Il processo a questo criminale nazi maomettano

Re: Il processo a questo criminale nazi maomettano

Messaggioda Berto » sab ott 30, 2021 8:54 pm

Un povero labile dano-norvegese convertitosi al nazismo maomettano ha fatto strage in Norvegia.
Chissà perché quelli che si convertono al cristianismo non amazzano mai nessuno mentre quelli che si convertono al maomettismo fanno sempre stragi?
Strano che la religione di pace islamica produca questi effetti criminali.
I nazi maomettani afroasiatici migrati in Norvegia lo avranno istigato al massimo e lui per farsi bello ha fatto strage.





Attentato Norvegia, chi è il killer armato di arco e frecce. "Si era convertito all'Islam"
14 ottobre 2021

https://www.quotidiano.net/esteri/norve ... -1.6917880

Le autorità che investigano sulla strage nella cittadina nel sud-est della Norvegia non escludono l'atto di terrorismo. Svelata l'identità del killer, su Facebook l'annuncio della sua conversione all'Islam

Oslo, 14 ottobre 2021 - L'arciere killer che ieri ha ucciso cinque persone a Kongsberg, nel sud-est della Norvegia, si chiama Espen Andersen Brathen, è un danese di 37 anni convertito all'Islam. L'uomo che ha preso di mira i passanti, è residente da anni nelle piccola cittadina di 28mila persone, a un'ottantina di chilometri da Oslo. Inoltre era già noto alle forze dell'ordine . I servizi di sicurezza: "E' terrorismo", ma il movente deve essere ancora chiarito. L'uomo è formalmente accusato di omicidio. Su Facebook in un video aveva annunciato la sua conversione all'Islam. Secondo il sito del quotidiano Aftenposten Brathen sarà sottoposto a perizia psichiatrica.

Il giovane, armato di arco e frecce, ha colpito in diverse zone della cittadina uccidendo cinque persone, 4 donne e un uomo tra i 50 e i 70 anni, e ferendone due (di cui un agente non in servizio), fino a quando la polizia, intervenuta in forze, lo ha arrestato dopo un breve scontro. Ora è in carcere nella cittadina di Drammen.

Figlio di madre danese e padre norvegese, il 37enne, secondo quanto riferito dal suo legale, ha collaborato con gli investigatori che lo hanno interrogato tutta la notte. L'ipotesi di un atto terroristico resta l'ipotesi principale, inoltre in conferenza stampa la polizia ha confermato che aveva già avuto contatti con il sospettato per timori di radicalizzazione all'Islam.

Il funzionario di polizia norvegese, Ole Bredrup Saeverud, in conferenza stampa ha detto che l'uomo era stato seguito nel 2020 proprio per i sospetti di una sua radicalizzazione all'Islam, ma "non c'erano state segnalazioni su di lui nel 2021". Inoltre la polizia ha parlato dell'utilizzo di altre armi, oltre arco e frecce. Sembra quasi certo che abbia agito da solo. "Stiamo indagando per confermarlo, non abbiamo informazioni diverse, ma stiamo continuando le indagini per essere completamente sicuri", ha aggiunto il portavoce delle autorità si sicurezza.

Secondo i servizi di sicurezza l'attacco a Kongsberg sembra essere un "atto di terrorismo", ma al momento non hanno alzato il livello di allerta nel Paese. "Ma le indagini determineranno con maggiore chiarezza quali sono state le motivazioni", si legge in un comunicato.



I sermoni in una moschea in Francia sostengono il jihad armato, il martirio e la commissione di attacchi terroristici
14 ottobre 2021

https://www.islamnograzie.com/i-sermoni ... roristici/

La prefettura della Sarthe ha annunciato mercoledì di aver avviato un procedimento per chiudere la moschea di Allonnes, una piccola città di circa 11.000 abitanti a sud-ovest di Le Mans. La moschea ha circa 300 fedeli e i suoi sermoni legittimano il “jihad armato”.

“Secondo le informazioni disponibili, i sermoni e le attività di questo luogo di culto, a cui partecipano persone appartenenti o vicine al movimento islamista radicale, legittimano il jihad armato, il martirio, la commissione di attacchi terroristici e l’uso della violenza, dell’odio e della discriminazione, nonché l’introduzione della legge della Sharia”, ha detto la prefettura di Sarthe in una nota.

Questa località ospita anche una madrassa “che ospita circa 110 bambini reclutati per il jihad armato e costituisce quindi un luogo di indottrinamento”, secondo la stessa fonte.

Inoltre, “tutti questi fatti costituiscono, secondo la legge, espressioni, idee e teorie o attività che incitano alla violenza, all’odio o alla discriminazione, incitano alla perpetrazione di atti terroristici o sostengono tali atti.
La moschea è gestita da due associazioni, l’Association allonnaise pour le Juste Milieu (AAJM) e l’Associazione Al Qalam. Le Parisien


Alberto Pento
Questo criminale nazi maomettano ha attuato quanto predicato dalla Boldrini, ha fatto propria la "cultura" politico religiosa dei migranti nazi maomettani e l'ha messa in pratica facendo strage della sua stessa gente, come prescrive la "cultura" politico religiosa di costoro che sono seguaci di Maometto e di quanto prescritto dal Corano.
Ecco Boldrini questo è l'esempio concreto delle conseguenze del tuo ideale e programma politico: fare propria la "cultura" sociale, politica e religiosa dei migranti/clandestini.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il processo a questo criminale nazi maomettano

Messaggioda Berto » sab ott 30, 2021 8:54 pm

Il quotidiano francese Le Monde definisce Patrick Jardin, che ha perso la figlia nell’attacco terroristico islamista al Bataclan, un “padre odioso”
18 Ottobre 2021

https://www.islamnograzie.com/il-quotid ... re-odioso/

La sera del 13 novembre 2015, Nathalie Jardin è stata uccisa al Bataclan sulla scia degli attacchi islamisti che hanno ucciso 130 persone a Parigi e Seine-Saint-Denis. Patrick Jardin, suo padre, non si riprese mai. Sei anni dopo, l’uomo di 68 anni è ancora fumante di rabbia. Soprattutto, non è in grado di comprendere e accettare lo stato d’animo di alcune delle vittime e dei loro parenti. Per Patrick Jardin, il “non avrai il mio odio” non può essere compreso. “Per me è incomprensibile e a volte mi chiedo se sono normale o se non lo sono. (…) Sono incapace di perdonare e mi rifiuto di chinare il capo”, ha confidato al quotidiano Le Monde, che gli ha dedicato un ritratto. Un articolo sul “quotidiano di importanza” che ha scatenato una feroce polemica lunedì 18 ottobre, quando Patrick Jardin è descritto come un “padre odioso” nel titolo del suo ritratto.

Numerosi utenti di Internet, soprattutto dello spettro politico di destra, difendono Patrick Jardin e criticano la discutibile decisione editoriale di Le Monde: “Articolo oltraggioso di Stéphanie Marteau su Le Monde, che si permette di condannare Patrick Jardin, il padre di una vittima del Bataclan: questo giornale sovvenzionato dovrebbe affrontare meglio l’odio dei terroristi assassini! Il deputato dell’Assemblea nazionale condivide la sua rabbia con lo scrittore Jacques de Saint-Victor, che si chiede: “Come osi scrivere che è un ‘padre odioso’ quando sai che ha perso sua figlia al Bataclan? Di fronte alla crescente polemica, Le Monde ha finalmente cambiato il titolo del suo articolo da “La rabbia di un padre odioso” a “La rabbia sconfinata di un padre”.

Nel frattempo, Patrick Jardin sta seguendo a distanza il processo degli assassini di sua figlia, tramite la web radio allestita per le famiglie delle vittime che non vogliono o non possono partecipare al processo. Tuttavia, testimonierà in tribunale il 26 ottobre. Una prospettiva che teme particolarmente, poiché il sessantenne teme di perdere il controllo o di abbattersi. A Le Monde e a chiunque lo ascolti, rivolge questo avvertimento: “Non mi calmerò mai, non ho nulla da perdere”.




Il giudice demente!

SALAH ABDESLAM E IL SUO GIUDICE
https://www.facebook.com/dragor.alphan. ... 5749773702
Giudice: In apertura di questo processo vi assicuro che i vostri diritti saranno debitamente tutelati.
Abdelslam: Non approvo la giustizia francese.
Giudice: sei accusato di aver organizzato l'attentato al Bataclan che ha prodotto 90 morti.
Abdelslam: Me l'ha ordinato Dio.
Giudice: Impossibile, Dio non può ordinare di uccidere.
Abdelslam: diversi versi del Cor@n ordinano di uccidere. Vi cito il 9.29.35: ′′ Uccidete i miscredenti ovunque li trovate."
Giudice: ′′ E allora? Anche la Bibbia chiama omicidio. I libri sacri vanno interpretati, contestualizzati, relativizzati.
Abdelsalam: La Bibbia è scritta dagli uomini, il Corano è la parola increata ed eterna di Dio. L ' interpretazione è haram, la relativisation è haram e la contestualizzazione è haram. E i blasfemi saranno decapitati."
Giudice: No! Il Cor@n non è questo!"
Abdelslam: L ' hai letto?
Giudice: No.
Abdelslam: Come puoi dire che non è questo?
Giudice: Perché lo sanno tutti. Il Cor@n è un libro di pace.
Abdelslam: ′′ All@h ama chi uccide per la sua causa."
Giudice: No! No, no, no! Non sei mu-sul-man! Non conosci l'isl@m!
Abdelslam (toccando la sua fronte): Vedi questo compito? Si chiama tabacco. È il marchio stampato sulla fronte durante la prostrazione durante i rituali. Segno di assiduità religiosa.
Giudice: Tanto in questo processo la religione non è in discussione. Parleremo solo del terrorismo.
Abdelslam: Eppure è proprio la religione la causa degli eventi in Bataclan.
Giudice (inizia a agitarsi): No! Non conosci l'isl@m!
Abdelslam: Passo tutto il tempo a studiare Cor@n, Sunna, Hadits, Storia del Profeta.
Giudice (sempre più agitato): No! No, no, no! L ' isl@m è una religione di asper e ampetto! Scoreggia e forno! Di... di... (Trema, sbava e vomita sulla sua cattedra. 2 infermieri vengono a prelevarlo per portarlo all'ospedale). Fanculo!
Abdelslam: Anche voi.
· ·




Il memorabile discorso di un uomo giusto padre di una figlia uccisa dai criminali nazi maomettani al Bataclan


Amare il bene e odiare il male è cosa buona e giusta!


"Io non perdono, anzi odio, quei codardi di terroristi islamici che hanno ucciso mia figlia". I tartufi maestri di morale nei giornali amano solo le vittime “buone", quelle che “non avrete il mio odio”. Patrick ha perso la figlia al Bataclan e viene chiamato “fascista” dalla stampa per la lunga, straordinaria e terribile requisitoria che ha pronunciato ieri in tribunale a Parigi e che pubblico. Le sue parole contro il governo, i giornalisti, i musulmani rimasti in silenzio hanno scioccato l'aula. "Questi esseri indegni di essere chiamati uomini e che uccidono a bruciapelo persone innocenti sono in guerra contro di noi, contro la nostra civiltà, contro ciò che siamo. La nostra cecità e debolezza rafforzano solo il loro desiderio di distruggerci..."
Giulio Meotti
26 ottobre 221

https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... &ref=notif


"Io non perdono, anzi odio, quei codardi di terroristi islamici che hanno ucciso mia figlia"
https://meotti.substack.com/p/io-non-pe ... terroristi

“Al processo degli attentati del 13 novembre, la rabbia di un padre odioso”, titola Le Monde. “Un padre sui sentieri dell’odio”, ha scritto sempre Le Monde. I tartufi della stampa maestri di morale hanno messo gli occhi su un bersaglio facile, un uomo semplice.

Nathalie Jardin faceva parte della squadra di tecnici del Bataclan dal 2011. La sera di venerdì 13 novembre 2015 era lì per passare una serata fra amici. E lì sarebbe stata uccisa assieme ad altre 90 persone, fra le quali l'italiana Valeria Solesin. Il padre di Nathalie, Patrick Jardin, non è come gli altri. Non scrive libri per dire “non avrete il mio odio”. O come Georges Salines, il papà di Lola, che ha scritto un libro con il padre del terrorista del Bataclan, Samy Amimour.

Jardin i terroristi che hanno crivellato la figlia di proiettili li odia eccome. “Talvolta mi capita di chiedermi se sono normale o se sono loro a non esserlo. Io mi rifiuto di abbassare la testa”.

E allora cosa succede? Che Le Monde e gli altri giornali lo attaccano: “Non lasciatevi ingannare dalle magliette rosa che gli piace indossare. Patrick Jardin è un uomo arrabbiato. Parte civile nel processo per gli attentati del 13 novembre, il padre di Nathalie, 31 anni, uccisa al Bataclan, sarà in tribunale il 26 ottobre prossimo a testimoniare per 'sputare il suo odio'. L'insondabile tristezza di Patrick Jardin alimenta un vecchio e virulento attivismo di estrema destra. E nessuno sa se questo padre devastato riuscirà, in tribunale, a contenere la rabbia che lo spinge”.

Ogni genitore reagisce in modo diverso a una simile tragedia del sangue. Ma la stampa mainstream reagisce sputando in faccia a chi non si rassegna e non partecipa allo spettacolo delle acclamazioni delle anime belle. Non può che essere un brutto fascista, un complottista e un razzista. E così Claude Askolovitch, un famoso giornalista francese, scrive: “Sua figlia Nathalie uccisa al Bataclan, Patrick Jardin si arrende all'odio e diventa un personaggio di estrema destra”.
La figlia di Patrick Jardin

Il Journal du dimanche racconta le deposizioni ieri in tribunale a Parigi, dove si è svolta una nuova udienza del processo per le stragi del 13 novembre, completamente ignorato dalla stampa italiana sebbene sia uno dei più importanti del secolo.

Patrick Jardin aveva già creato problemi lanciando il boicottaggio del rapper Médine, autore della canzone “Jihad” e che doveva suonare al Bataclan: “Non è normale che un artista islamista si esibisca in questa sala, è come se venisse organizzato uno spettacolo nazista a Dachau. Ci sono centinaia di teatri a Parigi e per il suo concerto Médine può usare uno di quelli, ma non il Bataclan. Non lasceremo che i nostri figli vengano uccisi una seconda volta”.

O come quando, due giorni dopo l’uccisione della figlia, ha affrontato l’allora premier Manuel Valls.

Patrick Jardin in tribunale ieri ha letto un testo che sotto riproduco nella sua interezza. Nel leggerlo ci si deve prima domandare: ci vuole più coraggio a ricevere una pacca sulla spalla dalla società remissiva in cambio del “perdono” o a guardare in faccia giudici, politici, giornalisti e i terroristi che hanno ucciso tua figlia e leggere loro queste parole? E poi perché i nostri giornali non pubblicano questo testo, commovente quanto drammatico, che come una lama taglia in due il nostro ventre molle? Perché Patrick Jardin mette loro paura.


Presidente, Signore e Signori della Corte,

Mi chiamo Patrick Jardin, sono vedovo dal giugno 2004 e sono il padre di Nathalie che era ingegnere alle luci al Bataclan. Era andata a bere qualcosa al bar l'Opéra Rock accanto al Bataclan. Quando ha sentito i primi spari è corsa al suo posto; le sue ultime parole furono: ‘Non posso lasciare i miei amici nella merda’. Vorrei che non avesse avuto quel coraggio quella notte...

Mia figlia è stata uccisa da quelli che dovrebbero essere definiti non esseri umani, ma mostri. Si definiscono combattenti... Se la situazione non fosse così drammatica, direi che sono ridicoli, perché combattere significa che c'è un combattente di fronte a te. Ma quella sera, furono persone indifese che attaccarono. Non li chiamo combattenti, sono solo codardi e soprattutto indegni di essere chiamati uomini.

Ho conosciuto combattenti veri, amici della Legione Straniera e dei paracadutisti. Posso assicurarvi che non hanno nulla a che fare con questi assassini perché i veri combattenti hanno il senso dell'onore e non sparano mai a persone disarmate e, a maggior ragione, a bruciapelo ... Uccidere deliberatamente i civili che non partecipano alle ostilità costituisce un crimine di guerra. Probabilmente mi risponderete che non siamo in guerra; noi forse no, ma loro sono in guerra contro di noi, contro la nostra civiltà, contro ciò che siamo e rappresentiamo. E solo perché ci rifiutiamo di fare loro la guerra non significa che smetteranno di fare la guerra a noi, anzi, la nostra cecità e debolezza rafforzano solo il loro desiderio di distruggerci.

Inoltre, quando sento Salah Abdeslam giustificare i suoi atti criminali con l’obbedienza all'Islam, stiamo passando da un crimine di guerra a un crimine contro l'umanità, un crimine imprescrittibile come sapete.

Inoltre, quando lo sento lamentarsi per le sue condizioni di detenzione, penso che stiamo sognando. Se fosse stato processato per un crimine di guerra sarebbe stato fucilato. Lo stato avrebbe risparmiato 400.000 euro all'anno per il mantenimento di questo criminale. Quanto ai familiari delle vittime, non hanno diritto a nulla: devono pagare le spese legali mentre sono gratuite per gli assassini, tanto da abusarne perché hanno tutti 2 o 3 avvocati! Se dipendesse da me, manderei lui e i suoi compari a unirsi alle 72 vergini che cercano così tanto!

Questo assassino afferma di essere un combattente. Ma dov'è il suo coraggio? Perché attaccare i civili e non i leader e i militari? Semplicemente perché i leader sono protetti e i militari sanno difendersi. È quindi molto più facile attaccare le persone. La verità è che non ci sono combattenti davanti a noi, ci sono solo codardi.

Abdeslam non ha figli ed è improbabile che ne avrà mai uno. Questo delinquente non sarà mai in grado di capire il dolore di perdere un figlio. Non una volta durante il processo ha mostrato il minimo rimorso per quello che ha fatto.

Ma al di là degli attacchi perpetrati con la crudeltà che conosciamo da una minoranza di musulmani radicalizzati, ciò che è drammatico, signor Presidente, è il silenzio indecente e assordante della maggioranza dei musulmani su questa carneficina. Un sondaggio del 14 ottobre indica che il 38 per cento dei musulmani di età compresa tra 18 e 30 anni non condanna la decapitazione di Samuel Paty, che è estremamente scioccante!

Mi dicono che sono odioso... si è vero signor Presidente, io odio, ma qual è il contrario dell’odio? Questo è l’amore, signor Presidente, ma qualcuno può amare chi ha contribuito a uccidere suo figlio?

Visto quello che era successo a Charlie Hebdo, all'Hyper Cacher, all'assassinio di Aurélie Châtelain, alla decapitazione di Hervé Cornara, credo che il Presidente della Repubblica Francois Hollande abbia mostrato negligenza riguardo sulla sicurezza dei francesi. Come spiegare la presentazione della Legion d'Onore al Principe dell'Arabia Saudita l'8 marzo 2016 quando sappiamo che coloro che hanno finanziato questi attentati sono l'Arabia Saudita e il Qatar?

Manuel Valls, allora Primo Ministro, che ho fermato alla Gare du Nord la domenica successiva agli attentati, non ha mai sentito il bisogno di inviarmi un messaggio sulla morte di mia figlia Nathalie. Per lui, in campagna politica permanente, la tragedia del Bataclan si riduceva a una questione di comunicazione. La frase che mi ha rivolto quando gli ho parlato alla Gare du Nord è stata: “Non davanti alle telecamere”. Da cui ho tratto il titolo del mio libro e che riassume ciò che Valls aveva in mente in quel momento.

Un'altra prova della negligenza dei nostri dirigenti: il ministro dell'Interno, Cazeneuve, avrebbe potuto far monitorare istituzioni minacciate come il Bataclan. Un'inchiesta giudiziaria era stata aperta dal giudice antiterrorismo Trévidic, che aveva interrogato un uomo di nome Farouk Ben Abbés, autore di un attentato in Egitto, in cui perse la vita una giovane francese. E questo terrorista gli aveva confessato che il Bataclan era un obiettivo per i terroristi. Esiste un video in cui sono andati al Bataclan, dicendo che la prossima volta sarebbero tornati armati!

Un altro artefice del disastro francese: il signor Le Drian, allora ministro delle Forze Armate. Non ha potuto giustificare davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta la colpevole immobilità e indifferenza dei soldati della forza Sentinel in servizio davanti al Bataclan e ai quali era stato ordinato di non intervenire, cosa che avrebbe sicuramente salvato molte vite umane. La dimostrazione è l'intervento di questo coraggioso poliziotto che a rischio della sua vita è entrato nel Bataclan e con le sole armi di servizio ha ucciso questa feccia di Samy Amimour. Colgo l'occasione per ringraziare questo poliziotto, questo eroe e condividere con lui tutta la mia ammirazione; peccato che in politica non abbiamo uomini così coraggiosi.

Le ammetto, signor Presidente, che a sei anni da questa tragedia ancora non riesco a capire come i soldati in servizio davanti al Bataclan abbiano potuto rimanere inerti alle grida di terrore e agli appelli disperati delle vittime. Gli ordini hanno avuto la meglio sulla coscienza. Spero che al mattino possano ancora guardarsi allo specchio!

Mi arrabbio quando vedo la mancanza di umanità mostrata dai vari servizi dello Stato, come quando ti viene consegnata la bara piombata con dentro tua figlia, così che non puoi nemmeno baciarla un'ultima volta. Non lo dimenticherò mai. Non dimenticherò mai il tributo nazionale agli Invalides, senza calore, senza empatia, dove il Presidente della Repubblica è venuto a pronunciare un discorso di cattivo gusto ed è fuggito subito dopo, senza nemmeno prendersi il tempo di consolare le famiglie. Non dimenticherò mai quando ti arriva un assegno di 48.000 euro per risarcirti dell'omicidio di tua figlia e un viceministro che diceva: “Non si preoccupi signor Jardin, sarà risarcito perché è fortunato, in Francia c'è il fondo di garanzia”. Sono fortunato ad aver perso mia figlia perché in Francia c'è il fondo di garanzia...

Ho perso mia figlia ma rispetto al calvario vissuto da alcune persone che sono venute a testimoniare e che sono rimaste ferite, invalide a vita, mi dico che anche nella sventura e nel dolore non c'è uguaglianza. Penso a questo signore, venditore di sciarpe allo Stade de France, che ha perso l'udito, l'uso di un braccio e la cui moglie ha perso metà del cervello, finita uno stato più o meno vegetativo.

Quanto a me, mia figlia mi manca sempre di più... La gente mi dice: ‘Vedrai col tempo, svanirà’. Ma non è vero, signor Presidente. Per quanto mi riguarda, è proprio il contrario perché più passa il tempo, più aumenta il dolore. Non riesco più a dormire e quando la stanchezza mi spezza mi addormento con l'immagine di mia figlia e quando mi sveglio il mio primo pensiero è per lei. Quando mi diverto un po' con gli amici o con mio figlio, c'è sempre un momento in cui mi dico: ‘Non ti vergogni! Ti stai divertendo e tua figlia è 2 metri sotto terra’. Da quel momento, la serata è finita per me. Mi riduco a continuare a pagare il suo abbonamento telefonico per poter sentire la sua voce nella segreteria telefonica o ad andare di tanto in tanto a bere qualcosa al bar vicino al Bataclan per vedere la targa di rame che il suo capo ha messo sul bancone per Nathalight (il nome d'arte di Nathalie).

Ora temo per mio figlio che vive a Parigi e gli chiede di chiamarmi tutti i giorni. Se non lo fa, sono preoccupato perché ho solo lui ora e le mie due meravigliose nipotine che mi ha dato ed è per questo che dobbiamo lottare.

Lo so, continuerò a essere chiamato fascista, islamofobo. Questi parassiti non mi spaventano; sono in grado di guardarli; li odio così tanto che so che sarei in grado di ucciderli uno per uno. Quello che mi sconvolge, lo ammetto, signor Presidente, è che la maggior parte delle vittime che sono venute a testimoniare non odiano dopo tutto quello che hanno sofferto... Una ha scritto un libro: ‘Non avrai il mio odio’. Un altro che ha perso sua figlia Lola ha scritto un libro con il padre dell'assassino, il signor Amimour. Non potevo immaginare quanto l'essere umano abbia la capacità di sottomettersi e accettare l'inaccettabile.

Mi aspetto che in seguito a questo processo i francesi vengano a conoscenza di ciò che è accaduto alla Francia, prendano tutte le misure affinché ciò non accada mai più e per proteggersi, perché a quanto pare in questo paese tutto ciò che devi fare è contare su te stesso...

Finirò per esprimere tutta la mia compassione verso le vittime che trovo ammirevoli per il loro coraggio, anche se a volte faccio molta fatica a capirle.

Grazie Signor Presidente, Signore e Signori della Corte, per aver dedicato del tempo ad ascoltarmi, penso che non accadrà mai più; la possibilità che mi è stata data qui di poter dire quello che penso davanti al tribunale, alle vittime, agli accusati e ai media per portare il messaggio di dolore di un padre che ha perso la figlia e che si ostina a chiedere giustizia affinché questo massacro non si ripeta mai più in terra di Francia.

La ringrazio
Patrick Jardin



Alberto Pento
Odiare il male è un dovere assoluto, odiare significa operare affinché il male sia distrutto e non possa più riprodursi.
Si può perdonare solo chi dopo aver fatto del male si pente veramente e lo dimostra risarcendo tutto anche con la propria vita se necessario.
Perdonare chi non si pente e non risarcisce e continua a fare del male è demenziale, vile e una forma obbrobriosa di complicità con il male stesso ed è parte del male.



Amare e odiare, sono cosa buona e giusta? Certo!
Amare il bene e odiare il male è cosa buona e giusta!
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Amore e odio sono due sentimenti naturali universali che appartengono a tutte le creature e in modo visibile a quelle animali e non solo umane.
Si ama il bene e si odia il male, non vi è nulla di più naturale, logico e sensato.
L'errore non è l'odiare in sé ma caso mai è l'odiare il bene e l'amare il male.
L'odio è una necessità vitale, un bene, se correttamente orientato contro il male.
I problemi sorgono solo quando si ama il male e si odia il bene e ciò accade quando si interpreta o si scambia il male come bene e il bene come male a causa di una malattia che stravolge il discernimento o per ignoranza e per errore o per malignità quando il male prevale sul bene e domina la volontà.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il processo a questo criminale nazi maomettano

Messaggioda Berto » sab ott 30, 2021 8:55 pm

LE INDICIBILI TORTURE CONTRO LE VITTIME DEL BATACLAN
"Bataclan, padre conferma le torture"
Mauro Zanon
Libero 29 ottobre 2021

https://www.facebook.com/michele.decaro ... 3136088565

Tra le deposizioni che si susseguono a Parigi nel quadro del maxi-processo sugli attentati jihadisti del 13 novembre 2015, una in particolare ha suscitato particolare attenzione negli ultimi giorni: quella del padre di Alban Denuit, artista di 32 anni originario del comune di Marmande, nel sud-est della Francia, assassinato al Bataclan. «Mio figlio aveva appena ottenuto il diploma di dottorato e aveva deciso di festeggiare quel giorno con i suoi amici e le sue amiche. Purtroppo, non è più rientrato», ha esordito martedì Patrick Denuit, rivolgendosi ai giudici. Poi, dopo aver preso un respiro profondo, ha rivelato: «la persona dell'Istituto medico-legale mi ha detto testuali parole: "A suo figlio sono stati tagliati i testicoli, glieli hanno messi in bocca, è stato sventrato ed è morto dissanguato". Ero sconvolto». E ancora: «La psicologa mi ha detto: "Suo figlio è sdraiato sul fianco perché la parte destra del suo volto non può essere mostrata"». Ma c'è di più. Secondo quanto dichiarato da Patrick Denuit, un medico gli avrebbe confessato che «diverse vittime sono state uccise a colpi di coltello» e al figlio Alban sarebbe stato «strappato dall'orbita» l'occhio destro. Inoltre, avrebbe avuto un incontro con l'ex sottosegretario presso il ministero dell'Interno Laurent Nuñez e un altro ministro durante il quale i due membri del governo avrebbero confermato torture e mutilazioni all'interno del Bataclan. «Il signor Nuñez e un altro ministro mi hanno detto: suo figlio è stato sventrato dal basso. L'altro ministro ha aggiunto: lo hanno squartato e colpito a morte», ha raccontato tra lo choc dei presenti.

LE TESTIMONIANZE
La testimonianza sconvolgente di Patrick Denuit rilancia una questione che era stata archiviata tropPo presto dagli inquirenti, quasi soffocata: alcune vittime del Bataclan sono state torturate in quella maledetta notte del 13 novembre 2015? Dal rapporto ufficiale della Commissione d'inchiesta relativa ai mezzi utilizzati dallo Stato per lottare contro il terrorismo dal 7 gennaio 2015, la Commission Fenech, erano già emersi alcuni dettagli raccapriccianti. Durante l'audizione del 21 marzo 2016, un poliziotto della Bac (Brigade anti-criminalité), tra i primi soccorritori a entrare nel Bataclan, dichiarò: «Dopo l'assalto, eravamo con alcuni colleghi a livello del passage Saint-Pierre Amelot (stradina accanto al Bataclan, ndr), quando ho visto uno degli inquirenti uscire in lacrime e vomitare. Ci ha detto quello che aveva visto». Alain Marsaud, uno dei membri della Commission Fenech, gli chiese: «Le torture sono state commesse al secondo piano?». «Credo di sì», rispose l'agente della Bac, «perché quando sono entrato al pianoterra non c'era niente di simile, solo persone colpite da proiettili». Poi, rivolgendosi al presidente della Commissione Georges Fenech, lo stesso agente precisò: «Alcuni corpi non sono stati presentati alle famiglie perché c'erano delle persone decapitate, sgozzate, sventrate. C'erano donne che sono state accoltellate a livello dei genitali». Nello stesso rapporto, consultabile sul sito dell'Assemblée nationale, il presidente della commissione affermò di aver ricevuto una lettera da parte del padre di una vittima che parlava di torture. Quel padre era proprio Patrick Denuit, lo stesso che al presidente della Corte d'Assise speciale Jean-Louis Périès ha chiesto di sapere cos'è veramente successo al Bataclan. Pochi giorni dopo l'attentato nella sala concerti parigina, sul quotidiano lionese Le Progrès era inoltre apparsa la testimonianza di una madre, il cui figlio, poliziotto, aveva «visto scene di sangue e teste decapitate».

NUOVE RIVELAZIONI
Ci sono ancora molte ombre, insomma, attorno a quella notte, e c'è una richiesta di verità, da parte dei padri delle vittime, che la Corte d'Assise speciale è chiamata a soddisfare per lenire il loro dolore. Ieri, intanto, sono spuntate nuove rivelazioni sul dossier Samuel Paty. Le Figaro ha scovato un video pubblicato lo scorso giugno ma passato inosservato dove Abouyezid Anzorov, il padre dell'assassino del professore di storia e geografia, viene intervistato da un blogger salafita ceceno. Nel filmato, Abouyezid glorifica il figlio Abdoullakh che, decapitando Paty, «ha pagato il debito di tutti i musulmani», e si dice contento perché «è morto difendendo l'onore di tutti i ceceni»."
(Cit. L. B.)
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Re: Il processo a questo criminale nazi maomettano

Messaggioda Berto » dom nov 21, 2021 9:21 pm

Bataclan, processo ai fantasmi. In aula vietato parlare di islam
Fino a gennaio richiesto un linguaggio "eufemizzante". Il tribunale non vuole riferimenti a moschee e imam
Francesco De Remigis
17 Novembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 89634.html

Sebbene gli attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi siano stati rivendicati dall'Isis, nelle udienze sul Bataclan il movente religioso è diventato il grande assente. L'estrema sinistra francese ha faticato a pronunciare la parola terrorismo anche nel ricordo delle vittime, sabato scorso: parlamentari della gauche sommersi di critiche su Twitter, perché incapaci di denunciare la matrice islamica del sangue. Ma sono soprattutto le «regole» del processo in corso a Parigi a lasciare più di un dubbio. Vietato parlare di islam in presenza degli imputati, per esempio; almeno nella recente fase che li ha visti alla sbarra.

Per espressa volontà del presidente del tribunale speciale Jean-Louis Périès, e come da suo avvertimento del 2 novembre, le carte del processo iniziato a settembre sembrano via via scompaginarsi; come pure le aspettative su un procedimento che in nove mesi vedrà i giudici sentenziare sulle responsabilità dei venti a giudizio.

Chiarito che non è ancora tempo di affrontare «i fatti», né tanto meno parlare di «religione», quindi di movente, il processo ha tirato il freno a mano, trasformando l'aula bunker in un magnete di polemiche e frustrazione per le parti civili: «Gli imputati si dipingono come banali sbandati», denuncia Theodora, la giovane ventenne che ha perso lo zio sulla terrazza del cafè La Bonne Bière. Lei come altri, è su tutte le furie: «Vogliamo sapere cosa li ha resi assassini...».

Possibile che manchi il riferimento all'islam? Sì, perché dopo un mese e mezzo di atroci racconti dei superstiti, nei giorni scorsi è stato richiesto un linguaggio «eufemizzante» alle udienze-show concesse alla Salah Abdeslam e associati, con interruzioni censorie che hanno fatto sobbalzare dalle sedie sopravvissuti e accusa. Fuori luogo anche riferimenti a moschee o imam.

Per giorni è stata celebrata la vita di quartiere di presunti assassini, più simile apparentemente alle immagini di un maxi-spot pubblicitario della Nike. In questa fase si cerca «solo» di tracciare i «profili» degli imputati: per parlare della religione che ha spinto a uccidere, embargo fino a gennaio.

Interrogati sulla loro «personalità» e non sui fatti, i venti imputati per terrorismo sono diventati «personaggi». Libertà di sproloquio e di menzogna. Salah ha parlato della sua infanzia felice. Via, il volto truce dell'udienza di settembre, quando si dichiarò orgogliosamente un «combattente» di Daesh che compì quegli attentati per «vendetta» dopo i bombardamenti francesi in Siria. Gli avvocati difensori hanno sfruttato la timeline del processo e cambiato strategia: alla sbarra ci sono angeli di banlieue, fratelli benevoli con poche macchie sul curriculum, vittime di una Francia matrigna anziché indossatori di kalashnikov, proiettili da guerra e coltelli.

«Vogliamo sapere il resto», gridano le famiglie dei morti e i sopravvissuti alla strage. Dopo il ridicolo show dei «santi subito», la lente del processo si sposta ora sulla rotta dei migranti che ha permesso all'Isis di trapiantare terroristi nel cuore dell'Europa. E sul flop dei Servizi francesi. Ieri, riprese le udienze dopo lo stop per le commemorazioni, è stato il turno delle spiegazioni di Bernard Bajolet e Patrick Calvar, allora rispettivamente capo della Direzione generale della Sicurezza esterna (DGSE) e della Sicurezza interna (DGSI). La maggior parte dei membri dei commando del 13 novembre era nota, ha ammesso il primo, ma «non sapevamo che avrebbero preso parte a operazioni in Europa». Il secondo ha puntato il dito sul flusso migratorio dell'estate 2015 di merkeliana maternità; profughi di cui vari jihadisti «hanno approfittato». Resta la reticenza a dare un nome all'ideologia che ha lasciato 130 morti e oltre 350 feriti. E il rischio paralisi prima del verdetto del 24 e 25 maggio. Il tribunale dei tabù ha chiamato ieri pure un professore, per facilitarsi la lettura dei fatti: di cui, però, potrà chieder conto ai ragazzotti diventati criminali apparentemente quasi per caso solo più avanti.
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Re: Il processo a questo criminale nazi maomettano

Messaggioda Berto » gio feb 10, 2022 11:40 am

Il delirio del terrorista islamico: "I video delle esecuzioni? Come guardare Netflix"
Alessandra Benignetti
16 Gennaio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/de ... 02488.html

"L’Islam insegnato dal profeta non è compatibile con la democrazia". Le parole di Mohamed Abrini, il jihadista belga di origini marocchine accusato di essere coinvolto negli attentati del Bataclan e dell’aeroporto di Zaventem, risuonano nell'aula dell'ex Palazzo di Giustizia di Parigi. È qui che lo scorso settembre si è aperto il processo per gli attentati del 13 novembre 2015 in cui persero la vita 130 persone. Gli imputati alla sbarra sono venti. Tra loro c’è Salah Abdeslam, l’unico sopravvissuto del commando che fece strage alla sala concerti del boulevard Voltaire, allo Stade de France e in diversi bar e ristoranti della capitale francese. È risultato positivo al Covid e per questo il suo interrogatorio è stato rinviato.

Nel frattempo, ad essere ascoltato dal presidente della Corte speciale, Jean-Louis Périès, è il 37enne amico di infanzia di Salah, che accompagnò il carnefice del Bataclan a Parigi per compiere il massacro. Per i giudici non è affatto una figura di secondo piano. Oltre ad essere stato complice dei fratelli Abdeslam negli attentati di Parigi è accusato di far parte anche della cellula che organizzò l’attacco del 22 marzo 2016 all’aeroporto di Bruxelles Zaventem, dove morirono 32 persone. È il "terzo" terrorista, quello ripreso dalle telecamere di sicurezza mentre si allontana dai terminal con un cappello in testa, arrestato l’8 aprile dello stesso anno ad Anderlecht, poco fuori la capitale belga. Non a caso, quindi, come sottolineano i media francesi, è in cima alla lista delle persone da interrogare.

Non si pente di nulla Abrini, anzi. È un fiume in piena e si lancia in un vero e proprio sermone. "La sharia – predica – è la legge divina ed è al di sopra della legge degli uomini". E se fosse libero, aggiunge, andrebbe a vivere "in un Paese dove viene applicata la legge islamica". "Quello che per voi è radicale, per me – incalza – è l’Islam normale". Originario di Berchem-Sainte-Agathe, una di quelle periferie di Bruxelles dove Mohammed è il primo nome all’anagrafe, prima di diventare un terrorista entra ed esce di galera per piccoli furti e reati comuni. Fuma cannabis, beve, va in discoteca e gioca al casinò. Ogni tanto lavora come tecnico o cameriere.

Frequenta tutti i giorni il bar Les Béguines di Molenbeek gestito dai fratelli Abdeslam, che allora erano interessati solo al traffico di droga. È qui che conosce quello che sarà il coordinatore degli attacchi del 13 novembre, Abdelhamid Abaaoud, assieme ad un altro jihadista, Ahmed Dahmani. "All’epoca (nel 2014) – ha raccontato rispondendo alle domande di Périès – ogni giorno c’era un nuovo video di propaganda". "È come per i giovani che seguono le serie su Netflix, vogliono conoscere cosa succede dopo". Peccato che, nel caso specifico, si trattasse di filmati di esecuzioni. Sono 6.628 le immagini di propaganda radicale rinvenuti dagli inquirenti sul suo cellulare.

Nello stesso anno, il 2014, mentre è in carcere scopre che il fratello minore, Souleymane, partito per combattere in Siria sotto le bandiere dello Stato Islamico, è stato ucciso. A quel punto Abrini inizia a frequentare le moschee, a leggere il Corano. Si radicalizza. Pensa che dovrebbe arruolarsi anche lui per combattere gli infedeli. Ed in Siria ci va davvero, dal 23 giugno al 9 luglio del 2015, qualche mese prima di accompagnare i fratelli Abdeslam a Parigi per uccidere in nome di Allah. È lui ad ammetterlo davanti ai giudici nel nuovo interrogatorio che si è tenuto lo scorso 12 gennaio.

"È andato lì per combattere un regime corrotto, quello di Bashar al Assad", dice a proposito di suo fratello. Non importa se la brigata di cui faceva parte è stata protagonista di crimini efferati, anche contro i civili: "È la guerra, è così, è un dovere di tutti i musulmani fare la jihad". "La jihad – continua a giustificarsi – fa parte dell’Islam. È un dovere proteggere gli oppressi. La jihad è un dovere per tutti i musulmani, anche se si trasforma in guerra di conquista". "Quelli che si fanno esplodere sono una risposta ai bombardamenti". "Al punto da prendersela con le persone che siedono nelle ‘terrasse’ o cha ascoltano un concerto?", obietta il presidente della Corte.

"La guerra è così, – prosegue Abrini – ci sono state delle decapitazioni anche in Francia. Voi stessi avete decapitato il vostro re". Anche lo stupro delle donne yazide per il terrorista condannato all’ergastolo non è da biasimare. "Voi lo chiamate stupro, ma è una cosa che succede in tutte le conquiste. Quando si tratta di Alessandro Magno o di Napoleone, gli storici li chiamano programmi di natalità. Io accetto tutto questo, come voi accettate tutta la storia francese, con le sue pagine luminose e le sue pagine buie".

Quando il presidente gli chiede se è necessario farsi esplodere per uccidere il maggior numero possible di infedeli, come ha scritto nel suo giuramento di fedeltà allo Stato Islamico, Abrini dice di non essere capace di farlo. "Ma sono pronto a prendere le armi, – aggiunge – ad andare a combattere. Gli attentati sono la risposta ad una violenza". "Non ho ucciso nessuno, non ero in Francia", è però la sua difesa. Una frase ripetuta fino all'ossessione durante tutta l’udienza. Per le stragi, però, nessuna parola di condanna. E per le vittime, nessuna pietà.
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Re: Il processo a questo criminale nazi maomettano

Messaggioda Berto » gio feb 10, 2022 11:40 am

Salah Abdeslam si difende: "A Parigi non ho ucciso nessuno". E cita pure Voltaire
"Non ho ucciso nessuno": lo schiaffo del terrorista alle vittime del Bataclan
Mauro Indelicato
9 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1644422083

Salah Abdeslam, l'unico sopravvissuto del commando dell'Isis che ha attaccato Parigi nella notte del Bataclan, in aula giura nuovamente fedeltà all'Isis ma accusa di calunnie gli inquirenti

Il processo all'unico superstite degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 si è, ancora una volta, trasformato in un personale show dell'imputato. Salah Abdeslam, il mancato kamikaze di quella tragica nottata nella capitale francese, ha approfittato della visibilità offerta dall'aula del tribunale per proclamarsi innocente e lanciare la sua personale propaganda. “Non ho ucciso nessuno, non ho fatto del male a nessuno – ha dichiarato Abdeslam – Dall'inizio di questa vicenda, non hanno smesso di diffamarmi”. Il processo è iniziato nell'autunno scorso. In Francia è molto seguito. Familiari delle vittime e comuni cittadini sperano si possa da qui ricavare la verità su quanto accaduto sei anni fa.

Lo show di Abdeslam

Il procedimento però è importante anche per un altro punto di vista. È la prima volta che un aspirante kamikaze ha la possibilità di parlare in un'aula di tribunale. Una circostanza quasi inedita non solo in Francia ma in Europa. Di questo Salah Abdeslam ne è consapevole forse già dal 18 marzo 2016, quando il “soldato dello Stato Islamico (così si è autodefinito in passato)" è stato catturato nella “sua” Molenbeek, una delle zone più degradate di Bruxelles, lì dove è nato nel 1989. Nelle prime battute del processo il mancato kamikaze della notte parigina ha spiegato i motivi del gesto suo e del gruppo a cui apparteneva. Dalla vendetta in nome dei civili siriani e iracheni, passando per la rivendicazione politica del gesto, fino a spiegare il suo processo di radicalizzazione dopo aver “vissuto da occidentale e da libertino”.

Nelle scorse ore invece è arrivata la proclamazione di innocenza. Senza smentire l'appartenenza allo Stato Islamico e alla galassia jihadista, Abdeslam ha però voluto sottolineare di non aver mai ucciso nessuno non essendo entrato in azione nella capitale francese. E, contestualmente, un po' per beffa e un po' per confermare gli aspetti più noti del personaggio, ha tenuto una sua personale lezione sul concetto di giustizia. “Capisco che la giustizia voglia dare un esempio con me e le altre persone – ha dichiarato ai giudici – ma si manda anche un altro messaggio. In futuro quando ci sarà un individuo che si ritroverà in una metropolitana, in un autobus con una valigia di esplosivo e che all'ultimo momento dirà in verità non voglio farlo, questo individuo non avrà il diritto di pensarci”.

Un membro dell'Isis organico a una cellula terroristica che impartisce lezioni di giustizia in un'aula di tribunale francese avrebbe del comico se, di mezzo, non ci fossero più di 130 vittime causate dall'attacco del 2015. Il miliziano ha poi citato anche Voltaire: “Calunniate, calunniate consigliava Voltaire – ha dichiarato – qualcosa alla fine resterà”.

“Io sono con i miliziani dello Stato Islamico, li amo”

Subito dopo Salah Abdeslam ha nuovamente proclamato il suo appoggio incondizionato all'Isis, motivato da una forte avversione nei confronti dell'occidente. “il mondo occidentale – ha dichiarato il miliziano – impone la sua ideologia al resto del mondo. Per noi musulmani è un'umiliazione. Io appoggio lo Stato islamico, sono con loro, sono per loro, li amo".

Oggi doveva essere anche la giornata della madre e della sorella di Abdeslam, ma durante l'udienza il giudice ha specificato che entrambe alla fine hanno preferito non presentarsi.
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Re: Il processo a questo criminale nazi maomettano

Messaggioda Berto » gio giu 30, 2022 6:39 am

Strage del Bataclan, chiesto l’ergastolo per Salah Abdeslam
La Stampa
10 giugno 2022

https://www.lastampa.it/esteri/2022/06/ ... m-5378864/

PARIGI. La procura antiterrorismo ha chiesto oggi, al processo per le stragi del 13 novembre 2015 in Francia (130 morti a Parigi e Saint-Denis) l'ergastolo con un periodo di carcere di massima sicurezza nei confronti di Salah Abdeslam, unico membro superstite dei commando jihadisti. La richiesta prevede l'impossibilità di ogni sconto di pena durante il periodo di massima sicurezza, una sanzione rarissima in Francia ma chiesta «vista l'immensa gravità dei fatti» contestati a Salah Abdeslam, 32 anni, francese.
Nove uomini armati e attentatori suicidi colpirono a pochi minuti l'uno dall'altro allo stadio nazionale di calcio francese, alla sala concerti Bataclan e ai ristoranti e caffè di Parigi. Salah Abdeslam, è l'imputato chiave tra quelli processati per l'attacco più mortale in Francia dalla seconda guerra mondiale ed è l'unico accusato di omicidio. La stessa rete islamista ha continuato a colpire Bruxelles mesi dopo, uccidendo altre 32 persone.



La pena richiesta per l'unico sopravvissuto dei commando jihadista che uccise 130 persone, è molto rara in Francia ed è la più pesante prevista dal codice
Attentato Bataclan, chiesto l'ergastolo per Abdeslam
10 giugno 2022

https://www.adnkronos.com/attentato-bat ... AMjQKp0Ofw

La Procura nazionale antiterrorismo (Pnat) francese ha chiesto l'ergastolo con un periodo in un carcere di massima sicurezza per Salah Abdeslam, l'unico sopravvissuto dei commando jihadista che ha ucciso 130 persone a Parigi e Saint Denis il 13 novembre del 2015. Questo tipo di condanna, che come spiega 'Le Figaro' è molto rara in Francia e non prevede la riduzione della pena, è stata richiesta "vista l'immensa gravità dei fatti" di cui è accusato il 32enne francese, che "è rimasto fedele fino alla fine alla sua ideologia" e non ha mai espresso "il minimo rimorso".

L'ergastolo richiesto per Abdeslam è la condanna più pesante prevista dal codice penale francese e rende impossibile richiedere un adeguamento della pena. Il condannato può tuttavia, dopo trent'anni di reclusione, chiedere al tribunale di riconsiderare tale impossibilità.

Abdeslam è l'unco sopravvissuto del commando di terroristi dello Stato Islamico (Isis) che si sono fatti saltare in aria e hanno sparato sulla folla in caffè e ristoranti, allo stadio di Francia e al teatro del Bataclan a Parigi. Fra i 130 morti c'era anche la studentessa italiana Valeria Solesin. Lo scorso 15 aprile, in aula in lacrime, il terrorista aveva espresso le sue ''condoglianze e le mie scuse a tutte le vittime", ma allo stesso tempo non aveva rimpianto la sua scelta sostenendo che "non ho ucciso nessuno e non sono morto".




Emesso il verdetto per l’attacco terroristico del 13 novembre 2015 tra Stade de France, Bataclan e i locali del centro di Parigi
19 condanne per il Bataclan. Ergastolo a Salah Abdeslam

Massimo Balsamo
29 Giugno 2022 - 22:04

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/at ... 46971.html

Salah Abdeslam finirà i suoi giorni in prigione. Ergastolo duro: questa la sentenza nei confronti del 32enne, il terrorista che si ritiene essere l'unico sopravvissuto del commando che il 13 novembre 2015 compì gli attentati di Parigi e Saint-Denis. I giudici della corte d’assise speciale hanno stabilito fine pena mai senza possibilità di libertà condizionale per il “kamikaze mancato”, in quanto co-autore di omicidio e terrorismo.

Una condanna esemplare, ribattezzata in Francia come la “pena di morte sociale”: questo dispositivo è stato utilizzato solo altre quattro volte nella storia. Accolta la richiesta dell’accusa, la procura nazionale antiterrorismo, amare le ultime parole di Salah Abdeslam: “Ho fatto degli errori ma non sono un assassino”. Parole ben diverse rispetto all’atteggiamento spavaldo e provocatorio tenuto nei primi mesi del processo.

I giudici hanno riconosciuto colpevoli di omicidi volontari 19 dei 20 imputati. Solo 14 presenti (gli altri 6 sono stati giudicati in contumacia) nel processo cominciato a settembre nell’aula bunker dell’Ile-de-la-Cité, tra cui Abdeslam, che sin dal primo giorno si è proclamato “combattente dello Stato islamico”. In totale, i magistrati hanno emesso condanne dai 2 anni dietro le sbarre all’ergastolo. Fra i condannati figura anche Mohamed Abrini, 'l'uomo col cappello’ degli attentati di Bruxelles che avrebbe dovuto fare parte del commando parigino. Nei suoi confronti una condanna di 22 anni di massima sicurezza. Osama Krayem e Sofien Ayari, invece, sono stati condannati a 30 anni.

Gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 scossero l’Europa intera, nuovamente nel mirino dell’Isis. Gli attacchi tra lo Stade de France (dove si stava giocando l'amichevole Francia-Germania), il Bataclan e i locali del centro di Parigi uccisero 130 persone e ne ferirono altre 350. Tra le vittime degli attacchi anche l’italiana Valeria Solesin, studentessa 28enne che si trovava in Francia per seguire un dottorato in demografia alla Sorbona.
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