IL VILLAGGIO PROTOSTORICO DI POGGIOMARINO - Le vicende di uno scavo lungo il fiume Sarno
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"Si stava costruendo il Bacino di Depurazione del fiume Sarno in località Longola a Poggiomarino quando gli operai incapparono in alcuni reperti archeologici. La Soprintendenza accorsa sul posto si è trovata di fronte alla presenza di un villaggio palafitticolo con continuità abitativa a partire da prima del XVI sec. a.c. fino al VII sec. a.c. Una scoperta eccezionale.
Anzitutto il villaggio potrebbe essere stato l'antesignano di Pompei poiché, dopo il suo abbandono, la popolazione si sarebbe diretta verso l'area vesuviana.
Ma è soprattutto la sua struttura che rende il sito unico: le abitazioni sono infatti strutture palafitticole costruite su isolette ricavate tra canali artificiali. In pratica una sorta di "Venezia", in un luogo nel quale non ci aspettava di trovare nulla del genere.
Un capolavoro dell'ingegneria protostorica, visto che l'area era paludosa e venne bonificata dagli indigeni grazie alla creazione di canali ed isole. Il largo impiego di legno come materia prima è testimoniato per la prima volta nell'Italia del Sud.
Dalle prime ipotesi sembrerebbe che il sito doveva essere un importante centro di produzione e scambio di beni di prestigio visto che in quasi tutte le abitazioni è stato rinvenuto un forno di fusione per il bronzo. Insomma un centro industriale sulle rive del fiume Sarno.
Si ipotizza che il sito venne abbandonato, a causa di un'alluvione, all'inizio del VI secolo a.c., e che proprio dalla migrazione di questi abitanti e di quelli della valle superiore del Sarno potrebbe essere nata l'antica Pompei.
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Per la prima volta si sta scavando un’area insediativa coeva alle tombe del ferro e dell’orientalizzante della valle del Sarno (IX-VI sec. a.c.) e che colma la lacuna conoscitiva tra le fasi iniziali dell’età del bronzo."
Gli abitanti erano riusciti a sviluppare tecniche progredite per abbassare la falda freatica (deviando le acque superficiali in canali secondari) e per realizzare colmate per un migliore utilizzo dei piani di calpestio.
Infatti gli scavi archeologici hanno riportato alla luce tralci di vite residui dalla potatura, ammassi di acini, vinaccioli, pedicelli e raspi: insomma su questi isolotti c'era sufficiente spazio per coltivare la vite e pigiare l’uva già durante l’età del Ferro.
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