Na miłisia veneta ke ła garia podesto somejarghe a łi Shutzen ła jera coeła çinbro-vixentina dei 7 Comuni Axiaghexi.
Łengoa çinbra e çinbri viewforum.php?f=105 http://www.magicoveneto.it/altipian/conoscere.htmVa notato come quella dei Sette Comuni fu la prima 'dedizione' pacifica, liberamente scelta da una comunità e accettata da Venezia; al contrario, quelle delle altre città venete seguirono a vicende militari. Non fu un atto di totale sottomissione, ma un patto che permise ai Sette Comuni un certo sviluppo economico e democratico, favorendo la produzione e il commercio del legname, del carbone, della lana, dei formaggi, dell'artigianato. Venezia, che riconobbe sempre una larga autonomia ai territori del Dominio, accordò all'Altipiano uno status del tutto particolare : alla Reggenza venne accordato il potere di emettere leggi, sia civili che amministrative, in ogni materia di interesse della comunità, e competenze militari (
nel 1586 venne istituita una milizia territoriale, con totale autonomia nell'organizzazione di un corpo armato e nell'elezione del comandante). In cambio di tale riconoscimento, la Reggenza si impegnava a difendere i confini settentrionali, vitali pel sopravvivenza della Serenissima, dalle pericolose ingerenze dell'Impero Asburgico.
http://www.raixevenete.com/cernide-e-craine In considerazione della vastità della Repubblica e per creare delle truppe stanziali che potessero all’occorrenza difendere la loro Terra, vennero create le Cernide, una specie di Landwehr, ovvero truppe paesane a ferma obbligatoria che includevano tutti gli uomini, estratti a sorte, di età compresa tra i 18 e 40 anni. «Deliberò il Senato che un certo numero di contadini che potessero armi portare, si scegliesse e descrivesse; i quali all’arte militare si avvezzassero …. di essere armati ed apparecchiati di maniera che, senza spazio, alla guerra subitamente siano a trovarsi e servire alla Repubblica e per lei adoperare si possono. E queste genti tutte soldati di ordinanza, o cernite, si chiamarono».
Sul finire del secolo decimottavo, la Repubblica di Venezia, poteva contare su di una forza di circa 24.000 uomini con 10.000 di riserva, soggetti ad una ferma ventenfoto_esercito_veneziano-raixe venetenale e ripartiti in 14 circoscrizioni provinciali a loro volta suddivise in centurie e squadre, comandate dai capicenturia e dai caporali e organizzate su base parrocchiale; “…questi uomini, un corpo di Milizia Nazionale formato dalla più robusta e coraggiosa gioventù” . Armate con fucili di produzione bresciana e acquistati a spese dei Comuni. Le Cernide erano amministrate dal Savio di Terraferma alle Ordinanze, coadiuvato da due Sergenti Maggiori e da 80 Uffiziali. Da tale magistrato dipendevano anche le altre Milizie Locali autonome delle Valli Bresciane, dei Sette Comuni, del Friuli, delle Isole Ionie e le Craine o Collettizie Istriane, Dalmate e del Levante. L’addestramento prevedeva 2 esercitazioni di squadra mensili (mostrini), due di centuria all’anno e un’ adunata primaverile (generali). Le Cernide dovevano presentarsi alle rassegne con le armi che avevano personalmente in consegna dai comuni, come si praticava per lunga tradizione in Svizzera. In queste rassegne le Cernide ricevevano la polvere da moschetto, il piombo e la corda occorrenti per confezionare li scartocci, i quali erano poi verificati dai capitani alla presenza dei capi di cento.
Con queste munizioni i soldati si esercitavano al palio, vale a dire al tiro a segno nei campi appositamente stabiliti, il cui bersaglio, con il miglior punteggio, veniva fatto sfilare per le strade della città, preceduto dal suono del tamburo.
Per capire la consistenza di questo apparato possiamo considerare che solo Verona e contado nella primavera del 1797 mise in armi circa 6.000 uomini. La mancata presentazione alle mostre era punita con una multa di 36 soldi grossi, la recidiva con 3 tratti di corda e la renitenza con 18 mesi di remo. La paga di una lira la giorno era da tutti considerata insufficiente. Nel 1793 fu deliberato che il taglio dell’uniforme delle Truppe Territoriali fosse identico a quello dell’ Infanteria di linea.
Vestiario:
Le cernide e le criane potevano essere di fanteria come di cavalleria. i reggimenti di terraferma erano 9 e più precisamente: friul, trevisan, padoan, polese, vicentin, veronese, cremasco, bergamasco, per un totale di 9000 teste, questo nel 1722 con la riforma del schulemburg. il regolamento diceva che dovevano essere vestite come le altre truppe ma con un “segno” di distinzione da reggimento a reggimento. le bandiere dovevano essere uguali nelle misure come quelle delle truppe di linea. nel 1727 il senato decretò ancora che” le divise dovevano essere UGUALI QUELLE DELLE TRUPPE DI LINEA” . nel 1741 l’abito era quindi composta da velada di panno Bianco con mostre e pettorine di panno turchese, camisiona e braghesse di panno bianco, cravatta, stivaletti, incrociature e tasco. il maggiore Doretti di cui il dipinto è, inbucato non so dove, al museo correr, appartiene non alle cernite ma alle truppe del conte savorgnan che aveva il grado di brigagliere generale, titolo e grado aspettante di diritto per la gente d’armi, che comunque avevano l’obbligo di mettere in armi in caso di necessità un reggimento o uno squadrone a cavallo. Il quadro è del 1793 quando le cernide avevano già l’obbligo di indossare il nuovo abito della fanteria, quello di panno bleu, i panni indossati da questi uomini , si presume quindi che il Savorgnan, il quale doveva pagare di tasca sua le divise, fosse andato a pescarle in austria quali fondi di magazzino …. altro discorso le craine a cui si forniva solo la spada il fucile e le incrociature. Ne sono classico esempio le truppe presenti a venezia nel 1797 che indossavano i loro abiti tradizionali. circa le milizie
La milizia dei Sette Comuni:
Per la particolarità dell’altipiano e dei suoi abitanti, discendenti dagli antichi cimbri, installatosi nel territorio in epoche remote, la Dominante, volle tenere le milizie dei luoesercito veneto-raixe veneteghi “distinte e separate dalle Cernide, o, come allora dicevasi, dalle Ordinanze di Terra-ferma”. Le basi su cui si fondavano le milizie dei Sette Comuni, si rileva da una serie di Decreti, che vanno dal 1582 al 1620. I punti esenziali di questi documenti si possono così desumere in 3 chiari e articolati punti.
Primum: eleggevano i propri Capi della Milizia traendoli dalle genti delle loro contrade, manco a dirlo ogni forestier era escluso da tale incarico;
Secundum: nessuno e in nessun caso poteva chiamarsi fuori da tale incarico; la difesa e la guardia dei confine era un diritto e un dovere;
Tertium: i ruoli delle Milizie dell’Altipiano si dovevano custodire nell’Archivio dei Confini, a testimonianza della loro indipendenza e separazione delle Cernide di Terra-ferma, di cui però ne godevano i privilegi.
Al loro albore, “non ebbero Maestri d’arme se non due, e poi cinque Centurioni, ossia Capi di Cento”. Solo dopo il 1622 si aggiunsero i Sargenti. In tale data gli uomini in armi raggiungevano il numero di 1.200 divisi in quattro quartieri. Ogni quartiere prendeva il nome dai Comuni inclusi nel suo circondario e erano così distinti: Asiago-Canove, Galio-Lusiana, Foza-Enego, Roana-Rozzo e sue dipendenze. Ogni Sargente, che restava in carica tre anni, comandava tre centurie il corrispondente di 300 uomini, quanti ne forniva ogni distretto. Il grado di Sargente, come si può intuire era la carica primaria e la sua condizione era assimilabile al grado di Capitano delle Cernite della Terraferma. La mansione non era ereditaria come in seguito si cercò d’imporre, ma pubblica, e tutti i soldati avevano il diritto di aspirare a tale carica.