Povertà e miseria nel Veneto, in Italia e in Europa

Re: Poartà/povartà e mexeria venete

Messaggioda Berto » mar mar 07, 2017 8:50 pm

Non trova lavoro e si getta sotto il treno: nell'auto aveva i suoi curricula
Lunedì 6 Marzo 2017

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 02045.html

ROVIGO - Tragedia in stazione a Rovigo. Alle 10,48 un uomo si è buttato sotto l'Eurostar diretto a Venezia, morendo sul colpo. La vittima è un uomo 41 anni, abitava a San Martino di Venezze: si è buttato sotto il treno, che a Rovigo non ferma e passa a una velocità di quasi 100 chilometri l'ora.
Ha aspettato l'arrivo del convoglio sulla banchina del binario 3 e appena l'ha visto avvicinarsi si è gettato contro l'Eurostar in arrivo sotto gli occhi sgomenti degli altri viaggiatori. All'interno della sua Golf nera parcheggiata nei pressi della stazione, gli agenti della Polfer hanno trovato diversi curriculum vitae. L'uomo, operaio disoccupato, era alla ricerca di un lavoro.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Poartà/povartà e mexeria venete

Messaggioda Berto » gio mar 09, 2017 8:00 pm

A 89 anni gli pignorano la casa ma trovano solo pane e due pomodori
Ottantanove anni, 534 euro di pensione, un capolavoro di dignità, eppure la casa di cura gli chiede di pagare le rette (circa 8 mila euro) per la lunga degenza del fratello morto di cancro. Sembra un...
07 marzo 2017

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... 1.14993048

Ottantanove anni, 534 euro di pensione, un capolavoro di dignità, eppure la casa di cura gli chiede di pagare le rette (circa 8 mila euro) per la lunga degenza del fratello morto di cancro. Sembra un incubo, invece per un nonno dell’Arcella è l’amara realtà. Qualche giorno fa all’uscio dell’anziano hanno bussato l’ufficiale giudiziario e la polizia per un pignoramento. Dentro hanno trovato un uomo al limite della povertà che, in cucina, aveva un tozzo di pane e due pomodori e, nell’angolo soggiorno, nemmeno la tv perché costa canone ed elettricità che non può permettersi. Tutto comincia alcuni anni fa quando l’anziano acconsente a fare da garante al fratello, titolare di una piccola ditta: il ricco di casa, quello che “ha fatto i soldi”. Invece la sventura è sempre dietro l’angolo, tanto che il fratello “fortunato” si ammala di tumore, il male raggiunge uno stadio irreversibile e, nel frattempo, l’azienda, quel piccolo gioiello d’affari, accumula difficoltà su difficoltà. È a questo punto che l’imprenditore pensa di chiedere aiuto a suo fratello: «le cose vanno proprio male», gli dice, «fammi da garante per la casa di cura, vedrai che poi tutto si sistema». Invece non si sistema proprio nulla. Anzi. Avanza uno strapiombo fatto di sofferenza - per la malattia - e di sconfitte - la chemio non funziona, la ditta finisce in rovina con lo spettro del fallimento che diventa realtà - e un epilogo ancora più doloroso: la morte.
È così che questo nonno alla sogna dei 90 anni archivia il funerale di suo fratello e torna alla sua vita di ristrettezze e privazioni. E, pur consapevole delle condizioni economiche di quel “garante”, continua con i suoi legali una battaglia tra aule di tribunale che si conclude con questo assurdo (e del tutto vano) pignoramento di un povero, che ha scandalizzato perfino gli agenti della polizia.
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Re: Poartà/povartà e mexeria venete

Messaggioda Berto » sab apr 22, 2017 6:43 am

"Vergognoso il bando del Comune di Nuoro per dare casa e lavoro ai migranti"
Il consigliere regionale Marcello Orrù attacca il Comune di Nuoro per aver indetto un bando per garantire alloggio e prospettive di lavoro ai migranti
Francesco Curridori - Gio, 20/04/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 88065.html

"La notizia del bando che il comune di Nuoro ha predisposto per garantire alloggio e prospettive di lavoro ai migranti è una vergogna e ancor più gravi e inaudite le parole spese per giustificare il bando.

L'obiettivo è quello di garantire non solo vitto e alloggio ma anche una prospettiva lavorativa ai migranti, secondo il Comune". Marcello Orrù, consigliere regionale della Sardegna e presidente del Movimento Cristiano Forza Popolare, attacca la giunta comunale guidata da Andrea Soddu per aver istiuito un bando per l'accoglienza dei migranti arrivati in Sardegna qualche giorno fa a bordo della nave Siem Pilot.

"Ma come? Migliaia di giovani nuorese costretti ad emigrare all'estero e il Comune, peraltro con gravi problemi di bilancio, che fa? Garantisce casa e lavoro ai migranti", dice Orrù che giudica il bando "un vero e proprio scempio, uno sputo in faccia ai tanti sardi, e nuoresi in particolare, disoccupati" e pertanto ne chiede il ritiro. "Occorre fermare questo vergognoso spreco di risorse pubbliche che va contro gli interessi dei nostri conterranei in difficoltà. Nuoro non merita scelte scellerate come questa", conclude il consigliere regionale.


Le bugie dei radicali, del Papa e di altri sui migranti regolari e sugli immigrati clandestini
viewtopic.php?f=194&t=2460

I falsi buoni che fanno del male
viewtopic.php?f=141&t=2574

Amare e aiutare chi ti fa del male non è un bene ma un male
viewtopic.php?f=141&t=2542

Diritti Umani Universali che non esistono
viewtopic.php?f=25&t=2584

Il falso lavoro è un furto legalizzato di stato, nuovo parassitismo
viewtopic.php?f=94&t=2525

Povertà, poartà/povartà e mexeria venete
viewtopic.php?f=161&t=2444
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Re: Poartà/povartà e mexeria venete

Messaggioda Berto » lun mag 01, 2017 11:13 am

La Festa del Primo Maggio dovrebbe essere soppressa.
Magdi Allam

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 8328463085

La Festa del Primo Maggio dovrebbe essere soppressa. Per sano realismo. Per decenza nei confronti degli italiani. Ufficialmente ci sono 3 milioni di disoccupati. Ma sono 7,5 milioni gli italiani poveri. Sono 4 milioni gli italiani che non hanno alcuna fonte di reddito. Il 40% dei giovani sono disoccupati o inoccupati. Soltanto nel 2016 oltre 100.000 italiani hanno definitivamente abbandonato l'Italia perché non sono riusciti a trovare un lavoro. Un terzo dei nostri pensionati sopravvive con meno di 500 euro al mese. Negli ultimi 7 anni sono fallite 100.000 imprese.

Non c'è nulla da festeggiare. La Festa del lavoro dovrebbe corrispondere alla crescita della produzione e del benessere. I Sindacati occultano il loro fallimento dandoci in pasto un mega-spettacolo che è il Palcoscenico del consumismo e dell'alienazione. Le decine di migliaia di giovani che si stordiscono tra il frastuono della musica più gettonata e i fumi dell'alcol sono gli stessi giovani che non hanno un lavoro dignitoso e non vedranno mai la pensione.

I Sindacati dovrebbero vergognarsi. Sono il Potere che non rende conto del proprio operato a nessuno. Questi Sindacati andrebbero sciolti. Smettetela di prendere in giro gli italiani.




Magdi Cristiano Allam - La denuncia è la droga più potente per fagocitare la rabbia e metabolizzare la frustrazione. Favorendo la denuncia il Potere impone agli italiani di tutto e di più.
(Il Giornale, 1 Maggio 2017)
https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 4178466500

Lo scandalo, vero, verosimile, presunto o falso della collusione tra le Ong e gli scafisti ci fa toccare con mano come la nostra Italia possa essere additata come la “Repubblica della denuncia”. Ormai in Italia tutti denunciano tutto. La denuncia è diventata lo sport preferito dopo il calcio.

I magistrati, formalmente indipendenti, denunciano il malaffare della politica intesa in senso lato. I magistrati, di chiara nomina politica, denunciano i loro colleghi non allineati. I partiti campano e ingrassano speculando sulla denuncia, a prescindere che siano di destra, di centro o di sinistra. Il Governo un po' governa e molto denuncia, immagina che per consolidare e perpetuare il potere è preferibile cimentarsi sul terreno della denuncia, prediligendo gli avversari che si sostanziano di denuncia. I mezzi di comunicazione di massa sono il “Tempio della denuncia”, dove solo esperti archeologi di quella che un tempo si chiamava la “notizia”, che consta di dati oggettivi e di fatti obiettivi, riescono a raccapezzarsi e orientarsi tra il vero e il falso.

I cittadini sopravvivono alle mille sofferenze quotidiane abbuffandosi di denuncia. Al punto che affiora un dubbio di per sé inquietante: gli italiani sono ancora capaci di intendere e di volere? Com’è possibile che ogni giorno i governi detentori del Potere promuovano l’auto-invasione da parte di migliaia di clandestini e gli italiani si limitano a denunciare la falsità della tesi ideologica della “accoglienza”, ma concretamente subiscono la più imponente operazione di sostituzione etnica della Storia contemporanea e non reagiscono?
Dobbiamo prendere atto che prima ancora della crisi dei valori, c'è una crisi della ragione. Abbiamo trasformato la nostra Italia in una “terra di nessuno”, finendo per essere percepita una “terra di conquista”. Siamo arrivati persino a odiare noi stessi, accordando agli stranieri ciò che non è consentito agli italiani.

Nel 2006 pubblicai il libro "Io amo l'Italia", che aveva come sottotitolo: "Ma gli italiani la amano?". Oggi la domanda, ancor più preoccupante, che rivolgerei è: "Ma gli italiani amano se stessi?". Com'è possibile che si destina un fiume ininterrotto di denaro per la “accoglienza” dei clandestini e per concedere la priorità agli immigrati residenti nell'accesso ai servizi sociali gratuiti, quando ci sono 7,5 milioni di italiani poveri? Com'è possibile che ci sia stato un colpo di stato finanziario nel 2011 che ha sospeso la democrazia sostanziale e che il Potere ignori spudoratamente l'esito del referendum sulla riforma costituzionale del 2016, e gli italiani subiscano tutto pur denunciando tutto?

La denuncia emerge come una necessità vitale per fagocitare la rabbia e metabolizzare la frustrazione. La verità è che solo grazie alla denuncia che il Potere riesce a imporre agli italiani di tutto e di più. La denuncia è la droga più potente e più letale. Liberiamocene, riscattiamo l'informazione corretta, riscopriamo la certezza di chi siamo, recuperiamo la cultura della proposta e della costruzione di un'alternativa al degrado che ci ha portato a negare la verità e a perdere il sano amor proprio.
magdicristianoallam@gmail.com
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Re: Poartà/povartà e mexeria venete

Messaggioda Berto » ven mag 19, 2017 5:12 pm

L'ultimo appello di Bagnasco: "L'Italia è un Paese affamato"

Il presidente Cei fa un bilancio del doppio mandato Nel 2016 la Chiesa ha distribuito 25 milioni di pasti
Serena Sartini - Ven, 19/05/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 99036.html

Roma - Dice di non amare i bilanci perché «la mia natura è timida e riservata», ma il cardinal Angelo Bagnasco, presidente uscente della Conferenza episcopale italiana, un bilancio dei suoi due mandati a capo della Cei (dieci anni e tre mesi) deve farlo: il nostro è un Paese affamato, dice, ma «la Chiesa è da sempre vicina alla gente, e quando diciamo una parola sulla loro vita, lo facciamo perché viviamo sul territorio e conosciamo i bisogni della nostra gente».

Il porporato, arcivescovo di Genova dal 2006 e presidente della Cei dal 2007, incontra i giornalisti a conclusione del suo secondo mandato, li ringrazia per il lavoro svolto in questo periodo («non sempre facile», dice), e guarda avanti, alla visita del Papa nella sua città, il 27 maggio, e al suo successore. «Il consiglio che do a chi verrà dopo di me? Uno solo: essere se stesso».

Tanti ricordi di questi dieci anni alla guida della chiesa italiana. Tempi tormentati, non sempre facili, e con una eredità difficile: arrivare dopo il cardinale Camillo Ruini, l'eminenza grigia dalla forte presenza politica nella vita del Paese.

«Sono molti i ricordi belli - dice Bagnasco - tra questi vorrei citare tutte le volte che un fratello mi ha dato una pacca sulla spalla, nel senso anche di uno sguardo o un sorriso, una parola di conforto e di speranza. Il ricordo più brutto? Sono tanti - sorride - ma citerei la tensione che in alcune situazioni si tagliava col coltello. Non voglio entrare nei dettagli, posso solo dire che erano di carattere sociale».

Ricorda, il cardinale Bagnasco, il giorno in cui Benedetto XVI annunciò le sue dimissioni. «Ero occasionalmente presente a quel concistoro - sottolinea - al quale sono tenuti a partecipare solo i cardinali residenti a Roma, ma mi trovavo nella Capitale e non potevo non andare. Nessuno di noi sapeva nulla. Quando il Papa ha pronunciato la formula in latino delle sue dimissioni, noi cardinali ci siamo guardati in faccia e tutti abbiamo pensato di non aver capito bene il latino. All'inizio abbiamo vissuto un momento di sconcerto, ma poi siamo tornati ad aggrapparci alla fede, la roccia fondante che è Gesù, e siamo entrati in un clima di fiducia e di preghiera fino al Conclave. Poi l'elezione di Francesco - prosegue l'arcivescovo di Genova - che ha suscitato simpatia, speranza e fiducia e ci siamo presto abituati allo stile dell'umanità del nuovo Papa».

E sulla situazione dell'Italia oggi, Bagnasco - che ha accompagnato i cambiamenti del Paese nell'ultimo decennio - dice: «L'Italia oggi è un Paese affamato. L'anno scorso la Chiesa italiana ha distribuito tra i 20 e i 25 milioni di pasti. E solo a Genova, la mia diocesi, abbiamo distribuito quasi 600mila pasti su 580mila abitanti. Potremmo avere tanti difetti, ma la Chiesa ha una storia lunghissima e innegabile di vicinanza alla gente». Altro tassello su cui Bagnasco ha puntato è la scuola paritaria: «A fronte di un miliardo di euro che arriva ogni anno dall'8 per mille, la Chiesa restituisce allo Stato, solo con le scuole cattoliche 7 miliardi di euro» (???).

Bagnasco, 74 anni, prima vescovo di Pesaro e poi ordinario militare per l'Italia, fu nominato da Benedetto XVI nel 2007, nel pieno della polemica tra i vescovi e il governo Prodi sui Dico, il primo progetto per legalizzare le unioni civili. Durante il suo mandato ha affrontato le polemiche su numerosi temi: il dibattito sul testamento biologico (dal caso di Eluana Englaro fino a quello di Dj Fabo), il family day. Sul fronte più interno, ha dovuto prendere in mano la richiesta di Francesco di riorganizzare e snellire il numero delle diocesi. Progetto non ancora concluso.

Lunedì Bagnasco aprirà la sua ultima assemblea, che si concluderà con la nomina del nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana. Ultima curiosità: appassionato di calcio, Bagnasco non ha mai rivelato per quale squadra tifasse. Ma mercoledì sera, in occasione della finale di Coppa Italia tra Lazio e Juventus, ha più volte chiesto ai suoi collaboratori di aggiornarlo sul risultato.
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Re: Poartà/povartà e mexeria venete

Messaggioda Berto » sab mag 27, 2017 8:39 pm

Modena, anziana con il gas tagliato. Usa l'alcol e brucia la cucina
2017/05/26

http://gazzettadimodena.gelocal.it/mode ... refresh_ce

MODENA. Cucinava da qualche tempo utilizzando l'alcol etilico, non avendo più il gas visto che la fornitura le era stata staccata (pare da più di una settimana) per delle bollette non pagate. Questa mattina l'anziana, che ha 84 anni e percepisce una pensione di appena 600 euro, proprio mentre si preparava da mangiare è rimasta gravemente ustionata sia al volto che alle braccia. Il liquido infiammabile deve esserle sfuggito dal controllo. È successo a Modena, in via Ricci, una strada a ridosso del centro storico. La pensionata, che vive da sola in un appartamento Acer (l'edilizia a canoni agevolati per chi è in difficoltà economiche), è stata immediatamente soccorsa dai sanitari del 118 e, pur non essendo in pericolo di vita, ha riportato ustioni di una certa gravità. Fondamentale per evitare che l'incendio si propagasse a tutta l'abitazione,
e che la pensionata riportasse conseguenze ben più gravi, è stata la presenza nell'appartamento accanto di una vicina che ha dato l' allarme facendo immediatamente giungere i vigili del fuoco sul posto. Rabbia tra i coinquilini: "Non si può lasciare una signora di 84 anni senza gas"



Vicenza, il sindaco PD paga la bolletta al campo rom: 47mila euro presi dai contribuenti
I nomadi di via Cricoli hanno accumulato un debito record per il consumo dell'acqua, ma si rifiutano di pagare. Lo farà per loro il Comune governato dalla sinistra. Agli italiani che non rispettano le scadenze viene tagliato il servizio. E nessuno paga loro
- 25 Maggio 2017

http://www.ilpopulista.it/news/25-Maggi ... uenti.html

I rom non pagano le bollette per il consumo di acqua? Le pagheranno i contribuenti, ovvio. In Italia funziona così. Il cittadino viene vessato in ogni modo e se non ha i soldi sprofonda nel dramma. Provate voi a non pagare le bollette. I gestori interromperanno i servizi, staccheranno luce o acqua, dunque avrete sulle spalle un debito da rifondere, pena un aumento delle sanzioni. Per i nomadi vigono normative parallele di uno Stato parallelo incapace di far rispettare le proprie leggi. Ed ecco che a Vicenza i morosi del campo rom di via Cricoli hanno accumulato insoluti per 47mila euro. Non pagano. Usufruiscono dell’acqua, ma non pagano.

Quindi ci penserà il Comune di Vincenza guidato dal Pd a sborsare quattrini (dei contribuenti) per lorsignori. “Il sindaco di Vicenza Achille Variati usa due pesi e due misure – spiga Nicola Finco, consigliere regionale della Lega - Ai cittadini onesti che dimenticano di pagare anche solo una bolletta stacca l’acqua mentre per i nomadi, che accumulano insoluti per un totale di 47mila euro, è pronto a saldare il conto. È semplicemente surreale. Variati faccia pagare immediatamente il debito che i residenti nel campo di via Cricoli hanno con Acque Vicentine. Questa spesa non può ricadere sulla collettività”. “ Si tratta di una forma di razzismo esercitato dalla Giunta di sinistra nei confronti dei vicentini – aggiunge il consigliere comunale leghista Matteo Celebron – Viene stabilito che esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B: mentre i cittadini comuni sono subissati da bollette e scadenze, ai nomadi è permesso impunemente di non pagare canone e bollette”.



Non deprediamo e non uccidiamo la nostra gente con l'irresponsabile accoglienza indiscriminata e scriteriata a spese delle scarse risorse pubbliche, dei nostri figli e nipoti e dei nostri compaesani e concittadini
viewtopic.php?f=196&t=2605
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Re: Poartà/povartà e mexeria venete

Messaggioda Berto » gio giu 22, 2017 3:05 pm

Sanità, Censis-Rbm: “L’anno scorso 12,2 milioni di italiani non si sono curati per motivi economici”
Il risultato, secondo il Rapporto Censis-Rbm, è che la spesa sanitaria privata è lievitata a 35,2 miliardi di euro, con un aumento del 4,2 per cento in tre anni (2013-2016)
di Chiara Daina | 7 giugno 2017

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/0 ... ci/3642687

Nel 2016 12,2 milioni di italiani hanno rinunciato o rinviato le cure sanitarie per motivi economici. Una fetta di emarginati che è notevolmente cresciuta rispetto al 2015 (più 1,2 milioni). E’ quanto emerge dal Rapporto Censis-Rbm. Considerando anche i cittadini che hanno avuto difficoltà economiche e si sono impoveriti per sostenere di tasca propria le spese mediche (intramoenia o in strutture private), la cifra sale a 13 milioni. Di questi, 7,8 milioni sono stati costretti ad attingere ai risparmi di una vita o addirittura a indebitarsi con parenti e amici, fino ad aprire un mutuo in banca. E 1,8 milioni sono precipitati nella fascia di povertà.

Il risultato, si legge nel Rapporto, è che la spesa sanitaria privata è lievitata a 35,2 miliardi di euro, con un aumento del 4,2 per cento in tre anni (2013-2016). In assoluto, secondo il sondaggio Rbm, l’impegno più oneroso è per le visite specialistiche (74,7 per cento), seguito dall’acquisto dei farmaci o dal pagamento del ticket (53,2), dagli accertamenti diagnostici (41,1), prestazioni odontoiatriche (40,2), analisi del sangue (31), lenti e occhiali da vista (26,6), riabilitazione (14,2), protesi, tutori e ausili vari (8,9) e spese di assistenza sociosanitaria.

Il motivo principale per cui si ricorre sempre più spesso al privato sono le liste di attesa troppo lunghe nel pubblico. Queste in parte dipendono dal sott’organico cronico di personale e dall’impatto dell’invecchiamento della popolazione sull’organizzazione socio-sanitaria. Con evidenti disomogeneità locali. Qualche esempio: “Per una mammografia si attendono in media 122 giorni (60 in più rispetto al 2014) e nel Mezzogiorno l’attesa arriva a 142 giorni. Per una colonscopia l’attesa media è di 93 giorni (più 6 giorni rispetto al 2014), ma al Centro di giorni ce ne vogliono 109. Per una risonanza magnetica si attendono in media 80 giorni (6 giorni in più), ma al Sud ne sono necessari 111. Per una visita cardiologica l’attesa media è di 67 giorni (più 8 giorni), ma l’attesa sale a 79 giorni al Centro. Per una visita ginecologica si attendono in media 47 giorni (nel 2014 erano otto in meno), ma ne servono 72 al Centro. Per una visita ortopedica 66 giorni (18 giorni in più), con un picco di 77 giorni al Sud”.

La spending review in sanità, si ricorda nel Rapporto che cita la Corte dei Conti, ha fatto ridurre la spesa sanitaria pubblica pro-capite dell’1,1 per cento l’anno in termini reali dal 2009 al 2015. Diversamente da quanto è accaduto nello stesso periodo in Francia, dove è cresciuta dello 0,8 per cento l’anno, e in Germania (più 2 per cento annuo). La differenza è lampante anche se si osserva l’incidenza della spesa sanitaria rispetto al Pil: il 6,8 per cento da noi, l’8,6 in Francia e il 9,4 in Germania.
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Re: Poartà/povartà e mexeria venete

Messaggioda Berto » ven lug 14, 2017 3:41 am

Povertà, Istat: "Nel 2016 poveri assoluti 4,7 milioni di italiani. Sostanziale stabilità". Ma in dieci anni sono triplicati
di Chiara Brusini | 13 luglio 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... ti/3726899

Nel 2016 erano 1,6 milioni le persone che non potevano permettersi di comprare beni e servizi essenziali per una vita accettabile. La progressione è stata costante, con un picco dopo la crisi. I più svantaggiati sono i giovani: è indigente oltre il 10% dei nuclei con capofamiglia under 35, contro il 3,9% di quelli in cui la persona di riferimento è over 64. E la percentuale è addirittura del 26,8% tra le famiglie con 3 o più figli minori

Un incremento costante. E nel 2016 il picco. Dieci anni fa gli italiani in povertà assoluta, cioè quelli che non possono permettersi un paniere di beni e servizi essenziali per uno standard di vita accettabile, erano 1,66 milioni. Lo scorso anno l’Istat ne ha contati 4,74 milioni, un record storico. Rispetto all’anno precedente le persone in stato di grave indigenza sono aumentate “solo” di 150mila unità, cosa che secondo l’istituto di statistica equivale a una “sostanziale stabilità“. Ma tra 2006 e 2016 se ne contano oltre 3 milioni in più. Non solo: lo scorso anno l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con 3 o più figli minori è salita dal 18,3% del 2015 al 26,8%. Così sono saliti dal 10,9% a 12,5%, pari a 1 milione e 292mila, i bambini poveri. Evidentemente i provvedimenti del governo Renzi, a partire dal bonus di 80 euro fino al Sostegno di inclusione attiva, non hanno avuto alcun impatto positivo su questa emergenza. E il nuovo sussidio anti povertà battezzato Reddito di inclusione, che verrà erogato dal 2018, coprirà solo un sesto di chi ne avrebbe bisogno.

Per avere un’idea della progressione dei numeri basta guardare le serie storiche, che per il periodo 2005-2013 l’Istat ha “ricostruito” visto che, dall’anno successivo, le elaborazioni si basano non più sull’indagine sui consumi delle famiglie bensì su quella sulle spese. Anno 2006: 1,66 milioni di poveri assoluti, 6 milioni di poveri relativi, calcolati andando a vedere quanti sono i nuclei di due componenti che spendono meno della spesa media pro capite di un solo individuo. Anno 2007: i poveri assoluti salgono a 1,78 milioni, quelli relativi a 6,09. Deflagra la crisi finanziaria, che poco dopo colpirà anche l’economia reale. E nel 2008 i poveri assoluti salgono a 2,1 milioni, con un balzo di 400mila: un po’ più degli abitanti di una città come Bologna. I poveri relativi aumentano altrettanto, a 6,5 milioni. Di lì al 2012 l’incremento è lento e costante: i poveri assoluti diventano 2,3 milioni nel 2009, 2,47 milioni nel 2010, 2,65 nel 2011, addirittura 3,5 nel 2012 (la crisi ha iniziato a falcidiare i posti di lavoro), 4,4 nel 2013. L’incidenza della povertà assoluta sulla popolazione italiana è passata di conseguenza dal 2,9% del 2006 al 7,3% del 2013. Nel 2015 passa al 7,6%. Nel 2016 al 7,9%.

La povertà relativa è calata un po’ nel 2009 (6,24 milioni), poi anche in questo caso la progressione è stata costante. Nel 2013 gli individui in condizioni di svantaggio rispetto alla media sono arrivati a 7,8 milioni. Nel 2016 hanno toccato quota 8,46 milioni.

Sul rischio di trovarsi in povertà continuano ad incidere pesantemente età e posizione professionale. Dal 2012, i più svantaggiati sono i più giovani. Nel 2016 era in povertà assoluta “solo” il 3,9% delle famiglie in cui la persona di riferimento ha più di 64 anni, mentre tra i nuclei con un capofamiglia under 35 la percentuale arriva al 10,4%. Per quanto riguarda il lavoro svolto, ancora oggi per le famiglie la cui persona di riferimento è un operaio l’incidenza della povertà assoluta è doppia (12,6%) rispetto a quella delle famiglie nel complesso (6,3%), come negli anni precedenti. Rimane invece contenuta tra le famiglie in cui la persona di riferimento è dirigente, quadro e impiegato (1,5%) o pensionato (3,7%). Inoltre l’incidenza diminuisce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento: 8,2% se ha al massimo la licenza elementare, 4% se è almeno diplomata. A livello geografico, il picco della povertà assoluta si registra ancora una volta nel Mezzogiorno: qui l’8,5% delle famiglie è in povertà assoluta, contro una media italiana del 6,3 per cento.

Davanti a questo scenario, qualche passo avanti sul fronte degli aiuti è stato fatto. Ma non basta ancora, secondo le associazioni e ong che lavorano in questo campo. È vero infatti che il governo Renzi ha varato un ddl contro la povertà e a giugno il consiglio dei ministri ha dato l’ok al decreto attuativo che dà forma alla prima misura universale per aiutare chi è in indigenza. Ma le risorse, 1,7 miliardi che dovrebbero salire a 2 dal 2018, restano largamente insufficienti per coprire le necessità di tutte le persone in difficoltà. Nella prima fase solo il 30% delle famiglie povere, a partire dai nuclei con figli minorenni, avrà accesso alla nuova carta acquisti di valore compreso tra i 190 e i 485 euro mensili e, in potenza, a servizi sociali che dovrebbero aiutarne il reinserimento nel mondo del lavoro se disoccupati. Per aiutare tutti, ha calcolato l’Ufficio parlamentare di bilancio, di miliardi ne servono tra i 5 e i 7. Per ora la politica non li ha trovati.
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Re: Poartà/povartà e mexeria venete

Messaggioda Berto » dom lug 16, 2017 6:51 am

Migranti, l'anno scorso hanno cercato fortuna all'estero 285mila italiani. Più degli stranieri sbarcati sulla Penisola
di Lorenzo Bagnoli
12 luglio 2017


https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/0 ... la/3716671

In Italia si emigra come negli anni del dopoguerra. Il Centro studi Idos stima che nel 2016 285mila italiani hanno lasciato il loro Paese di nascita. Nel dopoguerra erano 300mila. Ad andarsene sono soprattutto laureati e dottorandi in cerca di migliori condizioni lavorative: i “migranti economici” dell’Italia. Sono più degli stranieri che sbarcano sulle nostre coste: 181mila nel 2016, 200mila quelli attesi quest’anno. Sono le anticipazioni del Dossier statistico sull’immigrazione 2017, che il centro studi cura insieme alla rivista Confronti. Da cui si deriva anche che questa fuga di cervelli costa al Paese che non riesce a valorizzarli almeno 8,8 miliardi di euro: tanto lo Stato italiano ha speso per la loro formazione, prendendo la parte più bassa della forchetta.

Idos raggiunge la cifra di 285mila attraverso la comparazione di diverse fonti. Il primo bacino da cui attinge il centro studi è quello Istat, che registra gli italiani non più residenti. Il dato per il 2016 è di 114mila. Non tutti gli italiani che si trasferiscono all’estero, però, cambiano residenza. Anzi, nei due Paesi di maggiore emigrazione italiana – Germania e Gran Bretagna – gli uffici statistici registrano da tre anni un numero di nuovi residenti italiani di tre volte superiore rispetto ai dati Istat. Per questo il dato di Istat è stato moltiplicato da Idos di 2,5 volte. Conferma che il numero di italiani che ha lasciato il proprio Paese è maggiore di quanto intercettato dall’Istat arriva dall’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. In questo caso il dato di nuovi iscritti nel 2016 è di 224mila, di cui il 55% per motivi di lavoro.

Quali sono le nuove Americhe degli italiani degli anni 2000? Le destinazioni europee più ricorrenti sono la Germania e la Gran Bretagna; a seguire l’Austria, il Belgio, la Francia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi e la Svizzera. E l’Europa è destinazione per tre quarti dei migranti italiani. Oltreoceano gli italiani scelgono l’Argentina, il Brasile, il Canada, gli Stati Uniti e il Venezuela. Secondo l’Ocse, l’Italia è ottava nel mondo nella classifica dei Paesi di nuova emigrazione. Partiva da una media di 87mila nel decennio 2005-2014, il numero negli ultimi due anni si è più che raddoppiato.

“Gli studi dell’Ocse dicono che due terzi degli italiani che sono andati a lavorare all’estero poi non ritornano”, spiega Franco Pittau, presidente del Centro studi e ricerche Idos. Il motivo è che all’estero trovano occupazioni più adatte al titolo di studio e al percorso formativo. A differenza di quanto succede in Italia: sempre i dati Idos mostrano che due italiani su dieci hanno in Italia un impiego di livello inferiore rispetto a quanto il loro titolo di studio farebbe sperare. Per gli immigrati in Italia la percentuale è del 40%. Partire, però, è sempre una fonte di nuove opportunità. Per qualcuno – i 175mila richiedenti asilo e rifugiati accolti nelle strutture italiane – la partenza è motivata da guerre e persecuzioni, dice Pittau.

Negli anni è cresciuta esponenzialmente la percentuale di italiani in partenza con una formazione di alto livello. Se nel 2002 il 51% di chi andava all’estero aveva la licenza media, oggi la percentuale è scesa al 30%, mentre sono aumentati i diplomati (34,8%) e i laureati (30%). E in Italia è il 28% dei giovani ad avere una laurea triennale, mentre la media Ocse è del 36% (meglio con la magistrale: in Italia sono il 20%, in Europa la media è 17%).

Idos stima che in Italia il “costo” sostenuto dallo Stato per il percorso di studi di un proprio cittadino sia di 90mila dollari per un diplomato, da 158mila a 170mila per un laureato (rispettivamente laurea triennale o magistrale) e 228mila per un dottore di ricerca. Significa che l’Italia solo in laureati andati oltreconfine ha “bruciato” 5,3 miliardi di dollari e in diplomati almeno 3,5 miliardi. Un danno, spiega Idos, che grazie ai flussi d’ingresso degli immigrati si riduce visto che contribuiscono a oltre 8 punti percentuali di pil e che sta crescendo il numero degli immigrati laureati che si spostano in Italia, soprattutto dall’Est Europa. Dal 2001 al 2011 sono aumentati di oltre 244mila, i diplomati di oltre 800mila. Con l’andare degli anni, il fenomeno si è ulteriormente accentuato. Tra il 2012 e il 2014, si legge nel rapporto, “a fronte di circa 60mila laureati italiani espatriati, vi sono circa 15mila laureati italiani rimpatriati e circa 35mila laureati in più tra i cittadini stranieri residente”. Il saldo, insomma, non è così negativo.

Anche sul piano demografico l’apporto degli immigrati è fondamentale. “All’Italia servono tra i 200 e i 270mila cittadini giovani in più per non invecchiare troppo”, commenta Pittau. Le proiezioni di Idos dicono che nel 2065 “la popolazione residente straniera salirà da 4,6 milioni nel 2011 a 14,1 milioni nel 2065 (con una forbice compresa tra i 12,6 ed i 15,5 milioni)”. Senza di loro, nessuno sarebbe in grado di gestire gli anziani: “L’indice di dipendenza degli anziani (cioè il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione in età attiva 15-64 anni)” passerà “dal 30,9% al 59,4% “. Il welfare del futuro, secondo gli scenari di Idos, passa necessariamente dagli stranieri.



I primati dello stato italiano e dell'Italia in Europa e nel mondo
viewtopic.php?f=22&t=2587
Questa è l'Italia ed il suo stato dopo i mitizzati e cantati " Risorgimento (con i suoi falsi miti unitario romano e rinascimentale), Resistenza e Repubblica con la sua Costuzione"

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i giovani italiani senza lavoro o malpagati sono costretti a migrare e a morire via dalla loro terra come questi due veneti, mentre lo stato italiano dilapida le risorse degli italiani per importare e mantenere centinaia di migliaia di clandestini; cose che non capitano in nessun'altra parte del mondo:


Incendio Londra, Gloria e l’ultima telefonata: «Mamma, sto morendo Grazie per quello che hai fatto»
Andrea Priante
Milano, 16 giugno 2017

http://www.corriere.it/esteri/17_giugno ... 370c.shtml

L’avvocato racconta come la madre e il padre della 26enne hanno trascorso quella notte terribile parlando con la figlia: «Era lì perché da noi una laureata con 110 non lavora»
Gloria Trevisan e Marco Gottardi (Photo Masi) Gloria Trevisan e Marco Gottardi (Photo Masi)

La prima volta che il cellulare è squillato, a Camposampiero era buio da un pezzo. «Mamma, è successo qualcosa...». È iniziata così la notte terribile della famiglia di Gloria Trevisan, 26 anni, la padovana dispersa nel rogo di Londra assieme al fidanzato Marco Gottardi, veneziano, di un anno più grande. Con la ragazza che avvertiva i genitori di «qualcosa di brutto» che stava accadendo nei piani inferiori della Grenfell Tower.

Da quel momento, Emanuela Disarò e suo marito Loris hanno parlato a più riprese con la figlia, registrando le chiamate successive. Si sono fatti forza a vicenda. In fondo la figlia abitava al ventitreesimo piano e quindi i Vigili del fuoco avrebbero quasi certamente domato le fiamme prima che raggiungessero la cima del grattacielo. Ma poco dopo le 2, un’altra chiamata. E stavolta la ventiseienne era agitata, al punto che la madre le ha chiesto di parlare con Marco. E il veneziano ostentava sicurezza, per tranquillizzare loro ma anche la fidanzata. «Ci sono
i pompieri, va tutto bene». «Sono telefonate terribili, angoscianti», spiega Maria Cristina Sandrin, l’avvocato di famiglia che ieri ha trascorso la mattinata con i genitori di Gloria, riascoltando quei file audio. «Ho pianto», ammette. Si sente la ragazza raccontare passo passo ciò che succede.

Intorno alle 3, le televisioni hanno iniziato a trasmettere le immagini di quanto accadeva a Londra. Emanuela e Loris Trevisan parlavano con la figlia e intanto vedevano in diretta l’intervento dei soccorritori, la disperazione di chi riusciva a salvarsi. «Da qui non possiamo uscire, siamo bloccati», spiegava Gloria. Intorno alle 4 c’è stato il tempo per un’ultima telefonata. Il fumo stava per invadere l’appartamento. «Mamma, mi sono resa conto che sto morendo. Grazie per quello che hai fatto per me». Poi, l’addio: «Sto per andare in cielo, vi aiuterò da lì». I genitori sono sconvolti.

La mamma racconta che, a marzo, la figlia era emigrata per realizzare il sogno di fare l’architetto: «Dopo la laurea con 110, in Veneto le proponevano di lavorare per 300 euro al mese. Ma Gloria non voleva pesare su di noi e ha deciso di andare all’estero con Marco. In poche settimane ha avuto l’occasione di guadagnare 1.800 sterline (2.100 euro) al mese. Londra ha saputo offrirle ciò che meritava per le sue capacità». Anche papà Loris è arrabbiato: «È colpa dello Stato che costringe i nostri figli a scappare all’estero per cercare un lavoro».
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Re: Poartà/povartà e mexeria venete

Messaggioda Berto » dom lug 16, 2017 7:07 am

STANNO AFFONDANDO L’ITALIA
Antonio Socci
Da “Libero”, 15 luglio 2017

http://www.antoniosocci.com/stanno-affo ... #more-6251

Finalmente si alzano altre voci a denunciare il naufragio in corso della nave chiamata “Italia”. Almeno per una volta non solo noi, famigerati “populisti”, ma perfino il “Corriere della sera” si accorge che questo Paese – che era già alla deriva – sta andando a picco. Va in malora.

Lo dimostrano anzitutto la Caporetto quotidiana delle nostre frontiere violate (ieri 5.000 nuovi arrivati) e i dati dell’economia come il debito pubblico che aumenta (a maggio nuovo record, 2.279 miliardi di euro), come i 4,7 milioni di italiani che vivono in povertà assoluta (8,4 milioni in povertà relativa), la pressione fiscale che soffoca la ripresa, la disoccupazione giovanile a livelli tragici e il pil che boccheggia.

Ma il “Corriere” di ieri – grazie alla penna di Ernesto Galli della Loggia – rappresenta il disastro da un altro punto di vista: la vita quotidiana degli italiani.

Iniziando la sua lucida diagnosi, Galli si chiede quale immagine di sé stia dando l’Italia in questi mesi estivi. Ed ecco la sua desolata risposta: “quella di un Paese in cui il governo e con lui tutti i pubblici poteri appaiono sul punto di perdere il controllo del territorio”.

Poi stila un triste elenco di fatti e fenomeni di questa estate italiana: “decine di incendiari spinti da interessi criminali mettono tranquillamente a fuoco vastissime zone della Penisola”, senza che nessuno di loro venga individuato e arrestato.

Periferie (“soffocanti e orribili”) della grandi città con i servizi “al collasso”, dove al crepuscolo scatta una sorta di coprifuoco, dove i mezzi pubblici diventano luoghi pericolosi o dove interi caseggiati o quartieri sono “nelle mani di bande di malavitosi abituati a farla da padroni”.

O dove il cielo si riempie di fumi tossici perché c’è chi brucia indisturbato materiali inquinanti. Stazioni ferroviarie e treni locali che di notte diventano luoghi infrequentabili se non a proprio rischio. Quindi tante zone delle nostre città in mano allo “spaccio”, con “risse continue specialmente fra immigrati”.

Ma anche i quartieri residenziali o centrali delle città – secondo Galli della Loggia – sono una terra di nessuno, di giorno per il suk di “merci contraffatte” allestito impunemente dagli abusivi, di notte per il dilagare di “movide notturne” che poi significa per eserciti di giovani “la licenza di fare ciò che vogliono”.

Del resto in gran parte delle città italiane – grazie alla politica “panem et circenses” delle amministrazioni locali – le notti stanno diventando “letteralmente invivibili”.

Galli poi fa anche degli esempi particolari: da Torino, col “commercio clandestino di alcool” sulle rive del Po organizzato da “rivenditori bengalesi”, a Milano, dove – il centralissimo corso Como, per esempio – la sera diventa il teatro abituale dello smercio di droga o si assiste ad aggressioni da parte di “bande di maghrebini a caccia di orologi e portafogli”.

Per non dire del mercato della prostituzione, “spessissimo minorile” scrive Galli, e perlopiù “collegata alla tratta”, che in Italia ha proporzioni senza paragoni con gli altri paesi europei.

Queste sono solo alcune pennellate del quadro micidiale di Galli il quale interpella esplicitamente ministro degli Interni e magistratura.

Ma molte altre pennellate si potrebbero aggiungere (pensiamo al senso di debolezza dello Stato e di insicurezza che danno certe evasioni dal carcere o certi latitanti che si eclissano).

Soprattutto bisognerebbe notare che di fronte a questa desolante assenza dello Stato che costringe gli italiani a sentirsi sempre più stranieri in patria, c’è poi da registrare una presenza dello Stato che diventa occhiuta, assillante, inflessibile e anche vessatoria nei confronti dei semplici cittadini.

Gli esempi sono innumerevoli e sono cronaca quotidiana. Dalla multa (anche salata) per le mamme che, durante una festa, spalmano la marmellata sul pane ai bambini in violazione di non so quali norme per la sicurezza alimentare, alla multa per divieto di sosta inflitta all’operatrice ecologica che si era fermata per salvare la vita a un signore investito da uno scooter.

Dalla multa al commerciante che ha riparato a sue spese un pezzo di acciottolato davanti al suo negozio (dopo averlo chiesto più volte, invano, al Comune), fino al verbale fatto a quel salumiere che offrì in regalo (quindi senza scontrino) un panino a un invalido indigente.

Ormai – parafrasando il titolo di un noto film – potremmo dire che l’Italia non è più un paese per italiani.

L’Italia è asfissiata leggi assurde (con una burocrazia spesso priva di buon senso). E soprattutto è da tempo in mano a classi dirigenti che non amano la loro patria (anzi, hanno orrore della parola “patria”), né servono il popolo che governano, visto che perlopiù considerano i cittadini dei “sudditi”.

L’Italia è vittima un po’ dell’incapacità, un po’ dell’ideologia. Così hanno umiliato e stravolto questo Paese, o hanno permesso che venisse stravolto, facendone una terra di nessuno.
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