mondiale, la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale”.

L’errore in cui incorsi fu di immaginare che l’islam potesse essere riformabile al suo interno grazie all’impegno dei musulmani moderati. Alla fine, dopo oltre cinque anni trascorsi da condannato a morte dai terroristi islamici e reiteratamente minacciato dagli estremisti islamici, mi sono arreso di fronte all’evidenza: si può essere musulmani moderati come persone, ma non esiste un islam moderato come religione.

Oggi più che mai dobbiamo avere l’acume intellettuale e il coraggio umano di leggere ad alta voce il Corano e di affermare pubblicamente i suoi contenuti. Non possiamo essere vittime, da un lato, dei musulmani moderati che difendono aprioristicamente e acriticamente l’islam pur di salvaguardare la loro credibilità ed onorabilità, dall’altro, degli occidentali che per paura di offendere i musulmani sostengono in modo altrettanto aprioristico e acritico che il Corano insegna l’amore e la pace, che i terroristi islamici non centrano nulla con l’islam.

Solo leggendo il Corano scopriamo la specificità di una religione che condanna di eresia l’ebraismo e il cristianesimo; la realtà di Allah che era il dio supremo del Pantheon politeista arabo, clemente e misericordioso con chi si sottomette all’islam ma vendicativo e violento con i miscredenti; la verità di Maometto che è stato un guerriero vittorioso che ha fondato una “Nazione di credenti” combattendo e uccidendo i suoi nemici per ordine di Allah.

Solo leggendo il Corano potremo capire le radici di un’ideologia che legittima l’odio, la violenza e la morte, che ispira il terrorismo islamico ma anche la dissimulazione praticata dai “musulmani moderati”, perseguendo il comune obiettivo di sottomettere l’intera umanità all’islam, che è fisiologicamente incompatibile con la nostra civiltà laica e liberale negando la sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e donna, la libertà di scelta.

Solo leggendo il Corano potremo capire chi siamo veramente noi, se siamo ancora o non più in grado di riscattare la civiltà di verità e libertà, di fede e ragione, di valori e regole.

Vi aspetto questa sera alle ore 21 al Teatro Manzoni a Milano. Presenterò la mia nuova opera "Il Corano spiegato da Magdi Cristiano Allam". Sul palco, ad intervistarmi, ci sarà il direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Parteciperà Edoardo Sylos Labini, direttore della rassegna "Manzoni Cultura".




Mama ke oror, ke osesion manegal kel xe sto pregar çincoe volte al dì co sta "preghiera orenda"!
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Re: Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi

Messaggioda Berto » mar mar 03, 2015 8:37 am

??? Tibhirine, la pace ritrovata - Giorgio Fornoni - 1 marzo 2015 ???

http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/PACE-.aspx

Il racconto-intervista che qui pubblichiamo è un ampio stralcio di un lungo reportage che compare sull’ultimo numero della rivista «Mediterraneo», il quadrimestrale di cultura, idee ed ecologia fondato da Gino Girolomoni, il contadino-filosofo della comunità di Montebello, morto nel marzo 2012 e precursore dell’agricoltura biologica in Italia. La rivista è ora diretta da Dario Benetti e viene edita dalla Fondazione Girolomoni di Isola del Piano, vicino a Urbino (info: tel. 0721-720334; www.fondazionegirolomoni.com).

Negli anni più roventi della rivolta integralista contro il regime di Algeri, le pendici dell’Atlante, 100 chilometri all’interno della costa erano la roccaforte della guerriglia armata. Le montagne erano il rifugio delle milizie che avevano dichiarato la guerra santa contro il governo dei militari, accusato di non avere rispettato l’esito delle elezioni e di avere messo fuori legge il Fronte Islamico di Salvezza, vincente nelle elezioni politiche del 1991. La repressione del dissenso innescò una spaventosa spirale di violenza e di terrorismo che segnò tutti gli anni Novanta. La violenza colpì a più riprese anche gli stranieri presenti nel paese, al punto che l’Algeria divenne praticamente off-limits per gli occidentali fino alle porte del nuovo millennio. È in questo contesto di lotta armata per il potere e di guerra santa integralista, che avvenne nel 1996 il massacro dei trappisti nel monastero di Tibhirine.

Ancora oggi, non è facile inoltrarsi tra quelle montagne. Sono partito da Algeri alle 5 di mattina, accompagnato dall’uomo che a distanza di 18 anni tiene viva la memoria di quel martirio e l’esistenza stessa del monastero. Jean-Marie Lassausse è un religioso della Mission de France, con una lunga esperienza nei paesi arabi e africani. È in Algeria dal 2001 ed è l’ultimo sacerdote occidentale rimasto a perpetuare la missione e la presenza della fede cristiana, lo 'spirito di Tibhirine', in una terra ancora macchiata dal sangue di quella tragedia.
È stato mandato qui, mi spiega, dall’arcivescovo di Algeri, Henri Teissier, nell’attesa che altri proseguano l’opera di presenza monastica così brutalmente interrotta.

(A quasi 20 anni dalla strage, padre Jean-Marie Lassausse, il religioso che vive nel monastero dell’Atlante, vuole testimoniare che islam e cristianesimo possono convivere anche in Algeria)

L’interno del monastero è rimasto esattamente come allora. Sulla destra vediamo la portineria, con la stanzetta dove riposava padre Jean-Pierre, sopravvissuto proprio perché si trovava in un’ala laterale. Sulla sinistra, e al piano superiore, ci sono le stanze dove i sette monaci vennero prelevati a forza e trascinati fuori dai guerriglieri. Percorro il colonnato del portico, chiuso da una grande vetrata colorata. Entro nella stanza di padre Christian, il capo del monastero, l’uomo che ha lasciato la testimonianza più commovente di quanto è successo. Aveva affidato le sue riflessioni ad una lettera ritrovata dopo la sua morte. Una sorta di testamento spirituale nel quale il sacerdote, ben consapevole del rischio al quale si stavano tutti esponendo rimanendo in quel luogo, si era detto pronto a perdonare anche i Fratelli della Montagna, proprio quelli che lo avrebbero ucciso, «perché non sanno quello che fanno». Il massacro, infatti, era stato in qualche modo già annunciato tre anni prima, quando erano stati uccisi 12 croati in un paese vicino. I guerriglieri si erano presentati a Tibhirine la vigilia di Natale, intimando ai monaci di non interferire con quanto stava avvenendo nella regione. Di fronte alle minacce, padre Christian e i suoi confratelli avevano invece deciso di restare vicini alla gente del posto, molti dei quali avevano chiesto espressamente ai monaci di non abbandonarli.

??? In quella lettera, ritrovata a massacro avvenuto, padre Christian parlava anche dell’Islam, contestando la tesi che identifica religione e politica e riaffermando il suo amore per quella terra e quella fede, con l’Algeria e l’Islam, quello vero, uniti in maniera indissolubile, come un corpo e un’anima sola, nella tradizione stessa della Bibbia e del Vangelo. «Amen, Inshallah» sono le ultime parole con le quali si chiude quella indimenticabile lettera.???
È rimasta come allora anche la biblioteca, che si intravede da una delle finestre del corridoio. Poco più avanti si apre la stanza refettorio, dove avvenne l’ultima cena così ben rappresentata nel film 'Gli Uomini di Dio', che ricostruisce il martirio dei trappisti di Tibhirine. «Sono qui», mi dice padre Jean-Marie, «nell’attesa che il monastero riprenda a vivere come un tempo, per testimoniare che il Cristianesimo e l’Islam possono convivere in pace anche in Algeria, come sognava padre Christian». ???

Non ha paura del silenzio e della solitudine qui?
«No, affatto! Non ho paura né del terrorismo, né del silenzio, né della solitudine. Certo bisogna farci l’abitudine, è un apprendistato. Ma sappiamo bene che in un paese musulmano c’è una certa solitudine. Per esempio qui a Tibhirine non posso celebrare l’Eucaristia se non con dei cristiani che sono di passaggio, poiché non c’è nessun cristiano nella regione. Ma è essenziale che questa solitudine sia abitata: abitata da Dio, abitata dalla preoccupazione di incontrare una popolazione che è in attesa».

Questo laboratorio monastico può essere considerato come una sorta di prima linea teologica della relazione islamo- cristiana?

«Tibhirine è comunque un’esperienza che intendiamo ripetere, duplicare in molti luoghi. Ma non bisogna dimenticare che la presenza cristiana nei paesi musulmani non è qualcosa di facile perché l’Islam è una religione totalizzante. L’esempio di Tibhirine mostra che è possibile inserirsi in terra musulmana una comunità cristiana, una famiglia monastica, ma per fare questo bisogna giocare la carta della convivialità, dell’apertura. Se il monastero di Tibhirine fosse un monastero chiuso credo che l’evoluzione sarebbe stata tutt’altra. Bisogna che chi accetta di riempire questa missione abbia il desiderio di aprirsi intimamente e veramente alla religione dell’altro».

Lei ha detto che noi occidentali non siamo il centro del mondo e che 'è vivendo con gli altri, facendo il mio ministero, andando incontro a loro, che divento uomo'.

«Certo, sono francese e sono stato ordinato prete in Francia. Ma siccome la Missione di Francia mi ha mandato all’estero fin dal primo anno del mio ministero, ho subito scoperto che la Chiesa dell’Europa, le Chiese d’Europa non sono più centrali. L’avvenire del cristianesimo, e questo è un dato di fatto, non è nei paesi occidentali ma in Africa nera, in Estremo Oriente e in America latina. Perché gli Stati Uniti e l’Europa per quanto riguarda la fede stanno invecchiando, e probabilmente anche dal punto di vista dell’economia».

Alle persone che pensano che l’Islam sia solo integralismo, solo terrorismo, cosa risponde?

???«No, l’Islam non è solo terrorismo. L’Islam è prima di tutto formato da comunità. L’Islam è la Umma, la comunità. Certo il terrorismo esiste in Islam, ma per me non è la nota dominante dell’Islam. Ci sono milioni di musulmani che vivono la loro fede in tutta serenità e che rifiutano questi epifenomeni del terrorismo, una spina nelle relazioni tra credenti». ???

Perché noi occidentali pensiamo che le persone musulmane che vengono non 'meritino' molta fiducia?

«I mass media si interessano molto di più degli effetti negativi, delle cose che non funzionano che a quelle che funzionano. Quello che funziona è Tibhirine, anche se c’è stato il fatto del rapimento e della morte dei Fratelli. I sessant’anni vissuti da questa comunità cistercense e quello che noi viviamo oggi rimane largamente positivo. Non abbiamo nessuna rivendicazione, nessun conto in sospeso. L’Islam è una religione di pace, di serenità e di fede. Gli atti terroristici che sono perpetrati a nome dell’Islam offuscano purtroppo la religione musulmana nei paesi occidentali» ???.

«La vita musulmana è una buona cosa agli occhi di Dio», e «voglio invitare i musulmani a seguire il loro cammino», ha detto il Papa. Cosa ne pensa?

«Sono perfettamente d’accordo. Penso che ognuno ha la sua tradizione religiosa: i cristiani e i musulmani. Il mio progetto non è che dei musulmani diventino cristiani o ancor più che dei cristiani diventino musulmani, ma piuttosto che ognuno approfondisca il solco della propria fede. Che il cristiano diventi sempre più un miglior cristiano e quindi si apra all’Islam e che il musulmano diventi sempre più un musulmano illuminato. Penso che quando i due credenti diventeranno due credenti più illuminati, ci saranno dei ponti e degli scambi». ???

Per lei qual è la religione 'più giusta'?

«Sono nato nel cristianesimo, i miei genitori erano cristiani. Ho scoperto la fede e la approfondisco ogni giorno, sono un uomo di religione cristiana. Amo l’irradiarsi della fede cristiana che per me va di pari passo con l’appagamento dell’uomo. Ma il credente musulmano deve seguire il mio stesso cammino, e realizzarsi nella sua religione. Per me non c’è una religione, ma ci sono diverse vie che conducono a Dio». ???

Nel suo testamento Padre Christian ha scritto che 'l’Algeria è l’Islam, la politica e la religione sono una cosa unica', cosa ne pensa?

«Per me l’Islam non è sulla stessa scala storica del cristianesimo. Per due ragioni: per prima cosa in rapporto alla Scrittura. Noi abbiamo avuto nel cristianesimo un’evoluzione considerevole a partire degli anni 1960-1962, con il Concilio Vaticano II. Abbiamo avuto un rapporto ermeneutico con la traduzione della parola di Dio. L’abbiamo letta nel suo contesto, con dei metodi, l’abbiamo reinterpretata. L’Islam non è ancora arrivato a questo punto, almeno nella maggioranza. L’Islam ha ancora una lettura molto letterale della parola del Corano, e questa è una prima cosa che ci distingue. La seconda ragione è che la maggior parte delle volte Islam e politica sono un’unica cosa, mentre le nostre società cristiane occidentali si sono separate dalla politica. Ci sono ancora delle connivenze certo, ma il potere politico e la religione sono due cose distinte. Questo pone dei problemi, perché se la fede è unicamente un fatto privato che cosa diventa? Però c’è stata una scissione tra il potere politico e il potere religioso, e nell’Islam questo non è ancora del tutto avvenuto». (Ma se prima a te ghe dito ke no xe vero ke l'ixlam lè relixon e poledega anseme!)

Una cosa molto importante di cui parla il testamento è il perdono.

«Christian in questo testo straordinario perdona in anticipo colui che alzerà la mano su di lui, o sulla sua comunità. In tutti quegli anni bui è forse questa la cosa più difficile da capire: perdonare chi? Christian in uno slancio di fede perdona in anticipo colui che non conosce, e che sarà il suo boia. È qualcosa di straordinario, ma se penso a quelle migliaia di persone che hanno perso un membro della loro famiglia durante quegli anni bui… La difficoltà maggiore oggi in Algeria è sapere chi perdonare».
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Re: Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi

Messaggioda Berto » mar mar 10, 2015 9:15 pm

Lo sapevate che Allah era il dio supremo del Pantheon politeista arabo pre-islamico?

https://www.facebook.com/MagdiCristianoAllam?fref=nf

Lo sapevate che Allah era il dio supremo del Pantheon poliiteista arabo pre-islamico?
Allah, derivante dalla radice arabo-semitica ʾ-l-h, che indica la generica "divinità ", in arabo "al-ilāh", era di fatto il dio supremo del pantheon politeista arabo, esistente prima dell’islam, così come lo era Giove nel pantheon politeista.

Di fatto Maometto promosse come unico dio Allah, distruggendo tutti gli altri dei pagani quando conquistò La Mecca nel 630. Sarebbe come se il cristianesimo si fondasse sul culto assoluto di Giove. Il padre di Maometto si chiamava Abd Allah, Servo di Allah.
Ecco perché è sostanzialmente infondato e sbagliato equiparare Allah al nostro dio. Maometto in realtà non ha inventato nulla e ha ereditato tutto ciò che era preesistente all’islam: il dio Allah, la Ka’ba quale principale centro di culto religioso, la Pietra Nera e il pellegrinaggio rituale.

Potrete leggerlo su "Il Corano spiegato da Magdi Cristiano Allam", volume unico da richiedere in edicola in allegato a Il Giornale a partire da venerdì 13 marzo. Si tratta della sfida culturale più significativa per il futuro della nostra civiltà.

"Il Corano spiegato da Magdi Cristiano Allam" è una lettura pubblica e obiettiva dei versetti del testo sacro dei musulmani, per evidenziare i contenuti che concernono le tematiche di maggior interesse per gli italiani: dalla realtà di Allah, il dio supremo del Pantheon politeista arabo; del Corano opera increata e della stessa sostanza di Allah; di Maometto il Messaggero di Allah che ha ucciso e decapitato per affermare il potere dell'islam; fino alle grandi emergenze legate all'esplosione del terrorismo islamico, alla strategia di islamizzazione dell'Europa, all'odio nei confronti degli ebrei e dei cristiani, alla schiavitù della donna, alla violazione dei valori inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà della persona.

Il "Corano spiegato da Magdi Cristiano Allam" è l'operazione culturale che più di altre ci consentirà di conoscere, attingendo direttamente dai versetti coranici, la realtà del "vero islam" e, di conseguenza, ci consentirà di riscattare la certezza di come noi cristiani, ebrei, laici o comunque non musulmani possiamo e dobbiamo comportarci con i musulmani che concepiscono la vita come trasposizione della volontà di Allah rivelata a Maometto nel Corano.

"Il Corano spiegato da Magdi Cristiano Allam" comprende la versione integrale del Corano tradotta e commentata in italiano da Cherubino Mario Guzzetti, in aggiunta al saggio di Magdi Cristiano Allam. Si tratta complessivamente di un volume di 442 pagine al prezzo unitario di 8,60 euro.

"Il Corano spiegato da Magdi Cristiano Allam" è l'opera che tutti gli italiani che non rinunciano al dovere di conoscere la verità e al diritto di proclamarla in libertà debbono leggere per riscattare la certezza di chi siamo e la consapevolezza di come difendere la nostra civiltà. Da venerdì 13 marzo in edicola.


Enuma Elish, Elixi/Elisi, Eleusi/Eleuxini, Elohim, Allah
viewtopic.php?f=24&t=346

Enuma Elish
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... VvazQ/edit
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Re: Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi

Messaggioda Berto » mer mar 11, 2015 4:48 pm

Anche nell’islam c’è spazio per la critica - La teologa musulmana Houshmand

http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/a ... itica.aspx

«Stiamo attraversando un momento buio, affrontiamo eventi che ci spiazzano, eppure il Corano ci ricorda che – sempre – laddove c’è una difficoltà, proprio lì si annida una "facilità", ossia la possibilità di un’evoluzione positiva. Allora dobbiamo chiederci: come possiamo allargare lo sguardo su ciò che avviene intorno a noi, per scorgere le opportunità di miglioramento che questo momento ci offre?».

Shahrzad Houshmand parla dei fatti di attualità che in queste settimane – dalla Nigeria di Boko Haram, dal Medio Oriente sconvolto dal sedicente Stato islamico e persino dal cuore dell’Europa, ferita dal terrorismo – non cessano di irrompere nelle nostre vite, portando con sé domande e inquietudini su quanto una fede, strumentalizzata e piegata agli scopi di folli opportunisti, possa rappresentare una minaccia per tutti.
Per Houshmand, nata e formatasi in Iran, da anni in Italia dove è docente di studi islamici alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, cercare una via a partire da ciò che il Testo sacro suggerisce è naturale. E il suo sguardo è particolarmente interessante, perché questa teologa musulmana, come tante sue colleghe in tutto il mondo, è insieme una negazione vivente della presunta subalternità della donna nella religione islamica e una protagonista di quell’opera di rilettura del Corano che, a partire dallo sguardo femminile sulla fede e sul mondo, punta ad attualizzare i precetti e le tradizioni dei Testi sacri alla luce delle sfide del presente.

Professoressa Houshmand, concorda sul fatto che in molti contesti islamici questa attualizzazione non è compiuta adeguatamente, e che ancora oggi certe letture del Corano prestano il fianco all’accettazione della violenza come misura estrema?

«Se analizziamo gli episodi di violenza nella storia dell’umanità, ci rendiamo conto di una costante, e cioè che le guerre si combattono sempre in nome di qualcosa di bello: un ideale, un modello di società giudicata buona, una fede. Sebbene in origine nessuna religione, filosofia o ideologia ponga come obiettivo il male, tuttavia nessuna è stata immune da questa strumentalizzazione. Così è successo e succede con l’islam. Tra gli oltre seimila versetti del Corano, quelli che possono essere interpretati come una giustificazione alla violenza non arrivano a dieci. Eppure c’è chi, approfittando dell’ignoranza dei fedeli, manipola proprio queste poche righe per convincerli a operare il male. Le faccio un esempio molto concreto, che riguarda un contesto caldo come quello del Pakistan: il Paese della giovane premio Nobel Malala Yousafzai e delle sue lotte per il diritto allo studio. Ebbene, qui il governo ha tolto le risorse all’istruzione pubblica aprendo le porte alle scuole private, che spesso sono scuole coraniche finanziate dall’estero (e dovremmo andare a vedere chi le finanzia…) dove si punta solo alla memorizzazione del Corano, senza una lettura consapevole e responsabile, anche perché gli allievi non sono di madrelingua araba. In questo modo, l’interpretazione dei versetti sarà appannaggio di pochi, mentre le masse potranno essere manipolate facilmente».

Secondo molti studiosi, tuttavia, il problema è che l’islam non avrebbe ancora accettato l’idea di una cultura critica: è così?

«Nel Corano, la creazione dell’essere umano è narrata in una scena allegorica in cui questa nuova creatura, Adamo, viene presentata agli angeli, che ricevono dal Signore l’ordine di inchinarsi davanti a lui. Quando loro chiedono il perché, la risposta è che l’uomo "è in grado di capire e conoscere". Il Testo sacro, dunque, afferma che il criterio principale che determina la supremazia dell’essere umano è la conoscenza. Una religione di questo tipo non può non contemplare la critica! E lo testimonia anche la storia della civiltà islamica: dalla Penisola arabica, in molti ebbero il coraggio di andare in terre lontane - Persia, Grecia, India - soprattutto per conoscere altre culture, religioni, filosofie, le scienze stesse, fino a crearne di nuove. Pensiamo al ruolo di Avicenna per la medicina, ma anche ai contributi islamici nel campo della matematica, dell’astronomia, dell’agricoltura… Dimenticare questo atteggiamento fa entrare nel buio i popoli, le scienze, le relazione tra culture e danneggia dall’interno l’islam stesso. Ma oggi, a fianco di contesti di oscurantismo, esistono anche molti esempi di pensatori che, nel mondo islamico, elaborano criticamente la dottrina».

In questa rilettura della religione, in prima linea ci sono molte teologhe accomunate dall’idea che l’islam, lungi dall’essere maschilista in sé, sarebbe stato manipolato per secoli, in funzione della sottomissione femminile, dai detentori del potere politico e religioso. Che ne pensa?

«Oggi sono numerose le teologhe che si autodefiniscono "femministe musulmane", dall’Iran al Marocco, dalla Tunisia all’Indonesia, fino all’Europa. Ma già la vita del profeta Muhammad fu inondata dalla presenza femminile. La prima persona che credette in lui fu Khadija, che sarebbe poi diventata sua moglie anche se era una vedova quarantenne, mentre lui aveva 25 anni. Per Muhammad divenne una sorta di protettrice, anche nei momenti più difficili della sua vita sociale, e una direttrice spirituale. Poi c’è Fatima, figlia di Khadija e unica erede del profeta, che le garantì assoluta libertà e le diede il soprannome di "Ummi abih", "madre del proprio padre". Infine Aisha, la sola vergine che fu sposa di Muhammad, che avrebbe assunto un ruolo fondamentale della trasmissione della tradizione».

E che cosa è andato storto nei secoli successivi?

«Si è verificato lo stesso meccanismo che osserviamo anche in altre religioni, compresa quella cristiana: l’interpretazione del Testo finisce nelle mani degli uomini e si arriva all’emarginazione delle donne, in varie forme e gradi diversi. Invece, basta leggere il Corano per osservare come Dio sia in un certo senso più "madre" che "padre": i due nomi di Dio ripetuti all’inizio di ogni capitolo sono "Rahman" e "Rahim" , "Clemente" e "Misericordioso", che hanno la stessa radice di "rahem", ossia l’utero materno…».

Questa esegesi operata dalle teologhe quanto pesa nel contesto della teologia islamica globale?

«La madre stessa della spiritualità musulmana è una donna: Rabia al-Adawiyah, che visse in Iraq nel primo secolo del calendario islamico. Ma anche il mistico andaluso Ibn Arabi, vissuto nel XIII secolo, ebbe soprattutto maestre donne, così come ragazze furono in maggioranza le sue discepole. Una tendenza che riscontriamo un po’ ovunque, dall’India, alla Persia, alla Turchia. Purtroppo, negli ultimi secoli la voce delle musulmane è stata abbassata con forza. Eppure, oggi, le teologhe islamiche stanno tornando sulla scena. E il loro lavoro comincia ad avere un peso».

Lei vive in Europa, come 16 milioni di musulmani: si tratta di un contesto favorevole al confronto dell’islam con la modernità?

«Come accennavo, le teologhe musulmane stanno lavorando molto bene anche in Marocco, Tunisia, Egitto… Siamo in movimento, fisicamente e intellettualmente, e siamo in comunicazione. È questo mischiarsi ad essere positivo e proficuo: le donne, che fanno riferimento a contesti molteplici e molto diversi, costituiscono delle "finestre" che danno più luce al pensiero collettivo. Così, ognuna di noi ha molte più possibilità per conoscere, leggere, comprendere, crescere. Anche in quei Paesi o contesti in cui la libertà è limitata».

E il non essere di madrelingua araba è un limite per l’autorevolezza di chi fa teologia?

«Non dobbiamo dimenticare che meno del 20% dei musulmani, al mondo, è arabo madrelingua! Se, per un teologo islamico, la conoscenza dell’arabo è essenziale per una corretta interpretazione dei Testi sacri, la divulgazione della dottrina può essere compiuta in qualunque lingua».

Le divisioni nell’islam, in particolare tra sunnismo e sciismo, sono sotto gli occhi di tutti: è possibile parlare di una "teologia islamica" tout court?

«C’è un detto del profeta che afferma: "Nelle differenze del mio popolo c’è la misericordia e l’amore". La diversità, se è letta bene, può assolutamente essere positiva e non sfociare appunto nelle divisioni. Se le fonti del Corano sono uniche, nella tradizione invece solo una parte dei Testi è comune, mentre c’è un’altra parte che viene presa in considerazione diversamente dal mondo sunnita e da quello sciita. Ma la differenza è prevista nel disegno di Dio, e non può in alcun modo giustificare scontri né tantomeno guerre».

Di fronte alla violenza che strumentalizza la religione, le donne musulmane possono rappresentare un’avanguardia del dialogo?

«È una sfida importantissima ed entusiasmante. Insieme ad alcune amiche, nel nostro piccolo, abbiamo messo in piedi l’associazione "Donne per la dignità", di cui sono presidente, che vuole appunto servire la dignità dell’essere umano a partire dal carisma femminile. Ma a livello globale sono molti i segnali che dimostrano quanto le donne dell’islam possano contribuire alla crescita e allo sviluppo umano della società. Pensiamo solo alla premiazione, negli ultimi anni, di ben tre attiviste musulmane con il Nobel per la pace: prima l’iraniana Shirin Ebadi, poi la yemenita Tawakkol Karman e infine, pochi mesi fa, la pakistana Malala Yousafzai. Donne provenienti da contesti geografici e culturali diversissimi, eppure accomunate dall’impegno per rinnovare le proprie società. Segno che lo Spirito ci porta ad agire per il bene comune. Quindi sì, mi auguro che il cambiamento possa partire dalle donne».


Saria enteresante dimandarghe a ste teołeghe xlameghe come ke łe judega el "Profeta Maometo" par via de tuta ła xente kel ga copà de so man e de coeła kel ga fato copar par man de altri.
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Re: Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi

Messaggioda Berto » dom mar 15, 2015 11:38 am

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Re: Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi

Messaggioda Berto » ven apr 03, 2015 7:28 am

Vietato ritrarre Allah, Maometto e i suoi famigliari

https://www.facebook.com/MagdiCristianoAllam?fref=ts

Tutti i musulmani, siano esseri moderati o terroristi, sono convinti che sia assolutamente vietato ritrarre Allah, Maometto e i suoi famigliari, e che chi lo fa commette il reato di blasfemia da sanzionare con la condanna a morte. Lo stabiliscono le quattro scuole giuridiche dell’islam sunnita (hanafita, sciafiita, malikita e hanbalita). È nel Corano che Allah stabilisce il divieto di raffigurare in generale gli esseri viventi.
Essendo solo Allah il Creatore della vita, l’individuo che fa una rappresentazione di un essere vivente, tenterebbe di sfidare e di competere con Allah. A sostegno di tale tesi viene citato un hadith (detto) di Maometto secondo cui a «un individuo che ritrae un essere vivente gli verrà chiesto di infondergli la vita» e costui «verrà torturato fino al Giorno del Giudizio».
Ecco perché per i terroristi islamici i vignettisti del settimanale satirico francese Charlie Hebdo meritavano la morte.

La censura violenta nel nome della blasfemia, legittimata dal nuovo psico-reato di islamofobia, emerge come il principale nemico della libertà d'espressione, fulcro della nostra civiltà laica e liberale. In questo contesto la violenza nei confronti di chi disegna vignette irridenti nei confronti dell'islam, di Allah, di Maometto o del Corano, si è trasformata in un fronte della "guerra santa" islamica così come si è verificato con la terrificante strage nella sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo lo scorso 7 gennaio. Capire le basi religiose di questa ideologia di odio, violenza e morte è fondamentale per salvaguardare il nostro diritto alla vita e alla libertà.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi

Messaggioda Berto » lun apr 06, 2015 6:38 pm

Leggenda di Maometto e l’oppio

La seguente leggenda su Maometto è riportata originalmente da Mordecai C. Cooke (The seven sisters of sleep, 1860, pp. 149-150). Qui viene presentata la traduzione italiana proposta da Paolo Mantegazza nel 1871. L’Al-Borak dei moderni musulmani è l’oppio.

http://samorini.it/site/mitologia/papav ... etto-oppio

Maometto era coricato sulla pietra sacra nel Tempio della Mecca e Gabriello venne a lui e gli aperse il petto, e ne levò il suo cuore e lo lavò in un Catino d’oro, pieno dell’acqua della fede e poi lo ripose al suo posto. Dopo di ciò gli fu portata una bianca bestia, più grossa di un asino, più piccola di un mulo, chiamata Al-Borak. Aveva un volto umano, ma le mascelle erano di cavallo e gli occhi erano giacinti, raggianti come stelle. Aveva ali d’aquila, tutte splendenti di raggi di luce, e tutta il suo corpo era sfavillante di gemme e pietre preziose.

Su questo animale fu messo Maometto. Gabriello con lui si avanzò fino al primo cielo d’argento, picchiò alla porta e dopo alcune parole ebbe il benvenuto e la porta fu aperta. Qui Maometto salutò Adamo. Essi allora avanzarono al secondo [410] cielo, tutto di acciaio pulito e di splendor sfavillante, e salutarono Noè. Essi allora entrarono nel terzo cielo, tutto tempestato di pietre preziose e troppo brillante per occhi mortali. Qui si vide Azzael, l’Angelo della morte, che andava scrivendo in un libro, i nomi di quelli che devono nascere e cancellando quelli che devono morire.

Essi ascesero al quarto cielo, del più fino argento, dove videro l’Angelo delle lagrime, incaricato di piangere sui peccati dell’uomo, e di predire i mali che lo aspettano. Il quinto cielo era dell’oro più puro. Qui Maometto fu ricevuto e salutato da Aronne. Questo cielo era abitato dall’Angelo vendicatore. Egli sedeva sopra un trono circondato da fiamme e dinnanzi a lui stava un mucchio di catene roventi.

Il sesto cielo era coperto da una pietra trasparente e vi abitava l’Angelo custode del cielo e della terra. Qui Mosè pianse, vedendo il Profeta che avrebbe più seguaci di lui. Maometto allora entrò nel settimo cielo di luce divina, dove egli vide parecchie cose meravigliose, che egli raccontò per istruzione dei fedeli. Egli entrò nell’Al Mamour, la casa dell’adorazione, e appena egli vi fu entrato, tre vasi gli furono offerti, uno con vino, l’altro con latte e il terzo con miele.
Egli bevette del latte, e: Bene tu hai fatto, esclamò Gabriele. Se tu avessi bevuto del vino, il tuo popolo si sarebbe smarrito. Il profeta allora ritornò in terra, mentre l’Angelo era asceso al cielo.

Riportato in: PAOLO MANTEGAZZA, 1871, Quadri della natura umana. Feste ed ebbrezze, vol. 1 e vol. 2, Bernardoni Edit., Milano, vol. II, pp. 409-410.
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Re: Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi

Messaggioda Berto » lun ago 03, 2015 7:36 am

Mi come credente non credente ente le varie ideołoje rełijoxe so' aversà e odià da molti credenti:
mi avversano e odiano i cristiani e mi avversano e odiano anche i mussulmani, forse gli ebrei no, mi odiano anche gli atei politicamente ideologizzati.
Ma non posso farci niente, non posso far finta che le loro credenze siano tali da essere condivisibili ... io non credo ai loro idoli e ho il dovere di dirglielo come loro sentono il dovere di convertirmi ... ma nei loro occhi e nelle loro parole si sente montare l'odio e la furia omicida contro chi nega i loro dogmi più "sacri" e pilastri ideologici del loro potere. Quando la religione si mescola col potere politico-militare diventa una bomba omicida. Gli uomini che non sono capaci di trattare con i loro simili, da semplici uomini, senza la intermediazione delle ideologie politiche e religiose, sono estremamente pericolosi come tutti gli invasati, gli ossessi, i maniaci, i fanatici, gli indemoniati. Negli altri esseri umani io cerco l'umanità, non cerco Dio o Cristo o Maometto, cerco l'uomo e la sua universalità che contiene anche la divinità, una divinità senza nome e senza voce che unisce tutti gli uomini e tutte le creature che non appartiene a nessuno e di cui nessuno è portavoce e intermediario monopolista. Dio non ha padroni e non è un padrone anche se molti uomini lo chiamano Padre Eterno e talaltri ci aggiungono anche Madre. Chi mette Dio davanti all'uomo non è un buon uomo perché Dio non è manipolabile e non può essere messo davanti a nessuno e a niente. Dio non è nemmeno un dogma, fare di Dio un dogma è trasformarlo in un idolo, è una bestemmia vera. Ciò che si puo manipolare, spostare e mettere davanti o da qualche parte è soltanto un idolo e un feticcio, non certo Dio. Dio non è un rè, non è un faraone, non è un Cesare, non è un imperatore, non è un Gran Khan.

I grandi errori/peccati teologici delle tre religioni monoteiste sono:
per l'ebraismo l'aver divinizzato il popolo ebraico come popolo eletto e unico popolo di Dio;
per il cristianismo l'aver divinizzato l'uomo Cristo;
per l'islamismo l'aver divinizzato la parola di Maometto come parola di Dio;
sono tre presunzioni, tre bestemmie.

Nessun popolo è popolo preferito da Dio, nessun uomo può essere Dio e nessun uomo ha il privilegio monopolistico di ascoltare la voce di Dio poiché Dio, caso mai, parla al cuore di tutte le sue creature e non a qualcuno in particolare.

Restando nell'umano:
la prescrizione cristiana e evangelica di amare il prossimo come se stessi è pienamente in linea con la Carta o la Dichiarazione dei Diritti Umani Universali ma le prescrizioni violente mussulmane e coraniche no e allora sorge qualche problema sia umano per tutti che teologico per gli islamici.

Ognon e l ga da far i conti co łe so' peke de prexounsion.


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -livri.jpg
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Re: Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi

Messaggioda Berto » dom ott 25, 2015 7:27 pm

Maometo secondo Silvia Layla Oliveti

https://www.facebook.com/notes/moviment ... 7608746955

IL PROFETA MUHAMMAD VISTO DA MOLTI NON MUSULMANI.
19 settembre 2012 alle ore 21:19

Conosci il Profeta Muhammad?

Il mondo ha conosciuto tante grandi personalità la cui vita e i cui insegnamenti si sono persi nella nebbia del tempo. Per molti di loro la storia ha riportato solo vaghe congetture sulla loro nascita, la loro vita, i successi o le sconfitte.

C'è un solo uomo dotato di una statura morale eccellente che ha raggiunto i livelli più alti in vari campi dell’attività umana e della cui vita pubblica e privata è stato accuratamente conservato ogni dettaglio. L'autenticità delle documentazioni sono state preservate in modo tale che esse sono garantite, non solo dalla fedeltà dei suoi seguaci ma anche da chi, influenzato dai pregiudizi, è stato critico nei suoi confronti.

E’ stato di gran lunga l’uomo più notevole che abbia mai messo piede sulla terra. Lui predicò una religione, fondò uno stato, costruì una nazione, dispose un codice morale, iniziò numerose riforme politiche e sociali, stabilì una società potente e dinamica che mise in pratica e rappresentò i suoi insegnamenti e rivoluzionò completamente il mondo dei pensieri e dei comportamenti umani per tutti i tempi.

Era un insegnante religioso, un riformatore sociale, una guida morale, un grande amministratore, un amico fedele, un compagno stupendo, un marito devoto, un padre amorevole. In lui c’era tutto questo. Nessuno è riuscito ad eguagliarlo o superarlo in alcuni di questi aspetti della vita.

“IL SUO NOME E’ MUHAMMAD”

(Pace e benedizioni su di lui)

Muhammad (pace e benedizioni su di lui) nacque in Arabia attorno all’anno ٥٧٠ d.C. Egli iniziò a predicare l’Islam, la religione della verità e della sottomissione dell’uomo all’unico Dio, Allah, all’età di ٤٠ anni, e morì a ٦٣ anni. Durante questi ٢٣ anni della sua Profezia, Muhammad (pace e benedizione su di lui) cambiò per sempre l’intera penisola arabica. Nello spazio di una generazione la maggioranza della popolazione passò dal paganesimo e dall’idolatria ad una forte fede nel puro monoteismo, dalle controversie e guerre tribali alla solidarietà nazionale e alla coesione, dall’ubriachezza e dalla depravazione alla sobrietà e alla pietà, dalla mancanza di legge e dall’anarchia ad uno stile di vita caratterizzato dalla disciplina, dall’assenza di un codice morale ad un’etica sana ed equilibrata. La storia umana non ha mai visto una trasformazione così completa della società o di un luogo prima di allora o da allora in poi e, immagina che tutte queste incredibili meraviglie si realizzarono in sole due decadi.

Il rinomato storico Lamartine, quando parlò delle essenze della grandezza umana disse con ammirazione:

١

“Se l’elevatezza di pensiero, la scarsità dei mezzi ed i risultati sbalorditivi sono i tre criteri sulla base dei quali si valuta il genio umano, chi potrebbe osare paragonare un qualsiasi grande uomo della storia moderna con Muhammad?

Gli uomini più famosi hanno generato solo guerre, leggi e imperi, hanno fondato dei poteri materiali che spesso si sono sbriciolati davanti ai loro occhi. Quest’ uomo ha scosso non solo eserciti, legislazioni, imperi, dinastie e milioni di uomini in un terzo del mondo abitato di allora, ma anche e soprattutto, gli altari, gli dei, le religioni, le idee, le credenze e le anime...”

“La sua pazienza nella vittoria, la sua ambizione, che era interamente dedicata ad un'idea ed in nessun modo diretta ad ottenere un impero; le sue preghiere infinite, le sue conversazioni mistiche con Dio, la sua morte ed il suo trionfo dopo la morte; sono la prova non di un inganno ma di una convinzione costante che gli ha dato il potere di ristabilire un dogma.

Prendendo in considerazione tutte le qualità che fanno grande un uomo, possiamo benissimo chiederci, c’è qualche altro uomo più grande di lui?”

(“Histoire de la Turquie”, Parigi ١٨٥٤, volume II, pp ٢٧٦-٧٧) Mahatma Gandhi, parlando del carattere di Muhammad (pace e benedizione

su di lui) disse nella "Giovane India":

“Ho voluto saperne di più su colui che detiene oggi l’indiscussa influenza sui cuori di milioni di persone.....E sono convinto che non fu la spada a conquistare un posto per l’Islam nella vita di allora. Era la rigorosa semplicità, la modestia assoluta del Profeta, lo scrupoloso rispetto per le sue promesse, la sua devozione intensa per i suoi compagni e i membri della sua comunità, il suo coraggio, l’assenza di paura, la sua fiducia assoluta in Dio e nella propria missione. Queste cose e non la spada hanno loro aperto le porte ed hanno loro permesso di superare ogni ostacolo. Quando ho chiuso il secondo volume (della biografia del Profeta), ero dispiaciuto che non ci fosse altro da leggere sulla vita di questo grande uomo.”

Thomas Carlyle, nel suo Heroes and Hero-Worship, era assolutamente stupito di "Come un uomo da solo avesse potuto unire, in meno di vent’anni, delle tribù di beduini nomadi in guerra tra loro per formare la nazione più potente e civilizzata.”

٢

“Ci dovremmo vergognare di tutte le menzogne che in Occidente sono state intenzionalmente scagliate con tanto ardore contro quest’uomo (Muhammad) ”.

Il poeta tedesco, Wolfgang Göthe, disse: "Ho cercato nella storia un esempio di modello umano e l'ho trovato in Muhammad.".

Diwan Chand Sharma scrisse: “Muhammad era l’anima della bontà e la sua influenza era sentita e mai dimenticata da quelli intorno a lui.” (D.C. Sharma, Il Profeta dell’est, Calcutta, ١٩٣٥, pp.١٢)

Muhammad (pace e benedizioni su di lui) non fu altro che un essere umano. Egli fu un uomo con una nobile missione, quella di unire l’umanità intera alla sottomissione di un Unico e Solo Dio, Allah, e di insegnare loro la via per condurre una vita basata sui Suoi comandamenti. Lui si descrisse sempre come “un servo e Messaggero di Dio”, ed ogni sua azione ne era la testimonianza.

L' Enciclopedia Britannica afferma: “....sono tanti i particolari nelle fonti iniziali che indicano come egli fosse un uomo onesto e retto che aveva guadagnato il rispetto e la lealtà di altri che, al pari di lui, erano uomini retti ed onesti.”

BERNARD SHAW, parlando di Muhammad (pace e benedizione su di lui), disse: “Egli deve essere chiamato il Salvatore dell’Umanità. Io credo che se un uomo come Muhammed dovesse assumere il comando del mondo moderno, riuscirebbe a risolverne i problemi e ad apportarvi la pace e la serenità di cui ha bisogno.”

(L’Islam autentico, Singapore, Volume , No. X ١٩٣٦)

Il mondo non ha esitato ad esaltare gli individui, le cui vite e le cui missioni si sono perse nella leggenda, fino a farne, di alcuni di loro, degli dèi. Storicamente parlando, nessuno di questi personaggi ha realizzato una parte, neppure minima, di quello che ha fatto Muhammad. Muhammad (pace e benedizioni su di lui) e/o i suoi seguaci non sostennero mai che egli fosse un figlio di Dio, una divinità reincarnata o un uomo con una natura divina ma è sempre stato considerato, e lo è ancor oggi, solo come un messaggero umano scelto da Dio.

E' un dato di fatto che Muhammad (pace e benedizioni su di lui) è l'ultimo dei profeti che sono stati inviati ad un popolo in tempi e luoghi diversi sin dall'inizio della vita del genere umano sulla Terra. Gli insegnamenti e le leggi che Allah l'Onnipotente gli rivelò permisero di realizzare una società che non ha trovato eguali né prima né dopo di lui, eccetto tra quelli che continuarono ad agire secondo il suo esempio.

٣

Nelle parole del professore Hurgronje: “La lega di nazioni fondata dal Profeta dell’Islam ha posto il principio di unità internazionale e di fratellanza umana su basi universali, per cui essa puo’ considerarsi un modello per le altre nazioni, benché nessuna di loro, finora, abbia realizzato qualcosa di simile.".

Sarojini Naidu, una famosa poetessa indiana, disse parlando del tema dell'uguaglianza degli esseri umani davanti a Dio nell’Islam: “L’Islam fu la prima religione che predicò ed esercitò la democrazia; poiché nelle moschee, quando il richiamo alla preghiera si sente e i fedeli sono riuniti insieme, la democrazia dell'Islam prende forma cinque volte al giorno quando il contadino e il re si inginocchiano fianco a fianco e affermano: “Iddio è grande!. Sono stata colpita più e più volte da questa unità indivisibile dell’Islam che rende istintivamente un uomo un fratello per ľaltro. ” (S. Naidu, Ideali dell’Islam, nel video Speeches – Writings, Madras, ١٩١٨, p. ١٦٩).

Edward Gibbon e Simon Ockley, parlando della professione di fede dell’Islam scrissero: “io credo in un solo Dio e Muhammad è il Messaggero di Dio è la semplice e invariabile professione di fede dell’Islam. L’immagine intellettuale della divinità non è mai stata degradata da alcun idolo visibile; l’onore del Profeta non ha mai trasgredito la misura della virtù umana e i suoi precetti viventi hanno trattenuto la gratitudine dei suoi discepoli all’interno dei limiti della ragione e della religione.” (“Storia dell'impero Saraceno”, Londra,

١٨٧٠, p. ٥٤) E' risaputo che Muhammad (pace e benedizioni su di lui) era analfabeta ed ebbe una vita molto tranquilla prima di annunciare la sua missione di profeta al mondo all’età di quarant’anni.

Non è forse una prova inconfutabile del suo essere Messaggero di Dio il fatto che, pur essendo analfabeta, tutti in Arabia si alzavano in piedi meravigliati e in ammirazione quando egli iniziava a predicare il messaggio divino, stregati dalla sua straordinaria eloquenza?

Da allora e fino ad oggi nessuno, nemmeno i più grandi poeti arabi, i predicatori ed oratori del più alto calibro, è riuscito a produrre qualcosa di simile al Corano. Inoltre, come avrebbe potuto conoscere, il Profeta illetterato, tutte quelle informazioni sulla natura dell’universo che solo la scienza moderna, grazie a tecnologie sofisticate, è riuscita a scoprire?

Il Professor Keith Moore riportò nel suo libro 'Lo Sviluppo Umano': "Mi sembra chiaro che queste nozioni siano giunte a Muhammad da parte di Dio, poiché la maggior parte di tali informazioni sono state scoperte molti secoli dopo e questo per me è una prova che Muhammad è stato davvero un messaggero di Dio"

Oggi dopo un lasso di tempo di quattordici secoli, la vita e gli insegnamenti di Muhammad(pace e benedizione su di lui) ci sono pervenuti integralmente, senza alcuna interpolazione o alterazione. Offrono la stessa speranza

٤

immortale di trattare molte malattie dell'umanità come fecero quando era vivo. Ciò non è una pretesa dei seguaci di Muhammad (pace e benedizioni su di lui), ma la conclusione inevitabile di una serie di studi critici e imparziali della storia umana.

K.S. Ramakrishna Rao, un Professore indiano di Filosofia, nel suo opuscolo 'Muhammad, il Profeta dell'Islam' lo definisce 'il modello perfetto per la vita degli essere umani'. Il professore Ramakrishna Rao spiegò il suo punto di vista : "La personalità di Muhammad è troppo difficile da rappresentare nella sua interezza e verità. La si può cogliere solo come una successione di scene e di ruoli. Esiste Muhammad, il Profeta. Esiste Muhammad, il Commerciante; Muhammad il Legislatore, Muhammad l'Oratore, Muhammad il Riformatore, Muhammad il Rifugio degli Orfani, Muhammad il Protettore degli Schiavi, Muhammad l'Emancipatore delle Donne, Muhammad il Giudice. In tutti questi magnifici ruoli, e settori dell'attivita umana, egli è come un eroe."

Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) fu davvero sorprendente sotto tutti gli aspetti. Egli consegnò un messaggio per un modo di vivere completo ed equilibrato che investe tutti i momenti della giornata e della vita di un essere umano e chi lo segue, trova la pace in questa vita e nell’altra.

Sebbene Muhammad (pace e benedizioni su di lui) sia profondamente amato, reverito ed emulato dai Musulmani, egli NON è oggetto di adorazione da parte dei musulmani.

"Alla morte di Muhammad tentarono di divinizzarlo, ma l'uomo che stava per diventare il suo successore rimosse l'isteria con uno dei più nobili discorsi nella storia religiosa:'Se c'è qualcuno tra voi che adora Muhammad, sappia che Muhammad è morto, ma se è Allah che adorate, ebbene sappiate che Egli vive in eterno.' " [James A. Michener, 'Islam: La religione Incompresa', Nel Reader's Digest (Edizione Amaricana) del Maggio ١٩٥٥, pp. ٦٨-٧٠].

Alcuni insegnamenti del Profeta:

Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse: "Io e l'uomo che alleva un orfano saremo così nel Paradiso -unendo la punta dell'indice e del medio".

Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) disse: "Mentre procedeva lungo una via, un uomo trovò un ramo di spine sulla strada e lo buttó di lato; Allah gli rese grazie e lo perdonò".

٥

Disse anche: "chi è credente in Allah e nel Giorno del Giudizio non arrechi danno al suo vicino, chi è credente in Allah e nel Giorno del Giudizio tratti l'ospite con generosità".

Ibn Mas'ûd riferì: "Durante un viaggio in compagnia del Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui), quest'ultimo si allontanò un po' dall'accampamento. In quel momento, vedemmo un uccello con due uccellini di cui ci impossessammo. L'uccello ci volò intorno finché tornò il Profeta (pace e benedizioni su di lui), che ci chiese: "Chi ha afflitto questo uccello levandogli i suoi piccoli?". Rendetegli il suo piccolo!"

Abu Hurayra riferì che il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse che un uomo diede da bere ad un cane e per questa buona azione Allah perdonò i suoi peccati. Fu chiesto al Profeta (pace e benedizioni su di lui): “Messaggero di Allah, saremo ricompensati per la gentilezza verso gli animali?” Egli disse: {Esiste una ricompensa per la gentilezza verso ogni forma di vita, animale o umana.}

Per concludere, non c'è stato essere umano che sia venuto a conoscenza dell' esistenza del grande Profeta che non abbia scritto o parlato di lui . Né c'è stato essere umano, che abbia direttamente o indirettamente avuto a che fare con lui, sia esso un sostenitore o un avversario, che non abbia riconosciuto la sua personalità magnetica e le sue incomparabili virtù morali. Non è arrivata l'ora di sapere di più su questa straordinaria personalità, che ha influenzato la vita di milioni di persone negli ultimi millequattrocento anni?


Comenti

Nicola Maria D'Amico
Silvia certamente tu sei una persona perbene e quindi penso che sia intellettualmente onesta. Riconosci che il peggior nemico lo avete in casa. Sono quegli scellerati che non hanno nè fede nè credo sono soltanto scellerati. E la razza degli scellerati non ha mai avuto nè fede nè credo alcuno, nè razza nè colore.
20 settembre 2012

Movimento per la tutela dei diritti dei Musulmani
Movimento per la tutela dei diritti dei Musulmani Gentile Nicola D'Amico, lei ha ragione su molti punti, purtroppo al di fuori dei territori occidentali dove nonostante una crisi forte che attanaglia quasi tutte le categorie senza distinzione di razza e credo, nelle zone calde del pianeta dove vige una tale instabilità politica e sociale tipica di paesi tormentati da decennali dittature e da guerre ancora in corso certe reazioni violente non condivisibili e assolutamente da condannare sono tuttavia fisiologiche, la classica goccia che fa traboccare il vaso, questo non vuole giustificarle, ma solo comprendere le cause di fenomeni che non siamo stati in grado di arginare e controllare e possiamo in rispetto degli insegnamenti dell'Islam, solo condannare. Cercherò di tradurre alcune fatawa di grandi sapienti che proprio con forza condannano tali atti di violenza come manifestazioni di tradimento dei principi dell'Islam. Sebbene molte delle nostre azioni volte a "disinnescare quelle mine vaganti umani" che sono certi confratelli che tradiscono con i loro atti e crimini ogni senso della loro solo cartacea e formale appartenenza all'Islam, queste non sono pubblicizzate e propagandate perché non abbiamo un Ministero della Propaganda così ben attrezzato da condannare altre Propagande ideologiche ben più economicamente e ideologicamente attrezzate delle nostre. Cerchiamo di fare del nostro meglio con i nostri mezzi e agendo sempre e comunque nel rispetto delle leggi, e di quelli i principi etici universali che sono condivisi da tutte le fedi e dal senso comune. Riteniamo che il vilipendio e l'offesa all'altrui dignità non solo religiosa, ma più in generale, umana, costituiscano reati alla libertà individuale dell'essere rispettati, del non essere offesi e del fatto che la libertà propria non deve ledere quella altrui. Detto questo mi creda la stanchezza nei confronti dei tanti luoghi comuni che certi nostri confratelli anziché smentire rafforzano è tanta e ci duole del poco che riusciamo a fare. Perché anche i musulmani violenti e criminali offendono il nostro Profeta (PBSL) tradendo il suo esempio e il suo messaggio. Distinti Saluti Il Presidente.


Alberto Pento
A, B, C, D

A

Scusatemi se non concordo:

1) Non tutti gli uomini credono che Maometto sia un Profeta
2) Non tutti gli uomini credono che i Profeti possano ascoltare la voce di Dio meglio di come possono ascoltarla tutti gli altri uomini
3) Non tutti gli uomini credono che Dio parli di preferenza a qualche uomo in particolare
4) Non tutti gli uomini credono che il Corano sia la voce di Dio
5) Io credo che l'Islam non sia altro che una ideologia religiosa "pagana" come l'Ebraismo e il Cristianismo e ogni altra ideologia religiosa del mondo

Credo che chi non concorda con queste credenze religiose abbia tutto il diritto di dirlo pubblicamente e ad alta voce senza rischiare di essere perseguitato, imprigionato e ucciso.

Per una carta universale dei diritti religiosi e spirituali
Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi
viewtopic.php?f=24&t=1788

Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi
https://www.facebook.com/minoghecredo/p ... 2349278361

B

Nella descrizione del personaggio Maometto, posta all'inizio dell'articolo è scritto:
...
"Era un insegnante religioso, un riformatore sociale, una guida morale, un grande amministratore, un amico fedele, un compagno stupendo, un marito devoto, un padre amorevole. In lui c’era tutto questo. Nessuno è riuscito ad eguagliarlo o superarlo in alcuni di questi aspetti della vita."
...


Beh a mio parere, da questo elenco di "caratteristiche e virtù" mancano alcuni tratti importanti, manca il tratto politico militare e violento di Maometto, manca il racconto delle sue geste guerresche e delle stragi di altri uomini e genti, diversamente religiose, da lui ordinate e compiute.


C

Non condivido affatto l'idea, la convinzione espressa nell'articolo che Maometto sia stato l'uomo migliore che sia apparso sulla terra e nemmeno che sia stato tra i migliori.


D

Io non credo che Maometto sia stato un esempio di virtù e di perfezione e che abbia portato nel mondo la pace e la giustizia, basta leggere la sua storia e quella dell'espansione e della diffusione dell'Islam.

Chiedo scusa ma questo è quanto mi sento di dire apertamente con il cuore in mano.
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Re: Moamed del Coran e Cristo dei Vanxełi

Messaggioda Berto » mar dic 29, 2015 8:34 am

Alcune delle nostre accuse a Maometto
Scritto il 21 dicembre 2014
http://islamicamentando.altervista.org/ ... 3681640625
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