ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » sab apr 25, 2015 8:02 pm

Gnanca Jonesco o Samuel Beckett łi saria rivà a tanto de far pasar ła fine de la goera e del rexime fasista come opara dei "partexani" dexmentegando dal tuto ke el merito lè stà de l'exerçito ałeà e en particołar de łi meregani. A sentir Matareła e tuti sti tronboni e tronbete de l'Anpi pararia ke a far tuto a sipia stà łi tałiani partexani bianki e rosi. Mama ke circo sto kì del 25 april, altro ke coeło de Barnum!
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » dom apr 26, 2015 4:17 pm

Come si fa a festeggiare la liberazione senza esporre le bandiere degli Stati Uniti e della Gran Bretagna?

http://www.ioamolitalia.it/blogs/verita ... tagna.html

Torniamo al 25 aprile.

Il nazifascismo è stato battuto sul suolo italiano dalle seguenti armate:

ESERCITI REGOLARI:

Esercito degli Stati Uniti d’America, senza i quali marceremmo a passo dell’oca, perché senza di loro gli altri sarebbero stati travolti. Quindi se amate la Liberazione tenete una bandiera degli Stati Uniti alle vostre finestre o almeno nei vostri cuori.

Esercito Inglese, quelli che da soli hanno resistito, mentre gli Stati Uniti ci stavano pensando su. Non marciamo a passo dell’oca perché Winston Churchill ha sprofondato il suo popolo nel sangue, nel sudore e nelle lacrime perché Winston Churchill non ha mai mollato. Quindi bandiera inglese e già che ci siete nella vostre case potete sempre tenere una copia della Storia della Seconda guerra mondiale con la quale W. Churchill ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1953 e che può sempre far comodo da avere sottomano una di quelle domeniche pomeriggio quando fuori piove e non c’è niente alla tele.

Esercito Francese. Preferiamo dimenticarcelo. L’esercito francese aveva con sé le truppe marocchine, che si sono coperte di disonore. Le truppe marocchine hanno lasciato alle proprie spalle 60.000 donne violentate. Donne, vecchie, bambine di sei anni, violentate decine e decine di volte. Sono state ufficialmente chiamate “le marocchinate”. L’episodio è ricordato nel libro La Cioaciara di Moravia. Perché i marocchini non avrebbero dovuto? Nell’islam è permesso, anzi raccomandato. L’islam è stato fondato da Maometto, il quale, autore della frase gli ebrei sono maiali, sterminò gli ebrei dell’Arabia ammazzando tutti i maschi e facendo schiave le femmine, cioè violentandole. Quando Maometto II e i suoi entrano e distruggono Costantinopoli, la terza città santa della Cristianità, violentano donne e ragazzini e questo è trionfalmente scritto sui libri di storia su cui i bambini turchi studiano. Però c’è il sangue dei partigiani della Corsica torturati a morte dall’Ovra, la polizia segreta fascista e quindi: bandiera francese.

Brigata Ebraica: i loro soldati avevano come simbolo la bandiera con la Stella di David e hanno versato il loro sangue per la libertà dell’Italia. Chi manca di rispetto alla bandiera con la Stella di Davide sta mancando di rispetto non solo alle vittime del nazifascismo ma anche a chi ha versato il suo sangue per liberarne l’Italia. Non mi ricordo se ho già accennato che sono ferocemente filo-sionista. Per quelli che non lo sapessero, sono ferocemente filo-sionista. Quindi faccio parte del “sostieni Israele comprando i prodotti israeliani”.

Brigata Polacca: gli uomini della Polonia hanno combattuto per noi e versato il loro sangue per noi. La Polonia è lo Stato martire della Seconda guerra mondiale. L’invasione tedesca della Polonia è cominciata il 1 settembre del ’39, quella sovietica il 23 settembre. In quei 23 giorni, un tizio chiamato Togliatti Palmiro, pubblicò 4 articoli sulla Pravda su quanto era bello Hitler e su che gioiello era il nazismo. Nei quattro articoli Togliatti scrisse la verità: il nazismo e il comunismo hanno moltissimi punti in comune, il vero irriducibile nemico di entrambi è il capitalismo democratico. La Polonia è stato l’osso che i due mostri si sono spolpati. Gli ebrei polacchi sono i martiri che i due mostri hanno fatto a gara a sterminare. I nazisti non sparavano sugli ebrei che scappavano verso la frontiera sovietica: sarebbe stato uno spreco di pallottole visto che gli ebrei crollavano abbattuti dal fuoco dei sovietici. In omaggio al sangue della Polonia, quindi, andiamo a vedere il film Katyn, il film sulla strage ordinata da Stalin: 15.000 ufficiali polacchi massacrati. Gli ufficiali sono i laureati. Un popolo senza laureati, cioè senza classe borghese è più facile da tenere sottomesso e da spolpare. Far parte del “Patto di Varsavia” voleva dire sottomissione, dittatura e miseria, miseria e miseria. La strage è raccontata in un film difficilissimo da vedere perché il comunismo è morto, ma i comunisti sono vivi e vegeti e sempre raggrumati attorno alla mummia luetica e psicotica di Lenin. Katyn è sotto censura, come sotto censura è la storia. Quanti film sui gulag avete visto? Un paio. Possibile che dei milioni e milioni e milioni di morti nei gulag nessuno abbia una storia che ci si possa fare un film? I registi italiani, così intelligenti, così astuti, così sprezzanti dal basso delle loro ville faraoniche per lo schifo di democrazia capitalista in cui sguazzano infelici, un accidenti di film sui un gulag non lo fanno mai? Questi geni di registi americani che fanno film su film su quanto è cattiva la Cia, sanno a che cosa la Cia si opponeva? Allora guardiamo almeno Katyn, film sullo sterminio degli ufficiali polacchi ammazzati dai sovietici che per decenni ne danno la colpa ai nazisti, e sarà una cosa meravigliosamente anti-nazista, guardiamoci Katyn e avremo difeso la dignità dell’uomo dalle dittature che sono tutte sorelline tra di loro.



ESERCITI IRREGOLARI:

Resistenza Italiana

Sono stati degli eroi, tutti, perché la guerra è già terribile a farla da esercito regolare, figuriamoci da irregolare, da soli, senza ordini, senza collegamenti, con la paura che i familiari a casa vengano presi per rappresaglia. Churchill nella sua Storia della Seconda Mondiale sbaglia e sottovaluta la Resistenza Italiana (ha sbagliato. Certo tutti sbagliano, resta un grande, ma sulla Resistenza italiana ha sbagliato). La Resistenza ha avuto meriti militari grandi e ha avuto grandissimi meriti “psicologici”: il nazismo si è sentito franare la terra sotto i piedi. Ha avuto il grandissimo merito di fare in maniera che l’Italia potesse alla fine, al tavolo di trattative, sedersi come alleato e non come nemico sconfitto. Ci ha permesso di riscattare il nostro onore.

Non tutti i partigiani sono stati onorevoli.

E i partigiani che hanno combattuto il nazifascismo si sono divisi in tre colori, gli stessi della nostra bandiera: i rossi (Stella Rossa), i verdi (Giustizia e Libertà, Oriana Fallaci, Primo Levi) e i bianchi. I bianchi erano gli ex militari. Erano i realisti badogliani, cioè quelli che tenevano per il re e per Badoglio, che all’epoca erano la norma. Fermo restando che il re era un cialtrone e Badoglio un criminale di guerra (l’Etiopia ne sa qualcosa), questi partigiani sono stati i migliori dal punto di vista militare, perché erano quelli che le armi ce le avevano e le sapevano usare. Tra le imprese più importanti: la Repubblica partigiana della Val dell’Ossola. Il comandante Di Dio non era di sinistra ed è quello che in Val dell’Ossola ha tenuto testa ai tedeschi per un periodo più lungo a quello necessario a invadere la Polonia.

Se la gloria va divisa tra le tre formazioni, l’ignominia (assassinio di ex fascisti, assassinio di innocenti, assassinio di partigiani bianchi) è di una formazione sola, la rossa, la fazione comunista, quella che prendeva gli ordini da Stalin, il simpatico lazzarello che con Hitler aveva firmato a suo tempo un patto che più che di non aggressione era di alleanza. I partigiani comunisti sono responsabili di tutte le azioni militarmente insulse, prive di importanza militare che causavano rappresaglie sulla popolazione civile (Sant’Anna di Stazzema) perché c’era un preciso ordine di Stalin di causare il massimo dolore al popolo italiano così da spingerlo verso il comunismo.

Ai partigiani rossi dobbiamo il linciaggio senza processo di Mussolini e della sua amante (colpevole di cosa?) e in quell’occasione sparì anche la riserva aurea della Repubblica di Salò. I partigiani comunisti a Porzius e in innumerevoli altri casi sterminarono partigiani e antifascisti perché avrebbero costituito un problema certo dopo. Uccisi furono anche ex fascisti, senza processo e tutti condannati a morte, ma insieme a loro furono uccisi tutti quelli che erano anticomunisti, sacerdoti e seminaristi, il più giovane appassionato antifascista di 14 anni. Il simpatico lazzarello Stalin e i suoi successori sono quelli che hanno pagato i decenni di martellante propaganda, per cui le persone sono attualmente convinte che la guerra di liberazione sia stata rossi contro neri.

Particolarmente bizzarro è il film Novecento di Bertolucci, dove in questo simpatico rimaneggiamento della storia, squisitamente stalinista e quindi orwelliano, gli Alleati non ci sono più, esattamente come gli Alleati non ci sono alle colorate processioni che il 25 aprile festeggiano non si sa bene che cosa, perché un ammasso di gente senza bandiere degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, non può stare festeggiando la vittoria sul nazifascismo.

Bianca, rossa o verde che fosse, la Resistenza è stata la ciliegina sulla torta. La torta erano i soldati di Roosevelt, che sono arrivati armati fino ai denti con armi pagate dai contribuenti statunitensi. Senza quei soldati e senza quei contribuenti, la resistenza non sarebbe nemmeno stata possibile. Signori, non riscrivete la storia.
di Silvana De Mari 26/04/2015 12:38:38
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » dom apr 26, 2015 6:47 pm

Perché i sinistrorsi contestano la presenza della Brigata Ebraica che ha combattuto con gli Alleati e plaudono ai palestinesi che hanno combattuto con i nazisti?
http://www.ioamolitalia.it/blogs/verita ... zisti.html

Perché la bandiera della bandiera ebraica non deve esserci ai cortei del 25 aprile: quella bandiera ricorda la legittimità dell’esistenza dello Stato di Israele..

Nessun paese arabo ha mai sviluppato una ricerca storiografica. Non esistono le facoltà universitarie per farle, non esiste il metodo. Esattamente come non esiste ricerca scientifica: la storiografia in effetti è una scienza. Unica eccezione è un impegno nella ricerca tecnologica di tipo militare (atomica pachistana, atomica iraniana) di seconda mano, però, su tecnologia straniera, in genere russa o cinese.

Vi è in compenso una larghissima diffusione di una metastoria, un’interpretazione fantastica e completamente falsa di quello che è successo ad uso dell’ideologia religiosa e nazionale. Questa fantastica metastoria sta invadendo sempre di più i media e i testi occidentali nelle scuole.

Una lettura deformata dei fatti porta all’accusa dello Stato sionista “creato” da potenze occidentali e USA per levarsi gli ebrei di torno e per i sensi di colpa della Shoah. All’Europa e agli Stati Uniti mai è venuto in mente di muovere un dito per gli ebrei. Gli USA hanno osteggiato la nascita dello Stato di Israele. La potentissima lobby dei petrolieri statunitensi è sempre stata violentemente anti israeliana: per evitare di inimicarsi, con conseguente aumento del greggio, i grandi produttori di petrolio. Gli Usa non hanno nemmeno riconosciuto Israele alla sua nascita. La lobby del petrolio impedì a Truman di farlo. Solo un vecchio Churchill senza più potere, che pure anche lui per antisemitismo si era fatto sentire, ormai senza alcun potere parlò a favore dell’esistenza dello Stato di Israele.

La nascita di Israele non fu dovuta alla “benevolenza” nei suoi confronti degli Stati europei per compensare la Shoah: la benevolenza degli Stati europei era zero e della Shoah non fregava niente a nessuno. De Gaulle non voleva nemmeno sentirne parlare. Non fregava niente a nessuno dal punto di vista politico, non fregava niente a nessuno dal punto di vista intellettuale: “Se Questo è un uomo” fu rifiutato dalla Einaudi esattamente come libri analoghi furono rifiutati da altri editori.

Fu solo negli Anni ’50 e ’60, quando l’URSS dovette spostare l’attenzione dai suoi Gulag, che si scoprì la Shoah. Piangere la Shoah, tanto non era un problema, ormai erano morti, permetteva inoltre di aggredire Israele, che invece proteggeva ebrei vivi, evitando l’accusa di antisemitismo. La Shoah inoltre permise e permette di separare ebrei perbene, quelli in coda davanti alle camere a gas con i loro bambini, che ci hanno dato la possibilità di fare tanti bei film, ed ebrei cattivi, quelli che i loro figli li difendono a mitragliate. Inoltre questa fantastica metastoria trasforma Israele in uno Stato coloniale, uno Stato quindi formato da una madrepatria occidentale che sposta i suoi cittadini su un luogo non occidentale.

La nascita di Israele fu il premio per essersi schierato al fianco agli Alleati, così come la Dalmazia, che era italiana, fu data alla Jugoslavia perché aveva combattuto al fianco agli Alleati e fu tolta all’Italia che era stata una potenza dell’Asse. La città dove è nato Kant non è più un pezzo della Germania perché sempre, all’insegna del diritto internazionale, chi combatte dalla parte sbagliata perde il territorio.

La verità è che Israele non è stato “regalato” dalle potenze europee, ma conquistato dal valore della Brigata Ebraica, 60.000 uomini su una popolazione di mezzo milione di abitanti, un israeliano su 10, calcolando anche donne, vecchi e bambini, un israeliano su tre calcolando solo gli uomini validi, ha combattuto contro il nazifascismo. I palestinesi all’opposto hanno combattuto con il nazifascismo, titolari anche con i bosniaci di una divisione delle SS, la Tredicesima. Negli Anni ’40 la bandiera palestinese era una svastica.

È stato un patto rispettato. Israele l’hanno conquistato gli israeliani con il sangue della Brigata Ebraica.

La tragedia è che a quel punto si è inventato il popolo palestinese, e l’invenzione del popolo palestinese è verbalizzata in questo senso anche dai capi di Al Fatah e di Hamas: noi siamo in tutto e per tutto arabi, non appena Israele sarà distrutto torneremo a fonderci con la grande Nazione araba.

Se gli italiani avessero rifiutato di accogliere i profughi dalmati (sono stati riassorbiti nel giro di una decina di anni) e li avesse rinchiusi in campi profughi al confine di Trieste, ci sarebbe una questione dalmata.

La tesi di Israele quale Stato coloniale fatto dall’Europa e dagli USA è la fantastica geopolitica su cui sono fondati i deliri di Iran, palestinesi, Al Qaida, Isis, ma anche di tutti i paesi arabi cosiddetti moderati, semi-moderati, molto moderati che di più non si potrebbe, moderati un pochino ma non toccatemi la sharia.



Libri Consigliati

“Fascismo Islamico”, di Carlo Panella (Rizzoli)

“Il complotto islamico”, di Carlo Panella (Lindau)

“Eurabia”, di Bat Ye’or (Lindau)



Nel frattempo ricordiamoci chi ha combattuto e dove

Oriana Fallaci, staffetta partigiana di Giustizia e libertà.

Primo Levi, Giustizia e Libertà.

Dario Fo: repubblica di Salò (ma non lo sapeva: con tutte quelle divise credeva fossero i boy scout, per questo non lo ha mai detto. La cosa mostruosa è che Dario Fo abbia denunciato i primi giornalisti che hanno osato dire la verità su di lui: il coraggio di fare il disertore non l’ha avuto, quello della libertà nemmeno. Dario Fo, fascista combattente, ha guidato mostruosi cortei che hanno festeggiato il 25 aprile bruciando bandiere degli Stati Uniti e di Israele. A tutte le famiglie delle migliaia di uomini morti sul suolo italiano il ringraziamento del fascista Dario Fo e dei fascisti dei centri sociali).

Gunter Grass: SS (ma non lo sapeva: con tutte quelle divise credeva fossero i boy scout, per questo non lo ha mai detto).

Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo, partigiano, massacrato nel ’44 con tutta la sua brigata a Porzius da partigiani comunisti. I partigiani comunisti cominciarono a sterminare gli oppositori già nel ’44, soprattutto altri partigiani: persone coraggiose, che sapevano combattere e che non si poteva accusare di connivenza col fascismo.



Le frasi storiche, tanto per chiarire chi era da una parte e chi da un’altra

“Il nazismo ha due anime: tedesca e islamica”, in “Io Adolf Hitler” (Adolf Hitler, 22 novembre 1941, Berlino). In tale occasione fu fondata la XIII Divisione delle SS, la divisione islamica bosniaco-palestinese, che si contraddistinse per la sua ferocia contro cristiani e ebrei. L'anima islamica era quella del Gran Mufti di Gerusalemme, Haj Amin Al Husseini, che dichiarò che il nazismo e l’islam avevano gli stessi valori e gli stessi nemici. Gli stessi nemici: gli ebrei, il cristianesimo, il concetto di democrazia e di libertà. Gli stessi valori: l’odio e la volontà di sterminare gli ebrei, di annientare o asservire scienza e cultura, di sommergere la civiltà europea in un mare di sangue così da farne tabula rasa.

Fino al novembre 1941 il progetto era la pulizia etnica, espulsione degli ebrei. Dopo questa data, nel febbraio 1942 arriva il progetto detto soluzione finale: lo sterminio. Non abbiamo prove certe, ma non è inverosimile che lo sterminio, assolutamente antieconomico, delirante e contrario alla civiltà tedesca, fosse una richiesta del Gran Mufti per evitare che gli ebrei espulsi arrivassero in Palestina.

E ora la bandiere dell’inesistente Stato della Palestina, che legittima il terrorismo contro Israele, sventolano alla Festa del 25 aprile.

Una democrazia può vivere ed essere fiera di sé stessa anche se ha la sua inevitabile quota di venduti e cretini.

Tranquilli: ce la faremo.

Ricuperiamo la storia, e la storia è quello che veramente è successo.

Non può essere reinventata.
di Silvana De Mari 25/04/2015
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » gio apr 30, 2015 9:23 am

Straje de Codevigo
http://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_di_Codevigo

https://www.youtube.com/watch?v=skDDoBHcNXc
Pecà ke sto rejsta fiuman exulà (kel ga fato cariera a Roma) el parle de diałeto veneto e no de łengoa veneta, cusì fando el fa el memo xbajo dei partexani rosi ke łi ga justisia sti miłisiani neri.
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » lun apr 04, 2016 6:09 am

O Bella Ciao, ovvero le gesta eroiche della resistenza - Informare - il blog di Gianni Fraschetti
Gianni Fraschetti
1 Aprile 2016

http://informare.over-blog.it/2016/04/o ... share_auto

Sorpresi nel sonno, avvelenati, torturati ed infine tagliati a pezzi. Fu questo il tragico destino di ben dodici giovani Carabinieri, catturati dai partigiani alle Cave dei Predil, nell’alto Friuli.

I Carabinieri costituivano un presidio a difesa della centrale idroelettrica di Bretto. Il 23 Marzo 1945 i partigiani presero in ostaggio il Vicebrigadiere Dino PERPIGNANO, comandate dei presidio che stava rientrando negli alloggiamenti, sotto la minaccia delle armi, lo costrinsero a pronunciare la parola d’ordine e, con facilita’, una volta entrati nel presidio, catturarono tutti i Carabinieri, gia in parte addormentati.

Dopo il saccheggio, i dodici militari furono deportati nella Valle Bausizza e rinchiusi in un fienile dove fu loro servito un pasto nel quale era stata inglobata soda caustica e sale nero. Affamati, inconsciamente mangiarono quanto gli era stato servito, ma, dopo poco, le urla e le implorazioni furono raccapriccianti e tremende. Erano stati avvelenati e la loro agonia si protrasse fra atroci dolori per ore ed ore.

Stremati e consumati dalla febbre, Pasquale RUGGIERO, Domenico DEL VECCHIO, Lino BERTOGLI, Antonio FERRO, Adelmino ZILIO, Fernando FERRETTI, Ridolfo CALZI, Pietro TOGNAZZO, Michele CASTELLANO, Primo AMENICI, Attilio FRANZON, quasi tutti ventenni (e mai impiegati in altri servizi tranne quello a guardia della centrale, cui erano stati sempre preposti), furono costretti a marciare fra inesorabili ed inenarrabili sofferenze ed insopportabili sacrifici fino a Malga Bala ove li attendeva una fine orribile.

Il Vicebrigadiere PERPIGNANO fu preso e spogliato; gli venne conficcato un legno ad uncino nel nervo posteriore dei calcagno ed issato a testa in giu’, legato ad una trave; poi furono incaprettati. A quel punto, i macellai partigiani, cominciarono a colpire tutti con i picconi: a qualcuno vennero asportati i genitali e conficcati in bocca, a qualche altro fu aperto a picconate il cuore o frantumati gli occhi. All’AMICI venne conficcata nel cuore la fotografia dei suoi cinque figli mentre il PERPIGNANO veniva finito a pedate in faccia ed in testa. La “mattanza” terminava con i corpi dei malcapitati legati col fai di ferro e trascinati, a mo’ di bestie, sotto un grosso masso.

Ora le misere spoglie di questi Carabinieri Martiri/Eroi riposano, dimenticati dagli uomini, dalla storia e dalle Istituzioni, in una torre medievale di Tarvisio le cui chiavi sono pietosamente conservate da alcune suore di un vicino convento.

Si scopri’ in seguito, che l’eccidio fu consumato dalle bande partigiane filo-slave a Malga Bala, sulle montagne del Friuli.
Dopo 71 anni il tabù è infranto: la Germania si è svegliata Dilettanti allo sbaraglio
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » dom apr 24, 2016 5:41 pm

PARTIGIANI, COMUNISTI E TERRORISTI UNITI NELLA VERGOGNA.
L'unica risposta possibile ai nazi-comunisti dell'ANPI e del PD che il 25 aprile sfilano abbracciati ai terroristi palestinesi dopo aver aggredito con violenza i rappresentati della Brigata Ebraica e gli ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio.
MALEDETTI ANTISEMITI LO RICORDEREMO PER SEMPRE!
https://www.facebook.com/Lt.Col.PeterLe ... 6125454678



Mistificazione senza sosta: dall'Unesco all'ostracismo contro la Brigata Ebraica
Niram Ferretti
24/04/2016
http://www.linformale.eu/2863-2

L’operazione di appropriazione, colonizzazione della storia ebraica, della geografia ebraica, dei luoghi ebraici, continua imperterrita con l’assistenza servile della sinistra occidentale, in primis quella europea.

Da pochi giorni l’Unesco ha rinominato “Al-Haram al-Sharif” il sito del Monte del Tempio, inchinandosi ai desiderata arabi e alla gigantesca opera di mistificazione che è in atto da quasi cinquant’anni affinché la Palestina possa essere sempre di più ciò che gli arabi-musulmani desiderano che sia, “Dar Al Islam” e Israele venga percepito come un corpo estraneo.

Quando, nel 1714, l’orientalista danese Hadrian Reland pubblicò a Utrecht “Palaestina ex monumentis veteribus illustrata”, il pubblico europeo dell’epoca si rese conto che nessuno degli insediamenti allora conosciuti nella regione aveva un nome arabo. La maggioranza dei nomi degli insediamenti erano infatti ebraici, greci, latini. Da allora molte cose cambiarono. La Giudea e la Samaria, da secoli geograficamente legate alla storia ebraica, dopo la confisca giordana diventarono, “West Bank”. Fu il periodo in cui il territorio venne reso judenfrei e gli ebrei vennero espropriati anche del diritto di pregare al Muro del Pianto. In virtù della vittoria di Israele nella Guerra dei Sei giorni- guerra che avrebbe dovuto spazzare via definitivamente gli ebrei e conseguire il mancato successo dell’alleanza islamico-nazista degli anni Trenta-Quaranta-essi poterono tornare là dove avevano sempre vissuto e pregato.

Da allora, non potendo eliminare gli ebrei con gli eserciti, come di nuovo accadde con la Guerra di Yom Kippur, si è cercato e si cerca di espropriare ciò che di ebraico esiste in Palestina attraverso la macchina propagandistica più infaticabile del dopoguerra, quella arabo-palestinese. Macchina che senza l’indispensabile appoggio sovietico non avrebbe mai potuto conseguire il grande successo che ha avuto e che continua ad avere.

L’Unione Sovietica non esiste più, ma la sua eredità è ben viva e vegeta, appariscente nel lessico che ancora oggi la sinistra usa per attaccare Israele accusandolo di “imperialismo” e “colonialismo”, parole coniate a Mosca negli anni Cinquanta durante la crisi del Canale di Suez per marchiare a fuoco quello stesso stato che al suo sorgere era stato salutato con entusiasmo.

In questo capovolgimento a 180 gradi si inserisce l’attuale infamia della commemorazione del 25 aprile, occasione nella quale, la Brigata Ebraica, che ha dato un contributo valoroso alla Resistenza, è costretta a defilarsi, a farsi da parte per l’ostracismo di chi ha ereditato l’odio antiebraico in salsa sionista di quelli che, durante la Seconda Guerra Mondiale, stavano con Hitler.

Vedere sfilare come ormai è prassi, nel corso di questa giornata le bandiere palestinesi, grazie all’assenza di opposizione e all’omertà delle associazioni di sinistra, è un ulteriore tassello di quel capovolgimento mistificatorio della storia che ha trasformato gli arabi-palestinesi in oppressi e gli ebrei, soprattutto nella loro declinazione sionista, in oppressori.

Si tratta del medesimo processo di espropriazione anti-ebraica a favore dell’asservimento alle ragioni della propaganda filo-palestinese e pro islamica che ha come scopo quello di riscrivere la storia sostituendo la verità con la menzogna.

La logica più elementare e la più elementare dignità imporrebbe agli organizzatori della manifestazione, di prendere le distanze da questa ignobile strumentalizzazione politica che porta acqua al mulino di chi era dalla parte dell’assassinio sistematico degli ebrei negli anni Quaranta e di chi è ancora dalla parte del loro assassinio oggi, ma ciò non avviene e non avverrà. E la ragione per cui non avverrà è la stessa per la quale l’Unesco ha colonizzato nominalmente in senso arabo il Monte del Tempio e l’attuale pontefice si è fatto fotografare con espressione accorata e una mano appoggiata a uno dei pezzi di muro che intervallano la barriera difensiva che circonda Israele. Barriera resosi necessaria dopo l’esorbitante prezzo in vite umane pagato durante il regno del terrore della Seconda Intifada.

Sono tutti tasselli di un unico mosaico antisionista la cui ragione d’essere è la demonizzazione di Israele e la prona partigianeria nei confronti degli arabi-palestinesi pubblicizzati senza sosta come vittime.


Rasixmo e rasisti contro łi ebrei e Ixrael e i crimini de l'ONU
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » dom apr 24, 2016 9:11 pm

Comitato Bandiera Italiana 17 marzo

https://www.facebook.com/Comitato-Bandi ... 4376608894

COMUNICATO STAMPA.

Manifestiamo la nostra viva preoccupazione per l'imminente 25 Aprile e in particolar modo per la calata di molti gruppi indipendentisti da varie parti d’Italia che ormai hanno preso consuetudine negli ultimi anni a ritrovarsi in Piazza San Marco a Venezia per manifestare. La nostra apprensione si accresce a seguito delle voci che confermano la volontà da parte dell’amministrazione comunale di istituzionalizzare tale meeting di movimenti indipendentisti che convergono in Piazza San Marco il 25 Aprile nel quale ricordiamo sovrapporsi due importanti evenienze che nello specifico sono l’anniversario della Liberazione dell’Italia dal Nazifascismo oltre che il Santo Patrono Marco. Nostre fonti, ci ragguagliano che a muovere i fili dietro le quinte sia l’assessore leghista Giovanni Giusto, delegato alla Tutela delle tradizioni che sta tentando di dare una parvenza di legittimità alla presenza degli indipendentisti in Piazza San Marco con il pretesto che siano li per festeggiare il santo patrono Marco, sempre le nostre fonti ci dicono che informalmente stiano cercando il modo di farlo e che il cerimoniale è un po’ in difficoltà. Sosteniamo con assoluta certezza che la grande maggioranza di queste persone che convergono in Piazza San Marco con il Gonfalone marciano, non lo facciano con l’intento primario di ricordare il Santo Patrono, ma piuttosto con la cinica volontà di portare avanti la causa indipendentista. Abbiamo quindi provveduto a contattare la Questura di Venezia e la Prefettura per esporre le nostre preoccupazioni a tal riguardo. Chi era in Piazza San Marco il 25 aprile 2015 oltre a vedere sventolare le bandiere con il leone, ha notato, vessilli catalani, siciliani, bandiere dei triestini del TLT ( Territorio libero di Trieste) e di altre regioni italiane e del mondo dove esistono movimenti che si caratterizzano per le loro aspirazioni indipendentiste. Abbiamo quindi chiesto, alla Questura veneziana, appellandoci al decreto prefettizio prot. N.420/GAB/2009 del 9 dicembre 2009, avente ad oggetto “Disciplina delle manifestazioni nei centri urbani e nelle aree sensibili “ nella parte in cui prevede che “ sono sottratte ai cortei ed alle manifestazioni pubbliche le aree a forte caratterizzazione simbolica per motivi d’arte, culturali e religiosi tra cui aree della zona Marciana, nonché il centro storico di Venezia e, altresì, sottratto a qualsiasi manifestazione pubblica con cortei in occasione di eventi e ricorrenze che richiamano un notevole afflusso di persone quali, a titolo esemplificativo i lunghi ponti festivi. Detto questo non è nostra intenzione chiedere di vietare a tali gruppi politico/identitari di manifestare le proprie idee, chiediamo semplicemente che tale meeting politico venga autorizzato in altra zona di Venezia più consona. Serbiamo nella memoria la calata venetista del 2015 e di come allora fu svilita Piazza San Marco, che a maggior ragione il 25 aprile deve essere di tutti e non essere presa in ostaggio dagli indipendentisti e dai loro slogan secessionisti. Leggendo in facebook quello che scrivono gli indipendentisti, ci si può fare un’idea precisa sul tenore delle loro opinioni da un certo Alberto che scrive: “ Perché in futuro la Festa di San Marco sia veramente una festa di liberazione, ma dall’Italia” fino ad arrivare a Giovanni che asserisce che qualora in Piazza dovesse risuonare l’inno d’Italia, sarà prontamente fischiato. Concludiamo con questo aneddoto raccontatoci da un commerciante di Strada Nuova a Venezia al quale un gruppo di militanti indipendentisti provenienti probabilmente dalla campagna veneta, che declamavano a voce alta “ Par terra par mar, San Marco, San Marco” si fossero fermati chiedendo lui per l’appunto indicazioni su come arrivare a Piazza San Marco ! Crediamo che l'identità è un qualcosa di personale e cambia a seconda della sensibilità delle persone. Gli indipendentisti strumentalizzano l'identitarismo per le loro mire politiche di stampo secessionista, i veneti restano ora e sempre una delle grandi famiglie italiane. Riteniamo quindi grave, il tentativo da parte dell'amministrazione di Venezia, di sponsorizzare la galassia indipendentista proprio il 25 aprile e proprio in Piazza San Marco, tutto a testimonianza della pervicacia ideologica di cui sarà intriso l'evento.

Viva San Marco e quindi Viva l'Italia !

Associazione "Comitato Bandiera Italiana 17 Marzo "


Alberto Pento

L'Italia è lo stato più corrotto e meno democratico dell'occidente e ai veneti ha fatto soltanto del male, basti pensare alla ottocentesca calata dei Savoia e al conseguente esodo biblico dei veneti e alla immane tragedia novecentesca della prima guerra mondiale che ha distrutto il Veneto e il Friuli con l'agressione italiana all'Austria.
Ascoltare l'orrendo Inno di Mameli antieuropeo, anticristiano e antiebraico (con l'esaltazione dei romani assassini di Cristo) e vedere l'orrendo tricolore grondante del sangue innocente di tante vittime venete e non, fatte passare per eroi, come ulteriore oltraggio dopo morti, è uno schifo infinito.

Non occorre essere veneziani per essere indipendentisti veneti. Io vorrei un Veneto indipendente e non certo il ritorno della Serenissima che sarebbe assurdo e antistorico. La Serenissima ha avuto grandi meriti e grandi demeriti tra cui quello di non aver trasformato la Repubblica Veneta a dominio veneziano in Repubblica Veneta a sovranità di tutti i veneti e per questa colpa grave siamo finiti prima in mano al criminale Napoleone e poi in quelle dei criminali Savoia e in balia degli italiani tra i più ladri, parassiti, mafiosi e corrotti dell'occidente. San Marco fa parte fondante della storia di Venezia e in parte anche di quella dei veneti non veneziani divenuti sudditi di Venezia per 400 anni ed è un simbolo dell'unità reale e ideale (con tutti i limiti mitologici e le pecche storiche) dei veneti. Per noi il 25 aprile non vi è stata alcuna vera liberazione perché siamo ancora sotto il giogo della casta nazidemocomunista italiana.



Associazione "Comitato Bandiera Italiana 17 Marzo "

Siamo rimasti un po’ confusi nel leggere la risposta dell’amministrazione comunale di Venezia, la quale afferma sempre riguardo ai festeggiamenti del 25 aprile che a suo vedere l’istituzionalizzazione del ritrovo indipendentista serva a ad eliminare gli estremismi. Evinciamo dalla pagina facebook dell’associazione “ Raixe Venete” che sono stati o si sono incaricati (non ci è dato saperlo) di organizzare uno “Staff Festa de San Marco” con tanto di cartellini plastificati. L’amministrazione Brugnaro, parla di eliminare gli estremismi e guarda caso vediamo coinvolti i venetisti di “Raixe Venete” che salirono alle cronache nazionali nel 2011 per aver bruciato il fantoccio di Garibaldi con appeso al collo il cartello: “L’eroe degli immondi” a Schio (Vi) durante il “capodanno veneto” e che furono definiti dal giornalista Gian Antonio Stella “talebani venetisti”. A nostro vedere è già sintomo di radicalismo l’idea di voler mettere in discussione l’unità d’Italia che riteniamo essere un valore imprescindibile, e vediamo come fumo negli occhi il tentativo dell’amministrazione veneziana di diffondere la cultura dell’indipendentismo e coinvolgere questo tipo di associazioni ultra identitarie. Sempre dalla pagina facebook di “Raixe Venete”, si intuisce che siano a conoscenza del casuale dettaglio che l’Inno d'Italia non sarà suonato a testimonianza della pervicacia ideologica di cui sarà intriso tale evento. Concludiamo ricordando che quest’anno ricade il 150simo dell’entrata del Veneto in Italia che ricordiamo essere stato nel 1866. Sarebbe quindi opportuno che l’amministrazione si desse da fare sotto questo punto di vista per ricordare le migliaia di garibaldini Veneti che furono fautori di tal processo storico, a maggior ragione in un periodo di rinascita dei localismi e di contestazione del Risorgimento, parlare di garibaldini veneti e di garibaldinismo in Veneto potrebbe suonare per alcuni quasi un’eresia…


Alberto Pento
La Lega da sempre fa il doppio gioco: sta con gli indipendentisti e con gli italianisti; sta con chi giustamente vede tutto il male insito e portato dal risorgimentalismo garibaldino, savoiardo, irredentista (si pensi sono alla prima guerra mondiale con la distruzione del Veneto), fascista, comunista e statalista e con i garibaldini e gli alpini e lo stato italiano; in Veneto sta parzialmente con i difensori della lingua veneta però a Roma vota contro l'inserimento del veneto nell'elenco europeo delle lingue minoritarie da tutelare; in Veneto, la Lega a parole sta con i veneti depredati dallo stato italiano ma a Roma vota a difesa delle pensioni d'oro; a parole pare essere per la democrazia diretta ma in realtà sta con la casta parassitaria; ... e con l'aiuto di tanti indipendentisti finti o in buona fede. Io personalmente non vengo a festeggiare San Marco per fare massa e dare risalto ai vari politicanti "caregari" che finora nulla hanno fatto per i veneti che continuano a morire disprezzati (come lingua), depredati (non sono della storia veneziana ma della storia non veneziana di tutte le città venete e delle loro risorse economiche), di miseria e di disperazione e ad essere illusi e tolti pal culo o cojonà. In ogni caso la Lega resta l'unico partito che si è formato da una base autonomista e indipendenstista e che è stato sempre schierato "almeno parzialmente a parole" con tale base e che in Veneto qualcosa, magari poco, ha fatto per dare dignità alla lingua, alla storia, alla identità veneta. Perché non lo fanno anche gli altri partiti? A fare i conti della serva, a noi veneti l'Italia ha fatto più del male che del bene e non ha proprio alcun senso logico amare chi ti fa del male, ti deruba e ti disprezza, non vi pare? Nulla di buono ci ha portato lo stato italiano.



Eco kì ła Lega ke ła sta co tuti e se sa ke ki ke sta co tuti en realtà nol sta co nesuni ma lomè co ła so carega

Veneto, Zaia: il 25 aprile è la festa della libertà di tutti "Indistintamente da appartenenze sociali, politiche e religiose"

http://www.askanews.it/servizi-pcm/auto ... 794436.htm

Roma, 24 apr. (askanews) - "Domani celebriamo un bene prezioso, probabilmente il più prezioso: la libertà. Lo celebriamo nel ricordo della liberazione del Paese dal nazifascismo, da quell'oppressione violenta e inumana alla quale si ribellarono donne e uomini coraggiosi, nei confronti dei quali la nostra gratitudine non verrà mai meno". Lo afferma, in una nota, il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, sostenendo come il 25 aprile sia "un giorno di festa per tutti, senza etichette e colori politici, una festa che unisce, nel ricordo di chi si sacrificò per noi, indistintamente dalle nostre appartenenze sociali, politiche e religiose".

"Da presidente di questa Regione - conclude Zaia - rivolgo il mio pensiero ai veneti e a quelle famiglie venete che misero la riconquista della libertà davanti a tutto, prima ancora della loro stessa vita. A vincere fu la resistenza di un popolo, di chi imbracciò le armi ma anche di chi (e penso alle nostre madri e nonne) consentì loro di poterlo fare, svolgendo un ruolo attivo nella difficile sopravvivenza di tutti i giorni, cercando di difendere le proprie case, di salvare figli e anziani, superando dolori e lutti e poter finalmente riassaporare quella libertà di cui noi stessi oggi godiamo".


Andrea Rosoni
1866 plebicito truffa...altro no è stato ......150 anni di menzogne a scuola

Alberto Pento
Più che certo revisionismo storico sono i fatti a parlare da soli: miseria, diaspora, guerra, depredazione, disprezzo. Il plebiscito truffa è una conseguenza del fatto che i veneziani invece che estendere la sovranità veneta a tutti i veneti hanno preferito cederla a Napoleone; se decenni prima di Napoleone la Repubblica Veneta da dominio veneziano fosse diventata dominio di tutti i veneti, Napoleone non avrebbe potuto impossessarsi del Veneto e non avremmo poi avuto il dominio austriaco e quello infame dei Savoia con il loro plebiscito truffa. La storia va vista per intero. Certo i domini veneziani di mare, con l'espansione ottomana e con l'apertura atlantica, erano divenuti un peso e Venezia non poteva più permetterseli e avrebbe dovuto scegliere di stare con i domini di terra rendendoli sovrani di una rinnovata e federale Repubblica Veneta, invece Venezia non ha saputo cogliere la storia e ha perso tutto, ha perso i domini di mare, quelli di terra e anche se stessa.


Festa indipendentista a San Marco Venezia, è scontro sul 25 aprile
Davide Tamiello
2016/25-aprile

http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 8339.shtml

Corteo storico e rievocazioni dal palco, sì del Comune. Il Pd: «Svilita la Liberazione»

VENEZIA Sarà la prima volta con le bandiere in piazza San Marco. Quantomeno, la prima volta in cui sarà concesso esporle. Con le celebrazioni per il 25 Aprile, quest’anno, il Comune ha di fatto sdoganato i vessilli con il leone alato nell’area marciana, zona in cui, solitamente, non è possibile organizzare manifestazioni. Non sarà possibile nemmeno questa volta, in realtà, ma gli indipendentisti di tutto il Veneto accorreranno in piazza per assistere alla ricostruzione storica organizzata dal delegato alle tradizioni locali del Comune di Venezia, Giovanni Giusto, e per festeggiare il loro Santo. Nelle pagine Facebook e i nei vari siti venetisti, si legge che l’appuntamento è per le 15 (alle 16, invece, è previsto il concerto dei musicisti e del coro della Fenice). Un’iniziativa che, inevitabilmente, ha dato il la alle polemiche del Pd e del comitato «Bandiera italiana 17 marzo», critici nei confronti di una celebrazione che, così, rischierà di spostare l’attenzione dalla festa della Liberazione sulla questione indipendenza.

Poco prima delle 16, i figuranti dell’associazione culturale «Raixe Venete» attraverseranno la piazza con una sfilata in costume, con gonfaloni e abiti dell’epoca della Serenissima, per portare sul palco la bandiera di San Marco. Palco su cui si avvicenderanno anche Edoardo Rubini, dell’associazione Europa Veneta, con un intervento sulla leggenda del «Bòcolo», e l’avvocato Renzo Fogliata, vicino a Indipendenza Veneta, che parlerà della storia di San Marco. «Sono le storie che mio padre, il 25 Aprile, mi raccontava quando venivamo in piazza – spiega Giusto – mi sembrava bello ripercorrerle e riproporle ai veneziani per un momento di festa. Sarà la prima volta con le bandiere di San Marco in piazza perché questa volta è il Comune a organizzare la festa del Patrono, ci sono le autorizzazioni di questura e prefettura. Spero che nessuno faccia sciocchezze, non accetteremo provocazioni o simboli di partito, solo la bandiera del Leone ».

Un richiamo a cui i venetisti risponderanno in massa, e a giudicare dalle premesse sarà difficile evitare le associazioni alla causa indipendentista. «Sarà una giornata di gioia – aggiunge l’avvocato Alessio Morosin, Indipendenza Veneta – Non sarà una festa dell’indipendenza, ma di quelli che vogliono l’indipendenza. L’Italia non ha più nulla da dire, è una realtà che non ci appartiene più, dobbiamo positivamente disconnetterci da uno Stato che non è il nostro. È una grande iniziativa quella di domani e finalmente potremo andare in piazza sereni e con le nostre bandiere». Non ci saranno solo quelle rosse, ma anche quelle gialloblu, con i colori del Veneto. La Digos di Venezia, in ogni caso, non accetterà strumentalizzazioni. Gli agenti della questura avrebbero chiesto in anticipo i testi dei relatori, per capire che piega potrebbe prendere la giornata. C’è chi, però, vede nella festa una strumentalizzazione del 25 Aprile. «Serbiamo nella memoria la calata venetista di un anno fa e di come fu svilita Piazza San Marco -dice Oliviero Cassarà, del comitato bandiera italiana 17 marzo - il 25 aprile deve essere di tutti e non essere ostaggio degli indipendentisti e dei loro slogan secessionisti».«La cosa preoccupante – aggiunge Monica Sambo, consigliere comunale del Pd – è che tutta questa iniziativa è passata in sordina. É scandaloso che non sia inserita nel programma ufficiale dei festeggiamenti. Niente in contrario sul festeggiare San Marco e il Bocolo, ma in questo modo viene strumentalizzata una piazza che storicamente ha anche idee diverse rispetto a quella degli indipendentisti».
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » lun apr 25, 2016 11:10 am

VITTORIO ZEDDA - Per me il 25 aprile è riscoperta di un’etica che si è persa, anche nel rispetto con gli avversari

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 56028469:0
https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 7856028469

“Oh gran bontà de' cavallieri antiqui!
Eran rivali, eran di fé diversi,
e si sentian degli aspri colpi iniqui
per tutta la persona anco dolersi;
e pur per selve oscure e calli obliqui
insieme van senza sospetto aversi.” (L. Ariosto)

La ricorrenza del 25 aprile è, per quelli della mia età, un motivo di riflessione, sul sentiero dei ricordi e dei sentimenti, legati ad immagini, fatti, esperienze di vita vissuta. Ed è vita vissuta anche ciò che abbiamo allora imparato, perché eravamo giovani, o anche solo bambini, perché assistevamo ad eventi indimenticabili e ascoltavamo i discorsi degli adulti, carichi di dolore, paure, speranze, recriminazioni, rabbia e voglia di ricominciare tra macerie, distruzione e miseria. Essere usciti vivi dalla guerra mondiale, da quella civile e dai rancorosi eventi del primo dopoguerra, fu per da molti percepito come un’insperata fortuna, un segno del destino da accettare come sicuramente buono, liberatorio. E rasserenante, nonostante tutto. Così la vita ricominciò.

Ciò che mi ha lasciato però sempre un po’ perplesso e dubbioso sono state, negli anni, le celebrazioni del 25 aprile. Inevitabilmente dubbioso, direi, perché ciò che vissero i protagonisti, i vincitori per un verso e i vinti per un altro, è certamente cosa diversa dalla propaganda, dalle opposte ricostruzioni storiche, dalle attribuzioni di gloria o d’infamia, dai giudizi settari e dalle autoesaltazioni o autoassoluzioni di comodo. Sono anche inevitabilmente diversi i sentimenti e i valori di riferimento, di allora e d’oggi, e le cose che contavano per la dignità di ciascuno. Chi vince “ha ragione” e detta la storia a chi la scrive e a chi l’impara. Mi rimane però un ricordo di fatti e sentimenti, su cui poco la storia indugia. Il senso del bene comune, la fedeltà agli ideali, l’onore e il coraggio; il senso del dovere, dell’amore per la propria gente e la propria terra; il valore dell’impegno personale e financo del sacrificio per raggiungere mete più elevate; la generosità verso i deboli e gli indifesi furono spesso sentimenti comuni a chi militò nell’uno e nell’altro degli schieramenti contrapposti, così come, purtroppo furono in molti casi simili le espressioni meno nobili, o più basse, dell’animo umano. La differenza, si dirà, sta nelle scelte politiche, nelle motivazioni ideali dei contendenti. Se i pregi e i difetti degli uomini paiono essere sempre gli stessi, di fatto invece non sono del tutto identici. Diversi i condizionamenti del contesto, diverse le esigenze del momento, diverso il quadro valoriale che comunque chiamava a commisurarsi e a scegliere, di fronte a dilemmi e a nodi della coscienza, irripetibili in quelle forme e forse inimmaginabili.

Noi oggi celebriamo il 25 aprile, ma tra celebrazioni ed eventi di un’epoca c’è uno iato, una discontinuità e una disconnessione, probabilmente crescente. Questo è un tema che ci porterebbe a scrivere un trattato, più che un articolo, ponderoso di valutazioni storiche e politiche ma anche psicologiche e sociologiche. Di fronte ad una prospettiva di tanta complessità, mi fermo, prudentemente, ma non rinuncio al tentativo di dare a chi legge almeno un’idea, un piccolo spunto od esempio di ciò su cui vorrei soffermarmi. E cioè sul portato di un’educazione, che pare si stia perdendo, che si estrinsecava in un particolare senso del rispetto, del decoro, della modestia e della riservatezza, espressa come gentilezza e nobiltà dell’animo. Non sono un “laudator temporis acti”. Sono convinto invece che certi valori e significati del vivere debbano essere nuovamente riproposti e reinterpretati, certamente in rapporto ai tempi d’oggi, ma non perduti. Un esempio di quel che dico lo desumo, come sempre, da storie personali o della mia famiglia, e dall’osservazione diretta di esempi viventi o che vissero e mi ispirarono con il loro esempio e il loro stile di vita. Tale fu, ad esempio un mio zio, un personaggio di spicco, amatissimo da tutto il parentado: Remo Zedda, pluridecorato pilota da caccia della Regia Aeronautica, di cui si possono trovare notizie navigando sul web. Remo, dopo l’8 settembre 43, fece la sua scelta. In mezzo allo sbandamento generale delle forze armate italiane, raggiunse gli altri piloti fedeli al Re, nel sud d’Italia, in ottemperanza a quel giuramento di fedeltà che aveva a suo tempo prestato, e su cui non poteva prevalere il rapporto con l’alleato d’oltralpe, al cui fianco una sciagurata guerra l’aveva mandato a combattere. Questa scelta di Remo fu la stessa di tanti altri che condividevano le sue convinzioni.

Un dato spesso ignorato dalle celebrazioni del 25 aprile sta proprio in questo segnale d’inizio di una fase della guerra che mette gran parte delle forze armate italiane nelle condizioni di concorrere ad avviare un processo determinante che porterà alla “liberazione”, due anni e mezzo dopo quei fatti. Ma, tornando a Remo, quella scelta certamente difficile e lacerante in quel tempo e in quel contesto, ai miei occhi dà e dava alla figura dello zio un risalto speciale. E comunque l’animo e il carattere dell’uomo, trova una significativa espressione anche in un episodio precedente a quell’8 settembre. Lo desumo da un suo ricordo personale, registrato in un libretto di memorie curato, a suo tempo, da mio padre. Racconta Remo:

“Dovevamo proteggere coi nostri aerei un convoglio navale italiano che dalla Sicilia si recava in Libia. Onde sviare dal convoglio eventuali attacchi aerei nemici provenienti dalla vicina isola di Malta, la nostra squadriglia di Macchi 202 si diresse sull’isola allo scopo di attirare su di sé la caccia avversaria inducendola ad inseguirci e ad allontanarsi così dallo spazio di mare che dovevamo difendere. La manovra riuscì perfettamente. Dalle basi aeree di Malta i caccia inglesi si levarono in volo e ci vennero incontro. Fu subito un carosello infernale di aerei che sfrecciavano nell’aria e mitragliandosi si producevano in acrobazie incredibili, “looping”, cabrate, “tonneau”, picchiate, fra scoppi che punteggiavano il cielo di nuvolette bianche. Un caccia inglese in cabrata, con un mezzo “tonneau, piegandosi “a coltello” riuscì a saettare nello strettissimo spazio fra il mio e l’aereo del mio compagno. Non potei far a meno di ammirarne il coraggio e l’abilità. Poi, in un attimo, me lo trovai a tiro: centrato in pieno, il caccia inglese, cominciò a precipitare in una scia di fumo. Con un sospiro di sollievo vidi però che il pilota inglese era riuscito a catapultarsi fuori dal suo abitacolo, ed ora scendeva dolcemente verso il mare, appeso al suo paracadute. Sentii ammirazione per lui e volteggiandogli attorno in larghi cerchi lo accompagnai verso la salvezza, salutandolo come usiamo noi piloti facendo ondeggiare le ali. Lui capì e mi rispose con un cenno della mano. Mentre lo vedevo galleggiare sull’acqua, sostenuto dalla suo salvagente, segnalavo per radio le coordinate per i possibili soccorsi al pilota abbattuto.

A guerra terminata un giorno mi ritrovai in un aeroporto della Sardegna, impegnato con i miei colleghi in attività connesse al nuovo quadro di alleanze. Ad un certo punto atterrò su quel campo un aereo militare da cui scese un colonnello pilota inglese. Naturalmente ci furono presentazioni reciproche. Mentre conversavamo il colonnello inglese notò sulle nostre divise il distintivo della nostra Squadriglia, lo stesso che da sempre appariva dipinto sui nostri aerei da caccia. Con fare meravigliato disse, rivolgendosi a me e a tutto il gruppo di piloti italiani .”Ho già visto quel distintivo. Uno di voi mi ha abbattuto su Malta, poi molto cavallerescamente mi ha assistito nella mia discesa, salutandomi. Mi piacerebbe conoscerlo e ringraziarlo.” Capii subito che l’episodio mi riguardava personalmente, ma non volli palesarmi: non volevo passare per uno che si voleva vantare di aver abbattuto un superiore in grado, e tacqui.”

“Cavallieri antiqui”. In quel “tacqui” denso e profondo, c’è tutto: l’etica, la modestia, la dignità, il rispetto. In una parola, quella nobiltà d’animo che vorrei fosse sempre trasmessa fra le generazioni, e preservata.



SILVANA DE MARI - Il mio ricordo alla Brigata Ebraica venuta a combattere per il mio paese e cacciata dalle commemorazioni fasulle ridicole e cialtrone.

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 2715979983

Il mio ricordo alla Brigata Osoppo, combattenti eroici massacrati dai partigiani comunisti: vale per la resistenza italiana la stessa regola della resistenza spagnola: i partigiani antifascisti uccisi dai nazifascisti sono meno numerosi dei partigiani non comunisti uccisi dai partigiani comunisti.
I partigiani comunisti, che avevano l'ordine di Stalin di eliminare chiunque potesse opporsi a un loro colpo di stato, hanno massacrato antifascisti coraggiosi, hanno massacrato innocenti, come Rolando Maria Rivi, il seminarista quattordicenne bastonato a morte perché si ostinava a portare l'abito talare da seminarista, Giuseppina Ghersi stuprata, torturata e uccisa a 13 anni perché aveva vinto un premio con un tema su Mussolini.

E ora i loro degni eredi ricordano tutto questo bruciando la bandiera degli ebrei e innalzando quella dei palestinesi, che già dal 1942 erano titolati insieme ai bosniaci di una divisione SS, la Tredicesima.

Il mio ricordo di oggi ai partigiani, quelli veri, a Oriana Fallaci, 14 anni staffetta di Giustizia e Libertà.




Buongiorno amici. Sono passati 71 anni dalla liberazione dell'Italia e si continua a mistificare la realtà, occultando il fatto che i liberatori sono state le forze americane e inglesi, enfatizzando il contributo più che controverso dei partigiani, soprattutto dei partigiani comunisti che hanno commesso delle stragi di civili negate tutt'ora dalla storiografia ufficiale.

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 7632647158


Ed è così che il 25 aprile è diventato essenzialmente l'anniversario della Resistenza. Ed è così che anche quest'anno la celebrazione, monopolizzata dall'Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia), si trasformerà in una festa arcobaleno, con un corteo "inclusivo, solidale ed accogliente", con un discorso della giornalista comunista Luciana Castellina, mettendo al centro il tema degli immigrati e la questione palestinese.

Questi mistificatori della Storia, che bruciano la bandiera americana e israeliana, sventolando quella arcobaleno e cantando "Bella ciao", favoriscono la nuova occupazione dell'Italia da parte di milioni di clandestini islamici e sono schierati dalla parte dei palestinesi che erano alleati di Hitler. Così come sono schierati contro gli ebrei che hanno invece contribuito alla liberazione dell'Italia con la Brigata Ebraica.

Cari amici, quanto tempo dovrà ancora passare prima che si affermi la verità sulla liberazione dell'Italia e si assuma un comportamento che prevenga e ci salvi dalla nuova occupazione islamica?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » lun apr 25, 2016 1:52 pm

Festa di San Marco in mano ai venetisti
Oggi la celebrazione del Patrono voluta dal Comune, ma saranno in migliaia gli indipendentisti che approfitteranno dell'invito per invadere la Piazza con le bandiere di Enrico Tantucci
25 aprile 2016

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/ ... 1.13360422

VENEZIA. Festa di San Marco in Piazza con la “calata” dei venetisti. Si attendono in migliaia oggi in Piazza per la celebrazione per la prima volta in grande stile del patrono di Venezia voluta dalla giunta Brugnaro e in particolare dal consigliere delegato dal sindaco alle tradizionali locali, Giovanni Giusto, leghista, che ha ottenuto che da quest’anno il vessillo marciano possa essere sventolato liberamente in Piazza, con il via libera delle autorità. E se al mattino in Piazza ci sarà l’alzabandiera e il ricordo del 71° anno dalla Liberazione dal nazifascismo, il pomeriggio - quasi senza annunciarlo - il Comune darà il via alle celebrazioni del patrono marciano. Non solo con l’esibizione del Coro della Fenice sul palco, ma anche con l’esibizione storica in costume dei figuranti dell’associazione “Raixe Venete” che - ricorda il comitato “Bandiera italiana 17 marzo” - salirono alle cronache nazionali nel 2011 per aver bruciato il fantoccio di Garibaldi con appeso al collo il cartello “L’eroe degli immondi”, a Schio durante il “capodanno veneto”. E soprattutto con i discorsi dal palco di Edoardo Rubini (associazione Europa Veneta) e dell’avvocato Renzo Fogliata, capolista nel 2015 di Indipendenza Veneta.

Giusto minimizza. «Parleranno delle tradizioni marciane e non di altro», spiega Giusto. «Poi ciascuno interpreta la Festa di San Marco a modo suo. Le uniche bandiere ammesse in Piazza saranno quelle con il gonfalone di San Marco e non ci saranno striscioni di nessun tipo. Il resto non ci compete».

Zaia benedice. A “benedire” la Festa di San Marco è arrivato ieri il messaggio del governatore leghista Luca Zaia, che si presta anche a qualche lettura in chiave autonomista. «Nel giorno del Santo Patrono di Venezia e della nostra regione», scrive, «rivolgo il mio augurio a tutti i veneti nella speranza che, nel nome di San Marco Evangelista e della Serenissima, la nostra regione possa ritrovare presto la strada per lo sviluppo, il lavoro e il benessere coniugati con la sicurezza sociale e l'attenzione incessante ai più deboli».

Festa dei veneti. Il governatore ricorda che quella di oggi «è la vera festa dei veneti, la celebrazione orgogliosa di un’identità e di una cultura. Il richiamo a San Marco è anche memoria di una autonomia repubblicana e di una fierezza dell'essere veneti che ha radici antichissime. Valori che noi continuiamo a coltivare nella convinzione che, pur venendo da lontano, essi siano pienamente attuali e rispondano a un’esigenza di progresso e di modernità. Il 25 aprile non può non essere anche il giorno in cui si ricorda la storia di una delle repubbliche più longeve e lungimiranti, che divenne modello di civiltà e libertà. Noi siamo gli eredi di questo patrimonio storico e di valori. Non soltanto dei valori della cristianità, della tolleranza e dell'accoglienza, patrimonio inscalfibile del popolo veneto, ma della difesa strenua di questi valori contro chi vuole capovolgerli in nome di un relativismo culturale che non ci appartiene e che non appartenne alla Serenissima Repubblica».

I timori. Ma sono in molti a temere che la Festa di San Marco di oggi - come avvenne in parte anche l’anno scorso - si trasformi in un’adunata dell’autonomismo e dell’indipendentismo veneto (assente solo il “Governo Veneto” di Albert Gardin). Un rischio denunciato da consiglieri comunali di opposizione come Monica Sambo del Pd e anche dal Comitato “Bandiera italiana 17 marzo”, che invitano Comune e forze dell’ordine a vigilare.

Indipendentisti. «Saremo in migliaia in Piazza San Marco», annuncia Roberto Agirmo, di Noi Veneto Indipendenza, «per celebrare finalmente la Festa di San Marco con il gonfalone marciano, anche se sarà innegabilmente anche un momento per celebrare l’indipendentismo veneto. Ci sottovalutano, ma siamo moltissimi. Ringraziamo il sindaco Brugnaro che ci ha dato finalmente la possibilità di sventolare liberamente la bandiera di San Marco, come in passato non era possibile. Non siamo più i 40 del Tanko, siamo moltissimi e questa festa è anche nostra. Per me è giusto che in questa occasione si sventoli solo il gonfalone di San Marco, ma altri gruppi faranno forse diversamente sventolando anche le bandiere gialle e blu dell’indipendentismo». Non resta che stare a vedere ciò che accadrà oggi in Piazza.

Appuntamenti. Questi i principali appuntamenti celebrativi oggi in Piazza San Marco. In Basilica: alle 10 il Patriarca Francesco Moraglia presiede la messa solenne alla presenza dei fedeli e delle autorità civili e militari della comunità lagunare, nel giorno della solennità dedicata dell’evangelista patrono di Venezia e delle genti venete. Di pomeriggio, sempre in cattedrale con inizio alle 17.30 e alla presenza del Patriarca Francesco, sono inoltre previsti i vespri solenni. In Piazza: alle 9.30 picchetto d’onore e alzabandiera per l’anniversario della Liberazione. Dalle 15, per le celebrazioni della Festa di San Marco, esibizione del l’Orchestra e del Coro della Fenice. A seguire, corteo storico dell’Associazione “Raixe Venete”, celebrativo della ricorrenza, e quindi dal palco celebrazione della Festa di San Marco con interventi dal palco delle autorità e degli oratori Edoardo Rubini e Renzo Fogliata. Prevista la presenza la manifestazione anche del sindaco Luigi Brugnaro, oltre che del consigliere delegato alle tradizioni Giuseppe Giusto.

La Liberazione. Ecco gli appuntamenti principali organizzati per oggi su tutto il territorio comunale per il 71° anniversario della Liberazione, con la regia del Comune di Venezia in collaborazione con l'Anpi, l'Anppia, la Fiapp (G.L.), Assoarma, la Comunità ebraica di Venezia e l'Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea. Ore 10: Sestiere di Cannaregio, Percorso della Memoria: corteo accompagnato dal Coro 25 Aprile. Ore 11.30: campo del Ghetto Nuovo, conclusione del Percorso della Memoria, Festa Della Liberazione, concerto della banda musicale di Pellestrina, alzabandiera e commemorazione ufficiale. In centro storico sono previsti anche l'alzabandiera in campo Bandiera e Moro (ore 8.45), l'alzabandiera e la deposizione di corone d'alloro al munumento ai Caduti in campo Santa Margherita (ore 10.30). Alle 17.30, in via Garibaldi, ritrovo dei partecipanti e partenza del corteo in direzione Riva dei Sette Martiri e deposizione corone d'alloro alle lapidi e ai monumenti ai caduti.


https://www.facebook.com/roberto.ciambetti?fref=ts

Non so se essere più perplesso o arrabbiato nel leggere le parole di chi critica aspramente la festa di chi è Veneto e lo vuole riaffermare nel giorno della festa marciana in piazza San Marco a Venezia, quasi che il 25 aprile sia monopolio di una parte della cittadinanza a cui non nego, anzi, il diritto di commemorare questa giornata e rammentare cosa essa significhi nella storia dell’Italia come dell’Europa. Vorrei che tale diritto fosse riconosciuto anche a noi Veneti che ci riconosciamo in tutte quelle battaglie di civiltà che la Repubblica di Venezia seppe condurre lungo i secoli, assicurando anche ai ceti più deboli forme di tutela quando ovunque, altrove, imperava l’arbitrio ei tiranni o facendo scudo all’avanzata dell’impero Ottomano salvaguardando così l’identità, la cultura, le tradizioni europee.
Noi, con questo bagaglio culturale alle spalle con malcelata supponenza, se non disprezzo scarsamente democratico, veniamo indicati come nemici, al punto tale che si scomoda la Polizia politica, erede in ciò degli sgherri e della repressione austroungarica ottocentesca, che vuole visionare i nostri discorsi: nemmeno gli Iman nei luoghi di culto islamico sono sottoposti a questo controllo.
Già questo colpisce: forse che i serenissimi sono più pericolosi per la collettività del fondamentalismo islamico? E mi colpisce infine il fatto che quanti censurano e s’indignano per la presenza delle bandiere marciane (non bandiere di partito, né di fazione o di parte, ma della Repubblica Serenissima) non battono ciglio, non si indignano né alzano la voce quando da un governo mai votato dai cittadini viene calpestata la Costituzione e violato l’articolo 5 della Carta Costituzionale aprendo la strada al neocentralismo e neototalitarismo.
Una cosa mi rincuora: vedere quanta paura faccia ancora la Serenissima: alle sue spalle c’è una storia, una civiltà, una profonda cultura. Evviva San Marco, evviva la libertà.



Cianbeti el ga scrito:

"Vorrei che tale diritto fosse riconosciuto anche a noi Veneti che ci riconosciamo in tutte quelle battaglie di civiltà che la Repubblica di Venezia seppe condurre lungo i secoli, assicurando anche ai ceti più deboli forme di tutela quando ovunque, altrove, imperava l’arbitrio ei tiranni o facendo scudo all’avanzata dell’impero Ottomano salvaguardando così l’identità, la cultura, le tradizioni europee."

Alberto Pento

No Cianbeti, no xe purpio dal tuto vero coel ca te ghè scrito, a so d'acordo so tante robe ma no so coesta, parké Venesia ła ga mancà purpio so sta roba, anca ła Venesia arestogratega lè sta tirana e no ła ga mai mołà el so domegno so i veneti de tera e co ła so segnoria de mar, ke ła feva asè rogante, lè sta roxegà da l'enpero otoman e da ła vertura de łe rote atlanteghe, pitosto ke farse forte xlargando ła soranedà de ła Repiovega Veneta a łi veneti de tera ła ga prefaresto dargheła a Napoleon. Cusì ła ne ga mandà a remengo anca naltri veneti de tera: Napoleon, Aostria, Saboia, Tałia.

La Serenissima ha avuto grandi meriti e grandi demeriti tra cui quello di non aver trasformato la Repubblica Veneta a dominio veneziano in Repubblica Veneta a sovranità di tutti i veneti e per questa colpa grave siamo finiti prima in mano al criminale Napoleone e poi in quelle dei criminali Savoia e in balia degli italiani tra i più ladri, parassiti, mafiosi e corrotti dell'occidente.



???
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... sinico.jpg
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » mar apr 26, 2016 11:43 am

MILANO: TERRORISTI AL CORTEO DEL 25 APRILE

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 0488380979

Ieri, in mezzo al corteo del ‪#‎25Aprile‬, tra i sostenitori dei palestinesi che insultavano la ‪#‎BrigataEbraica‬ e ne chiedevano l'esclusione, vi erano bandiere di Hezbollah e maglie del FPLP.
La bandiera gialla che potete vedere appartiene infatti all'organizzazione terroristica libanese, bandita a livello internazionale, i cui adepti fanno il saluto fascista e il passo dell'oca ancora oggi, mentre la maglia rossa della signora a sinistra appartiene al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che compì numerosi attentati sanguinari non solo in Israele, ma anche qui in Italia. Fra i peggiori ricordiamo il dirottamento dell'Achille Lauro, dove uccisero un turista ebreo paralitico e lo gettarono in mare, il dirottamento di Entebbe (12 morti), la Strage di Bologna (85 morti).

Forse l' A.N.P.I. Associazione Nazionale Partigiani d'Italia dovrebbe fare attenzione a chi si insinua all'interno del corteo e dovrebbe prendere posizione su chi ha davvero il diritto di partecipare alla festa di Liberazione e chi invece deve restare a casa a causa della totale incompatibilità coi valori dell'antifascismo e della libertà.

Anche quest'anno, VERGOGNA!!!
foto di Progetto Dreyfus.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... i-ANPI.jpg


http://www.ansa.it/sito/videogallery/it ... c5fa3.html
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