Islam e islamici dove sta il problema?

Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » ven dic 06, 2019 9:51 pm

Espulso albanese radicalizzato "potenziale terrorista islamico"
5 dicembre 2019

https://www.ilgazzettino.it/nordest/ven ... bkBM64owgE

VENEZIA-TREVISO - La polizia ha espulso, su ordine della prefettura di Treviso, un albanese: Florian Saraci, 32 anni, accusato di essere un potenziale terrorista dopo essersi convertito all'Islam e averne condiviso le tendenze più radicali. Lo straniero è stato imbarcato ieri sera sul volo aereo diretto a Tirana, scortato dagli agenti. Il provvedimento segue le indagini dalle Digos di Venezia e di Treviso in collaborazione con l'Ufficio Immigrazione della Questura di Treviso. Già lo scorso febbraio, il Tribunale di Treviso aveva condannato l'albanese ad un anno di carcere per atti persecutori, sentenza poi confermata anche dalla Corte d'Appello di Venezia lo scorso novembre. L'indagato era «seguito» dalla Digos lagunare dal 2017 quando era emerso che aveva avviato un processo di radicalizzazione. Saraci aveva mostrato anche una progressiva regressione nei rapporti interpersonali di lavoro, evitando in particolare di relazionarsi con le colleghe se non obbligato, fino ad arrivare a dimettersi nel marzo 2018.

Anche sul piano familiare i rapporti si presentavano molto tesi, al punto che la moglie aveva denunciato l'uomo per atti persecutori che hanno portato, nell'agosto 2018, all'arresto e alla condanna di quest'ultimo. La ragione dei litigi era per la fede religiosa dell'indagato che costringeva la moglie a frequentare la moschea e ad indossare solo abiti da lui ritenuti adeguati alla religione islamica. Alla luce di tutto ciò, gli investigatori hanno proposto al Prefetto di Treviso un provvedimento di espulsione, confermato, dopo che il questore aveva revocato il permesso di soggiorno di lungo periodo
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » lun dic 23, 2019 7:35 am

MALAYSIA-ISLAM - Paesi musulmani riuniti a Kuala Lumpur. Mahathir: L’islam è ‘in crisi’
AsiaNews.it
20/12/2019

http://www.asianews.it/notizie-it/Paesi ... 2Ml_80WvtM

Dal tema “Il ruolo dello sviluppo nel raggiungimento della sovranità nazionale”, il vertice si è aperto ieri e si concluderà domani. Il summit ha suscitato disappunto in Arabia Saudita, che vede nell'evento una minaccia all’influenza dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic).

Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – I musulmani, la loro religione ed i loro Paese “sono in uno stato di crisi”: jihad, governi oppressivi e neocolonialismo sono solo alcune delle questioni chiave che il mondo musulmano deve affrontare. Lo ha dichiarato ieri il primo ministro malaysiano, Mahathir Mohamad, durante il suo intervento di apertura ad un atteso vertice tra alcune delle nazioni a maggioranza islamica più popolose al mondo.

Dal tema “Il ruolo dello sviluppo nel raggiungimento della sovranità nazionale”, il Kuala Lumpur Summit 2019 si è aperto ieri e si concluderà domani. Tra i partecipanti vi sono capi di governo, esperti, intellettuali, politici, leader di comunità e rappresentanti del settore privato; 450 delegati provenienti da 56 Paesi, chiamati ad esporre, analizzare e proporre soluzioni alle problematiche che affliggono i musulmani.

Il summit ha suscitato disappunto in Arabia Saudita, che vede nell'evento una minaccia all’influenza dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oic) dominata da Riyad. L’organismo è composto da 57 Stati membri e si presenta come la voce collettiva del mondo musulmano. Ad indispettire i sauditi è stata soprattutto la partecipazione al vertice di Kuala Lumpur dei leader di Iran, Qatar e Turchia – rivali regionali di Riyadh.

Oltre al presidente iraniano Hassan Rouhani, ieri all’evento sono intervenuti lo sceicco del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani, e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Sebbene avesse ricevuto l’invito, il re saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud non ha voluto recarsi nel Sud-est asiatico. Tra le assenze pesanti vi sono anche quelle di Imran Khan, primo ministro del Pakistan, e Joko “Jokowi” Widodo, presidente dell’Indonesia.

In qualità di presidente del vertice, il 94enne Mahathir è intervenuto per primo. “Ovunque – ha dichiarato – assistiamo a Paesi musulmani distrutti, i loro cittadini costretti a fuggire e a cercare rifugio in nazioni non islamiche”. Il premier malaysiano ha sottolineato che “conflitti fratricidi, guerre civili, governi fallimentari e molte altre catastrofi” continuano ad affliggere Paesi musulmani e islam, “senza alcuno sforzo serio per cessarle o ridurle o riabilitare la religione”. “Oggi abbiamo perso il rispetto del mondo. Non siamo più fonte di conoscenza né modello di civiltà umana”, ha aggiunto.

La crescente islamofobia che denunciano i musulmani deriva in parte da quanti sono disposti a morire per proteggere la religione, ha sostenuto Mahathir. Secondo il leader malaysiano, gli “atti non rispettabili di terrore” hanno solo peggiorato le percezione globale dell’islam. “Possiamo anche affermare di esercitare il jihad, ma il risultato è una maggiore oppressione dei musulmani ovunque – ha concluso –. Siamo espulsi dai nostri stessi Paesi, respinti da quelli di asilo, oppressi e condannati. Abbiamo causato la paura dell'islam al punto da creare l'islamofobia”.



Alberto Pento

"Secondo il leader malaysiano, gli “atti non rispettabili di terrore” hanno solo peggiorato le percezione globale dell’islam."
Perché il terrorismo di Maometto e del Corano sarebbero forse rispettabili e non sono forse il modello per i terroristi che attuano forme non rispettabili di terrorismo?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » sab dic 28, 2019 9:13 pm

"Illusioni fatali": I programmi di de-radicalizzazione dell'Europa
Giulio Meotti
25 dicembre 2019

https://it.gatestoneinstitute.org/15336 ... e0oWQ80OZU

L'attacco perpetrato a Londra il 29 novembre scorso è stato un misto letale di dissimulazione religiosa e di naïveté occidentale. Inoltre, si spera che questo attentato seppellisca tutte le illusioni britanniche di de-radicalizzare i jihadisti. Nella foto: Un poliziotto staziona sul London Bridge, il luogo in cui Usman Khan è stato ucciso al termine della sua furia omicida. (Foto di Peter Summers/Getty Images)

È stata una tragedia delle buone intenzioni. "Jack Merritt è morto nell'attacco sul London Bridge. Non dimentichiamo quello per cui si batteva", ha scritto Emma Goldberg sul New York Times. Merritt è una delle due vittime di Usman Khan, il terrorista islamico che il 29 novembre ha colpito sul London Bridge. L'altra vittima era Saskia Jones, studentessa presente alla conferenza presa di mira dall'attentatore. Entrambi sognavano di lavorare per salvare e proteggere il loro assassino.

Londra ha ospitato il quinto anniversario dell'organizzazione Learning Together, un evento in cui ex detenuti, membri dello staff, studenti ed esperti di criminologia erano arrivati da ogni parte del Paese per celebrare il successo della loro iniziativa di de-radicalizzare i jihadisti. Khan era lì presente, in quanto modello del programma di riabilitazione. Nel 2012, l'uomo era finito in carcere per aver cercato di far saltare in aria la Borsa di Londra, l'allora sindaco di Londra Boris Johnson e la ruota panoramica London Eye. Secondo il Daily Telegraph, Learning Together aveva indicato in Khan un "case study" su come funziona il programma di reinserimento nella società. Aveva perfino scritto una poesia e una nota di ringraziamento agli organizzatori, su un computer messogli a disposizione dai suoi tutor.

Merritt, una delle due vittime dell'attentato, aveva lavorato con Khan quando lui era ancora dietro le sbarre nel Cambridgeshire. Le immagini della Fishmongers' Hall, pochi minuti prima dell'attacco terroristico, testimoniano le buone intenzioni del programma riabilitativo. Merritt è stato il primo ad aver cercato di fermare Khan durante la sua follia omicida. Poco prima dell'attacco, in una foto lo si vede tranquillamente seduto alla conferenza. Molti lo consideravano una specie di "allievo migliore" del programma di de-radicalizzazione.

In una delle newsletter della Learning Togerher, l'uomo avrebbe anche affermato che il gruppo "ha un posto speciale nel suo cuore":

"È più di una semplice organizzazione, che favorisce l'apprendimento delle singole materie accademiche. A mio avviso, il vantaggio principale è quello di riunire le persone, attraverso i mezzi di apprendimento. Learning Together significa aprire la mente, aprire le porte e dare voce a coloro che sono chiusi, isolati dal resto di noi. Aiuta a includere coloro che in genere sono esclusi. Questo è ciò che Learning Together significa per me".

Khan ha anche rilasciato un'intervista alla BBC, in cui ha condannato la stigmatizzazione a cui era sottoposto:

"Sono nato e cresciuto in Inghilterra, a Stoke-On-Trent, a Cobridge, l'intera comunità mi conosce e tutti sono al corrente, se glielo chiedete, di queste etichette che ci stanno mettendo, come terrorista, etc. etc., sapranno che non sono un terrorista".

L'ultimo attacco a Londra è stato un misto letale di dissimulazione religiosa e di naïveté occidentale. Inoltre, si spera che questo attentato seppellisca tutte le illusioni britanniche di de-radicalizzare i jihadisti. Come riportato dal Times, il Behavioural Insights Team (BIT), la cosiddetta "nudge unit" che in origine faceva parte dell'Ufficio di Gabinetto del Governo, aveva esaminato 33 programmi di de-radicalizzazione in tutto il Regno Unito e aveva scoperto che solo due erano teoricamente efficaci. Il criminologo inglese Simon Cottee ha incolpato le illusioni fatali nutrite dai professori progressisti in merito all'idea di curare i terroristi".

La Francia l'ha già provato. Un rapporto bipartisan presentato al Senato francese aveva stigmatizzato il programma di de-radicalizzazione francese come un "fiasco totale", nelle parole di Philippe Bas, senatore dei Repubblicani, partito di centro-destra. Quando le senatrici Esther Benbassa e Catherine Troendlé, entrambe alla guida della task force, si recarono in visita al centro di de-radicalizzazione nel Castello di Pontourny, trovarono un solo ospite nella struttura.

La Francia ha anche sofferto a causa del fallimento del meccanismo di monitoraggio. Negli ultimi anni sono stati condotti dai jihadisti numerosi attacchi terroristici che sono stato inseriti nello speciale database francese antiterrorismo: l'attentato al mercatino di Natale di Strasburgo, l'attacco alla chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray, in Normandia e l'attentato al supermercato di Trèbes, per ricordarne solo alcuni. Di recente, un attacco jihadista ha avuto luogo all'interno del quartier generale della polizia di Parigi. Il terrorista, Mickaël Harpon, lavorava infatti nell'unità preposta a rintracciare i terroristi.

In tutta Europa, nessuno dei programmi di de-radicalizzazione si è dimostrato efficace. "Non ci sono abbastanza dati affidabili per giungere a conclusioni definitive in merito all'efficacia a breve termine, per non parlare di quella a lungo termine, della maggior parte dei programmi di de-radicalizzazione esistenti", ha concluso un report della RAND. Potrebbe non essere alla portata dei Paesi occidentali de-radicalizzare le persone che, come il terrorista del London Bridge, indossavano un finto giubbotto suicida per farsi uccidere dalla polizia e diventare dei "martiri".

E allora cosa si fa con questi jihadisti? Fidarsi di loro può essere letale, come a Londra. Lasciarli in prigione potrebbe significare dare loro un posto in "uno dei più importanti luoghi di radicalizzazione". L'Europa non ha una Guantanamo Bay, un limbo legale che, dopo l'11 settembre, è stato utile per la guerra americana al terrore. Gitmo potrebbe anche essere utile ora, quando l'Europa sta fronteggiando il ritorno in massa dei foreign fighters dell'ISIS.

Secondo il rapporto annuale di Europol, il 45 per cento dei britannici che si sono recati in Siria e in Iraq per unirsi all'ISIS, sono già tornati nel loro Paese di origine. Su 714 ex detenuti di Guantanamo Bay, 124 (il 16,9 per cento) hanno ripreso a svolgere attività di tipo terroristico, mentre 94 sono sospettati dalla Defense Intelligence Agency di essere recidivi. Estradare questi estremisti dall'Europa è una questione assai controversa per molti politici europei. Il leader del Partito Laburista britannico Jeremy Corbyn è stato filmato mentre protestava per l'estradizione di sospetti terroristi della Gran Bretagna, tra cui due collaboratori di Osama bin Laden. Il Regno Unito ha litigato per anni con l'Europa per l'estradizione in Giordania dell'imam radicale Abu Qatada.

Pertanto, qual è la soluzione europea? Chiudere gli occhi e sperare nel meglio probabilmente è irragionevole. Troppe persone hanno già perso la vita nelle strade del Vecchio Continente.

"Ora sono molto più maturo e voglio vivere la mia vita da buon musulmano e anche da buon cittadino della Gran Bretagna", aveva scritto Khan prima di uccidere due giovani britannici.

Un recente rapporto del governo britannico ha messo in guardia dal fatto che gli imam del Regno Unito in 48 scuole islamiche promuovono la violenza e l'intolleranza. È la società britannica che deve essere de-radicalizzata, e non i jihadisti. Il predicatore di odio più famoso della Gran Bretagna, Anjem Choudary, è da poco tornato in libertà e ora cammina per le strade di Londra da uomo libero. Di recente, è emersa una foto del terrorista del London Bridge, Usman Khan, che lo ritrae insieme al suo "amico personale", Anjem Choudary. L'imam che avrebbe radicalizzato il terrorista che ha attaccato il quartier generale della polizia di Parigi vive a Gonesse ed è ancora libero di predicare.

La de-radicalizzazione funziona solo se sfida questa correttezza politica suicida dell'Occidente affrontando le reali cause di questo tipo di terrorismo, e che si trovano nei testi islamici. "Uccidete questi miscredenti ovunque li incontriate", recita il Corano (Sura 9:5). A quanto pare, Usman Khan ha visto Jack Merritt e Saskia Jones come "miscredenti" e non come "riabilitatori". Se non cambiamo le nostre regole di ingaggio, ce ne saranno altri di episodi come questo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » sab dic 28, 2019 9:13 pm

"Io, spacciatore in nome di Allah per ammazzare voi cristiani"
Andrea Acquarone - Mar, 27/12/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 46157.html

Degrado e paura a Milano. Il racconto choc di un pusher tunisino: "I soldi per comprare la droga? Me li presta un imam"

In Italia, finora, niente bombe o kamikaze «autoarticolati». Ma la pace è solo apparente. Anche qui si combatte una jihad, diverse sono le armi. Soldati compresi, magari talvolta ignari, di certo balordi; in molti casi «integrati» ma con poco o nulla da perdere.

Un esercito sottostimato, spesso munito di permesso di soggiorno o in attesa, chi con le stimmate del profugo, chi del disoccupato giunto in questo ex Belpaese quando l'immigrazione ancora non suonava come allarme.

Hussein, Jamaa, lMaahi, Hassan, Mohammed, si possono cambiare nomi e volti, la sostanza non muta. Vivono nell'illegalità. Soprattutto spacciando: hashish, cocaina, pastiglie, un po' di tutto a seconda di ciò che richiede il bazaar dello sballo milanese. «Piccola criminalità» derubricano troppe volte gli investigatori. Il denaro in ballo, al contrario, non è poco. Gli uomini del Califfato lo sanno. E, a quanto pare, anche qualche «predicatore» di Allah.

«La droga? I soldi per comprarla ce li presta l'imam della moschea. Basta che entro un paio di giorni gli vengano restituiti. Con gli interessi. Se mi dà 500 gli rido 600... lui la chiama offerta».

L'ammissione spaventa, chi ci parla deve rimanere anonimo. È un tunisino, in Italia da 20 anni. Circumnaviga la zona di via Padova. Chi sia l'imam non lo vuole dire, nonostante la baldanzosa e ingenua ammissione. Ma in fondo, almeno nell'ambiente del malaffare da strada targato Nordafrica, la rotta dell'approvvigionamento finanziario la conoscono in molti. Ai buoni pagatori il credito non si nega. Si narra che il business l'avesse architettato Abu Omar, l'ex imam egiziano della moschea di viale Jenner a Milano, sospettato di terrorismo e rapito nel 2003 dalla Cia. La leggenda metropolitana racconta anche che gli investimenti nel piccolo narcotraffico lui li riservasse soprattutto ai marocchini.

Da allora la guerra dei tagliagole si è intensificata anche sul fronte occidentale. Ogni arma è buona, disperati e cani sciolti, una volta manipolati e sfruttati, servono alla causa. Tutto è lecito.

Nelle moschee si prega, così come si può preparare la battaglia. Fidelizzando, indottrinando.«L'imam ripete che la droga non dobbiamo venderla ai fratelli musulmani ma solo agli infedeli», racconta ancora il nostro loquace pusher. Fa parte della strategia. L'avvelenamento è riservato ai cristiani. La regola? Lo stupefacente non va tagliato troppo, e soprattutto non con sostanze troppo nocive «perché così potremo guadagnare sugli infedeli fino all'ultimo facendoli morire lentamente». Ecco l'ultima agghiacciante spiegazione.

In via Padova, ormai zona simbolo di abbandono e violenza, come in altri tanti suburbi non di periferia, da qualche settimana, a fianco di polizia e carabinieri vigilano pure i soldati con il loro possenti fucili-mitragliatori. Di fronte al civico 144 - dentro il quale travestita da centro culturale fiorisce da anni una tanto molesta quanto iperaffollata moschea - capannelli stranieri e via vai dal sapore malandrino, continuano. Un poco meno intensi, forse più discreti dell'estate, ma sempre presenti.

Un negozio di copisteria, nonché internet point, a pochi passi, lavora secondo i consueti ritmi arabi. Orari compresi. Solo le facce conosciute, gli amici degli amici, possono fotocopiare, soprattutto falsificare - grazie a un ottimo servizio «paint» -, domande di richiesta di soggiorno, così come altre utili attestazioni rilasciate da uffici pubblici o ignari datori di lavoro. Le matrici sono originali, date e generalità adattate all'uopo. Duecento metri più avanti, verso piazzale Loreto, la piazza dove circa un mese fa si è consumato l'ennesimo omicidio capace finalmente di richiamare l'attenzione di sindaco e governo, l'umanità si rimescola. Qui etnie sudamericane mostrano colori diversi. Altri duecento metri a fianco, nelle strade parallele, stazionano prostitute e padroni dell'Est. Ecco i miracoli della globalizzazione mentre nei supermercati di zona i nostri prodotti scarseggiano. «Perché tanto ormai da queste parti gli italiani sono sempre di meno e il prosciutto non si vende», spiegano sconsolati commessi.

Suona paradossale, eppure è vero. Il consiglio di zona 2, mesi or sono, con finanziamenti europei e del ministero dell'Interno aveva finanziato un progetto per promuovere la coesione sociale e l'integrazione. Al telefono un'impiegata ci rispose così: «Serve agli abitanti per imparare a convivere. Con gli stranieri...».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » mer feb 05, 2020 9:48 pm

Rapita e violentata a 14 anni perché cristiana. Sentenza shock in Pakistan: è lecito
Annalisa Teggi
4 febbraio 2020

https://it.aleteia.org/2020/02/04/huma- ... W84eXRhyg4

La sharia è stata usata una volta di più in Pakistan per perseguitare le minoranze del paese, i cristiani in particolare. La sentenza emessa ieri, 3 Febbraio, dal tribunale di Karachi ne è una prova: due giudici dell’Alta Corte pachistana, Muhammad Iqbal Kalhoro e Irshad Ali Shah hanno dichiarato valido il matrimonio forzato tra la 14enne cristiana Huma Younus e il rapitore che l’ha stuprata e costretta a convertirsi all’Islam; secondo la legge islamica una bambina di qualsiasi età può contrarre matrimonio se è comparso il ciclo mestruale.

Poteva essere una sentenza storica, ma è stata la tragica conferma di una persecuzione avallata dallo Stato: si trattava, infatti, del primo caso di conversione e matrimonio forzato che giungeva dinanzi a un’Alta Corte pachistana, e anche della prima volta in cui si chiedeva l’applicazione del Child Marriage Restraint Act, legge che vieta i matrimoni con minori, entrata in vigore nel 2014 e finora mai applicata. Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre (l’organizzazione che ha aiutato la famiglia della ragazza a far fronte alle spese legali) ha commentato la sentenza con parole di fuoco:

La sentenza di stamattina getta un’onta sul sistema giudiziario pachistano. È inimmaginabile che si possa far prevalere la sharia sulla legge di Stato. Noi esprimiamo tutta la nostra indignazione, ma al tempo stesso non ci arrendiamo. Per Huma e per le oltre mille ragazze e perfino bambine che in Pakistan ogni anno vengono rapite, stuprate, convertite con la forza all’Islam e costrette a sposare il loro rapitore. Ma apprendiamo oggi che tutto è lecito, perché in Pakistan anche una bambina di otto o nove anni che ha già avuto le mestruazioni, può essere legalmente data in moglie. (da In terris)

L’incubo di Huma e di troppe altre

Huma Younus è scomparsa lo scorso 10 ottobre, la sua appartenenza alla minoranza cristiana (l’1% della popolazione pachistana) ha fatto presagire che si ripetesse quello che è il tragico rituale delle conversioni forzate all’Islam: giovanissime rapite, stuprate e poi sposate dai loro aguzzini. L’epilogo, per alcune, è l’uccisione dopo aver subito violenza. Se per noi è già orribile immaginare uno scenario di sopruso così disumano, un ulteriore pugno nello stomaco arriva scoprendo cosa accade quando le famiglie delle vittime si rivolgono alla giustizia.

Innazitutto i rapitori sono sempre noti e presenti in aula: il processo non verte sulla loro colpa, ma sul tentativo di riportare a casa la ragazza seguendo una via legale. Così è nel caso di Huma, il cui sequestratore si chiama Abdul Jabbar ed è stato tanto sfacciatamente sicuro delle sue azioni da aver perfino minacciato i genitori della ragazza usando la legge sulla blasfemia come forma di intimidazione. Questa è l’altra arma potentissima che dà agli integralisti islamici la forza di una prevaricazione senza limiti, come ha spiegato l’avvocato che difende la famiglia Younus:

Non è raro che ciò avvenga – spiega la Yousaf, che ha già seguito molti altri casi di conversioni e matrimoni forzati – Gli aggressori musulmani spesso minacciano genitori e avvocati, servendosi della legge anti-blasfemia. Dicono: “se non smettete di cercare vostra figlia, strappiamo delle pagine del Corano, le mettiamo davanti casa vostra e diciamo che avete profanato il libro sacro”. (da Avvenire)

Come se non ci fosse fine al peggio, un altro tassello inquietante si aggiunge alla trama dei fatti: la connivenza delle forze dell’ordine coi sequestratori e violentatori. Il tema del rapimento richiama alla nostra memoria storie in cui la vittima viene nascosta in qualche luogo ignoto fino al blitz delle forze dell’ordine, magari dopo mesi di indagini. Niente di tutto questo in Pakistan: si sa bene dove sia Huma, ed è scandaloso che la polizia s’inchini con l’omertà ai sequestratori. Ieri doveva essere un momento storico perché proprio Huma era stata convocata in udienza, i genitori si aspettavano di vederla ed sarebbe stata un’occasione storica per dar voce alle vittime. Al contrario,

Huma avrebbe dovuto presentarsi in aula, come richiesto dai giudici durante la precedente udienza del 16 gennaio al poliziotto incaricato delle indagini Akhtar Hussain. Interrogato sull’assenza della ragazza, stamattina l’agente si è limitato a dire che la giovane era stata convocata. Sin dall’inizio della vicenda Hussain ha mantenuto un atteggiamento ambiguo destando forti sospetti di una sua complicità con il rapitore Jabbar. (da Avvenire)

Si tratta, peraltro, dello stesso poliziotto che era stato incaricato dal tribunale di eseguire una visita medica su Huma per dimostrarne o meno la maggiore età; e si sospetta che i dati di tale referto siano stati contraffatti. I genitori della ragazza hanno perciò dovuto presentare alla Corte dei documenti che ne attestano la nascita: 22 maggio 2005. A fronte dell’innegabile minore età, la cornice di questa tragica vicenda si chiude per ora con la sentenza clamorosa riportata in apertura: non potendo puntare sul fatto che fosse maggiorenne, i giudici si sono rifatti alla sharia che dichiara valido il matrimonio con una minorenne, qualora siano comparse le mestruazioni.


La battaglia non finisce

Dobbiamo costringere il Paese ad applicare la legge sull’età minima del consenso e non quella coranica. Noi chiediamo rispetto reciproco per tutti i cittadini del Pakistan. (da Vatican News)

A pronunciare questa frase è l’altra protagonista femminile di questa storia, l’avvocatessa Tabassum Yousaf, 38 anni, cristiana e madre di due bambini. Ha preso lei le difese della famiglia Younus, di estrazione poverissima. Per questa sua scelta è stata minacciata di morte, ma non ha intenzione di lasciarsi intimorire:

Non è che io non abbia paura per la mia vita, ma considero assistere i cristiani perseguitati come una missione ed un servizio reso a Dio e alla mia Chiesa. E non saranno delle minacce a fermarmi. (da Vatican News)

La sua battaglia prende le mosse da una premessa ideale di fede e di missione umanitaria, ma si gioca sul campo insidioso della legge. Pare avere le idee molto chiare su cosa ci sia in ballo per il Pakistan: da una parte nel 2014 è stata approvata una legge contro i matrimoni forzati coi minorenni, «approvata soltanto per accreditare il Paese agli occhi della comunità internazionale, chiedere fondi per lo sviluppo e commerciare gratuitamente i prodotti pachistani nel mercato europeo»; dall’altra la prassi è quella di continuare ad applicare la legge islamica per continuare la persecuzione dei cristiani.

A livello di diplomazia internazionale, sarebbe bene avere gli occhi ben aperti e la voce tonante nei confronti di un paese in cui l’abuso sull’infanzia è avallato dai tribunali. Da cristiani non possiamo tacere. Sappiamo della forza che anima i nostri fratelli di fede perseguitati, tutti abbiamo nel cuore Asia Bibi. Spetta però anche a noi non lasciare che il grido che arriva dal Pakistan si perda in mezzo a mille altri rumori più assordanti. Da questo punto di vista, una strada facilmente percorribile è quella delle testimonianze: ospitiamo nelle nostre città i testimoni che vengono dalle zone perseguitate. Facciamo conoscere queste storie ai nostri concittadini, perché ai più è ignoto quello che accade in certe zone dell’Asia e dell’Africa. Aiuto alla chiesa che soffre è in prima linea e può offrire testimonianze di chi vive la persecuzione sulla propria pelle. L’attenzione viva dell’opinione pubblica è un primo grande passo verso una vera e propria mobilitazione a livello internazionale, come sottolinea l’avvocato della famiglia Younus:

La liberazione di Asia Bibi è stata una vittoria, ma le condizioni dei cristiani in Pakistan non sono cambiate. Per questo non dobbiamo spegnere i riflettori su casi come quello di Huma. Soltanto così riusciremo a far intervenire le alte cariche politiche locali. E se vinceremo e riporteremo Huma a casa, una simile sentenza aiuterà molto anche le tante altre ragazze cristiane rapite e convertite con la forza all’Islam. Ma per farlo c’è bisogno della pressione internazionale, perché nonostante i nostri sforzi per attirare l’attenzione sul caso, in Pakistan tutto è fermo. (Ibid)
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » dom mar 22, 2020 9:57 pm

India, Delhi colpita dalle violenze tra indù e musulmani
Gerry Freda - Mer, 26/02/2020

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/in ... taHIDO_p0c

Il governatore locale ha denunciato la carenza di poliziotti e l’assenza di ordini chiari, per fermare le violenze, da parte dell’esecutivo indiano

La capitale indiana Nuova Delhi, proprio mentre è in corso la visita di Trump, è in preda a sanguinosi scontri tra indù e musulmani.

I tafferugli, riferisce la Bbc, sono cominciati domenica e si sono presto trasformati, sottolinea la medesima emittente, nella peggiore esplosione di violenza mai verificatasi nella città negli ultimi decenni.

Teatro degli scontri, spiega il network britannico, è un settore di Delhi a maggioranza islamica, situato a circa 18 chilometri a nord-est dal centro urbano, dove Trump sta incontrando il premier Modi e le istituzioni politiche, imprenditoriali e diplomatiche indiane.

Alla base delle violenze vi sarebbe l’insanabile contrapposizione tra gli ambienti islamici, contrari a una recente legge denominata Citizenship Amendment Act (Caa), e i circoli nazionalisti indù, strenui sostenitori della normativa in questione, accusata di discriminare gli immigrati di fede coranica.

Nella zona interessata dagli scontri avrebbero avuto luogo, afferma l’organo di informazione d’Oltremanica, assalti incendiari ai danni di attività commerciali e di automobili, lanci di pietre, attacchi degli estremisti indù a una moschea e slogan anti-musulmani come “spara ai traditori”.

A causa dei tafferugli incriminati, puntualizza la Bbc citando le autorità sanitarie locali, sarebbero finora morte tredici persone, compresi un ufficiale di polizia e alcuni giornalisti di tv indiane.

Per cercare di prevenire ulteriori spargimenti di sangue, le autorità hanno imposto il coprifuoco nella zona, vietando gli assembramenti di quattro o più persone, oltre a monitorare il settore nordorientale di Delhi con droni e con un massiccio impiego di videocamere.

MS Randhawa, portavoce della polizia della capitale, ha quindi assicurato, evidenzia il network londinese, che la situazione sarebbe ormai sotto controllo, grazie al fatto che sarebbe stato schierato per le strade del quartiere insanguinato un numero “sufficiente” di agenti.

Tuttavia, le parole dell’ufficiale sono state subito smentite da Arvind Kejriwal, capo del governo della metropoli, che, fa sapere l’emittente, ha denunciato la carenza di poliziotti nella zona interessata dagli scontri interreligiosi e l’assenza di ordini chiari da parte delle istituzioni federali all’indirizzo delle forze dell’ordine di Delhi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » dom mar 22, 2020 9:58 pm

Danimarca: Il leader del partito anti-islamico assalito fuori dalla moschea
22 Marzo 2020

https://www.islamnograzie.com/danimarca ... a-moschea/

Rasmus Paludan, fondatore del partito anti-islamico Stram Kurs (Hard Line), ha caricato un video su YouTube dell’attacco a Dortheavej, Copenaghen. Fonte: quotidiano nazionale danese Berlingske.
Il politico ha affermato che stava monitorando se il centro islamico stesse rispettando o meno il divieto di assemblea pubblica.
L’attaccante come registrato guida verso la moschea, parcheggia, quindi esce dalla macchina e si dirige dritto verso Paludan per attaccarlo.
Prima che potesse ferire Paludan, l’attaccante viene messo a terra da due uomini di scorta e ammanettato e spruzzato con lo spray al peperoncino.
Paludan afferma di essere stato graffiato sul collo. È stato dal medico dove ha fatto una puntura contro il tetano per precauzione.
Rasmus Paludan è già noto per le dimostrazioni provocatorie del suo partito politico spesso in aree con un gran numero di immigrati musulmani.
Questa non è la prima volta che il leader è stato oggetto di violenza: a giugno 2019, un migrante siriano è stato espulso per aver tirato un sasso a Paludan durante una delle sue manifestazioni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » mer ago 12, 2020 8:38 am

Lotta tra ceceni e magrebini: guerra civile nel cuore della Francia
Autore Giovanni Giacalone
18 giugno 2020

https://it.insideover.com/terrorismo/la ... ivile.html

La Francia è ancora una volta nel caos. Prima il problema delle rivolte nelle banlieue, poi gli scontri tra polizia e gilet gialli e adesso anche la guerra tra magrebini e ceceni che ha sconvolto Digione, trasformandola in un vero e proprio campo di battaglia. Veicoli e cassonetti incendiati, auto lanciate contro i “nemici”, bastoni, asce, coltelli, armi da fuoco, cartelli stradali abbattuti, telecamere messe fuori uso a colpi di fucile, blocchi stradali con tanto di roghi, scene degne di un conflitto come quello in Siria o della Cecenia dei primi anni 2000 e invece è il cuore dell’Europa. Scontri tra magrebini e ceceni venivano inoltre segnalati, seppur in minor misura, in altre città come Nizza, Marsiglia e Rouen.

Giorni fa il leader del partito di sinistra “France Insoumise”, Jean-Luc Melenchon, cavalcando l’ondata del movimento “Black Lives Matter”, aveva chiesto il disarmo delle forze dell’ordine; in seguito ai fatti di Digione ha dovuto però cambiare idea arrivando a chiedere l’intervento immediato della polizia, rendendosi probabilmente contro del fatto che la sua teoria su “una polizia disarmata che funziona in quanto inspira il rispetto dei cittadini” è un po’ lontana dalla realtà dei fatti.

All’origine del problema

Si è più volte detto che all’origine degli scontri vi sarebbe il pestaggio di un sedicenne ceceno da parte di un gruppo di magrebini, avvenuto nel quartiere periferico di Gresilles, a Digione; a quel punto i ceceni avrebbero richiamato centinaia di connazionali, anche tramite l’utilizzo dei social, giunti sul posto da varie città della Francia, dal Belgio e dalla Germania, armati fino ai denti per scontrarsi con i rivali, dando così il via a tre giorni di disordini.

È evidente che per quanto forte lo spirito “clanico-tribale” possa essere tipico della comunità cecena, nessuno mobilita centinaia di uomini per reagire al pestaggio di un sedicenne. L’origine va plausibilmente ricercata in una serie di faide per il controllo del territorio tra gruppi criminali dediti al traffico di stupefacenti. Del resto non si può non chiedersi come mai nelle mani di entrambi i gruppi siano comparse pistole ed armi da guerra come fucili semi-automatici M4, Kalashnikov, fucili a pompa.

Intanto le due parti in lotta si addossano reciprocamente la colpa, con i ceceni che dicono di “voler contrastare il traffico di droga” e di “sentirsi abbandonati dalle Istituzioni”, mentre i magrebini affermano di voler difendere il proprio territorio dalle aggressioni dei ceceni.

L’aggressione al sedicenne ceceno potrebbe a sua volta essere null’altro che l’ennesimo episodio di una faida che va oramai avanti da anni, fin da quando nei primi anni 2000 i ceceni in fuga dalla guerra iniziarono a insediarsi in Francia, prevalentemente nel nord-est, ma non soltanto. Come in tutte le diaspore, è presente anche il fenomeno criminale e quando un nuovo attore inizia ad occupare la piazza di altri già radicati sul territorio, subentrano i problemi.

Integrazione inesistente e assenza istituzionale

I fatti di Digione lasciano emergere una serie di aspetti tra l’altro già noti al contesto francese, come l’assenza delle istituzioni in certi quartieri considerati oramai delle vere e proprie zone franche dove islamisti, spacciatori e delinquenti fanno il bello e il cattivo tempo, ma anche un’integrazione inesistente che mette chiaramente in evidenza come i modelli multiculturali francesi, britannici e scandinavi siano un totale fallimento.

I magrebini lo hanno detto chiaramente che volevano “proteggere il proprio territorio” dai ceceni; questo è un problema serio perchè mette in evidenza come non soltanto vi siano comunità parallele che considerano la propria zona una specie di area extraterritoriale dove valgono regole alternative a quelle dello Stato centrale, ma anche come vi siano altri gruppi etnici in grado di attaccare queste zone a colpi di armi semiautomatiche e facendo materializzare scene da guerra civile nel cuore dell’Europa. Del resto anche la tardiva risposta della polizia, preoccupata di ingaggiare uno scontro con le bande, fornisce un ulteriore elemento di una quasi totale assenza dello Stato.

Le dichiarazioni del segretario regionale dell’Unione Nazionale di Polizia, Stephan Ragonneau, non possono non destare perplessità e sconcerto: “Sarebbe stato pericoloso intervenire tempestivamente perché si rischiava di scatenare sparatorie con morti e feriti”. In poche parole, meglio lasciarli fare perché se no sparano. Una resa totale dello Stato.

Non va poi sottovalutata la mentalità clanico-tribale di entrambe le parti in lotta che porta alla chiamata alle armi (nel vero senso del termine, come si è visto), perché quando si tocca uno, si tocca tutti; una visione totalmente incompatibile con i valori occidentali, ammesso che si sia ancora in Occidente.

C’è poi la questione delle armi, visto che non siamo nella “cattiva America” o nel “selvaggio Texas” dove le armi si possono reperire facilmente. Cosa ci facevano armi da guerra in mano a soggetti incappucciati nel cuore della civilissima Europa? Un’altra bella grana per Macron.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » mer ago 12, 2020 8:38 am

New York, le ronde islamiche (con tanto di auto con sirene)
Giovanni Giacalone - Ven, 03/01/2020

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ne ... 06598.html

Si è sfiorata la sparatoria a Brooklyn dopo che un vigilante islamico ha aggredito il figlio del boss di una gang

Un gruppo di vigilantes islamici con tanto di uniformi e auto molto simili a quelle utilizzate dalla polizia di New York, si scontra con una gang nel quartiere di Brooklyn e si rischia l'escalation violenta, ma la cosa ancor più sconcertante è che i vigilantes, meglio noti come Muslim Community Patrol (Mcp), hanno il benestare delle autorità governative locali e dello stesso Dipartimento di Polizia di New York, come parte di un progetto che vede associazioni basate su appartenenza etnica e religiosa attivarsi per il controllo del territorio nei quartieri della Grande Mela.

Non hanno poteri di polizia, non sono armati, ma possono soltanto monitorare e segnalare problematiche alle forze dell'ordine.

Lo scorso 10 dicembre però la situazione è degenerata quando un ragazzino membro della notoria gang afro-americana "Bloods" è stato fisicamente aggredito da un membro della Muslim Community Patrol dopo essersi rivolto in maniera "poco rispettosa" verso una donna musulmana. Secondo una testimone "il ragazzino è stato preso per il collo e sbattuto contro il cancello della moschea Taqwa".

Sfortuna ha voluto che quel ragazzino fosse figlio di "Big Infinite", uno dei leader dei Bloods a Brooklyn. Il resto è scontato, il boss si è presentato alla moschea assieme a sei membri della gang e ne è nato un pesante diverbio con la Muslim Community Patrol e con tanto di minacce: "Almeno uno dei Bloods ha alzato la felpa e sotto aveva una pistola...Suo padre voleva sistemare il vigilante che ha messo le mani addosso al figlio".

Gli addetti della MCP hanno subito chiamato rinforzi, con tanto di loro auto giunte a sirene spiegate (ebbene sì, hanno anche le sirene) mentre altri "confratelli" nascondevano il membro dell'associazione di vigilantes islamici all'interno della moschea per metterlo al riparo.

In seguito all'intervento della polizia i Bloods si sono allontanati ma chiarendo che "la faccenda non era finita lì" e in effetti pochi giorni dopo un musulmano era stato picchiato nei pressi della moschea.

A quel punto i Mcp hanno tentato una trattativa con i Bloods che aveva inizialmente ipotizzato la consegna dell'aggressore ai Bloods (che nel frattempo sarebbe stato licenziato), condizione rigettata dalla Mcp. A quel punto è emerso un ulteriore potenziale accordo che prevedeva il ritiro dei vigilantes da Gates Avenue e Marcus Blvd, in cambio di una cessazione delle ostilità da parte dei Bloods. Condizione rigettata anche questa volta dai Mcp, con il suo leader, l'imam Siraj Wahhaj che ha dichiarato di non fidarsi dei Bloods e delle loro promesse di interrompere gli atti di violenza.

La somiglianza tra le auto utilizzate dalla Mcp e quelle della polizia di New York è inquietante, al punto che i residenti della zona hanno più volte espresso le proprie preoccupazioni, più che lecite. È infatti accettabile che comunità legate a una precisa identità etnica o religiosa portino avanti un progetto indubbiamente utilissimo, quello della community watch, a livelli tali da emulare la polizia, con tanto di benestare delle istituzioni locali? Un problema che non riguarda soltanto i musulmani, ma anche altre comunità come quella ebraica e quella cinese. Nel 2016 infatti alcuni "shomrim" (ebraico per "guardie") alla guida di un furgone (anche questo molto simile a quelli della polizia) appartenente a un gruppo simile alla Mcp, ma gestita da ebrei ultra-ortodossi, si erano scontrato con un uomo ispanico alla guida di un'auto che aveva estratto una pistola e aveva sparato. Il caso era finito in tribunale e alla fine l'imputato, David Flores, era stato scagionato dopo che alcune testimonianze in suo favore avevano dimostrato che l'uomo aveva sparato dopo essere stato aggredito, colpito e trascinato fuori dalla propria auto.

L'attivismo comunitario è da sempre parte integrante del tessuto sociale statunitense, con iniziative di area e community watch messe in atto dai cittadini; principio sacrosanto che permette a volontari di sorvegliare le proprie zone di residenza e segnalare immediatamente alle forze dell'ordine eventuali attività sospette.

Nel caso della Mcp si va però ben oltre, con individui che, seppur non armati, girano con abbigliamento molto simile a quello della polizia, con auto "di servizio" quasi identiche a quelle della polizia di New York, con tanto di sirena e logo, che pattugliano le "proprie" zone e che, come nel caso dello scorso 10 dicembre", si conferiscono anche il potere di aggredire la gente.

Un'iniziativa di community patrol sostenuta dalle autorità e con i vigilantes preparati alla gestione delle emergenze dal Dipartimento di Polizia. Il problema però è serio, perchè rischia di scatenare una deriva "separatista" basata su etnia e religione, con gruppi auto-alimentati che si spartiscono le zone da "controllare". L'esatto opposto di quello che dovrebbe fare lo Stato, cioè garantire l'uguaglianza di tutti e mantenere il monopolio dell'ordine pubblico. Un conto è la cosiddetta "sicurezza partecipata" legata a una salutare attenzione di vicinato , un altro è porre in essere iniziative da "balcanizzazione" del contesto sociale, ennesimo segnale del fallimento del multiculturalismo selvaggio.



I Bloods sono una fra le maggiori bande di strada nate a Los Angeles negli anni settanta, fino ai giorni nostri. I Bloods hanno principalmente tre famiglie rivali: i cuz (Crips), i Latin Kings e i Chicano. Pur avendo in comune l'odio e la rivalitá con le altre due famiglie, i bloods e i crips non vanno lo stesso d'accordo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Bloods
I membri si riconoscono per l'utilizzo ricorrente del colore rosso nel loro abbigliamento (fazzoletti/bandana chiamate (flag), camicie, scarpe); il simbolo di riconoscimento della gang è la Scritta blood formata con le dita (la "b" e la "d" sono formate con l'indice e il pollice, la lettera "l" e formata con il dito medio della mano destra e le due "o" sono formate con i due anulari). I Bloods contano al loro interno diversi sottogruppi, chiamati "sets" o "tres" (trays), che si differenziano fra loro per i colori dei vestiti e le attività praticate. Fin dalla loro nascita, i Bloods si sono estesi per tutti gli Stati Uniti .
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Islam e islamici dove sta il problema?

Messaggioda Berto » mer ago 12, 2020 8:39 am

Niger, commando in moto massacra otto persone: sei cooperanti francesi con autista e guida
La notizia è stata confermata da fonti ufficiali locali. È accaduto nella zona di Kouré, dove trovano riparo le ultime giraffe peralta dell'Africa occidentale
09 agosto 2020

https://www.repubblica.it/esteri/2020/0 ... P1-S3.4-T1

NIAMEY - In Niger, un commando armato e in moto ha massacrato otto persone, sei cooperanti francesi e due guardie nigerine. È accaduto nella zona di Kouré, dove trovano riparo le ultime giraffe dell'Africa occidentale. La notizia è stata confermata da fonti ufficiali locali. Il governatore di Tillabéri, Tidjani Ibrahim Katiella: "Ora stiamo cercando di gestire la situazione, daremo dettagli in seguito" sulle circostanze dell'aggressione e sull'identità degli assalitori.

E' stata una fonte dei servizi per l'ambiente a rivelare all'Afp le crudeli modalità con cui il commando ha portato a termine la strage. "La maggior parte delle vittime sono state uccise da colpi d'arma da fuoco, mentre una donna che era inizialmente riiuscita a fuggire è stata raggiunta e sgozzata". "Non sappiamo chi sia stato: il gruppo si muoveva in moto attraverso la boscaglia, dove deve aver atteso l'arrivo dei turisti. Il veicolo preso in prestito dalle vittime appartiene all'ong Acted". La circolazione delle moto è vietata di giorno e di notte dal gennaio scorso per evitare gli spostamenti dei jihadisti.

L'attacco si è svolto verso le 11.30 a un'ora di strada da Niamey sulla strada nazionale n.1 scrive l'Afp: "E' il primo attacco che prende di mira dei turisti occidentali in quest'area del Paese da quando è diventata un'attrazione una ventina di anni fa", rivela la fonte all'agenzia di stampa francese.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato al telefono con il suo omologo nigerino, Mahamadou Issoufou, ha precisato l'Eliseo. L'esercito nigerino, al quale quello francese ha fornito il proprio appoggio, ha settacciato la zona del crimine, una vasta area boschiva, sorvolandola con caccia francesi. Degli agenti della polizia scientifica stanno facendo dei prelievi secondo il corrispondente dell'Afp sul posto.


Il parco naturalistico
I gruppi di giraffe peralta, che si distinguono per le macchie di colore chiaro dalle altre giraffe, sono quasi estinte nel mondo. Ne restano solo circa 600 esemplari. La maggior parte degli esemplari rimasti si sono stabiliti proprio nella località turistica di Kouré dove sono stati uccisi i cooperanti
Niger, commando in moto massacra otto persone: sei cooperanti francesi con autista e guida
Condividi

I jihadisti dello Stato Islamico del Gran Sahara (Isgs)
Tillaberi è una vasta regione instabile situata nella zona delle "tre frontiere" tra il Niger, il Burkina Faso e il Mali, dove si rifugia l'organizzazione jihadista, lo Stato Islamico del Gran Sahara (Eigs). Dal 2012 si sono moltiplicate le violenze di matrice terroristica islamica nell’area del Sahara-Sahel che è culla di numerose organizzazioni jihadiste legate all'Isis. Lo Stato islamico del Gran Sahara, è un'organizzazione militare e terroristica di ideologia salafista jihadista nata il 15 maggio del 2015 da una scissione e capeggiata da Adnan Abou Walid al-Sahraou.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Precedente

Torna a Islam

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite