Fratellanza mussulmana

Re: Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 8:41 pm

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Re: Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » ven ott 08, 2021 8:41 pm

Perché gli arabi non si fidano più dei Fratelli Musulmani
Khaled Abu Toameh
6 ottobre 2021

https://it.gatestoneinstitute.org/17835 ... -musulmani

Le popolazioni di Egitto, Tunisia, Marocco e Sudan, che hanno offerto ai Fratelli Musulmani la possibilità di governare, hanno scoperto che l'organizzazione è corrotta e incompetente quanto i regimi laici e i capi di Stato arabi. Questo mese, il Partito islamista per la Giustizia e lo Sviluppo al governo in Marocco ha subito una schiacciante sconfitta alle elezioni parlamentari. Nella foto: una donna vota durante le elezioni in Marocco, a Rabat, l'8 settembre 2021. (Foto di Fadel Senna/AFP via Getty Images)

Fin dalla loro fondazione nel 1928, il principale motto dei Fratelli Musulmani è stato "l'Islam è la soluzione" (a tutti i problemi). I seguaci dell'organizzazione hanno usato questo slogan negli ultimi dieci anni per salire al potere in un certo numero di Paesi, tra cui Egitto, Tunisia, Marocco e Sudan.

Queste ultime settimane, tuttavia, hanno dimostrato che molti arabi e musulmani non credono più nella capacità di governare dei Fratelli Musulmani o nello slogan "l'Islam è la soluzione".

Saeed Nashed, uno scrittore marocchino, ha affermato che "i Fratelli Musulmani hanno portato il Marocco in un decennio di oscurità".

Le popolazioni di Egitto, Tunisia, Marocco e Sudan, che hanno offerto ai Fratelli Musulmani la possibilità di governare, hanno scoperto che l'organizzazione è corrotta e incompetente quanto i regimi laici e i capi di Stato arabi.

Negli ultimi ì mesi, i Fratelli Musulmani hanno subito due gravi battute d'arresto, prima in Tunisia e più recentemente, in Marocco.

L'estromissione di luglio del Partito tunisino Ennahda, movimento islamista moderato, è stata accolta con favore non solo dai tunisini, ma anche da molti altri arabi che hanno accusato gli islamisti, in particolare i Fratelli Musulmani, di diffondere caos e instabilità nel mondo arabo.

A settembre, il Partito islamista per la Giustizia e lo Sviluppo (PJD) al governo in Marocco ha subito una schiacciante sconfitta alle elezioni parlamentari. Il PJD, che era stato un partner della coalizione nei due precedenti governi, ha ottenuto solo 12 dei 395 seggi del Parlamento. Per gli islamisti è stata una sconfitta umiliante perché il numero dei loro seggi è sceso da 125 a 12.

Come per gli islamisti in Tunisia, numerosi arabi marocchini celebrano la caduta del partito affiliato ai Fratelli Musulmani. Gli arabi affermano che gli islamisti non hanno portato altro che corruzione e miseria nei Paesi da loro governati e che non si fideranno più degli islamisti e dei loro "slogan vuoti".

L'entità di questa sconfitta mostra che gli islamisti che hanno governato dopo la cosiddetta "Primavera araba" hanno fallito, offrendo soltanto slogan e dichiarazioni religiose.

Sami Brahem, un ricercatore islamico tunisino, ha commentato che i partiti affiliati ai Fratelli Musulmani non sono riusciti a produrre programmi e progetti per la loro gente. "Hanno fallito a tutti i livelli", ha dichiarato Brahem. "Questo è anche un fallimento politico e morale. Si sono associati a partiti corrotti".

L'analista politica libanese Hoda Rizk ha sottolineato che i Fratelli Musulmani hanno cercato di dimostrare ai decisori a Washington che solo loro, in quanto organizzazione politica moderata, sono in grado di affrontare il mondo della politica con pragmatismo ed efficacia.

"Sapevano che Washington era più preoccupata della questione della sicurezza che della democrazia nei Paesi arabi, specialmente durante il governo del presidente Obama", ha dichiarato la Rizk. Ha aggiunto che gli islamisti in Tunisia e Marocco hanno mostrato molto pragmatismo e flessibilità, che li hanno aiutati a diventare una componente più integrata dei sistemi politici nei loro Paesi.

"L'era dell'Islam politico è finita nei Paesi arabi, 10 anni dopo la Primavera Araba?" si è chiesta l'analista. "Indubbiamente le ragioni che hanno portato al fallimento sono state dovute all'inerzia e a una reale riluttanza a prendere il potere".

Amr Al-Shobaki, ricercatore dell'Egyptian Al-Ahram Center for Studies, ritiene che non sia possibile riunire tutte le esperienze dell'Islam politico in un unico paniere, anche se ci sono denominatori comuni per il fallimento della loro esperienza nei Paesi arabi.

Al-Shobaki ha detto ad Al-Hurra TV che uno dei principali motivi della caduta dei Fratelli Musulmani è legato alla componente ideologica dei gruppi dell'organizzazione, compresa la mancanza di separazione tra religione e politica, il loro presunto monopolio sulla verità assoluta e la loro pretesa di rappresentare il vero Islam.

Secondo al-Shobaki, gli arabi "hanno rigettato l'idea di essere custodi che cercavano di imporre loro in nome della religione e hanno iniziato a distinguere tra la religione sacra e i programmi dei partiti politici e la loro capacità di perseguire i loro obiettivi".

Secondo il ricercatore egiziano, uno dei motivi del fallimento degli islamisti era dovuto al fatto che, sulla scia della cosiddetta Primavera araba, dicevano alla gente che dopo il fallimento del sistema socialista e capitalista era ora il momento di attuare il progetto islamico per risolvere tutti i problemi.

"Ma dopo 10 anni il progetto [islamico] è fallito e non sono riusciti a risolvere i problemi economici e sociali delle persone", ha aggiunto al-Shobaki.

Marwan Shehadeh, un esperto giordano di gruppi islamici, è stato citato da Al-Hurra TV per aver detto che la ragione del fallimento degli islamisti è la mancanza di esperienza politica e l'incapacità di passare all'opposizione al governo.

Shehadeh ha aggiunto che gli islamisti hanno fallito perché hanno adottato le stesse politiche e tattiche dei governi e dei regimi che hanno rimpiazzato.

"I gruppi e i partiti [islamisti] sono stati infettati dagli stessi mali di cui soffrivano altri partiti, in particolare la corruzione (...) Non sono riusciti a gestire gli affari dei loro Paesi né a risolvere i problemi e nemmeno a fornire alle persone ciò di cui avevano diritto. Inoltre, non hanno preparato quadri adatti al lavoro dello Stato".

Amin Sossi Alawi, ricercatore marocchino di geopolitica, ha descritto la sconfitta degli islamisti in Marocco come "un terremoto che spezzerà la schiena dei Fratelli Musulmani nel mondo islamico".

Dieci anni di governo islamista in Marocco, ha affermato Alawi, ha alla fine permesso alla popolazione di "scoprire la falsità degli slogan populisti che il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo ha sfruttato per infiltrarsi nel governo".

Lo scrittore libico Milad Omer Mezoghi ha scritto che gli arabi che in passato hanno votato per i partiti affiliati ai Fratelli Musulmani possono aver commesso un errore, ma "hanno saputo punire coloro che li hanno delusi".

"I Fratelli Musulmani in Nord Africa non si sono presi cura della loro gente. Hanno compiuto gli atti più atroci, hanno legato il destino del loro popolo alla Turchia, importato tutto da essa per rilanciare la sua economia (turca) e, di conseguenza, svuotato le casse dei loro Paesi e impoverito la loro gente, portando a un'impennata della disoccupazione e della criminalità. (...) Le persone a volte commettono errori nelle loro scelte a causa della mancanza di chiarezza di visione, e i candidati forniscono informazioni false, ma sicuramente faranno correggere il loro errore alla prima occasione. Le elezioni parlamentari marocchine hanno mostrato con franchezza che l'opinione pubblica marocchina aveva rinunciato ai Fratelli Musulmani. I Fratelli Musulmani sono una pianta malvagia che è stata mangiata dall'oscenità".

Lo scrittore e analista politico saudita Fahd Al-Shoqiran ha affermato che la caduta dei Fratelli Musulmani in Marocco è attribuita "all'oltraggiosa diffusione della corruzione, che ha scatenato la rabbia popolare".

Al-Shoqiran ha sottolineato che molti elettori in Marocco considerano i Fratelli Musulmani un'organizzazione opportunista che si apre una strada verso il potere con l'aiuto di molti slogan vuoti.

"Ciò era evidente nel massiccio livello di corruzione, nell'incapacità di combattere la disoccupazione e nella mancanza di una strategia per combattere la povertà. È risaputo che l'organizzazione dei Fratelli Musulmani riesce quando è all'opposizione, ma fallisce sempre al governo. Sono bravi a distruggere, ma falliscono nel costruire."

Osservando che gli islamisti hanno fallito in un certo numero di Paesi arabi, lo scrittore ha avvertito che se i musulmani non imparano dalle "esperienze mortali" dei Fratelli Musulmani, l'esperienza del fallimento si ripeterà ogni pochi decenni.

Al-Shoqiran ha proseguito dicendo:

"Dopo un decennio di dominio degli islamisti in Tunisia e Marocco, i Fratelli Musulmani hanno solo contribuito alla diffusione della corruzione, al disprezzo per lo Stato e per le sue istituzioni e al furto della vita e del denaro delle persone".

Nadim Koteish, un importante scrittore e personaggio mediatico libanese, ha affermato che gli islamisti del Marocco sono stati duramente puniti dopo aver trascorso 10 anni nel governo senza produrre cose buone per il loro popolo.

"I marocchini hanno votato per il successo, non per la retorica", ha scritto. "Le recenti elezioni in Marocco offrono a questo Paese l'opportunità di liberarsi dall'estorsione islamista".

Anche il direttore di giornale palestinese ed editorialista Hafez Barghouti si è pronunciato sulla caduta dei Fratelli Musulmani in Marocco.

"I partiti dei Fratelli Musulmani hanno sempre sostenuto di non avere la possibilità di governare per attuare i loro programmi. Ma sono stati al potere in Marocco per dieci anni e non hanno fatto nulla per i marocchini, che sono stati solo ingannati da slogan religiosi".

Secondo Barghouti, "l'esperienza dimostra che i partiti dei Fratelli Musulmani sono abili nel demolire, non nel costruire, e la prova è data dal fatto che governano senza fornire alla popolazione altri servizi che non siano vittorie illusorie e corruzione".

L'editorialista palestinese ha affermato che la Tunisia si è sbarazzata degli islamisti perché hanno distrutto l'economia e "rubato i soldi della gente". In Marocco, ha aggiunto, i Fratelli Musulmani sono al potere da molti anni, facendo precipitare il Paese in una crisi economica e sociale.

I partiti islamisti, ha scritto Barghouti, pensano che il loro governo durerà fino a quando brandiranno slogan religiosi. "Ma prima si concentrano sui loro interessi di parte e soddisfano solo i loro sostenitori", ha dichiarato l'editorialista. "Questo è il motivo della rapida caduta dei Fratelli Musulmani, un gruppo senza una storia di costruzione e tolleranza".

Mounir Adib, un esperto egiziano di gruppi islamici, ha affermato che la caduta degli islamisti in Marocco è un riflesso del crollo dell'organizzazione in Egitto, Tunisia e altri Paesi arabi.

"Questa caduta non è politica, ma piuttosto è il crollo dell'ideologia del gruppo, che è diventata indesiderabile nei Paesi arabi. La grande caduta dei Fratelli Musulmani, sia a livello politico sia intellettuale, è iniziata in Egitto, per poi proseguire in Sudan, in Tunisia e infine in Marocco. A causa del loro spettacolare fallimento in quei Paesi, si prevede che cadranno anche in Libia durante le prossime elezioni legislative e presidenziali".

La caduta dei Fratelli Musulmani in alcuni Paesi arabi non significa che l'organizzazione rischia di scomparire presto. Tuttavia, gli arabi in questi Paesi dicono di averne abbastanza degli islamisti, che hanno dimostrato di essere incapaci di curare gli interessi della loro popolazione. La domanda, quindi, rimane: in Occidente, anche i sostenitori degli islamisti si renderanno conto di questo fatto e smetteranno di trattarli come se fossero bravi ragazzi che cercano di migliorare le condizioni di vita di arabi e musulmani?

Khaled Abu Toameh è un pluripremiato giornalista che vive a Gerusalemme. È Shillman Journalism Fellow al Gatestone Institute.
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Re: Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » lun nov 29, 2021 10:58 pm

“L’Italia è il paese dove i Fratelli Musulmani hanno investito di più in Europa”
Giulio Meotti

https://meotti.substack.com/p/litalia-e ... i-fratelli

Preghiere islamiche in Piazza Duomo a Milano e al Colosseo a Roma. Le moschee di Roma e Ravenna (sono 1.250 le moschee in Italia)

Italia: 45 progetti (Euro 22.898.000)

Francia: 15 progetti (Euro 14.465.000)

Spagna: 12 progetti (Euro 6.998.000)

Germania: 3 progetti (Euro 5.100.000)

Regno Unito: 7 progetti (Euro 4.070.000)

Norvegia: 4 progetti (Euro 2.800.000)

Paesi Bassi: 2 progetti (Euro 1.350.000)

Ungheria: 1 progetto (Euro 425.000)

Svizzera: 5 progetti (Euro 3.660.000)

Irlanda: 2 progetti (Euro 2.350.000)

Ucraina: 7 progetti (Euro 1.860.000)

Belgio: 3 progetti (2.547.000)

Polonia: 6 progetti (Euro 2.000.000)

Lussemburgo:1 progetto (Euro 1.300.000)

Sono soltanto alcuni dei numeri contenuti in The Muslim Brotherhood’s Pan-European Structure, il mega rapporto curato dall’italo-americano Lorenzo Vidino e dallo spagnolo Sergio Altuna per il “Dokumentationsstelle Politische Islam” di Vienna, il centro voluto dal governo austriaco per monitorare l’Islam politico. I numeri corrispondono alle donazioni che la Qatar Charity ha stanziato per i singoli paesi europei e finite nelle mani dei Fratelli Musulmani. L’Italia è prima in Europa.

“Solo nel 2014 il Qatar Charity ha stanziato 23 milioni di euro per l'Italia, che l'ex presidente dell’Ucoii Izzedin Elzir conferma sono serviti per costruire 43 moschee”, si legge nel rapporto. 2 milioni per la Sicilia (Catania, Palermo, Modica, Barcellona Pozzo di Gotto, Mazara del Vallo, Donnafugata, Scicli, Vittoria), 800.000 euro per la mega moschea di Ravenna, 4 milioni per acquistare l'ex mobilificio Gaggioli in piazza delle Camelie a Roma e a Sesto San Giovanni un progetto da 2.450 metri quadrati e 5 milioni di euro…

“I Fratelli Musulmani hanno stabilito una vasta influenza in Europa e gli enti pubblici finanziano inconsapevolmente le loro attività”, affermano gli esperti. Lisa Fellhofer, capo del centro di documentazione di Vienna, scrive che l'influenza dei Fratelli Musulmani in Europa "trascende molto i confini, dalla Spagna all’Ucraina, dalla Norvegia alla Sicilia…”.

Nella sezione italiana del dossier si raccontano personaggi come Abu Shwaima, figura chiave dei Fratelli Musulmani in Europa e fondatore del Centro Culturale Islamico di Milano. E poi Yusuf Nada, “finanziare ombra” dei Fratelli Musulmani, che vive a Campione d’Italia. E poi Osama Saghir, figlio del capo della moschea di Centocelle a Roma, eletto al Parlamento tunisino con i voti degli islamisti di Ennahda. Un mega network transnazionale. Vidino ha affermato che i membri dei Fratelli Musulmani si considerano i guardiani che "vogliono essere quelli che sono invitati ai talk show per trasmettere l'opinione musulmana". "Una filiale europea è completamente libera di operare. Sono molto attenti al linguaggio, ai temi e alle dinamiche della società”. In Italia, ad esempio, “i Fratelli Musulmani sono stati estremamente attivi sulla scena politica, tentando diventare il principale, se non l’unico, interlocutore dello stato italiano”.
Nessun ministro italiano ha partecipato al Vienna Forum sui Fratelli Musulmani

Racconta Kurier che alla presentazione del rapporto erano presenti il ministro danese per l'Integrazione, Mattias Tesfaye; il viceministro per la cittadinanza francese, Marlène Schiappa; il vice primo ministro e ministro dell'Integrazione fiammingo Bart Somers e il coordinatore antiterrorismo dell'UE, Ilkka Salmi dalla Finlandia. La rivista tedesca Tichy attacca il governo tedesco che non ha partecipato, forse ormai succube dell’infiltrazione della Turchia di Erdogan. La stessa cosa possiamo dirla dell’Italia, il primo paese europeo per fondi e moschee dove i Fratelli Musulmani hanno investito. Ma il governo italiano non ha mandato nessun ministro al summit di Vienna, un grande evento europeo, unico nel suo genere.

L’Italia non considera una priorità combattere il fondamentalismo islamico. Ma ce ne pentiremo, perché il sonno della ragione genera mostri. “Il fondatore della Fratellanza Musulmana, Hassan al Banna, aveva chiaramente affermato: ‘Invaderemo l’Occidente’”, si legge nel dossier austriaco. “I leader contemporanei del movimento hanno espresso punti di vista simili. Il capo della Fratellanza egiziana, Mohammed Akef, ha dichiarato la sua ‘fede completa che l'Islam invaderà Europa’ e Yusuf al Qaradawi ha ripetutamente espresso lo stesso parere. In una conferenza islamica a Toledo, Ohio, Qaradawi ha dichiarato: ‘Conquisteremo l’Europa non attraverso la spada ma la dawa (predicazione). Se Allah vuole conquisteremo Roma’”.
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Re: Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » lun nov 29, 2021 10:59 pm

"I Fratelli Musulmani usano i liberal per i loro scopi"
Giulio Meotti
29 novembre 2021

https://meotti.substack.com/p/i-fratell ... nd5z0ofsLQ

“I Fratelli Musulmani e i loro affiliati stanno usando i liberal in tutta Europa per promuovere la loro agenda”. Questo il messaggio uscito da un evento a cui ha partecipato Arab News e ospitato dal think tank degli Emirati Arabi Uniti Trends Research and Advisory. Lorenzo Vidino, direttore del Programma sull'estremismo presso la George Washington University e il massimo esperto di Fratelli Musulmani, ha spiegato ai partecipanti che questi islamisti stanno usando il linguaggio “woke” per “mimetizzare la loro vera natura mentre prendono piede in Europa, dove una seconda generazione di attivisti sono estremamente esperti nel discorso politico europeo e occidentale.
Grazie a ciò, sono in grado di fare ciò a cui la prima generazione di pionieri aspirava ma non era davvero capace di fare. Hanno adottato il linguaggio della teoria post-coloniale, una politica molto progressista. Si tratta di 'islamismo woke', usando i concetti di razzismo e mimetizzando la loro vera natura in un linguaggio che li rende molto più accettabili e appetibili per una struttura tradizionale”. Ad esempio, ha concluso Vidino, "vediamo questi attivisti lavorare a stretto contatto con le organizzazioni LGBTQ e con movimenti molto progressisti con cui in realtà hanno ben poco in comune”. La loro capacità di penetrazione nelle istituzioni si è appena vista all’opera nella campagna del Consiglio d’Europa e finanziata da Bruxelles a favore del velo islamico.

“I Fratelli Musulmani vogliono distruggere l’Occidente dall'interno” dice all’Express di questa settimana Amélie Chelly, autrice del nuovo Dictionnaire des islamismes (Cerf). “Si tratta di un progetto a lungo termine che prevede l'utilizzo di regole democratiche a scopo eversivo”.


La campagna del Consiglio d’Europa a favore del velo

Cosa fornisce agli islamisti questa sinistra identitaria? La copertura perfetta. “A forza di addolcire l’islamismo, una parte della sinistra è diventata inascoltabile”, ha appena detto a Le Monde il professor Christophe Naudin, sopravvissuto alla strage del Bataclan.

Prendiamo la società Benetton, che ha appena lanciato una furbissima campagna pubblicitaria (come le sue campagne provocatrici che promovevano il meticciato delle culture negli anni Ottanta). Un rapper con molti followers e un’idea “molto cool” per piacere ai giovani: velo “unisex” colorato. Ghali è italiano, di origini tunisine. È contento che Benetton faccia la promozione di questo “hijab inclusivo” indossato dagli uomini.

Ma come scrive Valérie Toranian, direttrice della Revue des deux mondes, nell’ultimo numero della sua celebre rivista, “Ghali e Benetton non hanno alcuna intenzione di contrariare il regime islamista iraniano, saudita o afghano. Si gioca a fare i ribelli al calduccio, protetti dai nostri maglioni Benetton e dalle democrazie che, peraltro, sono devote all’inclusività”. Il rapper o Benetton non indossano l’hijab in segno di solidarietà nei confronti delle donne imprigionate per essersi rifiutate di indossarlo. Come l’avvocatessa Nasrin Sotoudeh, condannata a quindici anni di prigione e 148 frustate dal regime iraniano per essersi, tra le altre cose, presentata in tribunale senza hijab. “No, Ghali indossa con fierezza il suo velo come emblema della ‘donna musulmana libera’ che bisogna proteggere da tutti gli orribili “islamofobi”, scrive Toranian: “Al di là di alcuni mullah che faranno delle smorfie dinanzi a questo utilizzo ‘gender free’ di un simbolo tradizionale, la maggioranza degli islamisti potrà soltanto rallegrarsi della consacrazione del loro stendardo politico da parte della moda, del femminismo inclusivo e del business. Dietro si nasconde la rete estremamente efficace dei Fratelli musulmani europei, aiutati dai loro utili idioti intersezionali e woke”.

E così l’accusa di “islamofobia” è stata appena usata per cacciare l’attivista turca liberale Seyran Ates (che si è presa una pallottola per aver difeso le donne turche) da un festival Lgbt di Berlino, le iper-progressiste scuole canadesi (famose per i pronomi e i bagni neutri) scagliano quell’accusa per interdire la lettura del libro del Nobel per la Pace la yazida sopravvissuta agli stupri dell’Isis Nadia Murad, a Parigi la sinistra laica partecipa alla “marcia contro l’islamofobia” dove si grida “Allahu Akbar” e il Labour inglese per espellere il giornalista Trevor Phillips, reo di aver criticato il multiculturalismo.

Come ha spiegato la filosofa francese Renée Fregosi su Le Figaro, “è la convergenza delle lotte”. Il nemico comune è un Occidente già reso inintelligibile e trasfigurato dagli asterischi.




I Fratelli Musulmani entrano nel carcere di Parma col permesso delle istituzioni
Dicembre 21, 2021
https://voxnews.info/2021/12/21/i-frate ... tituzioni/
Nuovo salto in avanti nell’islamizzazione delle istituzioni italiane.
Gli imam entrano nel carcere di Parma per assistere i detenuti stranieri, grazie alla collaborazione della direzione del carcere, l’UCOII (Unione delle Comunità islamiche in Italia e longa manus dei Fratelli Musulmani in Italia), Garante dei detenuti e Presidente del Consiglio comunale. E’ questo l’esito di un incontro che si è svolto nei giorni scorsi.
L’intesa è stata raggiunta con il coinvolgimento dei referenti istituzionali dell’ambito penale: il Direttore dell’Istituto penitenziario, Valerio Pappalardo, il Garante comunale dei diritti dei detenuti, Roberto Cavalieri, il Presidente del Consiglio comunale, Alessandro Tassi Carboni i quali hanno coinvolto il Presidente dell’UCOII, Yassine Lafram, e il referente UCOII per gli istituti penitenziari, Hamdan Zaqri.

Nel carcere di Parma sono presenti 200 detenuti stranieri, pari a circa al 50% dei detenuti del reparto media sicurezza. In gran parte di fede islamica, età media di circa 30 anni, molto spesso con problemi di recidiva. Ora verranno ulteriormente radicalizzati all’islam.



Tutela dei diritti dei detenuti stranieri nel carcere di Parma: raggiunta l’intesa
21 dicembre 2021

http://www.ilcaffequotidiano.com/2021/1 ... a-lintesa/

Importante salto in avanti nella tutela dei diritti dei detenuti stranieri in carcere grazie alla collaborazione della direzione del carcere, l’UCOII (Unione delle Comunità islamiche in Italia, Garante dei detenuti e Presidente del Consiglio comunale. E’ questo l’esito di un proficuo incontro che si è svolto nei giorni scorsi.

Le istituzioni hanno condiviso la necessità di avviare un confronto e collaborazione con i rappresentanti nazionali del culto islamico finalizzata al miglioramento delle condizioni di detenzione dei reclusi di fede musulmana.

La collaborazione si è avviata con la reciproca conoscenza degli strumenti in possesso dell’Amministrazione penitenziaria e quelli dell’UCOII, da sempre molto sensibile a questo settore di cittadini stranieri che hanno compiuto reati.

L’intesa è stata raggiunta con il coinvolgimento dei referenti istituzionali dell’ambito penale: il Direttore dell’Istituto penitenziario, Valerio Pappalardo, il Garante comunale dei diritti dei detenuti, Roberto Cavalieri, il Presidente del Consiglio comunale, Alessandro Tassi Carboni i quali hanno coinvolto il Presidente dell’UCOII, Yassine Lafram, e il referente UCOII per gli istituti penitenziari, Hamdan Zaqri.

Nel carcere di Parma sono presenti 200 detenuti stranieri, pari a circa al 50% dei detenuti del reparto media sicurezza e al 30% del totale della popolazione detenuta. In gran parte di fede islamica, età media di circa 30 anni, molto spesso con problemi di recidiva.

Il Direttore del carcere ha salutato con soddisfazione l’impegno della Comunità islamica del territorio fatto che rafforza gli obiettivi e le sperimentazioni fatte a livello nazionale dall’Amministrazione penitenziaria.

I rappresentanti dell’UCOII si sono detti “soddisfatti dell’accordo raggiunto che apre la possibilità per i detenuti di pregare anche in gruppo all’interno del carcere”.

Secondo il Garante dei detenuti le intese “porteranno ad un allentamento della tensione spesso manifestata dai detenuti stranieri” e “il coinvolgimento della Comunità islamica apre le porte ad un volontariato penitenziario più diversificato e, speriamo, più significativo sotto il profilo dei numero”.

Per Alessandro Tassi Carboni questo va considerato come “un evento che aggiunge un altro tassello all’impegno della amministrazione comunale nel rispetto dei diritti delle diverse componenti della Comunità parmigiana”.

L’UCOII ha nominato ministro di culto musulmano (murshida) Mounia El Fasi che da diversi anni frequenta il carcere nel ruolo di mediatrice linguistico culturale, membro dell’Associazione Donne di qua e di là e della Comunità islamica di Parma e Provincia. Anche lei presente ha manifestato grande soddisfazione comunicando che “la Comunità islamica di Parma è pronta a dare il suo contributo per supportare l’Amministrazione penitenziaria nell’ampliamento delle opportunità trattamentali dei detenuti stranieri e a potenziare la presenza di servizi per i detenuti musulmani”.




Così i Fratelli Musulmani si sono avvicinati alle sinistra europea
Mauro Indelicato Un giorno fa
10 febbraio 2022

https://www.msn.com/it-it/notizie/polit ... gntp&pfr=1


“Ci sono molti tipi di Sharia in arrivo e l'obiettivo è applicare le parti compatibili con la legge fondamentale”. Sono parole che sembrano pronunciate da un membro dei Fratelli Musulmani in Libia oppure in un altro Paese nordafricano dove l'Islam politico è in avanzata. E invece quella frase è di Omid Nouripour, nuovo leader dei Verdi in Germania.

La domanda sorge spontanea: come può un partito progressista appoggiare anche solo parzialmente alcuni principi della Sharia, ossia la legge islamica? Quest'ultima viene usata come base del diritto nei Paesi del Golfo, nelle sue forme più estreme anche in Afghanistan (e non solo dal regime talebano) e in altre aree del pianeta non certo note per tradizioni liberali. Al contrario, viene osteggiata nei Paesi a maggioranza musulmana generalmente definiti più laici, come Tunisia, Algeria ed Egitto.

Sembra esserci quindi un cortocircuito ideologico. Così come spiegato su IlFoglio, secondo Lorenzo Vidino, esperto di estremismo alla George Washington University, oramai i Fratelli Musulmani sono riusciti a inserire parti del proprio programma politico proprio nei partiti progressisti europei. Vidino lo ha spiegato a un evento del Trends Research and Advisory, un think tank degli Emirati Arabi Uniti, Paese che ha sì la Sharia ma che è da sempre ostile alla fratellanza.

La “mimetizzazione” dei Fratelli Musulmani

La fratellanza persegue l'ideale del cosiddetto “Islam politico”. La promozione cioè di valori conservatori e ispirati anche alla Sharia tramite strumenti di natura politica. In realtà non sono mancati sostegni anche a gruppi armati in passato, ma negli ultimi anni è l'aspetto politico a essere stato predominante. L'Islam politico lo si vuol esportare anche in Europa. Ma se prima i Fratelli Musulmani faticavano ad inserirsi nel panorama istituzionale del Vecchio Continente, adesso invece secondo Lorenzo Vidino la fratellanza è diventata molto abile nello strumentalizzare i partiti progressisti e liberali per i propri fini. In particolare, i loro membri hanno capito di poter arrivare nel cuore del dibattito politico europeo portando avanti argomentazioni più “laiche”.

Sembrerebbe un paradosso, ma puntare su tematiche quali l'antirazzismo, la lotta all'islamofobia e il terzomondismo hanno prodotto i loro effetti. Decine di associazioni, organizzazioni e gruppi politici legati ai Fratelli Musulmani hanno trovato sponda in alcuni partiti in Francia, in Belgio e in Germania.

Auréilien Taché, deputato francese eletto nel 2017 con En Marche, il movimento del presidente Macron, e passato poi con i Verdi nel 2020 ha destato scalpore con dichiarazioni favorevoli alla poligamia. Una pratica, quest'ultima, che in teoria dovrebbe essere osteggiata proprio dai partiti progressisti per via delle sue implicazioni soprattutto sul rispetto della donna. Ma in nome della laicità e del rispetto di ogni pratica, allora secondo questa prospettiva è possibile “difendere” tutto. Anche, ad esempio, l'uso del velo e l'uso del burkini in spiaggia.

Le dichiarazioni del leader dei Verdi in Germania va verso questa prospettiva. Per non alimentare islamofobia o per garantire tutte le istanze delle minoranze, anche la Sharia potrebbe essere sdoganata come tabù in Europa.

I rapporti con le istituzioni europee

Grazie alla sua metamorfosi, la fratellanza ha attuato in questi anni vere e proprie attività lobbistiche per influenzare diversi movimenti politici. Tutto questo ha prodotto finanziamenti a favore di molte associazioni legate ai Fratelli Musulmani. Almeno 52 milioni di Euro, ha osservato ancora Vidino, sono stati erogati dalla commissione europea tra il 2007 e il 2020 alla galassia della fratellanza, fatta di Ong, associazioni e fondazioni. Soldi che, di per sé, non hanno un grande impatto vista l'enorme disponibilità economica dei Fratelli. Ma che certificano un dato politico ben preciso: le istanze islamiste oramai trovano molta sponda a Bruxelles, così come in diversi partiti del Vecchio Continente.
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Re: Fratellanza mussulmana

Messaggioda Berto » mer set 28, 2022 9:46 pm

Non un controverso predicatore, ma un criminale nazi maomettano.

MORTO YUSUF AL-QARADAWI, L'IDEOLOGO DEI FRATELLI MUSULMANI

28 settembre 2022

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È morto il noto e controverso predicatore islamico di origini egiziane e ideologo dei Fratelli Musulmani Yusuf al-Qaradawi. È quanto si legge sul suo account di Twitter. Qaradawi è morto a Doha, in Qatar, dove viveva in esilio dal 1961. Nel 2008 il magazine Foreign Policy lo ha piazzato al terzo posto nella graduatoria dei 20 intellettuali più influenti al mondo.
Voce critica rispetto al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e a quello siriano Bashar al-Assad, Qaradawi aveva bocciato in modo categorico la proclamazione di un Califfato islamico da parte dei miliziani dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante dicendo che era contraria alla sharia, la legge islamica.
Gli era stato vietato l'ingresso negli Stati Uniti, nel Regno Unito e le sue idee lo resero inviso anche al re egiziano Farouq, che nel 1949 lo condannò al carcere. È stato imprigionato per altre tre volte sotto la presidenza di Gamal Abdul Nasser, fino a quando nel 1961 ha scelto l'esilio in Qatar. Nel febbraio 2011, al culmine della rivoluzione contro Hosni Mubarak, ha tenuto un sermone - il primo dopo 30 anni - a Piazza Tahrir, nel cuore del Cairo.
Inserito tra i 59 soggetti nella lista nera diffusa da Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti ed Egitto, Qaradawi è stato presidente dell'Unione internazionale degli ulema ed è stato a capo del Consiglio europeo per le fatwa e la ricerca, promotore del dialogo interreligioso, ma nemico degli sciiti.
È stato autore di numerose fatwa contro Israele e ha definito l'Olocausto come una "punizione divina". Ha anche emanato tanti editti religiosi che hanno avuto profonda influenza sugli sviluppi della dottrina islamica, dalla tutela delle minoranze religiose nei Paesi islamici al diritto di tutti alla conversione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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