Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » gio ott 19, 2017 12:44 pm

Scontro all’Unesco sulla Tomba di Abramo
2017/06/30

http://www.lastampa.it/2017/06/30/vatic ... agina.html

Dopo il Muro del Pianto, un nuovo fronte ammantato di simboli religiosi sta per aprirsi all’Unesco nello scontro tra Israele e Palestina. Domenica 2 luglio a Cracovia si apre, infatti, la sessione di quest’anno del Comitato per il riconoscimento dei Patrimoni dell’umanità, la prestigiosa lista che include attualmente oltre mille tra siti naturalistici e tesori culturali di 165 Paesi del mondo. E tra le nuove richieste iscritte all’ordine del giorno per la discussione figura anche quella avanzata dall’Autorità Palestinese per l’inclusione della Città Vecchia di Hebron, che ha il suo centro nel luogo dove ebrei, cristiani e musulmani venerano quella che secondo la tradizione è la Tomba di Abramo.

Un complesso antichissimo - le mura esterne risalgono ai tempi di Erode - che a seconda del punto di vista di chi lo guarda è chiamato Tomba dei patriarchi (visto che ospita anche quelle di Isacco e Giacobbe e di alcune delle loro mogli) o moschea al Khalil. E al suo interno mostra pure chiari i segni dell’epoca crociata, quando venne trasformato in una chiesa affidata ai canonici agostiniani.

A suscitare discussioni, ovviamente, non è il riconoscimento in sé come Patrimonio dell’umanità, ma la sovranità rivendicata da chi lo propone. Hebron si trova infatti nel cuore della Cisgiordania ed è uno dei luoghi maggiormente contesi tra israeliani e palestinesi. Pur essendo infatti una città palestinese abitata da circa 200 mila persone, Hebron vede al suo interno la presenza di due insediamenti israeliani - uno nel cuore della città e l’altro nella vicina Kiryat Arba, abitati complessivamente da circa 10mila coloni. Ed è una coabitazione critica, segnata da rancori e da una lunga storia di violenze che bastano due date a riassumere: il 1929 con la prima strage patita dagli ebrei nel Novecento in Medio Oriente, quando ancora la Terra Santa era sotto il mandato britannico, e il 1994, quando fu un colono di Kiryat Arba, Baruc Goldstein, ad aprire il fuoco contro i musulmani che si recavano a pregare alla Tomba di Abramo, uccidendo 29 persone.

Da allora la separazione fisica è entrata anche dentro lo stesso luogo sacro, attraverso una parete divisoria che separa l’ambiente ebraico da quello musulmano: i fedeli accedono a ciascuna delle due zone da ingressi rigidamente distinti. Ora la mossa della Palestina all’Unesco mira a rivendicare la propria sovranità su Hebron, specificando che si tratterebbe di un patrimonio in pericolo e in questo modo ottenendo una via prioritaria per l’esame della domanda, come già avvenuto negli anni scorsi per la Basilica della Natività a Betlemme e le colline degli uliveti del Battir (gli altri due siti palestinesi già riconosciuti come Patrimonio dell’umanità).

Da parte sua Israele - visti i precedenti e la composizione dei rappresentanti dei 21 Paesi che formano oggi il Comitato - non nutre grandi speranze di riuscire a bloccare il voto di Cracovia. E sostiene già - per bocca del suo ambasciatore all’Unesco, Carmel Shama HaCohen - che si tratta di «un nuovo fronte nella guerra ai luoghi santi che i palestinesi stanno tentando di appiccare come parte della loro campagna contro Israele e la storia del popolo ebraico». Anche se - va aggiunto - nell’istanza presentata dall’Autorità palestinese si parla espressamente di Hebron come di un «luogo sacro a musulmani, cristiani ed ebrei».

Il punto vero è che, in assenza di un processo di pace con obiettivi chiari e concreti, i luoghi santi restano in balia degli opposti estremismi, bandiere utili per essere sventolate sui palcoscenici internazionali per battaglie simboliche che non fanno altro che inasprire gli animi. Hebron è un luogo fondamentale per l’identità ebraica: la Genesi parla espressamente di questa «Grotta di Macpela» comprata da Abramo per seppellirvi in primis sua moglie Sara. E nella teologia biblica la Tomba dei patriarchi costituisce la primizia della Terra promessa: logico, dunque, che un ebreo osservante non possa accettare di essere tenuto fuori da un luogo del genere (come fu, invece, dal 1929 al 1967).

Nello stesso tempo, però, la storia complessa di questa regione del mondo ha reso Hebron un luogo irrinunciabile anche per i musulmani, per i quali Abramo è una figura talmente importante da meritarsi l’appellativo di al Khalil, cioè l’amico di Dio. Al di là di quella che sarà la decisione dell’Unesco, dunque, sembra destinato a rimanere un rompicapo irrisolvibile, finché la logica delle prove di forza in Terra Santa non lascerà il posto a quella del riconoscimento reciproco.



Gli scippatori dell’UNESCO
Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/gli-scippatori-dellunesco

Con ogni probabilità oggi assisteremo nei confronti di Israele a un nuovo scippo da parte dell’UNESCO. Si riunirà infatti a Cracovia, su sollecitazione palestinese, il comitato del World Heritage, allo scopo di inserire la Tomba dei Patriarchi a Hebron tra i siti di interesse culturale mondiale che il comitato dipendente dall’ONU considera in pericolo. Fin qui sembrerebbe tutto a posto, sennonché la Tomba dei Patriarchi è, insieme a Betlemme e al “paesaggio culturale di Gerusalemme sud”, registrata dall’UNESCO come facente parte dello “Stato di Palestina”. La natura politica della proposta palestinese, camuffata da salvaguardia culturale, è di una evidenza solare.

Si tratta, ancora una volta, della consolidata prassi arabo-musulmana di appropriazione-espropriazione della grande eredità storica e culturale ebraica che ha già visto nell’aprile del 2015 e poi il 16 ottobre 2016 l’UNESCO espropriare nominalmente Israele del Kotel hamaravi (il Muro Occidentale o Muro del Pianto) e il soprastante monte del Tempio, da sempre il sito più sacro per l’ebraismo. A questa risoluzione seguì poi ai primi di maggio una ennesima risoluzione la quale rifiutava a Israele qualsiasi legittimità su Gerusalemme. Stati sponsor delle risoluzioni, i liberali e illuminati Sudan, Algeria, Qatar, Egitto, Oman e Marocco.

“Questa non è altro che l’ultima cinica mossa in ordine di tempo da parte dei palestinesi intesa a cancellare la storia ebraica riqualificando come musulmani i luoghi più santi per l’ebraismo, come il Muro del Pianto, la tomba di Rachele e le tombe dei patriarchi“ ha affermato il Centro Simon Wiesenthal.

Già il 14 aprile del 2015 nella risoluzione presentata all’UNESCO dagli stati summenzionati il Muro del Pianto veniva definito, “piazza del muro occidentale”, mentre il Monte del Tempio veniva rinominato in lingua araba, al-Haram-al-sharif (il nobile santuario).

La riscrittura della storia da parte arabo-musulmana, per cui gli ebrei non avrebbero alcun legame reale e profondo con Israele, è una delle costanti della guerra culturale e diplomatica che gli stati arabi hanno intrapreso da cinquanta anni contro lo Stato ebraico. Le risoluzioni UNESCO fanno parte delle munizioni simboliche di cui essi si sono dotati. Tutto ciò si incardina nella precisa e sempre ribadita volontà araba di non riconoscere a Israele alcuna legittimità. Nessun’altra se non questa è la matrice da cui si origina il persistente conflitto arabo-israeliano. Non essendo riusciti a cancellare Israele dalla geografia si procede a cancellarne, appropriandosene, della sua memoria storica.


https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 7523031973

Con 10 paesi a favore, 3 contrari e 8 astenuti, i 21 membri del Comitato Unesco per il Patrimonio dell’Umanità hanno nuovamente approvato ieri una risoluzione che etichetta Israele come “potenza occupante” a Gerusalemme affermando che svolge “politiche illegali” nella Città Vecchia, compresi gli scavi archeologici. “Non c’è niente di più vergognoso dell’Unesco che dichiara che l’unico stato ebraico al mondo è una potenza occupante al Muro Occidentale e nella Città Vecchia di Gerusalemme” ha dichiarato l’ambasciatore d’Israele all’Onu Danon, aggiungendo: “Nessun falso Comitato per il Patrimonio dell’Umanità potrà mai spezzare i legami tra il popolo ebraico e Gerusalemme”. Il Ministero degli esteri israeliano ha definito la risoluzione “triste, inutile e patetica” nonché “un’altra decisione bizzarra e irrilevante dell’Unesco, al servizio dei nemici della storia e della verità”. Naftali Bennett, ministro israeliano dell’istruzione e capo del Comitato israeliano dell’Unesco, ha dichiarato che “le ripetute false rivendicazioni dell’Unesco non cambiano la connessione ebraica con Gerusalemme né la realtà sul terreno”, e ha aggiunto: “Invece di proteggere centinaia di siti distrutti dall’islamismo estremista, tra cui la moschea al-Nuri a Mosul, l’Unesco agisce contro l’unico paese del Medio Oriente che tutela tutti i luoghi sacri e riconosce libertà religiosa a tutti i fedeli”.




I palestinesi non hanno alternativa, per esistere devono riscrivere la storia
05/07/2017

http://www.rightsreporter.org/palestine ... -la-storia

Prima Gerusalemme, ora ci hanno riprovato (non riuscendoci) con Hebron e con la Tomba dei Patriarchi, i palestinesi non sanno più cosa inventarsi per legittimare una storia che purtroppo per loro non hanno e non hanno mai avuto.

Ieri l’UNESCO ha prodotto una nuova risoluzione farsa nella quale nega ancora una volta la sovranità israeliana su Gerusalemme, l’ultima vergognosa tappa di un percorso che tenta di riscrivere la storia di Israele al solo fine di legittimare un popolo come quello palestinese mai esistito e inventato di sana pianta poco più di 60 anni fa con il solo obiettivo di contrastare la nascita dello Stato Ebraico di Israele.

Da anni i cosiddetti palestinesi hanno dato il via a una importante operazione mediatica e politica che mira chiaramente a produrre una loro storia inventandola letteralmente dal nulla. Negli ultimi mesi, visto l’appoggio di alcune agenzie ONU in mano ai Paesi arabi e musulmani, questa operazione si è trasformata in una vera e propria offensiva che ha prodotto clamorose e incredibili risoluzioni da parte dell’UNESCO su Gerusalemme, qualcosa di mai visto prima perché tali risoluzioni si basano su una riscrittura della storia del tutto fantascientifica finalizzata unicamente a creare quello che non esiste, una storia palestinese.

Per carità, noi comprendiamo la necessità per i palestinesi di doversi creare dal nulla un storia inesistente, la necessità di dover inventare l’ennesima buffonata per coprire il loro nulla storico, ma così si sfiora il ridicolo. Manca solo che rivendichino Atene e Roma come città sante dell’Islam e storicamente legate alla storia palestinese e il cerchio sarebbe chiuso.

Comprendiamo anche che la storia degli arabi ci insegna che la menzogna è insita nel loro DNA e che sono bravissimi a inventarsi ogni tipo di riferimento storico pur di far loro territori che non gli appartengono, ma la storia (quella vera) è un’altra cosa e francamente ci stupisce che alcuni paesi occidentali si facciano trascinare in questo ridicolo vortice di menzogne, magari al solo scopo di danneggiare Israele.

Una cosa però ci deve insegnare la storiella dei cosiddetti palestinesi: i musulmani sono pronti a tutto pur di legittimare le loro orrende azioni, anche a cambiare la storia. Oggi tocca a Israele, domani toccherà all’occidente. Sono senza alcuna vergogna e proprio per questo sono pericolosi.



Unesco, nuovo attacco a Israele su Gerusalemme
06/07/2017

http://www.progettodreyfus.com/unesco-i ... erusalemme

L’Unesco si scaglia contro Israele. Ancora. Un’altra volta. L’agenzia Onu, infatti, si è resa protagonista dell’ennesima risoluzione, proposta dalla Giordania, tesa a negare il legame atavico fra Gerusalemme e lo Stato ebraico, definito “una potenza occupante” e condannato per le sue attività archeologiche nella Città Vecchia.

La votazione è avvenuta lo scorso martedì al meeting annuale del World Heritage Committee di Cracovia ed è passata con 10 voti favorevoli (Libano, Tunisia, Turchia, Kuwait, Cuba, Azerbaigian, Indonesia, Kazakistan, Vietnam e Zimbabwe), 3 contrari (Filippine, Giamaica e Burkina Faso) e 8 astensioni (Angola, Croazia, Finlandia, Perù, Polonia, Portogallo, Corea del Sud e Tanzania).

Emmanuel Nachshon, portavoce del ministero degli esteri israeliano, rivelando che la risoluzione non ha ottenuto la maggioranza dei voti in commissione, ha commentato:

“Un’altra decisione bizzarra ed irrilevante dell’Unesco, che agisce al servizio dei nemici della Storia e della verità. Gerusalemme è la capitale eterna del popolo ebraico e nessuna risoluzione dell’Unesco può alterare la realtà. Tutto ciò è triste, superfluo e patetico”.

Reazione ferma e convinta anche quella del ministro Naftali Bennett:

“Piuttosto che difendere centinaia di luoghi distrutti dall’Islam estremista, come ad esempio la moschea al-Nuri di Mosul, l’Unesco agisce contro l’unico Paese del Medio Oriente che difende tutti i luoghi santi e che consente a tutti libertà di culto”.

L’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, ormai è stata privata di ogni sovranità visto che le risoluzioni contro Israele sono votate da tutti paesi musulmani o di cultura musulmana, che non solo calpestano la storia del popolo ebraico ma la storia e la cultura dell’umanità intera.

A Roma, conosciuta come Caput Mundi (Capitale del Mondo) c’è l’arco di Tito, su cui sopra vi è una menorah (candelabro a sette braccia) che ricorda la distruzione del Tempio ebraico di Gerusalemme per mano dei Romani. Ma se il popolo ebraico e Gerusalemme non hanno un legame storico e culturale come sostiene l’Unesco, i Romani cosa hanno distrutto? Quale popolazione hanno deportato?

Dobbiamo abbattere l’arco di Tito perché è un falso storico? No, è tutto vero. Come il legame indissolubile fra Israele e la sua capitale Gerusalemme.


CIAMBETTI :" ASSURDO DIRE CHE ISRAELE E' UNA POTENZA OCCUPANTE DI GERUSALEMME"

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 3689464023

Trovo inquietante il silenzio di gran parte della stampa italiana sulla decisione assunta dalla 41esima sessione del Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco, che a Cracovia, si è espressa sullo status della Città Vecchia di Gerusalemme, dichiarata ‘in pericolo’, con la definizione di Israele quale ‘potenza occupante”. Gerusalemme ha conosciuto molti occupanti e distruttori: Nabucodonosor, Alessandro il Grande, I Tolomei d’Egitto e poi ancora i Romani, i Bizantini, i Persiani, gli Arabi e gli Ottomani ma nessuno, credo, si sia mai sognato di dire che non fosse la città di Israele per eccellenza. Dire che gli israeliani sono degli occupanti – continua Ciambietti , Presidente del consiglio regionale del Veneto – forse fa felici gli islamici, ma rimane comunque una fesseria e un insulto anche alla storia cristiana. La storia di Gerusalemme non nasce di certo con l’Islam, mentre è certa una cosa: lo stato di Israele ha permesso e difeso il pluralismo religioso di questa città straordinaria dove ebrei, cristiani, mussulmani possono pregare e visitare luoghi santi per le loro fedi cosa che non credo sia possibile nella maggioranza dei paesi islamici. Anche per questo – conclude Ciambetti – la risoluzione Unesco è censurabile come censurabile è il silenzio di stampa e delle grandi reti televisive su quanto accaduto a Cracovia il 5 luglio scorso.”
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » gio ott 19, 2017 12:44 pm

IL PRIMO MINISTRO ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHUSULLA RISOLUZIONE DELL'UNESCO

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 4882662237

"Questa è un'altra delirante decisione dell'UNESCO.
Questa volta hanno deciso che la Tomba dei Patriarchi a Hebron è un sito palestinese, il che significa che non è ebraico, e che il sito è in pericolo. Non e' un sito ebraico?! Chi è sepolto lì? Abramo, Isacco, Giacobbe, Sara, Rebecca e Leah - i nostri patriarchi e matriarche! E il sito è in pericolo? E' solo in quei luoghi sacri in cui Israele li tutela , come a Hebron, che la libertà di religione per tutti è assicurata.
In Medio Oriente, in ogni altro posto che non sia Israele,moschee, chiese e sinagoghe vengono bombardati.Continueremo a proteggere la Tomba dei Patriarchi, la libertà di religione per tutti ,e la verità".





Unesco, il delirio
Commento di Deborah Fait

https://www.facebook.com/pagnogno.mosca ... 5357199111

Mi chiedo a che pro noi ebrei abbiamo fatto tanta fatica. In migliaia di anni siamo sopravvissuti alle persecuzioni più atroci, abbiamo perdonato e siamo andati avanti, abbiamo dato al mondo scienza, musica, cultura, abbiamo ricevuto un numero esagerato di premi Nobel tenendo conto del piccolo popolo che siamo. Siamo stati massacrati , infangati, denigrati, nessun popolo della terra è stato tanto perseguitato e maltrattato per centinaia, migliaia d'anni, senza fine. Abbiamo tirato su la testa e siamo andati avanti nonostante tutto. Abbiamo creato dal nulla un paese moderno e democratico, abbiamo lavorato, sudato sangue per farne un giardino. Ci hanno fatto la guerra, i nostri figli sono morti per Israele. Fatica, dolore, lacrime e sangue per millenni fino ad oggi. E adesso? Adesso ecco che della gente che si autoproclama "palestinese", appropriandosi del nome che era degli ebrei fino al 1948, gente inventata nel 1967 dalla fantasia maligna di Arafat e che, in 50 anni di storia, non ha fatto altro che terrorismo, gente che non è stata capace di produrre altro che parassitismo, miseria e violenza, ecco che questa gente ci sta rubando tutto. Non avendo una storia propria, i palestinisti hanno pensato bene di rubare la nostra, complice il mondo intero. Non potendo eliminarci in guerra lo fanno psicologicamente scippando i nostri siti storici, cercando di tranciare di netto le nostre radici millenarie.
Oggi, cari amici, cari fratelli ebrei, noi siamo diventati, con un colpo di spugna imbevuto d'odio, un popolo senza storia. Ci hanno rubato il Monte del Tempio (dove solo gli ebrei non possono andare a pregare), ci hanno rubato il Kotel chiamandolo come l'asina alata di Maometto, ci hanno rubato tutti i siti dei nostri antenati, la Tomba di Giuseppe, la Tomba di Rachele. Gli ebrei credenti non possono più andare a pregarvi pena la vita o l'arresto. E oggi ecco l'ultimo delirio dell'Unesco, organizzazione mondiale per la tutela della cultura e delle scienze, che ha decretato che Israele non solo non ha nessun diritto su Gerusalemme est, di cui sarebbe forza occupante, ma ha perso ogni diritto sulla Tomba dei Patriarchi e delle Matriarche di Israele, a Hebron. Abramo, Isacco, Giacobbe, Sarah, Rebecca, Leah, Re David, Re Shaul, Re Salomone, non sono più retaggio del Popolo ebraico ma sono diventati, tutti e in un sol colpo, palestinesi, arabi, musulmani, seguaci di Allah e di Maometto suo profeta 2000 anni prima che quest'ultimo nascesse e inventasse l'islam. Stranezze che solo un delirio di odio e di ignoranza può avallare e questo delirio ha avuto luogo in Polonia dove, su 21 stati votanti, 12 sono stati favorevoli, solo 3 contrari e 6 si sono astenuti.
La formula della risoluzione è stata: "the Cave of the Patriarchs in Hebron is a Palestinian heritage site, it is not a Jewish site and it is in danger." Hebron, la culla del Popolo ebraico, la primissima capitale, il luogo scelto da Abramo per esservi sepolto insieme a Sarah, è stata pugnalata a morte da bugie antisemite. Da Israele i commenti sono stati di orrore e incredulità. "Decisione immorale, antisemita, imbarazzante, una sozzura morale, scandalosa, ridicola... Una risoluzione, ha dichiarato un portavoce degli ebrei di Hebron, che rispecchia l'odio che consuma l'Unesco". Ma non basta. Il giorno prima del voto, l'ambasciatore israeliano presso l'Unesco, Carmel Shama Cohen, aveva chiesto un minuto di silenzio per gli ebrei massacrati ad Auschwitz Birkenau dal momento che il campo della morte si trovava a soli 70 km da Krakovia, sede polacca dell'Unesco. Appena finito il minuto di silenzio per gli ebrei, ha preso la parola un'isterica rappresentante di Cuba che, sbattendo il microfono piena di rabbia, ha chiesto un minuto di silenzio anche per i palestinesi e, mentre tutti si rialzavano in piedi, i rappresentanti dei vari paesi hanno dedicato anche una standing ovation a quella farsa vergognosa. Un minuto di silenzio, con applausi, per i palestinesi? Beh, si, in effetti molti terroristi sono morti, i kamikaze perchè esplosi con le loro cinture al tritolo, altri perchè uccisi mentre ammazzavano cittadini di Israele.

L'Unesco, a suo eterno disonore e vergogna, ha dedicato un minuto di silenzio al terrorismo. Cosa non si fa per i soldi e per il petrolio. Cosa non si fa per vigliaccheria. Tornando a Hebron, esiste un sito facebook, Actionaid Italia, che recentemente bombarda il web con questa campagna "Adotta un bambino palestinese di Hebron". Una volta di più si entra nell'immoralità e nella vergogna. Invitare ad adottare un bambino palestinese di Hebron chiedendo soldi significa insultare tutti i bambini che veramente soffrono nel mondo fame, soprusi, stupri, miseria, guerra, pestilenze e genocidi. Vergogna e menzogne per gli sprovveduti e i disinformati al servizio della propaganda palestinista. A questo proposito pubblico la lettera che un'amica ha scritto a questa associazione, lettera già virale sul web e che io trovo molto esplicativa:
Cari Action Aid Italia, se perorate una campagna assurda in nome del "rispetto delle leggi internazionali e del diritto" e parlate di Hebron chiedendo di "adottare un bambino palestinese", commettete una manipolazione della verità, spero in buona fede. Hebron fu divisa in due negli accordi di Oslo, firmati da Arafat e Rabin. Non entrarono gli israeliani con i carri armati costruendo recinzioni. Dividere la città in due in attesa di accordi di pace stabili e confini certi fu un'idea assurda, ma fu firmata dai due rappresentanti all'epoca delle due parti. Gli accordi di Oslo sono consultabili on line, perché non lo fate? Perché fate credere a chi è totalmente disinformato (e si evince dalla maggioranza dei commenti) che fu un'occupazione? La divisione in due ha di fatto bloccato la città, da ambo le parti. Ci rimettono i palestinesi come gli ebrei. Poi, non si capisce che cosa ci dovrebbero fare i bambini palestinesi con i soldi che chiedete in nome loro.
A Hebron c'è un'università, c'è un Politecnico (Palestine Polytechnic University (PPU) e il Hebron campus of Al Quds Open University; c'è un polo industriale, c'è la manifattura del vetro, delle scarpe. La parte palestinese ha ricevuto da poco 150 milioni di dollari per sviluppare ulteriormente l'economia. L'Amministrazione Palestinese controlla 17000 fabbriche e laboratori. Zamzam produce ogni tipo di borse in plastica, The Royal Plastic Factory ha più di mille lavoratori. Il volume di affari tra Hebron palestinese e Israele è di circa 30 miliardi di dollari annui. Il salario minimo garantito è di 50 sheqel all'ora rispetto ai 30 del resto della West Bank. C'è uno stadio di basket da 4000 posti. Il governo koreano ha recentemente donato 6 milioni di dollari per il Youth Studies Center, che comprende tra l'altro aule di musica e scienze. Ci sono i seguenti poli sanitari: Al Ahli General Hospital, Al-Mezan Speciality Hospital, Abu Hassan Qasim hospital in Yatta, e Bani Naim Maternity Hospital. Si parla di una città sola, eh? Anzi di mezza, di quella sotto controllo palestinese. Ora se vi sembra serio, saputo questo, e facilmente verificabile, chiedere soldi per i bambini palestinesi mentre (tanto per dirne una) in Yemen i bambini stanno morendo di colera, io non dico che siete antisemiti, ma o siete in malafede o veramente dovreste informarvi meglio degli argomenti che trattate."
Più e meglio di così è difficile dire, nella speranza che, chi si è lasciato sedurre da una propaganda di menzogne e falso vittimismo, ci ripensi e mandi i suoi soldi a bambini veramente bisognosi. L'odio, la pressione psicologica, le menzogne contro Israele si rinnovano ogni giorno e mi chiedo, chiediamoci tutti, fino a quando potremo resistere e come potremmo reagire? Siamo soli, abbiamo di fronte un intero mondo ostile che non sa più cosa inventarsi per colpirci, siamo soli ed è spaventosamente simbolico che questo ultimo segnale di odio e delegittimazione delle nostre radici arrivi proprio dalla Polonia dove 70 anni fa furono massacrati 3 milioni di ebrei. Mai nella storia del mondo, a nessun popolo del mondo è stato fatto tanto male secolo dopo secolo e... la storia continua...



Prosegue all’Unesco la “falsa, patetica e stupida” falsificazione della storia
(Da: Jerusalem Post, Times of Israel, YnetNews, 8-9.7.17)

http://www.israele.net/prosegue-allunes ... lla-storia

Il voto su Hebron conferma un’antica attitudine: defraudare il popolo d’Israele del suo retaggio fino a negare (a parole e coi fatti) la sua stessa esistenza

Per la seconda volta in meno di una settimana l’Organizzazione Onu per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) ha adottato una risoluzione che disconosce i millenari legami fra il popolo ebraico e uno dei siti più venerati dall’ebraismo. Dopo il recente voto sulla Città Vecchia di Gerusalemme, venerdì scorso i 21 paesi del Comitato per il Patrimonio dell’Umanità Unesco riuniti a Cracovia, in Polonia, hanno decretato (con 12 voti a favore, 3 contrari e 6 astenuti) che la Tomba dei Patriarchi nella città vecchia di Hebron è un sito “in pericolo” del patrimonio palestinese, disconoscendo i legami ebraici e cristiani con il sito venerato come luogo di sepoltura delle principali figure bibliche Abramo, Isacco e Giacobbe e delle mogli Sara, Rebecca e Leah, patriarchi e matriarche del popolo d’Israele. Israele afferma che la risoluzione su Hebron – che si riferisce alla città come “islamica” – nega migliaia di anni di legame fra il popolo ebraico e la città. “A seguito di questa risoluzione – ha detto domenica il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – ho disposto di tagliare un altro milione di dollari dalla quota che Israele versa alle Nazioni Unite e di trasferire questi fondi alla costituzione del Museo del patrimonio del popolo ebraico a Hebron e nella vicina Kiryat Arba”.

La Tomba dei Patriarchi diventa così il terzo sito dello “stato di Palestina” iscritto dall’Unesco nella “Lista del Patrimonio mondiale in pericolo”. Gli altri due sono il luogo di nascita di Gesù a Betlemme e il “paesaggio culturale nella Gerusalemme meridionale “, cioè le colline terrazzata di Battir.

Scrive Seth J. Frantzman: «Le votazioni all’Unesco, in particolare su Hebron e Battir, hanno più a che fare con la politica e con il conflitto tra Israele e palestinesi che non con l’interesse storico di preservare il patrimonio mondiale. Senza il coinvolgimento di Israele e palestinesi, Hebron avrebbe comunque meritato l’inclusione in un elenco dei siti di straordinario valore della regione: con migliaia di anni di storia alle spalle, è venerata come il luogo di sepoltura dei patriarchi della Bibbia Abramo, Isacco, Giacobbe, Sarah, Rebecca e Lea. L’edificio principale venne fatto costruire da Erode ed è considerato una delle sue strutture meglio conservate. Fu poi utilizzato come chiesa sotto i crociati e solo successivamente come moschea, con l’aggiunta nel XIV secolo di elementi islamici che portarono al suo aspetto attuale. L’Unesco avrebbe potuto dichiarare l’edificio e la zona circostante un sito speciale non diversamente da quello che ha fatto con settori di Città del Messico o del centro storico di Cordoba. Ma a Città del Messico l’Unesco non ha fatto nessun tentativo di negare l’eredità azteca, così come a Cordoba non ha dimenticato di sottolineare che solo “nel XIII secolo, sotto Ferdinando III il Santo, la Grande Moschea venne trasformata in una cattedrale”. A Hebron, invece, c’è il chiaro tentativo di tacere e sminuire l’aspetto ebraico della Tomba dei Patriarchi come se non avessero alcuna importanza migliaia di anni di legame ebraico con il sito e il fatto che lo stesso edificio attuale sia stato costruito in origine come un sito ebraico. La stessa politicizzazione è stata fatta dall’Unesco per inserire il sito di Battir, una scelta dettata più che altro dalla volontà di impedire in quella zona la costruzione da parte di Israele della barriera anti-terrorismo. Battir non ha un valore unico o speciale in confronto a centinaia di altri villaggi agricoli del tutto simili, eppure è diventato un sito dell’Unesco per via della controversia con Israele. Da quando è stato iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale “in pericolo” non vi è stato nessun investimento importante da parte palestinese e pochissimi sono i turisti che lo visitano. Inoltre, anche nella candidatura di Battir – la Beitar dei tempi della ribellione ebraica contro Roma – è stato cancellato ogni legame con la storia ebraica e se ne parla solo come di un sito “rappresentativo di svariati secoli di cultura e interazione umana con l’ambiente”. Nessuna menzione del fatto che fu il luogo della rivolta di Bar Kochba contro l’Impero Romano né del fatto che ancora oggi in arabo quel luogo viene chiamato “Khurbet al-Yahud”, che significa “la rovina degli ebrei”.» (Da: Jerusalem Post, 7.7.17)

Il rapporto del Consiglio di esperti dell’Unesco ICOMOS affermava che la candidatura palestinese della Grotta dei Patriarchi e della Città Vecchia di Hebron come Patrimonio Mondiale palestinese non soddisfaceva alcuni criteri essenziali e per di più ignorava la maggior parte della storia ebraica e cristiana del sito. Nella bozza di risoluzione palestinese, tuttavia, tutta questa parte del rapporto è stata eliminata, lasciando solo la frase in cui gli esperti ICOMOS notano che Israele questa volta non ha collaborato con loro. Scoperta la falsificazione, l’ambasciatore d’Israele all’Unesco Carmel Shama-Hacohen si è appellato alla direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova, che è dovuta intervenire per far rettificare il documento. “Qualcuno in questa organizzazione ha perso ogni vergogna e ha cercato di trasformare con l’inganno una relazione critica verso palestinesi in una raccomandazione a loro favorevole”, ha dichiarato Shama-Hacohen. Tuttavia venerdì mattina Libano Cuba e Kuwait hanno preteso la reintroduzione della prima stesura accampando questioni procedurali e aprendo in questo modo la strada all’approvazione della risoluzione.

Tre paesi (Polonia, Croazia e Giamaica) avevano chiesto invano il voto segreto, cosa che è stata di fatto negata nel corso di una votazione particolarmente agitata.

L’ambasciatore di un paese arabo che non ha rapporti diplomatici con Israele si è scusato con il suo collega israeliano Carmel Shama-Hacohen per non aver potuto votare contro la risoluzione dell’Unesco su Hebron, spiegando che l’avrebbe fatto se il voto fosse stato realmente segreto, cosa “difficile da affermare”. “Non ho avuto scelta”, ha scritto l’ambasciatore arabo in un messaggio a Shama-Hacohen, che ha gli ha risposto: “Lo so, amico mio. Per me è come se l’avessi fatto”. I tre paesi arabi che siedono nel Comitato per il Patrimonio dell’Umanità Unesco sono Kuwait, Libano e Tunisia.

“Un’altra decisione delirante dell’Unesco – ha commentato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un video su Twitter e TouTube – Questa volta hanno stabilito che la Tomba dei Patriarchi è un sito palestinese, cioè non ebraico, e che è in pericolo. Non è un sito ebraico?! Il sito venerato come luogo di sepoltura di Abramo, Isacco e Giacobbe, Sara, Rebecca e Leah, i nostri patriarchi e matriarche. Un sito in pericolo? In realtà solo nei siti dove è presente Israele, come Hebron, la libertà di religione è garantita a tutti. Nel resto del Medio Oriente moschee, chiese e sinagoghe vengono spazzate via dappertutto. Noi continueremo a proteggere la Grotta dei Patriarchi, la libertà di religione per tutti e continueremo a difendere la verità”.

Il ministro dell’istruzione Naftali Bennett, che è anche a capo del Comitato nazionale israeliano dell’Unesco, ha dichiarato: “Il legame ebraico con Hebron risale a migliaia di anni fa. Hebron, luogo di nascita del Regno di Davide e Tomba dei Patriarchi, il primo acquisto ebraico in Terra d’Israele e luogo di riposo dei nostri antenati, è uno dei siti più antichi del nostro popolo. La risoluzione dell’Unesco deve essere respinta e i nostri sforzi per rafforzare la città dei nostri padri devono essere incrementati. La nostra presenza a Hebron è stata continuativa fino al 1929 quando gli arabi massacrarono decine di ebrei. Quella strage tuttavia non poté recidere i nostri legami con la città e la Tomba dei Patriarchi, luogo ebraico sin dai tempi biblici. Nessun voto cambierà queste semplici verità”.

Il presidente d’Israele Reuven Rivlin ha detto che l’Unesco, con questa decisione, “ancora una volta appare decisa a continuare a diffondere menzogne anti-ebraiche e ad attenersi al suo rigoroso silenzio sul patrimonio che viene cancellato da brutali estremisti nel resto di questa regione”.

Il portavoce del Ministero degli esteri israeliano Emmanuel Nachshon ha affermato che la decisione rappresenta una “macchia morale” sull’Unesco, “un’organizzazione irrilevante che promuove una fake history (falsa storia)”.

L’ambasciatore d’Israele all’Onu Danny Danon ha definito il voto “una decisione vergognosa che distrugge l’ultimo pezzetto di credibilità che l’Unesco aveva ancora”. Danon ha aggiunto che “questo grave tentativo di tagliare i legami tra Israele, Hebron e le Tombe dei padri e delle madri del nostro popolo è una cosa infame, che offende profondamente il popolo ebraico”.

Il ministro della difesa Avigdor Lieberman ha condannato la decisione, definendo l’Unesco “un’organizzazione politicizzata, sciagurata e antisemita, che approva decisioni ignobili. Nessuna risoluzione di un’organizzazione irrilevante può danneggiare i nostri diritti storici di migliaia di anni sulla Grotta dei Patriarchi” ha detto Lieberman, aggiungendo che la decisione dimostra ancora una volta che l’Autorità Palestinese “non persegue la pace, bensì l’istigazione e la calunnia contro Israele”.

Il ministro di scienza, tecnologia e spazio Ofir Akunis ha definito la decisione dell’Unesco “stupida, falsa e patetica”. “Questa decisione imbarazzante – ha aggiunto Akunis – non ha alcuna importanza, giacché nessuna menzogna può cambiare la realtà storica del legame di quattromila anni tra popolo ebraico, Hebron e Gerusalemme”.

Anche esponenti dell’opposizione israeliana hanno condannato la decisione Unesco. Yair Lapid, leader di Yesh Atid, ha definito il voto di venerdì scorso “una spregevole falsificazione della storia che deriva nella migliore della ipotesi da totale ignoranza, nella peggiore da ipocrisia e antisemitismo”.

Durante il suo discorso all’Unesco dopo la votazione, il rappresentante israeliano Carmel Shama-Hacohen è stato più volte interrotto dallo squillo del suo cellulare. Avviandosi a concludere, Shama-Hacohen ha detto ai delegati presenti che il suo idraulico lo stava cercando per un problema urgente nella toilette del suo appartamento: un problema, ha detto dal podio Shama-Hacohen, “molto più importante della risoluzione appena approvata”. Intervistato domenica da radio Galei Tzahal, Shama-Hacohen ha ovviamente confermato che “non c’era nessun idraulico al telefono: è stato solo il modo che ho scelto per terminare il mio discorso facendo sì che possano ricordare il nostro totale disprezzo per la sostanza della loro decisione”.


Unesco, Bibbia questa sconosciuta
11 luglio 2017
(Jerusalem Post)

http://www.italiaisraeletoday.it/unesco ... conosciuta

Molto tempo prima che l’Onu e organizzazioni come l’Unesco venissero anche solo concepite, anzi molto tempo prima che esistessero gli stati nazionali come li conosciamo (per non dire dello stato palestinese), quelli che oggi conosciamo come ebrei abitavano in Terra d’Israele, condividevano una lingua e un patrimonio comune e si sentivano uniti da una serie di testi canonici divenuti la Bibbia ebraica. Costoro consideravano Hebron una città santa risonante di storia e significati religiosi.

Indipendentemente da quanto è stato deciso venerdì scorso all’Unesco, un’organizzazione che viene regolarmente strumentalizzata per favorire i limitati interessi di popoli che presumibilmente patiscono il dominio occidentale, semplicemente non è possibile negare o minimizzare i legami degli ebrei con la città di Hebron: legami che sono persino più profondi e probabilmente più antichi dei legami fra ebrei e Gerusalemme, un’altra città che l’Unesco ritiene priva di storia ebraica.

La Bibbia ebraica narra di come Abramo comprò della terra a Hebron per seppellire Sara. Secondo la tradizione, tutti e tre i patriarchi vi sono stati sepolti con le loro mogli. Nell’Esodo, è posta particolare enfasi sulla richiesta di Giacobbe di essere sepolto lì, un elemento che può essere visto come l’espressione tangibile della sua speranza che il popolo ebraico vi tornasse dopo la fine dell’esilio in Egitto. È da Hebron che passarono gli esploratori inviati da Mosè a perlustrare il paese prima che il popolo ebraico entrasse nella terra promessa. A Hebron Re David consolidò il suo regno dopo la morte di Saul. A Hebron Re Erode fece costruire il muro che tuttora circonda la Grotta dei Patriarchi. E fu nel mercato di schiavi Terebinth di Hebron che gli ebrei furono venduti in cattività dopo la sconfitta della rivolta anti-romana di Simon Bar-Kokhba nel 135 e.v. che precipitò nell’esilio gli ebrei dalla Terra d’Israele.

Agli ebrei fu proibito vivere a Hebron durante il periodo bizantino. Tuttavia, stando ai documenti rinvenuti nella famosa Geniza del Cairo, sotto il successivo dominio musulmano gli ebrei vi tornarono e vi mantennero una comunità organizzata. Nel corso dei secoli la presenza ebraica in città declinò o rifiorì a seconda della maggiore o minore tolleranza del potere dominante. I cristiani tendevano ad essere meno accomodanti, i musulmani di più. Nel 1481 il viaggiatore italiano Meshullam da Volterra trovò più di 20 famiglie ebraiche a Hebron. Le donne ebree si travestivano da musulmane per entrare nella Grotta dei Patriarchi (trasformata in moschea).

Nel periodo tardo-ottomano la comunità ebraica crebbe. Ebrei espulsi dalla Spagna e dal Portogallo cominciarono ad arrivare a Hebron nel XVI secolo. Nel 1823, il movimento hassidico Lubavitch stabilì una presenza nella città. Il tribunale hassidico di Karlin vi venne istituito nel 1866. Negli anni ’20 del XX secolo, dopo che il governo lituano aveva tentato di arruolare nell’esercito gli studenti di yeshiva (seminario talmudico), nella città venne fondata la Yeshiva di Hebron che attrasse centinaia di studenti ebrei provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti.

I violenti pogrom arabo-palestinesi del 1929 orchestrati contro gli ebrei di Hebron dal mufti Haj Amin al-Husseini, fanatico antisemita e ammiratore del nazismo, lasciarono più di 60 morti fra uomini, donne e bambini, e decine di feriti. Nel 1936, all’incombere di nuove violenze arabe, i britannici evacuarono gli ultimi ebrei che rimanevano a Hebron. Fu solo dopo la vittoria d’Israele nella guerra dei sei giorni del giugno ’67 che gli ebrei poterono tornare a vivere a Hebron.

Tutte queste informazioni, e altre ancora, sono facilmente reperibili. Eppure tutto questo non compare nella risoluzione dell’Unesco su Hebron. Ed un rapporto dell’Unesco si spinge al punto di incolpare Israele per non aver suggerito una proposta alternativa a quella palestinese. Perché? Forse che i funzionari dell’Unesco non hanno mai sentito parlare di Bibbia, di Google o di Wikipedia?

Il voto dell’organizzazione culturale delle Nazioni Unite che dichiara Hebron un patrimonio mondiale palestinese “in pericolo” non ha nulla a che fare con l’istruzione, la scienza e la cultura. È invece una forma di propaganda. La riscrittura della storia ostacola e complica ulteriormente gli sforzi per affrontare i problemi reali che nelle attuali condizioni impediscono una soluzione politica del conflitto israelo-palestinese. E questo funziona in entrambe le direzioni. Anche fermarsi agli innegabili legami degli ebrei con la Terra di Israele e con luoghi come Hebron e Gerusalemme non è sufficiente per risolvere il conflitto. Il diritto degli ebrei ad uno stato sovrano nella loro patria storica è inalienabile. Ma questo di per sé non aiuta la ricerca pragmatica, qui e ora, di un modo per far convivere ebrei e arabi palestinesi.

Certo, minimizzare o negare i legami degli ebrei con il Monte del Tempio o con Hebron è sintomo di un odio più profondo, probabilmente fondato su invidia e rancore: i musulmani sanno bene che questi e altri siti non avrebbero alcuna santità per i loro fedeli se non fossero stati, prima e innanzitutto, luoghi di profonda risonanza spirituale, storica e religiosa per gli ebrei.

È un peccato che l’Unesco si sia prestata a farsi complice di questo sabotaggio diplomatico dei più autentici sforzi di pace.


ONU - UNESCO e altri FAO - UNICEF (no grasie!) - e Facebook ?
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Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » gio ott 19, 2017 12:45 pm

La storia non può essere creata secondo i propri interessi.

Copia incolla da Cely Di Neris
Prima di Israele, c'era il mandato britannico, non uno stato palestinese.
-Prima del mandato britannico, c'erano l'Impero turco Ottomane musulmano, non uno stato palestinese.
-Prima dell'Impero Ottomano, c'era lo stato islamico dei Mamelucchi d'Egitto, non uno stato palestinese.
-Prima dello stato islamico dei Mamelucchi d'Egitto, c'era l'Impero arabo-curdo ayyubide, non uno stato palestinese.
Goffredo IV de Boulogne, detto Goffredo di Buglione, il conquistatore di Gerusalemme nel 1099
-Prima dell'Impero ayyubide, c'era il Regno di Gerusalemme franca e cristiana, non uno stato palestinese.
-Prima del Regno di Gerusalemme, c'era l'impero omayyade e Fatimide, non uno stato palestinese.
-Prima dell'impero omayyade e Fatimidi, c'era l'Impero Bizantino, non uno stato palestinese.
-Prima dell'impero bizantino, c'erano i Sassanidi, non uno stato palestinese.
-Prima dell'impero sassanide, c'era l'Impero Bizantino, non uno stato palestinese.
-Prima dell'impero bizantino, ci fu l'Impero Romano, non uno stato palestinese.
-Prima dell'impero romano, c'era lo stato degli Asmonei, non uno stato palestinese.
-Prima delloo stato degli Asmonei, c'era quello seleucide, non uno stato palestinese.
-Prima dell'impero seleucide, c'era l'impero macedon di Alessandro Magno, non uno stato palestinese.
-Prima dell'impero macedone, c'era l'impero persiano, non uno stato palestinese.
-Prima dell'impero persiano, c'era l'impero babilonese, non uno stato palestinese.
-Prima dell'impero Babilonese, c'erano i Regni di Israele e di Giuda, non uno stato palestinese.
-Prima dei Regni di Israele e di Giuda, vi era il Regno di Israele, non uno stato palestinese.
-Prima del regno di Israele, c'era la teocrazia delle dodici tribù di Israele, non uno stato palestinese.
-Prima della teocrazia delle dodici tribù di Israele, vi era un agglomerato di cananei città-regni indipendenti, non uno stato palestinese.
In realtà, su questo pezzo di terra, c'è stato di tutto, TRANNE uno stato palestinese. Fonte A.Moreschi.
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Re: Pałestina ebreo ixraełiana o arabo musulmana?

Messaggioda Berto » lun lug 09, 2018 7:19 pm

Demografia storica ed etnica in Giudea, Palestina, Israele lungo i millenni
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