Miłisie popołari de vołontari e miłisie de soldai merçenari.

Miłisie popołari de vołontari e miłisie de soldai merçenari

Messaggioda Berto » gio mag 11, 2017 6:42 pm

???


GLI ALPINI, EREDI DELLE CERNIDE DI MONTAGNA DELLA SERENISSIMA
giovedì 11 maggio 2017
di Dino Raro
Cenni storici sulle truppe alpine
adunata Treviso 2017

https://dalvenetoalmondoblog.blogspot.i ... ref=fb&m=1


Regio Decreto n°1056 del 15 ottobre 1872 questa è la data di istituzione del corpo degli Alpini.

Il concetto di difesa del territorio del regno d'Italia, dopo l'annessione della Venethia nel 1866, partiva dal presupposto che le Alpi non erano terreno ideale per operazioni di guerra pertanto si doveva attendere il nemico in pianura e affrontarlo in massa in battaglie campali.

È stato il generale Agostino Ricci che per primo pensò di approntare delle truppe, destinando inizialmente reparti di bersaglieri, da addestrare in montagna. I compiti erano più che altro di intercettazione e rallentamento del nemico lungo le vallate per permettere l'organizzazione della difesa in pianura. Senza addentrarmi oltre nello studio e nelle tesi di quel tempo voglio solo ricordare che negli anni successivi la difesa dei confini, ad iniziare proprio delle montagne più scoscese, divenne l'obiettivo principale ed inderogabile.

Diversi responsabili di strategie militari del tempo, come il generale Ricci, il capitano Peruchetti e altri militari e politici, convennero che il reclutamento nelle zone di residenza fosse un pregio per svariati motivi: immediata disponibilità in zona dei reparti, vicinanza delle truppe alle famiglie, conoscenza dei luoghi, senso di solidarietà, fratellanza, abnegazione , resistenza fisica e caparbietà delle genti di montagna e non ultimo rispetto e amore per la natura. Tutte motivazioni più che valide nel caso quei soldati avessero dovuto effettivamente difendere i propri cari e i propri beni da un qualsivoglia nemico.

Resta il fatto che, anche allora, coscientemente o incoscientemente, tali valutazioni riportarono al ricordo delle antiche Cernidi dell'Altopiano dei Sette Comuni o quelle Cadorine, per citare degli esempi. Si conoscevano l’organizzazione ed i compiti dei “Landesschützen” tirolesi, truppe scelte preposte alla difesa dei confini montani del Tirolo, si ricordavano le imprese dei „Volontari Cadorini” di P.F. Calvi del 1848 a difesa della loro terra e della la Serenissima Repubblica di S.Marco di Daniele Manin, contro gli austriaci.
Il Corpo degli Alpini fu creato a difesa del territorio dalle stesse genti che vi abitavano.

Nati per difendersi da ipotetici attacchi sui ghiacciai e sulle vette delle Alpi, gli Alpini ebbero il “battesimo del fuoco” in terra straniera sulle roventi terre africane, nelle campagne di Eritrea del 1887 e del 1896. Il 1 marzo 1896 il Primo Battaglione Alpini d'Africa di 1046 unità lasciò sul campo 954 corpi, 92 i sopravvissuti...
1911 gli alpini parteciparono alla guerra Italo–Turca 1915-1918 88 battaglioni e 66 gruppi di artiglieria da montagna per un totale di 240.000 alpini mobilitati.
ufficiali, sottufficiali e alpini morti 24.876, feriti 76.670, dispersi 18.305.
1936 vengono inviati in Etiopia contro le truppe di Hailé Selassié
1940 Alpi Occidentali
1940 al 1942 Grecia
1941 al 1943 in Jugoslavia
1942 al 1943 Russia

nati per difendere i confini sono stati mandati a portare guerra in terre lontane...


1961 dal giugno di quest'anno gli alpini furono impiegati massicciamente, assieme ad altre forze di polizia per reprimere in Alto Adige gli „atti di terrorismo” diretti contro la Repubblica Italiana (alpini contro fratelli alpini).
Innumerevoli, inoltre, le campagne e missioni all'estero di truppe alpine che per motivi di spazio e tempo non riporto, ma rimando per un resoconto esaustivo al sito http://www.truppealpine.eu/storia/dislocazioni.asp

Mi preme sottolineare in questa breve e contraddittoria storia degli alpini:

che la prima decorazione non venne conferita per una battaglia, ma per un atto di solidarietà umana nei confronti della popolazione civile: il Battaglione Alpini Val Stura, la notte del 19 agosto 1883 accorse e spense un furioso incendio sviluppatosi nell'abitato di Bersezio CN.

Ed è doveroso ricordare il primo intervento degli Alpini da parte della 14 Compagnia Alpina di Pieve di Cadore., nel luglio del 1873 a favore della popolazione dell'Alpago colpita da un grave terremoto.

Che strana la Storia!
Persone formate per la guerra che iniziano „la loro storia” distinguendosi con atti di solidarietà umana.
Ricordo solo alcuni degli interventi di solidarietà, aiuto ed assistenza degli Alpini sul nostro territorio:

1905 terremoto in Calabria
1908 terremoto di Messina
1923 Gleno crollo della diga
1963 Vajont
1966 alluvione Polesine e nord Italia
1976 terremoto del Friuli l'ANA riceve la medaglia d'oro al merito civile
1980 terremoto dell'Irpinia
1985 la frana di Stava
1987 l'alluvione della Valtellina
1994 alluvione del Piemonte
1997 terremoto Umbria e Marche
2000 alluvione in Piemonte e Valle d'Aosta
… terremoto in Molise....

Momenti tragici dove gli Alpini hanno „tirato fuori” il meglio di sè stessi al servizio degli altri.
Attualmente gli alpini in forza al Comando Truppe Alpine ammontano a circa 9.500 uomini di cui 526 sono donne assegnate adeguatamente in tutti i reparti.
Con l' esercito interamente professionale e volontario, gli alpini, corrono il rischio di perdere la loro caratteristica principale – ossia “l’alpinità” – che nasceva dalla coscrizione obbligatoria su base regionale e dal retroterra alpinistico maturato nelle consuetudini quotidiane dei singoli componenti.

L'abolizione del criterio di reclutamento regionale che invece fu alla base della costituzione delle Truppe Alpine.
Attualmente i giovani volontari, arruolati nelle truppe alpine, sono in prevalenza provenienti dalle regioni del centro-sud e, anche se stanno facendo il loro dovere con molta serietà, impegno e coraggio, si teme che in futuro non sarà più possibile avere reparti con un alto contenuto spirituale, coscientemente motivati e ricchi di quella antica cultura montanara che ha concorso a dare l’impronta all’uomo “alpino”.

La prima Adunata nazionale degli Alpini ebbe luogo il giorno
6 settembre 1920 sul Monte Ortigara per ricordare e onorare il sacrificio di migliaia di alpini morti su quelle montagne.
Chiedo agli amici Alpini : 97 anni dopo, l'adunata di Treviso 2017 è ancora nello stesso spirito di quella del 1920?
Che significato date a questo tricolore, così ostentatamente imposto da apparire una strumentalizzazione a fini politici?
Credo che un pensiero approfondito, che vada oltre la superficialità, sia doveroso per tutti, nel sano principio della dialettica

per riflettere...

per capire...

per guardarsi negli occhi.

La storia ci ricorda che il sentimento alpino porta alla solidarietà ed alla fratellanza, quello che gli alpini respirano ed esportano...

Guerra, distruzione, morte, sofferenze quale sete di potere, conquista, sopraffazione, non sono sentimento alpino.

Dal 1866 alla fine del secolo il tricolore ha provocato l'emigrazione di 1.300.000 veneti, un terzo della popolazione. Ciò ha causato impoverimento e pellagra che prima dell'unità d'Italia non esistevano.

Il „tricolore” ha tradito l'alleato, l'Austria, con la quale aveva un patto di non aggressione fino al giorno prima della dichiarazione di guerra, quindi l'Italia non ha „difeso i confini” bensì ha aggredito l'alleato.
La guerra che „si è combattuta” su queste terre è servita a uccidere intere generazioni, ha mandato a morire soldati poco più che ragazzini. Ricordate la classe '99?
Tutto ciò doveva servire a tagliare la memoria storica di ciò che era rimasto della tradizione e della cultura del popolo veneto dopo l' emigrazione.

Ma, al tricolore, non è bastato. Dopo „l'unificazione” fatta col sangue non era ancora sazio, doveva mettere gli italiani, gli uni contro gli altri, per averne il controllo. E ci è riuscito con la seconda guerra mondiale.

Ora quel tricolore ci sta rubando la ricchezza che solo noi veneti abbiamo saputo creare. Fa morire le nostre aziende, le nostre banche, ci ruba i nostri risparmi, vuole rubarci le nostre case, ci vuole togliere il lavoro e con esso la dignità. Ci ruba i nostri sogni e ruba il futuro ai nostri figli.

Gli Alpini sono morti per „questa bandiera”?

Onore ai morti, ma noi siamo ancora qui e siamo vivi! Ed abbiamo un'altra bandiera!

Dino Raro


http://www.truppealpine.eu/storia/storia.asp
http://www.truppealpine.it/Storia%20degli%20alpini.htm
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Re: Miłisie popołari de vołontari e miłisie de soldai merçen

Messaggioda Berto » lun ago 06, 2018 7:06 am

A Beniamino Dilan, coordinatore della Confederazione Intergruppi e a tutte le organizzazioni politiche venete interessate. A Monica De Piccoli, A Giancarlo Orini

https://www.facebook.com/groups/2376236 ... &ref=notif

Ripropongo qui un programma suggerito da Gianfranco Libero Braido a un suo interlocutore (S. Zampa):

"La me risposta, le de andarghe drio a Albert Gardin , de rifar le cernide, de far pi manifestazion venete, come che i fa in sud tirol, va ben le rievoxazion storiche, ma bisogna rifar i reggimenti co na divisa de anco, senza armi, ma pronti a sfilare e a far adunate. Bisogna combatterli co le loro armi, se serve se fa na massoneria veneta, na rete che comercia sol che tra associati, na cripto valuta da usare tra de noialtri in alternativa de l'euro."

Gianfarnco Braido propone:
– ritrovarsi sotto il dogado (Repubblica Veneta);
– ricostituire le CERNIDE (Soldati veneti), senza armi e con divisa aggiornata per sfilare tutte le manifestazioni venete;
– costituire un movimento identitario, una rete politica, sociale e commerciale che dia linfa allo spirito politico veneto;
– emettere una moneta interna, riconosciuta e scambiata nel movimento;
– costituzione delle basi di una Corte di Giustizia permanente.

Su questo interessante di Gianfranco Braido programma politico, proporrei ai responsabili della Confederazione Veneta Intergruppi, mella persona del coordinatore Beniamino Dilan) di organizzare una riunione aperta a tutte le organizzazioni politiche venete da tenersi ai primi di settembre.

Dalla riunione potrebbe uscire:
– la creazione di un movimento identitario per la Repubblica Veneta;
– il progetto d orgnizzazione delle "CERNIDE";
– l'incarico ad esperti per la creazione di una "banca" per l'emissione e la gestione di una moneta interna;
– l'affidamento ad esperti di progettare le basi della Corte Permanente di Giustizia.

Nella stssa riunione si potrebbe incominciare a discutere sulla prossima celebrazione religiosa veneta di San Marco del 25 aprile a Verona (processione e messa solenne).

Venezia 4 agosto 2018

Albert Gardin – CXXI Doge –


Gino Quarelo
No grazie, il Veneto non è la Serenissima. Io personalmente preferisco il modello svizzero con le sua democrazia diretta e la sua milizia di cittadinananza e comunale. Con l'idolatria della Serenissima non si avrà mai più nessuna indipendenza. La storia non torna mai indietro, se lo facesse sarebbe una tragedia. Venezia non ha portato i veneti alla libertà ma alla sudditanza.

Albert Gardin
Gli svizzerofili li manderemo in Svizzera! Risolto il problema!

Gino Quarelo
I serenissimofili li manderemo a Venezia o in laguna tra i gatoli, le velme e le barene, risolto il problema.

Alberto Pento
Anche per me la via svizzera è l'unica strada per un nuovo Veneto; la via di riprendere la Serenissima è un non senso storico, un assurdo, ha già dimostrato di non funzionare, alla prova della storia. A suo tempo, quando ne aveva la possibilità, Venezia Serenissima non ha promosso un popolo e una nazione veneta, tanto meno uno stato a sovranità di tutti i veneti, per cui è demenziale riproporla ancora oggi per un possibile domani. Solo degli idolatri, invasati e fanatici della Serenissima lo possono fare. Il passato della sudditanza a Venezia non è un paradiso a cui ritornare. Una volta i veneti si sono dati a Venezia con le dedizioni e Venezia li ha traditi, basta e avanza, oltretutto quella Venezia di ieri è morta e quella di oggi è un suo resto e un suo fantasma che vale solo come testimonianza del passato e la sua centralità non ha più alcun senso!


Albert Gardin
L'idea di costituire uno Stato "Veneto" sul modello svizzero è assuda storicamente e impraticabile politicamente; ma chi la realizzerebbe e quando? Un'idea "fumo negli occhi" come quella della Padania.
Il "Veneto" è una definizione "made in Italy" che va bene per gli italiani! Noi siamo Veneti!


Alberto Pento
La maggior parte dei veneti sono veneti non veneziani. Il solo modello sensatamente percorribile per un futuro migliore è quello svizzero: l'uomo di buona volontà e cittadino libero e sovrano. Riprendere la Serenissima è semplicemente demenziale: non esiste più l'impero veneziano, come non esiste più l'impero romano, anche se esistono i nostalgici che continuano a riproporli, allo stesso modo dei nostalgici della monarchia, del fascismo e del comunismo

Alberto Pento
Aiutiamo i veneti ad essere uomini liberi e cittadini responsabili e sovrani e non idolatri invasati di qualche mito a cui fornire sempre nuove illusioni, nuovi feticci, nuove magie per tenerli soggiogati e per poterli in qualche modo sfruttare.



Ensemense e peke venetiste e venesianiste
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