ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » mer apr 27, 2016 7:51 am

Pansa: tutte le falsità sulla Resistenza
Giampaolo Pansa
di Giampaolo Pansa
25 Aprile 2015

http://www.liberoquotidiano.it/news/opi ... sulla.html

Gli anniversari dovrebbero essere aboliti. Soprattutto quando celebrano un evento politico che si presta a una giostra di opinioni non condivise. Accade così per il settantesimo del 25 aprile 1945, la festa della Liberazione. Una cerimonia che suscita ancora contrasti, giudizi incattiviti e tanta retorica. A volte un mare di retorica, uno tsunami strapieno anche di bugie e di omissioni dettate dall' opportunismo politico. Per rendersene conto basta sfogliare i quotidiani e i settimanali di questa fine di aprile. È da decenni che studio e scrivo della nostra guerra civile. Ma non avevo mai visto il serraglio di oggi. Una fiera dove tutto si confonde. Dove imperano le menzogne, le reticenze, le pagliacciate, le caricature. È vero che siamo una nazione in declino e che ha perso la dignità di se stessa. Però il troppo è troppo.

Per non essere soffocato dalla cianfrusaglia, adesso proverò a rammentare qualche verità impossibile da scordare. La prima è che la guerra civile conclusa nel 1945, ma con molte code sanguinose sino al 1948, fu un conflitto fra due minoranze. Erano pochi i giovani che scelsero di fare i partigiani e i giovani che decisero di combattere l' ultima battaglia di Mussolini. Il «popolo in lotta» tanto vantato da Luigi Longo, leader delle Garibaldi, non è mai esistito. A perdere furono i ragazzi di Salò, i figli dell' Aquila repubblicana. Ma a vincere non furono quelli che avevano preso la strada opposta. L' Italia non venne liberata da loro. Se il fascismo fu sconfitto lo dobbiamo ad altri giovani che non sapevano quasi nulla di un Paese che dal 1922 aveva obbedito al Duce e l' aveva seguito in una guerra sbagliata, combattuta su troppi fronti. La vittoria e la libertà ci vennero donate dalle migliaia di ragazzi americani, inglesi, francesi, canadesi, australiani, brasiliani, neozelandesi, persino indiani, caduti sul fronte italiano. E dai militari della Brigata Ebraica, che oggi una sinistra ottusa vorrebbe escludere dalla festa del 25 aprile.

Gli stranieri e gli italiani si trovarono alle prese con una guerra civile segnata da una ferocia senza limiti. Qualcuno ha scritto che la guerra civile è una malattia mentale che obbliga a combattere contro se stessi. E svela l' animo bestiale degli esseri umani. Tutti gli attori di quella tragedia potevano cadere in un abisso infernale. Molti lo hanno evitato. Molti no. Eccidi, torture, violenze indicibili non sono stati compiuti soltanto dai nazisti e dai fascisti. Anche i partigiani si sono rivelati diavoli in terra.

In un libro di memorie scritto da un comandante garibaldino e pubblicato dall' Istituto per la storia della Resistenza di Vercelli, ho trovato la descrizione di un delitto da film horror. Una banda comunista, stanziata in Valsesia, aveva catturato due ragazze fasciste, forse ausiliarie. E le giustiziò infilando nella loro vagina due bombe a mano, poi fatte esplodere.
La ferocia insita nell' animo umano era accentuata dalla faziosità ideologica. La grande maggioranza delle bande partigiane apparteneva alle Garibaldi, la struttura creata dal Pci e comandata da Longo e da Pietro Secchia. È una verità consolidata che tra le opzioni del partito di Palmiro Togliatti ci fosse anche quella della svolta rivoluzionaria. Dopo la Liberazione sarebbe iniziata un' altra guerra. Con l' obiettivo di fare dell' Italia l' Ungheria del Mediterraneo, un Paese satellite dell' Unione Sovietica.

I comunisti potevano essere più carogne dei fascisti e dei nazisti? No, perché chi imbraccia un' arma per affermare un progetto totalitario, nero o rosso che sia, è sempre pronto a tutto. Ma esiste un fatto difficile da smentire: le stragi interne alla Resistenza, partigiani che uccidono altri partigiani, sono tutte opera di mandanti ed esecutori legati al Pci.
La strage più nota è quella di Porzûs, sul confine orientale, a 18 chilometri da Udine. Nel pomeriggio del 7 febbraio 1945, un centinaio di garibaldini assalgono il comando della Osoppo, una formazione di militari, cattolici, monarchici, uomini legati al Partito d' Azione e ragazzi apolitici. Quattro partigiani e una ragazza vengono soppressi subito. Altri sedici sono catturati e tutti, tranne due che passano con la Garibaldi, saranno ammazzati dall' 8 al 14 febbraio. Un assassinio al rallentatore che diventa una forma di tortura.
In totale, 19 vittime.

La strage ha un responsabile: Mario Toffanin, detto "Giacca", 32 anni, già operaio nei cantieri navali di Monfalcone, un guerrigliero brutale e un comunista di marmo. Ha due idoli: Stalin e il maresciallo Tito. Considera la guerriglia spietata il primo passo della rivoluzione proletaria. Ma l' assalto e la strage gli erano stati suggeriti da un dirigente della Federazione del Pci di Udine. Di lui si conosce il nome e l' estremismo da ultrà che gioca con le vite degli altri.

È quasi inutile rievocare le imprese di Franco Moranino, "Gemisto", il ras comunista del Biellese. Un sanguinario che arrivò a uccidere i membri di una missione alleata. E poi fece sopprimere le mogli di due di loro, poiché sospettavano che i mariti non fossero mai giunti in Svizzera, come sosteneva "Gemisto". Il Pci di Togliatti difese sempre Moranino e lo portò per due volte a Montecitorio e una al Senato. Anche lui come "Giacca" morì nel suo letto.

Tra le imprese criminali dei partigiani rossi è famoso il campo di concentramento di Bogli, una frazione di Ottone, in provincia di Piacenza, a mille metri di altezza sull' Appennino. Dipendeva dal comando della Sesta Zona ligure ed era stato affidato a un garibaldino che oggi definiremmo un serial killer. Tra l' estate e l' autunno del 1944 qui vennero torturati e uccisi molti prigionieri fascisti. Le donne venivano stuprate e poi ammazzate. Soltanto qualcuno sfuggì alla morte e dopo la fine della guerra raccontò i sadismi sofferti.
A volte erano dirigenti rossi di prima fila a decidere delitti eccellenti. Le vittime avevano comandato formazioni garibaldine, ma si rifiutavano di obbedire ai commissari politici comunisti. Di solito questi crimini venivano mascherati da eventi banali o da episodi di guerriglia.

Uno di questi comandanti, Franco Anselmi, "Marco", il pioniere della Resistenza sull' Appennino tortonese, dopo una serie di traversie dovute ai contrasti con esponenti del Pci, fu costretto ad andarsene nell' Oltrepò pavese.

Morì l' ultimo giorno di guerra, il 26 aprile 1945, a Casteggio per una raffica sparata non si seppe mai da chi.
Negli anni Sessanta, andai a lavorare al Giorno, diretto da Italo Pietra che era stato il comandante partigiano dell' Oltrepò. Sapeva tutto del Pci combattente, della sua doppiezza, dei suoi misteri.

Quando gli chiesi della fine di Anselmi, mi regalò un' occhiata ironica. E disse: «Vuoi un consiglio? Non domandarti nulla. Anselmi è morto da vent' anni. Lasciamolo riposare in pace».
Un' altra fine carica di mistero fu quella di Aldo Gastaldi, "Bisagno", il numero uno dei partigiani in Liguria. Era stato uno dei primi a darsi alla macchia nell' ottobre 1943, a 22 anni. Cattolico, sembrava un ragazzo dell' oratorio con il mitragliatore a tracolla, coraggioso e altruista. Divenne il comandante della III Divisione Garibaldi Cichero, la più forte nella regione. Era sempre guardato a vista dalla rete dei commissari comunisti della sua zona.

Nel febbraio 1945, il Pci cercò di togliergli il comando della Cichero, ma non ci riuscì. Alla fine di marzo Bisagno chiese al comando generale del Corpo volontari della libertà di abolire la figura del commissario politico. E quando Genova venne liberata, cercò di opporsi alle mattanze indiscriminate dei fascisti.

Non trascorse neppure un mese e il 21 maggio 1945 Bisagno morì in un incidente stradale dai tanti lati oscuri. In settembre avrebbe compiuto 24 anni. Ancora oggi a Genova molti ritengono che sia stato vittima di un delitto. Sulla sua fine esiste una sola certezza.

Con lui spariva l' unico comandante partigiano in grado di fermare in Liguria un' insurrezione comunista diretta a conquistare il potere. Scommetto mille euro che nessuno dei due verrà ricordato nelle cerimonie previste un po' dovunque. Al loro posto si farà un gran parlare delle cosiddette Repubbliche partigiane. Erano territori conquistati per un tempo breve dai partigiani e presto perduti sotto l' offensiva dei tedeschi. Le più note sono quelle di Montefiorino, dell' Ossola e di Alba.

Nel 1944, Montefiorino, in provincia di Modena, contava novemila abitanti. Con i quattro comuni confinanti si arrivava a trentamila persone. L' area venne abbandonata dai tedeschi e i partigiani delle Garibaldi vi entrarono il 17 giugno. La repubblica durò sino al 31 luglio, appena 45 giorni. Fu un trionfo di bandiere rosse, con decine di scritte murali che inneggiavano a Stalin e all' Unione Sovietica.

Vi dominava l' indisciplina più totale. Al vertice c' era il Commissariato politico, composto soltanto da comunisti. Il caos ebbe anche un lato oscuro: le carceri per i fascisti, le torture, le esecuzioni di militari repubblicani e di civili.

Ma nessuno si preoccupava di difendere la repubblica. Infatti i tedeschi la riconquistarono con facilità.

La repubblica dell' Ossola nacque e morì nel giro di 33 giorni, fra il settembre e l' ottobre del 1944. Era una zona bianca, presidiata da partigiani autonomi o cattolici. E incontrò subito l' ostilità delle formazioni rosse. Cino Moscatelli, il più famoso dei comandanti comunisti, scrisse beffardo: «A Domodossola c' è un sacco di brava gente appena arrivata dalla Svizzera che ora vuole creare per forza un governino pur di essere loro stessi dei ministrini».

La repubblica di Alba venne descritta così dal grande Beppe Fenoglio, partigiano autonomo: «Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre 1944». Durata dell' esperimento: 23 giorni, conclusi da una fuga generale. Sentiamo ancora Fenoglio: «Fu la più selvaggia parata della storia moderna: soltanto di divise ce n' era per cento carnevali. Fece impressione quel partigiano semplice che passò rivestito dell' uniforme di gala di colonnello d' artiglieria, con intorno alla vita il cinturone rossonero dei pompieri...».
In realtà la guerra civile fu di sangue e di fuoco. Con migliaia di morti da una parte e dall' altra. Dopo il 25 aprile ebbe inizio un' altra epoca altrettanto feroce. L' ho descritta nel libro che mi rende più orgoglioso fra i tanti che ho pubblicato: Il sangue dei vinti. Stampato da un editore senza paura: la Sperling e Kupfer di Tiziano Barbieri. Un buon lavoro professionale. Dal 2003 a oggi, nessuna smentita, nessuna querela, ventimila lettere di consenso, una diffusione record. Ma le tante sinistre andarono in tilt. E diedero fuori di matto.

Più lettori conquistavo, più venivo linciato sulla carta stampata, alla radio, in tivù. Mi piace ricordare l' accusa più ridicola: l' aver scritto quel libro per compiacere Silvio Berlusconi e ottenere dal Cavaliere la direzione del Corriere della Sera. Potrei mettere insieme un altro libro per raccontare quello che mi successe. Qui preferisco ricordare i più accaniti tra i miei detrattori: Giorgio Bocca, Sandro Curzi, Angelo d' Orsi, Sergio Luzzatto, Giovanni De Luna, Furio Colombo, qualche firma dell' Unità, varie eccellenze dell' Anpi, del Pci e di Rifondazione comunista.

Tutti erano mossi dalle ragioni più diverse. Se ci ripenso sorrido.

La meno grottesca riguarda l' ambiente legato al vecchio Pci. Dopo la caduta del Muro di Berlino e la svolta di Achille Occhetto nel 1989, gli restava poco da mordere.
Si sono aggrappati alla Resistenza.

E hanno inventato uno slogan. Dice: la Resistenza è stata comunista, dunque chi offende il Pci offende la Resistenza. Oppure: chi offende la Resistenza offende il Pci e gli eredi delle Botteghe oscure.

Ecco un' altra delle menzogne spacciate ogni 25 aprile. Insieme alla bugia delle bugie, quella che dice: le grandi città dell' Italia del nord insorsero contro i tedeschi e li sconfissero anche nell' ultima battaglia. Non è vero. La Wehrmacht se ne andò da sola, tentando di arrivare in Germania. In casa nostra non ci fu nessuna Varsavia, la capitale polacca che si ribellò a Hitler tra l' agosto e il settembre 1944. E divenne un cumulo di macerie. In Italia le uniche macerie furono quelle causate dai bombardamenti degli aerei alleati.
Che cosa resta di tutto questo?

Di certo il rispetto per i caduti su entrambe le parti. Ma anche qualcos' altro. Quando viaggio in auto per l' Italia, rimango sempre stupito dalla solitaria immensità del paesaggio. Anche nel 2015 presenta grandi spazi vuoti, territori intatti, mai violati dal cemento.

È allora che ripenso ai pochi partigiani veri e ai figli dell' Aquila fascista. E mi domando se avrei avuto il loro stesso coraggio se fossi stato un giovane di vent' anni e non un bambino. Si gettavano alle spalle tutto, la famiglia, gli studi, l' amore di una ragazza, per entrare in un mondo alieno, feroce e sconosciuto. Erano formiche senza paura e pronte a morire. L' Italia di oggi merita ancora quei figli, rossi, neri, bianchi? Ritengo di no.
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » mer apr 27, 2016 9:09 pm

25 APRILE / Il sindaco di ‪‎Teolo‬ si toglie la fascia: "Non rappresento più questa ‪Italia‬

https://www.facebook.com/mattinodipadov ... 7898980003
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » sab giu 18, 2016 4:51 pm

Partigiano trucidò 54 innocenti e il governo gli dà una medaglia
La Difesa ha decretato "eroe" della Resistenza Valentino Bortoloso, che partecipò all'eccidio partigiano di Schio
Giuseppe De Lorenzo - Ven, 17/06/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 73039.html

Se da partigiano hai ucciso 54 persone, se sei entrato nelle carceri e hai scaricato l'intero caricatore di mitra su quelle persone inermi, lo Stato italiano ti premia.

Ti dà una medaglia. Ti inserisce nel novero degli eroi. Anche se alle spalle hai una condanna a morte a certificare che quella azione "eroica" fu in realtà un eccidio.


L'eccidio del partigiano

Non è uno scherzo. Uno dei protagonisti dell'eccidio di Schio del 6-7 luglio del 1945 (la guerra era già finita) è stato inisgnito della lodevole "medaglia della Liberazione". Il ministero della Difesa, infatti, in onore dei 70 anni della Repubblica italiana ha pensato fosse necessario istituire una nuova onoreficienza per chi prese parte alla Resistenza partigiana. E così nel vicentino, il prefetto Eugenio Soldà non ha potuto che eseguire gli ordini ricevuti dal ministro Pinotti e consegnare la medaglia a 84 partigiani vicentini.

Peccato che, non si sa se per errore oppure per dolo, tra i premiati ci sia finito anche Valentino Bortoloso. Teppa, questo il suo nome di battaglia, nel curriculum vanta la partecipazione all'eccidio di Schio. Era uno dei componenti del commando della brigata garibaldina "Martiri Valleogra" che penetrò nelle carceri della guerra civile e colpì a suon di mitra 54 persone. Delle quali, ricorda il Gazzettino, 15 erano donne e 7 dei bambini.

Bortoloso venne riconosciuto responsabile e condannato a morte dagli alleati. Anche se poi la pena decadde successivamente in altri processi.


Le reazioni sdegnate

La consegna della medaglia ha scatenato una nuvola di proteste a Schio, e anche il sindaco della città ha cercato di prendere le distanze da quanto deciso dalla Difesa. "Se l'ex partigiano fosse realmente pentito per quanto fatto nel luglio del '45, avrebbe dovuto, quanto meno, rifiutare il riconoscimento come vero e concreto gesto di rappacificazion - dice Alex Cioni, responsabile del comitato Prima Noi - Invece, accogliendo questa onorificenza, il partigiano Teppa ha premuto nuovamente il grilletto scaricando idealmente una nuova mitragliata di pallottole su uomini e donne inermi".
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » mar mar 07, 2017 9:58 pm

Biella, l'Anpi vuole proiettare nelle scuole il film antisionista: 'Israele, il cancro': ma la Provincia glielo nega
E la presidente dell'Unione comunità ebraiche protesta con Smuraglia (Anpi)
07 marzo 2017

http://torino.repubblica.it/cronaca/201 ... -159993193


La Provincia di Biella revoca il premesso all'Anpi di proiettare un film intitolato 'Israele, il cancro' nelle scuole. In un primo tempo infatti l'associazione nazionale partigiani della Valle Elvo, aveva chiesto ospitalità negli istituti scolastici del territorio per la proiezione di "un documentario", senza però specificare di cosa si trattasse.
"Solo dagli organi di stampa - spiegano dagli uffici provinciali - abbiamo avuto modo di prendere conoscenza della natura della proiezione: non un documentario come indicato da Anpi, ma un film di una regista (Samantha Comizzoli), che ha come caratteristica la narrazione di fatti e avvenimenti interpretati secondo il suo pensiero, e quindi in modo non oggettivo".
"Gli istituti scolastici - afferma il presidente, Emanuele Ramella - non sono il luogo deputato a ospitare eventi che possano rappresentare un pensiero di parte su argomenti di rilievo politico, che vanno affrontati in altre sedi. Ho dunque ritenuto opportuno, oltreché corretto, revocare la concessione di utilizzo dell'aula scolastica concessa dal responsabile".
Sulla vicenda interviene anche l'Unione delle comunità ebraiche italiane con la pesidente Noemi Di Segni che scrive al Presidente nazionale dell'Anpi Carlo Smuraglia e a quello per la Provincia di Milano Roberto Cenati per chiedere che l'Associazione degli ex Partigiani d'Italia impedisca ad una propria sezione di patrocinare la proiezione "di un film di una nota attivista antisionista ed antisemita" in una scuola.
"Gentili Presidenti Smuraglia e Cenati - scrive Di Segni - vi scrivo per portare doverosamente alla vostra attenzione l'aberrante iniziativa di una sezione dell'Associazione Nazionale Ex Partigiani d'Italia - la sezione Valle Elvo e Serra, attiva in Piemonte - che ha deciso di patrocinare la proiezione di un film di una nota attivista antisionista e antisemita prevista per questo venerdì a Biella, all'interno di un istituto scolastico.
I due promotori (Samantha Comizzoli e Diego Siragusa) cercano di riversare in rete e nel mondo dei social calunnie, odio e rancore. Il sostegno dell'Anpi a iniziative come quella che vi segnalo rappresenta quindi un fatto gravissimo e incomprensibile e duole ancor più nella considerazione che tale filmato divenga un'esperienza vissuta nella scuola, luogo nel quale esattamente al contrario, dovremmo coltivare i valori condivisi della tolleranza e del rispetto. L'odio è una materia facilmente infiammabile, basta davvero poco per divampare in incendio".
"Mi auguro conclude - che possiate intervenire al più presto e nei modi più opportuni per impedire che tale iniziativa avvenga e, al contrario, assicurare che tutte le Sezioni assieme alle tante Istituzioni e collettività scelgano di comunicare ai nostri ragazzi un messaggio di partecipazione e fiducia".
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » lun apr 24, 2017 7:13 am

La perversione del senso del 25 aprile
Polemiche. Le bandiere palestinesi al corteo? Un vulnus inaccettabile per il presidente della comunità ebraica romana Pacifici e per qualche ultrà del sionismo più isterico. Ma screditando le ragioni di chi lotta per una Palestina libera si sovverte il significato della Resistenza
Moni Ovadia
11.4.2015

https://ilmanifesto.it/la-perversione-d ... -25-aprile

Nel corso della mia vita e da che ho l’età della ragione, ho cercato di partecipare, anno dopo anno a ogni manifestazione del 25 aprile.

Un paio di anni fa, percorrendo il corteo alla ricerca della mia collocazione sotto le bandiere dell’Anpi, mi imbattei nel gruppo che rappresentava i combattenti della “brigata ebraica”, aggregata nel corso della seconda guerra mondiale alle truppe alleate del generale Alexander e impegnata nel conflitto contro le forze nazifasciste. Qualcuno dei componenti di quel drappello mi riconobbe e mi salutò cordialmente, ma uno di loro mi rivolse un invito sgradevole, mi disse: «Vieni qui con la tua gente». Io con un gesto gli feci capire che andavo più avanti a cercare le bandiere dell’Anpi che il 25 aprile è «la mia gente» perché io sono iscritto all’Anpi con il titolo di antifascista. Lui per tutta risposta mi apostrofò con queste parole: «Sì, sì, vai con i tuoi amici palestinesi».

Il tono sprezzante con cui pronunciò la parola palestinesi sottintendeva chiaramente «con i nemici del tuo popolo». Io gli risposi dandogli istintivamente del coglione e affrettai il passo lasciando che la sua risposta, sicuramente becera si disperdesse nell’allegro vociare dei manifestanti.

Questo episodio, apparentemente innocuo, mi fece scontrare con una realtà assai triste che si è insediata nelle comunità ebraiche.

I grandi valori universali dell’ebraismo sono stati progressivamente accantonati a favore di un nazionalismo israeliano acritico ed estremo. Un nazionalismo che identifica stato con governo.

Naturalmente non tutti gli ebrei delle comunità hanno imboccato questa deriva sciovinista, ma la parte maggioritaria, quella che alle elezioni conquista sempre il “governo” comunitario, fa dell’identificazione di ebrei e Israele il punto più qualificante del proprio programma al quale dedica la prevalenza delle sue energie.

Io ritengo inaccettabile questa ideologia nazionalista, in primis come essere umano perché il nazionalismo devasta il valore integro e universale della persona, poi come ebreo, perché nessun altro flagello ha provocato tanti lutti agli ebrei e alle minoranze in generale e da ultimo perché, come insegna il lascito morale di Vittorio Arrigoni, io non riconosco altra patria che non sia quella dei diseredati e dei giusti di tutta la terra.

L’ideologia nazionalista israeliana negli ultimi giorni ha fatto maturare uno dei suoi frutti tossici: la decisione presa dalla comunità ebraica di Roma, per il tramite del suo presidente Riccardo Pacifici, di non partecipare al corteo e alla manifestazione del prossimo 25 aprile. La ragione ufficiale è che nel corteo sfileranno bandiere palestinesi, vulnus inaccettabile per il presidente Pacifici, in quanto nel tempo della seconda guerra mondiale, il gran muftì di Gerusalemme Amin al Husseini, massima autorità religiosa sunnita in terra di Palestina fu alleato di Hitler, favorì la formazione di corpi paramilitari musulmani a fianco della Germania nazista e fu fiero oppositore dell’instaurazione di uno stato Ebraico nel territorio del mandato britannico. Mentre la brigata ebraica combatteva con gli alleati contro i nazifascisti. Tutto vero, ma il muftì nel 1948 venne destituito e arrestato: oggi vedendo una bandiera palestinese a chi viene in mente il gran muftì di allora? Praticamente a nessuno, se si eccettua qualche ultrà del sionismo più isterico o qualche fanatico modello Isis.

Oggi la bandiera palestinese parla a tutti i democratici di un popolo colonizzato, occupato, che subisce continue e incessanti vessazioni, che chiede di essere riconosciuto nella sua identità nazionale, che si batte per esistere contro la politica repressiva del governo di uno stato armato fino ai denti che lo opprime e gli nega i diritti più elementari ed essenziali. Un governo che lo umilia escogitando uno stillicidio di violenze psicologiche e fisiche e pseudo legali per rendere esausta e irrilevante la sua stessa esistenza.

Quella bandiera ha pieno diritto di sfilare il 25 aprile – com’è accaduto per decenni e senza polemica alcuna – e glielo garantisce il fatto di essere la bandiera di un popolo che chiede di essere riconosciuto, un popolo che lotta contro l’apartheid, contro l’oppressione, per liberarsi da un occupante, da una colonizzazione delle proprie legittime terre, legittime secondo la legalità internazionale, un popolo che vuole uscire di prigione o da una gabbia per garantire futuro ai propri figli e dignità alle proprie donne e ai propri vecchi, un popolo la cui gente muore combattendo armi alla mano contro i fanatici del sedicente Califfato islamico nel campo profughi di Yarmouk, nella martoriata Damasco.

E degli ebrei che si vogliono rappresentanti di quella brigata ebraica che combatté contro la barbarie nazifascista hanno problemi ad essere un corteo con quella bandiera? Allora siamo alla perversione del senso ultimo della Resistenza.

La verità è che quella del gran muftì di allora è solo un pretesto capzioso e strumentale. Il vero scopo del presidente Pacifici e di coloro che lo seguono – e addolora sapere che l’Aned condivide questa scelta -, è quello di servire pedissequamente la politica di Netanyahu, che consiste nello screditare chiunque sostenga le sacrosante rivendicazioni del popolo palestinese.

Per dare forza a questa propaganda è dunque necessario staccare la memoria della persecuzione antisemita dalle altre persecuzioni del nazifascismo e soprattutto dalla Resistenza espressa dalle forze della sinistra. È necessario discriminare fra vittima e vittima israelianizzando la Shoah e cortocircuitando la differenza fra ebreo d’Israele ed ebreo della Diaspora per proporre l’idea di un solo popolo non più tale per il suo legame libero e dialettico con la Torah, il Talmud e il pensiero ebraico, bensì un popolo tribalmente legato da una terra, da un governo e dalla forza militare.

Se come temo, questo è lo scopo ultimo dell’abbandono del fronte antifascista con il pretesto che accoglie la bandiera palestinese, la scelta non potrà che portare lacerazioni e sciagure, come è vocazione di ogni nazionalismo che non riconosce più il valore dell’altro, del tu, dello straniero come figura costitutiva dell’etica monoteista ma vede solo nemici da sottomettere con la forza.



Alberto Pento
Non solo, questo Ovadia, come ebreo rinnegato e inter-nazi-comunista è anche un violatore dei diritti umani universali tra i peggiori e gran parte di questa orribile genia, è casta statalista italiana, parte di qull'orrendo assembramento ademocratico e parassitario, più fascista dei fascisti, che si definisce "resistenza-antifascista" dove si ritrovano quelli dell'ANPI, i sodali dei vili criminali che hanno provocato la rappresaglia delle fosse Ardeatine e che hanno lasciato morire 335 persone innocenti al loro posto (senza fare nulla per salvarle), gli antisemiti nazi-islamico-palestinesi, gli estremisti del nazismo rosso, ... tutta quella banda criminale che in buona parte vive della predazione dello stato italiano e che ritiene che la proprietà sia un furto e che quindi gli uomini non abbiano alcun diritto di avere e di difendere la propria casa, la propria patria o nazione, il proprio paese, i propri beni e la propria libertà e sovranità, ... ritenendo tutto ciò dei disvalori da cui però sono esclusi i privilegi di cui invece godono loro in nome di presunti e inesistenti valori universali come "la cittadinanza mondiale" il diritto a migrare e il dovere assoluto dell'accoglienza.

Nazismo maomettano = Islam = dhimmitudine = apartheid = razzismo = sterminio
viewtopic.php?f=188&t=2526



Un'altro rinnegato della brutta genia di Ovadia è Gad Lerner

L’eterna Lotta continua alla brigata ebraica dell’Infedele Gad
23 aprile 2017
di Niram Ferretti –
(L’Informale)

http://www.italiaisraeletoday.it/letern ... fedele-gad

Durante una intervista a Radio Radicale, Gad Lerner ci spiega che è perfettamente legittimo per chi sventola le bandiere palestinesi al corteo del 25 aprile poterlo fare. Alla domanda della sua intervistatrice su cosa c’entrino le associazioni filopalestinesi alle commemorazioni per la Liberazione, l’indimenticabile ex direttore del TG1 risponde “E cosa c’entrano le associazioni filoisraeliane, filofrancesi e filoamericane e filosovietiche?”.

Forse Lerner concederà che gli americani hanno dato un piccolo contributo alla Resistenza che, raccontata attraverso l’ingrandimento iperbolico della lente del solo contributo rosso e filocomunista, sembrerebbe un epos tutto italiano. Magari qualche bandiera americana, nonostante la ben nota e chomskiana terribilità statunitense, alle manifestazioni del 25 aprile non sarebbero fuori luogo. Mentre sono completamente fuori luogo quelle palestinesi. Eh sì Lerner, comprendiamo che la testa insieme ai pensieri in essa contenuti è sempre rimasta incastrata nelle rotative del Manifesto, e che dunque il filopalestinismo e il filoislamismo siano una conseguenza inesorabile di tutto un portato ideologico ben denso e ingombrante, ma un minimo di decenza, giusto uno scampolo, si potrebbe cercare di mostrare. E invece no.

La funzione delle associazioni palestinesi che si sono inserite nelle manifestazioni del 25 aprile è unicamente quella di dare addosso alla Brigata Ebraica a motivo del fatto che essa ha come effige la stella di Davide. Tutto ciò è di una evidenza solare, ma non per Lerner. Quest’anno, in aggiunta, c’è anche il Bds, notoriamente connesso con la Resistenza.

Ma tutto questo sfugge al Nostro, è irrilevante. Invece, con pelosa precisazione, egli si prodiga a contestualizzare l’apporto della Brigata Ebraica alle gloriose pagine della Resistenza vinta, come è noto, dai soli Pajetta, Pertini e compagnia. Evidentemente il contributo dato ai soldati della Brigata Ebraica (sbarcata a Taranto nel novembre 1944, non nella primavera del 1945 a “giochi fatti” come detto da Lerner) non fu essenziale alla sconfitta del nazifascismo, ma sicuramente la Brigata Ebraica c’era mentre non si dà memoria di combattenti palestinesi (sarebbero sorti compatti dopo la Guerra dei Sei Giorni). Allora si chiamavano solo arabi ed erano in altre faccende affaccendati. Erano infatti schierati con il Mufti di Gerusalemme, Amin al Husseini, volonterosa mano d’opera per Hilter in Medioriente.

Ma Lerner lamenta la “dolorosa” decisione di Ruth Dureghello di dissociare la comunità ebraica di Roma dalle manifestazioni del 25 aprile. Non avrebbe dovuto farlo, ci dice rammaricato. Tutti insieme uniti per il Lerner ecumenico, chi è erede di quanti hanno combattuto il nazifascismo con chi è invece in linea di continuità ideologica con coloro i quali in Palestina ne era alleati, chi oggi strumentalizza ignobilmente le manifestazioni per accusare Israele di nazismo e genocidio con i discendenti di chi del genocidio nazista è stato vittima.

D’altronde non c’è da stupirsi delle dichiarazioni di un attempato ideologo da salotto che annovera tra le sue scintillanti amicizie il mellifluo Tariq Ramadan, nipote di Hassan al Banna (da lui mai disconosciuto), fondatore di quei Fratelli Musulmani che vedevano nello sterminio degli ebrei in Palestina un obbiettivo imprescindibile
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » lun mag 01, 2017 11:38 am

Grazie a Silvana De Mari per la rievocazione della verità storica sulla liberazione dell'Italia. Abbiamo il dovere di affermare la verità e abbiamo il diritto di proclamarla in libertà.
Silvana de Mari
25 aprile
https://www.facebook.com/MagdiCristianoAllam

Nel suo imperdibile libro Novecento il secolo del male Alain Besancon spiega come comunismo e nazismo siano gemelli eterozigoti.
Il nazismo è stato il mostro assoluto, Il comunismo ha causato decine di milioni di morti, le carestie più apocalittiche della storia di tutti i tempi: sei milioni di morti di fame in Ucraina, venti milioni di morti di fame in Cina per il grande balzo in vanti, un milione di morti di fame nell'Etiopia di Menghistu sono solo i numeri più grandi, cui si aggiunge una malnutrizione diffusa e permanente con una mortalità che sfugge alle statistiche. Ho 64 anni. levando i primi 10 anni della mia vita che facevo altro, è da quando ho 11 anni che mi occupo di storia e politica, come ossessioni permanenti.
Sono 50 anni che ascolto che la resistenza l'hanno fatta i comunisti e che la seconda guerra mondiale è stata vinta a Stalingrado dai comunisti. Vi do la mia parola. È tutto falso.
La seconda guerra mondiale è stata persa a Stalingrado, da Hitler, che è uno psicotico grave, che ha ricercato la sconfitta apposta. A Stalingrado hanno vinto generali e ufficiali tirati fuori dai gulag. Hanno vinto i russi, non i comunisti. Non è la stessa cosa. E senza gli inglesi, e senza l'esercito degli Stati uniti non potevano farcela. (C'erano anche i Francesi, ma dopo l'episodio della marocchinate, preferisco dimenticarmeli).
E se voi non avete mai marciato a passo dell'oca, se nessuno di voi ha provato sulla sua pelle la distruzione fisica e morale dell'uomo che è stato il comunismo, è perchè vi hanno salvato. Vi hanno salvato l'esercito degli Stati Uniti e i partigiani bianchi e verdi, i partigiani della val dell'Ossola, la divisione Osoppo e gli altri, tutti combattenti che facevano operazioni logiche, sensate, richieste dagli alleati, che avevano un peso militare, e le facevano con delle divise addosso, divise riconoscibili, così che mai, mai, mai, mai ,mai hanno scatenato rappresaglie contro civili. Anche perché nel 44 e 45 la Germania sta perdendo la guerra. I proiettili sono contati. Le rappresaglie contro i civili sono antieconomiche a quel punto. Ogni proiettile sparato nella testa di un bambino o di una donna, è un proiettile di meno che hanno per il soldato americano o il partigiano vero. La germania nazista e la repubblica di Salò sono state veramente il male assoluto. Primo compito di un partigiano degno di questo nome era proteggere la popolazione civile, non abbandonarla indifesa dopo averle scatenato addosso rappresaglie folli per azioni militarmente irrilevanti.
I partigiani veri erano tutta gente perbene che non ha fatto rappresaglie e non ha ucciso innocenti e che finita la guerra ha fatto tutto quello che fanno le persone perbene: hanno restituito il fucile e si sono messi su la bottega.
I partigiani comunisti il fucile se lo sono conservato per quando ci sarebbe stato il colpo di stato.
La seconda volta che i comunisti hanno cercato di ammazzare mio padre, eravamo a Trieste ed era il 1958, lo hanno fatto causando un incendio di un solaio.
La colpa di mio padre? Era un antifascista che odiava il nazismo, ma parlava di foibe e pretendeva per tutti i dipendenti statali uccisi nelle foibe, agenti di custodia inclusi, fosse riconosciuto lo stato di perseguitati e vittime di guerra. So cosa sono le foibe dall'età di cinque anni. Non era una cosa da niente: in questa maniera vedove e orfani avevano diritto a una pensione. Ma i comunisti friulani non apprezzarono. E un solaio, in via Coroneo brucìò. Via Coroneo era il carcere. Mio padre era il primo direttore del carcere dello stato italiano. prima di lui c'era ancora l'amministrazione angloamericana. L'incendio? Sicuramente doloso, ma all'inizio non sembrò niente di grave. Sotto c'era un appartamento vuoto e sotto c'eravamo noi. Era notte. Io e mia sorella dormivamo. C'è pericolo? chiese mia madre ai pompieri. No signora. nessuno, niente di grave, c'è un appartamento vuoto tra il fuoco e voi, non vi spostiamo, non svegli le bambine.
È stato dopo, a incendio spento, che venti centimetri sotto il punto dove il fuoco era arrivato, si è scoperta l'armeria dei partigiani comunisti friulani, quella che tutti stavano cercando dalla fine della guerra. Se i pompieri fossero arrivati con mezz'ora di ritardo, ci sarebbe stato un colossale booom, e la storia di Rankstrail sarei andata a raccontarla ai partigiani della Osoppo. Chissà se mi sarebbe venuta in mente anche nel mondo dei morti? A loro sarebbe sicuramente piaciuta.
In memoria della quattordicenne partigiana Oriana Fallaci ( Giustizia e Libertà, i verdi).
Anche ebrei e palestinesi hanno partecipato ad azioni di guerra: gli ebrei hanno combattuto nella Brigata ebraica, i palestinesi , insieme ai bosniaci, erano arruolati nella XIII divisione SS, personalmente fondata dl Gran Mufti di Gerusalemme.
La storia è quello che è veramente successo.
sdm
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Re: ANPI e 'l so 25 april, n'oror tuto tałian

Messaggioda Berto » gio gen 17, 2019 8:17 am

Un libro sulle "atrocità partigiane". Ma l'Anpi e i dem lo boicottano
Giuseppe De Lorenzo - Mer, 16/01/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 29873.html

A Bologna Forza Italia organizza la presentazione di "Compagno Mitra" di Gianfranco Stella. Protestano l'Anpi e l'assessore Lepore. Bignami: "I partigiani rossi hanno paura"

"Li hanno ammazzati a forza di botte". Piange, Cesare Govoni. Il tempo ricuce i lembi delle ferite ma non il dolore.

Alle sue spalle le foto del papà e degli zii trucidati. Cesare è il figlio di Dino, uno dei sette fratelli Govoni torturati e uccisi dai partigiani comunisti della Brigata Garibaldi. Era l'11 maggio del 1945.

"Vennero con una scusa - ricorda - Li prelevarono dicendo che il fratello Marino era a Bologna e dovevano andare ad un interrogatorio. Ma poi si fermarono, li chiusero in una stalla a Casadio e li uccisero. Sono stati seppelliti vivi in una fossa".

I contorni dell'eccidio di Argelato nel Bolognese rivive nelle parole di chi ancora oggi, a 74 anni di distanza, piange la barbarie del dopoguerra. È il triangolo rosso della morte, una storia spesso offuscata dalle dimenticanze di alcuni. Ieri come oggi.

A Bologna la storia di quegli anni divide ancora la politica. Venerdì Forza Italia presenterà l'ultimo libro di Gianfranco Stella, un "saggio storico sulle atrocità partigiane". Ma l'evento dedicato a "Compagno Mitra" ha scatenato la protesta di Anpi e del Pd: i partigiani scenderanno in piazza, i dem invece si "oppongono" a parole.

"Trovo vergognoso che si offenda chi non può più difendersi perché morto, Michelini appunto - ha detto l'assessore Matteo Lepore a Repubblica - E poi la dico così: come rappresentanti delle istituzioni, come amministratori, dobbiamo avere il coraggio di opporci e di dire di no. No a questa presentazione, no a manifestazione di stampo neofascista. Proviamo a farlo tutti".

L'uscita di Lepore ha scatenato l'ira degli organizzatori. Per Galeazzo Bignami (deputato Fi), Marco Lisei (capogruppo Fi in Comune) e Dalila Ansalone (presidente Azione Universitaria Bologna) il libro di Stella "narra gli eccidi compiuti dai comunisti" e non si tratta di "negazionismo". "Anpi e Pd vogliono boicottarlo - dice Bignami - Credo che il confronto sia sempre giusto e che possa aiutare a capire le posizioni di chi anche non la pensa allo stesso modo. Impedire a qualcuno quindi di esprimere le proprie idee è sempre una sconfitta".

Ognuno, in fondo, è libero di pensarla come vuole. Senza bisogno di ricorrere allo spauracchio del revisionismo storico. "È bene che qualcuno si ricordi di come a Bologna e nel bolognese centinaia e centinaia di famiglie abbiano pianto i propri caduti - conclude il deputato - Furono prelevati da volgari assassini ammantati di rosso, che dopo la guerra avevano il solo obiettivo di sostituire una dittatura con un’altra dittatura. Affermarlo non è negazionismo, negazionismo è continuare a negare che i fatti siano questi".
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