Projeto (o proxeto o progeto) par on novo Veneto

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Messaggioda Berto » mer dic 21, 2016 6:43 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Projeto (o proxeto o progeto) par on novo Veneto

Messaggioda Berto » mer dic 21, 2016 6:45 am

IN ANTEPRIMA UN PROGETTO ISTITUZIONALE PER L’INDIPENDENZA DEL VENETO

MiglioVerde - di ENZO TRENTIN

http://www.miglioverde.eu/in-anteprima- ... del-veneto


La premessa – Nel mondo indipendentista veneto c’è chi ha pensato e lavorato per una bozza di progetto istituzionale che superi le divisioni constatate negli ultimi decenni, sfociate in personalismi di “barufanti” pseudo leader, e in partitini e movimentini autonomisti e federalisti prima, e ultimamente indipendentisti, che a nulla hanno concretamente portato.

L’avance – Lo schema proposto in calce – almeno nelle intenzioni dei proponenti – è una “gabbia” contenente le principali linee di discussione. È proprio sulla discussione (magari per mezzo di una qualche forma di assemblea costituente) che dovrebbe essere trovato il consenso all’«unione» degli indipendentisti veneti. Oggi siamo ancora intossicati dalla forma partito o movimento politico, perché la cultura corrente è quella, e questa porta ad discutibili pretese di voler il consenso elettorale per far eleggere qualche politicante alla Regione Veneto con la promessa che da lì si potrà accedere all’indipendenza.
Queste tesi sono preferite dagli ambiziosi che in realtà operano come dei Quisling, e quando parlano o appoggiano i catalani o gli scozzesi ignorano che i primi hanno cominciato a deliberare concretamente per la “disconnessione”, attirandosi le denunce della loro Corte costituzionale (Tribunal Constitucional) e possibili pesanti condanne penali; mentre i secondi sono in gran parte già indipendenti, e vogliono restare nell’UE per beneficiare dei contributi che questa elargisce. Gli pseduoindipendentisti che siedono in Regione Veneto sono assai lontani sia progettualmente che politicamente dai succitati catalani e scozzesi. Inutile ricordare le posizioni politiche italianiste della LN.
Lo schema sottostante propone Comuni indipendenti, con propri Statuti autoprodotti. I Comuni poi, con un patto federativo aderiscono alle Reggenze o Reggimenti (con una Costituzione che le/li rende indipendenti) anche senza contiguità geografica. Questo è già realtà in Svizzera. Quanto al termine Reggenza o Reggimenti, esso era utilizzato dalla Serenissima [VEDI QUI], ma si tratta di entità molto simili ai Cantoni svizzeri.
Il sistema elettorale è materia tutta da creare. Prima deve essere elaborata la Costituzione dei singoli Reggimenti, dove si prevederà la rotazione del loro Presidente. Il Presidente della federazione è cosa diversa da quello della Reggenza. La Costituzione della federazione è l’ultima cosa da redigere poiché dovrà prevedere le attribuzioni residue che non sono dei Reggimenti e dei Comuni. Insomma è una piramide che sale dal basso: molti poteri ai Comuni, qualche potere alle Reggenze, poche residue attribuzioni alla federazione. Tale schema è stato volutamente lasciato senza approfondimenti (ci penseranno le varie “Costituenti”), e la cosa primaria è che con il sistema del ballottaggio sparisce la partitocrazia. Ad Atene, patria della democrazia, solo una parte dei rappresentanti del popolo era eletta, l’altra era tirata a sorte. Come avverrà più tardi nella Repubblica Veneta. Le elezioni servono solo per l’esercizio della democrazia diretta.
Alla domanda chi sono i “ballotandi”, nello schema è indicato che i Comuni tengono un’apposita anagrafe. In teoria tutti possono accedere a tale anagrafe; tuttavia molti non sentendosi adeguati, o disponibili, non si iscriveranno per assumere incarichi pubblici (che dovrebbero essere equamente e non spropositatamente remunerati come in Italia); e a chi vuole iscriversi si potrebbe chiedere il superamento di un apposito esame. Un po’ come avviene negli USA per ottenere quella cittadinanza.
Un’altra ragione per non entrare troppo nello specifico risiede nel desiderio di evitare ogni occasione, per l’effervescente mondo indipendentista veneto, per polemizzare e frazionarsi. Non quindi l’unione per un partito indipendentista, ma l’unione su un progetto istituzionale. Ecco allora che il compito appare essere quello di indicare alcune linee guida, per stimolare l’indipendentismo più sincero a sedersi attorno ad un tavolo a progettare un nuovo assetto istituzionale seguendo le linee indicative già redatte.

Crediamo che i soli due punti che meritano ora un approfondimento siano proprio questi:
1. ballottaggio per superare la partitocrazia
2. strumenti per il facile e tempestivo esercizio della democrazia diretta
e già qui di cose da dire e fare ce ne sono a sufficienza.

Pensiamo che quanto prospettato sia utile per una o più assemblee costituenti (comunali, reggimentali ed infine federale) come contenitore per chi vuole contribuire alla futura repubblica indipendente del Veneto (ma il procedimento può essere valido anche per altri), e gli argomenti da trattare non debbano essere troppo particolari ma generali perché altrimenti ci si perde in rivoli che in questo momento non servono. Ci si dovrebbe concentrare sui concetti basilari, fondativi; poiché il resto verrà da sé.
Le argomentazioni per chiedere l’indipendenza ce le fornisce Allen Buchanan [«Secessione – Quando e perché un paese ha il diritto di dividersi» edito da Arnoldo Mondadori Editore – Presentazione di Gianfranco Miglio – Traduzione di Luigi Marco Bassani]:
La secessione come rettifica delle ingiustizie del passato. Questo è l’argomento pro secessione più semplice e più allettante dal punto di vista intuitivo, trovando svariate applicazioni nei moti secessionisti del mondo. Esso afferma che una regione ha diritto a secedere se è stata ingiustamente incorporata nella più ampia unità da cui intende separarsi. Questo caso, fornisce la prova più diretta e stringente dell’argomento fondato sulla giustizia rettificatoria che può richiedere il popolo veneto.
La forza dell’argomento deriva dalla tesi per cui in questi casi la secessione è la semplice riappropriazione, da parte del legittimo proprietario, del territorio sottratto (la Repubblica di Venezia). Il diritto a secedere, in queste circostanze, è il semplice diritto di reclamare ciò che è proprio. Questa interpretazione semplice è più evidente, com’è ovvio, nelle situazioni in cui il popolo che mira alla secessione è lo stesso che aveva titolo legittimo al territorio all’epoca dell’ingiusta annessione (ma potrebbe anche trattarsi dei discendenti di quella popolazione, ossia dei suoi legittimi eredi). Tuttavia, nel caso paradigmatico – quello in cui i secessionisti sono il gruppo che ha subito il torto, oppure i suoi legittimi eredi – l’argomento basato sulla giustizia rettificatoria costituisce una prova convincente dell’esistenza di un diritto morale a secedere.
Nel caso della Repubblica Veneta c’è una storia di oltre 1.100 anni a supporto della rivendicazione. Di contro, i circa 150 anni d’incorporamento nella Repubblica Italiana sono così pieni di conquiste immorali, coercitive e fraudolente, che non è difficile stabilire la legittimità dei confini, passati e presenti.
Per determinate circostanze, le considerazioni di giustizia rettificatoria che stabiliscono l’esistenza di un diritto a secedere sono sufficienti a dimostrare che i titolari di questo diritto lo debbano esercitare. E alcuni autori, infatti, hanno sostenuto che ogni fondata giustificazione della secessione deve sempre basarsi su una rivendicazione di giustizia rettificatoria, sull’affermazione di un diritto a riconquistare un territorio che è stato ingiustamente incorporato da altri in passato. La versione della recriminazione storica asserisce che la valida rivendicazione del territorio, inclusa in ogni fondata giustificazione per la secessione, deve basarsi su di una lagnanza storica per la violazione di un preesistente diritto al territorio.
Non si può parlare di rivoluzione in senso stretto, dal momento che non vi è alcuna intenzione di rovesciare il governo italiano, ma soltanto di liberare un territorio che documentalmente appartiene alle genti venete da circa 3.500 anni.
Naturalmente, l’affermazione che la secessione veneta è legittima, è anche dovuta alla necessità di sottrarsi ad una ridistribuzione discriminatoria: le politiche commerciali e fiscali italiane sono concepite al fine di depauperare il territorio a spese di politiche assistenzialiste fallimentari, e che nei decenni hanno fatto ritenere che questa ingiustizia si continua a perpetuare.
Vi è un altro argomento a favore della secessione laddove può essere considerata la sola alternativa, giacché le regole del gioco politico, in particolare le regole che governano la rappresentanza italiana, lavoravano sistematicamente a svantaggio delle genti venete, e non vi è alcuna aspettativa di miglioramento.
In realtà, potrebbe sembrare che l’attuale diritto internazionale tenda ad accordare legittimità soltanto a quei movimenti secessionisti che siano in grado di dimostrare la validità della loro rivendicazione storica dell’ingiusta perdita di territorio e sovranità (a prescindere dal fatto che il diritto internazionale riconosca esplicitamente o meno la tesi della recriminazione storica). Tuttavia, stabilire l’ineccepibilità del diritto internazionale esistente rientra nell’ambito delle considerazioni morali. Se vi sono valide giustificazioni per la secessione che non fanno derivare il diritto a secedere dal diritto a rettificare le iniquità del passato, allora il diritto internazionale concernente la secessione dovrebbe essere modificato. Inoltre i plausibili argomenti della giustizia rettificatoria e della ridistribuzione discriminatoria vanno affiancati dal consenso popolare, la cui importanza non ha nemmeno la necessità d’essere qui approfondita.
Gli schemi che seguono indicano un’ipotesi di governo (suscettibile di implementazioni) ispirata al pensiero di Buckminster Fuller: «Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta.»


La bozza di Progetto Istituzionale per l’indipendenza del Veneto:
«Gli è facil cosa a chi esamina con diligenza le cose passate, prevedere in ogni republica le future e farvi quegli rimedi che dagli antichi sono stati usati, o non ne trovando degli usati, pensare de’ nuovi per la similitudine degli esempi.» (Niccolò Machiavelli, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, III, 43)
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Re: Projeto (o proxeto o progeto) par on novo Veneto

Messaggioda Berto » mer dic 21, 2016 6:48 am

???

Enteresante, ma ...
Robe ke no va parké no ła dal tuto vere e sojete a cretega:


Le argomentazioni per chiedere l’indipendenza ce le fornisce Allen Buchanan [«Secessione – Quando e perché un paese ha il diritto di dividersi» edito da Arnoldo Mondadori Editore – Presentazione di Gianfranco Miglio – Traduzione di Luigi Marco Bassani]:

La secessione come rettifica delle ingiustizie del passato. Questo è l’argomento pro secessione più semplice e più allettante dal punto di vista intuitivo, trovando svariate applicazioni nei moti secessionisti del mondo. Esso afferma che una regione ha diritto a secedere se è stata ingiustamente incorporata nella più ampia unità da cui intende separarsi. Questo caso, fornisce la prova più diretta e stringente dell’argomento fondato sulla giustizia rettificatoria che può richiedere il popolo veneto.
La forza dell’argomento deriva dalla tesi per cui in questi casi la secessione è la semplice riappropriazione, da parte del legittimo proprietario, del territorio sottratto (la Repubblica di Venezia). Il diritto a secedere, in queste circostanze, è il semplice diritto di reclamare ciò che è proprio. Questa interpretazione semplice è più evidente, com’è ovvio, nelle situazioni in cui il popolo che mira alla secessione è lo stesso che aveva titolo legittimo al territorio all’epoca dell’ingiusta annessione (ma potrebbe anche trattarsi dei discendenti di quella popolazione, ossia dei suoi legittimi eredi). Tuttavia, nel caso paradigmatico – quello in cui i secessionisti sono il gruppo che ha subito il torto, oppure i suoi legittimi eredi – l’argomento basato sulla giustizia rettificatoria costituisce una prova convincente dell’esistenza di un diritto morale a secedere.

Nel caso della Repubblica Veneta c’è una storia di oltre 1.100 anni a supporto della rivendicazione. Di contro, i circa 150 anni d’incorporamento nella Repubblica Italiana sono così pieni di conquiste immorali, coercitive e fraudolente, che non è difficile stabilire la legittimità dei confini, passati e presenti.

Per determinate circostanze, le considerazioni di giustizia rettificatoria che stabiliscono l’esistenza di un diritto a secedere sono sufficienti a dimostrare che i titolari di questo diritto lo debbano esercitare. E alcuni autori, infatti, hanno sostenuto che ogni fondata giustificazione della secessione deve sempre basarsi su una rivendicazione di giustizia rettificatoria, sull’affermazione di un diritto a riconquistare un territorio che è stato ingiustamente incorporato da altri in passato. La versione della recriminazione storica asserisce che la valida rivendicazione del territorio, inclusa in ogni fondata giustificazione per la secessione, deve basarsi su di una lagnanza storica per la violazione di un preesistente diritto al territorio.
Non si può parlare di rivoluzione in senso stretto, dal momento che non vi è alcuna intenzione di rovesciare il governo italiano, ma soltanto di liberare un territorio che documentalmente appartiene alle genti venete da circa 3.500 anni.

Naturalmente, l’affermazione che la secessione veneta è legittima, è anche dovuta alla necessità di sottrarsi ad una ridistribuzione discriminatoria: le politiche commerciali e fiscali italiane sono concepite al fine di depauperare il territorio a spese di politiche assistenzialiste fallimentari, e che nei decenni hanno fatto ritenere che questa ingiustizia si continua a perpetuare.

Vi è un altro argomento a favore della secessione laddove può essere considerata la sola alternativa, giacché le regole del gioco politico, in particolare le regole che governano la rappresentanza italiana, lavoravano sistematicamente a svantaggio delle genti venete, e non vi è alcuna aspettativa di miglioramento.
In realtà, potrebbe sembrare che l’attuale diritto internazionale tenda ad accordare legittimità soltanto a quei movimenti secessionisti che siano in grado di dimostrare la validità della loro rivendicazione storica dell’ingiusta perdita di territorio e sovranità (a prescindere dal fatto che il diritto internazionale riconosca esplicitamente o meno la tesi della recriminazione storica). Tuttavia, stabilire l’ineccepibilità del diritto internazionale esistente rientra nell’ambito delle considerazioni morali. Se vi sono valide giustificazioni per la secessione che non fanno derivare il diritto a secedere dal diritto a rettificare le iniquità del passato, allora il diritto internazionale concernente la secessione dovrebbe essere modificato. Inoltre i plausibili argomenti della giustizia rettificatoria e della ridistribuzione discriminatoria vanno affiancati dal consenso popolare, la cui importanza non ha nemmeno la necessità d’essere qui approfondita.


1) no xe vero ke łi xe 1100 ani de storia, caxo mai łi xe 1100 de storia venesiana ke però no ła rewarda tuto el Veneto; łe altre çità venete łe gheva tuta n'altra storia e łe ga fato parte de ła Repiovega Veneta a segnoria venesiana lomè come domini suparxò par 400 ani;
2) el purpietaro de ła tera veneta del Veneto no ła jera ła Repiovega Veneta ma caxo mai łe comunità de l'area veneta, storegamente veneta o ke dapò ła xe stà dita Veneto;
3) l'anesion del 1866 al Regno dei Savoia no lè stà on evento enjusto, no se pol demostrarlo, anca parké ani prima a Venesia co i venesiani łi se ga rebelà a l'Aostria łi xventołava el tricolor col leon; i veneti co łi ga votà par l'anesion no łi jera łebari e no łi ga dovesto sernir tra ła so łebartà/endependensa e ła suditansa ai Savoia;
4) ła Repiovega Veneta a domegnansa venesiana no ła ga xenerà na "vera nasion veneta" e gnanca on" popoło veneto ognio e soran", parké no ła jera na Repiovega Federal e i veneti de tera no łi gheva gnaona soranedà drento la Repiovega a domegnansa venesiana.
5) no ghe xe gnaon dirito (łegal) de seçedar en nome e par conto del vecio domegno venesian o Repiovega Veneta Venesiana Serenisima kel lo ga perso longo ła storia: 1) par no ver dà a tuti i veneti el domegno de ła Repiovega Veneta; 2) par no ver defendesto ła Repiovega Veneta da Napoleon; 3) par ver abdegà a ła soranedà połedega en favor de coeła de Napoleon;
l'ognoło dirito "legal" k'a ghè łe coeło łigà a ła volontà dei veneti de poder star mejo ke lè el primo dirito al mondo e a fondamento de tuti st'altri.

Mi no vojo seçedar e esar endependente dal stado tałian en nome e par conto de Venesia e de ła vecia Serenisima, par recostituir sto vecio stado ke lè stà scançełà da ła storia pì de doxento ani pasà e kel nol jera on paradixo; mi vojo e come mi a credo anca ła pì parte dei veneti endependentisti, vołemo esar endependenti dal stado tałian par łebararse da ła so opresion, da łe so małegràsie, dal so sfrutamento, da ła so enjustisia, da ła so ençeveltà e costituir on novo stado endoe poder star mejo, esar pì łebari de aotodetermenarse prima come omani ogniversałi en nome e par conto dei vałori omani ogniversałi e dapò come veneti co tute łe so speçefeçetà etno-storego-coulturałi.
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Re: Projeto (o proxeto o progeto) par on novo Veneto

Messaggioda Berto » mer dic 21, 2016 8:35 am

So l'organixasion del novo stado federal a democrasia direta, me par k'a ghe sipia dei boni spunti da tegner considerà e da profondir.

???
... È compito della federazione incaricare una Commissione giuridica atta a redigere un corpo statutario aggiornando gli antichi Statuta del Comune Veneciarum. Un lavoro da effettuare rapidamente, e, in appendice, aggiornare anche gli statuti della «curia di petizion», che riguardavano la procedura. ...

Berto Pento
Par mi se ga da wardar tuti łi statudi de ogni çità e comun veneto e no lomè ke coeło venesian.
La democrasia comounal, baxe de le istitusion repiovegane no ła xe nasesta a Venesia. Venesia no lè el modeło. Venesia ła va considerà lome come ona de łe tante espariense fate dai veneti longo ła so storia e saria on mal mitixarla e so sto mito engabiar i veneti.
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Re: Projeto (o proxeto o progeto) par on novo Veneto

Messaggioda Berto » mer dic 21, 2016 7:17 pm

Comun, Arengo, Concio, Mexoevo, Istitusion
viewtopic.php?f=172&t=273

El Comoun Venesian e ła Concio
viewtopic.php?f=137&t=1835
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Re: Projeto (o proxeto o progeto) par on novo Veneto

Messaggioda Berto » mer dic 21, 2016 7:40 pm

Mi a prefariso al posto del moto "rejemento" kel sa màsa da militar, da rejme e da suditansa, coeło de "canton" kel sa pì de lebartà:


https://it.wikipedia.org/wiki/Reggiment ... di_Venezia)
Nell'ordinamento dell'antica Repubblica di Venezia i reggimenti erano le circoscrizioni territoriali di base in cui si componevano i domini veneziani. Il nome derivava dal fatto che in tali territori Venezia inviava a "reggere" l'amministrazione propri magistrati, detti appunto genericamente rettori o rappresentanti, per il fatto che essi rappresentavano nella città dominata il potere de la Dominante.


https://it.wikipedia.org/wiki/Cantoni_della_Svizzera
I cantoni della Svizzera, in numero di 26, sono gli Stati che compongono la confederazione elvetica, cioè lo Stato federale svizzero.
Ogni cantone ha una sua costituzione, un suo parlamento, un suo governo e suoi organi giurisdizionali. La maggior parte delle costituzioni cantonali prevede un parlamento monocamerale con un numero di membri che varia da 58 a 200. In alcuni casi l'organo assembleare è costituito da una assemblea generale (Landsgemeinde). I governi cantonali sono composti da un numero di membri dispari (5, 7 o 9 a seconda del cantone). Tutte le competenze non attribuite esplicitamente alla confederazione elvetica, in base alla Costituzione svizzera, sono esercitate dai cantoni. Questi ultimi determinano il grado di autonomia dei comuni, che varia considerevolmente a seconda dei casi.


http://www.etimo.it/?term=reggimento
Immagine
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http://www.etimo.it/?term=regime
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http://www.etimo.it/?term=cantone
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Re: Projeto (o proxeto o progeto) par on novo Veneto

Messaggioda Berto » mer gen 04, 2017 10:54 pm

???

Indipendentisti, dov’è la classe dirigente? Un progetto istituzionale, l’Arengo Veneto punto di partenza
http://www.lindipendenzanuova.com/indip ... i-partenza

di ENZO TRENTIN – Nell’esuberante mondo indipendentista veneto c’è una componente che ha elaborato un progetto istituzionale per l’indipendenza.

È stato già pubblicato qui: http://www.miglioverde.eu/in-anteprima- ... el-veneto/ ed ha incontrato numerosi consensi. Nessuno dei proponenti ha voluto avanzare primogeniture proprio per evitare l’insorgere di polemiche, conflittualità, personalismi, anatemi e bocciature per le quali i veneti si sono conquistati un primato non invidiabile.

Tale componente ora s’è posta la domanda: «se ottenessimo già domani – in senso letterale – l’indipendenza, quale classe dirigente sarebbe chiamata a gestire la nuova forma di governo?» E qui facciamo un primo inciso: parlano di governo e non di Stato, perché essi li considerano due cose diverse.

Abbiamo allora raccolto le argomentazioni di questa parte di mondo indipendentista veneto che continua, anche in quest’occasione, a voler mantenere un profilo basso, discreto, ma costruttivo. E la loro riflessione è questa: tutti gli indipendentisti che propongono una soluzione sono da considerarsi con pari dignità, perché allo stato attuale nessuno ha la ricetta risolutiva e sicuramente vincente. È giusto pertanto che chi ha studiato e approfondito la questione, ricavandone una soluzione, prosegua per la sua strada. Se uno qualsiasi di costoro otterrà un risultato positivo, ogni veneto non potrà che esserne beneficato.

Questa componente indipendentista ha chiesto all’Arengo Veneto il patrocinio (ovvero il sostegno, che non è ancora la condivisione) per le proprie riunioni d’approfondimento, di discussione. ed implementazione del progetto che qui – per comodità del lettore – nuovamente pubblichiamo come allegato. Spetterà al patrocinante Arengo Veneto stabilire le date, i luoghi, e gli orari dei vari incontri, ai quali tutti sono invitati.

La componente indipendentista in questione tuttavia, esprime l’avviso che coloro che appartengono a governi o autogoverni di varia natura e indirizzo, coloro che sostengono il ripristino degli Stati preunitari, e qualsiasi altro soggetto che ha un proprio progetto indipendentista, si astengano dal partecipare ai lavori. È cosa buona e giusta che tutti costoro continuino a perseguire i propri progetti.

La predetta componente indipendentista sente anche la necessità di prendere subito le distanze dai partiti sedicenti indipendentisti che siedono in Regione Veneto, e da coloro che sostengono o simpatizzano per quelle leggi regionali e regolamenti che a vario titolo perseguono il riconoscimento del popolo veneto come minoranza nazionale, o inconcludenti referendum. Costoro sono considerati dei Quisling del XXI secolo. Ed è noto che il termine quisling divenne sinonimo di collaborazionismo in molte lingue europee, in particolare riferito a chi collabora con gli invasori. Il termine fu coniato dal quotidiano inglese The Times nel fondo del 15 aprile 1940 intitolato “Quisling ovunque”.arengo2arengo3

Si considera che la più grande operazione di Dizinformacja che questi Apparatčik stanno cercando di materializzare è quella relativa al referendum consultivo per l’autonomia. Essi lo propongono come primo passo verso l’indipendenza, e nel frattempo si ripromettono l’ottenimento di uno status simile a quello del Trentino-Alto Adige. Ma si tratta solo di spregevole propaganda.

Infatti per ottenere quanto hanno i sud tirolesi è necessaria una modifica della Costituzione. Se si ottenesse, sicuramente altre forze partitocratiche opererebbero per un referendum nazionale abrogativo. Ma la perniciosità di questa proposta referendaria è rappresentata dal fatto che l’opzione indipendentista verrà affossata per i prossimi decenni. Per l’appunto, se vincesse il referendum per l’autonomia i politicanti direbbero: «vedete, i veneti non vogliono l’indipendenza, ma l’autonomia.» Se viceversa il referendum fosse bocciato dall’elettorato, gli stessi politicanti direbbero: «i veneti non vogliono l’autonomia, figuriamoci l’indipendenza».

Beninteso non si tratta di persone particolarmente malvagie per cui bisognerebbe attivare l’ostracismo o altra misura. Per usare le parole di Max Weber: “c’è chi vive per la politica e chi vive di politica”. Alcuni di costoro, poi, sono persone portatrici di una cultura partitocratica perennemente conflittuale, per cui la gestione di un indipendente Stato Veneto governata da loro, non sarebbe che la riproposizione in chiave più angusta dei mali che affliggono l’Italia sin dal suo nascere. E intanto essi contribuiscono in maniera irreversibile a prolungare la lenta agonia italiana nella quale anche i veneti sono coinvolti.

Sostanzialmente tutte queste persone appartengono a quella mentalità politica che non ha ancora compreso come la scena mondiale stia rapidamente cambiando aspetto. Alla tradizionale contesa che potremmo semplicisticamente definire orizzontale: destra-sinistra, si sta velocemente sostituendo la contrapposizione alto-basso; laddove in alto si trovano le élite mondialiste e globaliste, mentre in basso stanno i vari popoli sempre più politicamente oppressi dall’uccisione della libertà economica con conseguente scadimento della qualità della vita.

Se in Europa crescono i paesi con muri che cercano di frenare un’invasione per un verso islamista, e per l’altro composta da migranti economici; dall’altro ci si trova di fronte alla Brexit che a breve si concretizzerà, perché l’UE non soddisfa più i popoli che vi aderiscono. Poi c’è la recentissima vittoria di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti; personaggio sfavorito e a tutt’oggi osteggiato dalla controparte democratica che ha espresso Hillary Clinton, la quale era invece favorita e godeva dell’appoggio di tutta la stampa mainstream, nonché dell’apparato di potere di Washington. Eleggendo Trump gli statunitensi hanno bocciato questi ultimi indicando la loro volontà di cambiamento.

È dunque indispensabile, per l’indipendentismo veneto, individuare i componenti di una nuova classe politica. Persone che – sempre per semplicità di linguaggio – entrino in quella filosofia innovativa che Richard Buckminster Fuller così descriveva: «Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta.»

I promotori, come il patrocinante Arengo Veneto, si dichiarano aperti a tutti coloro che, una volta approfondito, discusso, implementato e migliorato il progetto istituzionale per l’indipendenza qui pubblicato, abbiano anche voglia d’impegnarsi concretamente per esso. Di divenire cioè classe dirigente.

Tutto ciò premesso, chi desidera partecipare agli incontri che via via saranno comunicati è invitato a segnalare il suo desiderio utilizzando il seguente indirizzo di posta elettronica: arengo.veneto@gmail.com, sarà in tal modo oggetto di ogni comunicazione inerente.
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Re: Projeto (o proxeto o progeto) par on novo Veneto

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 8:54 pm

Davide Lovat - Il Veneto che vorrei
09/06/2018

https://www.facebook.com/davide.lovat/p ... 5294257101

1) L'Italia è uno Stato centralista.... Io, veneto, voglio vivere in una Repubblica federale sul modello svizzero
2) L'Italia è uno Stato laicista.... Io, veneto, voglio vivere in una Repubblica cristiana laica come fu la Serenissima, tollerante e accogliente verso tutti coloro che ne accettano le leggi e i principi
3) L'Italia è asservita all'Occidente.... Io, veneto, voglio essere aperto anche all'Oriente - Russia e Cina - come la tradizione storica del mio popolo necessita
4) L'Italia è imperniata sul welfare di Stato.... Io, veneto, voglio vivere in un posto dove l'assistenza e la solidarietà siano private, per la natura straordinariamente comunitaria del mio popolo
5) L'Italia ha aderito all'antropologia mondialista.... Io, veneto, voglio vivere in una Repubblica dove l'umanità si conformi al Diritto Naturale

POTREI ANDARE AVANTI A LUNGO.... Provate a farlo voi, veneti, se avete davvero la capacità di pensare a una Repubblica Veneta nuova e diversa dall'Italia. Dimostratemi che non siete solo dei leghisti preoccupati per le tasse e per l'immigrazione....


Alberto Pento

1) Anch'io vorrei vivere in uno stato federale come la Svizzera, e a democrazia diretta su base comunale sempre come la Svizzera;
in più vorrei che vi fosse una costituzione come quella svizzera e per alcune questioni sulla libertà individuale come quella americana.

2) Vorrei uno stato aconfessionale, laico, che riconosca la libertà di pensiero, di parola, spirituale e religiosa;
conformato ai valori umani, spirituali e civili universali con i loro doveri e diritti;
che riconosca sì la tradizione religiosa cristiana come uno dei tratti caratteristici della cultura veneta ma al contempo anche la spiritualità naturale senza religione e anche tutte le altre religioni che rispettano i valori, i doveri, i diritti umani spirituali e civili universali portatrici di libertà, responsabilità, pace e fraternità, bandendo i culti teocratici dell'orrore e del terrore portatrici di guerra e di morte.

3) Non concordo per nulla che l'Italia e il Veneto siano asserviti all'Occidente, ritengo invece che il Veneto da sempre faccia parte integrante dell'Occidente democratico e liberale/liberista/libertario;
non concordo affatto con l'apertura indiscriminata e in funzione antiamericana e antioccidentale alla Russia e alla Cina che sono due grandi stati-potenze imperiali e poco o nulla democratiche.
Preferisco di gran lunga gli USA di Trump e l'Europa federale di Kalergi su modello della Svizzera.



Io sto con Trump e gli USA e antiamericanismo
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Projeto (o proxeto o progeto) par on novo Veneto

Messaggioda Berto » sab giu 09, 2018 9:08 pm

Coxa tor da l'espariensa pasà de ła tera veneta ?
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Re: Projeto (o proxeto o progeto) par on novo Veneto

Messaggioda Berto » lun giu 11, 2018 8:00 pm

I veneti che sognano la teocrazia cristiana e la centralista aristocratica e ademocratica Serenissima marciana


REPUBBLICA VENETA: IL PADRE NOSTRO COME COSTITUZIONE DEI VENETI!
https://www.facebook.com/groups/237623696395051

La decisione del Governo di Baviera di esporre la Croce in tutti gli edifici pubblici ci sembra una scelta coraggiosa e responsabile. In un momento in cui l'Europa è bersaglio di un'aggressione tendente a cancellarne l'identità e la memoria storica, il ricorso al Crocifisso costituisce una linea di frontiera da difendere senza esitazioni.
La Repubblica Veneta nella sua ricomposizione, dopo 200 anni di occupazioni e di stragi culturali, ha riconosciuto nella salvaguardia e recupero della sua cultura e tradizione religiosa la sua linea di difesa dalla minaccia della sua eliminazione totale. Perciò il Maggior Consiglio ha subito approvato come "Costituzione" veneta la preghiera del Pater Noster, un testo che esprime totalmente ed egregiamente la nostra "identità"spiritale e politica.
Perciò comprendiamo molto bene ed approviamo il salto in avanti compiuto dallo Stato della Baviera a difesa della sua storia, della sua cultura e della volontà di restare liberi.
Presto il Maggior Consiglio aprirà un confronto con il mondo ecclesiastico (quello ancora sveglio) per rafforzare lo spirito cristiano della Repubblica Veneta.



REPUBBLICA VENETA: IL CROCIFISSO È LA GUIDA DEI VENETI!

https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 0887495324

Ancora oggi sarei tendenzialmente contrario all'esposizione del Crocifisso negli edifici pubblici italiani, perché non riconosco all'Italia una vocazione cristiana.
Sono invece decisamente favorevole all'esposizione del simbolo della cristianità negli uffici pubblici della Repubblica Veneta, o Repubblica di San Marco, per la scelta radicale che lo Stato veneto ha compiuto da sempre a considerare i suoi principi e i sui valori ispirati al Vangelo di Cristo!
infatti, con la ricomposizione del Maggior Consiglio abbiamo anche approvato, a Costituzione veneta, il "Pater Noster", atto di fede dei credenti in Cristo, ma anche dichiarazione di amore e di rispetto per l'umanità, di fratellanza e solidarietà tra gli uomini: principi che la Serenissima ha sempre affermato internamente ed internazionalmente.
La Repubblica Veneta non rinasce per nostalgia della sua gloria passata, ma perché siamo consci del suo ruolo umanistico insostituibile.
Le politiche degli Stati che ci circondano mirano alla dominazione selvaggia, alla guerra di rapina, allo sfruttamento dei Popoli.
La nostra cultura ci dirige invece verso altro, come nella storia della Serenissima!
La Repubblica Veneta ritorna dunque per difendere la libertà dell'uomo, per affermare la giustizia contro le prevaricazioni, la solidarietà con il prossimo e il rispetto dell'uomo.
La Repubblica Veneta contrasta le politiche imperialistiche, il fanatismo religioso, i patti internazionali diretti allo sfruttamento dei Popoli.
Sconfitti ma non rassegnati dai tradimenti "alleati" europei e ridotti a servi di poteri dittatoriali, oggi ci stiamo liberando per riprendere la nostra strada contro le politiche miopi, mafiose e catastrofiche.
Non inventeremo niente di nuovo, ci basterà riaprire le pagine del Vangelo che Marco è venuto a portarci in terra veneta!
Viva la Repubblica di San Marco!
Viva la Repubblica Veneta

Venezia 2.6.2018

Albert Gardin – CXXI Doge

^^^ ^^^ ^^^ Ufficio Dogale – San Polo 2398 – 30125 Venezia
governoveneto@gmail.com – info 338 8167955
Albert Gardin – CXXI Doge
Giancarlo Orini – Presidente del Maggior Consiglio
^^^ ^^^ ^^^


Gino Quarelo
La Repubblica Veneta Serenissima non ha saputo e voluto adeguarsi ai tempi nuovi con i loro valori democratici, e perciò è venuta gravemente meno ai valori cristiani, rifiutandosi di estendere la sovranità politica a tutti i veneti. Ed è stata punita per questo. La democrazia, specialmente quella diretta è un alto valore civile "universale" (anche se non universalmente riconosciuto e apprezzato), precristiano e altamente cristiano. Il Padre nostro è una preghiera ebraica prima che cristiana ed esprime dei valori universali che si trovano in molte altre tradizioni religiose. Si può essere buoni uomini e buoni veneti senza essere cristiani. Molti sono i cristiani cattivi uomini e cattivi veneti, ieri e oggi.

...

Gino Quarelo
atti storici certi, che io veneto vicentino non veneziano e indipendentista non marciano e non serenissimo, riconosco come tali; le responsabilità e le colpe, gli egoismi e le meschinità, le presunzioni e le arrogoanze dei veneziani, della loro aristocrazia sono evidenti e certificate. Le falsità venezianiste non cambiano la storia e nemmeno la corretta interpretazione dei fatti.

Mi dispiace deluderti ma Venezia e i veneziani hanno negato ai veneti non veneziani la sovranità veneta e quando è arrivato il momento della verifica storica non hanno rischiato né i beni né la vita per i veneti tutti. La Repubblica Serenissima non era di tutti i veneti ma solo dei veneziani, io non posso assolutamente sentirmi veneziano, marciano e serenissimo. Quando Venezia e i veneziani riconosceranno le loro responsabilità e le loro colpe e impareranno ad avere rispetto e amore per gli altri veneti ne potremo riparlare.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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