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Il caso De Franceschi Luciano - Un martirio inutile

MessaggioInviato: sab feb 15, 2014 11:36 am
da Berto
Processo al venetista Franceschi: «Illegittima la giustizia italiana»
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =165&t=586

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http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.8667684

L’indipendentista che un anno fa sparò contro il direttore della Bcc dell’Alta Padovana di Campodarsego ha deciso di ricusare i giudici. Prossima udienza fissata il 18 marzo

PADOVA. Si è aperta con la lettura di un atto di ricusazione del tribunale di Padova l'udienza celebrata oggi a carico di Luciano Franceschi, l'indipendentista veneto accusato di tentato omicidio per aver fatto fuoco l'11 febbraio 2013 contro Pier Luigi Gambarotto, direttore della Bcc dell'Alta Padovana di Campodarsego. Franceschi ha dichiarato l'autorità della magistratura italiana illegittima sul territori veneti, che avrebbero invece il diritto all'autodeterminazione e all'autogoverno (ricusazione che sarà trasmessa alla Corte d'appello di Venezia). L'udienza è poi proseguita con l'istruttoria e con i teste dell'accusa e della parte civile.
L'uomo ha ricostruito la vicenda precisando che il colpo d'arma da fuoco sarebbe partito involontariamente a seguito di una colluttazione corpo a corpo tra lui e il direttore della Bcc e ha ricostruito la tragedia di un suo amico che pochi giorni prima dei fatti si era suicidato dopo che quello stesso istituto di credito non gli aveva concesso un prestito. La prossima udienza è stata fissata il 18 marzo per l'audizione dei teste della difesa.
14 febbraio 2014

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Troppi suicidi in Veneto, il vescovo Mattiazzo: «Focus sulla vita spirituale»

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http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.8667690

«Non deve essere un tabù parlare di esigenze spirituali delle persone», riflette il vescovo di Padova, colpito dai tanti suicidi delle ultime settimane nel nostro territorio

PADOVA. Accanto a una seria riflessione «sul piano politico ed etico» in relazione alle conseguenze di una crisi che sta intaccando anche il piano dei valori e del vivere comune, i ripetuti suicidi in Veneto «interpellano in modo particolare il compito educativo dei genitori, degli insegnanti, delle comunità cristiane e delle associazioni e chiedono una rivisitazione e un ripensamento delle modalità relazionali di prossimità e di solidarietà». È la riflessione del vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo.
Insieme alle analisi di tipo economico, sociologico e psicologico, il vescovo si domanda se non si debba riflettere «anche sulla crisi e sull'eclissi di vita spirituale, di fede e di fiducia in Dio. Una visione e un'impostazione secolarizzata della vita non coglie tutta la profondità delle esigenze della persona. E, d'altra parte, è impossibile evitare il male con le sole nostre risorse umane». Perchè allora dev'essere un tabù, si chiede infine mons. Mattiazzo, «parlare di esigenze spirituali della persona? Quali valori e modelli di vita proponiamo ai giovani?»
14 febbraio 2014

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Lo ha ucciso Roma! lo ha ucciso Roma!
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stori ... sul_camion

A Marostica: crisi, si impicca sul camion
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La figlia, in lacrime, ha continuato a gridare: «Lo ha ucciso Roma, lo ha ucciso Roma».

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El ciapa na enjunsion de pagamento cusì n’artexan e se copa
http://www.lindipendenza.com/riceve-uni ... si-suicida

La Procura di Padova ha aperto un fascicolo sul suicidio di Pierpaolo Boetto, l’elettricista 39enne di Battaglia Terme che si è tolto la vita lunedì pomeriggio. L’imprenditore, titolare della Cge, pochi giorni fa avrebbe infatti ricevuto da un suo fornitore un’ingiunzione di pagamento di 25 mila euro e, a quanto pare, vantava già altri crediti da alcune pubbliche amministrazioni per cui aveva lavorato.

Nel trevigiano imprenditore si impicca in ditta
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 49906.html

Padova/ Si suicida per i debiti. Ma era un errore delle banche: era in credito

http://affaritaliani.libero.it/cronache ... 20313.html
Era convinto di avere un debito gigantesco con le banche. Per questo un imprenditore della provincia di Padova ha deciso di farla finita e si è suicidato. Ma in realtà i suoi debiti erano tutti estinti. Anzi, era proprio lui a essere in credito. I due istituti finanziari che gli stavano alle costole gli avrebbero dovuto una cifra oltre pari a oltre 600 mila euro. "E' stato strozzato da interessi gonfiati e spese non pattuite. Lo tenevano sotto il loro giogo, peggio degli usurai". La famiglia dell'uomo ha chiesto un risarcimento di quasi quattro milioni.

Il credito vantato da una delle due banche ammonterebbe, secondo quanto riferito dall'associazione, "a ben 270.627 euro, dei quali 99mila circa di usura e 172mila di anatocismo bancario (il calcolo degli interessi sugli interessi, ndr). 407.060,98 euro il credito per il secondo istituto di credito, di cui 271 mila circa di anatocismo e 136 mila di usura".

Insomma, "il povero imprenditore già dal 2002-2003, senza saperlo si era messo in pareggio con i propri debiti, e soltanto per effetto di interessi gonfiati, doppi interessi e composti, conditi con commissioni e spese non pattuite, né autorizzate e ingiustificate, le banche lo tenevano sotto il "giogo" dello strozzinaggio, superando di gran lunga il tasso di interesse "soglia" oltre il quale si commette l'odioso illecito di usura, soglia che oggi è circa il 18%", dichiara Belluco sempre al Gazzettino. La vicenda ora sbarcherà al tribunale di Padova. La famiglia dell'imprenditore ha chiesto un ristoro complessivo di 3 milioni e 768.676 euro.


Schio, si toglie la vita un altro imprenditore
http://www.lindipendenza.com/schio-si-t ... prenditore


Scrive “W l’Italia, dopo otto anni sono finalmente libero” e poi si uccide
http://www.lindipendenza.com/scrive-w-l ... -si-uccide


Sto lavorador autonomo nol gheva la casa entegrasion (ordinara o straordenara) e el parverso sitema de marcà, la lejxlasion e le tase taliane no le ghe gà parmeso de metarse da parte on franco par li momenti de crixi o de malatia o par la veciara.

ARTIGIANO SUICIDA PER LA CRISI. "LE SUE GIORNATE AL BAR SPERANDO DI LAVORARE"
http://www.leggo.it/news/cronaca/artigi ... 8996.shtml
Venerdì 15 Marzo 2013 - 10:43 TREVISO - Ennesimo suicidio nel Nord-Est. Antonio Brunoro, artigiano di 61 anni del trevigiano, si è tolto la vita due giorni fa e questa mattina nella sua auto hanno recuperato il suo corpo. Da quando il lavoro aveva cominciato a scarseggiare per colpa della crisi, circa un anno fa, Antonio aveva iniziato a frequentare quotidianamente i bar vicino a casa. «Giocava a carte con i pensionati, scherzava con alcuni amici, sfogliava le riviste di annunci di lavoro alla ricerca di un impiego, faceva telefonate, giocava la schedina», ricordano gli amici. Una persona riservata e serena, almeno fino a quando il problema del lavoro non ha minato la sua vita. Non aveva una famiglia e la sua attività di imprenditore era tutto.



Confindustria Veneto: “I giornali tacciano sui suicidi degli imprenditori”
http://www.lindipendenza.com/confindust ... to-suicidi

di MARIETTO CERNEAZ

Come fare, in Italia (come insegnano tutti i regimi) a risolvere un problema? Semplice, tacendone, ovvero nascondendo i fatti, fingendo che non esistano. Tra quelli che vorrebbero nascondere la polvere sotto il tappeto, c’è un emerito rappresentante di una categoria che vanta molte colpe in fatto di disastro economico nostrano, ovvero il presidente di Confindustria della regione Veneto.

Cosa propone? Una moratoria, un’alleanza con i mezzi di comunicazione (che già oggi pubblicano solo alcuni dei fatti) per arginare un fenomeno che comincia a fare paura. Ad affermarlo è Roberto Zuccato per affrontare il dilagare dei suicidi tra gli imprenditori. Le sue parole, riportate dall’Ansa: ”Giornali, abbassate i toni – dice Zuccato – Mettete un silenziatore che smorzi l’emulazione. Un fatto scatenante non c’è, è la quotidianita’ a creare sgomento, uno stillicidio che rischia di minare le basi della locomotiva del Nordest”.

La classica teoria del “Un bel tacer non fu mai scritto”, quindi se non lo dicono i giornali i fatti non sussistono. Orwell, spiegava che la manipolazione dell’informazione fosse determinante per convincere le masse della bontà degli atti del Grande Fratello. E il Grande Fratello Italia – ora che ha le spalle al muro – ha davvero bisogno di tutti i Zuccato di regime (ricordiamo che Confindustria percepisce 40 miliardi di sussidi all’anno, alla faccia del tanto decantato libero mercato di cui vorrebbero farsi portavoce).

I Veneti, anziché dar retta ai Zuccato, dovrebbero stamparsi in testa le parole che Sergio Ricossa scrisse nel lontano 1997: “Credo fermamente in due verità: che gli italiani debbano imparare la ribellione e che la regione più avanti in questo campo sia il Veneto. Per il momento, dunque, la lingua della ribellione è il veneto, ed è piacevole sentirne le cadenze”. Ovviamente, il professore torinese non si riferiva agli accenti dei vari Zuccato, che più che veneti sono orgogliosamente italiani.

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Veneto e suicidi: ecco le ragioni che mettono in crisi la stampa

http://www.lindipendenza.com/suicidi-veneto-trentin
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L’esempio più eloquente lo troviamo in un dato statistico apparentemente privo di senso: dopo un suicidio clamoroso, che occupa le prime pagine dei giornali, gli aerei (velivoli privati, aerei di linea) cominciano a precipitare con una frequenza allarmante. Per esempio, è dimostrato che subito dopo certi suicidi che fanno notizia il numero delle vittime di incidenti aerei cresce del 1000%. Non solo, ma aumentano di colpo anche i morti per incidenti stradali (1). Da che cosa potrebbe dipendere tutto questo? ...

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Ennesimo imprenditore-lavoratore suicida
Non si ferma il triste fenomeno dei suicidi nella Marca
http://www.oggitreviso.it/ennesimo-impr ... cida-59595

TREVISO - Si è tolto la vita nel magazzino della sua azienda Fortunato Rubli, imprenditore originario di Motta di Livenza e residente a Treviso. A trovare il corpo il fratello, contitolare della Elettro Forma di Fiume Veneto. La tragica scoperta, all'alba di ieri, giovedì.
Il 57enne lascia una figlia piccola, e la moglie.


TREVISO - Si è tolto la vita nel magazzino della sua azienda Fortunato Rubli, imprenditore originario di Motta di Livenza e residente a Treviso. A trovare il corpo il fratello, contitolare della Elettro Forma di Fiume Veneto. La tragica scoperta, all'alba di ieri, giovedì.
Un gesto estremo, quello del 57enne che, nonostante le preoccupazioni lavorative e economiche che lo attanagliavano non sembrava aver dato segni di cedimento. Niente, pare, avrebbe fatto pensare - dall'esterno - al gesto estremo. E invece.
Fortunato Rubli aveva preso in mano con il fratello l'azienda fondata dal padre una cinquantina di anni fa. Un'attività che aveva fruttato, che era cresciuta con successo, per poi scendere. Una parabola causata dalla crisi, che l'imprenditore non è riuscito a sopportare. Mancavano i soldi, non c'era lavoro, e l'attività a cui lui, il fratello e il padre avevano dedicato sé stessi, completamente, era sempre più in difficoltà.
Il 57enne lascia una figlia piccola, e la moglie.

http://www.youtube.com/watch?v=TSj5Nea0AbM

Veneto, i cimiteri si riempiono di imprenditori suicidi
Dall’inizio della crisi almeno 50 tra piccoli imprenditori e artigiani
(xe mejo ciamarli col so vero nome: laoradori al masimo grado e de alta clàse)
si sono tolti la vita in Veneto
http://www.linkiesta.it/suicidi-imprenditori-Veneto
Coante ensemense ke li scrive a scuminsiar dal nome Nord Est!
Mama mia ke xente ca ghemo, ke monàse, ke macaki: Camon, Stela, Bortolusi, ...

Gli schei sono tutto – spiega Ferdinando Camon nel suo studio di Padova – Il piccolo imprenditore indebitato non è in una crisi economica: è in una crisi totale. Nervosa, morale, mentale. Si suicida per quello. Perché gli schei sono l’unico valore, e se la tua vita è deficitaria in quel valore, non val più la pena di vivere. Gli schei sono un valore onnicomprensivo».

Par ki ke no xe abituà a vivar robando o col mantegno statal a spexe de la comounedà e ke vive del so santo e sagro laoro, de la so santa e sagra fadiga, del so santo e sagro enpegno e suor e responsabeletà, se vien a mancar el laoro e parsiò li skei vien a mancar tuto: te te cati so na strada desperà e te te copi come se el mondo, la vita la te ghese parà fora e la ghese decretà la to morte.

Nonostante le grandi trasformazioni intercorse negli ultimi vent’anni, la società veneta continua ad essere una società fortemente “laburista”, ovvero che si identifica nel lavoro (sia imprenditoriale che dipendente) senza differenze di ceto, generazioni o gruppi. Uno studio della Fondazione Nordest rileva come oltre la metà dei veneti (il 53,4%, rispetto al 33,2% nel resto d’Italia), veda nel lavoro «il carattere che contraddistingue i suoi conterranei». Allo stesso tempo, tuttavia, il lavoro costituisce anche la preoccupazione principale della popolazione – specialmente in questo momento storico. Era il 1996 quando il sociologo Ilvo Diamanti, intervistato da Gian Antonio Stella, avvertiva sui pericoli insiti in quello che veniva definito lo “slittamento della società verso l’idolatria del produttivismo”: «Il lavoro ormai è la nuova religione. Capiamoci: qui è sempre stato una fonte di riconoscimento collettivo molto forte, ma adesso abbiamo passato ogni limite. […] Temo che andiamo incontro a guai non solo economici. Perché se il lavoro è tutto, se la soddisfazione deriva dal successo economico, il giorno che arriverà un rallentamento dello sviluppo la ripercussione non sarà solo economica. Ma anche psicologica. E poi: se il lavoro diventa l’unica fonte di divertimento, alla fin fine lavorare stanca». E, ai tempi della Grande Crisi, arriva anche ad uccidere. «La cultura e la felicità non contano niente. Gli schei sono tutto – spiega Ferdinando Camon nel suo studio di Padova – Il piccolo imprenditore indebitato non è in una crisi economica: è in una crisi totale. Nervosa, morale, mentale. Si suicida per quello. Perché gli schei sono l’unico valore, e se la tua vita è deficitaria in quel valore, non val più la pena di vivere. Gli schei sono un valore onnicomprensivo».

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Crisi, ogni 3 giorni un suicidio. Il triste primato va al Nord-Est
(Nord-EST ??? ma ke roba xela???)
http://www.lindipendenza.com/crisi-suic ... t-ferrigni

di NICOLA FERRIGNI*

Nei primi tre mesi dell’anno 32 i suicidi, circa il 40% in più rispetto al 1° trimestre del 2012. Continua l’analisi di Link Lab, il Laboratorio di ricerca socio-economica dell’Università degli Studi “Link Campus University”, sul tragico fenomeno dei suicidi legati alla crisi economica. Lo studio riprende il lavoro di ricerca avviato nel 2012, anno in cui 89 persone si sono tolte la vita perché oppresse dalla insostenibile situazione economica.

L’Osservatorio di Link Lab diffonde i nuovi dati: nei primi tre mesi del 2013 sono state 32 le persone che sull’orlo del fallimento e schiacciate dai debiti hanno deciso di togliersi la vita. «I dati relativi al 1° trimestre del 2013 – dichiara Nicola Ferrigni, docente di Sociologia della Link Campus University e direttore di Link Lab – delineano uno scenario davvero allarmante e i casi di cronaca delle ultimissime ore non lasciano ben sperare per il prossimo futuro, pervaso da un senso di incertezza e di instabilità lavorativa ed economica. Basti pensare che rispetto al 1° trimestre dello scorso anno i casi di suicidi per motivi economici sono aumentati di circa il 40%. Solo a marzo – continua Ferrigni – si sono registrati 16 casi, una media di uno ogni 2 giorni. Quello che da un punto di vista sociale desta preoccupazione è che il fenomeno è sempre più legato alla disoccupazione e alla stretta creditizia in cui versano famiglie e imprenditori».

Solo a marzo un suicidio ogni 2 giorni. Se nel primo trimestre del 2012 il maggior numero di suicidi si registra nel mese di gennaio in cui si contano 12 persone che hanno deciso di togliersi la vita per problemi economici, nei primi tre mesi del 2013 è invece marzo il mese che registra il numero più elevato con ben 16 casi di suicidio, contro i 13 registrati a febbraio e i 3 del mese di gennaio.

Si abbassa l’età media delle vittime di suicidio. «Un dato davvero allarmante – dichiara il prof. Ferrigni – quello relativo all’età media delle vittime di suicidio che continua ad abbassarsi rispetto allo scorso anno». La fascia d’età maggiormente interessata resta quella che va dai 45 ai 54 anni con un’incidenza del 34,4% nel 1° trimestre del 2013; a seguire, la fascia 35-44 anni (31,2%). Tale dato si differenzia da quanto registrato nei primi tre mesi del 2012, quando il numero più elevato di suicidi si registrava, dopo i 45-54enni, nella fascia d’età compresa tra i 55 e i 64 anni.

Modalità prevalente: impiccagione. L’analisi dei dati relativi al primo trimestre del 2013 ha evidenziato come tra le modalità scelte dai suicidi prevalga l’impiccagione: sono 13 infatti gli episodi segnalati. Sono 4 invece i casi registrati tra coloro che hanno utilizzato un’arma da fuoco e tra quanti sono precipitati nel vuoto. Infine, sono 2 i casi in cui il suicida ha deciso di gettarsi sotto un treno.

Gli imprenditori tra stretta creditizia e protesti: 14 i casi dall’inizio dell’anno. Il 1° trimestre del 2012 ha visto molti imprenditori che, sommersi dai debiti ed esasperati per l’andamento negativo dell’economia della propria azienda hanno deciso di togliersi la vita. Nei primi tre mesi dell’anno già 14 i casi registrati.

Tra i disoccupati triplicato il numero dei suicidi. Allarmante inoltre il dato relativo ai disoccupati che decidono di togliersi la vita perché stretti nella morsa della crisi. Il numero infatti è quasi triplicato: 6 i casi del 1° trimestre del 2012 a fronte dei 16 dei primi tre mesi dell’anno in corso.

Le motivazioni del tragico gesto. Nel 2013 le gravi difficoltà economiche e finanziarie insieme alla perdita del posto di lavoro appaiono le motivazioni prevalenti tra quanti hanno deciso di togliersi la vita; sono 15 infatti i casi di suicidio tra quanti non hanno saputo fronteggiare la precaria situazione economica personale, della famiglia, della propria azienda o attività commerciale. Lo stesso numero di casi (15) si registra tra coloro che hanno perso il proprio lavoro, in netto aumento rispetto allo scorso anno, quando si sono registrati 6 casi di suicidio per perdita del posto di lavoro.

Permane il triste primato nel Nord-Est con il Veneto in testa. L’area geografica maggiormente colpita dal fenomeno è ancora il Nord con 29 suicidi, contro gli 11 del primo trimestre dello scorso anno. Di questi 12 si registrano nel solo Nord-Est nel primo trimestre del 2013. In questa triste classifica seguono il Nord-Ovest con 7 episodi di suicidio, il Sud con 6, il Centro con 5 e le Isole con 2. L’analisi del dettaglio per regione, inoltre, mette in evidenza il triste primato del Veneto con 8 suicidi nei primi tre mesi del 2013.

In aumento anche i tentati suicidi, al Sud il numero più alto. Sono invece 11 i tentativi di suicidio registrati tra i mesi di gennaio e marzo del 2013. Sempre nel mese di marzo (8) il numero più elevato. Se nel primo trimestre del 2012 il Nord-Est contava anche il maggior numero dei tentativi di suicidio, nel 2013 il numero più elevato si registra al Sud. Sono 4 infatti le persone che hanno cercato di togliersi la vita contro i 2 episodi registrati nel Nord-Est, al Centro e nelle Isole e un unico caso nel Nord-Ovest.

*Direttore Link Lab – Università “Link Campus University”

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Crisi: artigiano edile suicida in Veneto
Il 62enne trevigiano ha lasciato lettera addio a famiglia

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 29737.html

(ANSA) - TREVISO, 6 GIU - Vantava crediti verso altre aziende per decine di migliaia di euro, che non riusciva a riscuotere, un artigiano edile di 62 anni che oggi si e' suicidato a Mareno di Piave (Treviso), sparandosi un colpo di pistola alla testa.
In base ai primi accertamenti dei carabinieri, l'impossibilità di poter pagare i propri fornitori avrebbe ridotto l'uomo in uno stato di angoscia che l'ha portato ad uccidersi. L'artigiano ha lasciato una lettera ai familiari chiedendo loro di perdonarlo.

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Re: El caxo de Françeski Luciano

MessaggioInviato: sab feb 15, 2014 11:36 am
da Berto
Cronistroria


Serenissimo in banca con divisa della polizia veneta: volevo morire da martire
http://www.ilgazzettino.it/nordest/pado ... 1655.shtml

PADOVA - Luciano Franceschi, già "presidente del governo della Repubblica Veneta", lunedì era in "guerra" quando è entrato nella direzione della Banca di credito cooperativo di Campodarsego. Il "serenissimo" lo ha spiegato ieri mattina al giudice delle indagini preliminari, Cristina Cavaggion, che lo ha interrogato nella casa circondariale di strada Due palazzi.

«Nella valigia c’era la mia divisa di generale di polizia veneta che avrei indossato se le cose fossero proseguite come avevo progettato. Era mia intenzione morire indossando la divisa veneta». Così si è giustificato il cinquantaquattrenne commerciante di Borgoricco
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Luciano Franceschi è uno di noi, è stato un socio LIFE ed è stato fondatore con Segato, dell’Autogoverno del Popolo Veneto e Presidente del Parlamento Veneto fino al 2009.

http://www.life.it/spara-al-direttore-della-banca

E’ un uomo pacifico, ma quando l’esasperazione arriva a livelli di insopportabilità la reazione dell’individuo può essere irrazionale e incontrollabile così come quella delle masse.

Luciano Franceschi, prima di tutto padre di famiglia colpito qualche anno fa da un gravissimo lutto per la perdita della moglie, napoletana che condivideva le sue battaglie politiche, da oltre 15 anni impegnato nella lotta per l’Autodeterminazione del Popolo Veneto intrapresa con Bepin Segato nella formazione delle Istituzioni di Autogoverno del Popolo Veneto delle quali è stato Presidente del Parlamento fino al 2009.

E’ stato un acerrimo fautore del diritto di Autodeterminazione del Popolo Veneto che lo ha portato alla protesta fiscale contro lo Stato italiano il quale, tramite l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia, da tempo lo stavano esasperando per incassare quello che per Franceschi è un’illecita imposizione: una rapina da parte di predoni istituzionalizzati e non riconosciuti.

E’ stato costretto a cedere i suoi beni per far fronte agli illegittimi balzelli di uno Stato okkupante, colonialista e razzista che non ha mai avuto una legittimazione morale della sua okkupazione del territorio Veneto.

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Venetisti, la lettera a Franceschi: «Caro Luciano, hai sbagliato»
Lettera aperta di Albert Gardin, editore veneziano, all’uomo che lunedì scorso ha sparato al direttore della Bcc Padovana: «La situazione ti è sfuggita di mano, non dovevi sparare»

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.6546145

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Ecco perché crediamo di dover continuare a fare con te un percorso comune, ecco perché non ci sentiamo in diritto di considerarti un estraneo alla causa veneta come hanno fatto molti venetisti. Noi non sottoscriviamo il tuo gesto ma non possiamo disconoscerne la molla anche politica come tu hai voluto comunicare. Sei uno di noi e noi ti staremo vicini come ci sentiamo umanamente vicini anche al ferito e ai suoi famigliari. Continuare il dialogo tra di noi resta un dovere e un obbligo. Ciao

Venezia 16 febbraio,


PADOVA. Ecco la lettera aperta che Albert Gardin, editore veneziano da sempre vicino ai «Serenissimi», ha inviato a Luciano Franceschi, l’uomo che lunedì scorso ha fatto fuoco nella sede della Banca di Credito Cooperativo Padovana a Campodarsego contro il direttore Pier Luigi Gambarotto, che ora lotta tra la vita e la morte in ospedale.

Caro Luciano,
non potendo venirti a trovare cercherò di scriverti per continuare una discussione su questioni di comune interesse. Non entrerò con te nel merito del tuo gesto che forse non conosciamo ancora a fondo, secondo la tua versione dei fatti. Rimango comunque convinto che tu non avessi l'intenzione di sparare ma solo di dimostrare il livello critico di uno scontro sociale e politico in corso. Sono certo che la situazione ti sia sfuggita di mano con conseguenze che non avevi preventivato. Ma ormai i fatti sono quelli che sono e bisogna continuare la nostra vita cercando anche di superare i propri errori. Spero che il direttore della banca (che conoscevo in gioventù) si riprenda perché non merita di finire la sua vita per un incidente politico. Davanti al diritto alla vita tutto diventa piccolo; il diritto alla vita deve essere il bene più grande che dobbiamo tutelare. So che questo è anche un tuo principio, lunedì mattina non hai agito per uccidere ma, al contrario, per dare vita, nella convinzione che con un arma in pugno avresti potuto dettare nuove regole per migliorare la vita di tutti. Purtroppo avevi scelto l'arma sbagliata anziché altri strumenti che non mettono in pericolo la vita. Ma ora bisogna guardare avanti e noi partiamo prendendo in considerazione i tuoi messaggi che denunciano una situazione umanamente (nel senso profondo del termine) insostenibile e la necessità di un cambiamento. Noi del tuo gesto vogliamo capire anche questo che ho appena scritto perché conosciamo il tuo valore e la tua generosità.

Ecco perché crediamo di dover continuare a fare con te un percorso comune, ecco perché non ci sentiamo in diritto di considerarti un estraneo alla causa veneta come hanno fatto molti venetisti. Noi non sottoscriviamo il tuo gesto ma non possiamo disconoscerne la molla anche politica come tu hai voluto comunicare. Sei uno di noi e noi ti staremo vicini come ci sentiamo umanamente vicini anche al ferito e ai suoi famigliari. Continuare il dialogo tra di noi resta un dovere e un obbligo. Ciao

Venezia 16 febbraio 2013

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Ieri son ndasto sol Monte Sagro Soman a pregar en łengoa veneta, parké el bancario el staga mejo e parké Luciano Françeski el gapie da ver ła forsa de soportar tuti łi patementi ke ghe tocarà (na parte me łi togo volentiera anca mi); e pò gò pregà el sieło kel ne aie a leberane da el stado talian e da ła so capital:

Suman (Monte Suman)
el monte sagro dei veneti – monte coxmego
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... pOUG8/edit

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Franceschi dal carcere scrive a Gasparotto: «Chiedo scusa ma lei...»

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.6649646

Nella lettera, inviata anche al “mattino”, rivendica il gesto e accusa il bancario al quale ha sparato di essere il braccio dei “colonizzatori”


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http://www.padovaoggi.it/cronaca/lucian ... banca.html


IL "GOVERNO VENETO" SU FACEBOOK. Ieri, sulla pagina Facebook di Luciano Franceschi, il "Governo Veneto" ha preannunciato una manifestazione "in risposta alla tragica vicenda di Campodarsego e ai suicidi degli imprenditori attanagliati dalle usure del regime e delle banche". E invita chi volesse scrivere al commerciante "per esprimere la propria vicinanza umana in questa situazione" a farlo all'indirizzo della casa circondariale di Padova dove si trova attualmente.


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«Mio fratello si sta distruggendo da solo»
I commenti ai proclami di Franceschi dal carcere. I congiunti dell’artigiano suicida: «Sbaglia, ma siamo stufi delle banche»

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.6558969

... Luciano Franceschi ha anche affermato di aver deciso di agire «dopo aver letto del suicidio del suo amico Albino Mazzaro di Vigonza» (l’artigiano si era tolto la vita nella sua azienda domenica pomeriggio, il corpo era stato scoperto in serata e la notizia era sul mattino di lunedì). «Non sapevo che si conoscessero» dichiara Claudio Mazzaro, fratello di Albino «penso comunque che certi gesti vadano condannati. Purtroppo mio fratello ha avuto un giramento di testa ed è andata a finire com’è finita. Qualche altro ha agito diversamente: piuttosto che dire la faccio finita, faccio qualche gesto eclatante, insomma. Ci siamo stancati delle banche» aggiunge «sarebbe ora di fermarsi tutti, di non pagare più le tasse. ...

Albino Mazzaro di Vigonza
http://www.padovaoggi.it/cronaca/albino ... gonza.html
Imprenditore si suicida in azienda, lascia biglietto: "Non ce la faccio più"
Vittima il 54enne Albino Mazzaro, residente a Cadoneghe e impiccatosi nella sua ditta gestita col fratello in via Regia a Busa di Vigonza. A trovarlo ieri sera i familiari. Il gesto estremo legato alle difficoltà economiche dell'attività


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http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.6551075

Gli spari

Paola Goisis ammette di essere rimasta sorpresa nel momento in cui Franceschi si è dimostrato preoccupato per le condizioni di salute del funzionario della banca di Campodarsego. «Non volevo ucciderlo e tantomeno sparargli» ha spiegato il commerciante alla parlamentare, «volevo fare un’azione eclatante, tenerlo sequestrato un po’ di tempo. Purtroppo certi messaggi arrivano al vertice solo usando le maniere forti. Io ho guardato negli occhi il direttore e gli ho detto: “Scegli tu che fine vuoi fare”. Subito dopo ho estratto la pistola caricando il colpo. Lui si è avventato su di me e ha messo le mani sull’arma per togliermela. Così sono partiti i tre colpi: due l’hanno colpito, il terzo si è conficcato nella parete. A quel punto mi sono reso conto che la situazione era degenerata, ero pronto a farla finita. Attendevo l’arrivo dei carabinieri per fare fuoco, sicuro che loro avrebbero risposto uccidendomi. Ma quando i militari hanno varcato la soglia dell’ufficio del direttore mi sono accorto che tra loro c’era il figlio di una mia compaesana che per me è stata una seconda madre. Solo in quel momento mi sono arreso».

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Gli spari

A quel punto mi sono reso conto che la situazione era degenerata, ero pronto a farla finita. Attendevo l’arrivo dei carabinieri per fare fuoco, sicuro che loro avrebbero risposto uccidendomi. Ma quando i militari hanno varcato la soglia dell’ufficio del direttore mi sono accorto che tra loro c’era il figlio di una mia compaesana che per me è stata una seconda madre. Solo in quel momento mi sono arreso».

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Franceschi ha voluto i libri di Bepin Segato
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Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... ijsowp.jpg


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Il direttore ferito da due colpi non è più in pericolo di vita

CAMPODARSEGO. Finalmente buone notizie sullo stato di salute di Pier Luigi Gambarotto. Il direttore generale della Banca Padovana di Credito Cooperativo ieri ha ricominciato a respirare da solo: grazie a questo progresso non è più in pericolo di vita. Ma la situazione rimane delicata, tant’è vero che resta ricoverato nel reparto in Rianimazione. Gambarotto si è risvegliato e reagisce bene dal punto di vista medico, ma non è ancora in grado di essere interrogato su quanto è accaduto nel suo ufficio lunedì mattina, quando il commerciante Luciano Franceschi gli ha esploso due colpi di pistola all’addome durante una colluttazione. Sembra quasi un miracolo, ottenuto in appena una settimana dal giorno del ferimento. Un miracolo dovuto, oltre che alla forte tempra del direttore generale, anche alla perizia dello staff medico che lo sta curando.

Da parte dell’Associazione dei direttori delle Banche di credito cooperativo e Casse rurali e artigiane del Veneto giunge un attestato di «solidarietà e vicinanza a Gambarotto, alla sua famiglia e ai colleghi della Bcc». Aggiunge però il presidente Lelio Bogoni: «C’è amarezza per quanto abbiamo letto in questi giorni e più ancora per il clima di ostilità di certi commentatori di blog, che anziché condannare il folle gesto ispirato dalla violenza lo hanno in qualche modo giustificato, correlandolo allo stato di disperazione di alcuni imprenditori in crisi. La crisi non ha investito solo le nostre imprese, ma anche le nostre Bcc, che in questi ultimi anni si sono poste con grande attenzione verso l’impresa in modo concreto e visibile. Non è possibile generalizzare, cercare facili appigli a una situazione economica disastrosa, attribuire colpe e fingere di comprendere comportamenti estremi, che non sono giustificabili in alcun modo». (g.a.)

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Gambarotto migliora, il Pm lo interroga
http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.6609849
La sua salute è buona, è decisamente migliorata e la guarigione non appare lontana.

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«No» dal Riesame, il venetista Franceschi resta in carcere
BORGORICCO. Il Tribunale del Riesame di Venezia ha rigettato la richiesta di revisione presentata da Luciano Franceschi, il commerciante caseario detenuto in a Treviso con l’accusa di tentato...

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BORGORICCO. Il Tribunale del Riesame di Venezia ha rigettato la richiesta di revisione presentata da Luciano Franceschi, il commerciante caseario detenuto in a Treviso con l’accusa di tentato omicidio perché l’11 febbraio ha sparato al direttore generale della Bcc Pier Luigi Gambarotto. Franceschi sperava di ottenere gli arresti domiciliari o altri provvedimenti in luogo della detenzione. Ma il Tribunale ha detto no. «Le motivazioni non sono ancora note», dichiara l’avvocato Giovanni Lamonica, difensore d’ufficio che però l’autonomista non riconosce perché rappresentante dello Stato italiano. «Un’ipotesi è che potrebbe esserci il rischio della reiterazione del reato». Non sarebbe escluso neppure il pericolo di fuga: quella mattina Franceschi si era caricato nella Panda di famiglia alcune taniche di benzina e una valigia, tutto ciò che gli avrebbe permesso di andarsene il più lontano possibile. In Tribunale Franceschi ha detto poche parole, ha prodotto documentazione e depositato una memoria. Franceschi rimane dunque recluso a Treviso in attesa del processo, dopo il ricovero all’ospedale Cà Foncello, per un attacco di cuore. Non è più in isolamento, come nei primi giorni, ma in cella con altri detenuti. «L’ho potuto incontrare sabato scorso», afferma il fratello Enzo, «e l’ho trovato discretamente. È deciso a difendersi da solo e ribadisce che desidera che tutti gli atti del processo vengano trascritti in lingua veneta».

Giusy Andreoli

23 marzo 2013





Il venetista in carcere fa lo sciopero della fame
La figlia di Franceschi allerta il Life: «Non prende più neanche i farmaci per il cuore»

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.6847340

BORGORICCO. Luciano Franceschi, detenuto nel carcere di Treviso con l’accusa di tentato omicidio nei confronti del direttore generale della Bcc Pier Luigi Gambarotto, ha iniziato uno sciopero della fame e dei medicinali. Lo ha comunicato la figlia Laura a Daniele Quaglia, presidente della Life (Liberi imprenditori federalisti europei) di Treviso e presidente del “Parlamento Veneto”. «Franceschi sta effettuando uno sciopero della fame e rifiuta l’assunzione delle medicine indispensabili contro il rischio di infarto», scrive Quaglia. «È detenuto in attesa di giudizio, ma come sempre succede in Italia sta già scontando preventivamente una condanna non ancora emessa e nelle stesse condizioni di un mafioso pluriomicida condannato a più ergastoli . Ai familiari è concesso poco niente, la sua posta non arriva e a lui non arriva la nostra. In questo civilissimo Stato cosa può fare uno nelle sue condizioni? Lasciarsi morire d’infarto, di fame o impiccarsi in cella?» Laura Franceschi ha comunicato a Quaglia che «come familiari non abbiamo molte informazioni su di lui, tanto che il trasferimento da un carcere all'altro non ci è stato comunicato se non una volta giunti al carcere per una visita. Suppongo che in parte sia normale visto che non è in un centro ricreativo. Di recente gli sono stati ridotti i già pochi canali che ha con il mondo esterno e per questa ragione ha iniziato lo sciopero della fame e dei medicinali, ma soffre di cuore e ha già avuto un malore di recente in carcere». Tutto, per Laura Franceschi, sarebbe iniziato quando il padre è stato contattato da una rete televisiva per un’intervista «che il direttore del carcere gli ha poi negato». A quanto afferma la figlia, gli «viene censurata la posta sia in entrata che in uscita, gli viene censurata o non consegnata a seconda che il contenuto sia ritenuto pericoloso o meno. Non so cosa scriva mio padre, ma non penso assolutamente che cerchi di organizzare attentati, non è un terrorista. Il reato che ha compiuto è grave ma non giustifica un trattamento così restrittivo. Se davvero vogliono evitare fatti del genere dovrebbero cambiare qualcosa a livello "fiscale" e non prendersela con lui». Commenta Albert Gardin: «In una lettera Franceschi mi ha scritto che non era andato lì per sparare come viene affermato».

Giusy Andreoli
08 aprile 2013
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Gambarotto è a casa «Rivedendo i nipotini mi sono commosso»
http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.6760884

CAMPODARSEGO. «L’emozione più grande è stata riabbracciare i mie adorati nipotini». Pier Luigi Gambarotto ha il groppo in gola ricordando quando gli sono corsi incontro mentre varcava la soglia della sua abitazione dopo 40 giorni di ospedale. «Tornare a casa è un sogno», dichiara il direttore generale della Banca Padovana che l’11 febbraio scorso era stato ferito gravemente da due colpi di pistola sparatigli da Luciano Franceschi. «Sono emozionato, mi sembra qualcosa di irreale. I medici mi hanno concesso di fare a casa il weekend, sono in licenza. Ma mercoledì devo tornare in ospedale per degli accertamenti. Spero che mi dimettano definitivamente per Pasqua». Dunque lunedì o martedì, teoricamente, Gambarotto potrebbe fare una capatina nella sua banca, dove lo aspettano con ansia. «Non credo che ci andrò», risponde il direttore generale, «non ce la faccio. Mi serve solo l’aria di casa per riprendere un po’ di forza. Comunque tutto procede al meglio».

Ha sentito che il Tribunale del Riesame ha bocciato la richiesta di Franceschi di mitigare la detenzione? «E gli è andata bene: se io non ci fossi più, per lui sarebbe stato omicidio. È una battuta, ma mi rendo conto di esserci andato vicino», risponde Gambarotto. «Non riesco a capire il perché di quel gesto, di quel trovarci così di fronte senza motivo. Non c’era nulla di particolare che potesse creargli delle preoccupazioni. Forse voleva fare un’impresa? Credo che siano state spese tante parole su questa vicenda, ma, come si dice, la giustizia farà il suo corso» commenta Gambarotto.

Che non dimentica coloro che sono stati fondamentali nel suo percorso di guarigione. «Desidero ringraziare tutto lo staff medico e paramedico di Camposampiero, il dottor Emilio Morpurgo, con la sua équipe medica e infermieristica, che mi ha operato e seguito in tutto questo periodo di convalescenza, il responsabile del reparto di Anestesia e rianimazione dottor Ernesto Pizzirani, che mi ha assistito al meglio. Ringrazio anche la struttura ospedaliera, guidata dal direttore generale dottor Francesco Benazzi. E un grazie particolare voglio rivolgerlo Centro trasfusionale, che si è prodigato per le donazioni di sangue indispensabili per le trasfusioni che mi sono state fatte». Gambarotto ricorda anche «le tante manifestazioni di stima e solidarietà che mi sono giunte dai colleghi di Banca Padovana e di Cassa di Risparmio del Veneto, dove ho lavorato a lungo; dagli esponenti della Federazione Veneta delle Bcc, di Federcasse e del Credito Cooperativo; da molte autorità e soprattutto da tantissima gente comune, che ha voluto starmi vicina in questo delicato momento».

Morpurgo ha sottolineato che l’intervento cui è stato sottoposto Gambarotto «è stato lungo e complesso perché il paziente è giunto in stato di grave choc emorragico. La buona sorte, per fortuna, ha voluto che siano stati solo sfiorati dal proiettile il cuore, l'aorta e la vena cava, organi vitali. Noi ce l'abbiamo messa tutta, come del resto facciamo per ognuno degli oltre 1.800 interventi che seguiamo ogni anno a Chirurgia».

«È una bellissima notizia che aspettavamo con ansia», commenta il presidente della Bcc Ruggero Agostini. «Sono stato a trovarlo in ospedale nei giorni scorsi e ho potuto constatare di persona i notevoli miglioramenti. Adesso lo aspettiamo tutti presto in Banca».

24 marzo 2013

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La gravità delle accuse dipende dalle ferite inferte
Il pm prepara la richiesta di rinvio a giudizio per Franceschi e dispone una perizia per stabilire dall’esame delle lesioni di Gambarotto se c’era volontà omicida

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.6942571

CAMPODARSEGO. Chiuse le indagini a carico di Luciano Franceschi, il pubblico ministero Marco Peraro chiede il processo nei suoi confronti per tentato omicidio premeditato e porto abusivo di armi. La mattina dell’11 febbraio scorso, si presentò nell’ufficio del direttore generale della Bcc Padovana per rinegoziare il suo fido. Richiesta impraticabile per il direttore Pier Luigi Gambarotto: allora lui impugnò una pistola calibrò 7.65 e sparò due colpi durante una colluttazione. Il direttore aveva reagito di fronte al tentativo del cliente di prenderlo in ostaggio. È stato incaricato il medico vicentino Andrea Galassi, anatomo patologo di eseguire una perizia medico legale su Gambarotto. Indagine mirata ad evidenziare la natura, l’entità e le cause delle lesioni patite. L’eventuale incapacità ad attendere alle normali occupazioni e per quanto tempo. Inoltre dovrà stabilire se il dirigente è mai stato in pericolo di vita e se quelle lesioni potevano cagionargli la morte.

Pochi giorni dopo il suo arresto Franceschi ha lasciato il carcere padovano per quello trevigiano. È bastato poco infatti a farlo diventare un capopolo, un carismatico e autorevole “compagno” seguito e considerato dai colleghi detenuti sia italiani (una minoranza) che stranieri (la stragrande maggioranza). È nel capoluogo trevigiano che Luciano viene colpito da un attacco di angina pectoris e ricoverato in ospedale. Tornato in cella, la sua protesta si manifesta con il rifiuto ad assumere farmaci, suscitando la stima degli altri detenuti. Il 20 febbraio il venetista Franceschi ha spedito una lettera aperta al mattino di Padova indirizzata a Luigi Gambarotto. «Egregio Pier Luigi, spero accetti le mie scuse per i malanni che le ho causato», ha scritto. «Voglio che sappia che nutro verso di lei gli stessi sentimenti, le medesime emozioni che provo per i miei amici che si sono suicidati. Possano le sue sofferenze fermare questa infausta situazione. Sono sicuro che si rimetterà presto e, a quel punto, le si porrà questo dilemma: mi ha sparato un pazzo, fallito e disperato? Oppure un feroce, spietato criminale di guerra, lucido e malvagio?» È di pochi giorni fa l’appello di Daniele Quaglia, presidente della Life (Liberi imprenditori federalisti europei) di Treviso e presidente del “Parlamento Veneto: «Franceschi si sta lasciando morire». (c.bel.)

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Sparò al bancario, in carcere fa il capopolo venetista: trasferito

Franceschi da Padova a Treviso perché stava facendo proseliti soprattutto fra i detenuti stranieri per il suo verbo indipendentista


http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.6905679

BORGORICCO. È bastato qualche giorno di detenzione nella cella numero 4 dell’”hotel 5 stelle” in via Due Palazzi 25/a – come lui stesso aveva scritto al Mattino di Padova il 20 febbraio scorso – e Luciano Franceschi era già un leader, un capopopolo, un carismatico e autorevole “compagno” seguito e considerato dai colleghi detenuti sia italiani (una minoranza) che stranieri (la stragrande maggioranza). Ecco perché il commerciante di Borgoricco è stato trasferito nel carcere di Treviso. La situazione nella struttura penitenziaria padovana – la casa circondariale dove si trovano i detenuti in attesa di giudizio o ancora sotto inchiesta - è al limite, con problemi di sovraffollamento che rendono le condizioni di vita insopportabili o quasi. Per accendere la “miccia” di una rivolta o di una protesta, basta un niente: la presenza di un personaggio come Franceschi – il cinquantatreenne finito dietro le sbarre per sequestro di persona e tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione nei confronti del direttore della sua Banca Padovana di Credito Cooperativo di Campodarsego – non era una garanzia di tranquillità. Tutt’altro.

Nonostante sia un indipendentista amico di Bepin Segato (il defunto esponente dei Serenissimi saliti sul campanile di San Marco a Venezia) e i pensieri “patrioti (è una sua definizione) siano sempre rivolti al Veneto, terra natale, la sua capacità di parlare al cuore degli altri detenuti anche extracomunitari è stata sorprendente. Ed è stata ritenuta “pericolosa”.

A fine febbraio il fratello Enzo Franceschi, al quale Luciano aveva chiesto dei libri di Segato per farli studiare ai compagni, ha raccontato: «Mi ha detto di aver trovato in carcere un ambiente accogliente e la solidarietà delle persone con le quali vive. Sono in 9 in una cella 4x4, hanno un bagno e una doccia e devono fare i turni. Se usa il bagno, deve prendere il numerino. Per i pasti si sono organizzati, perché fra i 9 in attesa di giudizio vi sono due cuochi professionisti. Fanno cassa comune acquistando nel negozio del carcere, ognuno mette 25 euro la settimana».

A fine febbraio Franceschi arriva nel carcere Santa Bona di Treviso. E anche qui, con la sua personalità e la comunicativa, miete sentimenti di amicizia e di solidarietà che preoccupano e non escludono altri “traslochi” visto che non c’è struttura penitenziaria dove le condizioni di detenzione siano accettabili. È nel capoluogo trevigiano che Luciano viene colpito da un attacco di angina pectoris e ricoverato in ospedale. Tornato in cella, la sua protesta si manifesta con il rifiuto ad assumere farmaci, suscitando la stima degli altri detenuti.

Intanto si avvia verso la chiusura l’inchiesta del pubblico ministero padovano Marco Peraro a carico di Franceschi che, la mattina dell’11 febbraio scorso, si presentò nell’ufficio del direttore generale per rinegoziare il suo fido. Richiesta impraticabile per il direttore Pier Luigi Gambarotto: allora lui impugnò una pistola calibrò 7.65 e sparò due colpi durante una colluttazione. Il direttore aveva reagito di fronte al tentativo del cliente di prenderlo in ostaggio.

18 aprile 2013

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Fissata la data del processo Franceschi sta molto male
http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.7457751

BORGORICCO. È stato fissato per il 25 settembre il processo a carico di Luciano Franceschi, imputato di tentato omicidio nei confronti del direttore generale della Banca Padovana di Credito cooperativo Pier Luigi Gambarotto. Franceschi, in gennaio, gli sparò due colpi di pistola all’addome riducendolo in fin di vita: era andato nell’ufficio del dirigente per rinegoziare il prestito. A chiedere il rinvio a giudizio dell’indipendentista veneto e commerciante di formaggi di Borgoricco è stato il pubblico ministero Marco Peraro, ma solo l’altro giorno è stata fissata la data della prima udienza. Franceschi rimane detenuto nel carcere Santa Bona di Treviso, dove lunedì è andato a trovarlo il figlio assieme allo zio Enzo Franceschi, fratello del detenuto. «Me lo hanno portato a colloquio in carrozzina, non riusciva a camminare ed era dolorante» afferma Enzo Franceschi «era anche molto giù di morale. Ha detto di essere in una situazione che lui ritiene molto precaria perché è in isolamento, dispone in cella solo di una branda e una turca. Ha detto al figlio di riferire agli amici di scrivergli una cartolina di solidarietà». Luciano Franceschi non riconosce nemmeno l’avvocato d’ufficio e intende difendersi da solo.

Giusy Andreoli

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Al detenuto è negata la bandiera di San Marco
http://www.lindipendenza.com/franceschi ... marco-life

daniele quaglia 14 Agosto 2013 at 12:10 am #
avrei l’intenzione di stampare qualche migliaia di cartoline postali con la bandiera di San Marco e inviarle tutte in carcere a Santa Bona. Sarebbe molto più semplice se ognuno, nel suo piccolo, facesse la sua parte

Luciano Franceschi, detenuto in attesa di giudizio per tentato omicidio nei confronti del direttore di banca di Camposanpiero (vedi notizia) mi ha chiesto se era possibile avere una bandiera di San Marco. Ce n’era una in ufficio LIFE da cm. 30×90 in tessuto marino che avevo procurato una decina di anni fa e gliel’ho spedita tramite posta.

Questa mattina, 13 agosto 2013, ricevo una lettera da Luciano nella quale, fra l’altro mi dice: …..“Coando i te consegna a posta, el colonizzatore la vèrse davanti de ti, i me ga secuestrà a bandiera. El talian xe sta fortunà che iero sarà drio al blindo. Go avuo un momento de odio…” La bandiera gli è stata sequestrata e non ci è dato sapere il motivo del provvedimento.

In Italia può succedere anche che ad un Veneto, detenuto, possa essergli negato il diritto di ricevere e appendere al muro della sua cella, la bandiera che identifica il suo popolo di appartenenza, la bandiera nazionale del popolo veneto. Magari a tutti gli altri detenuti, marocchini, albanesi, rumeni, africani, cinesi… è consentito ricevere e poter tenere la propria bandiera ma ad un veneto, questo proprio no!

Dopo gli episodi di disprezzo verso la bandiera di San Marco avvenuti in piazza San Marco, il 12 maggio 1997 ad opera di un agente delle forze speciali che hanno catturato i “Serenissimi” e di un carabiniere che ha strappato dal palo da cui sventolava a San Donà di Piave in casa di Luigi Baesse (1966) , presidiata da LIFE contro il pignoramento, questo è, a distanza di anni, il terzo grave episodio di intolleranza da parte di chi dovrebbe garantire i diritti anche dei più deboli.

Uno Stato che non è più in grado di garantire i diritti minimi è uno Stato ridotto ai minimi termini, al crepuscolo.

I Veneti sono i più vessati, i più sfruttati ed i più discriminati da questo Stato, alla faccia del Ministri Kyenge. Spetta solo a noi veneti, ripristinare il nostro diritto all’autodeterminazione scrollandoci di dosso l’insostenibile giogo italiota, costi quel che costi.

*Daniele Quaglia – L.I.F.E. Veneto

Re: El caxo de Françeski Luciano

MessaggioInviato: sab feb 15, 2014 11:40 am
da Berto
Fiaccolata contro l'odio generato dalle istituzioni italiane contro i Veneti.

Dopo il fatto di sangue di Campodarsego che ha visto uno contro l'altro due fratelli Veneti (Franceschi e Gambarotto) è necessario spezzare questa spirale di odio. In allegato inviamo un appello a tutti i Veneti perchè siano presenti alla fiaccolata in programma per venerdì 15 marzo a Borgoricco (PD) e perchè sottoscrivano gli obiettivi.

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... lNV1E/edit


Mi sotoscrivo e ghe sarò!

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Fiaccolata venetista a Borgoricco: corteo per Luciano Franceschi
http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.6709692

BORGORICCO. Erano una sessantina ieri sera alla “Fiacoeada del cuor pà fermar l’odio” organizzata da Life e Autogoverno del Popolo Veneto. Una manifestazione che, nelle intenzioni, voleva esprimere «solidarietà alle famiglie delle vittime dei suicidi ma anche a quella di Luciano Franceschi e di Pier Luigi Gambarotto ed esternare un sentimento per le persone che in questo momento si trovano in condizione esasperata di suicidio civile».

Fra i presenti Albert Gardin, presidente dell’Autogoverno, Fabio Padovan, capo emerito della Life, Daniele Quaglia, presidente del Parlamento veneto, Lucio Chiavegato, presidente di Veneto Stato. Mancavano loro, le famiglie delle vittime. E non c’erano nemmeno i Serenissimi, che hanno declinato l’invito ad aprire il corteo, mentre l’”associazione culturale Bepin Segato” si è detta «estranea a questo evento che utilizza indebitamente il nome dei Serenissimi per tentare di coinvolgere onesti patrioti. Come aveva preso le distanze il compianto Bepin Segato in maniera decisa da ogni forma di giustificazione alla violenza verso le persone così oggi ribadiamo la nostra netta contrarietà a simili manifestazioni» scrive Giorgio Roncolato. «Sono stati 45 i possessori di partita Iva che dal novembre 2011 si sono suicidati in Veneto», ha detto Gardin, facendo distribuire 45 fogli con i nomi delle vittime e depositando 45 lumini lungo tutto il tragitto dalla chiesa di Borgoricco lungo viale Europa, via Desman e via Roma sostando sotto l’abitazione di Franceschi. «Vogliamo far capire a chi è disperato che c’è una grande forza veneta che non si arrende e che lotta, che non cede, lavora e sostiene l’economia», ha spiegato Padovan. «L’invito è di non cedere, l’obiettivo è quello di rendersi indipendenti dallo schiavismo italiano, di tornare a esser protagonisti nell’economia e nella competizione mondiale».

«Franceschi è un buono non un killer» ha aggiunto Quaglia. «Gli credo quando dice che non è andato in banca per uccidere. Voleva sollevare una questione, rivendicare l’identità veneta e per essere credibile ha usato la pistola. Capisco la sua esasperazione». Resta il fatto che è entrato in banca armato.

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Sol peto ognun el portava on fojo bianco col nome e la data de morte de tuti li 45 suiçidi veneti ke da poco pì de n'ano a sta parte li se ga copà.

I serenissimi declinano l’invito alla manifestazione
http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.6662551

BORGORICCO. No dei Serenissimi alla fiaccolata proposta dalle sezioni della Life e dall’Autogoverno del Popolo Veneto per venerdì 15 marzo come atto di solidarietà a Luciano Franceschi, a Pier Luigi Gambarotto e alle vittime di suicidi e quale grimaldello per “spezzare la spirale di odio che il malgoverno dello Stato Italiano ha immesso nella pacifica società veneta perseguitandola con Guardia di finanza, Uffici Entrate, Equitalia, usura bancaria e altri istituti che torturano chi intende vivere del proprio onesto lavoro nella Venezia”. «La manifestazione non è stata concordata» fa sapere il serenissimo Flavio Contin, che si è consultato con gli altri del sodalizio «e poi ha un marchio ben preciso, è di parte e non ci interessa. Noi comunque avremmo preferito magari una raccolta di denaro da dare alle vittime». Per quanto riguarda Luciano Franceschi, lo sparatore, oggi a Venezia ci sarà l’udienza di riesame della misura cautelare, chiesta dallo stesso arrestato, che non riconosce l’avvocato d’ufficio Giovanni Lamonica in quanto “italiano”. Ma Franceschi non sarà presente, forse per motivi di salute. Ci sarà solo Lamonica. Enzo Franceschi mercoledì sera non ha potuto incontrare il fratello ricoverato all’ospedale di Treviso perché gli mancava un permesso.(g.a.)


Mi a ghe so' ndà come ke pal pasà a so' ndà a sostegner łi Serenisimi co łi jera en prexon e sotoproçeso!
No se xbandona li fradeli veneti en defecoltà o ke li ga bexogno.

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Re: El caxo de Françeski Luciano

MessaggioInviato: sab feb 15, 2014 12:16 pm
da Berto
Banke robarie e depredasion taleghe
viewtopic.php?f=165&t=224

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... RFSTA/edit


Padova/ Si suicida per i debiti. Ma era un errore delle banche: era in credito

http://affaritaliani.libero.it/cronache ... 20313.html
Era convinto di avere un debito gigantesco con le banche. Per questo un imprenditore della provincia di Padova ha deciso di farla finita e si è suicidato. Ma in realtà i suoi debiti erano tutti estinti. Anzi, era proprio lui a essere in credito. I due istituti finanziari che gli stavano alle costole gli avrebbero dovuto una cifra oltre pari a oltre 600 mila euro. "E' stato strozzato da interessi gonfiati e spese non pattuite. Lo tenevano sotto il loro giogo, peggio degli usurai". La famiglia dell'uomo ha chiesto un risarcimento di quasi quattro milioni.

Il credito vantato da una delle due banche ammonterebbe, secondo quanto riferito dall'associazione, "a ben 270.627 euro, dei quali 99mila circa di usura e 172mila di anatocismo bancario (il calcolo degli interessi sugli interessi, ndr). 407.060,98 euro il credito per il secondo istituto di credito, di cui 271 mila circa di anatocismo e 136 mila di usura".

Insomma, "il povero imprenditore già dal 2002-2003, senza saperlo si era messo in pareggio con i propri debiti, e soltanto per effetto di interessi gonfiati, doppi interessi e composti, conditi con commissioni e spese non pattuite, né autorizzate e ingiustificate, le banche lo tenevano sotto il "giogo" dello strozzinaggio, superando di gran lunga il tasso di interesse "soglia" oltre il quale si commette l'odioso illecito di usura, soglia che oggi è circa il 18%", dichiara Belluco sempre al Gazzettino. La vicenda ora sbarcherà al tribunale di Padova. La famiglia dell'imprenditore ha chiesto un ristoro complessivo di 3 milioni e 768.676 euro.


Ai veneti le banke le ghe nega prestiti e fidi ke li se copa, a staltri anvençe ... :

Salta il Pd se si viene a conoscenza dei mutui concessi da MPS
http://www.lindipendenza.com/pd-mutui-mps

L’affaire Mps continua a tenere banco, nonostante la tendenza dei giornali a nascondere le responsabilità Pd nella vicenda. Ma qualche indiscrezione bomba continua a uscire, come riporta Dagospia evidenziando le frasi choc di un dirigente Pd campano.
L’intreccio tra Monte dei Paschi di Siena e il Pd è sotto gli occhi di chiunque riesca a leggere l’elenco degli affidamenti in sofferenza, dei mutui non rimborsati. Ce ne sono centinaia destinati a dirigenti e quadri di partito, senza garanzie. È li che si annida lo scandalo. Se viene fuori quell’elenco, salta tutto



Chiunque di noi Pds-Ds-Pd (ma non solo) avesse responsabilità amministrative, negli enti locali o nelle partecipate, dove ci sono voragini vere e proprie, sapeva di potersi rivolgere a Mps per le questioni più spinose. Esempio: c’era una azienda di un comune in crisi? I sindacati facevano casino e i lavoratori rischiavano il posto? Mps concedeva un finanziamento e la situazione si calmava. In campagna elettorale si dovevano effettuare 300-400 assunzioni in una partecipata? Mps concedeva il mutuo e il consenso lievitava. Ovviamente, la maggior parte di questi crediti non verranno mai incassati per assenza o inadeguatezza di garanzie. Quanti? Sarebbe interessante saperlo con precisione. Lo sanno tutti. Se spunta fuori l’elenco, è la fine..

Una banca sbranata (e prosciugata) dal Pd…

FONTE ORIGINALE: http://www.ilfazioso.com

http://www.ilfazioso.com/se-viene-fuori ... salta.html
http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... o-52942092
http://www.ilgiornale.it/news/interni/m ... 86533.html

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Bufera sulla Banca di Cividale, arrestato l'ex direttore Di Bernardo
Indagati il presidente dell'Istituto Pelizzo e il manager Cibin


http://messaggeroveneto.gelocal.it/cron ... -1.6893595 16 aprile 2013

L’arresto, con concessione degli arresti domiciliari, è stato disposto dal gip nell’ambito di un’inchiesta della Procura che contesta al manager condotte relative al reato di estorsione. Sono in corso perquisizioni ad opera del Nucleo di Polizia Tributaria di Udine nei confronti di altri dirigenti dell’istituto di credito (sempre indagati per reato di estorsione) anch’essi coinvolti in anomale concessioni di consistenti finanziamenti e affidamenti bancari
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«Tassi di usura ai clienti»
Due direttori di banca a processo
Rinviati a giudizio Giorgio Lazzarini e Claudio Berti della Cariveneto di Adria
16 aprile 2013
http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 1960.shtml

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Banche, 15 milioni di risparmiatori non si fidano del conto corrente

http://www.lindipendenza.com/banche-con ... enti-basta

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Anatocismo: banca condannata a risarcire 365.000 euro
http://www.lindipendenza.com/anatocismo ... 5-000-euro

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Grande svolta in ambito di anatocismo bancario: il Tribunale di Treviso (sezione di Montebelluna, Giudice Susanna Menegazzi) con la sentenza n. 1101/13 del 10/6/13 ha condannato Banca Intesa a restituire a Doggy srl, assistita dall’avv. Fabiani di Como, la somma di € 365.068,34, oltre interessi e spese, per rimborso di interessi composti addebitati in conto dal 1980 al 2005. Un Tribunale ha così dichiarato illegittima la capitalizzazione degli interessi anche praticata dopo il giugno 2000.

Di fatto, subito dopo le sentenze del ’99 con le quali la Cassazione ha dichiarato la illegittimità della pratica bancaria della capitalizzazione degli interessi perché fonte di produzione di interessi anatocistici (interessi su interessi), il legislatore ha ben pensato di soccorrere le banche, preoccupate dal temuto fiorire di richieste di rimborso, emanando la Delibera CICR 9/2/2000 con la quale, alla sola condizione di parità di trattamento di capitalizzazione tra interessi debitori e creditori, ha di fatto rilegittimato per legge la produzione degli interessi composti a favore delle banche e a sfavore dei correntisti. Per effetto di tale norma questi ultimi potevano dunque fino ad oggi richiedere il rimborso degli interessi anatocistici addebitati solo fino al giugno 2000, e non oltre.

La sentenza di Treviso, emessa dal Giudice Susanna Menegazzi, fa seguito ad altri recenti precedenti e consolida un nuovo orientamento che si sta affermando sempre più diffusamente (Trib. Mondovì, sentenza del 17/02/2009; Trib. Venezia, sentenza del 22/01/2007; Trib. Torino, sentenza del 05/10/2007; Trib. Padova, sentenza del 27/04/2008), dichiarando la inefficacia e inapplicabilità del disposto della Delibera CICR ai contratti che erano già in corso al momento della sua entrata in vigore. Il Tribunale ha infatti accettato la tesi difensiva secondo la quale una clausola nulla per violazione di legge, quella appunto che prevede la capitalizzazione degli interessi, non può essere sanata unilateralmente ma, con la entrata in vigore della Delibera CICR, necessita di una nuova pattuizione che in questo come in molti altri casi non è avvenuta.

A nulla rileva che le banche si siano adeguate alle disposizioni della Delibera CICR e abbiano dato prova dell’adeguamento mediante la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e la comunicazione per iscritto al correntista. Recita infatti la sentenza del Tribunale del Foro Trevigiano – Sezione di Montebelluna: “Ma se anche la banca avesse applicato la periodica capitalizzazione degli interessi debitori e creditori con identica periodicità e nel rispetto della Delibera CICR quanto a pubblicazione e comunicazione al cliente, tuttavia per rendere legittima la capitalizzazione occorrerebbe una pattuizione perché non può parlarsi di modifica “in melius” (ulteriore condizione posta dalla Delibera CICR) rispetto ad una clausola in precedenza nulla”.

Anche il non lontano Foro Friulano di Pordenone afferma in numerose pronunce la non applicabilità della Delibera CICR 9/2/2000 e la necessità di un accordo contrattuale che preveda la periodicità di capitalizzazione al fine di considerare la stessa legittima per gli anni successivi al 2000. “Questo nuovo orientamento della giurisprudenza, afferma l’avv. Fabiani, è di grande importanza pratica perché consente a tutti i correntisti titolari di un rapporto di conto corrente acceso prima del giugno 2000 di ottenere non solo il rimborso degli interessi anatocistici addebitati fino ad oggi, ma anche la eliminazione dal contratto della onerosa clausola di capitalizzazione”.

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Re: El caxo de Françeski Luciano

MessaggioInviato: sab feb 15, 2014 12:45 pm
da Berto
Crisi, un suicidio ogni due giorni. Raddoppiati quelli che lo tentano

http://www.lindipendenza.com/crisi-un-s ... lo-tentano


Un suicidio ogni 2 giorni e mezzo. Nell’anno 2013 sono state complessivamente 149 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche, rispetto agli 89 casi registrati nel 2012 di cui il 40% nel solo ultimo quadrimestre.
Sono questi gli ultimi dati resi noti da Link Lab, il Laboratorio di ricerca socio-economica dell’Universita’ degli Studi Link Campus University, che da oltre due anni studia il fenomeno e che adesso pubblica i dati complessivi di un’attivita’ di monitoraggio avviata nel 2012.

Circa un suicida su due (45,6%) e’ imprenditore (68 i casi nel 2013, 49 nel 2012) ma, rispetto al 2012, cresce il numero delle vittime tra i disoccupati: sono 58, infatti, i suicidi tra i senza lavoro, numero che risulta piu’ che raddoppiato rispetto al 2012 quando gli episodi registrati furono 28.
Dopo i mesi estivi, il numero dei suicidi per ragioni economiche e’ tornato a salire vertiginosamente a settembre, con 13 episodi registrati; ottobre ha contato 16 vittime, novembre ha registrato 12 casi mentre nell’ultimo mese dell’anno in cui le vittime sono state ben 18. In 19 casi si e’ arrivati al gesto estremo per stipendi non percepiti.
Il fenomeno non conosce differenze geografiche: al Sud come al Nord.

Nel 2012 il numero piu’ elevato dei suicidi per motivi economici si registrava nelle regioni del Nord-Est (27 casi con un’incidenza percentuale pari al 30,3%), un’area geografica a maggior frequenza di suicidio tra gli imprenditori a causa della maggiore densita’ industriale. L’analisi complessiva dell’anno 2013 sottolinea come il fenomeno sia andato uniformandosi a livello territoriale interessando con la stessa forza tutte le aree geografiche.
Persino nel Mezzogiorno dove il tasso dei suicidi per crisi economica e’ sempre stato storicamente piu’ basso rispetto alla media nazionale, vi e’ stato un allarmante aumento del numero dei suicidi: 13 i casi complessivi dell’anno 2012 a fronte dei 29 del 2013.

Nel 2013 il numero piu’ elevato di suicidi per ragioni economiche si e’ registrato nel Nord-Ovest che vede triplicato il numero delle vittime che passa da 12 dell’anno 2012 a 35 nel 2013. A seguire le regioni centrali con 33 casi (22,1%) a fronte dei 23 del 2012 (25,8%) e il Nord-Est con 32 (21,5%), dato quest’ultimo in linea con quanto registrato nel 2012 quando gli episodi sono stati 27. Sono invece 19 i casi di suicidio registrati nelle Isole (14 nel 2012).

La crisi interessa strati sempre piu’ ampi della popolazione. Nel 2013, cosi’ come nel 2012, la crisi economica, intesa come mancanza di denaro o come situazione debitoria insanabile, rappresenta la motivazione principale del tragico gesto, all’origine dei 108 suicidi (72,5%) nel 2013, a fronte dei 44 del 2012. La perdita del posto di lavoro continua a rappresentare la seconda causa di suicidio: 26 gli episodi registrati, in lieve aumento rispetto al 2012 quando i casi sono stati 25. Ad incidere inoltre sul tragico epilogo, i debiti verso l’erario: 13 le persone che nel 2013 si son tolte la vita a causa dell’impossibilita’ di saldare i propri debiti nei confronti dello Stato.

E i tentati suicidi? Quasi raddoppiato il numero rispetto al 2012. Preoccupante e significativo anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti 86 le persone che nel 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, tra cui 72 uomini e 14 donne, contro i 48 casi complessivi registrati nel 2012. Anche tra i tentativi di suicidio, a destare allarme e’ l’incremento registrato nelle regioni meridionali: si passa infatti dai 5 casi del 2012 a ben 25 tragici tentativi di porre fine alla propria vita rilevati nel 2013.

Anche nelle regioni insulari si passa a 15 casi dai 6 registrati nel 2012. L’aumento si registra anche nelle regioni del Centro Italia in cui nel 2013 si sono verificati ben 22 casi a fronte dei 13 rilevati nel 2012. A livello regionale il numero piu’ elevato di tentativi di suicidio nel 2013 si ha nel Lazio (12). Seguono Sicilia (11), Campania ed Emilia Romagna (10), Lombardia (7), Abruzzo e Toscana (6). I disoccupati che nel 2013 hanno tentato di togliersi la vita sono 50. Erano 20 nel 2012.

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Faccia a faccia in tribunale dopo gli spari in banca
Il direttore della Bcc racconta l’incontro e il ferimento da parte di Franceschi L’imputato: «Volevo fare un’azione dimostrativa, il colpo è partito per sbaglio»

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.8675464

CAMPODARSEGO. Versioni contrastanti di come si sono svolti i fatti quel drammatico 11 febbraio 2013 nella direzione generale della Bcc dell’Alta Padovana durante il processo che vede a giudizio Luciano Franceschi, l’indipendentista veneto accusato di tentato omicidio per aver fatto fuoco contro Pier Luigi Gambarotto, direttore dell’ex Cassa Rurale di Campodarsego. A fornirle, ieri, sono stati proprio i due diretti interessati nel loro prima faccia a faccia.

«La richiesta economica che mi aveva fatto Franceschi» ha detto in aula Gambarotto «era sproporzionata. Voleva un prestito di 399.000 euro con euribor all’1 per cento con modalità di rientro fino al 2023 e possibilità di sconfinamento fino al doppio dell’importo con tasso del 2 per cento. Finchè mi parlava non ero tranquillo, visto che teneva una mano dentro al suo marsupio. Gli ho detto che avrei dovuto aprire un’istruttoria in merito alle sue richieste. Lui mi ha detto, “io sarò rovinato, ma pure tu”.
Eravamo entrambi seduti e lui con un gesto fulmineo ha estratto la pistola e ha sparato. Mi sono messo d’istinto la mano sul cuore, la ferita era una fontana di sangue. Lui stava uscendo, ho provato a bloccarlo per disarmarlo e mi sono accasciato sopra di lui. Quindi ha sparato un secondo colpo, la pallottola si è conficcata vicino alla porta».
Quindi Franceschi ha reso l’esame (difeso dall’avvocato Edoardo Longo). Ha ricostruito la tragedia di un suo amico che pochi giorni prima dei fatti si era suicidato dopo che quello stesso istituto non gli aveva concesso un prestito. «Volevo fare un’azione dimostrativa, il colpo è partito in modo accidentale, quando Gambarotto mi ha fermato verso l’uscita dell’ufficio. Io volevo sparare in aria e richiamare l’attenzione di tutti». A questo punto il giudice ha voluto risentire Gambararotto, che ha riconfermato la sua versione. È stato sentito in aula il consulente balistico del pm, che ha riferito che è molto difficile ricostruire il percorso del proiettile che ha ferito il direttore. Ascoltati come testi altri dipendenti della Bcc, arrivati pochi attimi dopo lo sparo e alcuni medici che hanno soccorso Gambarotto. Il giudice ha chiesto al direttore - che ha raccontato in aula il suo calvario legato alla rianimazione e alla successiva lunga e dolorosa degenza - di riferire che danni permanenti abbia riportato: ha subito l’asportazione della cistifellea e ha perso la funzionalità del dito medio della mano, colpito dal proiettile.
L’udienza è stata rinviata al 18 marzo: sarà la volta del consulente della difesa (Luca Soldati di Milano) e, se non ci saranno altre richieste, della discussione e della sentenza. Anche ieri Franceschi ha ricusato il tribunale di Padova.

Re: El caxo de Françeski Luciano

MessaggioInviato: mar apr 22, 2014 9:47 pm
da Berto
Gnanca on veneto a ghe jera a darghe conforto, ke mexeria omana!


http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.9034290

Sparò al bancario, condannato a 16 anni
Pena più pesante rispetto alla richiesta del pm. Franceschi presente in aula con addosso la divisa delle guardie venete

di Cristina Genesin
CAMPODARSEGO. Sempre solo, con addosso una lustra divisa da guardia veneta. Intorno a lui agenti di polizia penitenziaria, carabinieri e poliziotti della Digos. Nessun sostenitore, né dentro né fuori del Palazzo di giustizia. Presente il figlio che ha regalato un sorriso triste al padre, prima del suo ennesimo e, stavolta, definitivo trasferimento in carcere. Perché in carcere ci starà parecchio: 16 anni e 15 giorni almeno. Ecco la condanna decisa ieri dal tribunale di Padova per Luciano Franceschi, 54 anni, il commerciante indipendentista veneto di Borgoricco che, la mattina dell’11 febbraio 2013, sparò contro il direttore generale della Banca di credito cooperativo (Bcc) dell’Alta Padovana, Pier Luigi Gambarotto, riducendolo in fin di vita. Fu un tentato omicidio premeditato secondo il collegio giudicante (presieduto da Nicoletta De Nardus, a latere Beatrice Bergamasco e Tecla Cesaro) che ha letto la sentenza con contestuale motivazione ieri alle 19.25, dopo quasi sette ore di camera di consiglio. Franceschi doveva pure rispondere di porto abusivo di una pistola calibro 7,65 e delle munizioni.
Più mite la richiesta di condanna del pm Marco Peraro (12 anni e mezzo) che aveva escluso l’aggravante della premeditazione. Inoltre il tribunale ha condannato l’imputato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’interdizione legale durante l’espiazione della pena; al pagamento delle spese processuali, delle spese legali alle parti civili (8 mila 500 euro), delle spese di mantenimento in custodia cautelare; infine al versamento di una provvisionale (anticipo del risarcimento) di 60 mila euro alla vittima (tutelato dall’avvocato Carlo Augenti) e di 15 mila alla banca (assistita dall’avvocato Umberto Pauro), mentre l’integrale quantificazione dei danni è stata rimessa al giudice civile.
L’avvocato Carlo Mursia ha svolto fino in fondo il suo compito di difensore nonostante la ricusazione dell’imputato, sostenendo la tesi che i colpi di pistola sarebbero stati esplosi accidentalmente durante una colluttazione.
Poi Franceschi ha preso la parola. Ha ringraziato il presidente De Nardus per averlo «fatto arrivare in aula in modo decoroso» (in mattinata aveva minacciato di presentarsi in mutande se gli fosse stata negata la “divisa” veneta); ha ricusato il tribunale e la corte d’appello oltre al terzo legale d’ufficio; ha ribadito di aver voluto compiere un gesto di protesta, insistendo sul “corpo a corpo” con il direttore e sull’esplosione del tutto accidentale dei colpi; ha accusato di essere stato rinchiuso per un periodo in una cella con due africani pazzi che lo avrebbero aggredito a sangue.

Infine ha concluso: «La sentenza l’avete già scritta... Io me ne starò in cella in attesa della pasqua veneta che, per me, è la liberazione... Mi verranno a liberare quelli di San Marco».
12 aprile 2014


«Voleva uccidere», sedici anni di carcere al venetista Franceschi

http://www.ilgazzettino.it/PAY/PADOVA_P ... 8461.shtml

Sedici anni e quindici giorni di reclusione. É la condanna inflitta, ieri in primo grado, al venetista Luciano Franceschi. L'indipendentista che l'11 febbraio dell'anno scorso scaricò due colpi di pistola contro Pierluigi Gambarotto, il direttore della banca Credito Cooperativo Alta Padovana. Inoltre il giudice Nicoletta De Nardus ha condannato Franceschi a risarcire con 60mila euro Gambarotto e con 15mila euro l'istituto di credito. Infine al venetista è stata confiscata tutta l'artiglieria già sequestrata e che prima del tentato omicidio era in suo possesso. Il pm Marco Peraro aveva chiesto dodici anni e sei mesi, ma il giudice ha contestato a Franceschi la premeditazione. Nella motivazione infatti è scritto "...Ha sparato a Gambarotto da vicino colpendolo al torace e sfiorando per soli 2 cm il cuore, condotta obiettivamente idonea a provocare la morte dello stesso...". Franceschi è anche sotto processo a Treviso per resistenza e oltraggio contro gli agenti penitenziari del carcere.

IL FATTO - Quel lunedì mattina dell'11 febbraio del 2013 Luciano Franceschi, il commerciante di Borgoricco, è entrato alla Bcc di Campodarsego con una pistola calibro 7.65 carica, ma sotto al giaccone aveva già pronti altri due caricatori. E poi aveva tre taniche di benzina e una valigia piena di vestiti ed effetti personali, ritrovati dai carabinieri all'interno della sua Fiat Panda posteggiata davanti all'istituto di credito. Franceschi, è stato bloccato da quattro dipendenti della filiale dopo avere ferito all'addome con due colpi a bruciapelo il direttore della banca Pierluigi Gambarotto. Quando i carabinieri sono arrivati lo hanno trovato con le braccia immobilizzate ma con la semiautomatica ancora in mano. Il maresciallo della stazione di Campodarsego è riuscito a disarmarlo. Franceschi, una volta condotto nella cella di sicurezza della caserma di Cittadella, ha dichiarato, da presidente del governo della Repubblica Veneta (si era auto proclamato nel lontano settembre del 2000) di non riconoscere la magistratura dello Stato italiano.

IL RETROSCENA - Franceschi si è presentato ieri in aula indossando la divisa da guardia padana. Aveva minacciato di entrare in tribunale in mutande, poi dopo una mirata mediazione del giudice De Nardus è arrivato vestito con un abito azzurro, con una sorta di gradi sulle spalle e delle mostrine al petto. Capello corto e barba lunga ma curata.

LE DICHIARAZIONI SPONTANEE - Appena il suo legale, l'avvocato Carlo Mursia, ha terminato l'arringa difensiva, Franceschi, l'indipendentista, ha voluto rilasciare alla corte alcune dichiarazioni spontanee. «Ricuso il mio avvocato che ringrazio, ma voglio difendermi da solo. Inoltre ricuso il collegio giudicante e invoco la competenza giuridica del Tribunale del popolo veneto». Quindi ha proseguito: «Mi sono presentato in banca come pubblico ufficiale e non volevo fare del male a nessuno. Ero andato per chiedere giustizia per il mio amico imprenditore Giancarlo Perin morto suicida». Poi Franceschi ha mostrato al giudice un giubbetto: «Questo lo indossavo la mattina dell'undici febbraio ed è sporco del mio sangue. Sono stato messo in cella con due africani pazzi, che mi hanno riempito di botte. Avevo un profondo taglio in testa».

La sua difesa incentrata sul popolo veneto e sulla sua innocenza, non è stata però ascoltata da nessun venetista. Franceschi è stato abbandonato dai suoi. Nessun indipendentista ha manifestato all'esterno del tribunale in suo favore. E nessuno è entrato in aula. Presente c'era solo il figlio, che durante la sentenza è rimasto seduto per poi accennare un veloce sguardo al padre mentre veniva portato via dagli agenti penitenziari.

Sabato 12 Aprile 2014


Scuxame Françeski par no esarghe stà, speravo ke ki te jera pì arente el ne enformase, anvençe gnente!
Saria vegnesto volentiera a darte on sorixo, pecà!


Me faso skifo

Re: El caxo de Françeski Luciano

MessaggioInviato: mar apr 22, 2014 10:09 pm
da Berto

Re: El caxo de Françeski Luciano - El martirio de on veneto

MessaggioInviato: mer apr 23, 2014 6:51 am
da Berto
Al nostro veneto Françeski 16 ani par el feremento de na parsona, al moro Kabobo 20 ani pa verghene copà 3 e ferie altre.


Kabobo, condanna a 20 anni
«Ma questa non è giustizia»
Sentenza con rito abbreviato e riconoscimento della seminfermità mentale.
La protesta dei familiari delle vittime del ghanese.

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http://milano.corriere.it/notizie/crona ... 97d6.shtml

Odio i bianki el ga dito Kabobo

La strada, in qualche modo, era segnata. Da una parte il «rito abbreviato» (processo in cui si evita il dibattimento) che assicura la riduzione di un terzo della pena. Dall’altra, il riconoscimento della semi-infermità mentale, in base alla perizia psichiatrica che è stata il documento chiave di questo processo e ha stabilito una forma di «schizofrenia paranoide».
Entro questi punti fermi, il giudice dell’udienza preliminare Manuela Scudieri ha condannato a 20 anni di carcere Adam Kabobo, ghanese, 32 anni, che all’alba dell’11 maggio 2013 uccise a picconate tre persone nelle strade del quartiere Niguarda.

La protesta dei familiari
È la pena massima. Ma è una pena «insufficiente» per uno dei familiari delle vittime, Andrea Masini, che quella mattina perse il padre Ermanno, 64 anni, aggredito alle spalle da Kabobo in un piccolo parco vicino alla sua abitazione. «In qualsiasi altro Paese, come negli Stati Uniti — attacca Andrea Masini — sarebbe stato condannato alla pena di morte o all’ergastolo. Non ce l’ho con il giudice, che era obbligato a pronunciare questa sentenza, ce l’ho con lo Stato italiano che fa entrare i clandestini e non li segue». Un tema sula quale ha molto insistito la Lega Nord, partito molto prolifico nel commentare la sentenza attraverso molti suoi esponenti. A partire dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, che su twitter ha scritto: «Per meritarsi l’ergastolo oggi non basta più neppure ammazzare a picconate tre persone innocenti»; seguito dal segretario del Carroccio, Matteo Salvini: «Che schifo. Io non mi arrendo e non perdo la speranza». Riccardo De Corato, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione, afferma: «Meritava di rimanere in galera a vita», mentre Viviana Beccalossi, assessore dello stesso partito, si dichiara «disponibile a pagare personalmente un biglietto aereo di solo andata per il Ghana al clandestino Adam Kabobo, che non deve gravare un giorno di più sulle casse del nostro Stato».
La perizia
Il giudice ha accolto la richiesta di condanna da parte del pm Isidoro Palma. Alla fine della pena, l’uomo dovrà essere trasferito in una casa di cura e custodia come misura di sicurezza, in quanto «socialmente pericoloso», per un periodo di tre anni che potrà anche essere prorogato. Secondo la perizia, la capacità di intendere di Kabobo al momento degli omicidi non era «totalmente assente» e la sua capacità di volere era sufficientemente «conservata». I difensori, Benedetto Ciccarone e Francesca Colasuonno, avevano chiesto l’assoluzione per totale incapacità di intendere. Ricorreranno in appello. I familiari delle vittime potrebbero invece aprire una causa civile contro il ministero dell’Interno per chiedere un risarcimento. Il giudice ha riconosciuto somme iniziali da 100 e 200 mila euro, ma Kabobo è nullatenente. L’azione legale potrebbe dunque avere come obiettivo lo Stato, perché l’Italia non ha mai costituito un fondo per l’indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti, violando una direttiva europea. Kabobo dovrà presto affrontare un nuovo processo, per due tentati omicidi. Si tratta delle aggressioni a due passanti che, quella mattina, riuscirono a salvarsi.

http://www.ilmattino.it/primopiano/este ... 5239.shtml

MILANO - Vent'anni di galera, più 6 di ospedale psichiatrico chiesti per Kabobo: è questa la richiesta del pm di Milano Isidoro Palma come condanna per il ghanese che lo scorso 11 maggio ha ucciso tre persone a colpi di piccone.

"RANCORE VERSO LA SOCIETA'" La pubblica accusa ha sottolineato che uno dei possibili moventi del triplice omicidio di Kabobo è stato «il rancore verso la società», poiché l'immigrato che si sentiva escluso.

Secondo il pm Kabobo avrebbe agito anche con una «finalità depredatoria» anche perchè dopo aver ucciso i passanti gli ha rubato i cellulari. Il ghanese, inoltre, avrebbe agito con «lucidità».

"ODIO I BIANCHI" Nel processo con rito abbreviato a porte chiuse il pm, da quanto si è saputo, nella sua requisitoria, si è richiamato principalmente alla perizia psichiatrica depositata lo scorso ottobre e firmata dallo psichiatra Ambrogio Pennati e dalla criminologa Isabella Merzagora, che aveva riconosciuto la seminfermità mentale ma aveva anche sottolineato che la capacità di intendere del ghanese non era «totalmente assente» e quella di volere era «sufficientemente conservata».

Il pm ha indicato in particolare tre elementi come moventi delle atroci aggressioni: il rancore verso la società da parte di Kabobo che nei colloqui con lo psichiatra parlava anche di un odio verso i «bianchi» dettato dalle voci che avrebbe sentito; una finalità depredatoria che si è manifestata nel rubare i cellulari alle vittime; l'esigenza da parte di Kabobo «di attirare su di sè l'attenzione» attraverso quegli omicidi, proprio perchè non si sentiva accettato dalla società.

Inoltre, secondo il pm, malgrado Kabobo soffra di una forma di schizofrenia, avrebbe agito con lucidità perchè ad esempio quando uno dei passanti che aveva cercato di aggredire si è riparato all'interno di un portone, il ghanese se ne è andato cercando altri obiettivi per le sue aggressioni. Tre passanti infatti quel giorno erano riusciti a salvarsi dalla sua follia.

Re: El caxo de Françeski Luciano - El martirio de on veneto

MessaggioInviato: mer apr 23, 2014 5:18 pm
da Berto
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Re: El caxo de Françeski Luciano - El martirio de on veneto

MessaggioInviato: ven apr 25, 2014 2:31 am
da Berto
A difarensa de Luciano Françeski, sto omo el ga tentà de coparase!

Coparse va ben ma pretendar justisia e defendarse da łe enjustisie o farse justisia no.

Fido bloccato dalla banca: tenta il suicidio

http://www.lindipendenza.com/fido-blocc ... l-suicidio

Quando ha saputo che la banca non gli rinnovava il fido, non ha retto: ha atteso che la famiglia fosse addormentata e ha tentato di farla finita. Se non fosse che la moglie, svegliatasi per bere un bicchiere d’acqua, l’ha trovato in tempo, ci sarebbe stato un nome in più nella lista degli imprenditori suicidatisi per problemi economici. Una storia, purtroppo, tipica ormai: un imprenditore che non viene pagato dai clienti, una banca che chiude i rubinetti, Equitalia che bussa alla porta, le bollette che si ammassano insolute.

«E’ cominciato tutto un anno e mezzo fa» racconta Marco, che ha un’impresa artigiana che lavora nel settore dell’edilizia, «con un grosso lavoro per un cliente, che però non mi ha saldato 50 mila euro. Io però mi ero esposto con la casa, che avevo appena acquistato e che stavo ristrutturando. Ma il direttore della banca mi tranquillizzava, diceva che mi avrebbe continuato a fare credito». Ma il direttore è stato trasferito e in banca hanno assunto un atteggiamento del tutto diverso. Ed è iniziata un’odissea per mantenere in piedi il mutuo e continuare a pagare almeno l’abitazione.

«Equitalia e le banche dimostrano con questa famiglia il modo tipico che hanno di comportarsi, affossando invece di sostenere gli imprenditori» interviene l’avvocato Federico Alati, che alcuni mesi fa ha organizzato ad Albignasego una serata sui metodi usati da Equitalia. E mette a disposizione la sua mail (federico.alati[at]gmail.com) in caso qualcuno offrisse un lavoro alla signora.

Fonte: il mattino di Padova

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BERNESCHI E IL CREDITO FACILE ALLA GENOVA BENE – BANCA CARIGE SEMBRAVA IN SALUTE SOLO PERCHE NASCONDEVA LE PERDITE SUI PRESTITI ‘’MALATI’’

http://bastacasta.altervista.org/p3581/ ... rvista.org

Più che una banca, un’impresa familiare con un dominus (Berneschi) che spadroneggiava e un Cda che non votava mai contro le sue decisioni – Bankitalia ha stroncato (con anni di ritardo) i bilanci abbelliti. E i crediti deteriorati sono passati da 3,2 a 4,2 miliardi in un solo anno…

Fabio Pavesi per “Il Sole 24 Ore“

Dura e inequivocabile, quasi una requisitoria. Il contenuto dei verbali della lunga ispezione di Banca d’Italia (5 mesi) sulla gestione di Carige non lascia spazio a dubbi. Troppe le lacune, le carenze, le insufficienze nella lunga gestione di Giovanni Berneschi, dominus incontrastato della banca ligure da molti lustri.

La Vigilanza chiede un forte segnale di discontinuità con il passato. Via il presidente Berneschi, via il presidente del collegio sindacale, un nuovo amministratore delegato forte e il Cda ampiamente rinnovato e arricchito di consiglieri indipendenti. Troppe le criticità della gestione Berneschi. Dall’erogazione di troppo credito facile, finito in sofferenza per la banca; alla dotazione patrimoniale sempre sottodimensionata, persino scarsa sensibilità sull’antiriciclaggio in particolare nella gestione della fiduciaria del gruppo e della filiale di Nizza.

Un cahier de doléances che chiede di voltare pagina. Del resto basti un numero: dopo la riclassificazione post-ispezione dei crediti le partite «anomale», cioè i crediti deteriorati, costituirebbero oggi il 17% degli impieghi totali. Quasi un quinto dei prestiti sarebbero di fatto “malati” e di dubbia esigibilità. Tra i nomi e i gruppi cui sarebbe stato concesso credito in modo disinvolto figurano alcuni bei nomi della Genova bene, come ha rivelato Il Secolo XIX che ha pubblicato stralci del verbale.

Da Enrico Preziosi, presidente del Genoa e di Giochi Prezioni a cui sarebbero stati concessi fidi «trascurando la realizzabilità» dei progetti; ad Alcide Rosina (Navigazione Italiana) sostenuto dalla banca «pur con apporti nulli di capitale del debitore». E poi c’è il Gruppo Gf della famiglia Orsero (azionisti della banca) che «avrebbero ricevuto trattamenti di favore». E poi ancora i finanziamenti «eccessivi» all’europarlamentare Vito Bonsignore; o a Giuseppe Rasero della società Marina Genova-Aeroporto dove secondo gli ispettori, la banca «avrebbe ignorato evidenti sintomi di degrado».

E qui per alcuni dei gruppi più o meno in difficoltà scatta l’aggravante del conflitto d’interessi dato che erano contemporaneamente debitori e azionisti di Carige. Insomma più che una banca, un’impresa familiare con un dominus (Berneschi) che spadroneggiava e un Cda che pur criticando a volte la gestione non votava mai contro le sue decisioni, come spiega il verbale di Bankitalia. Sembra un fulmine a ciel sereno e a guardare i conti dell’istituto non c’erano indizi della gravità della crisi.

Ma era un’illusione ottica. Per anni la banca ha sfornato profitti per 200 milioni l’anno dall’inizio della crisi in poi. Le prime perdite per pochi milioni solo nel 2012. Ma quei profitti erano più frutto di politiche contabili che di utili reali. C’è un dato che illumina l’anomalia nei bilanci della banca. Quei profitti erano così copiosi perchè Carige, tra tutte le grandi banche, non svalutava adeguatamente i crediti malati.
BANCA CARIGE

Tra il 2009 e il 2011, pur con il forte aumento dei prestiti, Carige ha svalutato cifre contenute: 99 milioni nel 2009; 114 milioni nel 2010; 118 nel 2011. Un’inezia. Tanto per capirci, una banca come UniCredit ha visto passare le perdite sui crediti da 3,5 miliardi del 2008 a 6,7 miliardi del 2010. Quasi un raddoppio.

Il segreto che teneva alti gli utili era che Carige copriva i crediti dubbi almeno a partire dal 2009 a tassi bassi, intorno al 46-47% del totale, quando la media delle banche italiane era sopra il 60%. Ora si scopre che i crediti deteriorati sono saliti a 4,2 miliardi, un miliardo tondo in più rispetto a fine 2012. Il tempo delle acrobazie contabili a Genova, come il tempo di Berneschi, sembra ormai finito.